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Parco sommerso di Baia. A due anni dall’inserimento nella lista delle buone pratiche mondiali dell’UNESCO una tre giorni della missione di tecnici UNESCO chiusa dal convegno sul patrimonio culturale sommerso e costiero dei Campi Flegrei. Ecco il programma

Dopo circa due anni dall’importante riconoscimento che ha visto il Parco sommerso di Baia essere inserito nella lista delle buone pratiche mondiali dell’UNESCO per la conservazione del patrimonio culturale subacqueo, tra il 12 e il 14 maggio 2025 si svolge a Baia una missione di tecnici UNESCO per la condivisione di momenti di valutazione e riflessione. Esperti di archeologia subacquea provenienti da diversi paesi si confrontano con i tecnici del parco archeologico dei Campi Flegrei su tematiche legate alla conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo. Verranno condotti sopralluoghi in diverse aree del sito sommerso dove sono in corso indagini archeologiche e interventi di manutenzione programmata. Il programma si completa nella giornata del 14 maggio 2025 con un convegno scientifico internazionale nella sala conferenze del Castello di Baia dove esperti italiani e stranieri presenteranno i risultati delle proprie ricerche e attività. Interverranno, tra gli altri, Jon Henderson dell’università di Edimburgo e Robert Domzal del museo nazionale marittimo di Danzica. Partecipazione gratuita.

Mosaici antichi nel parco archeologico sommerso di Baia (foto pa-fleg)

Il modello di gestione del parco sommerso di Baia traguarda da anni importanti obiettivi di sviluppo turistico-culturale che hanno consentito di raggiungere importanti risultati in termini di numero di presenze e di qualità dei servizi offerti. La crescita del Parco si fonda su una profonda attenzione alla ricerca e alla conservazione, requisiti essenziali per garantire una duratura sostenibilità dello sviluppo. Il programma prevede anche un momento di incontro dei rappresentanti dell’UNESCO con le realtà locali che hanno compiti istituzionali e interessi imprenditoriali che si intrecciano con il destino del Parco sommerso. Nel dialogo con i rappresentanti delle istituzioni locali e degli operatori che contribuiscono alla valorizzazione del Parco si cercherà di calibrare e rafforzare quelle convergenze che appaiono essenziali per l’ulteriore crescita di un sito archeologico che ha, negli ultimi anni, assunto i connotati di un grande attrattore turistico.

Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei (foto regione siciliana)

“Il parco sommerso di Baia è un luogo unico al mondo, eccezionale da tanti punti di vista”, dichiara Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei. “L’inserimento del Parco nella lista delle buone pratiche mondiali, unico in Italia tra i quattordici siti distribuiti in tutto il mondo, rappresenta il coronamento di decenni di attività di ricerca in acqua. Oggi il Parco sommerso di Baia è una splendida eccellenza nella conservazione sott’acqua del patrimonio archeologico e nella valorizzazione integrata riversando nel territorio flegreo importanti ricadute sociali ed economiche. È molto importante che tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, concorrano in sintonia al perseguimento dell’unico obiettivo possibile: quello dello sviluppo sostenibile del Parco”.

Convegno sul patrimonio culturale sommerso e costiero dei Campi Flegrei. Ore 9.30, osservazioni di apertura: Stefano Musco; Krista Pikkat, Director Culture and Emergency, UNESCO (online). SESSIONE 1 – CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO, modera Alessandro Asta: alle 10, Fabio Pagano (direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il patrimonio dei Campi Flegrei: un insieme di siti e sfide”; Ulrike Guerin (UNESCO) “Le migliori pratiche UNESCO sul patrimonio culturale subacqueo e i siti dei Campi Flegrei: primi risultati per il dibattito”; Enrico Gallocchio (parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il Parco Archeologico Sommerso di Baia – Stato attuale e ricerche archeologiche”; Marida Salvatori (parco archeologico dei Campi Flegrei) e Riccardo Mancinelli (CSR Restauri) “Conservazione e monitoraggio del Parco archeologico sommerso di Baia”; Francesca Romana Paolillo (soprintendente nazionale Patrimonio culturale subacqueo) e Barbara Davidde (Istituto centrale per il Restauro) “Il parco sommerso di Baia, un luogo unico per sperimentare la conservazione in situ e le nuove tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo”. Alle 12, tavola rotonda, domande e risposte. Alle 13, pranzo. SESSIONE 2 – ACCESSO AL PATRIMONIO, modera Barbara Davidde: alle 15, Fabio Pagano, Filippo Russo, Enrico Gallocchio, Maria Pia Cibelli, Silvana Carannante (parco archeologico dei Campi Flegrei) e Raffaele Carlani (Katatexilux srl) “Nuovi approcci narrativi al patrimonio archeologico sommerso nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei”; Robert Domzal (presidente UNESCO STAB) “Osservazioni STAB dell’UNESCO sulle sfide e le migliori pratiche della museologia oggi”; Maurizio Simeone, Martina Delfina (parco sommerso di Gaiola) “Parco Sommerso di Gaiola: tutela e fruizione sostenibile del patrimonio naturalistico e archeologico”; Crescenzo Violante (CNR – ISPC) “Il Parco Sommerso di Baia come laboratorio naturale per unire archeologia, biologia e geoscienze in un ambiente digitale. Un’iniziativa congiunta ISPC_CNR – PAFLEG, inserita nel Decennio ONU dell’Oceano”; prof. Jon Henderson (Edinburgh University) “Un’occasione per il rilancio della “florentis Baiae”: sviluppo infrastrutturale, patrimonio culturale e opportunità”. Alle 17.30, tavola rotonda, domande e risposte.

Due francobolli dedicati ad altrettante scoperte archeologiche italiane: la statua ritratto in veste di Ercole dal parco archeologico dell’Appia Antica, e la statua di Apollo arciere da San Casciano dei Bagni: ecco le due presentazioni ufficiali

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy emette il 9 maggio 2025 due francobolli celebrativi di Europa 2025 dedicati ad altrettante scoperte archeologiche: la statua ritratto in veste di Ercole dal parco archeologico dell’Appia Antica, e la statua di Apollo arciere da San Casciano dei Bagni. Le vignette riproducono rispettivamente: la statua-ritratto di un personaggio raffigurato come Ercole, opera in marmo di epoca romano-imperiale e di dimensioni appena maggiori del vero, ritrovata a Roma nel parco archeologico dell’Appia Antica nel gennaio del 2023; la statua di Apollo Arciere, statua in bronzo databile intorno al 100 a.C. che raffigura il dio in una posa particolare, in leggera torsione, quasi in un passo di danza, nell’atto di scoccare la freccia, tipologia che risulta estremamente rara se non unica nella statuaria antica. Completano i francobolli le legende “STATUA RITRATTO IN VESTE DI ERCOLE”, “PARCO ARCHEOLOGICO DELL’APPIA ANTICA”, “APOLLO ARCIERE”, “SAN CASCIANO DEI BAGNI”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1”. I due francobolli saranno presentati ufficialmente venerdì 9 maggio 2025 al Complesso di Capo di Bove (parco archeologico dell’Appia Antica) e al teatro dei Georgofili Accalorati di San Casciano dei Bagni (Si).

Statua ritratto in veste di Ercole scoperta nell’area del parco Ardeatino (foto parco archeologico appia antica)

Copertina del Bollettino di archeologia online, Anno XV, 2024/1

PARCO ARCHEOLOGICO DELL’APPIA ANTICA. Venerdì 9 maggio 2025, alle 17, il Complesso di Capo di Bove ospita, con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e Poste Italiane Spa, la cerimonia di presentazione e annullo filatelico del francobollo appartenente alla serie tematica dedicata alle scoperte archeologiche nazionali che raffigura la statua-ritratto in veste di Ercole. L’evento è l’occasione per presentare al pubblico, insieme all’Istituto Centrale per l’Archeologia che ne ha curato l’edizione, la monografia dedicata alla pubblicazione integrale dello straordinario rinvenimento, edita nel Bollettino di archeologia online, Anno XV, 2024/1. In particolare verrà evidenziato il contributo che il Bollettino può offrire, al fianco di soprintendenze, parchi archeologici e musei, attraverso un’edizione tempestiva, attenta al rigore scientifico, e autorevole delle più recenti scoperte archeologiche nazionali. Alla presentazione del Bollettino interverranno: Irma Della Giovampaola, direttore dell’Istituto Centrale per l’Archeologia; Elena Calandra, docente di Archeologia classica all’università di Pavia; Francesca Romana Paolillo, soprintendente nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo; Annarena Ambrogi, docente di Archeologia classica all’università di Roma Tor Vergata. La straordinaria statua-ritratto, riportata alla luce nel corso di complessi lavori di riparazione di un impianto fognario che hanno previsto uno scavo in grande profondità nell’area del Parco Ardeatino, ritrae un personaggio raffigurato come Ercole, rappresentato nella sua nudità eroica e accompagnato dai caratteristici attributi cioè la clava, la pelle di leone che copre testa e le spalle, la faretra. Il suo rinvenimento ha suscitato l’interesse della comunità scientifica internazionale e dei media di tutto il mondo. L’opera è attualmente esposta all’interno del Casale di Santa Maria Nova, in via Appia antica 251. Presso il desk allestito da Poste Italiane all’interno del Complesso di Capo di Bove sanno disponibili, con annullo del primo giorno di emissione, il francobollo e tutti i prodotti filatelici correlati, compresa la cartella filatelica completa a tre ante. L’evento è gratuito senza necessità di prenotazione.

Dettaglio della statua in bronzo di Apollo Arciere scoperta nel Bagno grande di San Casciano dei Bagni (foto mic)

SAN CASCIANO DEI BAGNI. Venerdì 9 maggio 2025, alle 11, il teatro dei Georgofili Accalorati di San Casciano dei Bagni (Si) ospiterà la cerimonia di presentazione e annullo filatelico del francobollo appartenente alla serie tematica dedicata alle scoperte archeologiche nazionali ritraente la statua in bronzo di Apollo Arciere. Il francobollo è emesso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy e stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con Poste Italiane. Alla cerimonia interverranno rappresentanti del MIMIT, dell’IPZS e di Poste Italiane. A seguire sarà presentata la monografia edita da Archeo dedicata a San Casciano dei Bagni “Sette anni a San Casciano dei Bagni”, a cura di Emanuele Mariotti, Ada Salvi e Jacopo Tabolli. Al desk allestito da Poste Italiane all’ingresso del Comune di San Casciano dei Bagni sanno disponibili, con annullo del primo giorno di emissione, il francobollo e tutti i prodotti filatelici correlati, compresa la cartella filatelica completa a tre ante.

Canosa di Puglia (Ta). Nella scuola Mazzini, al via la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia” con i preziosi ori scoperti proprio a Canosa nel 1928 insieme alle produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni. È il primo evento in quella che sarà la nuova sede del museo Archeologico nazionale

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Il diadema e lo scettro della principessa dauna Opaka Sabaleida (III sec. a.C.) sono tornate a casa, in Puglia. Dopo le tappe nelle sedi prestigiose degli Istituti Italiani di Cultura a Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo e nelle sale del Museo Nacional de Antropología di Città del Messico, e in Italia a Roma a Castel Sant’Angelo, gli straordinari reperti della mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, dal 15 marzo al 18 maggio 2025, ritornano nel luogo della loro scoperta, sottolineando il legame profondo tra i manufatti e il territorio d’origine, raccontando un capitolo della storia della penisola italiana che precede l’unificazione sotto Roma attraverso alcune fra le produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni fra il IV e il II sec. a.C.

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Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto (foto maximiliano massaroni / museo castel sant’angelo)

L’inaugurazione della mostra il 14 marzo 2025 all’interno di alcune sale al primo piano dell’edificio scolastico “G. Mazzini” destinato a diventare la nuova sede museale. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti Vito Malcangio, sindaco di Canosa di Puglia; Nadia Landolfi, dirigente istituto comprensivo Foscolo-Lomanto-Mazzini di Canosa di Puglia; Sergio Fontana, presidente Fondazione Archeologica Canosina; Anita Guarnieri, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia; Francesco Longobardi, delegato alla direzione regionale Musei nazionali Puglia; Luigi Oliva, direttore istituto superiore per la Conservazione e il Restauro; Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto; Filippo La Rosa, direttore per la promozione della cultura e della lingua italiana MAECI; e Massimo Osanna, direttore generale Musei MiC.

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Una fase dell’allestimento della mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia” alla scuola Mazzini di Canosa, nuova sede del museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

I reperti in oro saranno esposti insieme alle produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni. “La mostra a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri è oggi una espressione di pregio del grande patrimonio di civiltà di questa terra”, spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone, “perché restituisce onore al territorio in cui nel 1928 l’allora soprintendente e già direttore del museo di Taranto, Quintino Quagliati, rinvenne questo importante tesoro archeologico”. Nel 1928, infatti, proprio a Canosa, lungo la strada che conduce a Cerignola, nel tratto parallelo al tracciato dell’Appia Traiana, venne scoperta la tomba ipogeica, databile alla fine del III sec. a.C., che ha restituito materiali di straordinaria ricchezza, riconducibili alle produzioni orafe di lusso dell’artigianato tarantino.

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Diadema in oro, corniole, granate, smalti colorati (fine III inizi II secolo a.C.,) proveniente dalla Tomba degli Ori di Canosa e conservato al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto maximiliano massaroni / museo castel sant’angelo)

I reperti esposti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa, uno dei centri più importanti dell’area dove, tra il IV e il II secolo a.C., i cosiddetti Principi, personalità di spicco dell’élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità. Tra tu spiccano i vasi policromi e plastici – dal peculiare colore rosa intenso – arricchiti da figurine applicate, che rappresentano una produzione originale delle botteghe canosine dell’epoca, ma anche due oggetti straordinari come il diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custodi nel museo Archeologico nazionale di Taranto, appartenuti in origine a una donna canosina, sicuramente di rango regale. I materiali esposti provengono dai deposi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia, il museo Archeologico nazionale di Taranto, il museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. In mostra sono presenti anche reperti recupera durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotti e dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.

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Il ministro della Cultura Alessandro Giuli a Canosa di Puglia per la presentazione del progetto della nuova sede del museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

La vernice della mostra, come si diceva, ha inaugurato anche la nascita del museo Archeologico nazionale di Canosa di Puglia nella sua nuova sede, l’edificio scolastico “Giuseppe Mazzini”. Il progetto era stato presentato nel novembre 2024 al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, dall’arch. Francesco Longobardi, delegato alla Direzione del Castello svevo di Bari – Direzione regionale Musei nazionali Puglia: “La città di Canosa”, aveva riferito davanti al ministro, “merita un museo archeologico capace di raccontare la storia e l’archeologia di un territorio così ricco di testimonianze che spaziano dalla preistoria all’età medioevale, che comprendono siti archeologici e reperti grazie ai quali si ricostruisce la storia di un insediamento fiorente e rilevante per molti secoli. Questa storia millenaria sarà il focus del museo, motore e raccordo della complessità di queste evidenze archeologiche”.

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La scuola “Giuseppe Mazzini” di Canosa di Puglia destinato a ospitare il museo Archeologico nazionale (foto drm-puglia)

L’iter parte da più lontano. Nel 2020, dopo un lungo e fruttuoso dialogo con il Comune di Canosa di Puglia, l’allora Polo Museale della Puglia (ora Castello svevo di Bari – Direzione regionale Musei nazionali Puglia) ha siglato un Contratto di Concessione in comodato d’uso gratuito per 50 anni di una nuova e prestigiosa sede individuata in un’ala dell’edificio scolastico Giuseppe Mazzini. L’area espositiva passerà cosi dai 300 mq dell’attuale allestimento a Palazzo Sinesi a più di 3.000 mq: il nuovo Museo diverrà, nelle intenzioni condivise del Ministero della Cultura e dell’Amministrazione Comunale, un luogo vitale di riferimento culturale per tutta la comunità canosina e per gli studiosi, per i visitatori e per i turisti. Intanto, con i finanziamenti a disposizione, per complessivi 7.100.000,00 euro, sono stai avviati i lavori del primo lotto che prevedono gli interventi strutturali e impiantistici su tutto il fabbricato, e la realizzazione al piano seminterrato di depositi, di laboratori e aule studio. Il piano rialzato invece sarà dedicato all’accoglienza, agli uffici, a spazi espositivi e per conferenze. Gli spazi esterni pertinenziali saranno suddivisi tra la scuola e il museo attraverso una ben precisa distinzione capace, da una parte, di evitare interferenze tra le due istituzioni ma, dall’altra, costruita in modo da generare un’osmosi che connetta la scuola e la città agli spazi museali. Il 5 novembre 2024 è stato pubblicato il bando di gara con scadenza fissata al 16 dicembre 2024. I lavori saranno avviati i primi mesi del 2025 e avranno una durata circa 24 mesi, durante i quali “sarà nostra priorità – ha anticipato Longobardi – garantire un uso graduale degli spazi”.

Taranto. Prorogata la mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” nell’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto, sede della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo con i resti del carico del relitto del VII sec. a.C. scoperto a 780 metri di profondità

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Locandina della mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del canale di Otranto” all’ex convento di Sant’Antonio di Taranto

Prorogata fino al 28 marzo 2025 la mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” nell’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto, sede della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, con i resti del carico di un’imbarcazione datata ai primi decenni del VII sec. a.C., naufragata nel Canale d’Otranto a 22 miglia dalla costa, e rinvenuti durante i lavori per l’installazione del gasdotto TAP tra le coste albanesi e quelle italiane, a circa 780 metri di profondità nel 2021 (vedi Relitto del Canale di Otranto a 780 metri di profondità: i primi reperti studiati confermano che è un ritrovamento unico, che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Franceschini: più fondi all’archeologia subacquea e si recuperi tutto il carico naufragato | archeologiavocidalpassato).

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L’allestimento della la mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” nell’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto, sede della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo (foto patrimonio subacqueo)

La mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” è stata aperta al pubblico il 20 giugno 2023, e quasi un anno dopo è stato presentato il catalogo a cura di Barbara Davidde (vedi Napoli. All’università L’Orientale il prof. Valentino Nizzo presenta il libro “Recuperati dagli abissi: Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” di Barbara Davidde. In presenza e on-line | archeologiavocidalpassato). Il sito archeologico subacqueo consiste nei resti del naufragio di un’antica imbarcazione datata ai primi decenni del VII sec. a.C., naufragata con il suo carico nel Canale d’Otranto a 22 miglia dalla costa, a 780 metri di profondità. Esso è stato individuato nel corso delle attività di archeologia preventiva messe in campo negli anni 2018-2019 dall’allora soprintendenza ABAP per le province di Brindisi Lecce e Taranto, preliminari alla posa in opera della condotta sottomarina del gasdotto TAP e ha visto l’utilizzo di tecnologie innovative utilizzate in ambito industriale.

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Copertina del libro “Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto”

Il libro, curato dall’allora soprintendente Barbara Davidde Petriaggi, accoglie saggi dedicati alla storia e all’archeologia della Magna Grecia, con particolare riferimento alle rotte e ai commerci transmarini in età alto-arcaica. Vi sono ospitati, inoltre, i risultati delle analisi scientifiche condotte sul vasellame di manifattura corinzia e sul loro contenuto (vino e olive, attestate dai noccioli rinvenuti all’interno delle anfore) e i dati relativi al restauro e allo studio dei reperti archeologici recuperati, costituiti da contenitori da trasporto, quali pithoi, anfore, brocche e ceramica fine da mensa (skyphoi). Una parte del volume è dedicata all’analisi dei metodi e degli strumenti utilizzati per l’esplorazione dei siti archeologici sommersi, al recupero dei manufatti archeologici in alto fondale e all’uso delle nuove tecnologie per lo studio e la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo. Questo ritrovamento colma un vuoto nella documentazione dei relitti greci di età alto-arcaica attestati fino ad oggi nel Mediterraneo e getta nuova luce sui contatti che si irradiavano dalla Grecia, Corinto in particolare, verso le coste della Puglia.

Palermo. A Palazzetto Mirto “Soprintendenza del Mare 2004-2024: 20 anni dopo”, una giornata per ripercorrere i primi vent’anni di attività della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Ecco il programma

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Una giornata per ripercorrere i primi vent’anni di attività della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Appuntamento mercoledì 16 ottobre 2024, Palazzetto Mirto, sede della Soprintendenza del Mare, in via Lungarini 9 a Palermo, con “Soprintendenza del Mare 2004-2024: 20 anni dopo” per una giornata di celebrazioni e studi. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.

PROGRAMMA. Alle 9, saluti istituzionali: Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale per i Beni culturali e l’Identità siciliana; Mario La Rocca, dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana; contrammiraglio (CP) Raffaele Macauda, comandante Direzione marittima della Sicilia Occidentale; colonnello Alessandro Bucci, comandante Reparto operativo Aeronavale (ROAN) Sicilia Guardia di Finanza; tenente colonnello Gianluigi Marmora, comando carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo di Palermo. Quindi gli interventi, presiede Ferdinando Maurici, soprintendente del Mare della Regione Siciliana. Alle 10, Roberto La Rocca, archeologo subacqueo, funzionario soprintendenza del Mare, “Vent’anni di ricerche e scavi nei mari della Sicilia”; 10.20, pausa caffè; 10.40, Salvo Emma, fotografo e operatore subacqueo, Soprintendenza del Mare, “Gli itinerari culturali subacquei”; 11, Fabrizio Sgroi, archeologo, Soprintendenza del Mare, “Le collaborazioni scientifiche con Università e Fondazioni”; 11.20, “L’attività di Catalogazione della Soprintendenza del Mare” a cura del personale di catalogazione della Soprintendenza del Mare; 11.40, Valeria Li Vigni Tusa, presidente Fondazione Sebastiano Tusa, “Ricordo di Sebastiano Tusa”; 12, Salvo Emma, fotografo e operatore subacqueo, Soprintendenza del Mare, “Le missioni all’estero della Soprintendenza del Mare e le produzioni video editoriali”; 12.20, discussione; 13, pausa pranzo, Sessione Pomeridiana: “Uno sguardo sopra e sotto il Mediterraneo”, presiede Roberto la Rocca, Soprintendenza del Mare. Alle 15, Gianni Eugenio Viola, italianista, “Ma il mare bagna la Sicilia?”; 15.20, Francesca Romana Paolillo, soprintendente nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, “La Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo”; 15.40, Darío Bernal Casasola, niversidad de Cadiz, “Archeologia Marittima nello Stretto di Gibilterra: progetti e sfide”; 16, Tim Gambin, University of Malta, “L’archeologia subacquea a Malta”; 16.20, Mario Arena, The Society for the Documentation of Submerged Sites (SDSS), “L’attività della SDSS in Sicilia”; 16.40, pausa caffè; 17, José António Bettencourt, direttore del Centro Nacional de Arqueologia Náutica e Subaquática, Portugal, “A arqueologia Náutica e Subaquática em Portugal (con traduzione dal Portoghese)”; 17.20, A. Goold, RPM Nautical Fountation (USA), “The RPM in Sicily”; 17.40, discussione; 18.30, Ferdinando Maurici, conclusioni.

Archeologia subacquea: indagini di Ca’ Foscari (Ve) su tre relitti di età romana nelle acque profonde del Tirreno. Tra i reperti recuperati anfore dal IV al I secolo a.C. e poi coppi e tegole

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Un dolium e anfore Dressel 1 parte del carico del relitto Dae 27 a oltre 600 metri di profondità nelle acque tra l’Elba e Pianosa (foto unive)

Anfore dal IV al I secolo a.C. e poi coppi e tegole sono alcuni dei reperti recuperati nella nuova breve campagna di indagini su tre relitti di età romana affondati negli alti fondali del mar Tirreno dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Ne dà notizia Federica Ferrarin sul numero della rivista on line CfNews del 20 agosto 2024. A fine luglio 2024, infatti, il dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia, a seguito di decreto di concessione di ricerche del ministero della Cultura, ha portato a termine una nuova breve campagna di indagini su relitti di età romana affondati negli alti fondali del Mar Tirreno. Il progetto è condotto dal prof. Carlo Beltrame e dalla dott.ssa Elisa Costa, in collaborazione con Fondazione Azionemare, ing. Guido Gay, e sotto la sorveglianza della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, dott.ssa Lorella Alderighi. Quest’anno, la sinergia tra le tecnologie avanzate della Fondazione e le competenze scientifiche del DSU ha permesso di documentare e studiare ben tre relitti profondi di età antica, individuati in precedenza da Azionemare.

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Uno dei veicoli filoguidati usati per l’esplorazione e il recupero dei materiali nelle acque profinde del mar Tirreno nella missione archoelogica dell’università Ca’ Foscari (foto unive)

I ROV abissali Multi Pluto e Pluto Palla (sorta di veicoli filoguidati dotati di telecamera e braccio per recuperi), movimentati dal catamarano Daedalus, hanno consentito di esplorare il relitto Dae 27, un carico di tegole e coppi e anfore posto a oltre 600 metri di profondità nelle acque tra l’Elba e Pianosa, recuperando dei campioni di materiale trasportato; in particolare sono stati portati alla luce dalle profondità una tegola, un coppo, un’anfora Dressel 1 e una brocca monoansata. Questo materiale, che verrà presto studiato dalla prof.ssa Gloria Olcese, dell’università Statale di Milano, e dalla dottoranda Caterina Tomizza, permette una prima datazione del naufragio tra II e I secolo a.C.

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Anfore greco-arcaiche parte del carico del relitto Dae 7 che come il Dae 39 sono nelle acque profonde tra l’isola della Gorgona e Capo Corso (foto unive)

Sono quindi iniziate due nuove indagini sui relitti Dae 7 e Dae 39, entrambi posti nelle acque profonde tra l’isola della Gorgona e Capo Corso. Il primo è un interessante carico di centinaia di anfore greco-italiche datate al IV e III secolo a.C. che giace a oltre 400 metri di profondità e dal quale è stata recuperata un’anfora.

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La dott.ssa Elisa Costa e l’ing. Guido Gay con alcuni reperti recuperati dai relitti romani nelle acque profinde del mar Tirreno (foto unive)

Purtroppo rispetto ai primi video realizzati da Azionemare nel 2010, al momento della scoperta, il sito giace ora in condizioni peggiori, con un alto numero di anfore frammentate; il dato non sorprende considerando che le batimetrie fino a circa 400 metri sono molto più soggette alla pesca a strascico. Il secondo contesto invece, trovandosi molto al largo e a quasi 600 metri di profondità, è stato intaccato solo marginalmente dalle reti e risulta ben conservato. Il carico è composto da centinaia di anfore Dressel 1B, databili al I secolo a.C., una delle quali è stata recuperata in questa campagna assieme a una brocca monoansata. Tutti i reperti sono oggetto di deposito temporaneo per studio. Sui relitti è stato realizzato un rilievo digitale attraverso la tecnica fotogrammetrica che permette di ottenere un modello tridimensionale scalato e misurabile del carico, peraltro molto realistico, utile allo studio, in laboratorio, del volume e della portata di queste imbarcazioni. La collaborazione tra istituzioni impegnate nel campo di beni culturali sommersi e una Fondazione specializzata nel settore della ricerca in acque profonde sta dimostrando come, unendo le forze, sia possibile, da un lato, fare ricerca per conoscere meglio vari aspetti della circolazione dei beni e della navigazione attraverso il Tirreno in età romana, dall’altro, fare tutela monitorando un patrimonio archeologico raggiungibile solo attraverso tecnologie avanzate.

Taranto. Per la rassegna “Archeologia… un mare di emozioni” secondo appuntamento all’ex Convento di Sant’Antonio: Luciano Canfora parla di “I Greci e gli altri”. Momento musicale e visita della mostra “Recuperati dagli abissi”

taranto_soprintendenza-patrimonio-subacqueo_archeologia-un-mare-di-emozioni_i-greci-e-gli-altri_canfora_locandinaPer la rassegna “Archeologia… un mare di emozioni”. Venerdì 24 maggio 2024, alle 18.30, secondo appuntamento all’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto, sede della soprintendenza nazionale del Patrimonio culturale subacqueo. Ospite il professor Luciano Canfora, storico del mondo antico e filologo italiano, professore emerito di Filologia greca e latina all’università “Aldo Moro” di Bari, che, introdotto da Francesca Poretti, presidente della delegazione tarantina dell’associazione italiana di Cultura classica, tratterà la tematica “I Greci e gli altri”: partendo dal celebre intervento di Arnaldo Momigliano “I Greci non traducevano”. Si discuterà di questa tesi paradossale mettendola a raffronto con i dati letterari e con la mappa della colonizzazione esplorando alla maniera di Canfora ciò che collega i greci, e gli altri, a noi. La serata all’interno del chiostro del convento di Sant’Antonio avrà anche una colonna sonora, affidata per l’occasione al soprano Angela Massafra accompagnata al pianoforte da Angela Corbelli. La proposta musicale è curata dall’associazione Guitar Artium. L’ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento posti.

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Locandina della mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del canale di Otranto” all’ex convento di Sant’Antonio di Taranto

Nel corso della serata sarà possibile visitare anche la mostra “Recuperati dagli abissi” che, grazie a un allestimento immersivo ed emozionale, porta il visitatore fino a 780 metri di profondità, dove giace ancora il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto, a cui i reperti in esposizione fanno riferimento. La mostra si sviluppa lungo un percorso all’interno del Convento, che tra sabbia e suono del mare, porta in rassegna le splendide ceramiche di produzione corinzia recuperate appunto dagli abissi. Un percorso emozionale in cui l’utilizzo di tecnologie digitali, installazioni tattili e di realtà aumentata è finalizzato a raccontare al pubblico, attraverso una fruizione attiva, suggestiva e coinvolgente, le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Sarà presente, inoltre, una sezione dedicata ai più piccoli, i quali potranno conoscere un tassello della loro storia divertendosi. Il recupero, il restauro dei materiali archeologici e la mostra sono stati realizzati con il supporto di TAP.

Archeologia preventiva a Taranto. Durante i lavori di posa delle condotte elettriche in rione Montegranaro sono emerse testimonianze del periodo magno-greco: in particolare, alcune testimonianze che comprendono frammenti di ceramica, materiale votivo e tre tombe a fossa, una con corredo

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Due delle tre tombe a fossa scoperte in via Dante, a Taranto, all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini: prima e dopo lo scavo (foto patrimonio subacqueo)

Archeologia preventiva: a Taranto è riaffiorata la Magna Grecia. Durante i lavori di posa delle condotte elettriche di E-Distribuzione nel rione Montegranaro a Taranto, svolti con sorveglianza archeologica da parte della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, sono state rinvenute evidenze riferibili al periodo greco in via D’Alò Alfieri e in via Dante, all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini a Taranto. Durante i lavori sono emerse, in particolare, alcune testimonianze che comprendono frammenti di ceramica, materiale votivo e tre tombe. “Come accade sempre in questo tipo di situazioni”, spiegano a E-Distribuzione, “abbiamo collaborato e stiamo collaborando con gli archeologi e le istituzioni coinvolte, nello specifico, tra gli altri, con la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo di Taranto, che aveva prescritto il controllo dei lavori ad opera di archeologi proprio allo scopo di evitare danneggiamenti a stratigrafie o strutture antiche eventualmente ancora conservate nel sottosuolo”. Con la disponibilità di E-Distribuzione SpA, hanno avuto così inizio gli interventi di scavo archeologico di emergenza, richiesti dalla soprintendenza nazionale per il Patrimonio subacqueo nelle due aree individuate e condotti dagli archeologi di ETHRA Archeologia e Turismo, sotto la direzione scientifica di Annalisa Biffino della Soprintendenza e con la partecipazione dell’Impresa SOIGEA Srl.

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La grande fossa di scarico quadrangolare scoperta in via D’Alò Alfieri, a Taranto (foto

Gli esperti hanno portato alla luce, in via D’Alò Alfieri, una grande fossa di scarico quadrangolare, larga un metro e mezzo circa e profonda circa sessanta centimetri, contenente frammenti diversi di ceramica (a vernice nera, sovra dipinta, da fuoco e acroma), materiale votivo, e persino una antefissa (elemento di copertura dei tetti) con la figura mitologica di Gorgone: non è ancora possibile datare con precisione l’epoca di realizzazione della fossa, tuttavia da una prima analisi i resti sembrano coprire un arco di tempo compreso tra la fine del VI e il III sec. a.C. Al termine delle attività di scavo e di documentazione l’evidenza è stata opportunatamente protetta e rinterrata per consentire la prosecuzione dei lavori di posa delle condotte elettriche.

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Parte del corredo trovato all’interno della Tomba 2, scoperta in via Dante, a Taranto, all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini (foto patrimonio subacqueo)

Parallelamente, in via Dante, all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini, sono state ritrovate tre tombe a fossa scavate nel banco roccioso: una scoperta di valore e che continua a consegnare pezzi della civiltà che ha vissuto nella Città dei due mari. La Tomba 1 non presentava copertura e al suo interno era completamente vuota. La tomba 2, con copertura a doppia lastra lapidea, ha restituito lo scheletro di un individuo (probabilmente femminile) inumato in posizione supina con un corredo costituito una coppetta biansata, un’oinochoe e una lekythos, tutti in ceramica a vernice nera, e da un anellino in bronzo. Gli elementi del corredo, molto diffusi nelle tombe tarantine di età ellenistica, sono inquadrabili nei decenni finali del IV sec. a.C. La tomba 3, di dimensioni molto più ridotte, presentava una copertura a unica lastra sempre in carparo e conservava al suo interno un individuo di età giovanile privo di corredo.

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L’area dove sono state scoperte le tombe a fossa in via Dante, a Taranto, all’interno del cortile dell’istituto professionale Cabrini (foto patrimonio subacqueo)

Le operazioni di scavo all’interno del cortile del I.P. Cabrini, hanno suscitato negli studenti curiosità tale che i docenti hanno portato le classi a visitare lo scavo, nel rispetto delle norme di sicurezza, con la spiegazione delle attività da parte degli archeologi. Al momento, non è ancora stata presa una decisione sulle modalità di prosecuzione dei lavori nell’area delle tombe, che saranno salvaguardate con gli opportuni accorgimenti tecnici. Questi interventi di scavo descritti, cui farà seguito l’attività di studio ed analisi delle evidenze, offrono un esempio di corretta interazione tra la Soprintendenza, ente gestore di pubblico servizio e ditta esecutrice nell’ambito della realizzazione di lavori pubblici, che ha portato alla salvaguardia di significative testimonianze archeologiche.

Taranto. La soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo inaugura il catamarano Amphitrite, la prima imbarcazione per la ricerca archeologica subacquea battente bandiera italiana

taranto_castello-aragonese_catamarano-amphitrite_presentazione_locandinaDopo quarantasette anni, finalmente una imbarcazione per la ricerca archeologica subacquea, battente bandiera italiana, torna a solcare i mari. Giovedì 11 gennaio 2024, alle 11, al Castello aragonese di Taranto, grazie all’ospitalità della Marina Militare, la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo inaugura il catamarano Amphitrite che sarà laboratorio scientifico e base appoggio per le attività di tutela, monitoraggio, studio e ricerca archeologica in mare. Parteciperanno i rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose per la benedizione. Madrina di Amphitrite sarà la dirigente dell’UNESCO Krista Pikkat, director Culture and Emergencies and secretary of the 1954, 1970 and 2001 Conventions – Culture Sector UNESCO. Gli invitati, inoltre, potranno fare l’esperienza immersiva sul commercio marittimo del marmo grazie ai contenuti in 3D a 360 gradi visibili con l’uso di oculus (durata di 8 minuti circa).

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Il catamarano Amphitrite della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo destinata alla ricerca subacquea (foto patrimonio subacqueo)

La soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, con sede a Taranto, si è dotata di un catamarano battezzato Amphitrite che sarà utilizzato come laboratorio scientifico e base appoggio per le attività di tutela, monitoraggio, studio e ricerca archeologica in mare. Il catamarano Amphitrite è stato acquistato con i fondi dell’omonimo progetto “Amphitrite. Archeologia Subacquea per tutti nei Parchi Marini digitali. Monitoraggio, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso delle Aree marine protette di Portofino, Capo Testa – Punta Falcone, Parco sommerso di Baia, delle Isole Tremiti, Capo Rizzuto”, finanziato dal ministero della Cultura. Motto dell’imbarcazione è Profunda speculamur aequora, che, tradotto in italiano significa Esploriamo le profondità del mare.

Per l’occasione, con l’autorizzazione della Regione Lazio proprietaria dell’Opera, sarà proiettato il docufilm “Mare Nostrum. Storie dal mare di Roma” regia di Guido Fuganti, soggetto e sceneggiatura di Roberto Petriaggi, prodotto da Syremont SpA e Agorasophia Edutainment SpA, con fondi del FESR POR 2014-2020. Il docufilm, dopo la presentazione in prima nazionale a Roma, il 4 febbraio 2020 ai Mercati Traianei, fu ritirato quasi subito, per il divampare dell’epidemia di Covid 19. Sarà la prima volta che viene reso nuovamente fruibile, dopo la fine dell’emergenza. Della durata di circa 20 minuti, presenta il mondo della marineria romana, con particolare riguardo al commercio dei beni alimentari (grano, olio, vino ecc.)  e generi di lusso, tra i quali spicca il marmo impiegato per le costruzioni, attraverso l’interazione tra attori, interpreti di una storia ambientata a Roma al tempo di Traiano, e il narratore della stessa, impersonato dall’archeologo subacqueo Michele Stefanile. L’opera ha partecipato alla Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea e alla XXIX Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto del 2020, dove è stata selezionata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per essere proiettata negli Istituti italiani di Cultura nel mondo.

 

14 marzo: giornata nazionale del Paesaggio. Al ministero assegnazione del premio biennale in diretta streaming. In giro per l’Italia molte iniziative: eccone alcune

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Martedì 14 marzo 2023 è la Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita nel 2016 con l’obiettivo “di promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati”. Alle 10, a Roma, nella sala Spadolini del ministero della Cultura, sarà assegnato il Premio nazionale del Paesaggio, manifestazione giunta alla IV edizione che attribuisce, a cadenza biennale, un riconoscimento a un progetto che si è distinto per la capacità di valorizzare il paesaggio attraverso azioni di salvaguardia, gestione o pianificazione, in linea con i 4 criteri indicati dall’Ue (esemplarità, sviluppo territoriale sostenibile, partecipazione, sensibilizzazione). Il vincitore concorrerà, in rappresentanza dell’Italia, alla VIII edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa. Dopo i saluti istituzionali del direttore generale ABAP Luigi La Rocca, saranno illustrati i progetti in gara. A seguire saranno consegnati gli encomi e le menzioni da parte dei componenti della Commissione. Alle 14, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, consegnerà al vincitore il Premio Nazionale del Paesaggio: Clicca qui per seguire la diretta streaming sul canale YouTube del MiC.

cerveter-tarquinia_parco_giornata-del-paesaggio_locandinaCERVETERI / TARQUINIA. In occasione della “Giornata Nazionale del Paesaggio”, il parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia organizza delle esclusive visite guidate gratuite. A Cerveteri nella necropoli della Banditaccia: alle 10 e alle 15, “Passeggiata tra la cura del verde e la tutela archeologica”, durata 1 h-1,30 ca. La visita permetterà di scoprire le aree in cui sono stati fatti interventi migliorativi e quelli in cui si prevede la manutenzione ordinaria e straordinaria, il difficile equilibrio della gestione del verde e la conservazione del patrimonio archeologico alla scoperta di scorci e paesaggi suggestivi della necropoli. A Tarquinia nella necropoli dei Monterozzi: alle 10 e 15, “Paesaggi dipinti: la necropoli dei Monterozzi”, durata 1 h-1,30 ca. Visita guidata alla scoperta delle famose tombe dipinte della necropoli.

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Visite guidate alla Domus Aurea per la Giornata nazionale del Paesaggio (foto PArCo)

ROMA / PARCO ARCHEOLOGICO DEL COLOSSEO. Martedì 14 marzo 2023, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio 2023, il parco archeologico del Colosseo propone due visite in Domus Aurea. Guidati dall’architetto paesaggista Gabriella Strano sarà possibile visitare la Domus Aurea e conoscerne i progetti di restauro e di recupero del verde, oltre alle principali scoperte sul paesaggio antico. Il numero massimo di partecipanti per ciascuna visita gratuita è di 23 persone. Alle 14: PRENOTA QUI https://www.eventbrite.com/e/583091611707; alle 16: PRENOTA QUI https://www.eventbrite.com/e/583091350927

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La magia del sito archeologico di Ercolano dominato dal Vesuvio (foto Paerco)

ERCOLANO. Visita integrata al parco archeologico di Ercolano e alla mostra “Materia” alla Reggia di Portici. Il parco archeologico di Ercolano partecipa alle Giornata nazionale del Paesaggio ricordando l’opportunità di scoperta di un territorio dalla storia ricchissima e affascinante: unire le emozioni della visita del Parco e quelle della mostra Materia, sui legni dell’antica Herculaneum, allestita alla Reggia di Portici è possibile grazie al biglietto integrato disponibile presso le biglietterie del Parco e della Reggia e online all’indirizzo https://shop.visitaremateriainreggia.it/it/biglietti.

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Il vivaio della Flora pompeiana nella di Pansa a Pompei (foto parco archeologico di pompei)

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Il vivaio della Flora pompeiana nella di Pansa a Pompei (foto parco archeologico di pompei)

POMPEI. Il 14 marzo 2023 in occasione della “Giornata nazionale del paesaggio” al Vivaio della Flora Pompeiana nella casa di Pansa a Pompei – antico giardino riattivato e rigenerato nel pieno rispetto dei riferimenti storico e archeologici nonché laboratorio di studio agricolo ai fini della produzione di colture “antiche” da ricollocare nei giardini delle domus – sarà possibile conoscere le piante e le tecniche di coltura del passato a confronto con quelle del presente. Ai visitatori sarà riservata una giornata di didattica sull’orticoltura antica che è tra le basi dell’agricoltura biologica e sostenibile dei nostri giorni. L’esperto dei giardini del Parco, Maurizio Bartolini, illustrerà attraverso gli esempi di piante coltivate nel vivaio quali erano le tipologie che si potevano piantare in antico e ancora oggi. Ad affiancarlo dalle 10 alle 12 saranno presenti anche “I ragazzi di Plinio”, impegnati nel corso dell’anno nella raccolta dei frutti e dei prodotti dell’orto del sito di Pompei, la cui attività si inserisce nell’ambito dei progetti di agricoltura sociale, avviati già da tempo dal Parco in collaborazione con la Cooperativa sociale Il Tulipano che vede protagonisti i ragazzi e giovani con autismo e\o disabilità cognitive del centro Medico Riabilitativo di Pompei, coinvolti in percorsi formativi di riabilitazione e inserimento al lavoro attraverso l’agricoltura. La gestione, manutenzione e valorizzazione del verde e del paesaggio delle aree archeologiche è tra le attività su cui il Parco archeologico di Pompei sta particolarmente investendo. Dalla  gestione dei vigneti, che passeranno da una superficie di 1,7 ettari a circa 5 ettari, a tutto il ciclo produttivo del vino biologico, attraverso il coinvolgimento di partner internazionali, anche privati; alla coltivazione degli ulivi (con raddoppio dal 2023 delle attuali 120 piante di Pompei e Stabia) per la produzione dell’olio EVO in collaborazione con Unaprol e Aprol Campania; al programma di imboschimento con la sponsorizzazione di Arbolia (circa 7000 nuove piante in due anni dal Bosco antico di Piazza Anfiteatro, già realizzato, al bosco produttivo di Villa di Cicerone ora in cantiere), fino all’attività sperimentale dell’eco pascolo per la manutenzione dei prati sui pianori non scavati del sto di Pompei.

taranto_archeologico_giornata-del-paesaggio_locandinaTARANTO / MARTA. Il museo Archeologico nazionale di Taranto si prepara a stupire i suoi visitatori con il suo programma di attività per la Giornata del Paesaggio. Il 14 marzo 2023, il MArTA aprirà le sue porte per far conoscere a grandi e piccini il paesaggio tipico della città di Taranto: quello caratterizzato dai suoi due mari. Dalle 17 alle 19 i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni potranno partecipare al laboratorio didattico “Gli abitanti del Mare”. Una visita guidata a misura di bambini e anche un laboratorio di riciclo creativo attraverso cui realizzare sagome della fauna che contraddistingue il paesaggio marino e le sue profondità: https://bit.ly/gli-abitanti-del-mare . Dalle 17.30 alle 19.30, in contemporanea, gli adulti potranno partecipare alla visita guida tematica dal titolo “La città tra i due mari: alla scoperta del paesaggio dell’antica Taranto”: un’esperienza coinvolgente che li porterà alla scoperta dei reperti del Museo, raccontando il legame ancestrale tra la città, i suoi abitanti e il mare: https://bit.ly/la-citta-dei-2-mari. Dagli antichi attrezzi da pesca, ai piatti di pesce che descrivono la biologia marina del Mediterraneo, passando per le sirene, le raffigurazioni di delfini e i marmi di epoca tardo-repubblicana in un percorso tematico destinato a raccontare il paesaggio e le civiltà che hanno fatto la storia di questa terra.

taranto_patrimonio-subacqueo_giornata-del-paesaggio_locandinaTARANTO / PATRIMONIO SUBACQUEO. In occasione della Giornata nazionale del Paesaggio martedì 14 marzo 2023, la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo organizza una conferenza sul tema “Paesaggio U-Mano. La mano dell’uomo: conoscenza e progetto del paesaggio”, alle 15.30, nella sede dell’ex-convento di Sant’Antonio in via Viola 12 a Taranto. Intervengono: Cosma Chirico, già archivista di Stato, su “Il paesaggio e le sue rappresentazioni nella cartografia storica”; Nicola Martinelli, del Politecnico di Bari, su “Fari e paesaggi costieri italiani”; Vito Crisanti, dottore forestale, su “Interventi di ricostruzione paesaggistica e naturalistica a scala territoriale in provincia di Taranto”; Serena Piroddu, architetto paesaggista, su “L’ultimo paesaggio a sud-est di Taranto fra trasformazioni e valorizzazioni”. Intervento conclusivo: Barbara Davidde, soprintendente Patrimonio subacqueo, su “La progettazione dello spazio marittimo e il patrimonio culturale”.

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Ripresa aerea dell’area archeologica e dell’anfiteatro di Rudiae (Lecce) (foto mic)

LECCE. Per la Giornata nazionale del Paesaggio, il 14 marzo 2023 visita guidata “Rudiae e il paesaggio della Valle della Cupa” al parco archeologico di Rudiae (Lecce), fruibile grazie a un accordo di promozione e valorizzazione stipulato tra la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce e la società Archeologia Ricerca e Valorizzazione Srl (A.R.Va) – spin off dell’università del Salento, in collaborazione con il Comune di Lecce. Rudiae, inserita nel suggestivo paesaggio della Valle della Cupa, rappresenta uno dei siti archeologici più importanti dell’intera penisola salentina ed è nota soprattutto per aver dato i natali a Quinto Ennio (239-169 a.C.), il padre della letteratura latina. Nell’area archeologica sono state riportate alla luce aree di necropoli, tombe ipogee scavate nella roccia, porzioni delle fortificazioni messapiche, oltre a tratti di strade basolate, luoghi di culto ed edifici pubblici di età romana. Al centro dell’insediamento si conserva l’anfiteatro, costruito durante il regno dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.).

sibari_giornata-del-paesaggio_locandinaSIBARI. Martedì 14 marzo 2023 al museo nazionale Archeologico della Sibaritide si celebra la Giornata nazionale del Paesaggio con due appuntamenti. Alle 10.30, tornerà a trovarci l’ArcheoCamper che ci proporrà il percorso a tema “Kore e le stagioni”, pensato dalla cooperativa sociale CSC per le scolaresche, gli ospiti dei progetti CAS/SAI, oltre che per quanti vorranno partecipare. La visita delle collezioni sarà arricchita dai racconti dei miti antichi e da attività di laboratorio. Nel pomeriggio alle 17.30 vi aspettiamo numerosi a “Il paesaggio nel Museo”, visita tematica curata dall’archeologa Donatella Novellis, responsabile dei Servizi educativi del Parco. Scopriremo come il Museo racconta il paesaggio antico e contemporaneo attraverso i reperti dei siti archeologici della Sibaritide, l’archeobotanica ed i resti vegetali antichi da poco esposti nelle sale, la lettura che l’artista Anna Corcione fornisce del paesaggio della Sibaritide nella mostra “Naturalia et Mirabilia”. Per ArcheoCamper: progetticalabria@cooperativacsc.it, 3280664676. La visita tematica “Il paesaggio nel Museo” non necessita di prenotazione. Le attività sono gratuite, comprese nel costo del biglietto d’ingresso.

vibo-valentia_giornata.del-paesaggio_locandinaVIBO VALENTIA. Martedì 14 marzo 2023 per contribuire alla promozione di questo evento la soprintendenza ABAP per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia partecipa ad una serie di eventi e manifestazioni. L’ iniziativa “Il paesaggio come strumento e oggetto di cura” propone un percorso attraverso il “Parco Diffuso della Conoscenza e del Benessere” di Reggio Calabria, tra i progetti premiati nell’edizione del 2021 del “Premio Nazionale del paesaggio”. Il percorso inizia alle 10 al “Polo sanitario di prossimità di Arghillà” per poi continuare dalle 12.30 alle 14.30 al “Centro di Medicina Solidale di Pellaro” con collegamenti con lo “Studio Medico nell’Università Mediterranea” e un momento convivale con prodotti Km 0. Dalle 15 alle 18 si prosegue nel paesaggio del “Feudo San Filippo di Pellaro” dove si svolgeranno performance artistiche, passeggiate tematiche e conversazioni en plein aire, programmate e improvvisate, con i componenti della Comunità ACE. Nella tarda mattinata verrà illustrato il restauro del dipinto su tela raffigurante la Visitazione, non ancora attribuito, ma risalente probabilmente al XVIII sec. e ritrovato dopo molti decenni dalla sua scomparsa all’interno della chiesa dei SS. Pietro e Paolo dell’antico borgo di Pentedattilo, frazione di Melito Porto Salvo (RC). Il paese sorge alle pendici del Monte Calvario, una parete rocciosa che, come racconta il nome greco, ricorda un’enorme mano aperta. Immerso nell’area grecanica, in passato fu un importante punto di accesso per l’Aspromonte, mentre oggi è un paese fantasma, tra i più affascinanti della costa calabrese, colpito da terremoti e alluvioni. Gli abitanti costretti ad abbandonarlo e a trasferirsi a valle per ragioni di sicurezza non hanno però mai interrotto il legame con questo luogo. Ѐ proprio l’interesse della comunità ha portato al recupero dell’opera, il cui restauro è avvenuto in situ nella forma del “cantiere aperto”, come tentativo di rimettere in circolo l’esperienza del bello facendo dialogare immagini e luoghi, risignificando gli spazi e ricucendo i tempi. Il dipinto ritrovato all’interno di un paese abbandonato proprio nella giornata nazionale del paesaggio ci interroga sul sensibile problema della tutela e su come salvaguardare quella caratteristica che rende unico al mondo il nostro patrimonio storico e artistico: il valore artistico dei beni culturali in un insieme indissolubile con il loro contesto ambientale. Nel pomeriggio è programmata la conferenza “Paesaggi in Pinacoteca. Percorso tra le opere esposte” che sarà tenuta da Daniela Vinci, funzionario storico dell’arte della Sabap RC -VV, nell’ambito dell’iniziativa “Arte in Città”. L’incontro avrà luogo nella pinacoteca civica di Reggio Calabria alle 16.30 e sarà l’occasione per riflettere sul concetto di paesaggio e per sviluppare un percorso tematico tra le opere pittoriche in cui il paesaggio si sviluppa in varie forme. Infine, dalle 17.30, si terrà a Gallico, nella sede dell’Associazione Tre Quartieri, l’incontro dal tema “Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Gallico”. Nel corso dell’evento, promosso dall’assessorato alla Cultura della Città di Reggio Calabria, si affronterà il tema della tutela e valorizzazione dei numerosi beni culturali che caratterizzano il paesaggio di Gallico.

reggio-calabria_archeologico_giornata-del-paesaggio_23_locandinaREGGIO CALABRIA. Il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria per la Giornata nazionale del Paesaggio, nell’ambito del ciclo di incontri “Officina al MArRC” promosso dall’associazione “Pietre di Scarto”, propone, alle 17, nella sala Conferenza, “Il paesaggio. Vie di terra, vie di mare: la lunga strada per la formazione di una comunità”. Con un testo letterario, un’opera artistica, musicale, video o fotografica, ci si confronta sulle suggestioni che tali opere suscitano in ciascuno. La partecipazione all’evento è gratuita, fino a disponibilità dei posti. Interverranno gli studenti del corso per adulti dell’Istituto professionale Boccioni-Fermi di Reggio Calabria, indirizzo Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. “Il paesaggio rappresenta la nostra identità poiché deriva dall’azione di fattori naturali e umani, esprimendo un intreccio tra cultura, storia e natura”, commenta la presidente dell’associazione, Rosa Puntillo. “L’obiettivo dell’Officina sarà quello di contribuire a promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme, per imparare a riconoscere, salvaguardare e, laddove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime. Volgeremo il nostro sguardo innanzitutto ai paesaggi dell’antichità attraverso alcuni preziosi reperti archeologici custoditi al MArRC, che saranno lo spunto da cui cominciare la riflessione. Parlare poi del nostro paesaggio ci aiuterà a conoscere meglio non solo le varie comunità, ma anche noi stessi”.

cagliari_archeologico_giornata-del-paesaggio_locandinaCAGLIARI. Nell’ambito della Giornata nazionale del Paesaggio la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna, organizza in collaborazione con il Comando Marittimo Autonomo Ovest una giornata di riflessione pubblica e confronto sulle tematiche connesse al rapporto tra la città ed il mare con particolare riferimento ai paesaggi che questo rapporto costruisce anche in una prospettiva di profondità temporale storica e futura. L’obiettivo di contribuire a “promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e a sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati, attraverso specifiche attività da compiersi sull’intero territorio nazionale mediante il concorso e la collaborazione delle Amministrazioni e delle Istituzioni, pubbliche e private”. L’intenzione è quella di dare voce e accogliere, in una costruttiva riflessione, i punti di vista dei soggetti che a diverso titolo, per le proprie prerogative e competenze, entrano in relazione con i temi connessi al territorio costiero e al mare. Nella sala Cinema del Comando Marittimo Autonomo Ovest, a Cagliari, alle 9, introduce ai lavori la soprintendente APAB-Ca Monica Stochino; dopo i saluti delle autorità, alle 10.30 la prima sezione “Programmi e strategie per un rapporto in costante evoluzione”; 11.30, “Progetti e strumenti di tutela dei paesaggi”. Nel pomeriggio, dalle 15, è prevista una visita guidata alla Base di Luna Rossa Prada Pirelli team. Sempre nella sede dell’Ammiragliato, sarà allestita una piccola mostra dei materiali recuperati nel corso di operazioni di archeologia subacquea e saranno messi in mostra i lavori dei laboratori didattici che hanno già visto il coinvolgimento di alcune classi della scuola dell’infanzia e primaria.