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Verona. Criptoportico di Corte Sgarzerie: per festeggiare i 10 anni di apertura dell’area archeologica, l’associazione Archeonaute apre il sito gratuitamente a tutti

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Visita guidata all’area archeologica di Corte Sgarzerie a Verona (foto archeonaute)

Febbraio 2014. “Verona romana rivela un altro dei suoi tesori: il criptoportico capitolino. Sabato 8 febbraio, alle 12, alla presenza del direttore regionale per i Beni culturali Ugo Soragni, del soprintendente ai Beni archeologici del Veneto Vincenzo Tiné, del sindaco di Verona Flavio Tosi e del presidente di Cariverona Paolo Biasi, sarà inaugurata l’area archeologica del criptoportico capitolino in corte Sgarzerie a Verona”. Così archeologiavocidalpassato.com annunciava l’apertura di una nuova area archeologica nel cuore di Verona, con gestione e visite guidate a cura dell’associazione Archeonaute. E l’allora soprintendente Vicenzo Tinè spiegava: “L’area archeologica di Corte Sgarzerie è uno straordinario palinsesto di strutture archeologiche che consente di percorrere la storia del settore centrale di Verona dall’età romana al Medioevo. Gli scavi, condotti dalla soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto tra 1988 e 2004 sotto la Loggia delle Sgarzerie, con fondi ministeriali e con il sostegno economico di Fondazione Cariverona, hanno messo in luce un tratto del portico sotterraneo (criptoportico) che su tre lati circondava il Capitolium, il principale tempio cittadino dedicato alle tre divinità Giove, Minerva, Giunone” (vedi A Verona apre al pubblico il criptoportico capitolino in corte Sgarzerie | archeologiavocidalpassato).

Sono passati dieci anni dall’inaugurazione del Criptoportico di Corte Sgarzerie: un decennio di gestione da parte dell’associazione Archeonaute, sotto la supervisione della soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, prima, e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, poi. Così Archeonaute ha deciso di celebrare questo traguardo speciale aprendo le porte del sito a tutti coloro che desiderano festeggiare con l’associazione e conoscerne la storia. Un’occasione unica per scoprire e condividere l’impegno di Archeonaute per il patrimonio culturale. Appuntamento domenica 3 marzo 2024, dalle 10 alle 12. Ingresso gratuito senza prenotazione.

Archeologia preventiva. In centro storico a Verona scoperte tre strade antiche (ottocentesca, rinascimentale, medievale) sovrapposte durante i lavori per il potenziamento della linea elettrica

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Stradone Maffei a Verona: la trincea con la strada acciottolata ottocentesca e, più sotto. quella rinascimentale (foto sabap-vr)

Da un acciottolato ottocentesco a una strada rinascimentale fino a una glareata medievale scoperte nel cuore di Verona, ma senza arrivare al livello del basolato romano: è stato come sfogliare il libro del tempo lungo stradone Maffei e stradone San Fermo in occasione dello svolgimento di lavori di potenziamento dell’infrastruttura elettrica pianificati con la Fondazione Milano Cortina 2026 e il Comitato Olimpico Internazionale: gli scavi di V RETI, condotti sotto la supervisione della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona e preceduti dalle indagini archeologiche, così come stabilito in un accordo siglato appositamente tra l’Azienda e la soprintendenza nel mese di maggio 2023, hanno messo in luce una sequenza di strade precedenti l’attuale.

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Stradone Maffei a Verona: la strada acciottolata del XV secolo emersa nello scavo per la posa dei sottoservizi (foto sabap-vr)

Subito al di sotto della carreggiata è emerso l’acciottolato ottocentesco ben noto da immagini fine XIX sec- inizi XX sec., praticamente immorsato nell’asfalto. A una quota variabile tra -40 e -70 cm si sta mettendo in luce una bella strada in ciottoli con inserzioni di ghiaia, databile verosimilmente intorno al XV sec. e rimasta in uso fino all’XIX sec., come suggerito da una moneta napoleonica ritrovata sul battuto. Ancora, al di sotto, a circa -1 m è emersa una strada glareata, forse attribuibile a epoca medievale.

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Strada glareata medievale scoperta in stradone Maffei a Verona (foto sabap-vr)

Gli scavi non supereranno questa profondità, ma va ricordato che ancora al di sotto dovrebbe trovarsi la strada romana basolata, vista nel 1556 dietro le absidi di San Fermo, riscoperta nel 1973 e oggi in parte visibile in una botola presso la cappella settentrionale.

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Stradone Maffei a Verona: la strada acciottolata del XV secolo emersa dallo scavo per la posa dei sottoservizi (foto sabap-vr)

Le indagini legate alla posa dei sottoservizi, sempre molto difficili per la loro ubicazione in mezzo o ai margini delle carreggiate stradali e in pieno traffico, si confermano un’occasione importantissima per la conoscenza archeologica della città e per ricostruire, come in questo caso, il volto urbanistico della città medievale e moderna.

Padova. Presentato il Progetto San Basilio: lo scavo, le ricerche, la valorizzazione del sito nel comune di Ariano nel Polesine (Ro) che era già un polo di scambio mercantile, centro logistico e di relazioni, sul Delta del Po prima di Adria e Spina. Ruolo che continua anche con i Romani

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L’area archeologica di San Basilio, vicino ad Ariano Polesine: i reperti sono al museo di Adria (foto drm-veneto)

padova_liviano_giornata-di-studi_archeologia-a-san-basilio_locandinaPrima di Adria e Spina c’era già un polo di scambio sul Delta del Po: l’odierno sito di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). I 1200 e più anni di vita del centro offrono documenti essenziali per tracciare la storia antica della Pianura padana e del Polesine in particolare e hanno attirato l’attenzione degli studiosi fin dagli anni Settanta/Ottanta del secolo scorso. Dopo le prime ricerche, nuove campagne di scavo si sono svolte negli anni Novanta (soprintendenza Archeologica del Veneto) e quindi più intensamente dal 2018 grazie alla collaborazione tra università di Padova, università Ca’ Foscari di Venezia, soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza e direzione regionale Musei Veneto e sostenute dalla Fondazione Cariparo e dal Comune di Ariano nel Polesine. Il progetto era finalizzato a riprendere le attività di ricerca, alla promozione culturale e turistica anche in rapporto con il museo Archeologico nazionale di Adria e con la collettività e gli enti locali. Sul Progetto San Basilio è stato fatto il punto nella giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress”, venerdì 19 gennaio 2024 a Palazzo Liviano a Padova (vedi Padova. A Palazzo Liviano giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress” con la presentazione del Progetto San Basilio: ambiente, nuovi scavi età preromana ed età romana | archeologiavocidalpassato).

ariano-nel-polesine_san-basilio_centro-turistico-culturale_inaugurazione_locandinaMiti e leggende dell’antica Grecia narravano di un grande fiume, portatore di merci, ricchezze e risorse di ogni genere dalle terre degli Iperborei, le genti che vivevano a nord del mondo conosciuto. Il fiume celebre fino al cuore del Mediterraneo era il Po, allora chiamato Eridano, e alle foci dei molti bracci di questo corso d’acqua arrivarono i primi navigatori greci alla ricerca di nuovi mercati e di fecondi contatti con le popolazioni etrusche e venete della grande Pianura padana. I nuovi luoghi di incontro trovarono l’ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere, dove si incrociavano rotte marine, fluviali e terrestri. Nacque così l’abitato di San Basilio che divenne da subito punto di scambio multietnico fin da un’epoca (la fine del VII secolo a.C.) in cui ancora Spina e Adria non avevano conosciuto il loro primo sviluppo.

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Una fase dello scavo archeologico a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) curato dall’università d Padova (foto unipd)

L’abitato di San Basilio sembra così essere il più antico polo mercantile del sistema deltizio padano vivo da allora per secoli sviluppando la sua vocazione di centro logistico e di relazioni. Non a caso, proprio attraverso San Basilio viene tracciata nel 153 a.C. la via Annia, la più antica delle strade consolari romane che da Roma conduceva a Rimini, Adria, Padova e infine al caposaldo militare di Aquileia. Con l’età romana il ruolo di San Basilio crebbe progressivamente e nella piena età imperiale (tra I e V secolo dopo Cristo) il centro diventò un grande vicus di oltre 30 ettari, una stazione di sosta del sistema di comunicazione terrestri dello Stato romano (mansio Hadriani) e infine centro mercantile di prima grandezza che sembra pareggiare e superare Adria nella tarda antichità. Le migliaia di monete romane ritrovate nel sito raccontano il suo eterno ruolo di luogo di scambio e relazione tra popoli e comunità.

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L’area archeologica di via Brenta a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

L’area archeologica di via Brenta. Nel corso delle stagioni 2022 e 2023 la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le Province di Verona Rovigo e Vicenza (Giovanna Falezza) ha completato l’intervento di ripristino, pulizia e valorizzazione dell’area archeologica posta al centro del sito (via Brenta), messa in luce da scavi negli anni Novanta del secolo scorso e già interessata da un grosso intervento di restauro grazie al Progetto interregionale Italia-Croazia denominato Value. È qui visibile un grandioso edificio di età imperiale romana utilizzato come horreum, magazzino per prodotti alimentari, che qualifica San Basilio come uno dei più grandi centri mercantili della tarda età imperiale romana, nonché i resti del primo nucleo paleocristiano (chiesa, battistero e sepolcreto).

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Bronzetto di produzione etrusca dall’area archeologica di San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) (foto unipd)

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Progetto “San Basilio. Alla riscoperta del passato”: campionature (foto unive)

Lo scavo dell’abitato etrusco. Dopo gli interventi del 2018 e del 2019 le ricerche sull’abitato etrusco sono proseguite grazie all’impegno dell’università di Padova (Silvia Paltineri) e dell’università Ca’ Foscari di Venezia (Giovanna Gambacurta) che operano in regime di convenzione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza (Giovanna Falezza). L’università di Padova ha condotto due scavi. Nel primo, più esteso, è stata messa in luce la pavimentazione di un edificio, già oggetto di ampia spoliazione in antico, che presentava un alzato e una copertura in materiale deperibile. Fra i materiali ritrovati si segnalano ceramica etrusca di produzione locale, ceramica veneta e ceramica di importazione greca, sia corinzia che attica a figure nere. Nel secondo scavo, aperto più a Nord in un’area compromessa da lavorazioni agricole e dall’impianto di un frutteto, sono stati messi in luce pali lignei parzialmente conservati e abbondante materiale ceramico, soprattutto bucchero etrusco. Tra i rinvenimenti, del tutto eccezionali sono alcuni bronzetti di produzione etrusca, presumibilmente di Orvieto o di Vulci, a forma di quadrupede e di felino, che in origine erano utilizzati per decorare recipienti di alto pregio. L’università Ca’ Foscari di Venezia si è concentrata sulla comprensione dell’estensione dell’abitato e delle sue caratteristiche in rapporto ai commerci greci e adriatici. Le aree di scavo aperte nel corso degli ultimi due anni hanno portato all’individuazione di un canale destinato al drenaggio delle acque, indispensabile in un territorio anfibio, oltre che delle caratteristiche costruttive delle abitazioni e delle vicine aree destinate alle produzioni. Tra i materiali rinvenuti si segnalano prestigiosi frammenti di ceramica daunia e attica a figure nere.

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Lo scavo della villa romana a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) curato dall’università di Padova (foto unipd)

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Iscrizione in marmo che celebra l’istituzione di una fondazione funeraria, rinvenuta nella campagna 2023 a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) (foto unipd)

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Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)

Lo scavo e le ricognizioni nell’abitato romano. Le attività di ricerca condotte dall’università di Padova (Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef) in convenzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza) interessano la fase romana del sito di San Basilio, che in questa fase costituì uno snodo commerciale di fondamentale importanza posto all’incrocio tra vie di terra (via Annia-Popillia) e le vie d’acqua. Dal 2022 sono riprese le indagini archeologiche presso la cosiddetta “villa romana”, già in parte scavata negli anni Settanta del secolo scorso. I nuovi scavi hanno permesso di individuare ulteriori ambienti appartenuti all’edificio e di riportare in luce oltre 450 monete e altri preziosi reperti, tra cui un’iscrizione in marmo che celebra l’istituzione di una fondazione funeraria con cui venivano donate somme di denaro al collegio dei fabbri. A fianco delle attività di scavo sono in corso di svolgimento una serie di ricerche topografiche, finalizzate alla ricostruzione dell’organizzazione dell’antico abitato. Sono state condotte, da un lato, attività di raccolta di superficie dei materiali ceramici antichi con l’impiego di tecnologie digitali di tipo Mobile Mapping e, dall’altro, ricerche da remote e proximal sensing, che hanno visto l’impiego di un drone termico e di un drone multispettrale. Tutti i dati raccolti sono stati fatti confluire all’interno di una piattaforma GIS, che fungerà da base per lo sviluppo di un webGIS tematizzato, interamente dedicato al patrimonio archeologico di San Basilio. L’utilizzo del drone con sensori multispettrali e dei sistemi di prospezione magnetica hanno permesso l’eccezionale scoperta della posizione e della precisa articolazione di un edificio romano prima del tutto sconosciuto, che sarà oggetto di scavo dal mese di maggio 2024. Queste attività di ricognizione e prospezioni geofisiche hanno inoltre permesso di individuare altri edifici e di meglio definire l’articolazione dell’abitato romano che aveva un’estensione di oltre 30 ettari, pari a quello di una piccola città.

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L’ingresso del rinnovato Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)

Il riallestimento del Centro turistico culturale. Nell’ottica di creare un punto informativo adeguato alla comprensione delle aree archeologiche e del suo ambiente, la nuova stagione di attività ha visto il rinnovamento del Centro Turistico Culturale come luogo di lettura del complesso rapporto tra uomo e ambiente nella storia della regione polesana, tema dominante fin dal primo allestimento del 1995. Il già importante lavoro svolto nel primo allestimento è stato integrato nel 2021 con nuove opere di riqualificazione tecnico-strutturale e valorizzazione del Centro, nonché con l’allestimento della sezione relativa al celebre albero monumentale “Quercia di Dante”.

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I monitor con i contributi video che arricchiscono il percorso del Centro turistico culturale San Basilio (foto drm-veneto)

Il nuovo progetto completato e presentato nel 2024, concepito dall’architetto Nicola Nottoli con l’organizzazione e il coordinamento di Jacopo Bonetto, Marco Bruni, Alberta Facchi e Giovanna Falezza, prevede un sistema espositivo anulare che presenta in forma fisica il tema dell’“isola” di Ariano, della “duna” (Dune fossili) e della centralità geografica di San Basilio, luogo paradigmatico della stratificazione storica del Delta. Gli elementi del precedente allestimento sono integrati e affiancati dai nuovi, in modo da creare un percorso narrativo funzionale alle esigenze del pubblico. Lungo il percorso ad anello si dipana un racconto di sintesi che regge il filo dello sviluppo storico del sito dall’età etrusca all’età tardo antica/alto-medioevale. Un racconto articolato in 5 “tappe”, con teche che racchiudono i reperti maggiormente rappresentativi e iconici. Questi sono, per lo più, di nuova selezione dai depositi del museo Archeologico nazionale di Adria, rappresentando delle vere novità, e introducono i visitatori alle tematiche esposte nelle precedenti vetrine, che sono contenute in due piccole sale laterali. L’applicazione di una boiserie alle pareti del lucernario centrale, la ‘piramide’, consente un trattamento personalizzato dell’illuminotecnica e la visione dei numerosi monitor, cui è affidata una parte del racconto visivo.

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Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)

I temi sviluppati nel percorso ad anello sono: “San Basilio, un centro multiculturale” dove una sezione introduttiva spiega le peculiarità di questo centro, nato sullo scorcio del VII secolo a.C. come primo approdo di scambi commerciali tra mondo italico, etrusco e mediterraneo; “Un porto dell’Etruria Padana” in cui si viene introdotti al tema degli Etruschi a San Basilio, anche in rapporto agli altri centri dell’Etruria padana sia per gli aspetti della cultura materiale che per le tecniche costruttive; “La trasformazione del sito nell’età della Romanizzazione” che occupa la vetrina centrale, vera protagonista del percorso, che ospita un eccezionale tesoretto di cui rimangono 124 denari e quinari d’argento di età repubblicana; “Roma e San Basilio” è il tema della quarta sezione, nella vetrina del percorso circolare sono esposti materiali edilizi, ma il tema è sviluppato bene all’interno della sala di approfondimento, dedicata, oltre che alle architetture della Mansio Hadriani, al vasellame da mensa e agli scambi commerciali; “San Basilio e la cristianizzazione del Delta” qui si trovano i materiali più integri e significativi provenienti dai corredi funebri della necropoli paleocristiana rinvenuti presso il battistero paleocristiano.

Padova. A Palazzo Liviano giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress” con la presentazione del Progetto San Basilio: ambiente, nuovi scavi età preromana ed età romana

padova_liviano_giornata-di-studi_archeologia-a-san-basilio_locandinaFu il primo polo logistico sul Delta del Po in epoca pre-romana, San Basilio, abitato sorto verso la fine del VII secolo avanti Cristo – oggi nel comune di Ariano Polesine (Rovigo) – punto di scambio multietnico prima ancora che Spina e Adria conoscessero il loro sviluppo. È in questa importante area archeologica che in questi anni si sono svolte campagne di ricerca e studi da parte delle università di Padova e di Venezia, sulle quali farà il punto una giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress”, che si tiene il 19 gennaio 2024 in sala Sartori di Palazzo Liviano, in piazza Capitaniato 7 a Padova. Nell’occasione sarà illustrato il Progetto San Basilio, da parte di oltre trenta relatori di profilo internazionale, attraverso tre focus che approfondiranno il paesaggio e l’ambiente, i nuovi scavi sull’età preromana e romana. Miti e leggende dell’antica Grecia narravano di un grande fiume, portatore di merci, ricchezze e risorse di ogni genere dalle terre degli Iperborei, le genti che vivevano a nord del mondo conosciuto. Il fiume celebre fino al cuore del Mediterraneo era il Po, allora chiamato Eridano, e alle foci dei molti bracci di questo corso d’acqua arrivarono i primi navigatori greci alla ricerca di nuovi mercati e di fecondi contatti con le popolazioni etrusche e venete della Pianura padana. I nuovi luoghi di incontro trovarono l’ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere. Nacque così l’abitato di San Basilio che divenne da subito punto di scambio multietnico. Non a caso, proprio attraverso San Basilio viene tracciata nel 153 avanti Cristo la via Annia, la più antica delle strade consolari romane che da Roma conduceva a Rimini, Adria, Padova e infine al caposaldo militare di Aquileia. Nel corso delle stagioni 2022 e 2023 la soprintendenza Archeologia Belle arti e paesaggio per le Province di Verona Rovigo e Vicenza ha completato l’intervento di ripristino, pulizia e valorizzazione dell’area archeologica posta al centro del sito (via Brenta), messa in luce da scavi negli anni Novanta. Qui è riemerso un grande edificio di età imperiale romana, utilizzato come horreum, magazzino per prodotti alimentari, che qualifica San Basilio come uno dei più grandi centri mercantili della tarda età imperiale romana. Programma: 9, saluti istituzionali; 9.30, Il progetto San Basilio; 10, Le ricerche pregresse; 11.40, Discussione e pausa caffè; 12, Le nuove ricerche; 13.30, Discussione e pausa pranzo; 15, I nuovi scavi: l’età preromana; 16.20, Discussione e pausa caffè; 16.40, I nuovi scavi: l’età romana; 18, discussione e chiusura lavori. Programma completo: https://www.beniculturali.unipd.it/…/giornata-di-studi…/.

Ariano nel Polesine (Ro). Inaugurazione del nuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio e dell’area archeologica di via Brenta

ariano-nel-polesine_san-basilio_centro-turistico-culturale_inaugurazione_locandinaNuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). L’inaugurazione mercoledì 17 gennaio 2024, dalle 11 alle 13, al Centro Turistico Culturale San Basilio, via San Basilio 12, San Basilio, Ariano nel Polesine (Ro). Inoltre dalle h16:00 alle h18:30 il Centro rimarrà aperto per accogliere tutti i visitatori. Si tratta di un evento che vede coinvolto il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova a conclusione di un lungo lavoro di riallestimento del prezioso museo Archeologico sul Delta del Po. È questa l’area dove il Dipartimento conduce ricerche archeologiche da molti anni, con il supporto del Comune, della Fondazione Cariparo, della Provincia di Rovigo e di molti altri soggetti. Le ricerche sono condotte in collaborazione con l’università Ca’ Foscari di Venezia, con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza e con la direzione regionale Musei (museo archeologico nazionale di Adria). Il programma della mattinata. Alle 11, i saluti di Luisa Beltrame, sindaco di Ariano nel Polesine; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Gilberto Muraro, presidente della fondazione Cariparo; Cristiano Corazzari, assessore Regione Veneto; Moreno Gasparini, presidente parco regionale veneto Delta del Po; Daniele Ferrara, direttore regionale Musei del Veneto; Fabrizio Magani, soprintendente ABAP di Verona Rovigo e Vicenza; Giovanna Falezza, direttore museo Archeologico nazionale di Verona. Alle 11.30, gli interventi di Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria; Nicola Nottoli, architetto progettista dei nuovi allestimenti; Jacopo Bonetto, dell’università di Padova. Alle 12, inaugurazione del Centro turistico culturale. Alle 12.45, inaugurazione dell’area archeologica di via Brenta. Seguirà un buffet nell’aula didattica dell’azienda agricola Forzello.

Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini” promosso da soprintendenza, università di Padova e Roma, e CPSSAE nell’ambito del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo. Parleranno tutti i protagonisti delle ricerche. Per i bambini un laboratorio speciale

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Non sono passati neppure due mesi dalla chiusura della campagna 2023 a Frattesina e Villamarzana, in Polesine, nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, ed è tempo di “rendere conto” agli abitanti di questi territori, prima ancora che agli studiosi, quanto emerso dalle ultime ricerche e quali prospettive ci sono per il futuro. Così, In linea con la mission del progetto, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma La Sapienza e il CPSSAE in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) e le amministrazioni comunali di Fratta Polesine e Villamarzana, organizzano per sabato 18 novembre 2023, alle 16.15, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini”, con l’obiettivo di presentare alle comunità locali i risultati raggiunti nel corso delle campagne di scavo condotte nell’estate 2023. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it, 0425668523. Per i bambini, nella stessa giornata, alle 15.30, sarà organizzato sempre al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, un laboratorio didattico gratuito a cura della cooperativa sociale Scatola Cultura, dedicato allo scavo archeologico. Info e prenotazioni: visitmuseofrattapolesine@scatolacultura.it, 3891208491

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Proprio grazie ai finanziamenti di fondazione Cariparo, Soprintendenza, Università di Padova e Roma, e CPSSAE hanno potuto riprendere gli studi sui grandi insediamenti della fine dell’età del bronzo e dell’inizio dell’età del ferro (XII-X secolo a.C.) di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana che, in quel periodo storico, rappresentavano uno snodo di importanza fondamentale nelle relazioni tra Europa, Italia peninsulare e Mediterraneo. In tal senso, il progetto “Prima Europa” prevede, oltre allo studio e alle analisi dei reperti provenienti da indagini pregresse, anche e soprattutto la ripresa delle ricerche sul campo, al fine di fornire un’immagine più precisa possibile delle caratteristiche dei due abitati e più in generale dell’organizzazione territoriale del Polesine.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Apriranno l’incontro i saluti istituzionali di Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Paolo Carafa, prorettore del Patrimonio archeologico della Sapienza-Università di Roma; Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al sistema bibliotecario di Ateneo dell’università di Padova; Elena Biasin, consigliere del Comune di Rovigo per il museo dei Grandi Fiumi; Cinzia Mantovani, assessore alla Cultura del Comune di Fratta Polesine; Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; e Adriano Azzi, presidente dell’associazione “Il Manegium”.

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L’archeologo Paolo Bellintani del CPSSAE segue gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Seguiranno gli interventi dedicati ai risultati degli scavi archeologici tenuti da Andrea Cardarelli (uniroma), Paolo Bellintani (cpssae), Nicola Cappellozza (sap) e Ivana Angelini (unipd) per lo scavo di Frattesina (“Le indagini 2023 a Frattesina di Fratta Polesine: primi risultati e prospettive future”) e da Michele Cupitò (unipd) e Paola Salzani (sabap-vr) per lo scavo di Villamarzana (“Le indagini 2023 nel sito di Villamarzana: primi risultati e prospettive di ricerca”). Un contributo sarà infine dedicato alle attività di comunicazione e archeologia pubblica realizzate nell’ambito del progetto dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con Maria Letizia Pulcini e Andrea Gardina (drm-veneto) su “Raccontare l’Archeologia. Attività di comunicazione e valorizzazione delle indagini 2023 a Frattesina e Villamarzana”.

Verona. Piero Gazzola: nuove letture”: nella sede della Sabap presentazione degli ultimi due recenti libri sull’operato di Piero Gazzola che è stato senza dubbio un protagonista della cultura architettonica e del restauro della seconda metà del Novecento, in Italia e in Europa

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Piero Gazzola, protagonista della cultura architettonica e del restauro della seconda metà del Novecento, in Italia e in Europa (foto associazione archivio piero gazzola)

“Piero Gazzola: nuove letture”: la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza insieme all’Associazione Archivio Piero Gazzola organizza per il giorno 6 ottobre 2023, alle 17, nella propria sede, in piazza San Fermo 3/A a Verona, la presentazione di due novità editoriali dedicate all’operato di Piero Gazzola che è stato senza dubbio un protagonista della cultura architettonica e del restauro della seconda metà del Novecento, in Italia e in Europa. Le attività scientifiche e l’operato del soprintendente veronese sono state, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, oggetto di studi, pubblicazioni e convegni. A poco più di dieci anni dall’uscita dell’ultimo volume dedicato alla sua figura e al suo impegno di ricerca, didattico, istituzionale e politico, torna l’attenzione su di lui con due nuovi libri dati alle stampe, a distanza di pochi mesi, tra il 2021 e il 2022: “Piero Gazzola: scritti inediti di un manuale del restauro dei monumenti” (Editori Paparo, Napoli) di Claudia Aveta e “Piero Gazzola. Tutela e restauro dei castelli” (Marsilio Editori, Venezia) di Chiara Mariotti. La complessità del periodo nel quale vive e opera Gazzola è matrice stessa delle sfide culturali che è stato chiamato ad affrontare e alle quali ha fornito contributi di rilievo, sia sul piano teoretico che operativo, in ambito nazionale e internazionale: dalla ricostruzione dei monumenti danneggiati dalla guerra alla salvaguardia dei centri storici e dell’ambiente; dalla revisione dei principi alla base della tutela del patrimonio monumentale con la Carta di Venezia alla formazione del personale specializzato; dalla conservazione attiva del costruito, con particolare riguardo all’architettura fortificata, all’incontro legittimato tra preesistenza e progetto.

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Ritratto di Piero Gazzola (foto associazione archivio piero gazzola)

Programma. Dopo i saluti di Fabrizio Magani, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Claudio Carcereri de Prati, presidente dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona; Fiorenzo Meneghelli, vice-presidente dell’istituto italiano dei Castelli; Pia Gazzola, presidente dell’associazione Archivio Piero Gazzola; Silvia Dandria, funzionario della SABAP Vr e coordinatrice dell’associazione Archivio Piero Gazzola; Bianca Gioia Marino, professoressa di Restauro architettonico all’università Federico II di Napoli; Andrea Ugolini, professore di Restauro architettonico all’università di Bologna; intervengono Daniela Esposito, professoressa di Restauro architettonico a Sapienza università di Roma; Annunziata Maria Oteri, professoressa di Restauro architettonico al Politecnico di Milano; Andrea Pane, professore di Restauro architettonico alla “Federico II”. Saranno presenti le autrici Claudia Aveta e Chiara Mariotti, e gli editori Paparo e Marsilio.

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Copertina del libro “Piero Gazzola: scritti inediti di un manuale del restauro dei monumenti” (Editori Paparo, Napoli) di Claudia Aveta

Piero Gazzola: scritti inediti di un manuale del restauro dei monumenti. Tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, nell’intenso e fecondo dibattito sul restauro e sulla conservazione del patrimonio architettonico ed ambientale avvenuto in Italia ed all’estero emergeva, tra gli altri esperti, una personalità colta e dinamica di alto rilievo, Piero Gazzola, di cui è ben noto anche l’apporto dato, con Roberto Pane, alla elaborazione della Carta di Venezia (1964). Sono anni nei quali nella disciplina del restauro si registra una straordinaria evoluzione, i cui innovativi concetti hanno rappresentato l’humus di studi e ricerche che si sono sviluppati negli ultimi decenni del secolo scorso e sono oggetto del dibattito attuale.

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L’architetto Claudia Aveta dell’università “Federico II” di Napoli

Claudia Aveta, architetto, Ph.D. in Conservazione dei Beni architettonici, è ricercatore di Restauro architettonico dell’università di Pisa, ha dedicato a Gazzola il suo percorso formativo a partire dalla ricerca di dottorato e ha pubblicato su di lui due volumi: “Piero Gazzola. Restauro dei monumenti e tutela ambientale” (2007); “Piero Gazzola: scritti inediti di un manuale del restauro dei monumenti” (2021). In quello più recente, la studiosa propone una riflessione critica su di una serie di scritti inediti, dallo stesso soprintendente intitolati Manuale del restauro architettonico, ritrovati e catalogati nell’Archivio a lui dedicato, in S. Ciriaco di Negrar. Un capitolo introduttivo è risultato utile a definire il coevo contesto storico-culturale nel quale si svolgeva l’attività di Gazzola, in ambito nazionale e internazionale. Poi, si ritrova il commento critico dell’autrice, con riferimento puntuale ai vari capitoli del Manuale. Il linguaggio di Gazzola risulta colto, ma diretto e divulgativo, coerente con un messaggio rivolto alle giovani generazioni di architetti, a cui intende disvelare le sue appassionate convinzioni, frutto di tante esperienze e di tante battaglie culturali.

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Copertina del libro “Piero Gazzola. Tutela e restauro dei castelli” (Marsilio Editori, Venezia) di Chiara Mariotti

Piero Gazzola. Tutela e restauro dei castelli. Il saggio indaga il contributo di Piero Gazzola (1908-1979) alla tutela e al restauro dei castelli, o meglio, delle architetture fortificate. Approfondendo un capitolo inedito della ricerca dello studioso, offre una lettura della vicenda-fortificazioni attraverso la lente della conservazione, con particolare riferimento alle acquisizioni teoriche maturate negli anni sessanta. L’ambito dei castelli, solo apparentemente settoriale, si rivela un osservatorio privilegiato per descrivere un più ampio spaccato della disciplina nel secondo Novecento, e la stessa azione di Gazzola per le strutture munite risulta ricentrata a favore del costruito esistente. In generale, le riflessioni che il saggio elabora si collocano nell’alveo degli studi rivolti al tentativo di rendere attuale l’architettura del passato, sono incentrate sulla relazione tra la dimensione diacronica delle fabbriche storiche e il rapporto sincronico da istituire con la contemporaneità e bilanciano cultura della conservazione e progetto.

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L’architetto Chiara Mariotti dell’università Politecnico delle Marche

Chiara Mariotti, architetto, Ph.D. in Architettura, è ricercatore di Restauro architettonico all’università Politecnica delle Marche e docente all’università di Bologna. Svolge attività didattica e di ricerca su aspetti teorico-critici e tecnici del restauro del patrimonio costruito; tra le sue linee di ricerca emerge quella sulla conservazione delle architetture fortificate, dai castelli medievali alle difese contemporanee, che affronta a partire dalla Tesi di Dottorato dal titolo “Il restauro dei castelli in Italia 1964- 2014”. In quella ricerca sono già presenti gli stimoli che porteranno, sulla scorta di approfondite ricerche nell’Archivio di San Ciriaco di Negrar, alla pubblicazione del volume “Piero Gazzola. Tutela e restauro dei castelli”, edito da Marsilio nel 2022. Lo scritto si configura come rilettura critica e intenzionalmente diretta dell’opera teoretica, operativa e istituzionale di Gazzola, sotto la cifra specifica e singolare del “castello” o, meglio, dell’architettura fortificata; ne ripercorre l’attività e il ruolo presso gli Istituti castellani internazionali e nazionali (Internationales Burgen Institut e Istituto Italiano dei Castelli), parte dai castelli ma li assume a paradigma di riflessioni più generali, osservatorio privilegiato per descrivere un più ampio spaccato della disciplina nel secondo Novecento.

Villamarzana (Ro). Al teatro parrocchiale la conferenza “Nuove ricerche archeologiche nell’insediamento protostorico di Villamarzana. Acquisizioni recenti e prospettive”

villamarzana_teatro_conferenza-nuove-ricerche-archeologiche-nell-insediamento-protostorico-di-villamarzana_locandinaMercoledì 26 luglio 2023, all’interno del progetto “Prima Europa: La Protostoria del Polesine” con la collaborazione della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, “Sapienza” università di Roma e il Centro polesano di Studi storici archeologici etnografici, al teatro parrocchiale di Villamarzana (Ro), alle 21, è in programma la conferenza “Nuove ricerche archeologiche nell’insediamento protostorico di Villamarzana. Acquisizioni recenti e prospettive”. Intervengono Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; Paola Salzani e Paola Bianchi, soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Michele Cupitò e David Vicenzutto, dipartimento dei Beni culturali, università di Padova.

“Archeologia dietro le quinte”: per le giornate europee dell’archeologia la soprintendenza di Verona apre la sede per far scoprire l’attualità degli scavi, gli avanzamenti di alcune importanti ricerche e la diversità della disciplina

“Archeologia dietro le quinte”: la locandina dell’evento promosso dalla soprintendenza di Verona per le giornate europee dell’archeologia

“Archeologia dietro le quinte”: apertura serale straordinaria della propria sede di piazza San Fermo a Verona è quanto propone la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, in occasione delle giornate europee dell’archeologia, durante la quale i funzionari incontrano il pubblico. Ai visitatori sarà presentata l’attività di tutela e di ricerca archeologica: un’occasione per scoprire l’attualità degli scavi, gli avanzamenti di alcune importanti ricerche e la diversità della disciplina con la possibilità di avvicinarsi d alcuni contesti archeologici e antropologici, approfondendo aspetti legati alla tutela e alla conservazione. Nell’occasione sarò offerta al pubblico la visita guidata al complesso monumentale di San Fermo, sede della soprintendenza scaligera.

La necropoli di Pradelle di Nogarole Rocca datata tra il Campaniforme e l’Età del Bronzo (foto Sabap-Vr)

Appuntamento venerdì 14 giugno 2019 con “Archeologia dietro le quinte”. Inizia, alle 17.30, Paola Salzani su “Storie del regno dei morti. Le necropoli di Nogarole Rocca, Arano, Olmo di Nogara, Terranegra”. Il recente scavo a Pradelle di Nogarole Rocca, nella bassa pianura veronese, ha portato alla luce, all’interno e sulle sponde di un antico paleoalveo, importantissime tracce di una necropoli che si configura come l’unica e più importante rinvenuta in Italia settentrionale per la quale si possa ipotizzare una continuità di utilizzo tra età Campaniforme (2500-2200 anni BC) ed età del Bronzo (2200-1150 BC). Lo scavo della necropoli di Nogarole Rocca ha portato alla luce più di 40 sepolture, probabilmente in antico sovrastate da tumoli di terra (circa 25), tipologia ben conosciuta in Europa in necropoli coeve dell’età del Rame e del Bronzo Antico. Il rito sepolcrale non è uniforme, sia per la fase Campaniforme che per l’età del Bronzo si può parlare di biritualismo: alcuni individui venivano infatti cremati, altri invece inumati in posizione anatomica diversa. Alle 18, Irene Dori su “Le ossa raccontano. Il mestiere dell’antropologo”. Non tutti sanno in che cosa consista il lavoro degli antropologi. Viene spontaneo immaginare che chi è impegnato in attività accademiche insegni, svolga ricerche e segua lavori di tesi, ma non è altrettanto facile figurarsi che cosa facciano gli antropologi che lavorano come consulenti nelle istituzioni e nei programmi di sviluppo pianificato.

Il centro di produzione di ceramica (I-III sec. d.C.) scoperto in piazza Arditi a Verona (foto Sabap-Vr)

Alle 18.30, Claudia Cenci su “Storie di terracotta. Verona, piazza Arditi: un quartiere artigianale di età romana”. La piazza Arditi a Verona è posta nelle immediate adiacenze di piazza Bra, corrispondenti in età romana alla zona occidentale dell’immediato suburbio, fortemente urbanizzato sin dall’età augustea. A seguito della realizzazione di un parcheggio pertinenziale, sono venuti in luce dati estremamente interessanti sull’organizzazione topografica e la destinazione artigianale del quartiere al limite ovest del settore residenziale compreso tra la via Postumia e l’anfiteatro. Il quartiere meglio esplorato era destinato prevalentemente alla produzione di ceramica comune figulina da mensa. Sulla base dei materiali che accompagnavano gli scarichi, esso appare attivo tra l’età augustea e la metà del III secolo d.C. Vi sono state rinvenute almeno 9 fornaci, alcune di dimensioni molto ridotte, 14 vasche per la decantazione dell’argilla, due pozzi a perdere, alcune fosse per la collocazione dei torni e il dispositivo in pietra per l’inserimento della base di un tornio.

Il chiostro di San Fermo, parte della sede della soprintendenza di Verona

Alle 19, Giovanna Falezza su “L’incendio di una domus: il larario di via Oberdan a Verona”. Nel corso di lavori di un privato in via Oberdan, è stata portata alla luce una domus romana in cui è stato individuato un larario con almeno 13 statuette in bronzo e una maschera. Alle 19.30, Brunella Bruno e Giulia Campanini su “Archeologia dietro le quinte: aree archeologiche e depositi”. Alla fine i funzionari architetti saranno disponibili ad accompagnare i visitatori fornendo informazioni sul complesso monumentale di San Fermo.