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Vicenza. Durante i lavori di potenziamento della rete idrica in contra’ Porta Nova rinvenute quattro tombe romane con balsamari e coppe. I ritrovamenti sono stati recuperati dalla Soprintendenza per lo studio e il restauro

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La tomba a inumazione di epoca romana scoperta in contra’ Porta Nova a Vicenza (foto comune di vicenza)

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Coppetta e balsamari ritrovati nelle tombe a cremazione di epoca romana scoperte in contra’ Porta Nova a Vicenza (foto comune di vicenza)

Un importante rinvenimento archeologico è avvenuto in contra’ Porta Nova, dove Viacqua da agosto sta lavorando al potenziamento della rete idrica: scoperte alcune sepolture ad incinerazione e di una inumazione di epoca romana, in un’area della città in cui non erano precedentemente note attestazioni funerarie dell’antica Vicetia. Il cantiere di Viacqua aperto ad agosto è stato costantemente seguito da archeologi professionisti della Nea Archeologia Cooperativa in modo da intervenire rapidamente nel caso dell’emersione di evidenza archeologiche, come è di fatto avvenuto. Le operazioni di scavo e di documentazione dei resti, effettuate sotto la direzione della Soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza, sono attualmente in corso ed a breve arriveranno a conclusione.

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Giulia Pelucchini (Sabap Verona Rovigo Vicenza), Cristiano Spiller (assessore Comune di Vicenza) e Alberto Piccoli (Viacqua) nel sopralluogo in contra’ Porta Nova (foto comune di vicenza)

La scoperta è stata descritta nei giorni scorsi nel corso di un sopralluogo da Giulia Pelucchini della soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza, responsabile scientifica dell’indagine, alla presenza dell’assessore ai lavori pubblici e alla mobilità Cristiano Spiller e del direttore di Viacqua Alberto Piccoli. Era presente anche lo staff del museo Naturalistico Archeologico, a cui la Soprintendenza potrebbe affidare, grazie alla collaborazione già esistente, i reperti, una volta studiati e restaurati.

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Coppetta ritrovata nelle tombe a cremazione di epoca romana scoperte in contra’ Porta Nova a Vicenza (foto comune di vicenza)

“Sinora sono state portate alla luce tre tombe a cremazione, contenenti oltre alle ossa combuste elementi di corredo composti da balsamari vitrei, coppe e olpi in ceramica, a testimonianza della ritualità funeraria tipica dell’epoca romana”, spiega il soprintendente architetto Andrea Rosignoli. “Negli ultimissimi giorni è emersa un’inumazione. Tutti i materiali saranno recuperati e trasportati presso i depositi della Soprintendenza per le attività di studio e restauro”. “Non appena gli archeologi avranno completato il recupero di questi reperti di grande interesse per la storia di Vicenza”, precisa l’assessore Cristiano Spiller, “sarà possibile proseguire con il cantiere che in un paio di settimane concluderà le lavorazioni che più impattano sulla viabilità”.

Marano di Valpolicella (Vr). Per le GEP 2024 al tempio di Minerva si presentano i restauri in corso delle strutture conosciute e di quelle venute in luce nel 2023

marano_tempio-di-minerva_gep-2024_locandinaArrivano al Tempio di Minerva le Giornate Europee del Patrimonio 2024. Nell’area archeologica in questi mesi è in corso un importante progetto di restauro conservativo delle strutture conosciute e di quelle venute in luce con gli scavi archeologici del 2023. Sabato 28 settembre 2024, dalle 10.30 alle 13, saranno presenti i restauratori della ditta Rossignoli e della soprintendenza Abap Verona che racconteranno ai partecipanti in cosa consiste il loro lavoro al Tempio di Minerva.

GEP 2024 a Vicenza. Italia Nostra con soprintendenza e Crt gruppo archeologico propone “Alla scoperta di Vicenza romana In tre tappe”: Criptoportico, Corte dei Bissari e Teatro Berga con Palazzo Gualdo

vicenza_gep-2024_vicenza-romana-in-tre-tappe_locandinaAlla scoperta di Vicenza romana In tre tappe: Criptoportico, Corte dei Bissari e Teatro Berga con Palazzo Gualdo. Sabato 28 e domenica 29 settembre 2024 si celebrano in Italia le GEP – Giornate Europee del Patrimonio, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa. Italia Nostra, per questa edizione, focalizza l’attenzione sulla cura e valorizzazione dei siti archeologici di cui Vicenza conserva un importante patrimonio, con approfondimenti in particolare su Vicenza romana. In collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il museo Diocesano, i Musei Civici Vicenza, l’Ordine degli Avvocati di Vicenza, il C.R.T. Gruppo Archeologico di Vicenza e con il patrocinio del Comune di Vicenza organizza un percorso itinerante gratuito in centro storico, a piedi, con partenza dal Criptoportico in piazza Duomo. I turni delle visite saranno due per entrambe le giornate, con ritrovo al Criptoportico alle 9.15 e alle 10.10 e dureranno due ore circa. La visita del Criptoportico sarà a cura dei servizi Educativi del museo Diocesano mentre le visite della Corte dei Bissari e del Teatro Berga e Palazzo Gualdo saranno a cura del C.R.T. Gruppo Archeologico di Vicenza. Ciascun gruppo sarà composto da 15 persone al massimo. Prenotazione obbligatoria inviando una mail a vicenza@italianostra.org. Le visite non sono adatte a persone con difficoltà motorie. L’itinerario proposto in due turni prevede la visita del Criptoportico, appartenente ad una ricca domus, che costituisce uno dei migliori esempi in Italia per ampiezza e stato di conservazione. Nell’area archeologica della Corte dei Bissari, con accesso dalla Basilica Palladiana, si conosceranno le varie fasi abitative della città, dall’Età del Ferro al Rinascimento. Infine si potranno vedere i resti del Teatro romano Berga inglobati nel Palazzo Gualdo, sede l’Ordine degli Avvocati di Vicenza, di cui si visiteranno anche gli interni con magnifici esempi dell’arte barocca.

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Il criptoportico di piazza Duomo a Vicenza (foto mic)

Il criptoportico di piazza Duomo: un tesoro sotterraneo. Il Criptoportico è senza dubbio uno dei resti archeologici più significativi della Vicenza romana. Si tratta di una galleria sotterranea, parte di una domus patrizia, che testimonia la ricchezza e l’importanza della città durante l’impero romano. Il Criptoportico di Vicenza, caratterizzato da pareti in pietra calcarea e mattoni, mantiene ancora tracce dell’antico rivestimento in intonaco, testimoniando l’eleganza delle case patrizie dell’epoca. Questo spazio sotterraneo fu scoperto durante scavi nel corso del XX secolo e rappresenta un’opportunità unica per camminare nei passi degli antichi abitanti di Vicetia.

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L’area archeologica di Corte dei Bissari sotto la Basilica Palladiana, nel cuore antico di Vicenza (foto comune di vicenza)

L’area archeologica di Corte Bissari. Corte Bissari, situata nei pressi di piazza dei Signori, è un altro importante sito che testimonia la lunga storia di Vicenza. Qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce numerosi reperti che coprono un arco temporale molto vasto, dalle prime abitazioni dell’età del Ferro fino al Rinascimento. L’area di Corte Bissari è stata abitata continuativamente per secoli, rendendola un luogo di grande rilevanza storica. Durante l’epoca romana, questa zona centrale di Vicetia divenne un nodo vitale della città e centro della vita urbana. Nel Medioevo e nel Rinascimento, l’area mantenne la sua importanza strategica, e gli edifici romani vennero progressivamente trasformati o ricoperti da nuove costruzioni. Le ricerche archeologiche condotte a Corte Bissari rivelano dunque non solo la stratificazione fisica della città, ma anche quella sociale e culturale, fornendo una finestra preziosa su come la città si è evoluta attraverso i secoli.

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La pianta del teatro di Berga disegnata con tocco artistico da Giovanni Miglioranza (foto armellini)

Il Teatro Romano di Berga: l’antico centro della Cultura. Il teatro romano di Berga rappresenta uno degli edifici pubblici più importanti dell’antica Vicenza. Situato nella parte sudorientale della città, oggi inglobato nel Palazzo Gualdo, questo teatro era il centro della vita culturale e sociale romana. Costruito tra il I e il II secolo d.C., il teatro romano di Berga poteva ospitare fino a 5.000 spettatori, una capacità che sottolinea l’importanza della città all’interno dell’impero romano. Come molti teatri romani, era destinato a spettacoli di varia natura, tra cui rappresentazioni teatrali, orazioni pubbliche e celebrazioni religiose. Oggi, gran parte del teatro rimane nascosto sotto gli edifici moderni, ma alcune sezioni sono ancora visibili, come le gradinate superiori e parte del complesso scenico, che offrono un raro sguardo sulle grandi ambizioni architettoniche e culturali di Vicenza.

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Palazzo Gualdo a Vicenza, sede dell’ordine degli Avvocati (foto ordine avvocati vicenza)

Palazzo Gualdo è stato costruito agli inizi del XVI secolo dalla famiglia Gualdo sui ruderi del teatro romano di Berga. Il Palazzo, ricondotto genericamente ad ambiente accademico vicentino sensibile al linguaggio di Lorenzo da Bologna, presenta notevoli elementi architettonici emiliani e veneti nella facciata. All’interno, oltre a conservare strutture superstiti da fabbriche precedenti quattrocentesche e gotiche, è caratterizzato dal magnifico “Salone degli Imperatori” (detto anche di Carlo V) con notevoli affreschi e statue, nella sistemazione assunta verso la fine del ‘500 in ricordo della ospitalità data dai Gualdo all’imperatore Carlo V di Spagna, di passaggio a Vicenza. Dopo secoli di oblio, il teatro è stato riscoperto e valorizzato grazie agli scavi archeologici condotti tra il XIX e il XX secolo.

Villamarzana (Ro). Open day agli scavi diretti da Michele Cupitò dell’università di Padova con visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, allo scavo del sito protostorico e ai laboratori collegati allo scavo. Prenotazione obbligatoria

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Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)

Anche per il prof. Michele Cupitò e il suo team dell’università di Padova è arrivato il momento di aprire le porte dello scavo del sito protostorico di Villamarzana (Ro) a cittadini e interessati: c’è l’Open day 2024, esempio di archeologia pubblica all’interno del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. Un’occasione unica per curiosi, appassionati di storia, archeologia, territorio che vedrà questa volta protagonisti gli scavi di Villamarzana, dove stanno intervenendo studenti e ricercatori dell’università di Padova, diretti dal professor Michele Cupitò.

villamarzana_open-day-2024_locandinaL’appuntamento è per mercoledì 18 settembre 2024 alle 13.50 al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, in via Giovanni Tasso 1. Dalle 14 alle 15.30 visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, e il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova. Dalle 15.45 alle 16.45 visita guidata allo scavo in corso nel sito di Villamarzana con Paola Salzani, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con il prof. Michele Cupitò, David Vicenzutto e Claudio Bovolato dell’università di Padova. Infine, tra le 17 e le 17.45, visita guidata ai laboratori collegati allo scavo con Veronica Gallo, Cristina Ambrosini dell’università di Padova e Maria Sofia Manfrin dell’università di Milano. Presente per l’occasione anche Giuseppe Toffoli, vice presidente vicario della Fondazione Cariparo, che porterà ai partecipanti i saluti dell’ente.

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Un momento della campagna di scavo 2024 a Villamarzana (foto drm-veento)

Si ricorda che per partecipare è richiesta la prenotazione obbligatoria, fino ad esaurimento del numero massimo di posti disponibili, e che gli spostamenti tra Fratta Polesine e Villamarzana avverranno esclusivamente con mezzi propri. Si invitano inoltre i visitatori ad indossare indumenti e scarpe comodi per accedere al laboratorio e agli scavi. Per prenotazioni ed informazioni, è possibile contattare il museo archeologico nazionale di Fratta Polesine al numero di telefono 0425 668523 o all’indirizzo e-mail drm-ven.museofratta@cultura.gov.it. Il costo del biglietto di accesso al museo è di 2 euro.

Fratta Polesine (Ro). Ecco gli Open Day allo scavo di Frattesina: “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024”. Visita guidata all’Archeologico nazionale; approfondimenti su reperti da vecchi e nuovi scavi; visita allo scavo

fratta-polesine_Open-Day-Frattesina_programma_locandinaA tu per tu con gli archeologi. È passato poco più di una settimana (2 settembre 2024) dalla ripresa degli scavi archeologici nel sito di Frattesina di Fratta Polesine ed è già tempo di Open Day 2024 che permettono al grande pubblico di incontrare gli archeologi impegnati nelle ricerche nell’insediamento che, tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro, costituiva un importante centro di produzione e scambio in Europa e in tutto il Mediterraneo. Mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024 sono organizzati infatti due eventi di archeologia pubblica dal titolo “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024” per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità e le prospettive future direttamente dai responsabili dello scavo.

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Campagna 2023 a Frattesina: la fornacetta alla fine dello scavo (foto graziano tavan)

La campagna archeologica di quest’anno è dedicata in particolar modo allo scavo della fornacetta individuata nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro, oltre ad indagare alcuni aspetti rimasti ancora da chiarire sul villaggio e sulle sue attività. Gli scavi sono condotti dal dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza università di Roma e il CPSSAE Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e il Comune di Fratta Polesine.

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Open day 2023 sullo scavo di Frattesina di Fratta Polesine (foto drm-veneto)

Il programma delle giornate prevede: ore 15.30-16.30, visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, Andrea Cardarelli (Sapienza università di Roma) e Paolo Bellintani (Cpssae Rovigo) responsabili dello scavo di Frattesina. Ore 16.30-17.30, “Alla scoperta dei reperti dai vecchi e nuovi scavi” con Costanza Paniccia e Alessia Bovio, Sapienza università di Roma, e Ivana Angelini, università di Padova. Ore 17.30-18.30, visita allo scavo di Frattesina con Andrea Cardarelli e Paolo Bellintani. All’evento sarà, infine, presente anche un rappresentante della Fondazione Cariparo. Ritrovo alle 15.30, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, via Giovanni Tasso 1. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (MAX 35 PERSONE). Info e prenotazioni allo 0425668523 o via e-mail drm.ven-museofratta@cultura-gov-it. Biglietto d’ingresso al museo Archeologico nazionale a 2 euro. I partecipanti dovranno provvedere allo spostamento con mezzi propri.

Campagna 2024 nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) nell’ambito del progetto Prima Europa: anticipazioni e obiettivi. Ne parlano ad “archeologiavocidalpassato.com” il direttore dello scavo, prof. Michele Cupitò; il direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, Maria Letizia Pulcini; e il sindaco d Villamarzana, Daniele Menon

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Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)

Gli archeologi dell’università di Padova sono tornati a Villamarzana per la seconda campagna di scavo e ricerche nel sito protostorico, “aperta” ufficialmente nella serata di presentazione “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024” il 3 settembre 2024 al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine” sostenuto dalla fondazione Cariparo (vedi Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo | archeologiavocidalpassato). E gli obiettivi della campagna 2024 sono ambiziosi, come spiega il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo di Villamarzana, ad archeologiavocidalpassato.com. C’è innanzitutto la necessità di raccogliere nuovi dati per capire meglio le trasformazioni che hanno caratterizzato il X sec. a.C. anche il Medio Polesine con la nascita del sito di Villamarzana nel Sistema Medio Polesine. E poi capire meglio l’organizzazione – urbanistica e quindi socio-economica – del sito, se sia composto da due nuclei distinti ma collegati o se sia stato un unico grande agglomerato. A seguire lo sviluppo delle ricerche, con la comunicazione e la divulgazione, ci penserà anche quest’anno il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) come conferma ad archeologiavocidalpassato.com la direttrice Maria Letizia Pulcini. Per il Comune di Villamarzana è l’occasione per conoscere meglio la propria storia e le proprie origini e avere l’opportunità di “vivere” in diretta l’archeologia sul campo: ne è convinto il sindaco Daniele Menon che lo conferma ad archeologiaviocidalpassato.com.

“Oggi è il 3 settembre 2024 e possiamo considerare che questa giornata – spiega Michele Cupitò – sia l’avvio della seconda campagna di scavo nel sito di Villamarzana nell’ambito del progetto “Prima Europa”, progetto coordinato dalla soprintendenza per le province di Verona Rovigo e Vicenza e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Siamo al secondo anno, appunto: quindi è una prosecuzione di quanto abbiamo avviato già nell’inverno 2022. Gli obiettivi di questa campagna sono innanzitutto approfondire gli aspetti che abbiamo già sondato nello scorso anno. In particolare – con la giornata di oggi (3 settembre, ndr) – abbiamo già ampliato il settore di scavo. Riteniamo di poter identificare un edificio la cui funzione ancora non è chiara. Potrebbe essere un’abitazione, potrebbe essere una struttura di carattere produttivo, ma databile sempre al X sec. a.C., momento nel quale sappiamo il Medio Polesine ha un momento di trasformazione fondamentale con appunto la nascita del grande sito di Villamarzana e la nascita di quello che ora possiamo effettivamente chiamare Sistema Medio Polesine.

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Tavola sull’assetto del popolamento tra Adige e Po tra Bronzo finale 3 e primo Ferro (foto dbc-pd)

“Un secolo, il X, particolarmente problematico – sottolinea Cupitò -, nel senso che è meno noto rispetto ai secoli precedenti. In questo territorio, ma più in generale in Europa, in Italia e nel bacino del Mediterraneo, rappresenta un momento di grandissima trasformazione. Grandissima trasformazione dalla Grecia all’Europa, ma anche per l’area polesana, proprio perché rappresentava uno snodo fondamentale nei traffici che collegavano l’area alpina e l’area europea con l’Adriatico e il resto dell’Italia, si configura come un momento chiave.

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Gli straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, rinvenuti nel sito protostorico di Villamarzana: prima e dopo il restauro (foto dbc-pd)

“Lo scavo di Villamarzana quindi intende inserire dei tasselli maggiori – assicura Cupitò – per comprendere questo momento particolarmente complicato, particolarmente complesso, ma particolarmente importante dal punto di vista delle trasformazioni di carattere economico, socio-politico, commerciale. Già l’anno scorso con il rinvenimento di alcuni straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico, probabilmente prodotta o comunque legata alle produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, avevamo compreso come in questo momento problematico – come detto – il Medio Polesine era ancora un sistema estremamente attivo, estremamente fiorente. E quindi il nostro obiettivo di quest’anno è approfondire e inserire dei dati per comprendere questo aspetto. Anche perché questo aspetto prelude – e quindi i dati che riusciremo a considerare, a recuperare, saranno fondamentali in questo senso – all’inizio del IX secolo a.C. quando il sistema, fiorente per almeno tre secoli, implode. E come tutti i collassi di sistema dobbiamo ed è interessante comprenderne le ragioni.

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Prospezioni geofisiche a Villamarzana: in rosso le ricerche 2022, in giallo quele 2023. Rimane un tassello da studiare per il 2024 (foto dbc-pd)

“Sul piano operativo – continua Cupitò – procederemo come l’anno scorso, quindi con un impianto estremamente interdisciplinare, dalla geo-archeologia all’archeobotanica all’archeozoologia già direttamente sullo scavo. Ed estenderemo l’area di indagine dello scavo per comprendere in maniera più dettagliata la struttura, l’organizzazione del sito, quindi la planimetria, l’urbanistica di questo grande insediamento, ma proseguiremo anche con le prospezioni magnetometriche condotte dalla collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg soprattutto analizzando il segmento che unisce i due settori che abbiamo indagato per comprendere – aspetto estremamente importante – se questo sito – come apparirebbe dalle evidenze di superficie – è un insediamento costituito da nuclei separati ma ovviamente parte di un unico sistema oppure se è un unico grande insediamento.

villamarzana_sito-protostorico_obiettivi-2024_foto-dbc-pd“Importanti saranno anche le collaborazioni che abbiamo già avviato l’anno scorso, in particolare per quel che riguarda gli aspetti geo-morfologici, sedimentologici, con il prof. Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze di Padova perché in questo momento chiave, e soprattutto per la comprensione delle ragioni dell’implosione del sistema, è estremamente utile – conclude Cupitò – per capire se e quanto le trasformazioni di carattere ambientale, di carattere paleoidrografico (ricordiamoci che nell’Età del Ferro il Po di Adria cambia completamente corso e quindi scardina completamente i sistemi che si erano avviati nelle fasi precedenti) hanno avuto un peso oppure se – e sicuramente è anche così – hanno avuto un ruolo importante determinante anche quelle trasformazioni radicali sotto il profilo politico e socio-economico di cui vi ho parlato in precedenza”.

fratta-polesine_archeologico_settembre-al-museo-2024_locandinafratta-polesine_archeologico_laboratorio-archeologia-in-barattolo_locandina“Ricominciamo. Siamo tutti molto emozionati per questa ripresa. E il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine – spiega Maria Letizia Pulcini – si occuperà delle attività di comunicazione e di valorizzazione sia per gli scavi di Frattesina che per gli scavi di Villamarzana, ovviamente in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con le università – la Sapienza di Roma e l’università di Padova – e il CPSSAE di Rovigo. Stiamo già iniziando a muoverci sia sui nostri canali social sia con i comunicati stampa. Sia la stampa scritta che i giornali online stanno già rispondendo positivamente e stasera, appunto, 3 settembre c’è il primo degli eventi organizzato dal Comune di Villamarzana ma a cui noi partecipiamo proprio in virtù di questa rete di collaborazione di cui andiamo molto fieri. E poi a seguire ci saranno gli Open Day, ci sarà un’attività con i bambini prevista per sabato 7 settembre proprio per spiegare ai bambini con questo laboratorio ludico-didattico a cura di Scatola Cultura per spiegare ai bambini cos’è uno scavo archeologico. Ci sarà quindi una simulazione di scavo archeologico e costruiranno la loro stratigrafia in barattolo. Quindi quest’anno abbiamo pensato agli adulti ma anche ai visitatori più giovani proprio per avvicinarli all’archeologia e in particolar modo all’archeologia del Polesine. Seguiteci tutti. Così sarete aggiornati sulle novità di entrambi gli scavi di Frattesina e Villamarzana”.

“Sono il sindaco di Villamarzana. Per noi come comunità – sottolinea Daniele Menon – è molto importante questa serie di scavi archeologici che durano da anni ma in particolare lo scavo che c’è stato l’anno scorso e quello che faremo quest’anno perché permettono di scoprire quello che era la storia del nostro paese e le nostre origini. È un’opportunità che Villamarzana ha anche nel riscoprire quella che è l’attività dell’archeologo, perché ci saranno degli Open Day che permetteranno a tutti i cittadini a chi vuol vedere di seguire quello che è lo scavo in prima persona e quindi io penso che sia una cosa molto positiva e che ne valga la pena anche seguirla e anche partecipare alle varie attività che ci saranno nel corso di questo mese”.

Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo

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Sito ptotostorico di Frattesina: inizio dello scavo delal campagna 2024 (foto drm-veneto)

Tra settembre e ottobre 2024 il Polesine protostorico torna protagonista col progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”, finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, con lo scavo di Frettesina – già iniziato – curato dagli studiosi del dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza università di Roma e del Cpssae di Rovigo, e con lo scavo di Villamarzana con gli studiosi del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che inizierà il 9 settembre 2024, e che martedì 3 settembre 2024 sarà presentato, alle 21, nel teatro parrocchiale di Villamarzana, nella conferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”.

fratta-polesine_archeologico_settembre-al-museo-2024_locandinaAncora una volta parte attiva nel progetto “Prima Europa” sarà il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) con un settembre ricco di appuntamenti. Per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità, tornano, dopo il grande successo dello scorso anno, gli Open Day nei due siti, per un totale di quattro appuntamenti, in cui sarà possibile visitare insieme agli archeologi responsabili prima il Museo archeologico nazionale di Fratta Polesine e poi gli scavi: mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024, alle 15:30, scavi aperti a Frattesina e visita al museo, con aggiornamenti e prospettive future; mercoledì 18 e mercoledì 25 settembre 2024, alle 14, scavi e laboratorio materiali aperti a Villamarzana e visita al museo. Quest’anno, inoltre, è prevista anche un’attività pensata per i più piccoli: un laboratorio didattico per bambini/e dedicato proprio allo scavo archeologico, a cura di Scatola Cultura coop sociale, che si occupa di attività culturali e didattica: sabato 7 settembre 2024, alle 16.30, laboratorio didattico per bambini/e “Archeologia in barattolo”; venerdì 20 settembre 2024, alle 15, formazione per insegnanti a cura di Scatola Cultura.

villamarzana_teatro-parricchiale_conferenza-3000-anni-a-villamrzana_locandinaConferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”. Appuntamento il 3 settembre 2024, alle 21, al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine”. Intervengono Daniele Menon, sindaco di Villamarzana (Ro); Paola Salzani, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza; Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine; Michele Cupitò e David Vicenzutto del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova.

Esclusivo. Con la prof.ssa Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari) primo bilancio della campagna 2024 nel sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): emerge un disegno urbanistico progettuale. Kylikes e skyphoi ritrovati confermano l’importazione del vino e la diffusione della cerimonia del simposio, mentre la ceramica etrusca di imitazione ci riporta al centro di produzione di Adria

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Campagna 2024 dell’università Ca’ Foscari nel sito preromano di San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro): le aree di scavo viste da Nord (foto unive)


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La prof.ssa Giovanna Gmbacurta (università Ca’ Foscari) direttore dello scavo del sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unive)

C’è un disegno urbanistico progettuale nel sito etrusco di San Basilio ad Ariano nel Polesine: è una delle conclusioni giunte dalla campagna di scavo 2024, condotto dalla prof.ssa Giovanna Gambacurta del dipartimento di Studi Umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia, in convenzione con la Soprintendenza ABAP di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Un incendio ha provocato l’abbandono delle strutture emerse nella trincea settentrionale, molto danneggiata dalle arature, mentre nella seconda trincea aperta è emerso un piccolo edificio con pavimenti che potrebbe essere una casa ma anche una piccola bottega: tutti dati da verificare l’anno prossimo. Invece la ceramica attica a figure nere di importazione, con kylikes e skyphoi, conferma l’importazione del vino e la diffusione della cerimonia del simposio, mentre la ceramica etrusca di imitazione ci riporta al centro di produzione di Adria. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Giovanna Gambacurta in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

“Quest’anno, 2024, abbiamo ripreso lo scavo nel sito di San Basilio ad Ariano nel Polesine – spiega la prof.ssa Gambacurta – proseguendo un progetto che è cominciato nel 2018 e che conduciamo con l’università di Padova, con il Comune di Ariano nel Polesine, con la Soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza, e con il museo Archeologico nazionale di Adria, progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, cui dobbiamo la collaborazione e anche la possibilità di portare avanti queste ricerche con i nostri studenti di Ca’ Foscari.

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San Basilio 2024: area A, lo scavo della struttura incendiata intaccata dalle arature (foto unive)

 

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San Basilio 2024: area D, lo scavo del pavimento di capanna (foto unive)

“Quest’anno abbiamo riaperto due trincee che riguardano l’insediamento etrusco. Una prima, aperta nel 2023, dove la situazione è un po’ più difficile perché il sito è molto compromesso dalle arature. Qui stiamo cercando di capire a quali strutture ci troviamo di fronte. Nella seconda invece, che si trova in un punto più favorevole, abbiamo cominciato a rinvenire delle strutture più integre, che pensiamo di indagare più a fondo negli anni successivi. Queste due trincee sono dislocate in punti un po’ diversi anche dalle trincee degli anni precedenti, e questo perché stiamo cercando di ricostruire – insieme all’università di Padova – quello che poteva essere un orientamento coerente delle strutture dell’insediamento. E da queste ricerche sta emergendo un aspetto interessante: il sito di San Basilio, che nasce agli inizi del VI sec. a.C. – forse alla fine del VII, ha fin dall’inizio un orientamento coerente, una sorta di disegno progettuale che sembra corrispondere in molti degli insediamenti che popolano la zona del delta del Po, da Adria a quella che poi sarà Spina, con una progettualità molto previsionale che coinvolgeva probabilmente le strade, i canali su cui si affacciavano le abitazioni, e così via”.

“Nella trincea più settentrionale, aperta nel 2023, le strutture che erano parzialmente conservate sono state probabilmente abbandonate in seguito a un episodio di incendio. Troviamo infatti grandi strati di nero e di materiale carbonizzato. Probabilmente questo ha proprio causato un momento di abbandono, di stasi dell’insediamento.

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San Basilio 2024: area D, al centro pavimento di capanna con buche di palo (foto unive)

“Però queste strutture, dai materiali che troviamo e che poi vedremo un po’ nel dettaglio, si datano bene tra la fine del VI sec. e gli inizi del V sec. a.C., ed è la stessa cronologia che ritroviamo nell’altra trincea dove abbiamo probabilmente una struttura insediativa, una piccola casa in cui abbiano rinvenuto soprattutto gli apparati pavimentali che non sono stati affatto stati interessati da questo incendio che deve essere stato quindi un episodio del tutto localizzato”.

“I materiali rinvenuti a San Basilio hanno una caratteristica: sono purtroppo tutti macinati. Sono tutti frammenti molto piccoli e questo rappresenta naturalmente una difficoltà. Nonostante questo però si possono riconoscere alcuni di questi oggetti, e si può dare un inquadramento cronologico. Soprattutto quei materiali frammentari, che vengono dalle importazioni greche, sono produzioni di ceramica greca, per lo più a figure nere, come un frammento di kylix ci mostra. Si tratta soprattutto di kylikes e skyphoi, cioè le coppe più larghe, più profonde per bere, e quasi tutto questo vasellame è legato all’importazione del vino, e quindi a una cerimonia di simposio, di banchetto, che era una forma sociale collettiva importante in questo periodo di cui le ceramiche sono testimonianza.

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Campagna 2024 dell’università Ca’ Foscari nel sito preromano di San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro): fondo di skyphos di importazione attica (foto unive)

“Tra gli oggetti più significativi e anche un po’ più integri viene un piede frammentario, la parte finale, il fondo, di uno skyphos di produzione attica caratterizzato da lettere incise sotto il fondo. Non è l’unico frammento che presenta delle lettere, ne abbiamo trovati negli anni precedenti. Questo testimonia un uso di quelli che vengono identificati come trademarks, segni probabilmente di commercio, di mercato, perché non sono vere e proprie parole o nomi. Sono perlopiù segni o sillabe o sigle che si possono rifare ai produttori, al contenuto, alle quantità: è molto discusso il significato di questi segni. Ma rappresentano comunque un elemento documentario importante.

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Campagna 2024 dell’università Ca’ Foscari nel sito preromano di San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro): frammento di ceramica a figure nere, imitazione locale etrusca della produzione attica (foto graziano tavan)

“L’altro oggetto significativo è un frammento a figure nere su fondo rosso ma a larghe pennellate, quindi con una vernice molto diluita di una qualità decisamente diversa da quella di produzione attica. Esiste quindi un’imitazione locale etrusca della produzione attica che la riproduce senza riuscire ad averne la stessa qualità. La cosa significativa è che simile a questo frammento ci sono degli oggetti – una decina di vasi grandi e piccoli ad Adria – che sono stati identificati da numerosi studiosi forse proprio come una produzione locale adriese che imitava le figure nere. Il frammento trovato a San Basilio sarebbe l’unico fuori di Adria che faceva capo a questa officina di produzione locale”.

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San Basilio 2024: laboratorio di Ca’ Foscari, studio e schedatura dei reperti (foto unive)

“Dobbiamo pensare bene a quali sono le prospettive future per proseguire questo progetto che ci sta dando tante soddisfazioni e naturalmente speriamo che queste soddisfazioni siano condivise dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che è quella che ci sostiene. Ma abbiamo avuto una buona conferma anche da loro. Cosa faremo? Di sicuro delle due trincee che abbiamo aperto quest’anno, cercheremo di finire il lavoro su una, quella più settentrionale, quella più rovinata dalle arature, dove le situazioni sono meno evidenti, mentre approfondiremmo l’analisi dell’altra dove – come dicevo – emerge in parte una struttura insediativa, il pavimento di una casa, un insediamento domestico. E siccome emerge solo parzialmente probabilmente mireremo ad allargarla per vederne bene i confini e i limiti, e a capire in quale contesto si trovava questa casa, e se aveva delle funzioni specifiche. Ad esempio, se aveva una suddivisione di ambienti all’interno, se questi ambienti erano divisi per destinazione: quindi da quello abitativo a quello magari funzionale.

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San Basilio 2024: cote frammentaria (foto unive)

“Poteva essere anche una piccola bottega, ci poteva essere un piccolo livello artigianale. Dico questo perché abbiamo trovato anche dei macinelli, cioè dei ciottoli in pietra che potevano essere utilizzati come pestelli e come macine e questo ci fa pensare che lì potesse esserci una produzione di qualche tipo: si potevano macinare dai cereali anche alla ceramica per produrre quegli inclusi che servono poi alle stesse produzioni ceramiche, oppure si potevano macinare le scorie metalliche per la produzione di metallo. Quindi ci sono diversi tipi di attività possibili che dobbiamo cercare di approfondire.

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La prof.ssa Giovanna Gambacurta si confronta con i suoi studenti sullo scavo del sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)

“E sicuramente dovremo approfondire l’orientamento, le dimensioni e l’organizzazione interna di questo edificio e il suo legame con quello che era il contesto naturale. L’edificio è vicino a quello che era un canale che oggi è interrato ma che allora doveva in qualche modo attraversare l’abitato e fornire uno dei punti di approdo e di attracco e quindi economicamente rilevanti per la vita dell’insediamento. Quindi – conclude la prof.ssa Gambacurta – cerchiamo anche di inquadrare l’insediamento in una ricostruzione geomorfologica e ambientale complessiva antica”.

Marano di Valpolicella (Vr). Al Tempio di Minerva si recupera la Festa della Musica: visita guidata all’area archeologica e concerto “Nos” con Silvania Dos Santos Trio

marano_tempio-di-minerva_festa-della-musica_luglio-2024_locandinaAl Tempio di Minerva sul monte Castelon di Marano di Valpolicella (Vr) la “festa della musica” un mese dopo. Il concerto “Nos” con Silvania Dos Santos Trio era previsto il 21 giugno 2024 per il solstizio d’estate, ma era stato rinviato per il maltempo. La soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza ha fissato la nuova data: venerdì 26 luglio 2024 Festa della Musica sempre nell’area archeologica del Tempio di Minerva di Marano di Valpolicella. L’evento è finanziato dal Comune di Marano di Valpolicella e da BCC Valpolicella Benaco ed è organizzato in collaborazione con la soprintendenza ABAP di Verona e la Pro loco di Marano di Valpolicella. Alle 19.45, visita guidata all’area archeologica su prenotazione a info@tempiodiminerva.it; 20.45, concerto jazz “Nos” di musica popular brasileira: dagli albori, alla bossa nova di fine anni ’50, poi gli anni ’70 e ’80 (Chico Buarque, Caetano Veloso, Gilberto Gil), fino agli anni ’90, con Silvania Dos Santos (voce), Giancarlo Bianchetti (chitarra, percussioni); Ivan Tibolla (fisarmonica, pianoforte). Entrata gratuita fino a esaurimento dei posti. Alle 22, piccolo rinfresco davanti alla chiesa di Santa Maria Valverde offerto dalla Pro Loco. In caso di pioggia il concerto si terrà al teatro parrocchiale di Valgatara di Marano di Valpolicella (Vr).

Esclusivo. Con la prof.ssa Caterina Previato primo bilancio della campagna 2024 nel sito romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, nella villa romana un impianto termale e un accesso a una via d’acqua, e poi un edificio di grandi dimensioni che apre nuovi scenari per le future ricerche. Tra i reperti una piccola lucerna in bronzo

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Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)

La villa romana di San Basilio prende forma, si arricchisce per la presenza di un impianto termale e di un accesso a una via d’acqua, e poi ci sono i primi dati del nuovo edificio, di grandi dimensioni e di prestigio, e sicuramente vissuto vista la qualità dei materiali utilizzati e la presenza di pavimenti musivi che aprono ipotesi da verificare nei prossimi anni: sono i risultati più eclatanti da un primo bilancio provvisorio della campagna di scavo 2024, condotto dalla prof. Caterina Previato col prof. Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, in convenzione con la Soprintendenza ABAP di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Caterina Previato in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

CAMPAGNA 2024. “La campagna di scavo dell’università di Padova – dipartimento dei Beni culturali a San Basilio ha interessato anche l’insediamento di età romana il cui scavo è seguito da me – Caterina Previato – e dal prof. Jacopo Bonetto in convenzione con la soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, in particolare con Giovanna Falezza. Il progetto, finanziato dalla fondazione Cariparo, è iniziato tre anni fa e ha interessato innanzitutto l’area della cosiddetta villa romana, un edificio che è stato individuato casualmente negli anni ’70 del secolo scorso, indagato per alcuni anni dal professor Umberto Dalle Mulle e poi ricoperto. L’obiettivo iniziale era quello di riscoprire questo edificio, innanzitutto individuandolo sul terreno e poi indagandolo con i metodi moderni. Lo scavo è stato avviato due anni fa in corrispondenza di nuovi settori di questo edificio che abbiamo continuato a indagare anche nella campagna di scavo di quest’anno, durata cinque settimane, con un gruppo di studenti piuttosto nutrito: circa 16 persone sono state presenti ogni settimana sul cantiere.

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Il praefurnium, forno per il riscaldamento degli ambienti termali della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“Per quanto riguarda la villa romana, quest’anno ci siano dedicati ad approfondirne le diverse fasi cronologiche. Già l’anno scorso, infatti, avevamo individuato degli ambienti con pavimenti risalenti al V sec. d.C. Quest’anno abbiamo approfondito lo scavo, e abbiamo recuperato nuovi materiali relativi alle fasi precedenti di piena età imperiale. Un dato particolarmente interessante è stato quello relativo a un ambiente indagato nel cosiddetto “saggio 2” che è probabilmente collegabile a un settore termale di questo grande edificio, dove abbiamo individuato un praefurnium, quindi un forno per il riscaldamento degli ambienti termali, in ottimo stato di conservazione. Anche questo è stato scavato, rilevato, indagato, e ci permetterà anche di capire quando è stato in funzione ed è stato utilizzato.

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La pavimentazione in laterizi della riva del canale situato a Nord della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“Sempre in prossimità della villa, altri dati interessanti sono emersi nel settore più a Nord, dove abbiamo individuato quella che sembra essere una sorta di rampa di discesa, forse verso un canale o comunque una via d’acqua che doveva costeggiare la villa nel settore settentrionale, come sembra provare la presenza di alcuni pali di legno infissi nel terreno, metodo tipico nelle sistemazioni spondali.

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Il nuovo edificio individuato a Ovest della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“La campagna di scavo 2024 però ha interessato anche un altro edificio, finora sconosciuto, che è stato intercettato quasi casualmente nello scorso autunno grazie alle prospezioni geofisiche condotte dalla nostra collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg e anche ad alcune immagini da drone di tipo multispettrale che sono state realizzate dal collega Jacopo Turchetto sempre dell’università di Padova. Grazie appunto a queste indagini non invasive era stata riconosciuta la presenza di un grande edificio – finora del tutto sconosciuto – la cui planimetria era già ben identificabile da queste prime indagini. Abbiamo così deciso di indagarne la metà occidentale proprio per verificare quanto era visibile prima dello scavo. E la scoperta è stata importante perché l’edificio è effettivamente perfettamente conservato nelle sue strutture murarie che sono decisamente molto poderose, hanno fondazioni realizzate in blocchi di trachite che proviene dai colli Euganei: sono spesse oltre 90 centimetri a dimostrazione dell’imponenza dell’edificio e probabilmente del suo sviluppo in elevato. Abbiamo individuato anche un vano scala che ci fa ipotizzare la presenza addirittura di un secondo piano. La funzione di questo edificio resta al momento ignota, ma doveva avere sicuramente almeno alcuni vani a destinazione residenziale: ce lo dicono le tracce emerse dal terreno, in particolare moltissime tessere di mosaico e anche alcuni lacerti di mosaico emersi in alcuni vani. Era sicuramente un edificio anche molto ricco, perché lo stesso approvvigionamento della pietra da un luogo così distante ci testimonia che chi ha voluto questa costruzione aveva una certa disponibilità economica. L’anno prossimo continueremo senz’altro a indagare questo edificio ma anche la villa perché entrambi stanno riservando grandissime sorprese”.

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La lucerna in bronzo dallo scavo della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

CURIOSITÀ: LUCERNA IN BRONZO. “Anche lo scavo di quest’anno ci ha riservato grandi sorprese in termini di reperti. San Basilio è un sito che restituisce moltissimo. Non solo la consueta ceramica, ma anche materiali più pregiati, in particolare moltissimi reperti in metallo; numerosissime sono le monete – come già noto dagli scavi degli anni ’70 del Novecento – e anche quest’anno ne abbiamo ritrovate quasi cento, quindi numeri sempre molto consistenti. Però forse il reperto più bello ritrovato quest’anno è una piccola lucerna in bronzo perfettamente conservata che è stata ritrovata all’interno di una buca di uno degli ambienti della villa che stiamo indagando, forse nascosta appositamente in un momento difficile per chi abitava all’interno dell’edificio”.

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Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)

IL FUTURO: DEFINIRE LA PLANIMETRIA DEL NUOVO EDIFICIO. “Per l’anno prossimo sicuramente continueremo lo scavo sia all’interno degli ambienti della villa che abbiamo identificato alla ricerca delle fasi cronologiche più antiche, nel tentativo di ricostruire la funzione dei diversi settori di questo edificio che viene chiamato villa ma non era la consueta villa rustica diffusa in età romana. Allo stesso tempo però sicuramente continueremo anche le indagini nel nuovo edificio individuato poco più ad Ovest indagando nella metà orientale così da definirne nel complesso tutta la planimetria e anche per comprenderne meglio la funzione, la tipologia, per cercare di capire a che cosa servisse questo edificio e come fosse utilizzato, e anche cominciando a scavare alcuni degli ambienti presenti al suo interno per ricercarne appunto alcuni elementi in grado di fissarne la cronologia di costruzione e di vita. Nel frattempo nei mesi autunnali-invernali ci dedicheremo poi al consueto studio di tutti i materiali che abbiamo recuperato nella campagna di scavo di quest’anno, dalla ceramica alle monete ai metalli, nel tentativo proprio di ricostruire un altro frammento della storia di San Basilio in età romana”.