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“Figlio del lampo, degno di un re”: al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (Tv) una tre giorni per “riscoprire” la sepoltura di cavallo con una preziosa bardatura di 2500 anni fa: archeologi, restauratori e storici a confronto sul rapporto tra i veneti antichi e i cavalli, prima dell’inaugurazione del nuovo allestimento per la Tomba 49

Cavallino in bronzo dei veneti antichi (V-IV sec. a.C.) conservato al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo (foto G. Benedetti)

I veneti “dai bei cavalli” bianchi: proprio l’allevamento dei cavalli di razza aveva reso famosi i veneti antichi in tutto il mondo allora conosciuto. Li ricorda Omero nell’Iliade (“Èneti, stirpe delle mule selvagge”). Li cita un altro grande poeta greco, Esiodo (“Gli Iperborei dai bei cavalli che la terra dai molti pascoli aveva generato numerosi presso le rapide correnti dell’Eridano profondo”, dove per Iperborei si intendono le popolazioni dell’Alto Adriatico e per Erìdano il fiume Po). E il poeta lirico Alcmane per cantare la bellezza della sua amata ricorda quella dei destrieri veneti (“Àgido ci appare così bella, come se qualcuno ponesse in mezzo al gregge un cavallo vigoroso, vincitore di tornei, dagli zoccoli risonanti di sogni alati. Non vedi? Lei è un corsiero enetico”). Non stupisce quindi che gli archeologi di Oderzo davanti alla scoperta di una tomba dei veneti antichi con un’eccezionale sepoltura di cavallo abbiano brindato: era il marzo 2005 quando, proprio a pochi passi dal museo Archeologico “Eno Bellis”, nell’area dell’Opera Pia Moro, dove lungo il tratto interno della Postumia romana è stata individuata una necropoli dei veneti antichi, era venuta alla luce la Tomba 49 con la sepoltura di un cavallo impreziosita da una eccezionale bardatura di 2500 anni fa.

Le sepolture 11 e 49, le uniche equine, dalla necropoli preromana Opera Pia Moro di Oderzo (da Gambacurta)

La locandina della tre giorni opitergina “Figlio del lampo, degno di un re”

A tredici anni dalla scoperta, la bardatura del cavallo della Tomba 49, sottoposta in questi ultimi mesi a nuovi e approfonditi studi, ritorna ora agli occhi del pubblico in un nuovo allestimento al museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo. Ma non è l’unico motivo per andare a Oderzo in questo fine settimana. La fondazione Oderzo Cultura dedica infatti tre giorni al ritorno e alla riscoperta di uno dei più importanti reperti della collezione archeologica. Dal 23 al 25 novembre 2018, con l’evento “Figlio del lampo, degno di un re”, realizzato in collaborazione con la soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso e l’università Ca’ Foscari di Venezia, il museo Archeologico “Eno Bellis” ospita un fitto programma culturale incentrato sulla “riscoperta” della bardatura del cavallo: una giornata di studi (venerdì 23), l’inaugurazione del nuovo allestimento (sabato 24) e un laboratorio didattico per bambini (domenica 25). “Le ricerche archeologiche”, spiegano al museo, “hanno messo in rilievo l’importanza del cavallo nella cultura veneta, come testimoniano le evidenze funerarie, le rappresentazioni di cavalli nelle decorazioni di vasi e in numerosi oggetti e, non ultimo, le fonti storiche. La relazione tra l’animale e il ruolo politico e sociale del suo proprietario è testimoniata infine dai numerosi ritrovamenti di sepolture equine. La necropoli dell’Opera Pia Moro a Oderzo, attiva tra la fine del VI e il IV secolo a.C., ha restituito, oltre a numerosi tumuli, due tombe di cavalli: il cavallo della tomba 49 era deposto con la bardatura in ferro e bronzo. I recenti studi dedicati a questo straordinario ritrovamento, insieme al nuovo allestimento, sono l’occasione per celebrarne la riscoperta”. E il presidente della fondazione, Carlo Gaino: “È per noi l’occasione per riaffermare il valore delle scoperte conservate nel museo di Oderzo Cultura, un patrimonio che ci riempie di orgoglio, ma anche di responsabilità. Con questa tre-giorni, non solo si torna ad approfondire il tema della scoperta risalente al 2005, ma per l’intera città sarà il motivo per rivivere l’entusiasmo di quando il reperto riaffiorò dagli scavi nell’area che sorge proprio accanto al parco di Museo e Palazzo Foscolo”. E il soprintendente Andrea Alberti sottolinea: “La giornata di studi approfondisce un tema puntuale, quale il ruolo del cavallo nell’immaginario funerario dei Veneti di tremila anni fa a partire da un reperto unico come la bardatura rinvenuta nella tomba 49 di Oderzo, ed è l’occasione per ribadire la collaborazione scientifica e istituzionale tra la soprintendenza e la fondazione Oderzo Cultura”.

Lo scheletro del cavallo della tomba 49
Oderzo dalla necropoli dell’Opera Pia Moro esposto al museo Archeologico di Oderzo (foto C. Bugna)

L’ingresso del museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo

Il nuovo allestimento del museo Archeologico “Eno Bellis” verrà dunque presentato alla cittadinanza sabato 24 novembre 2018 alle 17.30 insieme a chi, con costanza e generosità, ha permesso il restauro e la riscoperta di questo bene: Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù dello Studio Marcuzzo e Benvegnù di Oderzo (Tv). L’intervento di restauro e valorizzazione è stato infatti reso possibile anche grazie all’Art bonus, un provvedimento legislativo che consente a istituzioni come i musei di ottenere il sostegno dai privati per il raggiungimento di obiettivi coerenti con le loro funzioni e finalità. “La tomba 49 – si legge nella scheda di intervento dell’Art bonus del ministero – accoglieva, oltre allo scheletro del cavallo maschio di 12-15 anni, deposto in perfetta connessione anatomica, i finimenti, ovvero il morso e le componenti esterne della testiera. La bardatura in ferro e bronzo, per la complessità e la singolarità degli elementi che la compongono, costituisce un esemplare unico. La sepoltura si colloca, sulla base degli elementi del corredo associati alla bardatura (alcuni frammenti fittili e una fibula) alla seconda metà del V secolo a.C.”. Commenta soddisfatto il mecenate Marcuzzo: “Nel nostro caso ritengo che lo studio di un reperto archeologico contribuisca ad approfondire le nostre origini, le nostre radici e la nostra provenienza. Peraltro ritengo che se la comunità nella quale vivi ti ha consentito di raggiungere un livello di vita dignitoso, ritengo equo donare qualche risorsa a favore della stessa comunità. Infine, non è elemento trascurabile poter usufruire delle detrazioni fiscali derivanti dall’Art bonus”.

Una sala espositiva del museo Archeologico “Eno Bellis” di Oderzo

L’archeologa Giovanna Gambacurta

L’archeologa Veronica Groppo

L’inaugurazione del nuovo allestimento è preceduta da una giornata di studi venerdì 23 novembre 2018. Archeologi, restauratori e storici si incontreranno dalle 10 alle 17, con l’obiettivo di fare il punto sugli studi dedicati alla necropoli preromana dell’Opera Pia Moro di Oderzo (Giovanna Gambacurta, università Ca’ Foscari di Venezia; e Mariangela Ruta, già dirigente soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto) e ai finimenti del cavallo della tomba 49, oggi presentati secondo una nuova interpretazione e alla luce dei rari confronti individuati, dall’archeologa Veronica Groppo, che ne ha curato lo studio. Completeranno il quadro opitergino l’analisi dell’intervento di restauro, eseguito da Martino Serafini della ditta Ar.Co di Padova e lo studio dello scheletro dell’animale, effettuato da Paolo Reggiani, Paleostudy. Con uno sguardo al quadro più ampio della realtà veneta seguiranno, con Fiorenza Bortolami, università Ca’ Foscari di Venezia, gli approfondimenti sulle sepolture equine e le strutture funerarie nelle necropoli venete, senza tralasciare le fonti letterarie antiche dedicate al cavallo, con l’intervento di Annica Pezzelle, università di Padova, passando attraverso l’iconografia dei morsi di equini nell’arte delle situle, con l’archeologo Luca Zaghetto. Approfondimenti dedicati ad alcuni esempi di sepolture e morsi al di fuori dell’area veneta chiuderanno i lavori della giornata: una nuova lettura del morso della tomba S/4 24588 di Santa Lucia insieme a Giuliano Righi, già Civici musei di storia ed arte di Trieste, il sito di culto di Bizjakova hiša a Kobarid, Slovenia occidentale, con Teja Gerbec dal museo provinciale di Nova Gorica e Miha Mlinar dal museo di Tolmino. A chiudere la giornata di studi l’affascinante storia delle sepolture dei cavalli morti nella battaglia di Himera, presentata da Stefano Vassallo della soprintendenza per i Beni Ambientali e Culturali di Palermo.

“PEZZI DI STORIE. Sorprendenti reperti archeologici da Montebelluna”: per le Giornate Europee del Patrimonio 2018 al museo di Storia naturale e archeologia l’allestimento di reperti inediti si accompagna alle immagini e alle parole del progetto “Pezzi di Storie”

L’invito per l’evento “Pezzi di storie. Sorprendenti reperti archeologici da Montebelluna”

Logo del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna

“PEZZI DI STORIE. Sorprendenti reperti archeologici da Montebelluna”: il titolo dell’iniziativa di sabato 22 settembre 2018 del museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv) per le Giornate Europee del Patrimonio 2018 anticipa i due momenti (nuovo allestimento e progetto Pezzi di Storie) che si fondono in nuove narrazioni dove passato e presente si incontrano. L’allestimento di reperti inediti nella sezione Archeologica si accompagna alle immagini e alle parole del progetto “Pezzi di Storie”. Nella sezione Naturalistica un altro progetto “Dentro il Museo: scienze e storie” completa la lettura del patrimonio del Museo in chiave interculturale. Precede l’inaugurazione delle 18 una visita guidata gratuita alla sezione romana del museo a cura di Emanuela Gilli, conservatore archeologo del Museo dalle 17 alle 17.45: la visita guidata è su prenotazione. L’inaugurazione è libera e gratuita. “Il progetto interculturale “Pezzi di storie” – spiega Gilli – accompagna l’allestimento di reperti inediti in collaborazione con la soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Βelluno, Padova e Treviso”. Sarà dato spazio anche alle nuove tecnologie grazie all’introduzione di un percorso “QR CODE” che consentirà di accedere ai modelli 3D dei nostri reperti presenti su 3D Virtual Museum a seguito del corso Makars Summer School edizione 2017. Le originali elaborazioni grafiche che arricchiscono il percorso si devono alla creatività degli studenti del liceo artistico di Treviso coinvolti nel progetto ASL a.s. 2017-2018 al museo Civico.

Pendente in bronzo a figura umana stilizzata, proveniente da una tomba Veneta antica dalla località Posmon di Montebelluna

“Pezzi sorprendenti”. L’iniziativa di sabato 22 settembre continua il percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico montebellunese conservato nei depositi del museo, ideato per condividere con il territorio e con la comunità scientifica alcuni significativi reperti: “Sono pezzi di storie risalenti all’età preromana e romana”, continua la conservatrice archeologa. “Sentimenti e ritualità sono evocati da singolari reperti in metallo appartenenti a corredi funerari di Montebelluna, quali il sorprendente pendente in bronzo a figura umana stilizzata, proveniente da una tomba Veneta antica dalla località Posmon, o lo specchio in argento con manico di accurata fattura, rinvenuto in una sepoltura romana in pieno centro città. I due pani di rame rinvenuti sul greto del Piave nell’area montelliana raccontano invece la storia di una pregiata materia prima che evoca scenari di antiche rotte commerciali e sapienze artigianali legate alla lavorazione dei metalli. Inoltre un nuovo exhibit partecipativo dedicato alla nostra situla in bronzo figurata darà spazio alla creatività consentendo ai visitatori di riscoprire le infinite storie raccontate da questo eccezionale reperto del V secolo a.C.”.

La figura stilizzata del pendente della tomba dei veneti antichi di Posmon

“Pezzi di storie – spiega ancora Gilli – in origine è il titolo del progetto realizzato nel 2011 al museo civico per favorire l’accessibilità al patrimonio archeologico in chiave interculturale, qui riproposto perché lo sguardo di ragazzi e donne di oggi sugli oggetti di “ieri” guidi il visitatore attraverso le infinite storie possibili che reperti così antichi ancora raccontano. Pezzi di storie, nato come strumento per la valorizzazione del patrimonio, rappresenta ora esso stesso un patrimonio della cultura dell’integrazione. Nella sezione Naturalistica il progetto “Dentro il Museo: scienze e storie”, realizzato nel 2012, completa la lettura del patrimonio costudito al museo secondo questa ottica inclusiva, coinvolgendo i reperti naturalistici esposti”.

Ultime ricerche a Fimon, la pittura romana, la Padova di Tito Livio, le tombe di via Tiepolo, il collezionismo archeologico: cinque incontri promossi dalla soprintendenza nella propria sede di Padova e nell’area archeologica di Montegrotto aperte eccezionalmente al pubblico

La locandina dell’incontro con Elodia Bianchin Citton a Palazzo Folco di Padova sulle nuove ricerche nelle valli di Fimon

L’area archeologica Le Fratte vicino al lago di Fimon

Cinque occasioni per parlare di archeologia in due luoghi speciali: a Padova, Palazzo Folco, in via Aquileia 7, sede della soprintendenza; e a Montegrotto, l’area archeologica di via Neroniana. Il ciclo di conferenze, presentazioni di libri e aperture straordinarie tra settembre e ottobre promosso dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso rientra nel piano di valorizzazione del ministero dei Beni e attività culturali e del Turismo per l’ano 2017. Il primo appuntamento è in programma venerdì 29 settembre 2017 alle 16.30 a Palazzo Folco, che per l’occasione sarà aperto al pubblico con ingresso gratuito dalle 16 alle 20, con possibilità di visite guidate. Il soprintendente Andrea Alberti introdurrà la presentazione del volume “Nuove ricerche nelle Valli di Fimon. L’insediamento del tardo Neolitico de Le Fratte di Arcugnano”, a cura di Elodia Bianchin Citton, già della soprintendenza, che descrive la densa attività di ricerca, condotta tra il 2008 e il 2011, nell’importante sito del Neolitico, cui sono seguite analisi sui materiali rinvenuti e approfondite ricerche col coinvolgimento degli specialisti della soprintendenza e professionisti esterni. All’incontro interverranno Simonetta Bonomi e Vincenzo Tiné, già soprintendenti Archeologia del Veneto. Le Fratte di Arcugnano è un insediamento perilacustre del Tardo Neolitico – Età del Rame che presenta una successione sedimentaria, con stratigrafia pollinica e macroresti vegetali. “I dati archeobotanici ricavati da focolari e depositi naturali dell’area di Fratte di Fimon”, scrive Elodia Bianchin Citton, “ci permettono di ricostruire l’ambiente e le attività umane durante la prima metà del IV millennio a.C.”. A un ambiente più antico, intorno al VI-V millennio, dominato dalle foreste latifoglie decidue, è seguito un impaludamento dovuto a una fase di ridotto livello lacustre e di espansione delle aree umide paludose vicine al bacino con presenza di ontani e salici. Sopra questa fase, inizia la frequentazione antropica con ritrovamento di focolari: siamo nella prima metà del IV millennio. “In accordo con i dati di scavo”, conclude l’archeologa, “le informazioni archeobotaniche supportano l’ipotesi di un utilizzo domestico dei focolari. I focolari venivano approntati mescolando dapprima sterco, strame e materiali esterni al bacino (come, ad esempio, terre rosse reperibili sui versanti dei Colli Berici) e poi alimentati in prevalenza con legna (combustibile primario). È possibile che lo sterco venisse usato anche come combustibile secondario. La presenza di cariossidi (come sono ad esempio le graminacee, ndr) carbonizzate nei livelli dei focolari 1 e 5 suggerisce l’accidentale combustione di cereali durante le fasi di preparazione del cibo”.

Incontro a Montegrotto sul giardino nella pittura romana

Il secondo appuntamento, “Se son rose, fioriranno 2.0. La parola all’esperta”, a cura della soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, in collaborazione con l’associazione Lapis, domenica 1° ottobre 2017 a Montegrotto Terme nell’area archeologica di via Neroniana, con apertura al pubblico dell’area archeologica dalle 16 alle 20, con possibilità di visite accompagnate. Alle 17, intervista alla prof.ssa Monica Salvadori dell’università di Padova, autrice del volume “Horti picti. Forme e significato del giardino dipinto nella pittura romana“. Iniziativa collegata con “La Fiera delle Parole”.

Copertina della guida archeologica “Padova. La città di Tito Livio”

Venerdì 6 ottobre 2017, si torna a Palazzo Folco, a Padova, che sarà aperto al pubblico con ingresso gratuito dalle 16 alle 20, con possibilità di visite guidate, e utilizzo dei visori per la realtà aumentata. Alle 16.30, conferenza dal titolo “Nel bimillenario di Tito Livio” con Elena Pettenò (soprintendenza), Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Arturo Zara (università di Padova). In occasione delle celebrazioni culturali organizzate per il bimillenario della morte di Tito Livio, lo storico nato e morto a Padova, sono stati organizzati una serie di eventi e attività mirati alla valorizzazione del patrimonio culturale della città e rivolti soprattutto ai cittadini (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/06/26/tito-livio-superstar-padova-celebra-il-bimillenario-della-morte-del-grande-storico-latino-col-progetto-livius-noster-convegni-incontri-spettacoli-musica-proiezioni-visite-guidate-reading-e-mol/). Si è anche realizzato il volume “Padova. La città di Tito Livio” (a cura di J. Bonetto, E. Pettenò, F. Veronese), una guida archeologica a carattere divulgativo. L’evento prevede la presentazione, in forma di “passeggiata archeologica” illustrata da immagini e relativa spiegazione, dei contenuti del testo, ovvero l’aspetto e le caratteristiche della Patavium di età romana quotidianamente vissuta, osservata e abitata da Tito Livio.

La necropoli preromana e romana di via Tiepolo a Padova

Venerdì 13 ottobre 2017, ancora a Palazzo Folco di Padova, che sarà aperto al pubblico gratuitamente dalle 16 alle 20, con possibilità di visite guidate. Alle 16.30, Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari, Venezia) e Mariangela Ruta (già soprintendenza Archeologia del Veneto) presentano il libro “Ritorno alle tombe di via Tiepolo”. Tra il 1990 e il 1991 sono venuti alla luce, a Padova in via Tiepolo, numerosi contesti funerari dallo scavo di una necropoli preromana e romana. Parte di queste tombe sono state scavate, restaurate e studiate; parte sono conservate entro cassoni che devono ancora essere scavati. Quest’anno ha preso avvio una limitata campagna di scavo, mirata a rivalutare lo stato complessivo di conservazione dei materiali conservati nei cassoni, con lo scopo di elaborare un nuovo progetto per approfondire la conoscenza della Padova antica. L’evento prevede la comunicazione dei nuovi dati di scavo, delle tecniche adottate e delle prospettive di studio e valorizzazione di questo importante contesto archeologico.

Approfondimento a Padova sul fenomeno del collezionismo archeologico

Ultimo incontro venerdì 20 ottobre 2017, sempre a Palazzo Folco di Padova, aperto al pubblico dalle 16 alle 20, con possibilità di visite guidate. Alle 16.30, Roberto Tasinato e Elena Pettenò (soprintendenza) e Monica Salvadori (università di Padova) intervengono su “Elogio di una amabile follia. Collezionismo e collezionisti del XX secolo”. Il collezionismo di oggetti antichi è un fenomeno che attraversa il periodo che va dall’Umanesimo all’Ottocento, con forme diverse e perseguito da soggetti diversi (artisti, re, “cultori delle patrie memorie”, canonici, avvocati, medici, ovvero borghesi, ricchi, che arricchiscono le loro dimore con manufatti acquistati o sul mercato antiquario o da privati). Meno nota è la sua evoluzione nella seconda metà del 1900, nell’immediato dopo guerra. L’attività di tutela svolta dalla Soprintendenza, in relazione a raccolte o collezioni in possesso di soggetti privati, ha evidenziato una serie di questioni che hanno portato a specifici approfondimenti per comprendere l’attuale approccio all’antico. L’evento intende illustrare una preliminare riflessione circa questo fenomeno, mai approfondito prima d’ora. Per comprenderne il significato esso va contestualizzato nel contemporaneo alla luce dell’evoluzione della legislazione in materia e va considerato da un punto di vista archeologico, storico artistico e demoetnoantropologico.

“Restituire il passato”: al museo civico di Montebelluna apre il nuovo percorso della sezione archeologica con importanti reperti inediti soprattutto dalla necropoli dei veneti antichi e romana di Posmon

Il museo civico di Storia naturale e di Archeologia di Montebelluna

Una fase degli scavi nella necropoli di Posmon

Sono passati più di quindici anni da quando, nel 2001, le campagne di scavo sistematiche della soprintendenza in località Posmon, confermarono la posizione di assoluta rilevanza  ricoperta da Montebelluna, città prima dei veneti antichi e poi romana, punto nevralgico lungo la via commerciale che collegava i centri veneti di pianura, e in particolare Padova, con i mercati alpini e transalpini. All’epoca furono individuate e recuperate più di 300 sepolture distribuite lungo un arco di tempo che va dal VI secolo a.C. fino alla piena età romana. Nel corso dello scavo i corredi furono prelevati a blocco insieme al terreno di riempimento delle sepolture per essere sottoposti a un più accurato e delicato scavo in laboratorio. Amministratori e archeologi si erano dati dieci anni per lo scavo in laboratorio delle tombe recuperate, il restauro e lo studio dei corredi, e il loro allestimento museale. Ci siamo. Sabato 23 settembre 2017 il museo civico di Storia naturale e di Archeologia di Montebelluna inaugura alle 18.30 il nuovo percorso espositivo con l’evento “Restituire il passato. Nuovi restauri al Museo Civico di Montebelluna”. La sezione archeologica del museo civico di Montebelluna continua dunque a rinnovarsi. Così dal 23 settembre 2017, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, al termine della cerimonia di inaugurazione sarà possibile visitare un nuovo percorso dedicato al restauro di importanti rinvenimenti archeologici inediti del territorio, allestito in stretta collaborazione con la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Sabato 23 e domenica 24, giornate europee del patrimonio, l’ingresso al museo sarà al prezzo speciale di 1 euro. Invece dalle 18.30 di sabato 23 ingresso gratuito fino al termine della cerimonia di inaugurazione.

Toro in bronzo di età romana dalla collina di Montebelluna (foto Archivio Soprintendenza ABAP-Ve-Met, vietata la riproduzione)

“I visitatori”, spiega Emanuela Gilli, conservatore archeologo del museo, “rimarranno stupiti dalla varietà e dalla bellezza dei nuovi reperti, che vengono restituiti grazie agli interventi conservativi effettuati presso il laboratorio di restauro della soprintendenza. Dalla preistoria all’età romana, le collezioni archeologiche saranno arricchite con inediti esemplari, alcuni di recente acquisizione, altri provenienti dagli scavi della necropoli preromana e romana di Posmon di Montebelluna, in via Cima Mandria”. E continua: “Dal territorio provengono alcuni rari esempi di asce preromane in rame e in bronzo, attestazioni non solo di una lunga diffusione di prodotti di elevata qualità, ma anche delle più antiche tecniche di lavorazione dei metalli, come dimostra il toro in bronzo del I secolo d.C., un vero capolavoro della bronzistica romana”. L’archeologa fa notare come la necropoli di Posmon continui a sorprendere con importanti corredi funerari connotati da eccezionali reperti, alcuni dei quali sono esposti nel nuovo percorso: in particolare, per il periodo dei Veneti antichi, il prezioso pugnale con fodero in lamina di bronzo decorato nello stile dell’arte delle situle (VI secolo a.C.), mentre, per la successiva età romana, una lamina inscritta (I secolo d.C.) menziona per la prima volta il magistrato municipale Lucio Orazio Longo, proveniente da Montebelluna. “Frammenti  di un passato, altrimenti perduto, che è possibile restituire alla comunità anche grazie all’intervento degli specialisti dei dipartimenti di Ingegneria industriale e dei Beni culturali dell’università di Padova, che hanno contribuito allo studio dei manufatti con le analisi specialistiche”.

Coltello con fodero decorato dalla necropoli di via Cima Mandria a Posmon di Montebelluna, tomba n. 118, del VI secolo a.C. (foto Archivio Soprintendenza ABAP-Ve-Met, vietata la riproduzione)

Dettaglio del coltello (foto Archivio Soprintendenza ABAP-Ve-Met, vietata la riproduzione)

Particolarmente soddisfatto il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, che ha inserito il progetto nelle attività di valorizzazione e divulgazione promosse dall’amministrazione comunale attraverso il museo civico: “Anno dopo anno con l’esposizione dei reperti di grande valore che emergono dal territorio come la Situla di età venetica, piuttosto che adesso il coltello figurato o la testa di toro di età romana di pregevole fattura, il museo diventa sempre di più museo di luogo e non locale, di respiro regionale e nazionale e questo è reso possibile grazie a due fattori: la professionalità dei dipendenti del nostro museo, in particolare della responsabile della sezione archeologica, Emanuela Gilli, e dal dialogo costante e fruttuoso con la soprintendenza”. E l’assessore alla cultura, Debora Varaschin: “Come assessore alla Cultura non posso che essere felice di poter ridare alla comunità l’opportunità di conoscere quello che il nostro territorio ci regala dal passato attraverso questi nuovi reperti che andranno ad arricchire la sezione di archeologia del museo civico di Montebelluna. Un doveroso ringraziamento a chi si è adoperato perché questo avvenisse, museo civico e soprattutto al lavoro conservativo della soprintendenza. Il nostro territorio è pieno di storia e il lavoro incessante di ricerca, restauro, conservazione di quanto emerge dal passato è per una comunità, il valore dato dalla conoscenza e consapevolezza del proprio passato”.

Giornata del Paesaggio. Alla soprintendenza di Padova “Soprintendenze aperte. Incontro confronto sulla tutela del paesaggio”

Per la Giornata nazionale del Paesaggio incontro in soprintendenza a Padova

Politiche di tutela del paesaggio spiegate da chi la tutela la fa come mission istituzionale: non poteva essere scelto argomento migliore in occasione della prima Giornata Nazionale del Paesaggio, indetta dal ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, per la prima uscita ufficiale dell’architetto Andrea Alberti, neo soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. L’appuntamento aperto a tutti è alle 16 di martedì 14 marzo 2017 nella sede della soprintendenza a Padova, in via Aquileia 7 per “Soprintendenze aperte. Incontro-confronto sulla tutela del paesaggio”. Nel corso dell’incontro saranno illustrate le attività, le modalità, le premesse legislative e le prassi portate avanti dall’Ufficio nel territorio di competenza. E i cittadini che parteciperanno avranno la possibilità di porre domande ai funzionari della soprintendenza e alimentare il dibattito. Apre i lavori il soprintendente arch. Andrea Alberti con un intervento su “Tutela del Paesaggio, fonti normative e prassi operative per la salvaguardia del territorio”. Seguono l’arch. Giuseppe Rallo, coordinatore per la tutela paesaggistica, e la dott.ssa Chiara D’Incà, funzionario archeologo, su “Le attività in corso per l’elaborazione del piano paesaggistico del Veneto”. Chiude il dott. Matteo Frassine, funzionario archeologo, su “Piano paesaggistico del Veneto: il caso dell’area dell’agro centuriato di Padova nord-est”. Seguirà dibattito con il personale scientifico e tecnico della soprintendenza.

Giornate Europee del Patrimonio 2016. Memorie del sottosuolo a Este. Dialogo tra Galileo e Shakespeare a Padova. Imago populi a Montegrotto. L’area archeologica di Feltre. Giochiamo come si faceva al tempo dei romani ad Altino

giornate-europee-patrimonioPer le Giornate Europee del Patrimonio 2016, previste il 24 e 25 settembre, ricco il programma proposto dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, e dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il comune di Venezia e Laguna.

SABATO 24 SETTEMBRE

Nell'area archeologica di Santo Stefano a Este in programma "Memorie dal sottosuolo"

Nell’area archeologica di Santo Stefano a Este in programma “Memorie dal sottosuolo”

Memorie dal sottosuolo. Passeggiata nelle aree archeologiche di Este preromana e romana”. A Este, aree archeologiche di via Santo Stefano e via Tiro a Segno: 1° turno alle 18, 2° turno alle 20. Visite guidate a cura di Cinzia Tagliaferro. Punto di ritrovo: chiesa della Beata Vergine della Salute a Este. Partecipazione gratuita, è gradita la prenotazione. Info: Carla Pirazzini, tel. 049.8243811 – carla.pirazzini@beniculturali.it; prenotazione: Cinzia Tagliaferro, tel. 339.8555316.

“Dialogo tra Galileo e Shakespeare – La bisbetica domata. Letture Shakespeariane con accompagnamento musicale”. A Padova, a Palazzo Folco, in via Aquileia 7: la sede sarà aperta al pubblico dalle 19 alle 23. Inizio rappresentazione alle 19.30. Ingresso libero. Reading. Interpreti Fabio Albertin e Viviana Agugiaro. Musiche di Matteo Vettore. A seguire visite guidate a Palazzo Folco a cura di Gianfranco Maritan e Elena Pettenò. Info: Elena Pettenò, tel. 049.8243811 – elena.petteno@beniculturali.it.

“Imago populi. Istantanee dalle storie che la Storia dimentica”, percorso multisensoriale tra immagini e parole a Montegrotto Terme (PD), nell’area archeologica di viale Stazione-via degli Scavi, alle 21, 22 e 23. Mostra fotografica accompagnata da performance teatrali. Fotografie di Alessandro Magagna. Ideazione ed organizzazione di Marianna Bressan della soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso con la collaborazione di Associazione Lapis – Archeologia, Storia, Arte, Ricerca, e con il contributo di Maglificio Bertha – Montegrotto Terme, Abano Terme, Hostaria “Ai Anzoi” – Montegrotto Terme, Machiavelli – Rivista di storia. Segue rinfresco a cura dell’Enoteca San Daniele di Serafino Baù, Torreglia. Info e prenotazioni: associazione Lapis – Archeologia, Storia, Arte, Ricerca 389 0235910 – lapisarcheologia@gmail.com

DOMENICA 25 SETTEMBRE

L'area archeologica sotto la piazza della cattedrale di Feltre

L’area archeologica sotto la piazza della cattedrale di Feltre

“L’area archeologica di Feltre. Soluzioni tecniche e strutturali per la conservazione e la valorizzazione”, a Feltre (BL), nell’area archeologica di piazza della Cattedrale, dalle 10.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 16.00. Presentazione dell’area e visite guidate a cura di Chiara D’Incà e Loretta Zega. Partecipazione gratuita. Iniziativa a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, in collaborazione con l’associazione “Il Fondaco per Feltre”. Info: Chiara D’Incà, tel. 049.8243811 – chiara.dinca@beniculturali.it

“Giochi con me? Giochiamo come si faceva al tempo dei Romani”, ad Altino (VE), nell’area archeologica est, dalle 15.30 alle 19.30. L’area archeologica sarà aperta e visitabile gratuitamente dalle 15.30 alle 19.30. Visite guidate a cura di Marianna Bressan, con la collaborazione di Ferdinando Rizzardo dalle 16.30 alle 19. “Giochi con me?”: laboratori didattici per bambini e ragazzi, a cura dell’associazione Quarto Stile. L’attività prevede un contributo. Info apertura e visite guidate: Marianna Bressan, tel. 049.8243811 – marianna.bressan@beniculturali.it; Info e prenotazioni laboratori didattici: Associazione Quarto Stile – tel. 328.4598058 (Ilaria Montin),