Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia al via il ciclo di formazione “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”: 8 conferenze, da marzo a dicembre, con esperti e studiosi che aprono a ricerca conoscenza e fruizione. Apre Maras sulle divinità del santuario del Portonaccio a Veio
A “rompere il ghiaccio” sarà l’archeologo Daniele Federico Maras che sabato 18 marzo 2023 aprirà al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia il ciclo di formazione “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”: otto conferenze, da marzo a dicembre 2023, tenute da esperti e studiosi che aprono il mondo della ricerca alla conoscenza e alla fruizione del grande pubblico e sono rivolte a curiosi, studenti e specialisti di ogni età, a cura dei Servizi educativi del Museo che “lanciano” alcune domande provocatorie: siete sicuri di conoscere tutto sulle lamine di Pyrgi? cosa si nasconde nei sotterranei di Villa Giulia? volete scoprire i segreti del restauro? Ovviamente per avere risposta a queste e altre domande l’invito è a partecipare alle conferenze che si tengono nella sala Fortuna con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria all’indirizzo mn-etru.didattica@cultura.gov.it. Esperienze, indagini, approfondimenti che rendono la ricerca condivisa, partecipata, quindi utile, a beneficio del pubblico di curiosi, studenti, esperti e specialisti. Ecco che la parola passa ai professionisti per diffondere la conoscenza dei loro studi, raccontare esiti e condividere ipotesi, offrendo nuovi spunti di lettura sulla Storia. Il Museo si racconta così come in un grande laboratorio condiviso in cui far dialogare mondo della ricerca e cittadinanza attiva, portando alla ribalta grandi e piccoli temi, spesso noti solo agli specialisti.

La sala 40 del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia che ospita le grandi statue del santuario del Portonaccio a Veio (foto etru)
Si inizia dunque sabato 18 marzo 2023, alle 10, con la conferenza “Menerva e gli altri. Dèi e devoti nel santuario di Portonaccio a Veio”. L’archeologo Daniele Federico Maras ci introduce agli studi sul santuario di Portonaccio, un importante luogo di culto che sorgeva subito al di fuori della potente città etrusca di Veio: la più vicina a Roma e la più antica avversaria dei Romani. Il santuario, sede di un oracolo, era frequentato da Etruschi e Latini e persino da condottieri di passaggio, ma anche dai giovani della città, sin dal VII secolo a.C. e fino all’entrata nell’orbita romana. Un nutrito gruppo di divinità li accoglieva all’ombra del tempio, a partire da Rath e Menerva, rispettivamente corrispondenti ad Apollo e Atena per gli Etruschi, ma anche Hercle/Eracle, Turan/Afrodite, Aritimi/Artemide e altri ancora.

L’archeologo Daniele Federico Maras
Daniele Federico Maras è funzionario archeologo alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, professore universitario alla Sapienza Università di Roma, socio ordinario e segretario della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. I suoi interessi di ricerca spaziano nell’intero campo della storia e della cultura dell’Italia preromana, con particolare riguardo ai temi dell’identità, degli scambi culturali e dell’acculturazione greca e romana.
IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI. Sabato 18 marzo 2023, alle 10, Daniele Federico Maras su “Menerva e gli altri. Dèi e devoti nel santuario di Portonaccio a Veio”; venerdì 21 aprile 2023, alle 16, Valentina Belfiore su “Le lamine di Pyrgi: nuovi spunti di lettura”; venerdì 19 maggio 2023, alle 16, Miriam Lamonaca, Sante Guido su “Il restauratore racconta. La Latona di Veio: dalla scoperta al restauro”; venerdì 16 giugno 2023, alle 16, Maria Cristina Biella su “Quando l’estate fu primavera. Falerii: la nascita della sua archeologia e il futuro delle ricerche”; venerdì 22 settembre 2023, alle 16, Maria Elisa Amadasi su “Aqua Virgo tra campagna e città: un viaggio di oltre duemila anni”; venerdì 20 ottobre 2023, alle 16, Patrizia Petitti, Ebe Giovannini, Emiliano Li Castro, Maurizio Pellegrini su “Gli archi di Ledro… un arco per ferire, un arco per guarire”; venerdì 17 novembre 2023, alle 16, Laura Maria Michetti su “Pyrgi e Spina: “porti gemelli” sui due mari”; venerdì 15 dicembre 2023, alle 16, Paola Conti, Simone Battisti, Luigia Gambino su “Alla ricerca del tempio perduto. Conservazione e restauro di un esperimento didattico di fine ‘800”.
Viterbo. Prime immagini della mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” al museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz. Il video dell’inaugurazione

Le mani d’argento esposte al museo nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo nella mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” (foto drm-lazio)

Sfinge vulcente esposta al museo nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo nella mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” (foto drm-lazio)
Mani d’argento, gioielli, preziose testimonianze della raffinata produzione vulcente stanno riportando al centro dell’attenzione il museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo dove, dal 25 febbraio 2023 al 15 giugno 2023 è aperta la mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci”(vedi Viterbo. Al museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz apre la mostra “Sfingi, Leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” con le raffinate produzioni vulcenti emerse dalle recenti campagne di scavo | archeologiavocidalpassato). Dopo l’anteprima a San Sisto a Montalto di Castro e l’esposizione al museo Archeologico di Francoforte sul Meno nel 2021 (vedi Al museo di Francoforte aperta la mostra “Leoni, Sfingi e Mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci”: esposte le ultime scoperte archeologiche dalla metropoli di Vulci e alcuni reperti dal Foro e dal Palatino della Roma dei re etruschi | archeologiavocidalpassato), l’aristocrazia vulcente ed i suoi tesori tornano a farsi ammirare dal pubblico.

Specchi in bronzo esposti al museo nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo nella mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” (foto drm-lazio)

Preziose briglie di cavallo esposte al museo nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo nella mostra “SFINGI, LEONI E MANI D’ARGENTO. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” (foto drm-lazio)
È un’occasione per immergersi nella bellezza dell’arte etrusca, attraverso reperti archeologici eccezionali. Le campagne di scavo condotte negli ultimi anni nella città etrusca di Vulci e nelle sue necropoli hanno permesso infatti di rileggere e integrare quanto emerso dalle ricerche, dalle indagini archeologiche e dai ritrovamenti fortuiti che dalla fine del Settecento hanno interessato quest’area. I nuovi dati emersi testimoniano la straordinaria raffinatezza delle produzioni vulcenti che rispondono alle esigenze di una aristocrazia locale in cerca di autocelebrazione. Dati archeologici che inoltre ci raccontano dei contatti commerciali e culturali con il Mediterraneo.

Sara De Angelis, direttrice del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo (foto drm-lazio)
Ecco il video di Tuscia Time Quotidiano dell’inaugurazione della mostra con Sara De Angelis, direttrice del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz; Stefano Petrocchi, direttore regionale Musei del Lazio; e Margherita Eichberg, soprintendente Archeologia Belle arti Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale.
Viterbo. In Sala Regia il primo convegno “Tutela penale e crimini contro il patrimonio culturale” promosso dalla SAG del Centro studi criminologici con magistrati, avvocati, giornalisti, Sabap e Nucleo TPC
“Tutela penale e crimini contro il patrimonio culturale” è il tema del primo convegno organizzato dalla Scuola biennale di Alta formazione in Archeologia giudiziaria (SAG) del Centro Studi Criminologici (CSC) che approfondirà le delicate tematiche legate alla tutela del patrimonio culturale. Appuntamento il 24 febbraio 2023, alle 15.30, nella Sala Regia del Comune di Viterbo con al tavolo dei relatori tra i massimi esperti in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, quali magistrati, avvocati, giornalisti, soprintendente ABAP per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, il Comandante del Nucleo TPC di Roma – Comando Carabinieri Tutela Patrimonio. Dopo la pandemia che ha costretto ad un rallentamento delle attività in presenza, il CSC Viterbo è il primo ente di Alta formazione a organizzare nella provincia di Viterbo un evento ufficiale che gode del patrocinio di Consiglio della Regione Lazio, Comune di Viterbo, Provincia di Viterbo e Prefettura di Viterbo. L’occasione nasce dalla pubblicazione del libro “Lineamenti di tutale penale dei beni culturali. La transizione dal Codice Urbani alla Legge 22/2022”, scritto da Riccardo Nodari, avvocato penalista Patrocinante in Cassazione, docente in materia di Diritto penale applicato ai Beni culturali, editore CSC Viterbo.

La Sala Regia al Palazzo dei Priori di Viterbo ospita il convegno del Centro studi criminologici (foto artinvisitaguideviterbo.com)
PROGRAMMA. L’evento è presentato dal giornalista Gaetano Alaimo e moderato da Andrea Natali, esperto in conservazione e valorizzazione dei beni culturali e co-direttore SAG del CSC di Viterbo. Dopo i saluti istituzionali della sindaca di Viterbo Chiara Frontini, e di Fabrizio Ballarini presidente del comitato scientifico SAG, e di altre autorità presenti, alle 16 apre i lavori Riccardo Nodari sulla tutela penale dei beni culturali, alla luce della transizione dal Codice Urbani alla Legge 22/2022. Lo scopo è, citando la sua opera, “quello di offrire al lettore, anche non giurista, un valido strumento per meglio comprendere gli istituti trattati e apprezzare l’evoluzione normativa della tutela penale dei beni culturali dal Codice Urbani alla legge Franceschini-Orlando”. Seguono Margherita Eichberg, soprintendente ABAP per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, su “Il ruolo della soprintendenza nella tutela del patrimonio culturale nazionale”, e Alessandra Conforti, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale della Spezia, su “Il ruolo della Magistratura nella tutela del patrimonio culturale”. Alle 17 su “La comunicazione e la divulgazione nella lotta a traffico illecito di beni culturali” interviene Fabio Isman, giornalista e scrittore, e, infine, è la volta del Magg. Francesco Nicolò Pirronti, comandante del Nucleo TPC di Roma – Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che illustrerà l’attività del Comando Tutela Patrimonio Culturale svolta nell’ambito della salvaguardia e repressione dei reati ai danni del patrimonio storico-artistico nazionale. Alle 17.40, la tavola rotonda con i relatori e le eventuali domande degli intervenuti fino alle 19, giungendo così alla conclusione del Convegno.
Viterbo. Al museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz apre la mostra “Sfingi, Leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” con le raffinate produzioni vulcenti emerse dalle recenti campagne di scavo
Le campagne di scavo condotte negli ultimi anni nella città etrusca di Vulci e nelle sue necropoli hanno permesso di rileggere e integrare in modo sostanziale quanto emerso dalle ricerche, dalle indagini archeologiche e dai ritrovamenti fortuiti che dalla fine del Settecento hanno interessato quest’area coinvolgendo personalità e istituzioni locali e internazionali, quali la famiglia Campanari o il principe di Canino Luciano Bonaparte. I nuovi dati emersi testimoniano la straordinaria raffinatezza delle produzioni vulcenti, rispondente alle esigenze di una aristocrazia locale in cerca di autocelebrazione, e i contatti commerciali e culturali con il Mediterraneo: reperti e strutture hanno fornito importanti dati per la comprensione della religiosità etrusca, dell’architettura sacra e funeraria così come del gusto delle classi sociali più agiate. Per capire queste novità e queste ricerche ecco la mostra “Sfingi leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” che apre il 24 febbraio 2023, alle 11, negli spazi espositivi del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo, dove il pubblico la potrà visitare dal 25 febbraio al 15 giugno 2023. Raffinate fibule di ambra, argento e bronzo; decorazioni con pendenti a scarabei, di chiara derivazione egiziana; una coppia di mani d’argento, certamente appartenenti ad una statua polimaterica come se ne vedevano in Grecia e che si diffusero in area vulcente; e poi vasi attici, di committenza etrusca ma di fattura greca: tanti gli oggetti rinvenuti, studiati, esposti provenienti dalle tombe scavate di recente, che offrono uno spaccato fortemente rappresentativo di quanto emerso negli ultimi anni di ricerche. La mostra, promossa e organizzata dalla soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale in collaborazione con la Fondazione Vulci e con la Direzione regionale Musei Lazio, arriva al museo nazionale Etrusco di Viterbo dopo il successo ottenuto nell’esposizione presso il museo Archeologico di Francoforte in Germania, rappresenta la ripresa di mostre di carattere archeologico nazionale al museo di Viterbo.
“Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”, in presenza e on line: una tre giorni in tre sedi per un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana
Un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana. Un tributo a due figure di spicco dell’archeologia. Questi i punti focali di “Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”: una tre giorni (il 25, 26 e 27 gennaio 2023) organizzata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale (ISPC) del Cnr e dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. L’evento, patrocinato dall’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici, con la partecipazione attiva della soprintendenza ABAP VT-EM e il supporto dei comuni di Cerveteri e Tarquinia, della Fondazione Luigi Rovati e della Società Tarquiniense d’Arte e Storia, si svolgerà in ben tre sedi: il 25 nella sala convegni del CNR (di piazzale Aldo Moro 7 a Roma); il 26 a Palazzo del Granarone a Cerveteri (di via del Granarone); e il 27 alla Biblioteca Cardarelli di Palazzo Bruschi Falgari di Tarquinia (di via Umberto I, 34). Ingresso libero. L’evento sarà trasmesso in streaming sui canali social del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Le giornate di Studi intendono riesaminare i rapporti incrociati tra le tre città, tra l’Orientalizzante e l’età repubblicana, per fare emergere le linee di sviluppo e gli eventuali snodi che ne hanno caratterizzato la storia politica, economica e sociale. L’argomento sarà affrontato, in maniera multidisciplinare, da studiosi italiani e stranieri, da diversi punti di vista, utilizzando tutte le fonti documentarie disponibili.
Con l’istituzione del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia è nata una realtà culturale bicipite, che ratifica quanto già l’Unesco aveva sancito con l’inserimento congiunto delle necropoli etrusche dei due centri nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. L’Unesco prima e il ministero della Cultura poi hanno così unito i destini delle due antiche metropoli etrusche. Le due città non furono però alleate, se non di rado, nei vari tornanti della storia: basti considerare i differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, sia in epoca arcaica, sia in epoca repubblicana. L’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR dedica da molti anni una specifica ricerca all’organizzazione territoriale e ai complessi archeologici della città e delle necropoli di Cerveteri e, di recente, ha stipulato una specifica convenzione scientifica con il Parco. In virtù di questo e dei comuni interessi di ricerca, il Parco e l’ISPC hanno organizzato questo convegno internazionale. In tale occasione le funzionarie della soprintendenza, l’archeologa Rossella Zaccagnini e l’arch. Gloria Galanti, relazioneranno, con Gilda Benedettini, su “La Soprintendenza a Cerveteri: ricerca, tutela e valorizzazione”, perché tali sono le tre azioni messe in campo dall’Ufficio, nel segno dell’esempio lasciato da Mauro Cristofani e Mario Torelli. Del primo ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa, e verrà ricordato il 26 il direttore del Parco, Vincenzo Bellelli. Il secondo, invece, scoprì il porto etrusco di Tarquinia di Gravisca e fu autore di numerosi volumi tra cui The Etruscans (2000) e Gli Spurinas (2019). Nella prima giornata in programma al CNR, il funzionario archeologo della Soprintendenza, Daniele F. Maras, interverrà su “Miti greci e donne etrusche alla luce delle fonti: tra le accuse di Teopompo e le mogli dei Tarquini”. Le fonti letterarie e iconografiche dimostrano l’alta considerazione delle figure femminili (soprattutto mitologiche), in parallelo alla speciale condizione sociale delle donne etrusche, più libere, emancipate e con più diritti di quelle romane e greche. D’altro canto, in un’ottica greca, fra le accuse mosse dal retore Teopompo agli Etruschi e in primis alle donne, vi sono quelle di libertinaggio, licenziosità, prostituzione, promiscuità, il vizio di essere grandi bevitrici e di amare la ‘nudità’, di essere dedite più alla cura del proprio corpo che all’educazione dei propri figli.
Roma. Per “Dialoghi in Curia” presentazione, in presenza e on line, di un volume della serie dei Quaderni Vulcenti, editi da Antiqua Res Edizioni: “Regisvilla. Scavi e Ricerche (1968 – 1983)” di Carlo Regoli
Nuovo appuntamento con i “Dialoghi in Curia” promossi dal parco archeologico del Colosseo. Giovedì 10 novembre 2022, alle 16.30, la Curia Iulia ospita la presentazione, in presenza e on line, di un volume della serie dei Quaderni Vulcenti, editi da Antiqua Res Edizioni: “Regisvilla. Scavi e Ricerche (1968 – 1983)” di Carlo Regoli, dedicato alla ricostruzione delle indagini archeologiche e allo studio delle strutture e dei materiali rinvenuti nel sito costiero di Regisvilla (Montalto di Castro, VT), oggetto di scavi tra il 1977 e il 1980 da parte dell’Istituto di Topografia Antica dell’università La Sapienza di Roma. Oltre a queste ricerche, edite solo in parte, sono state riesaminate tutte quelle attività che hanno interessato l’area, come ricognizioni di superficie e recuperi di emergenza, testimoniate da documenti d’archivio databili tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Presenta Stephane Verger, direttore del museo nazionale Romano; intervengono Margherita Eichberg, soprintendente ABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale e Gianni Bonazzi, presidente Fondazione Vulci. Introduce Alfonsina Russo, direttore del PArCo. L’evento potrà essere seguito in presenza con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (max 100) su www.eventbrite.it.

La copertina del libro Nuovo appuntamento “Regisvilla. Scavi e Ricerche (1968 – 1983)” di Carlo Regoli
Il volume si articola in due Parti, divise in sei capitoli. La Parte Prima si apre con un’introduzione al territorio costiero vulcente (Cap. 1), a cui segue un riesame di tutte le fonti e i documenti d’archivio riguardanti il sito di Regisvilla (Cap. 2). Sono poi descritte e interpretate le attività di scavo svolte tra il 1977 e il 1980 (Cap. 3) e analizzati nel dettaglio i vari gruppi di reperti rinvenuti (Cap. 4). Concludono questa prima sezione alcune considerazioni interpretative sul sito e i suoi frequentatori (Cap. 5). La Parte Seconda, invece, è composta essenzialmente dal Catalogo analitico dei materiali diagnostici (Cap. 6), presentati per schede seguendo l’ordine di scavo, cioè per saggio, “strato” o “livello”, e per classe di produzione, all’interno della quale sono, a loro volta, divisi per forme e tipi. Seguono le abbreviazioni bibliografiche e le tavole con l’apparato grafico. Da sempre Regisvilla ha suscitato grande interesse ed attenzione. Nel suo periodo di massima espansione Vulci vantava ben due porti. Il primo, il più antico, era quello situato alla foce del fiume Fiora, canale navigabile dove le merci potevano essere veicolate da chiatte trainate da funi e trasportate sino alla città. Poi c’era appunto l’altro porto di Regisvilla. Il nome Regisvilla significa “Città del Re” e viene citata da Strabone, che narra come qui regnò Maleos, re dei Pelasgi, per poi procedere alla volta di Atene. Detto anche Regae, da “Regai” cioè “scogliera”, perché vicino a Punta delle Murelle a Montalto Marina. I reperti rinvenuti, databili al VI e al V sec. a. C. permettono di datare il porto all’età tardo arcaica. Un ulteriore tassello è stato aggiunto dalla ricognizione ad opera dell’Associazione Subacquea Assopaguro di Montalto, che ha scoperto strutture sommerse, formate da ciottoli fluviali: forse proprio la struttura originaria del Porto. Ciò, dunque, permetterebbe persino di associare Regisvilla, per tipologia, ad altri porti del Mediterraneo in siti che hanno caratteristiche geomorfologiche simili a quelle delle coste di Montalto. Di recente, la Soprintendenza ha provveduto ad acquisire, attraverso la procedura della prelazione, una parte delle aree un tempo collegate al porto di Regisvilla, vincolate con DM del 05.08.1985.
Anguillara Sabazia (Roma). All’ex consorzio “Anguillara riscoperta. Recenti ritrovamenti archeologici dal territorio comunale”: evento per promuovere il ricco patrimonio archeologico e far conoscere al pubblico i recenti ritrovamenti
Sabato 22 ottobre 2022, alle 10, all’ex consorzio agrario in via Anguillarese 145, ad Anguillara Sabazia (Roma) è in programma “Anguillara riscoperta. Recenti ritrovamenti archeologici dal territorio comunale”: evento che vuole promuovere la conoscenza del ricco e variegato patrimonio archeologico di Anguillara Sabazia, cui la soprintendenza aderisce, ma anche un momento partecipativo per spiegare al pubblico i recenti ritrovamenti avvenuti in occasione di lavori pubblici; delle attività di studio e valorizzazione dei beni archeologici del territorio comunale promosse da istituti universitari, ricercatori indipendenti, realtà imprenditoriali attive nel settore dei beni culturali. Frutto di una collaborazione interistituzionale e della forte sinergia fra Soprintendenza, Comune e atenei (italiani e stranieri), l’evento vede coinvolti anche gli studenti del liceo artistico ‘Luca Paciolo’, che hanno realizzato un’opera scultorea per il museo della Piroga. Tanti gli interventi in programma. Alle 10, saluti del sindaco Angelo Pizzigallo; alle 10.30, apre gli interventi, moderati da Carlotta Schwarz, funzionaria archeologo della soprintendenza ABAP di Viterbo e dell’Etruria meridionale, G. Cordiano (università di Siena) su “Angularium: la villa romana e il suo porto sommerso dal lago d Bracciano; Le Mura di Santo Stefano: una villa latifondistica e i suoi proprietari venuti dall’Africa”. Alle 11.15, gli archeologi liberi professionisti M. Amadei, C. Di Tommaso, G. Francozzi, F. Galiffa su “Frammenti di storia dai cantieri stradali: ritrovamenti archeologici ad Anguillara”; alle 11.45, A. Averini (coop. Archeologia) su “Nuove scoperte dai lavori Italferr presso l’acqua Claudia”; dopo il break, alle 13, T. Sgrulloni, ricercatrice indipendente, su “Spanora e il suo casale: analisi e trasformazioni di un edificio antico del distretto sabatino”; alle 13.30, M. Mineo (università La Sapienza Roma), F. Nomi (università di Roma Tre) e M. Truffi (università di Roma Tre) su “Il villaggio de La Marmotta. Nuove indagini di ricerca multidisciplinari e rinnovate attività di tutela e valorizzazione di un importante patrimonio archeologico anguillarino”; alle 14, P. Lorizzo (parco archeologico dell’Acqua Claudia) su “Analisi storica della villa romana dell’Acqua Claudia”; alle 14.30, i ricercatori indipendenti M. Marino e G. Bitti su “Testimonianze di epoca paleocristiana ad Anguillara Sabazia”.

La villa romana delle Mura di Santo Stefano ad Anguillara Sabazia (Roma) (foto regione lazio)
Anguillara Sabazia è ricca di rilevanze archeologiche: da testimonianze di epoca paleocristiana; ad altri beni culturali di epoca romana: come il complesso della villa romana delle Mura di Santo Stefano (della fine del II secolo d.C.) dove, tra il 1977 e il 1981, la Scuola britannica svolse una campagna di scavi. O il villaggio del neolitico antico in località ‘La Marmotta’, risalente a circa 8.000 anni fa, ora sommerso. Simbolo per eccellenza poi della città, sicuramente, è l’Acqua Claudia: la fonte, ma anche l’omonima villa romana (complesso della fine dell’età Repubblicana), di cui verrà fornita un’analisi storica. Scoperta nel 1934, è un capolavoro di architettura curvilinea romana databile alla I metà del I secolo a.C. E questi sono soltanto degli esempi. Ancora molto c’è da scoprire e conoscere. Ma soprattutto questo è solo un punto di partenza e non d’arrivo per una duplice azione (messa in campo in primis dalla Soprintendenza): da una parte di salvaguardia, tutela e conservazione, dall’altra di indagine e ricerca, finalizzate a una migliore valorizzazione di tale patrimonio. Passato, presente e futuro si fondono per descrivere l’evoluzione socio-culturale della città, dei suoi usi e costumi, anche attraverso casali come quello di Spanora. Tradizioni millenarie (r)innovate e riscoperte, testimonianza di memoria storica; come nel caso del torrione medievale, oggi sede del Museo della civiltà contadina e della cultura popolare, dove l’architettura si fa manifestazione di beni demo-etno-antropologici.
Canino (Vt). Al museo della Ricerca archeologica conferenza del direttore degli scavi Marco Pacciarelli (università Federico II di Napoli) su “SCAVI 2020-2022 nella necropoli di Ponte Rotto. Nuove conoscenze sulle origini e la società di Vulci”: riconosciuta per la prima volta un’organizzazione topografica per gruppi familiari
In occasione della conclusione della campagna di scavo 2022 presso la Necropoli di Ponte Rotto a Vulci, il prof. Marco Pacciarelli presenta al pubblico i risultati. Appuntamento venerdì 21 ottobre 2022, alle 17.30, al museo della Ricerca archeologica di Canino (Vt), nel Complesso del San Francesco, con la conferenza “SCAVI 2020-2022 nella necropoli di Ponte Rotto. Nuove conoscenze sulle origini e la società di Vulci”. Con il relatore prof. Marco Pacciarelli dell’università “Federico II” di Napoli interverranno Simona Carosi della soprintendenza dell’Etruria meridionale e Carlo Casi direttore del Parco di Vulci. Ingresso libero.

Veduta da drone della necropoli di Ponte Rotto a Vulci (foto sabap-etru-mer)
Il programma di scavo archeologico condotto tra 2020 e 2022 dal dipartimento di Studi umanistici dell’università di Napoli Federico II (direttore del Dipartimento: Andrea Mazzucchi; direttore dello scavo: Marco Pacciarelli), in collaborazione con la competente Soprintendenza (SABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale) e con la Fondazione Vulci (nelle persone rispettivamente di Simona Carosi e Carlo Casi) è ricco di novità. Le oltre cento tombe indagate a Ponte Rotto dal 2020 offrono infatti una grande quantità di nuove conoscenze, sia quantitative che relativamente ai rituali funerari. Lo scavo ha permesso di esplorare scientificamente un ampio settore della necropoli di Ponte Rotto, celebre per eccezionali sepolture come la tomba François e il tumulo della Cuccumella. Per la prima volta è stato possibile riconoscere un’organizzazione topografica per gruppi familiari, che si formano nella fase primigenia detta villanoviana (IX e VIII secolo) e continuano a svilupparsi nella fase orientalizzante (fine VIII e VII secolo a.C.). Questi gruppi utilizzano con sorprendente continuità gli stessi appezzamenti per due-tre secoli, dunque per non meno di dieci generazioni. Nella fase villanoviana i resti ossei cremati dei defunti, prelevati dalla pira, erano deposti entro urne cinerarie coperte da una scodella e sepolte verticalmente in pozzetti cilindrici. Si è scoperto che per alcuni bambini le urne, piuttosto piccole, erano invece sistemate in posizione orizzontale.

Lo scavo di una sepoltura a inumazione nella necropoli di Ponte Rotto a Vulci (foto sabap-etru-mer)
La comunità sepolta a Ponte Rotto mantiene un tenace attaccamento al rito della cremazione ancora fino alla fase orientalizzante, quando appaiono nuovi tipi tombali tra cui quello a cassetta di lastre litiche. Lo scavo ha permesso però di scoprire anche un significativo numero di sepolture a inumazione entro fossa, relative a individui che non seguono il rito tradizionale della cremazione e che perlopiù non sono accompagnati da manufatti di particolare pregio. Lo studio dei resti scheletrici, molto ben conservati, offrirà prospettive di conoscenza del tutto nuove. La studiosa Carmen Esposito, che si è laureata alla “Federico II” e ha conseguito il dottorato all’università di Belfast, condurrà analisi volte a ricavare il DNA antico, che permetterà di accertare il sesso e i rapporti di parentela, e anche di indagare il profilo genetico di questa comunità. Da altre analisi (anche sui resti cremati) si otterranno gli isotopi dello stronzio, considerati affidabili indicatori dell’area di nascita e dunque anche della mobilità degli individui. Da tutto ciò si potranno finalmente ricavare solidi elementi scientifici sulle origini e sulla composizione della prima società etrusca.
Roma. Presentazione del libro “Augusto. Città e territorio, potere e immagini: l’esempio del Latium e dell’Etruria meridionale” (edito da Quasar) che raccoglie gli atti del Convegno tenutosi a Nepi il 26 e 27 maggio 2017
La soprintendenza ABAP dell’Etruria meridionale celebra Augusto, presentando gli atti del convegno di Nepi 2017. Palazzo Patrizi Clementi (via Cavalletti 2, Roma) ospita venerdì 30 settembre 2022 la presentazione del volume a cura di Alfonsina Russo, Stefano De Angeli e Stefano Francocci “Augusto. Città e territorio. Potere e immagini: l’esempio del Latium e dell’Etruria meridionale” (edito da Quasar), che raccoglie gli atti del Convegno tenutosi a Nepi il 26 e 27 maggio 2017, in occasione del rientro nel comune in provincia di Viterbo della testa marmorea di Ottaviano Augusto, nota come “Augusto di Bruxelles”. Oltre agli autori, parteciperanno all’incontro il soprintendente Margherita Eichberg; il sindaco di Nepi, Franco Vita; il prof. Eugenio Polito, docente di Archeologia classica all’università di Cassino e del Lazio Meridionale; Daniele Federico Maras, funzionario archeologo responsabile per il territorio di Nepi; il prof. Mario Mazza, emerito di Storia romana dell’università di Roma ‘La Sapienza’ e accademico dei Lincei. Una giornata dedicata soprattutto alla figura di Augusto, 35 anni dopo la prima edizione del celebre volume di Paul Zanker, Augusto e il potere delle immagini (Monaco, 1987), alla quale allude il titolo stesso del nuovo volume. Dal culto del Princeps alla propaganda imperiale, dalla società romana alla Pax Augustea, con un occhio soprattutto al territorio di Nepi e all’Etruria meridionale, che faceva parte della VII delle Regiones in cui Augusto divise l’Italia, prefigurando l’attuale divisione amministrativa. Con la presentazione di un libro miscellaneo, che raccoglie il frutto del lavoro di ricerca di diversi studiosi, la Soprintendenza partecipa così idealmente alla “Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici”, che animerà gli istituti e luoghi della cultura italiani a partire dalla serata di venerdì 30 settembre.
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