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Esclusivo. Francesco Sirano, nuovo direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, illustra ad “archeologiavocidalpassato.com” come intende organizzare e valorizzare il Mann, tra interventi strutturali, mostre ed eventi: dalle Cavaiole all’America’s Cup, dalla mostra sulla Sirena Partenope alla seconda sede nell’Albergo dei Poveri, dalla Villa dei Papiri al mosaico di Alessandro. Con una linea ben precisa: informarsi, ascoltare, valutare, e decidere. Programmando

Francesco Sirano, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Da Ercolano al Mann, da un parco archeologico a uno dei musei archeologici più importanti nel mondo: Francesco Sirano, nominato a metà luglio direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli dal ministro Alessandro Giuli, e insediatosi al Mann il 6 ottobre 2025 (vedi Napoli. Il museo Archeologico nazionale ha il nuovo direttore, a 719 giorni dall’addio di Giulierini: Francesco Sirano si è insediato salutando il personale | archeologiavocidalpassato), mi riceve nel suo ufficio al terzo piano del prestigioso palazzo di Napoli, sorto nel ‘500 con destinazione cavallerizza e poi, tra Seicento e Settecento, come università, che Ferdinando IV di Borbone nel 1777 destinò ad accogliere i due nuclei della Collezione Farnese e della raccolta di reperti vesuviani già esposta nel Museo Ercolanese all’interno della Reggia di Portici. Per archeologiavocidalpassato.com il direttore tratteggia come intende rapportarsi con il Mann del presente e quello futuro, tra interventi strutturali (dai depositi delle Cavaiole alla seconda sede all’Albergo dei Poveri) ed eventi, a cominciare dalla mostra sulla Sirena Partenope nel febbraio 2026. Sirano si muove tra mura così cariche di storia e collezioni uniche per importanza e bellezza come la Farnese e le testimonianze dalle città vesuviane, con una linea ben precisa: informarsi, ascoltare, valutare, e decidere. Programmando. Questo è il Mann come lo vede Francesco Sirano.

“Ercolano è un sito Unesco nel quale ho lavorato per 8 anni – esordisce Sirano -. Da poco più di un mese (6 ottobre 2025, ndr) ho cominciato al museo Archeologico nazionale di Napoli: due luoghi differenti, uno è un museo e l’altro è un parco archeologico. Quindi tutte le problematiche di gestione del patrimonio devono essere declinate in maniera diversa tra Napoli ed Ercolano. Ma la macchina amministrativa, le regole amministrative, sono le stesse, perché entrambi istituti dello Stato, parte del ministero della Cultura. Quindi da questo punto di vista mi sono trovato molto bene, anche perché a Napoli sono ritornato nel luogo dove nel 1999 ho firmato il mio primo contratto da funzionario, quando questa era la sede della soprintendenza di Napoli e Caserta.

LE PRIME AZIONI. “Ora sto completando un giro di orizzonte di tutti i progetti, delle modalità operative del museo, individuando i punti di forza e le criticità nell’aspetto organizzativo, perché dal punto di vista della gestione è fondamentale che questo istituto che è molto importante, molto grande, molto impegnativo, abbia le opportune dotazioni organiche, ma soprattutto abbia un’organizzazione delle attività che renda il più possibile fluido e veloce il passaggio dei vari adempimenti che si devono compiere, perché previsti per legge. Ma per fare questo bisogna prima conoscere bene la situazione e poi avere delle idee che possono essere anche innovative. Io sto facendo tesoro della mia esperienza di Ercolano, dove eravamo partiti sena avere un ufficio. Quindi è stato tutto costruito da zero. Però a metà del mio percorso abbiamo fatto un check up e abbiamo cercato di vedere quali fossero le criticità che si erano palesate nei primi quattro anni. E ora grazie all’esperienza, devo dire che almeno l’età qualcosa di buono porta, ora in tempi molto più rapidi, sto facendo quel percorso che avevo fatto a Ercolano. 

Il personale del Mann saluta il nuovo direttore: al centro, Massimo Osanna e Francesco Sirano (foto mann)

ASCOLTARE IL PERSONALE. “Questo al Mann lo sto facendo guardandomi le carte e cercando di compulsare i funzionari, i responsabili dei vari settori organizzativi del museo. E a partire già dalla mia designazione, quindi prima che io firmassi fisicamente il contratto, ho cominciato a incontrare sistematicamente tutto il personale. Qui siamo 150, quindi li sto conoscendo tutti, uno a uno. Ho quasi completato. Perché ho scoperto – può essere banale, ma è una cosa fondamentale di questo istituto come di tutti gli istituti pubblici – che il principale elemento di patrimonio sono gli uomini, le donne, sono coloro che ci lavorano dentro, perché sono persone tutte entusiaste, intelligenti: a ognuno di loro sto chiedendo un consiglio oppure cosa avrebbe fatto al mio posto il primo giorno di lavoro. E veramente sto trovando / ricevendo indicazioni per me molto, molto importanti”.

“Il museo Archeologico nazionale ha una serie di progetti di tipo strutturale e una serie di progetti che sono legati a eventi a mostre.

Museo Archeologico nazionale di Napoli: i depositi delle Cavaiole prima degli interventi (foto graziano tavan)

I DEPOSITI DELLE CAVAIOLE. “Se parliamo degli aspetti strutturali, vale la pena sottolineare l’intervento che si sta facendo sulle Cavaiole, i nostri depositi sotterranei. Lì c’è un grande progetto, partito già da qualche anno e che dovrebbe finire a metà dell’anno prossimo: attraverso questo progetto avremo nelle Cavaiole non solo la riorganizzazione dei depositi, almeno degli spazi dei depositi, perché poi bisognerà allestirli, ma guadagneremo una grande sala espositiva e altri elementi utilissimi al servizio dei visitatori: ancora altri bagni, il nuovo guardaroba, tutte le facilitazioni che servono ai visitatori. Questa sala espositiva sarà grande quanto è l’attuale atrio. Quindi veramente questo è un progetto tra i più importanti strutturali che fa il Mann.

FACCIATE E TETTI. “Non è l’unico progetto. Si stanno affidando o saranno banditi a breve lavori per le facciate della parte retrostante del museo; lavori sui tetti – che sono già stati oggetto di interventi – ma ci sta una parte in cui dobbiamo intervenire.

DALLA SIRENA PARTENOPE ALL’ARTE CONTEMPORANEA. “Per le azioni a breve periodo legate a eventi, a febbraio 2026 inaugureremo una mostra sulla sirena Partenope, nata sulla scia della celebrazione dei 2500 anni della città di Napoli, che si annuncia davvero molto bella, ricca di materiali, spunti: sono veramente molto felice di questa mostra. Avremo anche delle mostre di arte contemporanea a breve, dedicata a dei maestri moderni con i quali cercheremo di creare un confronto tra l’arte contemporanea e l’arte antica, riprendendo un po’ la questione tra organicità e astrazione, negli anni in cui lavorano questi pittori tutti veneziani, la questione si poneva a livello di dibattito e quindi vale la pena riprendere, anche perché alcuni di loro davvero erano grandissimi pittori.

Visitatori all’ingresso del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

IL MANN, UNA CASA ACCOGLIENTE. “Poi avremo una serie di eventi che saranno il mio tocco originale a partire dall’anno prossimo – di cui non svelo nulla – ma saranno tutte cose che serviranno per cominciare la strada di trasformare questo museo sempre di più in una sorta di casa, un luogo accogliente dove le persone possono venire, ritornare più volte, trovando varie occasioni di lettura di questo incredibile patrimonio: l’Archeologico di Napoli è un museo bellissimo, ricchissimo e pieno di punti dove si può attrarre l’interesse di tantissime persone. Ognuno può trovare un motivo per cui in quel momento sta lì nel Mann. Il compito nostro è facilitargli però questa risposta, e questo è quello che cominceremo a fare dall’anno prossimo.  

LA NAVIGAZIONE ANTICA E L’AMERICA’S CUP. “Se spostiamo la linea d’orizzonte un pochino più in avanti, vorrei segnalare tra gi eventi una mostra sulla navigazione antica che faremo in occasione dell’America’s Cup del 2027.

FACILITY MANAGEMENT. “Dal punto di vista strutturale il mio contributo sarà a una gestione più strategica di tutti i servizi del museo, e in particolare quelli relativi alla manutenzione della macchina museo, quindi gli impianti, le pulizie, il verde, gli ascensori, le luci: tutto questo diventerà parte di un unico grande progetto di facility management che aiuterà a razionalizzare  la spesa e a razionalizzare anche gli sforzi che l’amministrazione deve compiere per poter seguire una miriade di piccoli contratti quali sono quelli che attualmente sono in essere.

CLIMATIZZAZIONE. “Dovrà essere messa in campo una cosa che già stiamo facendo: tra i progetti strutturali c’è infatti anche quello della climatizzazione. Noi stiamo climatizzando progressivamente tutto il museo. E quindi alcuni progetti di climatizzazione oramai si stanno per realizzare. Per altri abbiamo ottenuto dei fondi e quindi completeremo nei prossimi anni la climatizzazione che è molto importante perché serve a creare delle migliori condizioni non solo per i visitatori, ma anche per i lavoratori. Ma soprattutto contribuirà a mantenere idonee condizioni termo-igrometriche per tutti i materiali più delicati che sono esposti e che possono essere esposti alle polveri sottili e a tutti i problemi di inquinamento –  noi d’estate teniamo tutto aperto, perché bisogna pure respirare – e mi riferisco alle pitture, ad esempio, alle pitture murali, agli affreschi presenti nella sezione della Pittura vesuviana, e anche ai bronzi, ai materiali metallici, che pure soffrono molto se le condizioni tremo-igrometriche non sono stabili secondo dei range che sono stati stabiliti attraverso degli studi a livello centrale dal nostro ministero.

Le statue in bronzo degli atleti provenienti dalla Villa dei Papiri, attualmente visibili nel salone della Meridiana al Mann (foto graziano tavan)

NUOVE SALE DELLA VILLA DEI PAPIRI. “Altro intervento strutturale nel breve periodo – penso apriremo all’inizio della primavera 2026 – è il nuovo allestimento della Villa dei Papiri: le nuove sale della Villa dei Papiri saranno davvero un risultato importante. Oggi le sculture della Villa dei Papiri sono esposte nel salone della Meridiana: quindi non sono nascoste alla vista. Però certamente nel nuovo allestimento troveranno una “casa” migliore.

Restauro mosaico di Alessandro al Mann: il cantiere a vista (foto graziano tavan)

MOSAICO DI ALESSANDRO. “Altro intervento strutturale, e credo che con questo andremo poco prima dell’estate 2026, è la riapertura finalmente delle sale del mosaico di Alessandro. Il restauro del mosaico in sé è finito. Ora stanno facendo tutte le rifiniture. E quindi tra poco passeremo a fare una serie di lavori che riguardano i pavimenti e poi un minimo di riallestimento del resto della sezione Mosaici. E anche questo non vedo l’ora di poterlo ripresentare.

Il museo Archeologico nazionale di Napoli è ospitato in un palazzo borbonico che è stato sede dell’Università fino al 1777 e dal 1816 sede del Real Museo Borbonico

MANUTEZIONE ORDINARIA. “Ritornando alle azioni di più lungo periodo, una delle cose che metteremo in campo – come dicevo – è il facility management per la parte gestionale di tutto ciò che riguarda la macchina del funzionamento, e un altro sarà un progetto di manutenzione ordinaria. Nell’ambito della manutenzione programmata avremo infatti un progetto di manutenzione ordinaria di tutto il patrimonio archeologico e anche quello storico-artistico che riguarda l’edificio, perché non dimentichiamo mai che il Mann si trova in un edificio storico che parte nel ‘500: quindi non è un dettaglio da passare in secondo piano. E invece è molto importante che questa consapevolezza sia in chi visita e in chi ci lavora dentro. Non è un involucro neutro, è un involucro davvero molto importante.

Prospetto dell’Albergo dei Poveri, a Napoli, opera dell’architetto Ferdinando Fuga alla metà del Settecento (foto wikipedia)

ALBERGO DEI POVERI: SECONDA SEDE. “Altro intervento strutturale – e stiamo spostando la lancetta del tempo ancora un po’ più avanti – è quello della nuova sede del museo Archeologico nazionale di Napoli. Il museo avrà una seconda sede, che è stata già assegnata: è l’ala ovest dell’Albergo dei Poveri a piazza Carlo III. Allora lì avremo degli spazi enormi, e veramente ci sarà la possibilità di far diventare sempre più il Mann un elemento vivificatore all’interno del tessuto urbano di Napoli. Ci sarà la possibilità di esporre materiali che altrimenti qui, nella sede storica, non riusciamo a fare. La linea che seguiremo sarà quella di non creare un doppione e di non mettere mai in concorrenza le due sedi. Il nuovo Mann sarà un qualcosa di diverso e di complementare all’allestimento storico, in maniera che chiunque visiti quella sede abbia necessità e voglia, si spera, di visitare anche l’altra sede. Perché il nuovo Mann, siccome è fatto da poco, sarà sicuramente una sede più bella, più tecnologicamente avanzata: e allora qui non ci si viene più e diventa un deposito? Dobbiamo stare molto attenti a non fare questo tipo di errore.

RAPPORTI COL TERRITORIO. “Chiaramente questo farà sì che poi il museo nazionale ancora di più si rivolga sul territorio, perché tra questa sede e la nuova sede ci sono tante realtà culturali: musei, associazioni, edifici di culto, quartieri. Siamo a due passi dalla Sanità dove si è realizzato negli ultimi 10 anni un miracolo, un miracolo però della volontà umana. E poi c’è la realtà del museo nazionale di Capodimonte, che è il nostro museo fratello, perché noi abbiamo la statuaria Farnese loro hanno i quadri Farnese. Rispetto a tutte queste realtà la mia idea di rapporti è quella di valorizzare le connessioni e non gli snodi, perché nessuno è più importante dell’altro. Tutti dovremo condividere: si potranno condividere dei progetti che poi vengono portati avanti ciascuno per le proprie competenze”.

#domenicalmuseo. Nella prima domenica di dicembre al primo posto si conferma il Colosseo (14.461 ingressi), seguito Pantheon (12.832 ingressi), e dalle Gallerie degli Uffizi (12.125 ingressi)

Sono stati oltre 200mila gli ingressi domenica 2 novembre 2025, giornata di apertura gratuita in occasione della #domenicalmuseo di agosto, l’iniziativa del ministero della Cultura che prevede l’accesso libero nei luoghi della cultura statali nella prima domenica del mese. La classifica assoluta vede la conferma del podio registrato nel mese di novembre 2025 solo per il primo posto del Colosseo (14.461ingressi). Al secondo posto troviamo il Pantheon (12.832 ingressi), e al terzo le Gallerie degli Uffizi (12.125 ingressi).

Visitatori al parco archeologico di Ercolano nel giorno della #domenicalmuseo (foto paerco)

Ecco i numeri relativi a parchi e musei archeologici. Colosseo – Anfiteatro Flavio 14.461 ingressi; Pantheon – Basilica di Santa Maria ad Martyres 12.832; Foro Romano e Palatino 11.514; area archeologica di Pompei 10.419; museo Archeologico nazionale di Napoli 3.600; Terme di Diocleziano 3.023; Terme di Caracalla 2.612; museo e area archeologica di Paestum 2.278; parco archeologico di Ercolano 2.045; Palazzo Altemps 1.956; Palazzo Massimo 1.910; museo Archeologico di Venezia 1.772; Villa Adriana 1.553; museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria 1.021; Anfiteatro campano – Santa Maria Capua Vetere 879; Museo delle Civiltà 800; museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia 741; museo Archeologico nazionale di Aquileia 732; necropoli dei Monterozzi e museo Archeologico nazionale di Tarquinia 727; museo Archeologico nazionale di Taranto 644; museo Archeologico nazionale del Melfese “Massimo Pallottino” e Castello svevo di Melfi 582.

Torre del Greco (Na). Per #domenicalmuseo apertura di Villa Sora col Gruppo archeologico Vesuviano

Un ambiente affrescato di Villa Sora, straordinario complesso residenziale d’età romana a Torre del Greco (foto paerco)

Domenica 7 dicembre 2025 sarà possibile visitare gratuitamente Villa Sora, la grande e scenografica villa marittima romana in contrada Sora, a Torre del Greco (Na). Un’occasione unica per scoprire lo straordinario complesso residenziale d’età romana che si affacciava sul mare con un fronte di circa 150 metri, parte di quel sistema di ville d’otium ricordate anche da Strabone che si dispiegavano lungo il golfo di Napoli, abitate dai più ricchi esponenti del ceto dirigente romano. Il Gruppo Archeologico Vesuviano, dalle 10.30 alle 12.45, accoglierà appassionati e curiosi con una visita guidata gratuita, accompagnandoli alla scoperta degli ambienti ancora conservati della villa. Prenotazioni: 379 2196736 – archeotorre@gmail.com. Evento fb https://facebook.com/events/s/apertura-mensile-villa-sora/1221172903400207/ L’apertura di domenica 7 dicembre 2025 cade in un momento di grande rilievo per il sito: il parco archeologico di Ercolano ha infatti avviato un nuovo scavo archeologico a Villa Sora, passo significativo nel percorso di tutela, ricerca e valorizzazione di uno dei complessi residenziali più suggestivi dell’area vesuviana. L’intervento riguarda l’ampliamento e la sistemazione del fronte settentrionale dell’area coperta, con azioni mirate alla conservazione delle strutture antiche, al miglioramento delle conoscenze archeologiche e alla predisposizione di condizioni ottimali per una futura fruizione ampliata del sito.

#domenicalmuseo: ingresso gratuito al parco archeologico di Ercolano, senza prenotazione. E all’Immacolata apertura regolare

Il parco archeologico di Ercolano aderisce anche per il mese di dicembre all’iniziativa #domenicalmuseo, promossa dal ministero della Cultura, che prevede l’accesso gratuito a tutti i musei e alle aree archeologiche statali nella prima domenica del mese. Per l’occasione, domenica 7 dicembre 2025 il parco apre gratuitamente le sue porte a visitatori, famiglie, appassionati e turisti, offrendo l’opportunità di esplorare uno dei siti archeologici più straordinari dell’antichità. Un’esperienza immersiva fra case splendidamente conservate, strade romane, decorazioni in stucco e affreschi che restituiscono con rara vividezza la vita quotidiana dell’antica città sepolta dall’eruzione del 79 d.C. L’iniziativa rappresenta un invito a riscoprire il valore culturale e storico del sito, contribuendo a diffondere la conoscenza di un patrimonio unico al mondo e a favorire una fruizione più ampia e inclusiva. L’ingresso è gratuito per tutta la giornata. Non è prevista prenotazione.

Lunedì 8 dicembre 2025, in occasione della Festa dell’Immacolata,  il parco archeologico di Ercolano sarà regolarmente aperto al pubblico con i consueti costi di ingresso.

Ercolano. Il parco archeologico sempre più inclusivo. Il progetto “Cultura senza barriere” si apre ai ragazzi con autismo: per loro quattro giornate speciali: occasioni di incontro, scoperta e gioco inclusivo grazie alla app “Avventura a Ercolano”

Col progetto “Cultura senza barriere” il parco archeologico di Ercolano sempre più inclusivo. Ora con tecnologia e accoglienza per i ragazzi con autismo. Il parco archeologico di Ercolano, in collaborazione con l’associazione #micolorodiblu Onlus e Coopculture, prosegue infatti nel suo impegno per rendere il patrimonio culturale accessibile e accogliente per tutti, con una serie di iniziative dedicate all’inclusione e alla partecipazione dei ragazzi con disturbi del neurosviluppo, in particolare autismo. All’interno del progetto “Cultura senza barriere”, il Parco propone quattro giornate speciali, tra 2025 e 2026, pensate come occasioni di incontro, scoperta e gioco inclusivo: si inizia il 3 dicembre 2025, con la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità; quindi il 16 febbraio 2026, per il Lunedì di Carnevale; si prosegue il 2 aprile 2026, con la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo; e infine il 10 maggio 2026, per la Festa della Mamma. Durante queste giornate, i visitatori potranno partecipare a visite guidate inclusive (ore 9 – 13), articolate in quattro turni orari da un’ora ciascuno (massimo 25 partecipanti per gruppo). La visita dura circa un’ora e mezza. Le attività, gratuite con biglietto ordinario d’ingresso al sito, incluse riduzioni e gratuità a norma di legge, sono su prenotazione tramite il portale https://www.coopculture.it/it/prodotti/cultura-senza-barriere/ o via e-mail a edu@coopculture.it. L’iniziativa è aperta a scuole primarie e secondarie di I grado, famiglie con bambini, e a tutti coloro che desiderano vivere un’esperienza di visita innovativa e accessibile. Si consiglia abbigliamento comodo.

Tecnologia e inclusione: un’esperienza immersiva per tutti. Protagonista dell’esperienza sarà l’applicazione, denominata “Avventura a Ercolano”, guida digitale interattiva, progettata da esperti del settore educativo e neurodiversità per favorire il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi con autismo o altre difficoltà cognitive. Disponibile su tablet forniti dal Parco o scaricabile liberamente sul proprio tablet Apple iPAD al link https://ercolano.cultura.gov.it/accessibilita/; la guida utilizza tecnologie di realtà aumentata e beacon interattivi per accompagnare i visitatori in un viaggio personalizzato tra le meraviglie dell’antica Ercolano. Attraverso giochi, attività e approfondimenti, i partecipanti potranno: ricomporre virtualmente i mosaici antichi, partecipare al lancio del giavellotto nella Palestra, raccogliere monete sulla terrazza di Balbo, restaurare reperti archeologici, e molto altro ancora. Gli esperti del patrimonio e il personale di supporto all’utilizzo dell’app accompagneranno i gruppi lungo il percorso nella città antica, trasformando la visita in un’esperienza condivisa, ludica e formativa.

Un piccolo visitatore del parco archeologico di Ercolano alle rese con la app “Avventura a Ercolano” (foto paerco)

Un Parco aperto a tutti. Il progetto “Cultura senza barriere” nasce con l’obiettivo di rendere il patrimonio culturale uno spazio realmente inclusivo, dove la tecnologia diventa strumento di partecipazione, conoscenza e divertimento. Il parco archeologico di Ercolano conferma così la propria vocazione a essere un luogo accessibile a tutti, nell’ottica di un’accoglienza inclusiva e senza barriere.

Ercolano. Bruciati in pochi giorni i biglietti per la riapertura straordinaria delle Terme Suburbane, il complesso termale romano meglio conservato al mondo. Un’occasione per conoscere il restauro in corso

L’esterno delle Terme Suburbane di Ercolano interessate dal cantiere di restauro (foto paerco)

Una porta in legno conservata all’interno delle Terme Suburbane di Ercolano (foto paerco)

Neanche il tempo di annunciare la riapertura straordinaria delle Terme Suburbane di Ercolano, uno dei luoghi più affascinanti e meglio conservati del mondo romano, per tre sabati dal 15 al 29 novembre 2025, che il parco archeologico di Ercolano ha subito avvisato che “i biglietti delle ultime date per le visite straordinarie al cantiere delle Terme Suburbane di Ercolano sono terminati. Grazie a tutti i nostri visitatori appassionati che ci accompagnano alla scoperta di questo fantastico patrimonio”. Il pubblico che è riuscito a garantirsi un biglietto avrà nuovamente l’opportunità di entrare in un cantiere di restauro unico nel suo genere e di ammirare da vicino un autentico gioiello dell’antica città. Le visite, come detto, si terranno sabato 15 novembre 2025, sabato 22 novembre 2025, e sabato 29 novembre 2025, con due turni di visita per ciascuna giornata: 1° turno, dalle 10.30 alle 11.30; 2° turno, dalle 11.30 alle 12.30. Per ogni turno massimo 10 partecipanti. L’iniziativa, che consente ai visitatori di accedere a un’area normalmente chiusa al pubblico, ha già riscosso un entusiasmo straordinario: ogni turno disponibile nelle precedenti aperture è andato esaurito in pochi giorni.

Il cantiere aperto all’interno delle Terme Suburbane di Ercolano (foto paerco)

Un complesso unico al mondo. Le Terme Suburbane, situate tra la cinta muraria e l’antico arenile, rappresentano il complesso termale romano meglio conservato al mondo. Originariamente costruite come bagno privato della famiglia dei Nonii Balbi, una delle più influenti di Ercolano, furono successivamente aperte all’uso pubblico. Il sito conserva ancora oggi pavimenti marmorei di pregio, decorazioni in stucco e pittura di altissima qualità, le rarissime porte lignee originali e un innovativo sistema di riscaldamento “a samovar” delle piscine calde, unico al mondo per stato di conservazione. Questi elementi straordinari testimoniano la raffinatezza e il prestigio della società ercolanese, oltre alla grande attenzione che i Romani dedicavano al benessere, alla cura del corpo e alla vita sociale.

Una vasca in marmo all’interno delle Terme Suburbane di Ercolano (foto paerco)

Un’occasione per conoscere il restauro in corso. L’apertura straordinaria è resa possibile grazie a un importante progetto di restauro e valorizzazione, interamente finanziato con fondi pubblici statali e realizzato in collaborazione con il Packard Humanities Institute, che da quasi venticinque anni affianca il parco archeologico di Ercolano nella tutela e nella conoscenza del sito. Questa formula consente al pubblico di vivere un’esperienza unica: scoprire le straordinarie architetture e decorazioni del complesso termale e, al tempo stesso, osservare da vicino le attività di restauro in corso.

Eleganti panchine in marmo all’interno delle Terme Suburbane di Ercolano (foto paerco)

Prenotazione e biglietti. Le visite sono disponibili esclusivamente su prenotazione e con biglietto integrato di 20 euro (comprensivo di ingresso al Parco e di visita alle Terme Suburbane) il cui ricavato sarà destinato a sostenere i restauri del parco archeologico di Ercolano. Anche per le visite alle Terme sono previste le gratuità a norma di legge.

4 novembre con ingresso gratuito musei e parchi archeologici statali: sul podio il Pantheon con 13.879 ingressi, seguito dal Colosseo (8.606 ingressi) e Pompei (6.415 ingressi)

Sono stati oltre 85mila gli ingressi nei musei e nei parchi archeologici statali aperti gratuitamente martedì 4 novembre 2025 in occasione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, iniziativa del ministero della Cultura che prevede l’ingresso libero nei luoghi della cultura di propria pertinenza. Nella classifica assoluta al primo posto è il Pantheon con 13.879 ingressi, seguito dal Colosseo con 8.606 ingressi, e da Pompei con 6.415 ingressi.

Ecco i numeri relativi a parchi e musei archeologici. Pantheon – Basilica di Santa Maria ad Martyres 13.879 ingresso; Colosseo. Anfiteatro Flavio 8.606; area archeologica di Pompei 6.415; Foro Romano e Palatino 5.906; parco archeologico di Ercolano 1.242; Terme di Caracalla 1.109; museo Archeologico nazionale di Napoli 780; Villa Adriana 436; museo e area archeologica di Paestum 418; museo Archeologico nazionale della Sibaritide 335; parco archeologico della Sibaritide 307.

Ercolano. Dopo quasi novant’anni dal ritrovamento, lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie è esposto nell’Antiquarium nello spazio dedicato ai legni antichi del parco archeologico

L’armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie esposto, dopo il restauro, all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)

L’armadietto/credenza esposto all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano accanto a un larario e a una culla, restaurati di recente (foto paerco)

Per quanti che in questi giorni hanno deciso di visitare il parco archeologico di Ercolano all’Antiquarium troveranno una novità, un reperto eccezionale: per la prima volta da quasi novant’anni la credenza proveniente dall’appartamento V, 18 sul Decumano Massimo, dopo un lungo e complesso percorso di tutela e restauro che l’ha fatta tornare a risplendere, è stata trasferita dall’area archeologica all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano, dove entra a far parte del nuovo spazio espositivo dedicato ai legni antichi. Il reperto è esposto accanto a una culla, in un insieme che racconta intimità e quotidianità, e al larario rinvenuto nello stesso vano dell’appartamento V, 18, restaurato nel 2021 nell’ambito della XIX edizione di Restituzioni di Banca Intesa Sanpaolo.

Lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato è stato rinvenuto con tutto il suo contenuto durante gli scavi del 1937 accanto alla Casa del Bicentenario (foto paerco)

La prima esposizione dell’armadietto/credenza in legno carbonizzato secondo il progetto di Amedeo Maiuri (foto paerco)

Lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato è stato rinvenuto con tutto il suo contenuto durante gli scavi del 1937 accanto alla Casa del Bicentenario. All’interno, come riportato nei Diari di scavo, furono trovati coppe, bicchieri, brocche e pentole, testimonianza eccezionale della vita domestica ercolanese. Subito dopo la scoperta, il mobile fu esposto in situ al piano terra della bottega sottostante l’appartamento, protetto da una teca di vetro, nell’ambito del progetto di città-museo promosso da Amedeo Maiuri che intendeva restituire ai visitatori ambienti e oggetti della quotidianità sepolti dall’eruzione del 79 d.C. In seguito, per ragioni di tutela e conservazione, la credenza rimase sigillata in una cassa lignea per decenni, fino alla sua riapertura nel 2022. Da quel momento ha preso avvio un articolato percorso di studio e restauro, realizzato grazie alla collaborazione tra il parco archeologico di Ercolano e il Drents Museum di Assen. Nel 2023 si è concluso l’intervento di restauro, che ha permesso di rendere il manufatto idoneo al trasporto e all’esposizione.

Dettaglio dell’armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie esposto, dopo il restauro, all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)

Il trasferimento, particolarmente delicato a causa della fragilità del reperto, ha richiesto una complessa operazione coordinata da restauratori, archeologi e tecnici specializzati, che per un’intera giornata hanno lavorato garantendo la massima sicurezza. Oggi la credenza è collocata al piano ammezzato dell’Antiquarium, all’interno di un allestimento che ripropone fedelmente l’originaria disposizione voluta da Maiuri. Grazie alla documentazione di scavo, è stato possibile ricostruire e riposizionare sul mobile le stoviglie ritrovate nel 1937, restituendo così un’immagine viva e autentica della vita domestica di duemila anni fa. Il ritorno in esposizione della credenza rappresenta una tappa fondamentale nella valorizzazione del patrimonio di Ercolano, offrendo un’occasione unica per avvicinarsi, con emozione e meraviglia, alla quotidianità degli antichi ercolanesi.

Ercolano. Weekend di Ognissanti: ingresso gratuito al parco archeologico il 2 ed il 4 novembre. Visita gratuita a Villa Sora di Torre del Greco. Mostra “Dall’uovo alle mele” a Villa Campolieto

Il mese di novembre 2025 al parco archeologico di Ercolano parte con il raddoppio delle giornate gratuite, dopo domenica 2 novembre 2025 che rientra nell’iniziativa ministeriale di #domenicalmuseo, con apertura gratuita dei siti statali nella prima domenica di ogni mese, martedì 4 novembre 2025 si ripete l’apertura a ingresso gratuito in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. La prenotazione per l’ingresso gratuito al Parco non è necessaria, né è possibile effettuarla online; il relativo biglietto deve essere ritirato direttamente alla biglietteria. Per tutto il periodo invernale il Parco sarà aperto dalle 8.30 alle 17 (ultimo ingresso alle 15.30) con le regolari tariffe di accesso.

Villa Sora, a Torre del Greco, scenografica villa d’otium sul golfo di Napoli (foto paerco)

Domenica 2 novembre si potrà approfittare per visitare gratuitamente anche Villa Sora a Torre del Greco, la grande e scenografica villa marittima in contrada Sora che si apriva sul mare con un fronte di 150 metri di lunghezza, parte di quel sistema di ville d’otium ricordate anche da Strabone che si dispiegavano lungo il golfo di Napoli ed abitate dai più ricchi esponenti del ceto dirigente romano. Il Gruppo Archeologico Vesuviano, dalle 10.30 alle 12.45, accoglie appassionati e visitatori per accompagnarli, attraverso una dettagliata visita guidata gratuita, alla scoperta dell’antica villa (prenotazioni chiamando al 3792196736 o scrivendo a archeotorre@gmail.com – https://facebook.com/events/s/apertura-mensile-villa-sora/1369004718130176/).

Nel weekend di Ognissanti regolarmente aperta Villa Campolieto dove prosegue la mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola” con ingresso a pagamento; un viaggio alla scoperta delle abitudini alimentari degli antichi Ercolanesi, attraverso un’eccezionale raccolta di reperti organici straordinariamente conservati.

Fotografia in lutto. Si è spento a 91 anni Mimmo Jodice, un gigante della fotografia, voce poetica di Napoli. Cordoglio di tutta la città. Il ricordo commosso di enti culturali, istituzioni, ex allievi. Il ministro Giuli: “ha saputo raccontare con la luce l’anima nascosta delle città, dei volti, delle rovine, della memoria”

Fotografie di Mimmo Jodice con i Corridori dalla Villa dei Papiri sulle pareti della stazione Museo della Metro di Napoli (foto anm na)

Quegli sguardi fissi, quegli occhi, quei movimenti che vengono dal passato e ti accompagnano verso l’uscita della stazione Museo della metropolitana di Napoli e ti preparano alle emozioni che ti aspettano, in superficie, al museo Archeologico nazionale di Napoli. Quelle immagini che fanno “parlare” l’Antico sono scatti memorabili del fotografo Mimmo Jodice: un patrimonio universale le sue foto, oggi ancora più prezioso. Domenico Mimmo Jodice si è spento a 91 anni il 28 ottobre 2025 a Napoli, nella sua Napoli dove erano nato, nel rione Sanità, il 29 marzo 1934. Lascia la moglie Angela, e i figli Barbara e Francesco. Napoli piange il suo figlio che ha fatto conoscere la città fuori dagli stereotipi. Grande il cordoglio di enti culturali, istituzioni, ex allievi, comuni cittadini. Per tutti il sindaco Gaetano Manfredi e tutta l’amministrazione comunale di Napoli esprimono “profondo cordoglio per la scomparsa di Mimmo Jodice, maestro della fotografia e voce poetica della città. Con la sua arte, Jodice ha saputo raccontare Napoli al di là dei cliché, restituendone l’anima più autentica”.  Giovedì 30 ottobre 2025, dalle 12 alle 16.30, per volontà del sindaco e della famiglia, la camera ardente sarà allestita al Maschio Angioino, luogo simbolico e caro all’artista, che ha ospitato la sua ultima grande mostra “Napoli Metafisica”.

L’annuncio della morte di Mimmo Jodice da parte di RaiNews

Mimmo Jodice è stato uno dei più grandi fotografi di sempre. Autodidatta, si avvicina alla fotografia negli anni ’50. Negli anni ’60 Jodice ha collaborato con artisti come Andy Warhol, Joseph Beuys, Sol LeWitt, Michelangelo Pistoletto e Alberto Burri. Dal 1970 al 1994 ha insegnato fotografia all’Accademia di Belle arti di Napoli. Nel 1970 la sua prima mostra nazionale Nudi dentro cartelle ermetiche alla galleria il Diaframma di Milano, con presentazione di Cesare Zavattini. Negli anni successivi si susseguono le mostre personali nei musei di tutto il mondo: Philadelphia Museum of Art 1995; Maison Européenne de la Photographie 1998; museo di Capodimonte 1998; Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea 2000; Massachusetts College of Art and Design 2001; Moscow House of Photography 2004; Museu de Arte de Sao Paulo 2004; MART 2004; Bassano Fotografia 2013. Nel 2001 la Galleria d’Arte moderna di Torino gli ha dedicato un’esauriente Retrospettiva 1965/2000. Nel 2002 vince il Premio Flauto d’Argento. Nel 2003 è il primo fotografo a ricevere il Premio “Antonio Feltrinelli” dell’Accademia nazionale dei Lincei. Nel 2006 l’università Federico II gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Architettura. Nel 2007 espone alla Fondazione Forma di Milano l’importante retrospettiva “Perdersi a guardare – Trenta anni di fotografia in Italia” che verrà poi esposta l’anno successivo ad Arles e di cui l’Editore Contrasto pubblica il libro omonimo in italiano, inglese e francese. Il museo d’Arte contemporanea di Napoli (MADRE) nel 2016 decide di dedicare una grande retrospettiva sul lavoro del fotografo. Tra i lavori che restano nella storia della fotografia le Vedute di Napoli e la serie Anamnesi, le foto ai capolavori del museo Archeologico nazionale di Napoli. “Con Mimmo Jodice scompare un maestro indiscusso della fotografia italiana e internazionale”, dichiara il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, “un uomo di rara sensibilità che ha saputo raccontare con la luce l’anima nascosta delle città, dei volti, delle rovine, della memoria. Il suo sguardo era insieme antico e radicalmente moderno, capace di rendere visibile l’invisibile. La nostra amicizia, maturata durante la mia presidenza al Maxxi, era nutrita dalla comune convinzione che le arti riescano a trovare un senso compiuto quando vengono poste al servizio della società. È esattamente l’ideale che il maestro Jodice perseguì lungo l’intero arco della sua inarrivabile carriera. A sua moglie Angela e alla sua famiglia va il mio caloroso abbraccio”.

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, con il fotografo Mimmo Jodice (foto da profilo FB de luca)

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania: “Addio a Mimmo Jodice, uno dei grandi maestri della fotografia italiana del secondo Novecento e dell’età contemporanea. Legato intimamente a Napoli, in particolare al Rione Sanità, dov’era nato e cresciuto, ne ha rappresentato le problematiche e le contraddizioni sociali. È stato un grande innovatore delle tecniche e delle forme espressive. La macchina fotografica per Mimmo Jodice era un mezzo per raccontare la natura umana andando oltre il tempo e lo spazio. È stato un artista a tutto tondo, un grande intellettuale che ha dato lustro a Napoli e alla Campania a livello mondiale. Nel 2016, la Regione Campania, prodotta dal Museo Madre, gli aveva dedicato la prima monografia retrospettiva, come tributo ad una lunghissima carriera artistica. È una grave perdita per la nostra comunità. Facciamo le nostre condoglianze ai suoi familiari. Lo ricorderemo sempre con grande gratitudine ed affetto”.

Atleti dalla Villa dei Papiri, 1986: foto di Mimmo Jodice dei capolavori conservati al Mann

Museo Archeologico nazionale di Napoli. “Da ragazzo vivevo nella Sanità e lavoravo in una libreria a Port’Alba (…). Quando la libreria chiudeva per la pausa, mangiando il mio panino, mi fiondavo al Museo Archeologico. Lì trascorrevo la mia ora di pausa, conversando con la -mia- scultura. Ogni giorno sceglievo con chi parlare, un dialogo muto, intenso con uno degli Atleti, oppure con la Venere in Bikini o ancora con le Danzatrici. A seconda delle mie infelicità, paure o difficoltà, sceglievo colui o colei per confidare la mia vita difficile” (Mimmo Jodice per il libro “MANN che Storia”, “La Repubblica Napoli”, marzo 2022). Grazie a Mimmo Jodice, fotografo di fama internazionale che ha sempre conservato semplicità e coerenza, pur avendo segnato pagine indimenticabili della storia dell’arte. Il direttore generale del Mann, Francesco Sirano, lo ricorda così: “Mimmo Jodice ha dedicato al nostro Museo delle fotografie indimenticabili: tra queste, i celebri scatti dei capolavori della Villa dei Papiri sono la rappresentazione tangibile del valore universale dell’arte. Il perdersi a guardare di Mimmo Jodice rappresenta l’esito di un percorso rigoroso di studio attraverso uno sguardo onesto e acutissimo, appassionato di Napoli”.

Foto di Mimmo Jodice sulla copertina del libro “MANN che Storia” (“La Repubblica Napoli”, marzo 2022)

Paolo Giulierini, già direttore del Mann: “Addio Maestro, addio Mimmo. Scegliemmo uno dei tuoi capolavori per raccontare otto anni di riscatto. Non poteva essere altrimenti. E su quella scala del Museo, quel giorno che mi avevano estromesso, tu c’eri a metterci la faccia”.

Fotografie di Mimmo Jodice con le Danzatrici dalla Villa dei Papiri sulle pareti della stazione Museo della Metro di Napoli (foto anm na)

Anm Napoli. Con le immagini tratte dalla collezione delle Stazioni dell’Arte di Metro Linea 1, Museo e Municipio, rendiamo omaggio a Mimmo Jodice, grande maestro della fotografia italiana, scomparso il 28 ottobre 2025. Le accompagniamo con le sue stesse parole, tratte da una toccante intervista del 2015 in cui raccontava il suo profondo dialogo con la statuaria antica: “Ho dialogato con loro, ho cercato innanzitutto di rendere queste espressioni, queste facce, non come pezzi di marmo o di bronzo […] Prima di scattare una foto aspetto un tempo lungo, per cercare di capire che cosa stanno guardando questi occhi. La cosa che mi interessa di più è riuscire a cogliere i sentimenti. Tutto cambierà, ma queste immagini sono l’eternità, un modo di essere, come siamo stati e come saremo”.

Il fotografo napoletano Domenico Mimmo Jodice (foto paerco)

Il parco archeologico di Ercolano esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Mimmo Jodice, maestro della fotografia contemporanea e testimone sensibile della bellezza e della memoria del nostro patrimonio. Con il suo sguardo unico, Jodice ha saputo restituire attraverso l’obiettivo l’anima senza tempo dei siti e reperti archeologici, tra cui spiccano quelli ercolanesi, intrecciando presente e passato in immagini che sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo. La sua arte, capace di cogliere silenzi, dettagli e prospettive, ha dato nuova voce ai luoghi della cultura, contribuendo a rafforzare il legame tra la comunità e le sue radici. Il Parco di Ercolano si unisce al dolore della famiglia, del mondo della fotografia e di quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzare la sua opera. Le sue immagini restano testimonianza viva e continueranno a ispirare le generazioni future.

La Piscina Mirabilis di Pozzuoli vista da Mimmo Jodice (pafleg)

Parco archeologico dei Campi Flegrei. Se n’è andato Mimmo Jodice, maestro della fotografia. Il suo sguardo innovativo, che si è posato anche sui monumenti dei Campi Flegrei, ha contribuito a rivoluzionare il mondo della fotografia. Il parco archeologico dei Campi Flegrei si stringe al cordoglio.

Mimmo Jodice col direttore Eike Schmidt al museo di Capodimonte (foto museo capodimonte)

Museo e real bosco di Capodimonte. Il direttore Eike Schmidt, i dipendenti e tutti i collaboratori del museo e real bosco di Capodimonte salutano il maestro Mimmo Jodice, immensa figura di artista e grande napoletano. “Nel porgere il nostro più profondo cordoglio alla famiglia e alla comunità artistica”, dichiara il direttore Schmidt, “non possiamo che rinnovare la nostra riconoscenza per il legame speciale che l’indimenticabile Maestro ha avuto con Capodimonte, testimoniato da importanti donazioni tra le quali la sua amata camera oscura. Caro Maestro, il Centro che porterà il suo nome sarà come voleva dedicato alla formazione dei giovani. Un impegno sacro preso con Lei e con la Sua famiglia che onoreremo con orgoglio”.

“Attesa” di Mimmo Jodice nella mostra opsitata al museo MADRE di Napoli

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e il museo Madre ricordano Mimmo Jodice. “In anni in cui il la fotografia era prevalentemente strumento per indagini documentaristiche”, scrive la storica dell’arte Olga Scotto di Vettimo, “Mimmo Jodice (Napoli, 1934) sperimenta le potenzialità stesse del mezzo fotografico, conducendo la sua ricerca all’interno di un ambito di ascendenza concettuale. Il nudo, il ritratto e l’oggetto banale diventano il pretesto per interrogare la tecnica e il linguaggio fotografico, mettendo in secondo piano ogni dato emozionale e interpretativo. In tal modo, Jodice sperimenta e decostruisce, combina elementi astratto-cubisti con quelli figurativi, interviene sulla carta attraverso il collage e lo strappo e, ancor prima, nella camera oscura, imponendo movimento e potenzialità a soggetti statici”. Il museo MADRE di Napoli ha conferito a Mimmo Jodice il suo primo “Matronato alla carriera” nel 2014, in riconoscimento della sua eccellente carriera artistica. Inoltre, nel 2016, il museo ha ospitato la più grande retrospettiva a lui dedicata, intitolata “Attesa, 1960-2016”, che presentava più di cento opere.

Festa Teatrale per il giorno onomastico del Teatro di San Carlo: scenoigrafia di Carosi su foto di Jodice (foto teatro san carlo)

Il Teatro di San Carlo di Napoli si unisce al cordoglio per la scomparsa di Mimmo Jodice. Con la sua opera ha saputo raccontare Napoli, la sua luce e la sua memoria, restituendo alla fotografia una profonda dimensione poetica e civile. La sua ricerca artistica, segnata da sensibilità e visione, ha contribuito in modo indelebile alla cultura del nostro tempo. Il Teatro di San Carlo ricorda con riconoscenza un Maestro che ha onorato la nostra città con la sua arte e il suo sguardo unico sul mondo. Il 4 novembre 1987, la scenografia di Mauro Carosi fu basata su un celebre scatto di Mimmo Jodice in occasione dello spettacolo firmato da Roberto De Simone per il 250° anniversario del Teatro.

SCABEC. Ci lascia Mimmo Jodice, maestro che con il suo sguardo ha saputo trasformare l’antico in visione contemporanea. Grazie Maestro.

Villa Jovis a Capri: Opera 43, 1984, di Mimmo Jodice (musei di capri)

Musei di Capri. Con profonda tristezza apprendiamo la scomparsa di Mimmo Jodice, maestro della fotografia italiana contemporanea. Nel 2010 la Certosa di San Giacomo ha accolto la sua mostra “Figure del mare”. La visione del mare come luogo del vuoto, il silenzio, la sospensione del tempo, la persistenza del passato nel presente, frammenti di corpi e di volti di sculture della classicità restituiti dal mare.

Mostra “Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana” al museo delle Civiltà (foto muciv)

Il MUCIV-Museo delle Civiltà si stringe alla famiglia di Mimmo Jodice nel ricordo di un grande artista della fotografia. Attorno a colui che ha ispirato coloro che hanno deciso di fotografare il mondo grazie ai suoi generosi insegnamenti, alla sua visione tanto estetica quanto etica. Dalla Napoli antropologica e popolare a quella surreale e metafisica, dalle immagini in cui ridà vita a architetture, sculture e paesaggi dell’archeologia alle immagini dei vuoti delle megalopoli contemporanee. Jodice celebra un umanesimo paziente e sapiente, riuscendo a dare rappresentazione al tempo oltre che allo spazio, in un’”attesa” che non ha fine. Nel suo mare Mediterraneo continueremo a ricordarlo tra gli echi e le memorie della mostra “Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana”. Grazie, Mimmo.

Mimmo Jodice al Mart di Rovereto in occasione della presentazione della mostra: Mimmo Jodice. Dalla collezione “i Cotroneo” (foto Mart, Jacopo Salvi, 2016)

MART di Rovereto. Ci uniamo al cordoglio del mondo dell’arte per la scomparsa di Mimmo Jodice, artista a cui siamo molto legati e di cui conserviamo splendide opere. Fanno parte del patrimonio del Mart le fotografie del celebre ciclo “Mediterraneo”, alcune delle quali inserite nella mostra “Sport. Le sfide del corpo”, e sei opere appartenenti alla serie “Isolario Mediterraneo” che Jodice stesso decise di donarci. La nostra vicinanza va oggi ai familiari di Mimmo Jodice e in particolare al figlio Francesco a cui mandiamo un caloroso abbraccio.

Omaggio di Udine Musei al maestro Mimmo Jodice (foto da FB)

Udine Musei. Siamo vicini alla famiglia di Mimmo Jodice. Ci stringiamo attorno ad Angela, Barbara e Francesco. Oggi accendiamo con riconoscenza le luci sulla sua opera, le sue visioni e i suoi valori.

Occhi dalla collezione Mediterraneo di Mimmo Jodice (dal profil FB di laura noviello)

L’archeologa Laura Noviello: “Il “genio” di saper “scrivere con la luce”, il fotografare di Mimmo Jodice: di restituire al passato una contemporaneità viva di carne ferita e sangue. E al nostro quotidiano vivere un passato che è puro, eterno presente. Mimmo, un meraviglioso napoletano. Ci pensavo attraversando la metro, che i corridori ercolanensi mi guardavano accanto alle Danaidi nei tunnel cingolati di ferro, in mezzo alla folla. “Eccolo il genio”, e mentre tornavo in superficie davanti all’apparizione dell’Antro cumano con i suoi tagli straordinari di luce. Ai miei occhi ho sempre avuto peplophorai e amazzoni da lui ritratte, tanto che sabato davanti a quella ercolanense, ancora una volta, ho rivisto il suo occhio e il volto ferito. Non ho talento negli elogi pubblici, ma rivedo anche la mia prima, piccola agenda, costellata di sue foto vesuviane e in me è tutta la gratitudine immensa davanti alla costruzione di un universo complesso e stratificato di senso e significati. Se viviamo in questo tempo che è tutti i tempi insieme, danzando con le Danaidi e tra i corridori al Museo come in metro e ovunque a Napoli, è anche grazie a chi, come Mimmo, ha saputo cogliere e rendere tangibile questo straordinario miracolo che ci è dato. Ha lasciato un segno, uno sguardo, un modo di raccontare la terra campana: flegrea e vesuviana come nessun altro. D’altronde parlando di Napoli diceva e non a torto: “Se fossi nato a Milano o a Zurigo non avrei fatto il fotografo”. Inutile anche argomentarne il perché. A lui tutta la nostra viva e meravigliata gratitudine. Grazie Maestro”.

Il fotografo Mimmo Jodice con l’archeologo Giuliano Volpe (foto da FB)

L’archeologo Giuliano Volpe: “Un grande dispiacere per la perdita di Mimmo Jodice, grande fotografo con una sensibilità particolare per l’archeologia, il patrimonio culturale ma soprattutto per le persone. La sua celebre fotografia con la testa di Demetra tenuta con la sua stessa mano mentre la fotografava, è la copertina di un mio libro: Mimmo me la donò gratuitamente e generosamente, l’ho mostrata migliaia di volte in tante occasioni perché per me ha sempre rappresentato l’essenza del nostro patrimonio, bello, ricco, danneggiato e soprattutto bisognoso di una iniziativa dal basso, come quella mano. Una foto diventata anche simbolo del Rione Sanità, dove era nato e al quale è restato sempre legato, come presidente onorario della Fondazione San Gennaro e grande sostenitore del progetto di Antonio Loffredo. Grazie caro Mimmo, persona generosa, disponibile, colta, sensibile, le tue splendide foto resteranno immortali”.

Demetra, Opera III, Ercolano: foto di Mimmo Jodice (da profilo FB di caterina greco)

L’archeologa Caterina Greco: “Nessuno come lui ha saputo rendere contemporanea l’arte antica”.

Mimmo Jodice in Calabria (foto da profilo FB di Mirella Stampa Barracco)

Fondazione Napoli Novantanove. “Ci piace ricordare il nostro caro amico Mimmo Jodice”, scrive Mirella Stampa Barracco, “a cui ci legava affetto, stima e una profonda riconoscenza per quanto aveva fatto per la nostra Fondazione: dalla foto dell’Arco di Trionfo violato nel 1989 al magnifico album di 40 foto in Calabria rappresentazione in chiave moderna di un percorso del Grand Tour. Ci mancherà molto non solo a noi ma a tutti quelli come lui che hanno visto, sognato un mondo migliore. Grazie Mimmo”.

Gibellina in uno scatto di Mimmo Jodice (da profilo FB orestiadi)

La 𝗙𝗼𝗻𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗢𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶𝗮𝗱𝗶 di Gibellina (Tp) ricorda con profonda gratitudine Mimmo Jodice, fotografo e testimone poetico del Novecento, la cui ricerca ha saputo trasformare lo sguardo in pensiero, la realtà in memoria. Con il suo lavoro ha raccontato l’Italia, Napoli, il Mediterraneo, il tempo e le sue assenze, rendendo la fotografia un linguaggio di conoscenza e coscienza civile. Alla fine degli anni Settanta Jodice arrivò a Gibellina, nella valle del Belìce, “𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑎𝑑𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑎𝑡𝑎” segnata dal sisma del 1968. Di quell’esperienza scrisse: “Ho cercato in quella terra addolorata gli spazi deserti, le architetture ancora in costruzione, la fantasmaticità dei luoghi, la ferita del paesaggio ancora aperta”. Da quell’incontro nacquero immagini potenti, tra memoria e rinascita, e un legame profondo con la visione di Ludovico Corrao, fondatore di Gibellina nuova e della Fondazione Orestiadi. Nel 1981 accompagnò Joseph Beuys a Gibellina, documentando quella visita in una serie di scatti raccolti nel volume “Joseph Beuys. Natale a Gibellina” immagini che ancora oggi raccontano la potenza del dialogo tra arte e ferita, distruzione e speranza. Oggi la Fondazione Orestiadi rende omaggio a un artista che ha saputo leggere l’anima dei luoghi e restituirla in luce.

Volti dall’antico di Mimmo Jodice (foto da profilo FB di Koch)

Roberto Koch, presidente della Fondazione Forma per la Fotografia: “Se ne è andato Mimmo Jodice il grande e insostituibile Mimmo e lascia la sua adorata Angela e i figli Barbara e Francesco con tutti i nipoti. Lascia a tutti noi e al mondo le sue meravigliose foto come questa di Anamnesi che ho amato montare a Torino e a Udine. Lo piange tutta Napoli e tutto il mondo della fotografia. Lo abbiamo amato e continueremo ad amarlo con le sue foto ma con una grande tristezza”.

Lucia Valenzi con Mimmo Jodice (da FB)

Lucia Valenzi dell’omonima fondazione di Napoli: “Ci uniamo al cordoglio per la morte del grande maestro Mimmo Jodice. La sua preziosa opera ha percorso e sperimentato le espressioni più alte della fotografia dalla indagine sociale degli anni 60 e 70 alle città “metafisiche” di tutto il mondo, senza mai staccarsi dalla realtà di Napoli. Un pensiero particolarmente dolente va alla amatissima Angela, mentre ricordiamo la sua generosità arrivata anche a me e alla Fondazione Valenzi con le foto della mostra “La Napoli di Maurizio” e la testimonianza nel film “La Giunta”.

“Carta d’Identità” di Mimmo Jodice (foto da profilo FB mazzolini)

Monica Mazzolini dell’accademia d’arte Vittorio Marusso in omaggio e ricordo di Mimmo Jodice propone un testo del 2022 in cui analizzava tre fotografie scelte tra quello che è il suo vasto ed importante archivio. Fotografia 1. Appassionatosi alla fotografia nei primi anni ‘60 dimostra fin da subito attenzione alla sperimentazione ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico. Napoli è una città in cui gli artisti s’incontrano e Mimmo Jodice è attento osservatore oltre che attivo partecipante agli eventi (tra gli altri frequenta Andy Warhol, Vito Acconci, Joseph Beuys). È in questo clima dinamico che si pone il quesito sul senso della fotografia, sul significato della relazione che intercorre tra realtà e rappresentazione. Una delle fotografie che gli permettono di provare a rispondere a queste domande è: “Carta d’identità” (1978). Mimmo Jodice dopo aver fotografato e stampato il suo documento d’identità applica una sua fotografia sulla fotografia. Se la vedessimo dal vero osserveremmo un’immagine identica, che copre quella sottostante, proprio in corrispondenza dello spazio per la fototessera. Un passaggio che dona tridimensionalità all’oggetto – elemento mancante nella riproduzione non cartacea – aggiungendo un ulteriore livello concettuale. Immaginando di osservare dal vero “Carta d’identità” sorgono spontanee alcune domande. Partendo dall’assunto che nulla più di ogni altra è in grado di rappresentare l’identità di una persona se non il documento che dal punto di vista legale ne è la prova, quanto è reale questa fotografia, quanto è reale quest’autoritratto, quanto la fotografia è ingannevole?

Dal reportage “Gli Esclusi” di Mimmo Jodice (foto da profilo FB di mazzolini)

Fotografia 2. Mimmo Jodice negli anni ‘70 si occupa di un progetto, per quegli anni molto attuale, riguardante la documentazione fotografica all’interno degli ospedali psichiatrici. In effetti molti sono stati i reportage (tra questi “Morire di Classe” e “Gli esclusi”) che hanno messo in luce le problematiche e hanno dato un contributo fondamentale alla nascita del movimento d’opinione pubblica con la conseguente approvazione della legge 180/1978 fortemente voluta da Franco Basaglia. Mimmo Jodice fotograferà l’ospedale psichiatrico di Napoli che come tutte queste strutture è un non-lieux, un nonluogo citando Marc Augé. La sua è stata un’indagine antropologica e poetica allo stesso tempo. Osservando la fotografia qui di seguito si ritrovano molti degli elementi sopra descritti: lo sguardo fisso in avanti e l’attenzione all’inquadratura, alla geometria, alla composizione, ai vuoti e pieni. La grata – elemento parte dell’architettura di contenimento che separa il mondo dei sani da quello dei malati, il mondo libero da quello dei reclusi, il fuori dal dentro, l’essere umano e la disumanizzazione – divide l’immagine, volutamente asimmetrica per creare dinamismo, in sei spazi all’interno dei quali sono collocate parti del corpo, frammenti, che in questo modo vengono messi in evidenza. Ed il gomito, fuoriuscendo, crea un effetto trompe-l’œil che permette una maggiore tridimensionalità all’immagine ed accentua il desiderio di evasione. Vengono sottolineati in questo modo la postura, gli occhi e la condizione psicologica di quest’uomo che silenziosamente attende e chiede. Cosa aspetta? Cosa chiede? Cosa o chi guarda? Vuoto, silenzio, attesa, frammento, enigma, saranno concetti ripresi in seguito da Mimmo Jodice che, dopo una fase dedicata alla sperimentazione concettuale ed al reportage, enfatizza la cifra stilistica in cui: “le mie immagini sono i miei pensieri”.

“Alba Fucens” di Mimmo Jodice (dal profilo FB di mazzolini)

Fotografia 3. La scultura è stata una tra i primi soggetti della fotografia quale rappresentazione neutra ed oggettiva delle forme plastiche. Tuttavia è anche espressione autonoma, con un ruolo interpretativo, come accade per le fotografie di Mimmo Jodice dedicate alla statuaria. Simulacri delle radici culturali del Mediterraneo diventano immagini che trasfigurano il reale ed inducono a guardare con occhi diversi evidenziando la capacità di sopravvivenza rispetto al tempo dei classici che risultano sempre attuali. Jodice nella fase di stampa enfatizza gli elementi che durante lo scatto sono stati catturati, sottolinea i dettagli, accentua il contrasto dei toni. I suoi progetti sono caratterizzati da almeno tre passaggi: prima pensati poi iniziati in fase di ripresa e portati a termine in camera oscura. Attraverso fotografie come Alba fucens (2008) egli descrive la cultura Mediterranea ed il mondo antico. Ma la sua è un’interpretazione che si serve della relazione tra luce e ombra e del concetto di frammento. La parte per il tutto. Un’immagine parziale in grado di restituire la “pienezza di un tutto”. Parziale perché una parte della testa è mancante, rovinata dal tempo. Un’estetica del frammento che non patisce l’assenza di altri elementi corporei, il loro equilibrio, l’armonia, la proporzione. Parte di corpo che sottolinea la dicotomia tra perfezione e imperfezione mostrando segni che assomigliano a cicatrici, fratture. Sono corpi mutilati che mostrano la fragilità e la caducità di eroi e divinità ma anche la precarietà dell’uomo che li ha creati. Fotografie che cuciono il passato e la memoria con il presente facendoli coesistere ed allontanandoci dal concetto di tempo. La fotografia in bianco e nero, fortemente espressiva, diventa uno strumento che trasforma, carica di emozione ogni singola immagine e supera il reale. Lo sfondo scuro e la luce, sapientemente dosata, il mosso – una vibrazione ottenuta in camera oscura con il movimento della testa dell’ingranditore – evidenziano la forma ed esaltano quell’inquietudine tipica. È questo un messaggio che si può trasporre anche al nostro tempo così incerto? Io ho la mia opinione, lascio a voi la domanda aperta. Un viaggio nel tempo che partendo da lontano conduce lo spettatore in un mondo in cui convivono elementi profondamente umani: vita e morte, ieri e oggi, luce e buio, equilibrio tra bellezza e fragilità. Grazie Maestro!

Mario Beltrambini con Mimmo Jodice al SI FEST 2007 (foto Mario Beltrambini)

Mario Beltrambini, vice presidente Associazione Savignano Immagini APS: “Ci ha lasciato un altro grande, Mimmo Jodice. È difficile accettare che, uno dopo l’altro, stiano andando via coloro che hanno costruito le fondamenta della nostra idea di fotografia, della nostra sensibilità, del nostro sguardo sul mondo. Quanta verità nelle sue parole, che oggi risuonano ancora più forti: “Tutto il mio lavoro poggia su un inoppugnabile principio: la fotografia è una forma d’arte”. Grazie per la bellezza e per la luce che ci hai insegnato a vedere. Riposa in pace, Maestro”.

L’artista Costabile Giariglia Senseria: “Un pensiero per Mimmo Jodice, la cui fotografia ha segnato la mia vita a Napoli durante gli anni di studio all’Accademia di Belle Arti. Ci lascia Mimmo Jodice, artista che per interi decenni ha segnato la fotografia italiana e influenzato lo sguardo internazionale sul nostro Paese. Con le sue immagini ha costruito un lessico visivo capace di raccontare Napoli non come semplice sfondo, ma come organismo vivo: una città bella e ferita, luminosa e popolare, attraversata da tensioni sociali e da una stratificazione culturale unica. Le opere di Jodice non si limitano a descrivere: istituiscono un contesto. Le sue fotografie non mostrano Napoli com’è, ma ciò che Napoli fa vedere quando la si guarda con un pensiero. Architetture sospese, archeologia del presente, corpi e volti, mare e pietra: tutto, nelle sue immagini in bianco e nero, appare come luogo di un dialogo tra classico e contemporaneo, tra storia e mito, che tende sempre verso un’infinita bellezza stilistica e compositiva”.

Bimbo con la cascettella di Mimmo Jodice (dal profilo FB di parlato)

Accorata la testimonianza della giornalista Lucilla Parlato: “Nel 1969 iniziò infatti la lunga e proficua collaborazione con il gallerista napoletano e con altri galleristi napoletani, come Lia Rumma. Jodice si ritrovò a confrontarsi con le avanguardie di allora che attraversavano Partenope con disinvoltura: da Andy Warhol a Robert Rauschenberg, da Joseph Beuys, a Gino De Dominicis. E ancora Giulio Paolini, Josef Kosuth, Vito Acconci, Mario Merz, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Hermann Nitsch… a stretto contatto con questo mondo stimolante, Jodice si scoprì particolarmente sensibile alle emergenze scaturite in quegli anni. Altrettanto naturale fu dunque la ricerca sulle radici e la collaborazione con Roberto De Simone. Forse è quello il momento in cui il giovane Mimmo diventa Mimmo Jodice. Il momento in cui Napoli diventa definitivamente centrale ma mai scontata, mai banale. Anche quando fotografa altro e altrove. Anche quando fotografa ora e qui: una città mai oleografica, sospesa, sorpresa, inattesa. La sua Napoli metafisica. Lucente come una statua greca. Spesso vuota e silente. È questo, sopra tutti gli altri, il motivo per cui lo amavo. Per quella sua capacità di trasformare il brutto in bello, l’indicibile in visibile, le lamiere e i tubi innocenti che picchettavano i ruderi post terremoto in bellezza. Quasi una magia. Nella città di oggi, degli Jago, degli Jorit, ho sempre scritto che era l’unica J che contava. L’unica che rimarrà solida nel tempo. Fu bello qualche anno fa ritrovarcelo fuori al Mann, dove si lottava per difendere il ruolo benefico per il museo e per la città dell’allora direttore Paolo Giulierini. Perché poi Jodice, a differenza di tanti fotografi tronfi e dimenticabili, è sempre stato anche un militante: col sorriso, la presenza discreta e il dito sul click. Mai invasivo, sempre incisivo, esempio di classe innata e senso della bellezza, anche nel brutto. Esempio di come si sta al mondo. È doveroso per me ricordare che Andrea Maresca ed io gli dobbiamo l’ispirazione finale per le cascettelle: è anche grazie alla sua foto che nacque il disegno che ha impreziosito il libro che recupera e racconta questa vecchia e dimenticata tradizione dei bambini di Napoli prima che Halloween si mangiasse la nostra identità. Quel bimbo con la cascettella di cartone che poi siamo stati un po’ tutti noi, bambini di Napoli, in giro per le strade. Grazie di tutto grande Mimmo. Non potremo mai dimenticarti. Anche perché le tue foto, il tuo sguardo, sono ormai ancorati per sempre alle nostre anime, assetate di bellezza e di occhi migliori dei nostri, capaci di offrire visioni altre e alte di questa città che amiamo e che ce fa suffrì. Sei luce che ci ha lasciato luce. Grazie davvero”.

Mirella Armiero con Mimmo Jodice (da FB)

La giornalista Mirella Armiero: “Aveva un modo tutto suo di dire agli amici: ti voglio bene. Mimmo Jodice era un uomo speciale, partecipe e generoso. Napoli gli deve molto, anche perché l’ha liberata dalla rappresentazione folklorica e l’ha resa metafisica”.

La giornalista Stella Cervasio: “Se fossi stata ancora in servizio, pur in un’epoca di giornalismo scadente e che pare senza prospettive, avrei ricordato Mimmo Jodice, che mi ha sempre accolto – lui e la sua bella famiglia – nella sua casa e nel suo studio con la cordialità e l’affetto di chi sa che un giornalista è un osservatore e un critico ma anche un vecchio amico. Mimmo Jodice era una persona che sapeva stare nel cuore delle persone, con le sue maniere di grande gentiluomo e con le sue immagini indimenticabili. Ad Angela, Barbara, Francesco un grande abbraccio da chi ha avuto la fortuna di incontrarli nella sua vita lavorativa e affettiva”.

Pasquale Raicardo con MImmo Jodice (foto FB)

Il giornalista Pasquale Raicaldo: “Che grande privilegio è stato conoscere Mimmo Jodice, vivere per qualche tempo dilatato i suoi spazi, leggere il mondo attraverso i suoi occhi. A Procida 2022 – Capitale italiana della Cultura una sua mostra straordinaria – “Abitare metafisico” – e poi le tante interviste con il privilegio di un racconto sempre intenso, mai banale, accompagnati da Angela, la compagna di una vita: nei loro sguardi il senso di un amore che è stato e sarà piena sintonia. L’ultima intervista qualche giorno fa, ancora non uscita. La terra gli sia lieve”.

Patrizio Paoletti, ex allievo: “Ho appreso con profonda commozione della scomparsa di Mimmo Jodice. Sono stato suo studente tra il 1978 e il 1983: insieme abbiamo fotografato i vicoli di Napoli, le luci e le ombre che li abitano. Da lui ho imparato a vedere l’invisibile — a passare dalla scena del teatro alla scena della vita, e a riconoscere come questa si formi prima di tutto nella nostra mente. È così che possiamo trasformare la realtà intorno a noi. Ricordo con nitidezza le ore passate in camera oscura: il silenzio, l’attesa, e poi la magia dell’immagine che prendeva vita sulla carta. In quell’attimo sospeso, come lui amava dire, il tempo si fermava. Era il tempo della verità, della visione, della nascita di un mondo possibile. Grazie Mimmo, maestro di sguardo e di luce. Hai insegnato a generazioni di uomini e donne che la fotografia non è un atto tecnico, ma un atto di coscienza. Il tuo “tempo sospeso” continuerà a parlarci, come una finestra aperta sull’eterno”.