Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza di Vincenzo Bellelli su “Nel mondo dipinto degli Etruschi: le tombe di Tarquinia”
Per la decima edizione della rassegna “Incontri al museo”, giovedì 16 febbraio 2023, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, presenta “Nel mondo dipinto degli Etruschi: le tombe di Tarquinia”. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

L’interno della Tomba dei Leopardi nella necropoli di Monterozzi a Tarquinia (foto drm-toscana)

L’archeologo Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia
Allievo del grande etruscologo Mauro Cristofani, Vincenzo Bellelli è archeologo classico specializzato in etruscologia, con una vasta esperienza professionale maturata nel campo della ricerca, della didattica universitaria e della valorizzazione. I suoi principali filoni di ricerca sono l’archeologia del sacro, la storia e l’archeologia della città etrusca di Cerveteri, la cultura materiale etrusco-italica, i contatti fra mondo greco e mondo etrusco. Vincenzo Bellelli è inoltre direttore della rivista di antichistica del Cnr “Mediterranea”. Ricchissima la sua produzione scientifica, in gran parte dedicata alla civiltà etrusca. Il parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia comprende la necropoli della Banditaccia (Cerveteri), la più estesa dell’area mediterranea, iscritta nel 2004 dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità insieme alla necropoli di Monterozzi (Tarquinia), famosa per le sue straordinarie tombe dipinte. Il nuovo istituto autonomo comprende inoltre due importanti musei nazionali, il museo Cerite e il museo Archeologico di Tarquinia. Entrambi conservano oggetti molto importanti, come il celebre altorilievo fittile dei cavalli alati provenienti dagli scavi dell’Ara della Regina di Tarquinia e il celeberrimo cratere di Eufronio.
“Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”, in presenza e on line: una tre giorni in tre sedi per un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana
Un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana. Un tributo a due figure di spicco dell’archeologia. Questi i punti focali di “Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”: una tre giorni (il 25, 26 e 27 gennaio 2023) organizzata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale (ISPC) del Cnr e dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. L’evento, patrocinato dall’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici, con la partecipazione attiva della soprintendenza ABAP VT-EM e il supporto dei comuni di Cerveteri e Tarquinia, della Fondazione Luigi Rovati e della Società Tarquiniense d’Arte e Storia, si svolgerà in ben tre sedi: il 25 nella sala convegni del CNR (di piazzale Aldo Moro 7 a Roma); il 26 a Palazzo del Granarone a Cerveteri (di via del Granarone); e il 27 alla Biblioteca Cardarelli di Palazzo Bruschi Falgari di Tarquinia (di via Umberto I, 34). Ingresso libero. L’evento sarà trasmesso in streaming sui canali social del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Le giornate di Studi intendono riesaminare i rapporti incrociati tra le tre città, tra l’Orientalizzante e l’età repubblicana, per fare emergere le linee di sviluppo e gli eventuali snodi che ne hanno caratterizzato la storia politica, economica e sociale. L’argomento sarà affrontato, in maniera multidisciplinare, da studiosi italiani e stranieri, da diversi punti di vista, utilizzando tutte le fonti documentarie disponibili.
Con l’istituzione del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia è nata una realtà culturale bicipite, che ratifica quanto già l’Unesco aveva sancito con l’inserimento congiunto delle necropoli etrusche dei due centri nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. L’Unesco prima e il ministero della Cultura poi hanno così unito i destini delle due antiche metropoli etrusche. Le due città non furono però alleate, se non di rado, nei vari tornanti della storia: basti considerare i differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, sia in epoca arcaica, sia in epoca repubblicana. L’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR dedica da molti anni una specifica ricerca all’organizzazione territoriale e ai complessi archeologici della città e delle necropoli di Cerveteri e, di recente, ha stipulato una specifica convenzione scientifica con il Parco. In virtù di questo e dei comuni interessi di ricerca, il Parco e l’ISPC hanno organizzato questo convegno internazionale. In tale occasione le funzionarie della soprintendenza, l’archeologa Rossella Zaccagnini e l’arch. Gloria Galanti, relazioneranno, con Gilda Benedettini, su “La Soprintendenza a Cerveteri: ricerca, tutela e valorizzazione”, perché tali sono le tre azioni messe in campo dall’Ufficio, nel segno dell’esempio lasciato da Mauro Cristofani e Mario Torelli. Del primo ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa, e verrà ricordato il 26 il direttore del Parco, Vincenzo Bellelli. Il secondo, invece, scoprì il porto etrusco di Tarquinia di Gravisca e fu autore di numerosi volumi tra cui The Etruscans (2000) e Gli Spurinas (2019). Nella prima giornata in programma al CNR, il funzionario archeologo della Soprintendenza, Daniele F. Maras, interverrà su “Miti greci e donne etrusche alla luce delle fonti: tra le accuse di Teopompo e le mogli dei Tarquini”. Le fonti letterarie e iconografiche dimostrano l’alta considerazione delle figure femminili (soprattutto mitologiche), in parallelo alla speciale condizione sociale delle donne etrusche, più libere, emancipate e con più diritti di quelle romane e greche. D’altro canto, in un’ottica greca, fra le accuse mosse dal retore Teopompo agli Etruschi e in primis alle donne, vi sono quelle di libertinaggio, licenziosità, prostituzione, promiscuità, il vizio di essere grandi bevitrici e di amare la ‘nudità’, di essere dedite più alla cura del proprio corpo che all’educazione dei propri figli.
Roma. Alla Società Dante Alighieri presentazione del libro di Valentino Nizzo “Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo” (Electa) nato dall’esperienza della mostra “Gli Etruschi e il MANN”: “Un’occasione importante per riscoprire e restituire al grande pubblico l’anima etrusca delle collezioni del Mann”

La locandina della mostra “Gli Etruschi e il Mann” al Mann (12 giugno 2020 – 31 maggio 2021)

Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia alla mostra “Gli Etruschi e il MANN” (foto Mann)
Mercoledì 7 dicembre 2022, alle 17.30, nella sala del Primaticcio di Palazzo Firenze, in piazza di Firenze 27 a Roma, sede centrale della Società Dante Alighieri, presentazione del libro “Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo” (Electa editore, 2020) di Valentino Nizzo, al quale ha lavorato in parallelo con l’allestimento della mostra “Gli Etruschi e il MANN” al museo Archeologico nazionale di Napoli, fortemente voluta dal direttore Paolo Giulierini e nata da una virtuosa collaborazione con il parco archeologico di Pompei e il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dopo i saluti introduttivi di Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, dialogheranno con Valentino Nizzo, lo scrittore e critico letterario Arnaldo Colasanti e il direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia Vincenzo Bellelli. Per la partecipazione si raccomanda la prenotazione all’email eventi@dante.global. “Quell’esperienza”, ricorda Nizzo, “è stata una occasione importante per riscoprire e restituire al grande pubblico l’anima etrusca delle collezioni del Mann, costituita sia da reperti acquisiti al di fuori della Campania sia da materiali di provenienza locale che, solo successivamente, hanno rivelato il loro cuore etrusco. La riscoperta degli Etruschi in Campania costituisce infatti un caso emblematico, fatto di conquiste, sconfitte, amnesie, negazioni o rimozioni e popolato, come una favola, di fantasmi e miraggi. Eppure le testimonianze letterarie offrivano in proposito un quadro univoco, anche se frammentario, stratificato e di non facile ricomposizione, vista la miscela di culture che caratterizzò la regione sin dalle sue origini, rendendone non facile la decifrazione”.

Cista in bronzo da Palestrina conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (fine IV-inizio III sec. a.C.) (foto Mann)

Copertina del libro “Gli Etruschi in Campania” di Valentino Nizzo (Electa)

Una delle “scoperte” nei depositi del Mann: coppia di orecchini in oro, lamina, applicazioni a stampo, filigrana (produzione dell’Etruria meridionale) della seconda meta del VI sec. a.C. (foto Mann)
Libro “Gli Etruschi in Campania” di Valentino Nizzo. “In questo saggio”, spiega l’autore, “ho cercato di offrire uno sguardo per molti versi inedito attraverso quasi quattro secoli, nel corso dei quali l’archeologia, affermatasi definitivamente come scienza storica, solo alla fine del XIX secolo è stata finalmente in grado di risolvere l’enigma, restituendo agli Etruschi della Campania quella consistenza che una parte della critica aveva loro negato o, sul fronte opposto, ridimensionando alcune distorsioni ideologiche che avevano portato addirittura ad attribuire una paternità etrusca ai vasi che oggi sappiamo essere attici, ai templi greci di Poseidonia/Paestum o al filosofo Pitagora. Sullo sfondo giganteggia la storia del museo Archeologico nazionale di Napoli, protagonista e, spesso, anche vittima di questo articolato processo di riconquista di un frammento importante del nostro passato. Alla fine dell’800, infatti, lo scetticismo con il quale si rinnegava la veridicità del dominio etrusco della Campania aveva portato archeologi esperti a dubitare dell’autenticità della seconda iscrizione etrusca per importanza e lunghezza, la tegola di Capua, ritenuta un falso e lasciata liberamente emigrare a Berlino. Da Giambattista Vico a Vincenzo Cuoco, da Leandro Alberti a Johann Joachim Winckelmann, da Alessio Simmaco Mazzocchi a Marcello Venuti, da Stanisław Kostka Potocki a Pietro Vivenzio, da Andrea De Jorio a Raffaele Garrucci, da William Hamilton a Stefano Borgia, da Francesco Bianchini a Michele Arditi, da Raffaele Gargiulo a Désiré Raoul Rochette, da Alessandro Castellani a François Lenormant, da Giulio Minervini a Giuseppe Fiorelli, da Michał Tyszkiewicz a Theodor Mommsen, da Giustiniano Nicolucci a Wolfgang Helbig, da Giulio de Petra a Innocenzo Dall’Osso, da Julius Beloch a Friedrich von Duhn, da Paolo Orsi a Ettore Pais, da Antonio Sogliano a Giovanni Patroni: molti sono i protagonisti – conclude – di questo racconto corale di circa 400 anni che ho tentato di comporre attraverso il filtro degli Etruschi e delle loro testimonianze materiali e immateriali”.
Firenze. L’accademia toscana “La Colombaria” organizza “La Tarquinia degli Spurinas”, giornata di studi, in presenza e on line, in ricordo di Mario Torelli

Il prof. Mario Torelli, etruscologo, archeologo, docente di archeologia e storia dell’arte greca e romana, è morto all’età di 83 anni nel settembre 2020

Copertina del libro “Gli Spurinas. Una famiglia di principes nella Tarquinia della “rinascita” “
“Scrivere una storia di famiglia per epoche diverse da quella moderna è quasi sempre un azzardo”, scriveva Mario Torelli nella premessa del suo libro Gli Spurinas. Una famiglia di principes nella Tarquinia della “rinascita” (L’Erma di Bretschneider, 2019). “Nelle mani di un archeologo la vicenda di una famiglia antica, così come ce la fanno conoscere iscrizioni e rare e occasionali menzioni delle fonti letterarie, solo di rado è riuscita a diventare trama storica significativa, da leggere eventualmente sullo sfondo di eventi più generali, capaci di dare un senso a comportamenti, a documenti figurati o a evidenze monumentali. La famiglia al centro di queste pagine è quella degli Spurinas-Spurinnae, una potente gens tarquiniese, forse la più potente della città nella prima metà del IV secolo a.C., emersa come tutte le altre dell’età della “rinascita” dalla “notte oligarchica” del V secolo a.C. Di costoro ci parlano alcuni eccezionali documenti epigrafici in latino, i c.d. Elogia Tarquiniensia, fatti incidere su una lastra di marmo in età giulio-claudia; abbiamo così i resti della breve biografia, redatta secondo le regole codificate degli elogia latini, di tre personaggi vissuti fra la fine del V e la metà del IV secolo a.C., il capostipite Velthur Spurinna Lartis f., e il figlio e il nipote (o il figlio natu minor) di questi, Velthur Spurinna Velthuris f. e Aulus Spurinna Velthuris f. Queste brevi biografie, giunte a noi purtroppo con gravi lacune, erano destinate a fornire allo spettatore l’identità di tre statue, ovviamente perdute, erette all’inizio dell’età imperiale per celebrare gli antenati (pretesi) di una famiglia senatoria romana di fresca nomina, quella dei Vestricii Spurinnae nel luogo più augusto della città, il grandioso tempio poliadico di Tarquinia detto dell’Ara della Regina, dove si concentravano le memorie religiose più importanti della città e, per aspetti particolari come l’aruspicina, dell’intera nazione etrusca”.
Proprio in ricordo di Mario Torelli, che è mancato nel settembre 2020 (vedi Archeologia in lutto. È morto Mario Torelli, grande etruscologo, archeologo e docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana. Stava preparando una grande mostra su Pompei e Roma | archeologiavocidalpassato), l’Accademia toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria” organizza in presenza nella propria sede, in via Sant’Egidio 23 a Firenze, e on line (Link al collegamento zoom ID riunione: 862 4690 8148), una giornata di studi dal titolo “La Tarquinia degli Spurinas”. Appuntamento venerdì 13 maggio 2022, alle 10. La giornata di studi si apre con i saluti istituzionali: Sandro Rogari (accademia “La Colombaria”), Giuseppe Sassatelli (istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici), Concetta Masseria (università di Perugia), Massimo Osanna (università “Federico II” di Napoli; ministero della Cultura). Introduce i lavori Stefano Bruni (università di Ferrara). Alle 11, PRIMA SESSIONE, presieduta da Luciano Agostiniani (accademia “La Colombaria”). Intervengono: Tonio Hoelscher (università di Heidelberg) su “Pompe funebri tra Grecia, Roma e Tarquinia”; Lucio Fiorini (università di Perugia) su “Arath Spuriana, la Tomba dei Tori e Tarquinia arcaica”; Luca Cerchiai (università di Salerno) su “Le Tombe dell’Orco e gli Spurina: elogio di un paradigma”. 14.30, SECONDA SESSIONE, presieduta da Giuseppe Sassatelli (istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici). Intervengono: Carmine Ampolo (Scuola Normale Superiore) su “Gravisca e la riscoperta degli empori (tra ‘epigrafia, culti e storia’)”; Vincenzo Bellelli (Cnr; parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia) su “Note tarquinesi”; Giovanna Bagnasco (università di Milano) su “Un volto nuovo per un’antica dea. Il Mediterraneo e Tarquinia in epoca ellenistica”; Attilio Mastrocinque e Fiammetta Soriano (università di Verona) su “Il Foro romano di Tarquinia”; Stefano Bruni (università di Ferrara) su “Quinto Spurina, exemplum virtutis dal mondo antico alle soglie dell’umanesimo”.
Ministero della Cultura: nominati nuovi direttori di musei autonomi. Tiziana D’Angelo al parco archeologico di Paestum, Andrea Viliani al museo delle Civiltà di Roma, Enrico Rinaldi al parco archeologico di Sepino, Vincenzo Bellelli al parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia

Tiziana D’Angelo, 38 anni, milanese, è la nuova direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia. Archeologa di formazione internazionale (Phd Harvard), esperta di arte e archeologia della Magna Grecia, insegna all’università di Nottingham (GB), ha conseguito il dottorato di ricerca in archeologia classica all’università di Harvard nel 2013. “Dopo diciassette anni di studio ed esperienze professionali come archeologa all’estero, l’opportunità di lavorare con i Beni Culturali in Italia e di farlo in un sito come Paestum, a cui sono fortemente legata a livello scientifico, è un’occasione straordinaria”, dichiara la nuova direttrice. “Sono arrivata a Paestum da dottoranda, per studiare le splendide lastre funerarie dipinte esposte nel Museo o conservate nei depositi. Gli anni successivi ho avuto la fortuna di collaborare con il Parco di Paestum e Velia a diversi progetti, sotto la direzione di Gabriel Zuchtriegel. Sotto la sua guida il Parco è cresciuto moltissimo e ho intenzione di proseguire questo percorso virtuoso, restituendo a Paestum e Velia, e alla realtà dei Beni Culturali in generale, almeno una parte di quello che mi hanno dato in tutti questi anni”. Il Parco Archeologico di Paestum e Velia, iscritto dal 1998 nella lista del patrimonio mondiale UNESCO, ha competenza territoriale sul museo e sull’area archeologica di Paestum, sul Museo narrante di Hera Argiva alla foce del Sele, sull’area dell’ex stabilimento della Cirio, sulle mura di cinta e su altre aree archeologiche di competenza. Il Parco ha il compito di arricchire, conservare e valorizzare le collezioni e i monumenti archeologici e storico-artistici al fine di contribuire alla salvaguardia, alla ricerca e alla fruizione sostenibile del patrimonio culturale.

Tiziana D’Angelo riceve prestigiosi premi e borse di studio che le consentono di trascorrere un anno di ricerca a Roma, come Mary Isabel Sibley Fellow in Greek Studies della Phi Beta Kappa Society di Washington (2011-12), e un anno a Los Angeles come Predoctoral Fellow al Getty Research Institute (2012-13). Appena conseguito il dottorato, è prima a Berlino, come borsista di ricerca dell’Archaeological Institute of America e del Deutsches Archäologisches Institut (2013), e poi a New York, dove lavora nel Dipartimento di Arte Greca e Romana del Metropolitan Museum of Art in qualità di Jane and Morgan Whitney Postdoctoral Fellow (2013-14). Nel 2014 risulta vincitrice di una Lectureship in Classical Art and Archaeology a tempo determinato presso la University of Cambridge (2014-18) e durante questi anni è anche Fellow, Director of Studies in Classics e Tutor a St Edmund’s College, Cambridge. Da settembre 2018 è Assistant Professor in Ancient Greek and Roman Art presso la University of Nottingham, Department of Classics and Archaeology. La dottoressa D’Angelo ha partecipato a campagne di scavo in Italia e Turchia, ha collaborato a progetti di mostre allestite in musei italiani e stranieri e alla realizzazione di alcuni documentari.

Tiziana D’Angelo fa parte dei sei nuovi direttori di musei autonomi nominati al termine del concorso internazionale come annunciato dal ministro della Cultura Dario Franceschini. Con lei Ilaria Ester Bonacossa per il nuovo museo dell’Arte Digitale a Milano, Andrea Viliani al museo delle Civiltà di Roma, Enrico Rinaldi per il parco archeologico di Sepino, Vincenzo Bellelli per il parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, Axel Hemery alla Pinacoteca di Siena. La commissione, che ha valutato 156 candidati, era presieduta da Stefano Baia Curioni, professore associato di storia economica presso la Università Commerciale “Luigi Bocconi” di Milano e esperto di economia della cultura, e composta da Nadia Barrella, professoressa ordinaria di museologia presso l’università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”; Valérie Huet, professoressa di storia antica presso l’Università della Bretagna Occidentale e Centro “Jean Bérard”; José María Luzón Nogué, Real Academia de Belòlas Artes de San Fernando, già direttore del Museo del Prado; Antonia Pasqua Recchia, già segretario generale del ministero della Cultura. “L’incrocio tra autonomia e qualità dei direttori ha permesso di compiere importanti passi avanti nella modernizzazione del sistema museale e nel rafforzamento della tutela e della produzione scientifica”, commenta Franceschini. “Ringrazio la commissione per l’accurato lavoro svolto in questi mesi che ha portato alla nomina da parte del direttore generale musei, Massimo Osanna, di sei nuovi direttori, cinque italiani e uno francese”.

Andrea Viliani, 48 anni, di Casale Monferrato, è il nuovo direttore del Museo delle civiltà di Roma. Storico dell’arte, è responsabile e curatore del Centro di Ricerca Castello di Rivoli. Ha precedentemente ricoperto l’incarico di direttore generale e artistico della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/MADRE di Napoli (2013-2019) presso cui ha curato e organizzato importanti mostre internazionali; dal 2009 al 2012 Viliani è stato direttore della fondazione Galleria Civica-Centro di ricerca sulla contemporaneità di Trento. Il museo delle Civiltà raccoglie le collezioni dei seguenti musei: museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini”; museo delle arti e tradizioni popolari “Lamberto Loria”; museo dell’alto Medioevo “Alessandra Vaccaro”; museo d’arte orientale ‘Giuseppe Tucci’; museo italo africano ‘Ilaria Alpi’ (ex Museo Coloniale). La nascita del museo delle Civiltà si inserisce nella visione di grandi musei internazionali incentrati sull’uomo e le sue culture, per la valorizzazione di patrimoni e testimonianze delle diverse identità e memorie.

Enrico Rinaldi, 53 anni, è il nuovo direttore del parco archeologico di Sepino. Archeologo specializzato in restauro dei monumenti, ha diretto a lungo progetti di manutenzione programmata a Ostia e Pompei. Professore a contratto alla Scuola Superiore Meridionale dell’università di Napoli “Federico II”, lavora attualmente alla direzione generale Musei. Il parco archeologico di Sepino, istituito solo nel 2021, comprenderà l’omonima area archeologica, con i resti dell’antica città romana sorta nella valle del Tammaro, e il museo della città e del territorio, siti che complessivamente nel 2019 hanno visto oltre 27mila visitatori.

Vincenzo Bellelli, 53 anni, di Potenza, è il nuovo direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Archeologo di fama internazionale, dirigente di ricerca al CNR in servizio all’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, è responsabile scientifico degli scavi archeologici nell’area urbana di Cerveteri. Il parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia comprende la necropoli della Banditaccia, la più estesa dell’area mediterranea, iscritta nel 2004 dall’Unesco nella lista del patrimonio dell’umanità; il museo Archeologico nazionale di Tarquinia, che ha sede nell’antico Palazzo Vitelleschi; la necropoli di Monterozzi. Tali siti complessivamente hanno registrato oltre 153.000 visitatori nel 2019.
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