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Torino. Al museo Egizio ultimi giorni per la mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”: con 170 oggetti (non solo papiri), alcuni eccezionali, si raccontano tremila anni di scrittura. Intervento esclusivo del direttore Christian Greco

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L’ingresso ai nuovi spazi del museo Egizio di Torino che ospitano la mostra “Il dono di Thot” (foto graziano tavan)

Come si è sviluppata la scrittura geroglifica nell’antico Egitto? Quante scritture sono esistite nella terra dei faraoni? Per rispondere a queste e altre mille domande, il museo Egizio di Torino ha dedicato una mostra alle scritture e alla lingua della civiltà egizia intitolata “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”. Perché, secondo il mito, fu il dio Thot a ideare l’arte della scrittura, diventando il patrono della conoscenza e degli scribi nell’antica cultura egizia. Ma attenzione, c’è ancora poco tempo: la mostra è visitabile fino al 7 settembre 2023.

“Per celebrare il bicentenario della decifrazione dei geroglifici”, spiega ad archeologiavocidalpassato.com il direttore Christian Greco, “il museo Egizio ha aperto uno spazio espositivo che si chiama Il dono di Thot, che mette al centro la scrittura dal suo primo apparire, dal significato che la scrittura ha nel sistematizzare il sapere, nell’organizzare lo Stato, nel far nascere quella parola così negativa oggi, ovvero la parola burocrazia, che però è alla base per lo sviluppo di uno Stato moderno e per codificare il complesso pensiero religioso.

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La statua del faraone Horemheb e della regina Mutnedjemet dal tempio di Amon a Karnak, conservata al museo Egizio di Torino, collezione Drovetti (foto graziano tavan)

L’esposizione mostra non solo come la scrittura si sia via via radicata ma ci fa vedere dei documenti importantissimi. Ne cito tre che, a mio giudizio, solo per questo varrebbe la pena venire a vedere la mostra. Uno: la statua del faraone Horemheb e della regina Mutnedjemet che finalmente è messa al centro. Può essere fruita nella sua tridimensionalità; e soprattutto la cosiddetta Stele dell’intronizzazione di Horemheb con le sue 26 righe di testo che attestano lo stato in cui Horemheb trovò il Paese e come lui dovette viaggiare da città in città, da tempio a tempio, per riaprirli, finalmente è visibile e leggibile, e presentata peraltro con una trascrizione-traduzione integrale. Poi il restauro, adesso visibile nel suo allestimento definitivo, del Papiro dei Re, che desidero non chiamare più Canone Regio perché non è un canone, non è una lista che sia stata epurata da una serie di sovrani che dovevano essere cancellati, ma faceva parte – su questo ce lo dice anche il fatto che era scritto nel verso – probabilmente di quelle biblioteche templari che purtroppo sono andate perse, in cui a uno scriba è stato richiesto di fare una lista dal periodo mitico in cui in Egitto regnavano gli dei per arrivare poi ai sovrani del Secondo Periodo Intermedio. E infine un terzo documento che nella sua monumentalità voglio citare è davvero monumentale nella sua scrittura ieratica: è il Papiro della Congiura finalmente visibile”.

Animazione prodotta dal museo Egizio di Torino per la mostra “Il dono di Thot”: illustra la diffusione areale e temporale della scrittura dal geroglifico all’arabo

Dal geroglifico al copto, dallo ieratico al demotico: è dunque la scrittura dell’antico Egitto, nelle sue varianti ed evoluzioni, la protagonista della mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”, nei nuovi spazi del Museo, 500 metri quadrati, distribuiti tra piano terreno e ipogeo, concessi dall’Accademia delle Scienze di Torino al Museo Egizio, dopo un’opera di restauro, sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Curata da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Töpfer, egittologi del Museo Egizio, la mostra è frutto di un progetto scientifico ideato dal direttore del Museo, Christian Greco ed è sostenuta dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

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Statua cubo del “padre divino” (titolo sacerdotale) di Djedkhonsuluefankh del Terzo periodo intermedio, collezione Drovetti, conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Sono 170 i reperti in esposizione, tutti provenienti dalle Collezioni del Museo Egizio, ad eccezione delle tavolette cuneiformi provenienti dai Musei Reali di Torino. Se il focus dell’esposizione è rappresentato dai segni e dai testi, in mostra non ci sono solo papiri, ma anche capolavori della statuaria, oggetti in alabastro e statuine lignee, a testimonianza di quella cultura materiale attraverso cui egittologi e storici hanno ricostruito la biografia non solo degli oggetti, ma dell’intera civiltà nilotica.

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Il grande cartiglio in calcare di Aten che apre la mostra “Il dono di Thot” (foto graziano tavan)

Fin dagli esordi gli antichi testi egizi ebbero una forte componente figurativa e la scrittura, a cavallo tra tecnica e arte, è giunta a noi anche incisa su grossi blocchi di pietra o statue dei faraoni, assumendo così connotati monumentali e celebrativi. È il caso del Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C., che apre l’esposizione. Scolpito su un gigantesco blocco, il geroglifico assume una valenza quasi sacra e il nome della divinità Aten, riportato nel cartiglio, attraversa i millenni per arrivare intatto fino ai giorni nostri.

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Dettaglio del Papiro della Congiura dell’Harem (XX dinastia), collezione Drovetti, conservato al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Da sistema per etichettare le merci e amministrare il paese a strumento sacro e magico, che tramanda formule, rituali e legittima il potere regale: la scrittura nei millenni si evolve e i testi diventano custodi della memoria. È il caso del Papiro dei Re, l’unica lista reale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro che sia giunta fino a noi, recentemente restaurata grazie al contributo degli Scarabei, o del Papiro della Congiura, un testo quasi di cronaca giudiziaria, che ricostruisce l’attentato a Ramesse III, un papiro di oltre 5 metri di lunghezza che torna in esposizione all’Egizio dopo sette anni, proprio in occasione della mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”.

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Statuetta in legno di Thot come Ibis, di epoca tarda, conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

La storia dei geroglifici si snoda attraverso tremila anni e affonda le proprie radici nel mito. La scrittura arrivò agli uomini come dono divino: secondo il mito, infatti, fu il dio Thot, con il corpo di uomo e la testa di Ibis, a idearla e a donarla agli uomini, divenendo patrono della conoscenza e degli scribi. Un mito questo tramandato fino alla cultura greca e riportato anche da Platone nel “Fedro”. E proprio da qui parte la mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto” per poi ripercorre l’evoluzione della lingua egizia e dei diversi tipi di scrittura, dalle primissime iscrizioni del 3200 a. C. ai testi letterari intorno al 2700 a. C., una panoramica che racconta molto della società e del pensiero dell’antico Egitto.

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Stele dello scriba Ramose in adorazione di Thot come babbuino da Deir el Medina (epoca di Ramses II), collezione Drovetti, conservata la museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Il pensiero egizio”, interviene ancora Greco, “oscillava continuamente fra una razionalità astratta e un empirismo naturale. Forse nulla come il geroglifico dà ragione di questa tensione, che vogliamo far scoprire al visitatore. Rivestendo contemporaneamente il ruolo di grafema e simbolo, il geroglifico ci restituisce un doppio significato fonologico ed iconografico e si trova quindi ad assumere due funzioni distinte: quella linguistica e quella semiotica. Testo ed immagine sono reciprocamente complementari e ci permettono di avvicinarci alla comprensione di quattromila anni di storia dell’Antico Egitto. Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni, come ha favorito il discorso religioso e la complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico, e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le età”.

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Una pagina del libro “Riassunto del sistema geroglifico degli antichi egizi…” di Jean-François Champollion (1824) conservato nella Biblioteca Silvio Curto (Rari 10) (foto graziano tavan)

I geroglifici sono sopravvissuti fino al 500 d.C. circa, insieme allo ieratico, la cosiddetta versione corsiva del geroglifico, che fu soppiantata dal demotico, come scrittura della vita quotidiana, nel VII secolo a.C. Non è un caso che questa indagine all’origine della scrittura e delle fonti scritte dell’antico Egitto prenda forma all’Egizio proprio nel 2022: quest’anno ricorre, infatti, il bicentenario della decifrazione dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion, evento che diede i natali all’Egittologia. Il percorso che ha permesso di arrivare alla comprensione della scrittura geroglifica in epoca moderna è uno dei temi indagati dall’esposizione.

Torino. Bilancio lusinghiero per il museo Egizio: nel 2022 contati 898.500 visitatori, il 5% in più rispetto al periodo pre-pandemia. Ecco progetti di ricerca, esposizione e incontri realizzati nel corso dell’anno

torino_egizio_bilancio-2022_locandinaI numeri assoluti li avevamo già anticipati all’indomani di Capodanno: nel 2022 il museo Egizio di Torino ha contato 898.500 ingressi (vedi Bilancio 2022. All’Egizio quasi 900mila visitatori. Al Mann, raddoppiati gli ingressi e ora si punta al milione con grandi mostre. A Ercolano dodici mesi ricchi di eventi con quasi mezzo milione di visitatori | archeologiavocidalpassato). Ora ecco qualche dato in più. Successo di pubblico superiore del 5% al periodo pre-pandemia per il museo Egizio nel 2022, malgrado nei primi tre mesi dell’anno fosse ancora in vigore il contingentamento degli ingressi, a causa dell’epidemia di Covid-19. L’Egizio archivia il 2022 con 898.500 visitatori, numero comprensivo anche degli eventi istituzionali e privati, a fronte degli 853mila ingressi del 2019. Dato quasi raddoppiato rispetto agli anni difficili della pandemia: sono stati, infatti, 398.336 i visitatori del museo Egizio nel 2021, a fronte però di 274 giorni di apertura. Nel 2020 si erano registrati 241.139 visitatori, in 185 giorni di apertura. Ad aprile 2022, primo mese in cui sono cadute le restrizioni agli ingressi nei musei, l’Egizio ha toccato i 103mila visitatori e da maggio alla fine dell’anno il Museo ha registrato una continua escalation negli ingressi rispetto al 2019. Per quanto riguarda le festività natalizie, dal 23 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023 il museo ha registrato 74.424 ingressi, quasi 10mila in più rispetto all’analogo periodo a cavallo tra il 2019 e il 2020, quando si registrarono 64.519.

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Locandina della mostra “Aida. Figlia di due mondi” al museo Egizio di Torino dal 17 marzo al 5 giugno 2022

L’Egizio ha affrontato l’incertezza, legata all’evoluzione della pandemia, puntando su progetti espositivi, come l’esperimento transmediale “Aida, figlia dei due mondi”, che ha coinvolto diversi musei, enti culturali a Torino e in Italia (vedi Torino. Al museo Egizio (aperture speciali a Pasqua e Pasquetta) la mostra “Aida, figlia di due mondi” racconta l’avventura creativa di “Aida” e il clima culturale e politico in cui nacque l’opera di Giuseppe Verdi | archeologiavocidalpassato) e la mostra legata a bicentenario della decifrazione dei geroglifici “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”, che si è aperta lo scorso 7 dicembre in un nuovo spazio espositivo concesso dall’Accademia delle Scienze al museo.

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Locandina della mostra “I creatori dell’Egitto Eterno” alla Basilica Palladiana di Vicenza dal 22 dicembre 2022 al 7 maggio 2023

Nel 2022, inoltre, il museo Egizio ha lanciato due nuovi progetti espositivi a Vicenza, uno sforzo produttivo che vede protagonisti fino a maggio 2023 centinaia di reperti dell’Egizio alla Basilica Palladiana, nelle mostre “I creatori dell’Egitto eterno” (vedi Vicenza. Christian Greco, direttore del museo Egizio, introduce alla visita della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, in Basilica Palladiana. Ecco la sua prolusione alla presentazione ufficiale | archeologiavocidalpassato) e “Gioielli e amuleti, la bellezza nell’antico Egitto” (vedi Vicenza. Al museo del Gioiello inaugurata la mostra “Gioielli e Amuleti. La bellezza nell’Antico Egitto”, collaterale all’esposizione “I creatori dell’Egitto eterno” aperta in Basilica Palladiana. I monili ci parlano di bellezza, cosmesi, religione e magia | archeologiavocidalpassato).  torino_egizio_papiro-dei-re_bicentenario-geroglifici_locandinaNel corso dell’anno non sono mancati i progetti di ricerca, importanti restauri, come quello del Papiro dei Re, frutto di una triangolazione internazionale tra Torino, Berlino e Copenaghen, progetti di digitalizzazione del patrimonio, podcast, conferenze ed eventi divulgativi (vedi Torino. Ancora pochi giorni per ammirare al museo Egizio il nuovo allestimento temporaneo del Papiro dei Re restaurato nel 2022 sulla base di un nuovo progetto di ricerca. L’intervento del direttore Christian Greco | archeologiavocidalpassato). Inoltre, è proseguito il ciclo di mostre bimestrali “Il laboratorio dello studioso”, un viaggio a puntate dietro le quinte del museo, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca dell’Egizio. Tutte attività che sono state realizzate, accanto alla progettazione di cantieri, innovazioni e cambiamenti, a cui andrà incontro l’Egizio, in vista delle celebrazioni del bicentenario della fondazione del Museo nel 2024.

Torino. Ancora pochi giorni per ammirare al museo Egizio il nuovo allestimento temporaneo del Papiro dei Re restaurato nel 2022 sulla base di un nuovo progetto di ricerca. L’intervento del direttore Christian Greco

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L’ingresso della saletta al primo piano del museo Egizio di Torino dove è esposto il restaurato Papiro dei Re nel nuovo allestimento (foto graziano tavan)

Ancora pochi giorni, fino al 21 novembre 2022, per scoprire nella sala 9 al primo piano del museo Egizio di Torino il nuovo allestimento temporaneo del Papiro dei Re corredato da strumenti multimediali e infografiche che rivelano la storia e i contenuti del celebre documento. Trecento frammenti, assemblati in quasi 200 anni. È il Papiro dei Re o Canone Regio, restaurato nel 2022 sulla base di un nuovo progetto di ricerca.

Dal 27 settembre 2022, bicentenario della decifrazione dei geroglifici, ad opera di Jean-François Champollion, considerato il padre dell’Egittologia, il museo Egizio offre ai visitatori la possibilità di ammirare il Papiro dei Re, che ritorna in esposizione in museo in un nuovo allestimento dopo essere stato sottoposto ad un’opera di ricerca e restauro. Strumenti multimediali e infografiche ne rivelano la storia, gli studi e l’opera di restauro, frutto di una collaborazione tra il museo Egizio, l’università di Copenaghen e l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin.

La postazione interattiva vi permetterà di visualizzare i diversi frammenti e di conoscere le storie dei protagonisti del papiro. Un video mostra come funziona.

Il Papiro dei Re è l’unico vero elenco, oltre al manoscritto di Manetone, che include i nomi di sovrani altrimenti sconosciuti. Fu acquistato dal console Bernardino Drovetti attorno al 1820, e fu visto e descritto per la prima volta da J.F. Champollion nel 1824. Nell’arco di 200 anni, grazie agli sforzi di diversi studiosi, è stato possibile unire la maggior parte dei circa 300 frammenti. L’ultimo restauro risaliva al 1930 ed era stato condotto da Hugo Ibscher (Berlino) ed Erminia Caudana (Torino), che avevano riposizionato i frammenti fissandoli con sottili strisce di seta.

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Myriam Krutzsch (Berlino) al lavoro nel restauro del Papiro dei Re al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

In occasione del 200° anniversario della decifrazione dei geroglifici, il papiro è stato completamente restaurato nel 2022 da Myriam Krutzsch (Berlino). Il progetto di restauro ha seguito la nuova ricostruzione elaborata da Kim Ryholt (Copenaghen), che negli ultimi anni si è dedicato allo studio del papiro. Ha aggiunto più di venti frammenti che non erano inclusi nelle precedenti edizioni e ne ha riorganizzato molti altri che erano stati collocati in posizioni risultate ora erronee. Grazie alla cooperazione fra Torino – Berlino – Copenaghen è ora possibile presentare al pubblico la cosiddetta “Lista dei Re di Torino” restaurata e riordinata, consentendo così nuovi studi del testo.

27 settembre 1822-2022: bicentenario della decifrazione dei geroglifici ad opera di Jean-François Champollion. Il museo Egizio di Torino, aperto la sera gratuitamente con prenotazione obbligatoria, presenta il Papiro dei Re restaurato. Conferenza sul Papiro dei Re in presenza e on line. E tour esclusivo “Sulle tracce di Champollion”

torino_egizio_papiro-dei-re_bicentenario-geroglifici_locandinaIl 27 settembre 2022 è una data importante per l’egittologia. Si celebra infatti il bicentenario della decifrazione dei geroglifici, ad opera di Jean-François Champollion, considerato il padre dell’Egittologia. Ecco perché il Museo Egizio sarà aperto gratuitamente al pubblico dalle 19 alle 22 con prenotazione online obbligatoria a questo link: INGRESSO – Champollion e la decifrazione dei geroglifici – Museo Egizio (museitorino.it) Card e Abbonamento Musei non sono validi. I visitatori potranno ammirare il Papiro dei Re, che ritorna in esposizione in museo in un nuovo allestimento dopo essere stato sottoposto ad un’opera di ricerca e restauro. Al manoscritto composto da centinaia di frammenti, che Champollion fu tra i primi a studiare, quando giunse a Torino nel 1824, sarà dedicata temporaneamente una nuova saletta del Museo. Strumenti multimediali e infografiche ne riveleranno la storia, gli studi e l’opera di restauro, frutto di una collaborazione tra il Museo Egizio, l’università di Copenaghen e l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin.

torino_egizio_conferenza-sl-Papiro-dei-Re_locandinaAlle 18 in Sala Conferenze i visitatori potranno incontrare coloro che hanno dato nuova vita al Papiro dei Re, uno dei manoscritti più importanti dell’antico Egitto. Si terrà infatti “History Content and Restoration of the so-called Turin King List”, una conferenza dedicata al progetto scientifico e alle fasi del restauro del Papiro dei Re. La conferenza sarà   introdotta dal direttore del museo Egizio, Christian Greco, seguiranno gli interventi di Susanne Töpfer, responsabile della Collezione Papiri del museo Egizio; Myriam Krutzsch, restauratrice di papiri, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin che ha restaurato il manoscritto; e Kim Ryholt, egittologo dell’università di  Copenhagen, che ha curato il progetto scientifico del restauro. L’evento è gratuito, la conferenza si terrà in inglese con traduzione simultanea in italiano in cuffia per chi lo desidera. Ingresso su prenotazione: https://www.eventbrite.it/e/418600995847. Il posto verrà riservato fino alle 18. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming in lingua inglese sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo.

torino_egizio_champollion-bicentenario-geroglifici_locandinaIl Papiro dei Re è l’unico vero elenco, oltre al manoscritto di Manetone, che include i nomi di sovrani altrimenti sconosciuti. Fu acquistato dal console B. Drovetti attorno al 1820, e fu visto e descritto per la prima volta da J.F. Champollion nel 1824. Nell’arco di 200 anni, grazie agli sforzi di diversi studiosi, è stato possibile unire la maggior parte dei circa 300 frammenti. L’ultimo restauro risaliva al 1930 ed era stato condotto da H. Ibscher (Berlino) ed E. Caudana (Torino), che avevano riposizionato i frammenti fissandoli con sottili strisce di seta. In occasione del 200° anniversario della decifrazione dei geroglifici, il papiro è stato completamente restaurato nel 2022 da M. Krutzsch (Berlino). Il progetto di restauro ha seguito la nuova ricostruzione elaborata da K. Ryholt (Copenaghen), che negli ultimi anni si è dedicato allo studio del papiro. Ha aggiunto più di venti frammenti che non erano inclusi nelle precedenti edizioni e ne ha riorganizzato molti altri che erano stati collocati in posizioni risultate ora erronee. Grazie alla cooperazione fra Torino – Berlino – Copenaghen è ora possibile presentare al pubblico la cosiddetta “Lista dei Re di Torino” restaurata e riordinata, consentendo così nuovi studi del testo.

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Jean François Champollion ritratto da Leon Cogniet nel 1831

Un tour esclusivo. La sera del 27 settembre 2022 i visitatori potranno sperimentare un percorso di visita dedicato alla scrittura egizia dal titolo “Sulle tracce di Champollion”. Tra stele, papiri, statue, sarcofagi e oggetti di uso comune, sotto la guida di un egittologo i visitatori scopriranno il meccanismo alla base della scrittura geroglifica e proveranno a ricercare nelle iscrizioni nomi e formule ricorrenti. Per l’occasione, saranno ricordati i momenti emblematici dell’avventura della decifrazione dei geroglifici a cura di J.F. Champollion e i visitatori avranno la possibilità di ammirare il Papiro dei Re, restaurato. Per prenotare la visita: Visita fissa Sulle tracce di Champollion – Museo Egizio (museitorino.it).

Senebkay, il faraone sconosciuto della dinastia di Abido, potrebbe essere la star del “nuovo” museo Egizio di Torino

I resti della mummia del faraone Senekbay dal sarcofago già saccheggiato in antico

I resti della mummia del faraone Senekbay dal sarcofago già saccheggiato in antico

Il futuro per Senebkay, il “faraone sconosciuto” identificato nelle scorse settimane ad Abido, la città santa dell’Antico Egitto, a 150 chilometri da Luxor, ai margini del deserto occidentale, potrebbe riservargli un viaggio fuori dal suo Paese, al museo Egizio di Torino, dove è conservato l’unico documento, il Papiro dei Re, che parla di lui. “A marzo 2015”, anticipa Eleni Vassilika, direttore del museo Egizio di Torino, che sta seguendo con interesse gli sviluppi della scoperta, “è prevista l’apertura dell’intero palazzo con un allestimento definitivo nonché nuovi impianti, vetrine e un area per ospitare le mostre temporanee”. Così mentre ad Abido dopo la scoperta eccezionale del “faraone sconosciuto” si annunciano altre clamorose novità, a Torino potrebbe rivelarsi vincente quella che al momento sembra essere solo un’idea suggestiva: “ricongiungere” Senebkay con il papiro dei Re.

Eleni Vassilika, direttore del museo Egizio di Torino

Eleni Vassilika, direttore del museo Egizio di Torino

Ad Abido la scoperta della tomba reale del faraone Senebkay ha dato forma – ricordiamolo (vedi nostro post del 21 gennaio 2014) – alla mitica dinastia di Abido (1650-1600 a.C.) , una dinastia regionale indipendente e parallela a quelle tradizionali numerate contemporanee (cioè la XV Hyksos e la XVI Tebana) , che finora era stata solo un’ipotesi formulata ancora nel 1997 dall’egittologo K. Ryholt. Ma gli archeologi Josef Wegner e Kevin Cahail, del dipartimento di Lingue e Civiltà del Vicino Oriente all’Università della Pennsylvania, che hanno identificato il faraone, sono convinti che la tomba reale di Senebkay non sia l’unica e che nella necropoli individuata a sud di Abido vi potrebbe essere un’altra quindicina di tombe regali della Dinastia dimenticata. “La sepoltura di Senebkay è la prima attribuibile a una dinastia regale della città di Abydos”, conferma Vassilika. “Il ritrovamento perciò apre una finestra su un aspetto del tutto nuovo della storia di quel periodo. Potrebbe essere solo la prima di altre clamorose scoperte. E se si confermerà quanto ipotizzato dal team Usa dell’università di Pennsylvania, cioè che vi potrebbe essere un’altra quindicina di tombe regali in questa necropoli, non possiamo che aspettarci nuove importanti rivelazioni”.

Il Papiro dei re conservato al museo Egizio di Torino

Il Papiro dei re conservato al museo Egizio di Torino

Intanto a Torino si favoleggia il “ricongiungimento” del sovrano Senebkay al celebre papiro che parla di lui al museo Egizio. “Abbiamo rapporti eccellenti con i nostri colleghi egiziani”, conferma il direttore dell’Egizio di Torino, uno dei più importanti al mondo (nel 2013 ha avuto 540mila visitatori). “E possiamo sicuramente immaginarci di poter collaborare in futuro a un progetto del genere per portarne i resti a Torino. La scoperta della tomba di Senebkay è di grandissimo interesse innanzitutto da un punto di vista storico. Ma non possiamo dimenticare che il suo nome era ricordato proprio in un papiro custodito al Museo Egizio di Torino”. Gli esperti del Museo Egizio erano però riusciti a decifrare solo “User…Ra”. Mancava il centro della parola, il cuore del nome di questo faraone rimasto a lungo sepolto nella sabbia della sua terra d’origine. Però grazie alle decifrazioni del team statunitense il “re sconosciuto” ha finalmente un nome, si chiama “User Ib Ra”, il forte cuore di Ra che, dopo millenni di anonimato, potrebbe avere un futuro proprio a Torino. “La tomba di Senebkay è stata devastata dagli antichi saccheggiatori”, continua Vassilika, “lo scheletro del sovrano è sicuramente un importante documento antropologico, ma degli oggetti funerari (il “corredo”) abbiamo solo poveri resti. La tomba però ha ancora scene dipinte dove si è potuto appunto leggere il nome del re”. Portare il sarcofago di User Ib Ra sotto la Mole sarebbe un colpo inestimabile per il patrimonio di un museo, attualmente in fase di ristrutturazione, ma che entro marzo 2015 riaprirà tutte le sale agli appassionati, proponendo il nuovo e definitivo allestimento con tantissime novità.