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Padova. Alla libreria Italypost presentazione del catalogo Artem della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” in corso nella Palestra grande di Pompei, a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori

Sei donne per raccontare le donne di duemila anni fa, a Pompei. Sono Francesca Ghedini, prof.ssa emerita di Archeologia università di Padova e curatrice del catalogo; Monica Salvadori, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Padova e curatrice del catalogo; Monica Baggio, prof.ssa associata di Archeologia università di Padova; Patrizia Basso, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Verona; Mariastella Busana, prof.ssa ordinaria di Archeologia università di Padova; Anna Favero, dottoranda Università di Salerno. Lunedì 16 giugno 2025, alle 18.30, si ritrovano alla libreria Italypost in viale Codalunga 4l a Padova, per presentare – moderate da Camilla Consonni, redattrice VeneziePost – il catalogo Artem della mostra “Essere donna nell’antica Pompei”, in corso alla Palestra grande di Pompei dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026, realizzata dal dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova in collaborazione con le università di Salerno e Verona. Le relatrici guideranno i partecipanti alla scoperta di cosa significava essere una donna nell’antica Pompei. Prenotazione: https://librerieitalypost.it/…/catalogo-mostra-di…/

Locandina della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi

La mostra. Con il suo straordinario stato di conservazione Pompei si pone come osservatorio privilegiato. La documentazione emersa nel corso dei quasi tre secoli di scavi è preziosa per analizzare il ruolo della donna nella società romana, argomento che in altri contesti sfugge a causa della esiguità delle testimonianze. Ma soprattutto a Pompei si può cogliere la presenza non solo di coloro che appartenevano ai vertici della società, ma anche di quella folla indistinta di persone “comuni” a cui è stata dedicata la precedente mostra “L’altra Pompei”, con la quale la nuova esposizione si pone in continuità: la mostra “Essere donna nell’antica Pompei” – dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi – a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori e in collaborazione con le università di Padova, Salerno e Verona. Il filo conduttore è la scoperta delle condizioni di vita delle donne e bambine, dei numerosi aspetti della vita quotidiana e della posizione che esse occupavano nella casa e nella società romana e ancor più in una città campana quale Pompei (vedi Pompei (Na). Aperta nella Palestra Grande la mostra “Essere donna nell’antica Pompei”: affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni ed oggetti d’uso documentano le diverse categorie femminili nelle varie fasi della vita e nei diversi ruoli che svolgevano nella società. Gli interventi del direttore Zuchtriegel, delle curatrici Ghedini e Salvadori, e del restauratore Napoli | archeologiavocidalpassato).

Pompei (Na). Aperta nella Palestra Grande la mostra “Essere donna nell’antica Pompei”: affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni ed oggetti d’uso documentano le diverse categorie femminili nelle varie fasi della vita e nei diversi ruoli che svolgevano nella società. Gli interventi del direttore Zuchtriegel, delle curatrici Ghedini e Salvadori, e del restauratore Napoli

Locandina della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi

Con il suo straordinario stato di conservazione Pompei si pone come osservatorio privilegiato. La documentazione emersa nel corso dei quasi tre secoli di scavi è preziosa per analizzare il ruolo della donna nella società romana, argomento che in altri contesti sfugge a causa della esiguità delle testimonianze. Ma soprattutto a Pompei si può cogliere la presenza non solo di coloro che appartenevano ai vertici della società, ma anche di quella folla indistinta di persone “comuni” a cui è stata dedicata la precedente mostra “L’altra Pompei”, con la quale la nuova esposizione si pone in continuità: la mostra “Essere donna nell’antica Pompei” – dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026 nella Palestra grande degli scavi – a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori e in collaborazione con le università di Padova, Salerno e Verona. Il filo conduttore è la scoperta delle condizioni di vita delle donne e bambine, dei numerosi aspetti della vita quotidiana e della posizione che esse occupavano nella casa e nella società romana e ancor più in una città campana quale Pompei.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei: “Il filo conduttore è un po’ quello di raccontare L’altra Pompei, come si chiamava la mostra precedente, cioè quegli aspetti che vengono un po’ oscurati nella grande narrazione tradizionale. E tra questi ovviamente la vita delle donne, delle ragazze, delle bambine a Pompei, che era una vita segnata da violenza, da schiavitù a volte, la prostituzione, lo sfruttamento, ma anche spazio che le donne si sono conquistate. Ci sono imprenditrici, ci sono sacerdotesse. Dunque ci sono donne che possiamo definire anche un po’ del potere. Ma tutto questo è anche uno specchio per noi, perché siccome la storia non esiste senza chi la racconta, dipende molto da noi come presentiamo il tema. Abbiamo cercato un modo di parlare di tutti gli aspetti e credo che sia anche un’occasione per prendere atto che alcune cose sono cambiate per fortuna: oggi forse c’è ancora molto da fare, sicuramente c’è ancora molto da fare, ma possiamo anche misurare un po’ gli spazi che si sono aggiunti per le donne nella società, nel mondo lavorativo, nell’arte, in tutti i settori”.

Allestimento della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” (foto parco archeologico pompei)

Francesca Ghedini, professoressa emerita di Archeologia dell’università di Padova: “L’idea è cercare di illustrare le donne romane a Pompei, perché Pompei è un microcosmo che rappresenta in fondo tutto l’impero romano. E quindi capire come vivevano le donne a Pompei è cercare di capire la condizione femminile a Roma e quindi ampliare il nostro sguardo. Perché la condizione femminile in questi ultimi anni è stata studiata soprattutto da storici, storici della religione, antropologi, studiosi del diritto romano: noi vogliamo lo sguardo dell’archeologo in una realtà unica, perché Pompei cristallizzata dall’immane eruzione ci restituisce la vita vera. Quindi gli oggetti, quindi gli spazi, quindi le immagini. E attraverso queste tre categorie di documenti abbiamo proposto un percorso che illustri tutte le categorie di donne in tutti i momenti della loro vita e in tutte le attività che esse hanno svolto”.

Allestimento della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” (foto parco archeologico pompei)

Monica Salvadori, prorettrice al Patrimonio storico-artistico dell’università di Padova: “Con questa mostra abbiamo voluto raccontare un percorso ideale che parla delle donne pompeiane dalla nascita alla morte. Quindi la mostra si articola in tutta una serie di sezioni che prendono in considerazione il momento della nascita, l’educazione, il momento principale della vita di una donna che era il matrimonio, come la donna gestiva la casa, e di conseguenza anche quelle figure che raggiungono dei livelli importanti nella società pompeiana per le loro attività imprenditoriali; fino ad arrivare poi al momento della morte, quindi vede in questo caso una rappresentazione di alcune figure note e ignote. Quindi abbiamo voluto sempre giocare con i nomi delle donne pompeiane che sono stati catalogati e sono più di 600 i nomi che sono ricordati dalle fonti epigrafiche attestate a Pompei. Alcune di questi hanno delle identità più forti, perché siamo in grado di ricostruire la storia di alcune donne. Di alcune invece no: sappiamo solo cosa facevano, qual era la loro professione, non abbiamo altri elementi, però abbiano voluto dare dignità a tutte le donne pompeiane con questa mostra”.

Il rilievo funebre da Porta Sarno in mostra nella Palestra Grande di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Giancarlo Napoli, direttore tecnico “Atramentum restauri” parla del restauro del rilievo funebre recentemente scoperto a Porta Sarno ed esposto, in cantiere aperto, proprio nella mostra “Essere donna nell’antica Pompei” (vedi Pompei. Scoperto nella necropoli di Porta Sarno un rilievo funebre da una tomba monumentale: raffigura a dimensioni reali una coppia, lui un uomo di rango elevato, lei una giovane sposa. Li vedremo in corso di restauro nella mostra “Essere donna nell’antica Pompei” che aprirà nella Palestra grande | archeologiavocidalpassato): “Dopo una prima pulitura abbiamo ritrovato del colore antico molto importante. Quindi abbiamo trovato la crisocolla, che è un colore verde; abbiamo trovato del blu egizio; abbiamo trovato delle lacche rosse. Quindi adesso stiamo mettendo in salvo questo colore. Lo stiamo consolidando prima che poi asciugandosi completamente sparisca. Stiamo usando anche dei leggeri biocidi per togliere le radici che c’erano nell’interno e stiamo consolidando il materiale lapideo. Perché essendo tufo è molto delicato e nel momento in cui tenderà ad asciugare probabilmente si creeranno delle lesioni, e quindi stiamo monitorando la situazione consolidando con delle nanosilici moderne che vanno ad aggregare di nuovo il materiale”.

Medaglione con busto di giovane donna: Intonaco dipinto, affresco, dalla Regio VI, insula 3, domus 11 di Pompei (I sec. d.C.) (foto marco casciello / parco archeologico pompei)

Il percorso della mostra si articola in 8 sezioni nel quale attraverso affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni ed oggetti d’uso sono documentate le diverse categorie femminili: matrone, liberte, schiave; nelle varie fasi della vita: nascita, infanzia, matrimonio, maternità, morte; e nei diversi ruoli che svolgevano nella società: dalle attività di grande rilievo sociale, economico, religioso, in cui erano impegnate le matrone di alto lignaggio e le liberte arricchite, ai mestieri di ogni genere esercitati da libere e schiave (filatrici e tessitrici, ostesse, venditrici, panificatrici, mediche, fattucchiere, prostitute ecc.).

Scena di lavatio: intonaco dipinto ad affresco da Pompei (I sec. d.C.) (foto marco casciello / parco archeologico pompei)

Nella prima sala il pubblico è accolto da nomi e volti di donne, come per dare voce alla loro individualità. Inizia, poi, il racconto che illustra, grazie al supporto di eccezionali testimonianze materiali – statue, affreschi, iscrizioni, graffiti e manufatti d’ogni genere – le donne di Pompei. Nelle prime sale sono illustrati gli aspetti principali della vita privata, che per una matrona comprendeva la gestione delle attività domestiche e il rapporto con la servitù, ma anche l’educazione dei figli, la cura del proprio corpo e le attività svolte nel tempo libero.

Ritratto femminile su erma in marmo dalla villa di Poppea a Oplontis (I sec. d.C.) (foto alfredo foglia e figlio sas / parco archeologico pompei)

Ampio spazio è poi riservato alla vita pubblica e lavorativa delle donne. Si stima cha a Pompei lavoravano fino a 100 donne nella prostituzione, molte costrette perché in schiavitù, ma non tutte. Le donne di si occupavano anche di attività di grande prestigio, con importanti ricadute sociali, come emerge nella sala dedicata alle imprenditrici ed evergeti dove sono raccontati ritratti di donne che hanno segnato il loro tempo, inaugurato nuove attività, cambiato il volto della città.  Le ultime tracce del loro passaggio nella vita terrena si colgono invece nelle necropoli, dove monumenti funerari, iscrizioni e corredi restituiscono il ricordo di alcune di loro.

Le donne “pompeiane” oggi: ecco il gruppo di esperte del parco archeologio di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Mostra “Essere donna nell’antica Pompei”: spezzoni di film ispirati all’antoichità romana (foto parco archeologico pompei)

Il percorso si chiude con un salto nella contemporaneità che da un lato presenta i profili di alcune figure di donne che hanno dato il loro contributo alla scoperta e alla conoscenza di Pompei (Carolina Bonaparte, Wilhelmina Jashemski, Tatiana Warsher, Olga Elia), dall’altro offre ai visitatori una selezione di spezzoni cinematografici dedicati all’immagine femminile, tratti dal grande cinema d’ambientazione ispirato all’antichità romana e in particolare a Pompei. 

Pompei. All’auditorium degli Scavi la convegno internazionale “L’altra Pompei. Voci, tracce”: due giorni di confronto sulle tracce scritte, la cultura materiale e gli spazi della città antica: tematiche sollevate dalla mostra “L’altra Pompei – Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra Grande

pompei_auditorium_convegno-Altra-Pompei_locandina“L’altra Pompei. Voci, tracce” è il titolo della convegno internazionale in programma l’auditorium del parco archeologico di Pompei si terrà, il 28 e 29 novembre 2024, che origina dalle tematiche della mostra temporanea allestita nella Palestra Grande di Pompei prorogata al 6 gennaio 2025, e dedicata ai ceti medi e bassi della città di Pompei al 79. d.C.

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Locandina della mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra grande degli scavi dal 15 dicembre 2023 al 6 gennaio 2025

È in quest’ottica di un rinnovato approccio incentrato sugli “altri” di una città da sempre simbolo di ricchezza, che nascono due giornate dedicate a tali tematiche, dove il discorso letterario va a intrecciarsi fittamente con quello archeologico in un evento convegnistico internazionale e multidisciplinare. Il convegno, che nasce da una fruttuosa collaborazione con l’università Federico II di Napoli e di recente con la Sorbonne Université di Parigi, sancite da accordi nazionali e internazionali, vede la partecipazione di studiosi di diversa formazione, riconosciuti come esperti nel loro specifico campo.

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Una sala della mostra “L’altra Pompei” nella Palestra Grande di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Nella prima sessione, giovedì 28 novembre 2024, latinisti e linguisti di fama internazionale e esperti appartenenti al Thesaurus Linguae Latinae si avvicenderanno su tematiche importanti, quali le tracce scritte, di ogni tipologia (affreschi, graffiti, tituli picti e iscrizioni) lasciati da quella grande fetta della popolazione che per le strade della città antica conduceva vite “comuni”. I coordinatori delle sessioni e i relatori della giornata rappresentano le eccellenze italiane e internazionali nel campo della latinistica e dell’epigrafia, a cui nel corso della discussione si aggiungeranno altrettanto importanti studiosi di contesti più “archeologici”, cui sarà dedicata la seconda giornata del 29 novembre, quando i convegnisti si confronteranno sulla cultura materiale e sugli spazi della città antica, anche alla luce di nuove scoperte e ricerche in corso. L’obiettivo è quello di tracciare un quadro complesso, dove la contaminazione di materie apparentemente distanti contribuisca in maniera eguale a una conoscenza multilivello di uno dei contesti antichi più famosi al mondo.

Giornata speciale per Pompei: alla Palestra Grande apre la mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio”, con 300 reperti che raccontano la storia degli “ultimi”. E all’Auditorium la conferenza “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra L’Altra Pompei”, con il direttore Zuchtriegel e il procuratore Fragliasso, ultimo incontro dell’anno dell’associazione internazionale “Amici di Pompei”

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Una suggestiva immagine della sezione Spiritualità e Morte della mostra “L’altra Pompei” nella Palestra Grande degli scavi (foto parco archeologico pompei)

Giornata speciale per Pompei quella di domani 15 dicembre 2023. Viene presentata ufficialmente e, dalle 14.30, sarà aperta al pubblico la mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra Grande degli scavi, dove sarà visitabile per un anno, fino al 15 dicembre 2024. E alle 17, all’Auditorium, sempre degli scavi, appuntamento con l’ultima conferenza dell’anno promossa dall’associazione internazionale “Amici di Pompei”, dal tema strettamente connesso alla mostra: “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra l’Altra Pompei” con Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del parco archeologico di Pompei, e Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata. Cui seguiranno gli auguri di fine anno da parte del presidente dell’associazione, Antonio Varone. L’ingresso alla conferenza è libero, ma se qualcuno – impossibilitato a partecipare – avesse piacere di seguirla, potrà guardare il video della conferenza che verrà pubblicato poi sul sito https://www.amicidipompei.com/.

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Locandina della mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra grande degli scavi dal 15 dicembre 2023 al 15 dicembre 2024

LA MOSTRA. La vita quotidiana della popolazione comune, composta da schiavi, liberti, artigiani e lavoratori di varia categoria, quella Pompei spesso silenziosa nelle fonti antiche, è in primo piano nella mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” in programma dal 15 dicembre 2023 alla Palestra grande degli scavi. Attraverso sette sezioni, circa trecento reperti e tre installazioni multimediali, il percorso espositivo consente di seguire idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano a questa popolazione, dalla nascita fino alla morte indagandone le attività quotidiane, l’alimentazione, i rapporti personali, i costumi e gli svaghi, ma anche il rapporto con il mondo esterno e con la fede religiosa e l’aldilà. La mostra – sponsorizzata da American Express Italia – sarà inaugurata e presentata dal direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.

pompei_auditorium_amici-di-pompei_conferenza-da-civita-giuliana-alla-mostra_locandinaLA CONFERENZA. Per l’ultimo incontro dell’anno, l’associazione internazionale “Amici di Pompei ETS”, ospita la conferenza “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra L’Altra Pompei”. A raccontare delle ultime scoperte dell’area extraurbana dell’antica città saranno il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel insieme al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso. La campagna di scavo della villa di Civita Giuliana, sita in un’area a circa 700 metri a Nord-Ovest delle mura dell’antica città sotterrata dalla furia del Vesuvio del 79 d.C., nasce dalla sinergia, necessaria per fermare scavi clandestini e tutelare il patrimonio archeologico nazionale, tra il Parco Archeologico e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

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Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)

Lo scavo, di particolare interesse, ha portato alla luce diverse meraviglie, tra cui non solo il ricco carro nuziale, ora esposto nell’Antiquarium di Boscoreale, ma anche letti, mobilia, e oggetti che raccontano le condizioni di vita dei più umili, come è emerso dalla stanza degli schiavi. Tali scoperte sono tra le protagoniste della mostra “L’Altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” curata dal direttore Gabriel Zuchtriegel e dal funzionario archeologo Silvia Martina Bertesago, che ha come obiettivo dare voce alle storie degli ultimi dell’antica città. “Siamo molto contenti”, afferma il presidente Antonio Varone, “che nell’evento di dicembre dell’Associazione, in cui faremo anche gli auguri per il nuovo anno, abbiamo l’occasione di ospitare un incontro sulle ultime scoperte di Civita Giuliana. La possibilità di ascoltare direttamente dal direttore Zuchtriegel e dal procuratore Fragliasso la storia di questo scavo. proprio nello stesso giorno dell’inaugurazione della mostra L’altra Pompei, dà forza alla mission dell’associazione come strumento per la divulgazione della conoscenza dell’antica realtà pompeiana”.

Pompei. In attesa della grande mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio” nella Palestra Grande, c’è una piccola anticipazione in una bottega di via dell’Abbondanza: la ricostruzione di una branda dalla stanza degli schiavi di Civita Giuliana

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Una fase dell’allestimento della mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio” nella Palestra Grande dell’area archeologica di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Si avvicina il 15 dicembre 2023, la data di inaugurazione della mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio”, allestita nella Palestra Grande dell’area archeologica di Pompei. E mentre non si ferma il lavoro di allestimento, nel Parco è possibile vedere una piccola anticipazione: la ricostruzione di una branda, un letto della tipologia più semplice nota, trovata nella villa extraurbana di Civita Giuliana, nella “stanza degli schiavi”. Il letto, composto da assi in legno e una rete di cordini e facilmente smontabile, è stato ricostruito con la tecnica dei calchi (vuoti nella cinerite lasciati da legno e tessuto vengono riempiti di gesso) ed è esposto, fino all’inaugurazione, sotto la scala (conservata come traccia nel muro) di una bottega su via dell’Abbondanza (regio I, insula 6, civico 12), a fianco della casa del Larario di Achille, dove si ipotizza fosse collocata un’officina ferraia con retrobottega e ambienti abitativi al primo piano. La copia è stata realizzata grazie a una scansione digitale, stampante 3D, tecnica FDM con materiale PLA di ottima qualità e rifinita a mano.

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Ricostruzione di un letto dalla stanza degli schiavi di Civita Giuliana nel sottoscala di una bottega di via dell’Abbondanza a Pompei (foto parco archeologico pompei)

“Quello che vediamo rispecchia le condizioni di vita dell’80% delle persone che vivevano a Pompei”, spiega il direttore del Parco e curatore della mostra, Gabriel Zuchtriegel, “mentre le case ad atrio che siamo abituati a considerare caratteristiche dell’architettura domestica romana, in realtà rappresentano una piccola minoranza. La mostra vuole raccontare questa altra Pompei: la città dei ceti medio e basso, degli artigiani, dei negozianti, delle prostitute, dei liberti e degli schiavi. La gente comune che è rimasta nell’ombra dei grandi eventi della storia, ma la cui vita a Pompei può essere ricostruita in maniera unica. Quest’anno, la brandina, sotto la scala di una bottega pompeiana, è la nostra versione del presepe natalizio, di cui Papa Francesco dice che deve parlare alla vita: lo spazio degli ultimi dove la vita non è scontata ma un regalo prezioso.”

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Dettaglio del letto dalla stanza degli schiavi di Civita Giuliana ricostruito in una bottega di via dell’Abbondanza (foto parco archeologico pompei)

“Il letto è parte di una stanza di soli 16 mq, in cui vivevano probabilmente tre servi. La copia dell’intero contesto, ricreata grazie ai calchi, così come la riproduzione di altri due ambienti della Casa del Larario, costituiranno il fulcro della mostra”, sottolinea la co-curatrice della mostra, Silvia Bertesago. “Questi ambienti sono stati teatro di vite reali, vite di persone comuni, vere protagoniste del percorso espositivo. In esso, attraverso sette sezioni e circa trecento reperti, si seguirà idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano alla fascia sociale medio-bassa, partendo dalla nascita fino alla morte e attraversandone vari aspetti. Grazie ad un sistema ideato per l’app My Pompeii il visitatore potrà inoltre sorteggiare la propria identità antica, comprendendo quanto fosse normale e facile essere una delle tante persone comuni che abitavano uno spazio anonimo, che potrà poi essere fisicamente raggiunto seguendo le indicazioni fornite dall’applicazione stessa”.

Campania “gialla”. Così lunedì 18 gennaio riaprono il sito di Pompei e il museo di Stabia “Libero d’Orsi” dal lunedì al venerdì. Visita lungo un percorso segnalato nel rispetto delle norme anti Covid: ecco cosa si può vedere

L’home page del sito del parco archeologico di Pompei annuncia la riapertura del sito di Pompei e del museo “Libero Orsi”
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Una sala del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di Pompei)

Era la notizia che si attendeva da settimane: i musei possono riaprire nelle Regioni “gialle”, cioè con moderato rischio di contagio. La Campania da domenica 17 gennaio 2021 sarà “gialla”. E il parco archeologico di Pompei non ha perso tempo. Il sito archeologico di Pompei e il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana lunedì 18 gennaio 2021 riaprono al pubblico dopo la chiusura di questi mesi. In ottemperanza alle indicazioni ministeriali e fino al ulteriore comunicazione i  siti saranno aperti dal lunedì al venerdì nei consueti orari (Pompei 9 – 17, con ultimo ingresso alle 15.30; museo “Libero D’Orsi” 9 -17, con ultimo ingresso alle 16), con chiusura il sabato e la domenica. In questa fase di graduale riapertura l’accesso e l’uscita per l’area archeologica di Pompei saranno possibili dal varco di piazza Anfiteatro. La visita si svilupperà lungo un percorso segnalato all’interno del sito e sull’app di supporto My Pompeii allo scopo di assicurare una visita in sicurezza del sito e nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie anti Covid.

La palestra grande e l’anfiteatro di Pompei (foto di Pier Paolo Metelli)
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Le colonne nel foro di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

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L’allestimento della mostra “VENUSTAS. Grazia e bellezza a Pompei” alla Palestra Grande di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

Sarà possibile passeggiare all’interno dell’Anfiteatro, accedere alla Palestra grande e alla mostra “Venustas. Grazia e Bellezza a Pompei”.  Si potranno visitare i Praedia di Giulia Felice e spostarsi su via dell’Abbondanza con accesso alle principali domus, ma anche attraversare la necropoli di Porta Nocera, l’Orto dei fuggiaschi, arrivare al quartiere dei teatri e al Foro triangolare. Da via dell’abbondanza, inoltre, si potrà raggiungere il Foro con tutti i suoi edifici pubblici e religiosi, visitare lo spazio esterno delle Terme Stabiane o risalire via Stabiana fino a via del Vesuvio dove ammirare la casa di Leda e il cigno. L’elenco completo degli edifici visitabili è consultabile sul sito www.pompeiisites.org. Il biglietto di ingresso ai due siti è  acquistabile esclusivamente on-line sul sito www.ticketone.it, unico rivenditore ufficiale autorizzato. Tariffe: Pompei intero: € 14.50 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online); Quisisana € 6 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online). Gratuità e riduzioni come da normativa.

L’affresco con Leda e il Cigno, rinvenuto negli scavi della Regio V alla fine del 2018, è una delle più importanti scoperte recenti a Pompei (foto parco archeologico Pompei)

Al momento dell’acquisto on-line il visitatore potrà scegliere la fascia oraria di ingresso, prevista ogni 15 minuti per un massimo di 500 persone ogni 15 minuti, fino alle 13. Dopo le 13 l’ingresso consentito è per un massimo 300 persone per turno. Il biglietto dovrà essere mostrato all’ingresso, direttamente su smartphone/tablet (QRcode) o già stampato a casa su carta e poi conservato per registrarlo sul tornello in uscita. È tollerato un ritardo di 10 minuti massimo rispetto all’orario della fascia oraria indicata, tanto per i visitatori quanto per le guide. La prenotazione sarà possibile anche nella stessa giornata fino a esaurimento disponibilità.

Dal 1° gennaio 2020 arriva l’abbonamento POMPEI 365 per entrare nel sito archeologico tutte le volte che si vuole per un anno intero

Per i possessori della card Pompei365, la validità dell’abbonamento sarà prorogata per il numero di giorni, corrispondenti a quelli di chiusura imposti dall’emergenza sanitaria. È inoltre  in corso la promozione al 50% sull’acquisto dell’abbonamento fino al 28 febbraio. Solo per gli abbonamenti in proroga,  l’acquisto in promozione entro il 28 febbraio, avrà validità annuale dalla data del primo utilizzo. Il biglietto gratuito per l’accesso singolo, di volta in volta, dovrà essere richiesto sul sito www.ticketone.it. I visitatori saranno sottoposti, all’arrivo, a misurazione della temperatura mediante termoscanner. Resta obbligatorio l’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi e aperti, a prescindere dalla distanza interpersonale. Tutte le informazioni relative alle misure di sicurezza del contenimento del contagio da SARS-COV 2 e alle modalità di visita saranno fornite ai visitatori attraverso i monitor presenti agli ingressi e la cartellonistica.

Alcune indicazioni per visitare in sicurezza l’area archeologica di Pompei in tempi di coronavirus

La visita avverrà nel pieno rispetto delle misure di distanziamento previste dal Comitato Tecnico Scientifico, anche con il supporto di segnaletica direzionale appositamente installata dal Parco. Saranno garantiti dispenser di gel igienizzante all’ingresso e presso i servizi igienici a disposizione dei visitatori. I visitatori con difficoltà motoria potranno seguire da piazza Anfiteatro il percorso facilitato “Pompei per tutti”, con ritorno in uscita a piazza Anfiteatro o eventualmente usufruire dell’uscita di piazza Esedra¸  utilizzando l’ascensore dell’Antiquarium. Presso l’ingresso di piazza Anfiteatro (fino a nuova comunicazione) sarà possibile richiedere un servizio visite guidate, dalle 9 alle 13. I gruppi potranno accedere secondo le seguenti indicazioni: gruppi di visitatori autonomi, massimo 5 persone; gruppi accompagnati da guide turistiche, massimo 10 persone (max 25 persone se il gruppo è dotato di auricolari/whisper usa e getta).

Pompei, ecco il “museo diffuso”: dai cubicula ricreati nella Villa Imperiale alla cucina nella Fullonica di Stephanus. E poi arredi nelle domus e reperti organici alla Palestra grande

"Museo diffuso" a Pompei: l'allestimento realizzato all'interno della Villa Imperiale

“Museo diffuso” a Pompei: l’allestimento realizzato all’interno della Villa Imperiale

Un museo dentro il museo. La tradizionale visita agli scavi di Pompei dal foro alle domus all’anfiteatro si arricchisce di “nicchie” a tema in punti diversi del sito archeologico. Così, se già da aprile 2016 nella Villa Imperiale sono stati ricreati i cubicula (stanze da letto), ora nella grande Palestra sono esposti reperti organici, nella Fullonica di Stephanus (aperta nelle festività natalizie 2015, vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/12/23/pompei-alla-vigilia-di-natale-il-premier-renzi-inaugura-sei-domus-ricche-di-affreschi-sulla-via-dellabbondanza-restaurate-nellambito-del-grande-progetto-pompei/) è stata ricreata una cucina del I secolo, e due domus sono state arredate come si sarebbero presentate prima della terribile eruzione del 79 d.C. È il cosiddetto “museo diffuso” tanto caro al soprintendente Massimo Osanna: spazi dislocati in diversi punti della città antica dedicati a temi specifici. Si è cominciato con Villa Imperiale, lussuosa residenza di I secolo dopo Cristo addossata alle mura di Pompei presso Porta Marina, mai aperta al pubblico prima di questa primavera, scoperta casualmente nel 1943 a seguito dei bombardamenti alleati che colpirono anche l’Antiquarium, oltre che altri edifici all’interno degli scavi. E scavata nuovamente nel 1947 da Amedeo Maiuri. Nella Villa Imperiale sono riproposte suggestive ricostruzioni di ambienti domestici della città romana e si può riammirare la grande sala da pranzo, il triclinio, con affreschi del mito di Arianna, Teseo e il Minotauro, il volo di Dedalo e la caduta di Icaro. E nel tempio di Iside sono ripercorsi i culti egizi.

La cucina con suppellettili e stoviglie del I sec. d.C. sul modello realizzato nel 1916

La cucina con suppellettili e stoviglie del I sec. d.C. sul modello realizzato nel 1916

La foto d'archivio del 1916 che testimonia l'allestimento voluto dall'allora soprintendente Vittorio Spinazzola

La foto d’archivio del 1916 che testimonia l’allestimento voluto dall’allora soprintendente Vittorio Spinazzola

Nella Fullonica di Stephanus, antica lavanderia situata lungo via dell’Abbondanza, è stata riallestita la cucina sul modello adottato un secolo prima dall’allora soprintendente Vittorio Spinazzola, documentato da una foto d’archivio che risale al 1916. L’allestimento della Fullonica di inizio Novecento rispondeva a un criterio didattico, molto moderno per l’epoca, di riproposizione degli spazi per mettere il visitatore a contatto con la vita quotidiana della città antica. Si poteva comprendere il funzionamento e l’organizzazione di una cucina del I sec. d.C. con la griglia in ferro per la carne ancora appesa alla parete e il vasellame necessario per la preparazione e la cottura degli alimenti disposto sul bancone. Gli oggetti di uso quotidiano oggi esposti provengono tutti dal deposito di Casa Bacco e sono stati identificati attraverso la rilettura delle “Librette Inventariali”, registri d’epoca che riportano il numero d’inventario dei pezzi, riferiscono dove sono stati trovati e forniscono brevi descrizioni. La Fullonica di Stephanus era dotata di grandi vasche in muratura per il risciacquo, alimentate da un flusso d’acqua ininterrotto e di bacini in pietra per la tintura, il lavaggio e la smacchiatura, che avveniva utilizzando particolari tipi di argilla o di orina. Terrazze al piano superiore erano adibite all’asciugatura e ai trattamenti delle stoffe. Una pressa (il “torcular”) serviva a stirare il tessuto e a renderlo brillante.

Il soprintendente di Pompei Massimo Osanna nella cucina ricostruita alla Fullonica di Stephanus

Il soprintendente di Pompei Massimo Osanna nella cucina ricostruita alla Fullonica di Stephanus

Una vetrina con reperti organici in mostra nella Palestra grande di Pompei

Una vetrina con reperti organici in mostra nella Palestra grande di Pompei

Nella Palestra grande, invece, trovano esposizione permanente i reperti organici, già inclusi nella mostra “Mito e Natura” da poco conclusasi e qui integrati da una ulteriore sezione di reperti naturalistici provenienti da Moregine. Infine due domus con gli arredi del I secolo d.C. I reperti collocati nelle due domus sono protetti da una struttura in cristallo temprato da 13,52 mm, con particolari accorgimenti di sicurezza nel caso di rottura accidentale, e con un sistema di scarico dei pesi a terra. La struttura è realizzata nel rispetto del contesto archeologico e non sigilla l’ambiente, permettendo il ricambio d’aria ed evitando la formazione di microclimi dannosi per la conservazione dei reperti archeologici.

Egitto Pompei. Seconda tappa del progetto: alla Palestra Grande di Pompei si materializza la dea Sekhmet. Itinenario egizio negli scavi: dal tempio di Iside alle domus con affreschi egittizzanti

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei

Tre sedi diverse (Torino, Pompei, Napoli) e tre enti diversi (Museo Egizio, soprintendenza speciale di Pompei, museo Archeologico nazionale – Mann) – si era detto – per un unico grande progetto espositivo (Egitto Pompei) con un unico comun denominatore: l’Antico Egitto (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/01/egitto-passione-antica-da-torino-a-pompei-a-napoli-tre-sedi-per-un-grande-progetto-espositivo-egitto-pompei-grazie-alla-collaborazione-inedita-tra-enti-diversi-legizio/ È questo infatti il tema di una prestigiosa mostra, articolata in tre luoghi e quattro tempi, che racconta influssi e innesti spirituali, sociali, politici e artistici originati da culti ed elementi di stile nati o transitati per la terra del Nilo, che si inserisce in una più ampia riflessione di approfondimento sulle relazioni di Pompei con le grandi civiltà affacciate sul Mediterraneo. La prima tappa al museo Egizio di Torino dove dal 5 marzo e fino al 4 settembre c’è la mostra “Il Nilo a Pompei. visioni d’Egitto nel mondo romano”. E ora siamo arrivati alla seconda tappa. Da Torino agli scavi di Pompei dove dal 20 aprile al 2 novembre per il progetto “Egitto Pompei” si riaprono gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande a cura di Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor.

https://youtu.be/7OVs66lwVdQ

La Palestra Grande di Pompei sede della mostra del progetto Egitto Pompei

La Palestra Grande di Pompei sede della mostra del progetto Egitto Pompei

Una volta entrati nella Palestra Grande dall’ingresso di Porta Anfiteatro, siamo accolti da sette monumentali statue raffiguranti Sekhmet, esaltate dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia. Le sette riproduzioni della divinità egizia dalla testa leonina sono insieme alla magnifica statua seduta del faraone Thutmosi I, tutte appartenenti ad uno dei periodi di massimo splendore della storia dell’antico Egitto: la XVIII dinastia (XVI-XIV sec. a.C.). Gli eccezionali prestiti, provenienti dalla collezione permanente del museo Egizio di Torino, suggellano e ribadiscono l’unità di intenti e di collaborazione tra il museo torinese, la soprintendenza Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann). Le imponenti sculture in granito, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia, sono una testimonianza straordinaria del mondo della mitologia egizia. Sekhmet, come altre divinità femminili, ha una natura ambivalente, contraddistinta da forze contrapposte. Figlia del sole, propaga sulla terra calore, distruzione e malattie, ma allo stesso tempo, se placata con rituali e preghiere, è in grado di garantire la pace e la prosperità.

Il tempio di Iside a Pompei sarà inserito in un "itinerario egizio"

Il tempio di Iside a Pompei sarà inserito in un “itinerario egizio”

La mostra continua con un’emozionante video-installazione originale di Studio Azzurro che evoca gli scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di un “itinerario egizio”: dal tempio di Iside, tra i maggiori e meglio conservati edifici pompeiani – oggetto per l’occasione di un intervento di riallestimento con postazioni multimediali di realtà immersiva – alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino tornata di recente a risplendere e quella dei Pigmei riaperta in occasione della mostra. Il 28 giugno, al Museo Archeologico di Napoli, la terza tappa del progetto con l’inaugurazione di una nuova sezione del percorso di visita delle collezioni permanenti con reperti archeologici, affreschi e capolavori di artigianato ispirati alla cultura egizia.