Civitavecchia. Per i “Giovedì dell’Archeologia” del museo Archeologico nazionale conferenza di Sara De Angelis, in presenza e on line, su “Salvatore Bastianelli, la nascita dell’Associazione Archeologica Centumcellae di Civitavecchia e gli scavi della necropoli del Bronzo finale di Poggio della Pozza”
Nuovo appuntamento con “I giovedì dell’archeologia”, II edizione, promossi dal museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, giovedì 9 marzo 2023, alle 17, alla biblioteca comunale “A. Cialdi” di Civitavecchia. L’archeologa Sara De Angelis, direttrice del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo, parlerà di “Salvatore Bastianelli: la nascita dell’Associazione Archeologica Centumcellae di Civitavecchia e gli scavi della necropoli del Bronzo finale di Poggio della Pozza”. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia. Per informazioni e prenotazioni: museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, +39 076623604, e-mail: drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it. L’incontro è dedicato al padre dell’archeologia civitavecchiese, fondatore dell’associazione Centumcellae nel 1911 e del museo civico, realizzato nel 1918. I suoi scavi e le sue ricerche condotte in diversi siti del territorio, aprono la strada alla conoscenza della storia più antica del comprensorio, preziose le sue minuziose annotazioni delle campagne di scavo e dei rinvenimenti fortuiti. Sara De Angelis focalizza l’attenzione sulla necropoli di Poggio della Pozza, il più esteso sepolcreto del Bronzo Finale sinora noto in Etruria, posto a circa 500 metri dall’insediamento, di cui al museo sono esposti alcuni oggetti di corredo.
La storia dell’associazione archeologica “Centumcellae” inizia nel lontano 11 novembre 1911 per volontà di quaranta giovani civitavecchiesi desiderosi di valorizzare e salvaguardare le preziose testimonianze archeologiche presenti sul nostro territorio, distribuite all’interno di quel complesso antropo-geografico omogeneo compreso tra il tratto medio e terminale del fiume Mignone e la costa tirrenica definito come “l’Arco del Mignone”. Tra questi giovani, animati da una autentica passione per l’archeologia, si distinsero le figure dei padri fondatori della Centumcellae: Francesco Scotti, illustre studioso e primo presidente dell’associazione, e Salvatore Bastianelli, vero pioniere della ricerca archeo-topografica a livello internazionale, che per oltre 50 anni fu il vero promotore delle attività della A.A. Centumcellae. Fu grazie ai reperti provenienti dagli scavi diretti dal Bastianelli ed ai suoi studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche nazionali che il museo civico, inaugurato nel 1918 grazie ad una iniziativa della A.A.C., divenne un polo d’attrazione di studiosi italiani e stranieri fino al 1943, quando venne completamente distrutto dal terribile bombardamento intercorso nel mese di maggio di quello stesso anno. Sempre al Bastianelli si deve il recupero del monumentale complesso archeologico delle Terme di Traiano – note anche come Terme Taurine – grazie agli scavi che vi effettuò, nonché l’individuazione della città etrusca della Castellina sul Marangone, oggetto di interesse in anni recenti da parte di una équipe di ricerca franco-tedesca guidata da Friedhelm Prayon, dell’università di Tubinga, e da Jean Gran-Aymerich, del CNRS e la Scuola Normale Superiore di Parigi.
Viterbo. Al museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz apre la mostra “Sfingi, Leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” con le raffinate produzioni vulcenti emerse dalle recenti campagne di scavo
Le campagne di scavo condotte negli ultimi anni nella città etrusca di Vulci e nelle sue necropoli hanno permesso di rileggere e integrare in modo sostanziale quanto emerso dalle ricerche, dalle indagini archeologiche e dai ritrovamenti fortuiti che dalla fine del Settecento hanno interessato quest’area coinvolgendo personalità e istituzioni locali e internazionali, quali la famiglia Campanari o il principe di Canino Luciano Bonaparte. I nuovi dati emersi testimoniano la straordinaria raffinatezza delle produzioni vulcenti, rispondente alle esigenze di una aristocrazia locale in cerca di autocelebrazione, e i contatti commerciali e culturali con il Mediterraneo: reperti e strutture hanno fornito importanti dati per la comprensione della religiosità etrusca, dell’architettura sacra e funeraria così come del gusto delle classi sociali più agiate. Per capire queste novità e queste ricerche ecco la mostra “Sfingi leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” che apre il 24 febbraio 2023, alle 11, negli spazi espositivi del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo, dove il pubblico la potrà visitare dal 25 febbraio al 15 giugno 2023. Raffinate fibule di ambra, argento e bronzo; decorazioni con pendenti a scarabei, di chiara derivazione egiziana; una coppia di mani d’argento, certamente appartenenti ad una statua polimaterica come se ne vedevano in Grecia e che si diffusero in area vulcente; e poi vasi attici, di committenza etrusca ma di fattura greca: tanti gli oggetti rinvenuti, studiati, esposti provenienti dalle tombe scavate di recente, che offrono uno spaccato fortemente rappresentativo di quanto emerso negli ultimi anni di ricerche. La mostra, promossa e organizzata dalla soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale in collaborazione con la Fondazione Vulci e con la Direzione regionale Musei Lazio, arriva al museo nazionale Etrusco di Viterbo dopo il successo ottenuto nell’esposizione presso il museo Archeologico di Francoforte in Germania, rappresenta la ripresa di mostre di carattere archeologico nazionale al museo di Viterbo.
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