Antica Kaulon (Monasterace, Rc). Opportunità speciale per ammirare, anche con visite guidate, il Mosaico ellenistico dei draghi e dei delfini, tra i più grandi mai scoperti nella Magna Grecia, nelle terme del parco archeologico
È un mare popolato di draghi, delfini e ippocampi quello che lambiva l’Antica Kaulon, splendida città magnogreca, la cui fondazione risale all’VIII secolo a.C., identificato dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento e localizzato nell’odierna cittadina di Monasterace Marina (Reggio Calabria). Lo testimonia uno straordinario mosaico scoperto nel 2012 in uno dei rari edifici termali greci rinvenuti nel Sud Italia: i leggendari animali sono raffigurati in uno splendido mosaico policromo, risalente alla fine del IV secolo a.C., quindi il più antico mosaico della Calabria e tra le più grandi opere musive dell’epoca ellenistica, che fa parte di un quadro più ampio, che misura venticinque metri quadrati. Dopo la scoperta, a cura della soprintendenza Archeologica della Calabria il mosaico ad oggi ricordato come uno dei più importanti e dei più antichi ritrovati in Magna Grecia, è stato ricoperto per una sua opportuna tutela e conservazione, dopo un intervento di restauro conservativo finalizzato alla messa in sicurezza delle parti più deteriorate. Ma in questa settimana, per pochi giorni, lo si può ammirare in tutta la sua bellezza.

La locandina dell’esposizione temporanea del Mosaico dei draghi e dei delfini nel parco archeologico dell’Antica Kaulon
Mosaico dei draghi e dei delfini. Fino al 16 agosto 2019 appuntamento al parco archeologico di Kaulonia, centro coloniale acheo, odierna Monasterace Marina, per l’esposizione temporanea del Mosaico dei draghi, delfini e ippocampi: “Il manufatto, pertinente a uno ambiente termale di un complesso monumentale pubblico di IV secolo a.C. abbandonato nel corso del II secolo a.C.”, interviene Rossella Agostino, direttore del museo e parco archeologico dell’Antica Kaulon, afferente al Polo museale della Calabria, guidato da Antonella Cucciniello, “è infatti un formidabile “attrattore” del sito archeologico cauloniate e grazie alla collaborazione di sponsor interessati fattivamente alla valorizzazione del sito – Ditta Falcomar s.r.l., Lions Club Monasterace – Kaulon, Cooperativa Vivikaulon e Restauro Opere d’Arte Giuseppe Mantella – si è programmata la sua apertura nel periodo che solitamente vede una maggiore una maggiore affluenza di turisti in questo bel tratto di litorale ionico meridionale”.

Dettaglio del grande mosaico dei draghi e dei delfini del complesso termale al parco archeologico dell’Antica Kaulon
Il mosaico, di circa 30 mq e databile tra fine IV- inizio III secolo a C., costituisce il piano pavimentale centrale di un lungo vano con piscina per il bagno caldo di un edificio termale, eretto su un edificio pubblico già esistente, munito di ambienti di rappresentanza e di servizio. Colpisce la particolare ricchezza dei motivi e dei soggetti decorativi scelti – delfini, draghi, ippocampi – e la loro composizione armoniosa con particolari tecnici quali l’uso di lamine in piombo per delineare i profili dei delfini. Lo schema compositivo del mosaico – realizzato con tessere policrome in pietra naturale, ceramica e terracotta di varie forme e dimensioni – pone al centro sei medaglioni con motivi floreali, delimitati da più listelli colorati, la cui particolare composizione dà luogo a una visione prospettica, mentre sul lato occidentale e meridionale sono disposti stretti e lunghi pannelli con figure di animali marini (draghi, delfini e ippocampo) affrontati per coppie. Un particolare decorativo è costituito inoltre, in prossimità dell’accesso alla sala, da una rosetta circolare a 12 petali.

La locandina del programma delle visite guidate al mosaico dei draghi e dei delfini dell’Antica Kaulon
Non solo visite guidate. In occasione dell’esposizione temporanea del mosaico dei draghi e dei delfini, che vede la presenza anche della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera e dell’Arma dei Carabinieri, sono previste visite guidate a cura dei Servizi aggiuntivi, Vivikaulon, nei giorni 4, 9, 11, 14, 16 agosto 2019, organizzate in tre turni, rispettivamente alle ore 16, 17 e 18. Costo di 4 euro a persona per l’ingresso a museo e parco (il biglietto va acquistato obbligatoriamente al bookshop del museo), costo di 3 euro a persona per la visita guidata (gratuita fino ai 10 anni). Consigliata la prenotazione: 340.0742442, 328.7378995, email: vivikaulon@gmail.com). Il punto di incontro al museo dove è opportuno presentarsi 30 minuti prima dell’inizio della visita. Infine giovedì 8 agosto 2019, incontro serale nel giardino del museo archeologico a cura dei Lions Club Monasterace-Kaulon.
Con la mostra “Oikos. La casa in Magna Grecia e Sicilia” al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria viaggio nel tempo attraverso la casa degli antichi greci, i suoi spazi, gli arredi, ma anche i suoi abitanti

La locandina della mostra “Oikos. La casa in Magna Grecia e Sicilia” al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria
“Un affascinante viaggio nel tempo attraversando la casa greca, per conoscerne la distribuzione degli spazi, gli arredi, gli oggetti d’uso quotidiano comune, ma anche i suoi protagonisti, accolti dal benvenuto dei padroni di casa, con le donne affacciate alla finestra avvolte nei loro himatia”: nelle parole di Carmelo Malacrino, direttore del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC) sta tutto il senso della mostra “Oikos. La casa in Magna Grecia e Sicilia”, aperta fino al 18 novembre 2018, a cura dello stesso Malacrino e dell’archeologo del MArRC, Maurizio Cannatà. Tra le attività di valorizzazione del MArRC, la mostra “Oikos” si inserisce nel programma delle celebrazioni del 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale. “Il tema della casa e dell’abitare nel mondo greco antico (dall’età arcaica, VIII sec. a.C., all’età ellenistica, I sec. a.C.), in un percorso espositivo transmediale”, spiegano i promotori, “diventa il viatico per far conoscere e promuovere le tradizioni e il patrimonio culturale dell’Italia meridionale, rafforzando il senso di appartenenza alla comune identità europea mediterranea”.
https://www.youtube.com/watch?v=hCuFdQbC6s8
Nel video postato su Youtube da Holly Reggio ben si coglie la valenza della mostra reggina “Oikos. La casa in Magna Grecia e Sicilia”, che presenta oltre 100 preziosi reperti, con prestiti dai musei Archeologici nazionali di Napoli e di Taranto, dal museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, dai parchi Archeologici di Paestum e dei Campi Flegrei e dal museo Archeologico dell’Antica Kaulon che fa riferimento al Polo museale della Calabria, esposti in un allestimento con strumenti multimediali. Attraverso pannelli didattici, ricostruzioni grafiche e digitali dell’architettura e degli ambienti e video in 3D di descrizione di momenti di vita quotidiana, i visitatori sono accolti nell’oikos, nella casa e nella famiglia degli antichi Greci.
Il filo conduttore è l’oikos, termine che “per i Greci era la casa intesa come spazio fisico di vita dei suoi abitanti e, al tempo stesso, la famiglia con i suoi beni e i suoi legami con il territorio”, spiega Malacrino. “Attraverso la scelta espositiva dell’allestimento abbiamo voluto ricreare le forme dell’abitare nel mondo greco antico. È un coinvolgente ritorno al passato, alle fonti delle nostre tradizioni di vita e di famiglia occidentale mediterranea. Varcata la soglia d’ingresso dell’oikos nel mondo magnogreco e siceliota – continua-, i visitatori saranno accompagnati alla scoperta delle abitudini di vita dei Greci d’Occidente, per comprendere il senso delle cose che oggi ci testimoniano quel tempo”. La ricostruzione grafica di una facciata contrassegna l’inizio del percorso, con la donna alla finestra avvolta nel suo himation raffigurata nella piccola ma preziosissima lekythos di Taranto, con uno sguardo misterioso, che invita a compiere un viaggio meraviglioso.
“La casa è per i Greci antichi l’espressione dell’identità della comunità dei suoi abitanti”, interviene Maurizio Cannatà, uno dei curatori della mostra. “E si evolve nel tempo a seconda di come cambia la società. Nella lingua greca non esiste un termine equivalente al latino familia. Esiste un unico termine, oikos. E ciò significa che rispetto ai legami di sangue prevale l’appartenenza al gruppo familiare, cellula base della società. Nel corso dei secoli, nel mondo greco antico in Calabria e in Sicilia, si modifica l’organizzazione strutturale degli spazi della casa, ma non cambia la funzione degli ambienti rispetto ai ruoli all’interno della famiglia. L’uomo, cittadino, politico, atleta e guerriero, vive nell’andron i momenti conviviali, delle relazioni esterne, nel simposio. La donna sovrintende ai lavori domestici e ha nel gineceo il suo regno indiscusso”.
Tra gli oltre cento reperti in mostra, spicca il celebre mosaico del drago dall’andron dell’omonima casa dell’antica Kaulon, giunto a Reggio Calabria – lo ricordiamo – in cambio della testa della Testa della Sfinge della Passoliera ora esposta al museo Archeologico nazionale di Kaulonia (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/08/10/la-testa-della-sfinge-della-passoliera-torna-per-la-prima-volta-a-casa-prestito-del-marrc-al-museo-dellantica-kaulon-dove-paolo-orsi-scopri-la-bellissima-scultura-in-terracotta-del-vi-sec/). Nel settore maschile della casa, dove – come detto – si tenevano i banchetti, troviamo il sontuoso cratere attico a figure rosse con scena di danza della collezione Sant’Angelo del museo Archeologico nazionale di Napoli. Mentre nel gineceo possiamo ammirare la splendida anfora del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa; il monumentale lebes gamikos, vaso a figure rosse attribuito al “Pittore di Afrodite” dal museo Archeologico nazionale di Paestum; e la pittura su marmo delle “Giocatrici di Astragali” da Ercolano: sono tutti elementi che rimandano al ruolo della donna, regina della casa per l’oikonomia domestica, e del gineceo, che rappresenta – parole di Vitruvio – “la sala in cui la padrona di casa lavora la lana insieme alle schiave addette a questa mansione”.
La testa della Sfinge della Passoliera torna per la prima volta a casa: prestito del MArRC al museo dell’antica Kaulon, dove Paolo Orsi scoprì la bellissima scultura in terracotta del VI sec. a.C. all’inizio del Novecento

La Testa della Sfinge della Passoliera esposta temporaneamente a Kaulonia, dove fu rinvenuta da Paolo Orsi
Lo sguardo enigmatico che si sublima in un sorriso ambiguo: quello della Sfinge della Passoliera, bellissima scultura in terracotta di età arcaica, la cui testa fu rinvenuta a Kaulonia (Reggio Calabria) agli inizi del Novecento dall’archeologo Paolo Orsi. Il prezioso reperto è normalmente esposto al MArRC, il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria. Ma dal 10 agosto 2018 per la prima volta è esposta nel luogo dove è stata rivenuta un secolo fa, al museo Archeologico nazionale dell’antica Kaulon, su precisa richiesta del direttore del Polo museale della Calabria, Angela Acordon, e del direttore del museo di Kaulonia, Rossella Agostino. Ciò è stato possibile grazie a uno scambio istituzionale tra Polo museale della Calabria – museo Archeologico nazionale di Kaulonia e il MArRC: così mentre il mosaico pavimentale del Drago da Kaulonia va a Reggio Calabria tra i reperti esposti nella mostra “Oikos. La casa in Magna Grecia e Sicilia” (dal 10 agosto al 18 novembre 2018), la Testa della Sfinge della Passoliera rimane esposta a Kaulonia. La Testa della Sfinge fu rinvenuta, si diceva, da Paolo Orsi in fosse di scarico insieme a elementi architettonici pertinenti a un santuario extraurbano demolito già in antico, costituito da più edifici databili tra la fine VI e la prima metà V secolo a.C.. Parti di questi elementi architettonici caratterizzati dalla presenza di teste leonine dalla vivace policromia, oggi costituiscono un interessante settore espositivo del museo archeologico di Kaulonia che fa parte del Polo Museale della Calabria. La Testa, richiesta in prestito, è un bellissimo esempio di scultura in terracotta, policroma – forse, elemento decorativo forse, offerta votiva – databile alla seconda metà del VI secolo a.C. che ha sempre affascinato i visitatori del museo reggino fin dai tempi della sua prima esposizione. La sua importanza e il legame con il sito della Passoliera già documentato, nell’esposizione museale cauloniate, per il direttore Acordon costituiscono un’opportunità importante per poter ammirare un reperto mai esposto nel territorio in cui fu rinvenuto. L’esposizione della sfinge sarà supportata nei mesi della durata del prestito da iniziative ed attività collaterali curate dalla direzione del museo.
Monasterace (Rc): apertura straordinaria del museo Archeologico dell’antica Kaulon per ammirare il mosaico pavimentale della sala dei draghi e dei delfini
Due giorni speciali per un mosaico speciale. Il Polo Museale della Calabria, nell’ambito delle iniziative del Piano di Valorizzazione 2018 del MiBAC, promuove, al museo Archeologico dell’antica Kaulon, l’apertura eccezionale al pubblico del mosaico pavimentale de La Sala dei draghi e dei delfini nei giorni 1 e 2 agosto 2018 (dalle 9 alle 14; dalle 16 alle 20. Per informazioni e visite guidate: Cooperativa Vivikaulon – cell. 3400742442; 3287378995; 3493549565). “L’iniziativa”, spiega Angela Acordon, direttore del popolo museale, “che ha visto la collaborazione della soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Reggio Calabria e della provincia di Vibo Valentia, del Comune di Monasterace, dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Roccella Jonica e della Delegazione di Spiaggia di Monasterace, della Cooperativa Vivikaulon-Servizi aggiuntivi museo Archeologico di Kaulonía, è stata possibile anche grazie alla sponsorizzazione di Restauro opere d’arte Giuseppe Mantella e della ditta Falcomar, che si ringraziano per la disponibilità e sensibilità”. Le giornate del 1° e 2 agosto, nelle intenzioni del Polo Museale della Calabria, vogliono non solo offrire al pubblico un’ulteriore l’occasione per prendere visione di manufatti di particolare fascino e suggestione archeologica, ma ricordare anche la valenza del patrimonio storico-archeologico del territorio calabrese e reggino in particolare.
Il mosaico della cosiddetta Sala dei Draghi e dei Delfini, realizzato con tessere policrome, di particolare interesse scientifico per la sua fattura, per la ricercatezza del tema figurativo e per le dimensioni, è da considerarsi tra le testimonianze più significative riconducibili al centro magno-greco di Kaulonía, identificato dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento e localizzato nell’odierna cittadina di Monasterace Marina. Testimonianze oggi conservate nell’area del parco archeologico dedicato allo stesso centro e situato in contrada Runci, lungo la Strada Statale 106, nel comune di Monasterace ai piedi della suggestiva Collina del Faro. Dopo la scoperta, a cura della soprintendenza Archeologica della Calabria, nel 2012, nell’ambito delle attività di ricerca condotte nel sito di Kaulonia, il mosaico ad oggi ricordato come uno dei più importanti e dei più antichi ritrovati in Magna Grecia, è stato ricoperto per una sua opportuna tutela e conservazione, dopo un intervento di restauro conservativo finalizzato alla messa in sicurezza delle parti più deteriorate.
Il mosaico, di circa 30 mq, databile tra fine IV – inizio III secolo a.C., costituisce il piano pavimentale centrale di un lungo vano con piscina per il bagno caldo di un edificio termale, eretto su un edificio pubblico già esistente, munito di ambienti di rappresentanza e di servizio. Colpisce la particolare ricchezza dei motivi e dei soggetti decorativi scelti – delfini, draghi, ippocampi – e la loro composizione armoniosa con particolari tecnici quali l’uso di lamine in piombo per delineare i profili dei delfini. Lo schema compositivo del mosaico – realizzato con tessere policrome in pietra naturale, ceramica e terracotta di varie forme e dimensioni – pone al centro sei medaglioni con motivi floreali, delimitati da più listelli colorati, la cui particolare composizione dà luogo a una visione prospettica, mentre sul lato occidentale e meridionale sono disposti stretti e lunghi pannelli con figure di animali marini (draghi, delfini e ippocampo) affrontati per coppie. Un particolare decorativo è costituito inoltre, in prossimità dell’accesso alla sala, da una rosetta circolare a 12 petali.
Museo Navigante, la goletta Oloferne approda a Crotone. Il Polo museale della Calabria ha aderito con i musei Archeologici di Capo Colonna e dell’antica Kaulon

Il logo del museo Navigante nato nel dicembre 2017 mettendo in rete 58 musei italiani del Mare e della Marineria
Un mese di navigazione dall’Alto Adriatico con rotta prima verso Sud, fino allo Ionio, per poi risalire il Tirreno e raggiungere il porto francese di Sète, nella regione dell’Occitania, vicino a Montpellier. Ora la goletta Oloferne è in vista delle coste calabre con il suo “carico” speciale: il museo Navigante nato per valorizzare il patrimonio culturale marittimo italiano. Il due alberi costruito nel 1944 nel cantiere Russo di Messina, che rappresenta un prezioso reperto della tradizione marinara italiana ed è oggi attrezzata a barca-scuola per promuovere, come strumento educativo e di inclusione sociale, progetti di diffusione della cultura del mare e della navigazione, sbarca sabato 10 febbraio 2018 a Crotone. L’imbarcazione è salpata da Cesenatico il 9 gennaio scorso (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/01/04/nasce-il-museo-navigante-ben-58-musei-del-mare-e-della-marineria-ditalia-fanno-rete-e-ora-salpa-con-la-goletta-oloferne-alla-scoperta-del-patrimonio-culturale-marittimo-italiano-molti-sono/) e, nel circumnavigare l’intera penisola italiana dall’Adriatico al Tirreno, sta facendo tappa nelle principali città e nei borghi marinari, per terminare il suo viaggio – come detto – a Sète in Francia, dove, in rappresentanza dei musei italiani, il museo Navigante sarà ospite della manifestazione marittima Escale à Sète per far conoscere i luoghi e le tradizioni del nostro patrimonio marinaro.
Il Polo Museale della Calabria, diretto da Angela Acordon, ha aderito al Museo Navigante che sta promuovendo un censimento nazionale dei musei che hanno a tema il mare e la marineria italiana e che prevede anche l’adesione all’associazione dei Musei del Mare e della Marineria d’Italia. A rappresentare il Polo Museale della Calabria ci sono il museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone), diretto da Gregorio Aversa, e il museo Archeologico nazionale dell’antica Kaulon (Monasterace Marina), diretto da Rossella Agostino, entrambi con sezioni dedicate all’archeologia subacquea. Sempre sabato 10 febbraio 2018, alle 9, al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna, d’intesa con il Comune di Crotone, la Capitaneria di Porto e l’Istituto Nautico, verrà illustrata l’iniziativa. Nel pomeriggio di sabato sarà possibile a scuole e cittadinanza salire a bordo della goletta Oloferne per visitare l’imbarcazione e la mostra didattica che racconta la storia della marineria e della navigazione in Italia.

















































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