Locri. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Nostos. Tesori locresi tornano a casa”: due opere dal museo Archeologico nazionale di Napoli
Quasi un anno fa, all’inaugurazione del museo Archeologico nazionale di Locri, il direttore della direzione regionale Musei della Calabria, Filippo Demma, annunciava l’avvio dell’iter per il rientro di alcuni reperti locresi, diffusi nelle collezioni dei musei italiani. La promessa è mantenuta. Il primo passo venerdì 10 febbraio 2023, alle 17.30, si inaugura la mostra “Nostos. Tesori locresi tornano a casa” che rimarrà aperta al museo Archeologico nazionale di Locri fino al 10 aprile 2023. Dopo i saluti di Filippo Demma, direttore ad interim della direzione regionale Musei Calabria, interverranno i curatori Elena Trunfio, direttrice del museo e parco archeologico di Locri, e Maurizio Cannatà, direttore del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Quindi l’archeologa Daniela Costanzo, del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, parlerà di “Tante sublimi cose che ritrovai a Locri: studi e scoperte prima dell’Unità”. Posti limitati. La mostra riaccende la memoria sulla stagione di ricerche nell’Italia preunitaria con la formazione del Real Museo Borbonico di Napoli, nel quale confluivano le principali scoperte archeologiche di tutto il Meridione. Grazie alla sinergia attuata tra la direzione regionale Musei Calabria e il museo Archeologico nazionale di Napoli, erede del museo borbonico, nell’ambito della mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”, due tesori locresi appartenenti alla collezione “Magna Grecia” del museo partenopeo potranno essere visti nello stesso luogo in cui furono rinvenuti. “È una grande gioia annunciare questa esposizione, piccola ma molto significativa per Locri Epizefiri”, scrive la direttrice Elena Trunfio. “Grazie al direttore Filippo Demma per avere avviato l’iter che ci porterà a rivedere a Locri reperti che sono custoditi nei depositi di altri musei italiani. Grazie a Maurizio Cannatà per avere contribuito in maniera determinante al ritorno a Locri dei pezzi che vi presenteremo venerdì e per la co-curatela dell’esposizione. Grazie a Daniela Costanzo per avere accettato il nostro invito a raccontarci di un’interessante stagione dell’archeologia dell’Italia preunitaria e di Locri Epizefiri. Grazie sempre a tutti i miei super colleghi del museo e parco archeologico nazionale di Locri”.
Vibo Valentia. Al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” per la rassegna “Graecalis. Il vento della parola antica”: in scena “Medea. Variazioni sul mito” per il Teatro della Calabria. Corrado Alvaro rilegge la tragedia di Euripide
È forse l‘evento teatrale più atteso della rassegna “Graecalis 2022. Il vento della parola antica” ospitata dal museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia: “Medea. Variazioni sul mito”. Lo spettacolo è in programma nel cortile del museo domenica 4 settembre 2022 (vedi Vibo Valentia. Al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” al via la rassegna “Graecalis. Il vento della parola antica”: occasione per promuovere e valorizzare le memorie archeologiche di Hipponion-Vibo Valentia attraverso il teatro | archeologiavocidalpassato). Grazie alla straordinaria professionalità dell’associazione Teatro di Calabria “Aroldo Tieri” e alla preziosa collaborazione del Comune di Vibo Valentia quella della direzione dell’Archeologico è stata una scelta precisa: “Far rivivere i luoghi della nostra memoria attraverso il teatro, alla maniera dei Greci”. Ingresso a partire dalle 20. Inizio dello spettacolo alle 21. Il Teatro di Calabria realizza un viaggio fatto di parole e storie, un cammino a ritroso verso l’inizio del Mito: a fare da vero e proprio perno intellettuale, sarà la vicenda di Medea, barbara e maga, emblema perfetto della lotta tra Civiltà e barbarie, tra Ordine e Caos, tra Ragione e Istinto. La compagnia guiderà il pubblico alla scoperta della incredibile attualità del mito nella tragedia greca classica e nell’efficace trasposizione realizzata dall’autore calabrese Corrado Alvaro e della celebre opera di Euripide. Sulla scena, gli attori daranno vita alla selvaggia fierezza della Medea euripidea e alla maga senza più incanto raccontata dalla penna di Corrado Alvaro. Un viaggio fatto di parole, musiche, suggestioni e immagini nel cuore terribile e affascinante, della donna più celebre del Mito greco. Posti limitati. Prenotazione obbligatoria. Ticket service 329.3990894; whatsapp service 338.3800703.

Dettaglio di un’anfora proveniente da Cuma , conservata al museo del Louvre di Parigi (foto da fb drm-calabria)
L‘ardimento e la passione di un’eroina senza tempo. In lei razionale e irrazionale coesistono, in uno sviluppo di sentimenti che la ragione è in grado di distinguere ma il cuore non riesce a superare. Istinto e furore, corpo e anima che amano fino all’autodistruzione, un confliggere di elementi che il genio di Euripide ha trasformato in uno dei personaggi più straordinari della letteratura occidentale. Medea è una donna ferita nella sua dignità più intima. Il ripudio subito da Giasone per mero opportunismo, l‘orrore dell’emarginazione e dell‘esilio, la smania di affermare la propria personalità, la consapevolezza della sua forza intellettuale, il senso della giustizia violata la inducono ad un’ansia disperata che si traduce in progetto fatale: vendicarsi dell’uomo che ha tradito il suo amore privandolo della sua discendenza, annientando però ciò che una madre ha di più caro al mondo, i suoi figli.

“Medea. Variazioni sul mito” di Euripide/Alvaro Corrado in scena nel cortile del museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia (foto ass.
Da Seneca a Jacques Anouhil, Medea è una delle figure universali della nostra cultura, il personaggio del mito greco forse più attualizzato dalla letteratura moderna. In Pasolini rappresenterà il conflitto tra la logica del sacro e l’opportunismo del potere, in Corrado Alvaro il dramma della condizione dello straniero, con l‘incomunicabilità tra differenti culture che genera lacerazioni incolmabili. Eppure la tragedia di Euripide non risultò vincitrice alle Grandi Dionisie dell‘87ª Olimpiade (431 a.C.), classificandosi solamente terza dopo le opere di Sofocle e di Euforione, figlio di Eschilo. I tempi ad Atene non erano maturi per cogliere il suo messaggio profondamente innovatore. Ma compito del poeta non era assecondare i gusti del pubblico, bensì indagare e farsi interprete della crisi della polis e della fragilità della condizione umana, anticipando, di fatto, i grandi temi della cultura ellenistica.
Vibo Valentia. Al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” al via la rassegna “Graecalis. Il vento della parola antica”: occasione per promuovere e valorizzare le memorie archeologiche di Hipponion-Vibo Valentia attraverso il teatro
La salvezza dell’anima della giovane fanciulla della tomba 19 INAM, iniziata ai misteri di Orfeo, fu affidata dagli Ipponiati del IV secolo a.C. alla dea Mnemosyne, la memoria, l’unica capace di impedire all’Uomo di abbeverarsi alla fonte dell’oblio (Lete). Fu fatto in segreto, lontano da ogni clamore mediatico, attraverso una laminetta di pochi grammi ripiegata in un centimetro quadrato, capace tuttavia di contenere al suo interno uno dei testi iniziatici più profondi e completi di tutto il mondo antico, che è custodita gelosamente all’interno del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Mnemosyne fu per i Greci la madre delle nove muse, le protettrici dell’umana sapienza, e tra esse vi furono Clio (la storia), Calliope (la poesia epica), Talia (la commedia) e Melpomene (la tragedia). Fu proprio attraverso il teatro che i Greci mantennero vivo il culto della loro memoria, narrando le vicende dei loro “eroi”, ricostruendo con esse il loro passato più arcaico ed esorcizzando al contempo i mali e i conflitti della contemporaneità.
Per la stagione estiva 2022 il museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia torna ad essere la casa del dramma antico, grazie alla grande professionalità del Teatro di Calabria Aroldo Tieri e alla preziosa collaborazione del Comune di Vibo Valentia. Una serie di appuntamenti per promuovere e valorizzare le memorie archeologiche di Hipponion-Vibo Valentia, come gli stessi Greci avrebbero voluto, attraverso il teatro. Parte infatti domenica 24 luglio 2022 con “Agamennone” di Vittorio Alfieri (ingresso 15 euro) la rassegna “Graecalis. Il vento della parola antica”, che continua giovedì 11 agosto con “Tragodia”, recital sulla tragedia greca (ingresso gratuito); domenica 21 agosto con “Quel che non fu fatto, io lo sognai”, spettacolo su Gabriele D’Annunzio (ingresso 15 euro); domenica 28 agosto con “Tragodia”, recital sulla tragedia greca (ingresso gratuito); domenica 4 settembre con “Medea”, variazioni sul mito (ingresso 15 euro). La rassegna chiude domenica 11 settembre con “L’arte del quotidiano”, Trilussa, Pascarella e i sonetti romaneschi (ingresso gratuito). Tutti gli eventi si svolgono nel cortile del museo di Vibo Valentia: ingresso dalle 20, spettacolo alle 21. Prenotazione obbligatoria. Servizio biglietteria 3293990894.
Vibo Valentia. Al museo Archeologico nazionale conferenza “Cinquant’anni fa a Vibo. Un archeologo venuto da lontano” con Ermanno Arslan che ripercorre gli anni entusiasmanti delle sue ricerche vibonesi, con la scoperta della celebre laminetta orfica

La celebre laminetta orfica (IV sec. a.c.) conservata al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia (foto drm-calabria)

La sede del museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia (foto drm-calabria)
“Le maggiori soddisfazioni sono giunte dall’esame di altre aree all’interno delle mura greche [di Vibo Valentia, l’antica Hipponion] che ha dato finalmente i suoi frutti”, scrive Arslan nel 1972, su Magna Grecia. “Già l’Orsi aveva compiuto attente ricerche sull’altura del Cofino, posta sopra il tratto di mura attualmente visitabile e il cimitero moderno. Nella pubblicazione dello scavo affermò di avere esplorato con trincee tutta l’area che gli sembrava adattissima per un complesso templare. Venne infatti ritrovato il sito, con resti scarsissimi, di un tempio ionico che lo studioso datò al IV secolo a.C., ma non si riuscì a individuare i depositi votivi”. Che invece ha ritrovato Ermanno Arslan. Da allora è passato mezzo secolo, e giovedì 14 aprile 2022, alle 17.30, al castello di Vibo Valentia, sede del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi”, sarà proprio Ermanno Arslan, dal 2019 cittadino onorario di Vibo Valentia (“Per le sue importanti scoperte e per il prestigio apportato la città”), archeologo di fama internazionale, accademico dei Lincei e già direttore del Castello Sforzesco e delle Civiche raccolte d’Arte di Milano, a ripercorrere nella sua lezione gli anni entusiasmanti delle sue ricerche vibonesi, che portarono alla scoperta della celebre laminetta orfica, il reperto in assoluto più prezioso e identitario del museo vibonese nella conferenza “Cinquant’anni fa a Vibo. Un archeologo venuto da lontano”. La conferenza è organizzata dal museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia guidato dal nuovo direttore l’archeologo Maurizio Cannatà che interverrà insieme al sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo.

La salita al castello di Vibo Valentia, sede del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” (foto drm-calabria)

Una sala del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia (foto drm-calabria)
La necropoli greca, un complesso nucleo di tombe databili a partire dalle prime fasi della colonia greca di Hipponion (fine VII sec. a. C.) dove fu scoperta la celebre laminetta orfica (IV sec. a. C.), il reperto in assoluto più prezioso e identitario del museo Archeologico di Vibo Valentia, le ricche domus mosaicate di epoca romana e il teatro della prima età imperiale, questi sono alcuni tra i più importanti siti archeologici portati alla luce a Vibo Valentia dopo le eccezionali scoperte compiute da Paolo Orsi negli anni ’20 del ‘900.
Giornate europee del Patrimonio 2021: visite guidate, spettacoli ed eventi speciali nei musei e parchi archeologici della direzione regionale Musei della Calabria


Filippo Demma, direttore regionale dei Musei della Calabria
Sabato 25 e domenica 26 settembre 2021, dopo l’anno di sospensione dovuto alla pandemia da Covid-19, ritornano le Giornate del Patrimonio, nate per volontà del Consiglio d’Europa e della Commissione Europea al fine di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio culturale tra le nazioni. Nell’occasione, la Direzione regionale Musei della Calabria guidata da Filippo Demma propone una serie di interessanti iniziative. Nell’occasione vengono proposte visite guidate, spettacoli ed eventi speciali. Sabato 25 settembre, inoltre, sono previste aperture straordinarie serali con biglietto di ingresso al costo simbolico di 1 euro, fermo restando le gratuità attualmente in vigore.

La sede del museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia “Vito Capialbi”
Museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Apertura straordinaria ed evento digitale trasmesso nelle sale del Museo e pubblicato sulla pagina Facebook al link: https://www.facebook.com/museoarcheologicovv/. Attraverso un video verrà proposto un exursus cronologico di storia e leggenda, patrimonio culturale immateriale di una lunga vicenda storica che nel Museo, ubicato all’interno del castello trova il suo custode naturale. Le leggende presentate saranno illustrate con opere del maestro Antonio La Gamba. Nell’occasione il museo “Vito Capialbi” rimarrà aperto al pubblico, sabato 25 dalle 20 alle 23 e domenica 26 dalle 9 alle 13.

Una sala espositiva del museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme (foto pm-cal)
Museo Archeologico Lametino. In collaborazione con l’associazione di promozione sociale “Ambrosia” sabato 25 settembre sarà presentato l’evento “Il diadema del Tesoro di Terina: dal 3D al tattile”. Programma: 17-17.30: visita guidata a misura di bambino (max 15 bambini età 6-8 anni) a cura della diagnosta e tecnico di restauro Felicia Villella; 17.30-18.30: laboratorio di diagnostica junior: “Com’è fatto il diadema?” (max 15 bambini età 6-8 anni) a cura di Felicia Villella; 19.30-21: seminario, che dopo l’introduzione della direttrice Simona Bruni prevede gli interventi di: Francesco La Trofa su “Il tema dell’inclusività nel settore dei Beni Culturali”, Felicia Villella su “L’importanza della comunicazione nel patrimonio culturale” e Gabriele Simonetta su “Dal 3D al tattile, il caso studio del diadema del Tesoro di Terina”. Dalle 17.30 e alle 18.30, previa prenotazione obbligatoria, sarà possibile prendere parte a due visite guidate a cura dell’archeologo Antonio Vescio. Prenotazioni al numero telefonico: 3207984594 o alla e-mail: drm-cal.lametino@beniculturali.it.

La sede del museo Archeologico nazionale di Locri
Parco archeologico nazionale di Locri – Complesso museale del Casino Macrì. Sabato 25 settembre: 17, “Inclusione è partecipazione!”, con introduzione della direttrice del Parco Elena Trunfio e narrazione guidata a cura dell’archeologa Margherita Milanesio; 18.30, performance reading “Le voci delle donne di Omero”, di e con Katia Colica (testi e voce) e Antonio Aprile (basso elettrico e synth). L’evento viene realizzato nell’ambito della terza edizione del “Balenando in burrasca reading festival”, promosso dall’Associazione Adexo con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria e della Città metropolitana di Reggio Calabria.
Museo del territorio di Palazzo Nieddu. Apertura straordinaria: 20-23. Agli eventi delle 17 e delle 18.30 si potrà accedere previa prenotazione telefonica al numero 334.6126386 e al solo costo del biglietto di ingresso.
Museo Archeologico nazionale di Crotone. Sabato 25 settembre: apertura straordinaria, 20-23. Domenica 26 settembre: 10-13, attività didattiche per bambini e famiglie.
Museo Archeologico nazionale di Capocolonna. Sabato 25 settembre: 19.30-22.30, apertura straordinaria con visita alla mostra fotografica temporanea “Navigando nella storia”.
#iorestoacasa. “Passeggiata archeologica” da Nord a Sud con i video promossi dal Mibact per portare il patrimonio culturale nella casa degli italiani in piena emergenza da coronavirus: “La cultura non si ferma”
#iorestoacasa è l’invito che da qualche settimana è chiesto a tutti noi, un mantra che ci accompagna in ogni comunicazione ufficiale. Lo ha recepito molto bene il ministero per i Beni e le Attività culturali che però assicura: “La cultura non si ferma”. E lancia una serie di brevi video promozionali per far conoscere, stando a casa, le bellezze del nostro patrimonio culturale. Ecco una breve carrellata di immagini, da Nord a Sud, che diventa una vera e propria “passeggiata archeologica”.
Il museo Archeologico nazionale di Aquileia è tra le principali e più antiche istituzioni museali del Friuli Venezia Giulia. Inaugurato il 3 agosto del 1882, e rinnovato il 3 agosto 2018, è parte del Polo museale del Friuli Venezia Giulia e conferito in uso alla Fomdazione Aquileia. Il complesso museale, con la sua notevole estensione e l’ingente ed eccezionale collezione archeologica, fortemente legata al territorio e alle indagini archeologiche effettuate nel sito, rappresenta una delle più importanti istituzioni museali dell’Italia settentrionale.
Museo Archeologico nazionale del Mare di Caorle. La visita inizia con “TERREDACQUE da mostra a museo”, allestita già nel 2014 dall’allora Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto. In queste sale, situate al primo piano del Museo, sono stati esposti i reperti più significativi rinvenuti a Caorle e in siti limitrofi, databili in un ampio arco cronologico che va dall’età del Bronzo recente (XIII—prima metà XII secolo a.C.) all’epoca moderna. Nelle sale al piano terra è invece raccontata la storia del brick Mercurio, un’imbarcazione da guerra a due alberi, armata con due vele quadre e una vela trapezoidale con un solo ponte, costruita in età napoleonica e ceduta dai Francesi alla flotta italiana. Il vascello saltò in aria il 22 febbraio del 1812, perché colpito al Santa Barbara, cioè nelle polveri poste a poppa, durante la battaglia di Grado, combattuta dagli Italo-francesi contro gli Inglesi.
Museo Archeologico nazionale di Ferrara. Allestito nel cinquecentesco palazzo tradizionalmente attribuito a Ludovico Sforza detto il Moro, Duca di Milano, appartenne in realtà ad Antonio Costabili, segretario di Ludovico e personalità di spicco della corte del Duca Ercole I d’Este, palazzo progettato da Biagio Rossetti per Antonio Costabili, il museo conserva le testimonianze della necropoli e dell’abitato di Spina, il fiorente porto commerciale etrusco che tra il VI e il III sec. a.C. rappresentò uno dei centri focali della regione. Sono esposti alcuni dei corredi ritrovati nelle oltre 4.000 tombe, reperti di impressionante bellezza tra cui spicca un’imponente raccolta di vasi attici a figure rosse del V sec. a.C. Recentemente ampliato e riallestito con apparati all’avanguardia, il museo vanta una Sala del Tesoro affrescata dal Garofalo, la Sala delle Piroghe, imbarcazioni monossili di età tardo romana (III-IV secolo d.C.), e la Sala degli Ori con gioielli d’oro, argento, ambra e pasta vitrea risalenti al V e IV sec. a.C. Al piano terra, quattro sale – di cui due affrescate dal Garofalo e dalla sua scuola – sono dedicate “alla città dei vivi”, all’abitato di Spina, ai culti e ai miti, ai popoli e alle scritture. Chiude il percorso una delle “biblioteche virtuali” che introduce alla necropoli. Il piano nobile, in consonanza con l’originario allestimento degli anni Trenta, è dedicato alla necropoli della città etrusca e annovera capolavori della pittura vascolare attica, bronzi etruschi, preziosi oggetti di importazione da tutto il Mediterraneo.
Il Colosseo, il Foro e il Palatino risplendono in questo video realizzato in piena emergenza coronavirus per permettere alle persone di continuare a godere del patrimonio culturale nazionale. Dall’attenzione alle famiglie con le numerose attività e laboratori per bambini e ragazzi alle attività di studio e ricerca, con la possibilità di ammirare luoghi meno noti come la domus di Scauro; dagli scavi realizzati insieme a studenti e specializzandi per la formazione specialistica sul campo ai percorsi multimediali attraverso i luoghi di Nerone, Augusto e Livia; dalle opere di manutenzione e restauro all’Arco di Tito, con l’inconsueto accesso a una scala interna al monumento trionfale, al lavoro quotidiano del personale nel Parco Archeologico del Colosseo. Questo e molto altro è visibile nel video che illustra uno dei luoghi iconici del patrimonio culturale mondiale, pronto ad accogliere nuovamente appena possibile chi vorrà godere dal vivo dei suoni e delle luci che animano le memorie più preziose della nostra storia.
“Classico pop”: curioso video con i tesori del museo nazionale Romano. Nato nel 1889 come uno dei principali centri di cultura storica ed artistica dell’Italia unita, oltre ad accogliere ed esporre le opere di collezioni storiche passate allo Stato e le numerose antichità che emergevano dai lavori di adeguamento di Roma al suo nuovo ruolo di Capitale del Regno d’Italia, il Museo era destinato ad accrescere il patrimonio storico ed artistico della città e contribuire con esso nel modo più efficace all’incremento della cultura. Circa un secolo dopo la sua istituzione nelle Terme di Diocleziano, il Museo è stato riorganizzato in quattro sedi distinte: alle Terme si sono aggiunti Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e la Crypta Balbi.
Le Terme di Diocleziano, che fanno parte del museo nazionale Romano, rivivono in questa ricostruzione 3D, che mostra gli straordinari resti del grande impianto d’età imperiale come appariva ai Romani del IV secolo d.C.
Il Parco Archeologico dell’Appia Antica si sviluppa da Porta Capena sino alla località di Frattocchie nel comune di Marino, tra la via Ardeatina e l’Appia Nuova, includendo la Valle della Caffarella e l’area di Tormarancia. Il Parco Archeologico ha in consegna un ampio tratto dell’antica via Appia, di proprietà del Demanio dello Stato, dal civico n. 195 fino alla località di Frattocchie, con i monumenti sui lati, e i siti di Cecilia Metella e Castrum Caetani, Capo di Bove, Villa dei Quintili e Santa Maria Nova, il Parco delle Tombe della via Latina, il complesso degli Acquedotti, la Villa dei Sette Bassi, l’Antiquarium di Lucrezia Romana.
Museo e parco archeologico Nazionale di Egnazia. Il museo, intitolato a Giuseppe Andreassi, direttore del museo e dell’area archeologica dal 1976 al 1985 e Soprintendente Archeologo della Puglia dal 1990 al 2009, sorge all’esterno delle mura di cinta dell’antica Gnathia, nell’area della necropoli messapica. La città, citata dagli autori classici per la sua posizione geografica privilegiata, fu scalo commerciale strategico nel collegamento tra Occidente e Oriente. Della fase messapica di Egnazia restano le poderose mura di difesa e le necropoli, con tombe a fossa, a semicamera e le monumentali tombe a camera. Della città romana si possono ammirare i resti della Via Traiana, della Basilica Civile con l’aula delle Tre Grazie, del Sacello delle divinità orientali, della piazza porticata, del criptoportico e delle terme. Tra gli edifici di culto cristiano, sorti tra il IV ed il VI sec. d.C., si segnalano la Basilica Episcopale con il battistero e la Basilica Meridionale, originariamente pavimentate con mosaici. Il nuovo museo è stato inaugurato nel luglio 2013. Il percorso espositivo, diviso in 7 sezioni, narra le vicende che hanno caratterizzato la ricerca archeologica ad Egnazia e l’evoluzione storica del sito dal XVI sec. a.C. fino al XIII secolo d.C., epoca dell’abbandono.
Anfiteatro Romano di Lecce. Collocato nel cuore di Lecce, in piazza S. Oronzo, l’Anfiteatro romano testimonia l’importanza raggiunta dall’antica Lupiae in epoca imperiale. Scoperto agli inizi del Novecento, dell’edificio originario è oggi visibile circa un terzo, con parte dell’arena e della cavea, mentre la restante porzione è celata al di sotto della piazza e dei fabbricati prospicenti.
Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia è stato istituito nel 1969 e intitolato al conte Vito Capialbi (1790-1853). Erudito del luogo animato da spirito antiquario, per primo raccolse e custodì le testimonianze della vita della città, ricostruendone la storia dalla fondazione della colonia locrese di Hipponion alla costituzione della colonia romana di Valentia. Dal 1995 il Museo ha sede nel Castello Normanno-Svevo della città che, nella sua struttura originaria e più antica, risale all’epoca di Federico II. I materiali esposti provengono dagli scavi effettuati nella città e nel suo territorio a partire dalle prime ricerche effettuate da Paolo Orsi nel 1921. Accanto ai reperti rinvenuti nelle indagini archeologiche, sono presenti quelli provenienti dalle prestigiose raccolte Capialbi, Cordopatri e Albanese. Le collezioni del Museo illustrano la storia e l’archeologia del territorio, dalla preistoria (primo piano) all’età greca (piano terra e primo piano) e a quella romana e medioevale (piano terra). L’allestimento, basato su criteri cronologici e topografici, ha inizio con manufatti di età protostorica e con reperti provenienti dagli scavi condotti nelle aree sacre della città magnogreca. L’area sacra di Scrimbia ha restituito manufatti databili tra la fine del VII e la fine del V secolo a.C. Il piano terra espone reperti ritrovati nelle necropoli di Hipponion (fine VII – IV secolo a.C.), tra i quali spicca una laminetta aurea attestante il culto orfico con un’iscrizione in dialetto dorico-ionico che fornisce consigli per il passaggio del defunto nel mondo dei morti. L’itinerario prosegue con i materiali di età romana. All’archeologia subacquea è dedicata ampia attenzione: tra i vari reperti viene presentata la ricostruzione parziale della chiglia di un’imbarcazione e alcune anfore e ancore di diverse epoche rinvenute in buona parte nei fondali vibonesi.
Con i bronzetti nuragici del museo Archeologico nazionale “Giorgio Asproni” di Nuoro alcuni consigli per chi è costretto a stare a casa. Il museo è stato inaugurato nel 2002, nel palazzo ottocentesco appartenuto a Giorgio Asproni, intellettuale e uomo politico sardo del XIX secolo. L’esposizione offre un’intensa testimonianza del ricco patrimonio paleontologico e archeologico proveniente dalla provincia di Nuoro: dalle testimonianze di vertebrati del Monte Tuttavista e della Grotta Corbeddu, ai reperti del Paleolitico di Ottana ed alla collezione di oggetti di vita quotidiana del Neolitico. Seguono i materiali delle culture dell’Età del Rame di Filigosa, Abealzu, Monte Claro, del vaso Campaniforme e della cultura di Bonnanaro, a cui si data lo scheletro di Sisaia, ritrovato nell’omonima grotta. Gli oggetti del periodo nuragico, l’età del Bronzo e del Ferro provengono da importanti siti quali Su Tempiesu ad Orune, Sa Sedda ‘e Sos Carros, ad Oliena; la collezione include inoltre la ricostruzione della fonte sacra di Oliena.
Il museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia aderisce alla campagna #iorestoacasa: chiuso al pubblico, ma non all’attività. Rientrato dopo 8 anni dal Princeton University Art Museum il busto femminile in basanite di età Claudia proveniente da una villa suburbana scoperta alla fine dell’800 a Vibo

Busto femminile in basanite di età Claudia proveniente da una villa suburbana scoperta alla fine dell’800 a Vibo e restituito dal Princeton University Art Museum (foto polo museale di Calabria)
In questo momento così difficile per il nostro paese anche il museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, aderisce alla campagna #iorestoacasa. Il museo è chiuso al pubblico ma l’attività degli uffici, continua! È ritornato, dopo otto anni di assenza, a Vibo, nella prestigiosa sede del museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, afferente al Polo museale della Calabria, l’atteso busto femminile in basanite, importante testimonianza del passato romano della Calabria. Lo annunciano Adele Bonofiglio, direttore del museo dell’antica Hipponion, e Antonella Cucciniello, direttore del Polo museale della Calabria. Si tratta del busto femminile in basanite, risalente all’età Claudia (41-54 d.C.), rinvenuto nelle vicinanze di Vibo Valentia Marina durante la realizzazione della ferrovia e la costruzione di limitrofe abitazioni di campagna. Il contesto di rinvenimento è da riferire ad un’importante villa suburbana e lo scavo, che ha permesso di definirne meglio le caratteristiche, è avvenuto a più riprese fra il 1894 e la prima metà del ‘900. L’opera è di ottima fattura, caratterizzata da una raffinata tecnica di esecuzione e da una perfetta resa della capigliatura, acconciata come prevedeva la moda dell’epoca, che ha consentito di datare la statua al principato di Claudio, imperatore dal 41 al 54 d.C. Al momento del ritrovamento si propose l’identificazione con Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, tuttavia tale ipotesi venne accantonata nei decenni successivi per la mancanza di confronti iconografici convincenti. La scultura era stata concessa con prestito di lunga durata nel 2012 al Princeton University Art Museum e a seguito dell’impegno della Direzione Generale Musei e del Segretariato Generale del Ministero per i Beni Culturali e il Turismo, è rientrata al museo “Vito Capialbi” dove sarà esposta nella sezione romana. L’emergenza sanitaria attuale, dovuta al contenimento della diffusione del COVID-19 che ha portato alla chiusura dei musei, non consente nell’immediato, una adeguata valorizzazione dell’importante reperto; l’esposizione è pertanto rinviata alla riapertura del Museo e sarà occasione di riflessione scientifica attraverso l’organizzazione di una tavola rotonda sul tema della scultura romana, con l’augurio di poterne consentire in seguito, una migliore fruizione grazie anche al supporto delle nuove tecnologie con applicativo digitale.
Dopo otto anni di assenza tornerà al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia il busto femminile in basanite di età Claudia scoperto alla fine dell’Ottocento a Vibo Valentia Marina. Era stato prestato nel 2012 al Princeton University Art Museum
L’assenza è stata lunga. Otto anni. Ma stavolta il busto femminile in basanite, importante testimonianza del passato romano della Calabria, tornerà a casa, al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Quel busto di età claudia (41-54 d.C.), rinvenuto nelle vicinanze di Vibo Valentia Marina, nel corso dello scavo di un’importante villa suburbana, avvenuto a più riprese fra il 1894 e la prima metà del ‘900, durante la realizzazione della ferrovia e la costruzione di limitrofe abitazioni di campagna, aveva fatto scalpore fin dai tempi della sua scoperta: la bocca e il naso erano sì danneggiate, ma sia il materiale impiegato (basalto nero) sia la tecnica di esecuzione erano di pregevole fattura. Grazie all’ottima resa della capigliatura, acconciata come prevedeva la moda dell’epoca si è potuto datare con precisione la statua al principato di Claudio, imperatore dal 41 d.C. al 54 d.C. Già dal momento del ritrovamento si propose l’identificazione con Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, tuttavia tale ipotesi venne accantonata nei decenni successivi per la mancanza di confronti iconografici convincenti. Il busto femminile in basanite scultura era stato concesso con prestito di lunga durata nel 2012 al Princeton University Art Museum e a seguito dell’impegno della Direzione generale Musei, della DG ABAP e del Segretariato generale del ministero per i Beni culturali e il Turismo, sarà restituita al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia che ha sede nel castello di Vibo Valentia dove sarà esposta nella sezione romana accanto al busto di Marco Vipsanio Agrippa.
Al museo Archeologico nazionale di Vibo Valentia la prima Fiera dei musei della Magna Grecia e della Sicilia: focus sui luoghi della cultura che ospitano le importanti testimonianze della colonizzazione greca. Occasione per promuovere i siti e le destinazioni di richiamo archeologico tra gli operatori turistici e culturali, i viaggiatori e gli appassionati
Due giorni di attenzione ai luoghi della cultura che ospitano le importanti testimonianze della colonizzazione greca: è la prima Fiera dei musei della Magna Grecia e della Sicilia, in programma, il 19 e 20 ottobre 2019, al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, di cui tra l’altro quest’anno ricorre il 50mo della sua istituzione, una scelta non casuale visto che la polis di Hipponion costituiva il centro geografico dell’Italia Meridionale toccata dall’influenza greca. Nei due giorni della prima Fiera dei Musei della Magna Grecia e della Sicilia ogni museo partecipante ha l’opportunità di illustrare il proprio patrimonio archeologico, divenendo così occasione condivisa di conoscenza delle testimonianze di ciascun museo attraverso l’esposizione di materiale divulgativo e la presentazione di un contributo relativo ad un particolare e significativo reperto o contesto archeologico. Tra gli obiettivi della Fiera vi è quello di promuovere i siti e le destinazioni di richiamo archeologico tra gli operatori turistici e culturali, i viaggiatori e gli appassionati; negli spazi aperti del castello, sono infatti allestiti degli stand, ove i musei possono informare i visitatori attraverso materiale illustrativo cartaceo e multimediale. Domenica 20 ottobre un workshop ha visti coinvolti istituzioni museali, enti pubblici e tour operator, per avviare un processo di sinergia tra turismo e cultura che possa conferire, attraverso le nuove tecnologie, maggiore attrattività al prodotto turistico con una promozione integrata di luoghi, eventi, prodotti e servizi. Nel corso della manifestazione è stato presentato il progetto VIBO IN BUS promosso dalla Pro-Loco di Vibo Valentia e dall’APRT Calabria; il progetto ha come fine quello di incentivare l’uso dei mezzi pubblici attraverso la diffusione di volantini e brochure informativi nei quali sono indicati gli orari e i collegamenti, urbani ed extraurbani, della provincia.
Alla prima Fiera dei Musei della Magna Grecia e della Sicilia hanno dato la propria adesione i musei di Locri, Monasterace e Bova Marina: musei caratterizzati dalla presenza di parchi archeologici, concreta testimonianza di centri abitati dall’età greca fino ad età romana. Banner, brochure e guide dei parchi e dei singoli musei sono visionabili negli stand allestiti per l’occasione. Filmati dedicati ai luoghi di grande ricchezza archeologica completano la presentazione a cura di Rossella Agostino e Laura Delfino.
A Vibo Valentia presente anche il parco archeologico di Ercolano. “Ogni partecipazione a fiere e coinvolgimento attivo”, spiega il direttore Francesco Sirano, “rappresentano per noi ulteriori possibilità di crescita e diffusione delle strategie e dei tesori che custodiamo ma che vogliamo diventino sempre più testimoni di valori materiale e immateriali che il sito archeologico ha insiti in sé. L’invito a visitare i luoghi cui dedichiamo la nostra passione quotidiana, è rivolto attraverso queste occasioni a platee sempre più allargate e diffuse”.
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