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Vicenza. Al museo Naturalistico Archeologico al via la mini-rassegna “Giovani archeologi raccontano”: due dottorandi presentano i loro progetti di dottorato e illustrano materiali del museo utilizzati per le loro ricerche

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Al via al museo Naturalistico Archeologico la mini-rassegna “Giovani archeologi raccontano” promossa da musei civici Vicenza, università di Trento, università di Ferrara, Amici dei Musei Vicenza, Gruppo Archeologico CRT. Infatti grazie alla collaborazione con i musei civici Vicenza, l’università di Trento, l’università di Ferrara e gli Amici dei Musei Vicenza sono state organizzate, a gennaio 2025, due conferenze aperte al pubblico nelle quali due dottorandi presenteranno i loro progetti di dottorato e illustreranno anche come siano stati utili per le loro ricerche i materiali presenti nel museo Naturalistico Archeologico di Vicenza. Si inizia giovedì 9 gennaio 2025, alle 18, con Marika Ciela (dottoranda università di Trento) su “Sotto un’altra lente. Raccontare le comunità neolitiche del Veneto Occidentale attraverso lo studio delle ceramiche”. Quindi martedì 28 gennaio 2025, alle 18, con Marzio Cecchetti (dottorando università di Ferrara) su “In Altopiano sessant’anni dopo. La riscoperta del sito paleolitico di Riparo Battaglia e la frequentazione preistorica dell’Altopiano di Asiago”.

GEP 2024 a Vicenza. Italia Nostra con soprintendenza e Crt gruppo archeologico propone “Alla scoperta di Vicenza romana In tre tappe”: Criptoportico, Corte dei Bissari e Teatro Berga con Palazzo Gualdo

vicenza_gep-2024_vicenza-romana-in-tre-tappe_locandinaAlla scoperta di Vicenza romana In tre tappe: Criptoportico, Corte dei Bissari e Teatro Berga con Palazzo Gualdo. Sabato 28 e domenica 29 settembre 2024 si celebrano in Italia le GEP – Giornate Europee del Patrimonio, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa. Italia Nostra, per questa edizione, focalizza l’attenzione sulla cura e valorizzazione dei siti archeologici di cui Vicenza conserva un importante patrimonio, con approfondimenti in particolare su Vicenza romana. In collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il museo Diocesano, i Musei Civici Vicenza, l’Ordine degli Avvocati di Vicenza, il C.R.T. Gruppo Archeologico di Vicenza e con il patrocinio del Comune di Vicenza organizza un percorso itinerante gratuito in centro storico, a piedi, con partenza dal Criptoportico in piazza Duomo. I turni delle visite saranno due per entrambe le giornate, con ritrovo al Criptoportico alle 9.15 e alle 10.10 e dureranno due ore circa. La visita del Criptoportico sarà a cura dei servizi Educativi del museo Diocesano mentre le visite della Corte dei Bissari e del Teatro Berga e Palazzo Gualdo saranno a cura del C.R.T. Gruppo Archeologico di Vicenza. Ciascun gruppo sarà composto da 15 persone al massimo. Prenotazione obbligatoria inviando una mail a vicenza@italianostra.org. Le visite non sono adatte a persone con difficoltà motorie. L’itinerario proposto in due turni prevede la visita del Criptoportico, appartenente ad una ricca domus, che costituisce uno dei migliori esempi in Italia per ampiezza e stato di conservazione. Nell’area archeologica della Corte dei Bissari, con accesso dalla Basilica Palladiana, si conosceranno le varie fasi abitative della città, dall’Età del Ferro al Rinascimento. Infine si potranno vedere i resti del Teatro romano Berga inglobati nel Palazzo Gualdo, sede l’Ordine degli Avvocati di Vicenza, di cui si visiteranno anche gli interni con magnifici esempi dell’arte barocca.

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Il criptoportico di piazza Duomo a Vicenza (foto mic)

Il criptoportico di piazza Duomo: un tesoro sotterraneo. Il Criptoportico è senza dubbio uno dei resti archeologici più significativi della Vicenza romana. Si tratta di una galleria sotterranea, parte di una domus patrizia, che testimonia la ricchezza e l’importanza della città durante l’impero romano. Il Criptoportico di Vicenza, caratterizzato da pareti in pietra calcarea e mattoni, mantiene ancora tracce dell’antico rivestimento in intonaco, testimoniando l’eleganza delle case patrizie dell’epoca. Questo spazio sotterraneo fu scoperto durante scavi nel corso del XX secolo e rappresenta un’opportunità unica per camminare nei passi degli antichi abitanti di Vicetia.

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L’area archeologica di Corte dei Bissari sotto la Basilica Palladiana, nel cuore antico di Vicenza (foto comune di vicenza)

L’area archeologica di Corte Bissari. Corte Bissari, situata nei pressi di piazza dei Signori, è un altro importante sito che testimonia la lunga storia di Vicenza. Qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce numerosi reperti che coprono un arco temporale molto vasto, dalle prime abitazioni dell’età del Ferro fino al Rinascimento. L’area di Corte Bissari è stata abitata continuativamente per secoli, rendendola un luogo di grande rilevanza storica. Durante l’epoca romana, questa zona centrale di Vicetia divenne un nodo vitale della città e centro della vita urbana. Nel Medioevo e nel Rinascimento, l’area mantenne la sua importanza strategica, e gli edifici romani vennero progressivamente trasformati o ricoperti da nuove costruzioni. Le ricerche archeologiche condotte a Corte Bissari rivelano dunque non solo la stratificazione fisica della città, ma anche quella sociale e culturale, fornendo una finestra preziosa su come la città si è evoluta attraverso i secoli.

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La pianta del teatro di Berga disegnata con tocco artistico da Giovanni Miglioranza (foto armellini)

Il Teatro Romano di Berga: l’antico centro della Cultura. Il teatro romano di Berga rappresenta uno degli edifici pubblici più importanti dell’antica Vicenza. Situato nella parte sudorientale della città, oggi inglobato nel Palazzo Gualdo, questo teatro era il centro della vita culturale e sociale romana. Costruito tra il I e il II secolo d.C., il teatro romano di Berga poteva ospitare fino a 5.000 spettatori, una capacità che sottolinea l’importanza della città all’interno dell’impero romano. Come molti teatri romani, era destinato a spettacoli di varia natura, tra cui rappresentazioni teatrali, orazioni pubbliche e celebrazioni religiose. Oggi, gran parte del teatro rimane nascosto sotto gli edifici moderni, ma alcune sezioni sono ancora visibili, come le gradinate superiori e parte del complesso scenico, che offrono un raro sguardo sulle grandi ambizioni architettoniche e culturali di Vicenza.

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Palazzo Gualdo a Vicenza, sede dell’ordine degli Avvocati (foto ordine avvocati vicenza)

Palazzo Gualdo è stato costruito agli inizi del XVI secolo dalla famiglia Gualdo sui ruderi del teatro romano di Berga. Il Palazzo, ricondotto genericamente ad ambiente accademico vicentino sensibile al linguaggio di Lorenzo da Bologna, presenta notevoli elementi architettonici emiliani e veneti nella facciata. All’interno, oltre a conservare strutture superstiti da fabbriche precedenti quattrocentesche e gotiche, è caratterizzato dal magnifico “Salone degli Imperatori” (detto anche di Carlo V) con notevoli affreschi e statue, nella sistemazione assunta verso la fine del ‘500 in ricordo della ospitalità data dai Gualdo all’imperatore Carlo V di Spagna, di passaggio a Vicenza. Dopo secoli di oblio, il teatro è stato riscoperto e valorizzato grazie agli scavi archeologici condotti tra il XIX e il XX secolo.

Vicenza. Accordo tra i Musei civici e l’università di Ferrara per aggiornare, approfondire e divulgare le conoscenze sul sito paleolitico di Riparo Battaglia, tra i primi a essere frequentato sugli altipiani prealpini all’indomani dell’Ultima Grande Glaciazione, scavato tra il 1962 e il1964 dal prof. Alberto Broglio

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Una selce lavorata da Riparo Battaglia con gli appunti di scavo (foto comune vicenza)

L’obiettivo dichiarato è quello di aggiornare, approfondire e divulgare le conoscenze sul sito paleolitico di Riparo Battaglia, i cui materiali di proprietà statale sono conservati nel museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, grazie alla collaborazione dei Musei Civici di Vicenza con l’università di Ferrara. Riparo Battaglia si trova sull’Altopiano dei Sette Comuni, in località Prunno a 1.040 m di quota. Il progetto è stato approvato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza. La ricerca, che vedrà la collaborazione di un dottorando dell’università di Ferrara, Marzio Cecchetti, sotto la supervisione della professoressa Federica Fontana, punta a chiarire le dinamiche di frequentazione del sito, precisarne la cronologia e fornire nuovi dettagli sulle dinamiche che hanno portato i nostri antenati paleolitici a colonizzare i territori montani. Si intende dare larga visibilità ai risultati attraverso pubblicazioni specialistiche ed estenderne la conoscenza in occasione di iniziative rivolte a un pubblico non specializzato. Soddisfatta l’assessore alla Cultura turismo e attrattività della città Ilaria Fantin che dichiara: “La collaborazione con le università è fondamentale per continuare a fare ricerca sulle preziose collezioni conservate al Museo. In particolare, l’università di Ferrara, grazie al fondamentale apporto dell’archeologo vicentino Alberto Broglio che ha diretto anche gli scavi di Riparo Battaglia, ha una lunga tradizione di studi sulla preistoria. Questa sarà un’occasione importante per approfondire delle ricerche necessarie per ampliare la conoscenza sul nostro territorio”.

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Il prof. Alberto Broglio dell’università di Ferrara nel 1964 a Riparo Battaglia (foto unife)

L’importanza del sito di Riparo Battaglia è rappresentata dall’abbondanza dei reperti rinvenuti, da ricollegare alla prossimità degli affioramenti di selce, e dalla sua presunta cronologia. Riparo Battaglia è infatti tra le prime frequentazioni umane degli altipiani prealpini all’indomani dell’Ultima Grande Glaciazione. A partire da questo periodo (quindi da ca. 17.000 anni fa), il miglioramento climatico ha portato i territori alpini ad assumere progressivamente un ruolo di grande rilievo. Gli scavi del sito si sono svolti tra il 1962 e il 1964 sotto la direzione del vicentino Alberto Broglio, docente dell’università di Ferrara, recentemente scomparso, e i risultati hanno trovato una prima diffusione in un articolo del 1964 nella Rivista di Scienze Preistoriche.

Vicenza. Doppio appuntamento col direttore Christian Greco di approfondimento della mostra “I creatori dell’Egitto eterno”: a Monte Berico e al museo Naturalistico Archeologico. Posti già esauriti. Gli altri incontri della rassegna “L’archeologia e la storia raccontano”

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Christian Greco, direttore del Museo Egizio e curatore della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana a Vicenza (foto comune di vi)

Week end a Vicenza con il direttore del museo Egizio di Torino. Christian Greco sabato 28 gennaio 2023, alle 20.30, nella sala del Quadro della Basilica di Monte Berico, sarà ospite della serata “L’eredità degli Egizi. Tra storia e mito”. Domenica 29 gennaio 2023, alle 17, al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, apre la rassegna “L’archeologia e la storia raccontano”. Entrambi gli appuntamenti, a prenotazione obbligatoria, e già esauriti da tempo, sono a corollario della grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” allestita in Basilica palladiana fino al 7 maggio 2023.

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L’ex refettorio conventuale del santuario di Monte Berico, con sullo sfondo il capolavoro del Veronese di recente restaurato, ospita l’incontro con il direttore del museo Egizio di Torino (foto comune di vi)

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Christian Greco, Francesco Rucco e Simona Siotto alla presentazione della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica palladiana a Vicenza (foto graziano tavan)

Sabato 29 gennaio 2023: “L’eredità degli Egizi. Tra storia e mito”. L’iniziativa è organizzata dall’associazione di promozione sociale In Arte Veneto, in collaborazione con la Comunità dei Servi di Maria di Monte Berico, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Vicenza e con il supporto dell’assessorato alla partecipazione. La serata è un approfondimento della grande mostra in Basilica palladiana dedicata all’antico Egitto in cui 180 reperti, 160 provenienti dalle collezioni del Museo Egizio e 20 dal Louvre di Parigi, racconteranno Tebe, l’odierna Luxor, e Deir el-Medina, il villaggio, fondato intorno al 1500 a.C., dove scribi, disegnatori e artigiani lavoravano per costruire e decorare le tombe dei faraoni nelle Valli dei Re e delle Regine, plasmando l’immaginario dell’antica civiltà nata sulle rive del Nilo. La riflessione proposta sabato 28 gennaio, nell’ex refettorio conventuale, con sullo sfondo il capolavoro del Veronese di recente restaurato, porrà l’accento sulla ricchezza del lascito spirituale della cultura egizia nell’età antica, prendendo in esame alcune istanze che sopravvivono in modi diversi nella civiltà contemporanea. Moderato dalla giornalista Nicoletta Martelletto, il confronto di carattere multifocale coinvolgerà Francesco Rucco, sindaco di Vicenza; Simona Siotto, assessore alla Cultura; padre Gino Alberto Faccioli, della comunità dei Servi di Maria di Monte Berico; Chiara Visentin, presidente della Biblioteca civica Bertoliana; e Agata Keran, curatrice del museo d’Arte sacra di Monte Berico. Ciascuno dei partecipanti al dialogo offrirà un proprio focus, partendo dal proprio orizzonte di operatività e di ricerca. Intervalleranno gli interventi le letture poetiche curate da due attori, Alessia Bartolomucci e Gianrico Tondinelli.

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Il faraone Ramses II tra il dio Amon e la dea Mut, gruppo in granito dal tempio di Amon a Karnak (XIX dinastia, regno di Ramses II, 1279-1213 a.C.), conservato al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Da Iside a Cleopatra, dalla schiavitù d’Egitto al passaggio del Mar Rosso al tempo di Mosè, dalla faraonica Valle dei Re all’interreligioso Delta del Nilo, dove nacque la Bibbia dei Settanta e si costituì la maestosa Biblioteca di Alessandria, l’universo nilotico continua a sollecitare nuove riflessioni. Ma qualcosa della forma mentis dei creatori d’Egitto, proiettata all’eternità, può ancora essere raccolto e valorizzato nelle comunità globalizzate di oggi? Nell’arte europea spiccano soggetti e narrazioni che trovano la propria patria ideale nella terra nera e fertile dei faraoni, immaginata idealmente come luogo pieno di ricchezze d’arte e naturali e dilaniato da passioni irrefrenabili, associate in particolare al mitico volto di Cleopatra. Come non ricordare gli affreschi nel veneziano Palazzo Labia, dipinti nel XVIII secolo da Giambattista Tiepolo, che ricordano l’amore dell’ultima regina dell’antico Egitto con Marco Antonio? Filologicamente inconsistenti, queste fantasie hanno animato per secoli i salotti alla moda, lasciando un segno nell’arte, nel teatro e nella musica. Sul piano religioso, nella cultura ebraico-cristiana esistono sostanziali e molteplici punti di tangenza con l’antico Egitto. Analizzare queste assonanze comporta un ritorno spirituale nel deserto di Tebaide, dove nacquero i presupposti del monachesimo cristiano, attraverso la contemplazione ascetica dei santi Macario, Pacomio e Antonio abate, i cui nomi risuonano familiari in un cenobio come quello di Monte Berico. La mostra vicentina offre, dunque, una formidabile occasione per riflettere attorno a un’eredità immane spesso fraintesa, ma anche in questi “fraintendimenti” e continue riscritture comunque feconda di conseguenze culturali ad ampio raggio, in grado di mantenere un messaggio forte oltre il proprio tempo, che non cessa a essere una miniera di idee per il futuro.

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L’ingresso del museo Naturalistico Archeologico di Vicenza in contra’ Santa Corona (foto comune di vi)

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Christian Greco, direttore del museo Egizio e curatore della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana a Vicenza (foto comune di vi)

Domenica 29 gennaio 2023: “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”. Il Gruppo archeologico CRT propone un nuovo ciclo di conferenze organizzate in collaborazione con l’assessorato alla cultura e i Musei Civici di Vicenza che si tiene al museo Naturalistico Archeologico, a cadenza mensile, la domenica alle 17. La rassegna “L’archeologia e la storia raccontano” affronta temi eterogenei su cui relazioneranno alcuni prestigiosi studiosi in ambito archeologico. Domenica 29 gennaio Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino e curatore della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” apre dunque il ciclo con un percorso a ritroso di 3300 anni, quando le tombe e il corredo funerario che accompagnavano i faraoni nel viaggio ultraterreno venivano realizzati da menti e mani esperte che, con il loro lavoro, hanno creato l’immagine che abbiamo tutt’oggi di quella civiltà.

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I Chiostri di Santa Corona, al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, ospitano la rassegna “L’archeologia e la storia raccontano” del gruppo archeologico CRT (foto comune di vi)

vicenza_gruppo-crt_rassegna-l-archeologia-e-la-storia-raccontano_locandinaGli altri appuntamenti della rassegna. Domenica 26 febbraio 2023, Claudia Cenci, funzionario archeologa della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, prenderà in considerazione “L’antefissa fittile della Potnia theron”, ossia “la Signora degli animali”, approfondendo la storia e i significati di questo importante ritrovamento vicentino, risalente all’epoca romana e recentemente, esposto in via definitiva al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza. Domenica 26 marzo 2023, Luca Fezzi, professore di Storia romana all’università di Padova, intratterrà il pubblico trattando il tema “La straordinaria vita di Cesare”, narrando gli aspetti poco noti della personalità del grande condottiero. Domenica 16 aprile 2023 avrà come protagonista il mondo affascinante, e spesso sottovalutato, dei rinvenimenti subacquei: Michele Stefanile, archeologo alla Scuola Superiore Meridionale di Archeologia, farà il punto su “L’archeologia subacquea nel porto romano di Puteoli”, con un focus sulle nuove ricerche e scoperte. Infine, domenica 28 maggio 2023, Maria Giuseppina Lauro, archeologa al Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, prenderà in considerazione Castel Porziano e la Villa di Plinio: si tratta di un’area archeologica di particolare interesse per le sue infrastrutture di epoca romano-imperiale, con il susseguirsi di ricchissime ville lungo il litorale, di cui la più nota è quella appartenuta a Plinio il Giovane. L’ingresso alle conferenze è gratuito con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento dei posti. Per informazioni e prenotazioni inviare una mail gruppoarcheologico.crt@gmail.com  oppure scrivere un messaggio o un whatsapp al 3515409028.

Vicenza. Al museo Naturalistico Archeologico la mostra “Palafitte e Piroghe del Lago di Fimon. Legno, territorio, archeologia”: nuova luce sulla vita degli uomini e delle donne che abitavano attorno al lago di Fimon da 7000 a 3000 anni fa

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Locandina della mostra “Palafitte e Piroghe del Lago di Fimon. Legno Territorio Archeologia” al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza fino al 31 maggio 2023

Al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza nella mostra “Palafitte e Piroghe del Lago di Fimon. Legno, territorio, archeologia” protagonista assoluto è il legno, quello utilizzato nelle imbarcazioni, il nelle case su palafitta, nelle strutture che servivano per bonificare le sponde del lago. Aperta il 19 marzo 2022, fino al 31 maggio 2023 i visitatori potranno scoprire i villaggi preistorici del Lago di Fimon sulle tracce degli appassionati e degli studiosi che nel corso degli anni hanno recuperato ed esaminato centinaia di reperti. Realizzata in onore di Gastone Trevisiol, ricercatore la cui attività si è svolta principalmente nelle Valli di Fimon e a cui si deve il ritrovamento di molti dei reperti esposti in mostra, l’esposizione è organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza, dai Musei Civici di Vicenza e dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza.

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Il taglio del nastro all’inaugurazione della mostra “Palafitte e piroghe del lago di Fimon” (foto sabap-vi)

La mostra è stata realizzata grazie a un comitato scientifico composto dai maggiori esperti italiani di preistoria e di antiche abitazioni e imbarcazioni, oltre che dai protagonisti delle ricerche archeologiche sul Lago di Fimon, provenienti dal ministero della Cultura e da numerose università e da laboratori all’avanguardia. La cooperativa sociale Scatola Cultura, si è occupata dell’allestimento e della didattica. La mostra gode del patrocinio e del contributo della Regione del Veneto (per gli studi dendrocronologici dei legni di Fimon tramite la legge regionale 50/84), del contributo di Fondazione Roi per le attività didattiche per scuole e famiglie, di Zordan s.r.l. per allestimento curato da Scatola Cultura. Ha il patrocinio di Provincia di Vicenza, Comune di Arcugnano, Accademia Olimpica e dei Siti preistorici palafitticoli dell’arco alpino UNESCO.

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L’allestimento della mostra “Palafitte e Piroghe del Lago di Fimon. Legno Territorio Archeologia” è stato curato da Scatola Cultura (foto sabap-vi)

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La presentazione della mostra al museo Naturalistico Archeologico di Vicenza: al centro, Carpanese, Tinè, Siotto, Pellizzari (foto sabap-vi)

Alla presentazione sono intervenuti l’assessore alla Cultura Simona Siotto, il soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza Vincenzo Tinè, il sindaco di Arcugnano Paolo Pellizzari, il conservatore del museo Naturalistico-Archeologico Viviana Frisone, e Valentina Carpanese per Scatola Cultura. Erano presenti Romano Trevisiol, figlio di Gastone Trevisiol a cui la mostra è dedicata, e il comitato scientifico della mostra. “La mostra, frutto della collaborazione fra istituzioni e studiosi di provenienze diverse, è un ottimo esempio di come si possa lavorare insieme per obiettivi comuni: la ricerca, la conservazione e la valorizzazione di beni culturali”, dichiarato Simona Siotto. “Quello che possiamo vedere oggi nelle sale del museo è frutto di ricerche all’avanguardia tradotte in linguaggio accessibile a tutti. L’allestimento gradevole e coinvolgente rende la mostra particolarmente adatta all’attività didattica rivolta alle scuole e ad iniziative educative che potranno essere progettate in relazione a specifiche esigenze di approfondimento. L’approfondimento dedicato all’uso del legno in epoca preistorica sarà sicuramente di interesse poiché tra l’altro interessa un territorio vasto coinvolgendo in particolare il Lago di Fimon nel Comune di Arcugnano, luogo di ritrovamento di molti reperti di grande interesse per gli studiosi”.

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La vetrina dedicata ai primi protagonisti delle ricerche nelle valli di Fimon (Vi) (foto sabap-vi)

La mostra si sviluppa da nuovi studi sui frammenti di legno recuperati nel Novecento e da recenti indagini archeologiche condotte con le più moderne metodologie che hanno consentito di gettare nuova luce sulla vita degli uomini e delle donne che abitavano attorno al lago di Fimon da 7000 a 3000 anni fa. Racconta come gli importanti reperti di Fimon sono stati recuperati, conservati e, oggi, studiati. La preistoria del Lago di Fimon è anche la preistoria della carpenteria del legno e racconta di come le radici di questo sapere artigianale affondino nel passato che l’archeologia moderna può rivelare e raccontare. Tra gli oggetti più significativi esposti ci sono i resti di una piroga monossile risalente a circa 5000 anni fa identificata nei reperti lignei raccolti nell’Ottocento. Si tratta di uno dei reperti eccezionalmente conservati che permetteranno al visitatore di comprendere quante cose accomunano il lontano mondo della preistoria e l’epoca attuale: piroghe monossili del tutto simili a quelle di Fimon venivano costruite fino a poche centinaia d’anni fa e negli ultimi anni vi è una forte spinta alla bioedilizia e all’uso di materiali naturali ed ecosostenibili nelle costruzioni. La mostra, attraverso l’archeologica, consente di approfondire la conoscenza della carpenteria del legno che è sempre stata poco nota, attraverso la conservazione dei legni del lago di Fimon che è qualcosa di eccezionale e unico: questo è stato possibile grazie all’ambiente umido e quindi anaerobico, condizione ideale che si è creata nella torbiera di Fimon. Solitamente, infatti, il legno, materiale organico e quindi deperibile, non si conserva quasi mai nei depositi archeologici ma viene consumato dal passare del tempo.

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In mostra a Vicenza uno dei pali delle palafitte di Fimon recuperati da Paolo Lioy nella seconda metà dell’Ottocento, recentemente restaurato (foto sabap-vi)

Nella mostra “Palafitte e piroghe del Lago di Fimon” è esposto di un reperto eccezionale: uno dei pali delle palafitte di Fimon recuperati da Paolo Lioy nella seconda metà dell’Ottocento, recentemente restaurato. Segue poi la presentazione degli altri frammenti lignei recuperati durante le ricerche archeologiche più recenti. La mostra parla di come questi reperti siano arrivati fino ad oggi, raccontando dell’estrazione della torba e dei principali protagonisti della ricerca nelle Valli di Fimon: tra questi vi è Gastone Trevisiol, al quale la mostra è dedicata. Un pannello didattico racconta in maniera approfondita le numerose analisi archeologiche e scientifiche che vengono realizzate sul legno archeologico per scoprirne ogni aspetto. Infine, quattro vetrine presentano i principali siti archeologici del Lago di Fimon grazie ai reperti rinvenuti.

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In mostra postazioni interattive e approfondimenti video per conoscere meglio il territorio, le ricerche e i reperti (foto sabap-vi)

Un’installazione inedita audio interattiva di Andrea Santini e Marianna Anoardi introduce i visitatori alle tematiche grazie ad un’esperienza sensoriale. Altre postazioni interattive permetteranno ai visitatori di toccare con mano il legno, mentre approfondimenti video permetteranno di conoscere meglio il territorio, le ricerche e i reperti. Con la collaborazione di Veneto Agricoltura, in alcuni vasi collocati nel portico del chiostro del museo, si possono vedere sei alberi appartenenti alle specie che vivevano attorno al Lago di Fimon tra il Neolitico e l’Età del Bronzo. Sono previste delle attività educative rivolte a bambini e famiglie ogni prima domenica del mese. Le proposte sono gratuite grazie al contributo della fondazione Giuseppe Roi. Info e prenotazioni: 3483832395 didattica.museivicenza@scatolacultura.it. Le attività didattiche per bambini e ragazzi verranno inserite anche nel Poft – Piano dell’offerta formativa territoriale per l’anno 2022-23, con particolare attenzione alle diverse abilità cognitive e disabilità. La mostra si può visitare dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 17 da settembre a giugno, dalle 10 alle 14 in luglio e agosto. L’ingresso è compreso nel biglietto per il museo: intero 3 euro, ridotto e scuole 2 euro. Info biglietti https://www.comune.vicenza.it/cit…/scheda.php/42724,217959. Informazioni: 0444222815, museonatarcheo@comune.vicenza.it.

Vicenza. Nei sabati di gennaio visite guidate nell’area archeologica di Corte dei Bissari, nel cuore antico della città, sotto la Basilica Palladiana: dai Veneti antichi ai Romani e ai Longobardi

Dai Veneti antichi ai Romani e ai Longobardi: le loro tracce si possono scoprire nell’area archeologica di Corte dei Bissari, piccolo gioiello di storia nel cuore di Vicenza. Per tutti i sabati di gennaio, annuncia la soprintendenza Archeologia belle arti e Paesaggio di Verona Vicenza e Rovigo, alle 14.45 e alle 15.15, sono organizzati due turni di visite guidate proposta dalla Cooperativa sociale Scatola cultura per conto dei Musei Civici di Vicenza. Il costo della visita è di 4 euro. È consigliata la prenotazione al 3774360180 o scrivendo una email a didattica.museivicenza@scatolacultura.it. L’accesso sarà consentito nel rispetto delle normative Covid vigenti. E alle 15.45, visite guidate anche alla mostra “La fabbrica del Rinascimento” in Basilica. “Doppia occasione da non perdere”, suggeriscono gli organizzatori. Info e tariffe allo 0444326418, info@mostreinbasilica.it

L’area archeologica di Corte dei Bissari sotto la Basilica Palladiana, nel cuore antico di Vicenza (foto comune di vicenza)

Incastonata all’interno della Basilica palladiana, l’area archeologica di Corte Bissari si presenta come un vero e proprio palinsesto della storia di Vicenza dalla fondazione dei Veneti antichi all’età rinascimentale. Il sito è di particolare interesse per la ricostruzione urbanistica di un settore residenziale dell’antica Vicetia, all’epoca adiacente al Foro cittadino. Attraverso le visite guidate il visitatore può immergersi nella realtà viva di un’epoca lontana, ripercorrendo la strada romana attraverso le strutture antiche e un’accurata selezione di materiali archeologici, recuperati nel corso dello scavo.

La crocetta aurea longobarda trovata ed esposta nell’area archeologica di Corte dei Bissari a Vicenza (foto comune di vicenza)

L’area archeologica ha un’estensione di 150 metri quadrati ed è dotata di passerella da cui si possono vedere reperti con inserti a pavimento in vetro trasparente che permettono di apprezzare quanto rimane della strada romana. Il percorso è arricchito da un apparato didattico essenziale articolato in titoli, sottotitoli e didascalie, anche in lingua inglese. Nell’area sono state recuperate non solo le strutture antiche conservate, ma anche una selezione dei materiali archeologici rinvenuti nel corso dello scavo, esposti in alcune vetrine dedicate rispettivamente all’età protostorica (VII-II secolo a.C.), alla prima romanizzazione (II-I secolo a.C.) e all’età romana e tardo-romana (I-V secolo d.C.). Una vetrina, posizionata in corrispondenza della ricostruzione della sepoltura longobarda, ospita una preziosa crocetta aurea.