Torino. Il museo Egizio lancia “Oggetti quotidiani, storie straordinarie. Aiutaci a raccontarle”, la campagna di raccolta fondi per il riallestimento della Sala di Kha e Merit in vista dei 120 anni dalla scoperta della tomba (1906-2026): servono 40mila euro entro ottobre
“Oggetti quotidiani, storie straordinarie. Aiutaci a raccontarle”: con questo slogan il museo Egizio di Torino lancia dal 29 maggio 2025 la campagna di raccolta fondi per il riallestimento della Sala di Kha e Merit in vista dei 120 anni dalla scoperta della tomba, avvenuta nel 1906 a Deir el-Medina, ad opera della Missione Archeologica Italiana. L’obiettivo della campagna del museo Egizio è raccogliere 40mila euro entro ottobre 2025, per finanziare le operazioni di riallestimento della sala, che coinvolgerà curatori, restauratori, architetti e designer del Museo. La Sala di Kha e Merit custodisce oltre 460 oggetti, risalenti al Nuovo Regno, e in particolare al periodo tra il 1425 e il 1353 a.C., l’unico corredo funerario intatto risalente al Nuovo Regno custodito fuori dall’Egitto. Kha era il responsabile della costruzione delle opere del sovrano e Merit era la sua consorte e il loro corredo funerario ci restituisce una serie di oggetti che li dovevano accompagnare nel loro viaggio ultraterreno. “La tomba di Kha e Merit”, dichiara Christian Greco, direttore del museo Egizio, “rappresenta un patrimonio archeologico e umano di inestimabile valore. A 120 anni dalla sua scoperta, vogliamo continuare a far vivere il nome di Kha e Merit, raccontando la biografia degli oggetti che loro decisero di portare con sé nella tomba. Ciascuno con il proprio contributo può aiutare a tenerne viva la memoria prendendosi cura di questo nostro patrimonio collettivo”. Questa operazione partecipativa, che si affida alla generosità del pubblico, ma anche di aziende e di enti, rappresenta un invito a diventare parte attiva della vita del museo, contribuendo alla trasmissione di conoscenza e memoria alle future generazioni.

Visitatori tra le vetrine della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Elemento del ricco corredo delal Tomba di Kha e Merit al museo Egziio di Torino (foto graziano tavan)
L’investimento più significativo riguarda la realizzazione delle nuove vetrine, progettate su misura in base alle caratteristiche dei reperti. Raggiungere l’obiettivo della campagna permetterà all’Egizio di finanziare i restauri: dal corredo tessile, che negli anni è stato studiato e catalogato e che per la prima volta verrà esposto nella sua interezza, ai vasi in alabastro e quelli in ceramica decorata, fino alle anfore e i contenitori di unguenti e olii. Tra i reperti che richiedono interventi specialistici ci sono anche gli imponenti sarcofagi lignei esterni di Kha e Merit. Il restauro sarà eseguito in sala, sotto l’occhio dei visitatori. Con questa operazione, il Museo rinnova il proprio impegno nel coniugare cura e accessibilità, invitando il pubblico a partecipare attivamente alla vita dell’istituzione, a scoprire le storie millenarie che raccontano gli oggetti all’apparenza semplici e ad approfondire da vicino l’attività di ricerca e restauro, che il Museo porta avanti sulla propria collezione, attraverso analisi archeometriche, studi sui materiali, approfondimenti sui papiri e confronti con altri contesti funerari.
Tra i reperti più emblematici della sala, che sarà oggetto di riallestimento, c’è anche il Libro dei Morti di Kha, un papiro lungo oltre 14 metri, oggetto l’anno scorso di un’indagine scientifica, condotta in collaborazione con il CNR e il laboratorio mobile MOLAB dell’infrastruttura europea E-RIHS. Per tre settimane, il manoscritto è stato sottoposto a tecniche diagnostiche non invasive, come la spettrometria Raman e la fluorescenza a raggi X, che hanno permesso di esaminare la composizione dei pigmenti, distinguere gli elementi originali da quelli aggiunti successivamente e individuare interventi di restauro pregressi. L’analisi ha rivelato che il papiro non era stato inizialmente concepito per Kha: in alcuni punti, il nome appare inserito in un secondo momento, talvolta sovrascritto su segni precedenti cancellati. Anche l’apparato iconografico mostra modifiche in corso d’opera, come nel caso della figura di Osiride, sotto la cui decorazione attuale si intravedono elementi originari rimossi. Per valorizzarlo al meglio, il papiro sarà esposto su un piano inclinato a 45 gradi, soluzione che ne facilita la visione da parte del pubblico e ne tutela la conservazione. Parallelamente, è stata avviata l’edizione filologica completa del testo, con traslitterazione, traduzione e commento, contribuendo a una comprensione più profonda delle pratiche scribali e della storia materiale del reperto. Sopra il papiro sarà installata un’infografica che spiegherà i passaggi chiave del testo. Il Libro dei Morti di Kha sarà messo in relazione con il Libro dei Morti di Merit, conservato alla Bibliothèque nationale de France a Parigi. Un confronto tra i due papiri aiuterà i visitatori a cogliere similitudini e differenze, e offrirà una lettura più profonda e completa della cultura materiale e spirituale dell’antico Egitto.
Torino. Al museo Egizio (ma eccezionalmente a Palazzo d’Azeglio) la conferenza “Una storia in frammenti: gli scavi italiani a Eliopoli” con Federica Ugliano curatrice del museo Egizio, in presenza e on line. In collaborazione con ACME e l’università di Torino
Tra i numerosi scavi condotti da Ernesto Schiaparelli, direttore del museo Egizio di Torino e fondatore della MAI (Missione Archeologica Italiana) in Egitto, particolare importanza rivestono quelli effettuati sul sito di Eliopoli. Quattro diverse campagne di scavo – condotte tra il 1903 e il 1906 – hanno portato alla luce le antiche vestigia di uno dei luoghi più sacri per gli antichi Egizi: la mitica “città del Sole”, sede della collina primordiale da cui ebbe origine tutta la creazione. Se ne parla al museo Egizio di Torino giovedì 24 aprile 2025, alle 18.30, eccezionalmente a Palazzo d’Azeglio in via Principe Amedeo 34 a Torino, nell’incontro “Una storia in frammenti: gli scavi italiani a Eliopoli” con Federica Ugliano curatrice del museo Egizio. L’evento è a ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.co.uk/…/una-storia-in-frammenti… Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. La conferenza è organizzata in collaborazione con l’associazione ACME e il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Nonostante l’intensa attività archeologica e gli importanti risultati ottenuti, Schiaparelli non riuscì mai a pubblicarne i risultati; la sua documentazione di scavo – taccuini, lettere, mappe, schizzi e lastre fotografiche – è rimasta per molto tempo quasi completamente sconosciuta e inedita. Grazie a una nuova analisi di tutto il materiale di archivio disponibile, al confronto con i risultati ottenuti dagli scavi attualmente in corso sul sito e allo studio dei manufatti conservati presso il Museo Egizio, è possibile per la prima volta ricostruire in maniera completa l’attività di ricerca e gli scavi della MAI ad Eliopoli e definire il contributo italiano alla conoscenza di uno dei principali siti archeologici dell’antico Egitto.
Federica Ugliano è curatrice della sezione predinastica del museo Egizio. Nel 2016 ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi umanistici (Scienze dei Beni culturali) all’università di Trento, con una tesi dedicata allo studio della collezione predinastica del Museo, di cui ha curato anche il riallestimento del 2015. Negli ultimi anni si è divisa tra attività di ricerca in università e centri di ricerca (università di Pisa e ISPC-CNR) e studio della collezione del museo. Ha partecipato a diversi scavi in Italia e in Egitto (Luxor, Abido e Eliopoli) e tra i suoi interessi rientrano la cultura materiale del periodo predinastico, la storia della ricerca archeologica agli inizi del XX secolo e lo studio degli archivi egittologici.
Torino. Al museo Egizio apre la sala Nefertari col corredo funerario della tomba della Grande Sposa Reale di Ramses II scoperta da Schiaparelli proprio 120 anni fa. E nel pomeriggio conferenza di Tarek Tawfik (università del Cairo) su “The Tomb of Nefertari. Encountering the Queen”. Conferenza in presenza e on line in collaborazione con Acme

Sala Nefertari al museo Egizio di Torino: gli ushabti dal corredo della tomba della regina (foto museo egizio)

Sala Nefertari al museo Egizio di Torino: allestimento con Enrico Ferraris (foto museo egizio)

Sala Nefertari al museo Egizio di Torino: allestimento con Cinzia Soddu (foto museo egizio)
Il corredo funerario della regina Nefertari (1295-1255 a. C.) torna a Torino al termine di un tour internazionale, durato 8 anni e partito da Leiden in Olanda nel 2016 per poi toccare l’Ermitage di San Pietroburgo in Russia e numerosi musei oltreoceano, negli Stati Uniti e in Canada. E dal 9 agosto 2024 al museo Egizio di Torino si può ammirare la sala Nefertari nel nuovo allestimento curato da Enrico Ferraris, con la collaborazione di Cinzia Soddu, e realizzato con il sostegno della Fondazione Crt.
Monili, amuleti, ushabti e calzari: sono alcuni dei reperti in esposizione, che ritornano nelle vetrine di inizio Novecento, volute da Ernesto Schiaparelli, all’epoca alla guida del Museo Egizio e che nella Valle delle Regine nei pressi di Luxor, il 12 marzo 1904 scoprì la tomba della Regina Nefertari: “Nella parte superiore del declivio, i nostri scavatori misero in luce i primi gradini di una scala scavata nella rupe sottostante. […] Col furore che invade i lavoranti quando sanno di essere vicini alla scoperta di una tomba, i mucchi di macerie che coprivano la scala vennero in breve sgombrati; e col rapido procedere del lavoro venne progressivamente in luce una bella scala. […] La tomba era aperta, e non rimaneva più alcuna traccia dell’antica chiusura […].”. È nell’inverno 1903 che Schiaparelli avvia la Missione Archeologica Italiana nel sito, dove con i colleghi egiziani e italiani, concentrerà le sue ricerche per tre anni. Oltre 40 furono le tombe scoperte, ma il ritrovamento più sensazionale fu quello della tomba della regina Nefertari, Grande Sposa Reale di Ramesse II, che ancora oggi incanta per la bellezza della decorazione dipinta.

Dettaglio del modellino ligneo della tomba di Nefertari, fatto realizzare da Schiaparelli nei primi decenni del Novecento (foto graziano tavan)
In esposizione anche il modellino ligneo della tomba, fatto realizzare da Schiaparelli nei primi decenni del Novecento. La riproduzione offre la possibilità di guardare nei minimi dettagli il complesso ciclo di pitture dedicate al viaggio ultraterreno della regina Nefertari e che servì al Getty Conservation Institute da base per i restauri delle pitture originali negli anni Novanta.
In occasione dell’apertura della sala, è atteso a Torino al museo Egizio, un ospite d’eccezione: Tarek Tawfik, presidente dell’Associazione Internazionale degli Egittologi, direttore del Centro per gli Studi Archeologici e il Patrimonio Internazionale a Luxor, già direttore generale del Grand Egyptian Museum (Gem), nuovo appuntamento, con le conferenze organizzate con l’Associazione ACME, Amici e Collaboratori del Museo Egizio. Il professore Tawfik incontra il pubblico il 9 agosto 2024, alle 18, nella sala conferenze dell’Egizio con la conferenza “The Tomb of Nefertari. Encountering the Queen”. L’ingresso in sala conferenze è libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/…/the-tomb-of-nefertari… Evento in inglese con traduzione simultanea in italiano in sala. Disponibile anche in streaming sui canali Facebook e YouTube del Museo Egizio. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Tra i temi toccati nel corso della sua conferenza le sfide da fronteggiare per rendere nuovamente accessibile la tomba di Nefertari, al momento chiusa al pubblico, per preservarne le decorazioni parietali.

Ritratto di Nefertari dipinto all’interno della sua tomba nella Valle delle Regine a Tebe Ovest in Egitto (foto graziano tavan)

L’interno totalmente affrescato della Tomba di Nefertari nella Valle delle Regine a Tebe Ovest in Egitto (foto graziano tavan)
La Regina Nefertari doveva essere una donna eccezionale. Durante il regno del re Seti I, si sposa con il principe Ramesse e riesce a rimanere la “grande sposa reale” di Ramses il Grande fino alla sua morte. Le lettere cuneiformi rivelano il suo ruolo nella diplomazia estera con gli Ittiti e la sua prominente apparizione nel grande tempio adiacente al gigantesco tempio di Ramses II ad Abu Simbel sottolinea il suo coinvolgimento nel dimostrare la supremazia politica verso i confini meridionali dell’Egitto. I dettagli nella sua straordinaria tomba decorata (QV66) permettono un incontro ravvicinato con questa regina che conquistò il cuore di Ramesse II. Ci si immergerà nel mondo di Nefertari per comprendere l’architettura della sua tomba e le scene religiose che tanto rivelano sull’arte e lo stile di vita di una delle più famose spose reali del Nuovo Regno. Deve essere stata una sfida per gli artigiani del tempo creare una tomba così incredibilmente decorata, ma è anche una sfida per noi oggi preservarla per farla ammirare alle future generazioni.

Tarek Tawfik, presidente dell’associazione internazionale degli Egittologi
Tarek Sayed Tawfik Ahmed ha conseguito una laurea e un master in Egittologia alla Facoltà di Archeologia dell’università del Cairo e un dottorato di ricerca in Egittologia all’università di Bonn, in Germania. Ricopre il ruolo di direttore del Centro per gli Studi Archeologici e il Patrimonio Internazionale a Luxor, ed è stato direttore generale del Progetto del Grande Museo Egizio, dove continua a svolgere un ruolo chiave come membro del Comitato Superiore del ministero del Turismo e delle Antichità per Musei ed Esposizioni. Tawfik è il vicedirettore degli scavi di Saqqara per la Facoltà di Archeologia dell’università del Cairo. È professore associato di Egittologia presso la stessa facoltà; inoltre, è anche visiting professor in diverse importanti università a livello mondiale. Tawfik è stato eletto vice presidente dell’Associazione Internazionale degli Egittologi nel novembre 2019. Fa parte del comitato editoriale del British Journal of Egyptian Archaeology (JEA) dal 2014. Inoltre, è vicepresidente del Consiglio Internazionale dei Musei in Egitto (ICOM). Di recente, Tawfik è stato eletto presidente dell’Associazione Internazionale degli Egittologi durante la Conferenza ICE XIII a Leiden nel 2023.
Torino. Al museo Egizio conferenza di Federica Ugliano, curatore del museo, su “Alle origini di una civiltà millenaria. La collezione predinastica del museo Egizio”. Incontro in presenza e on line
Tra le molte antichità conservate al museo Egizio di Torino, i reperti che risalgono all’epoca predinastica rappresentano una parte della collezione meno conosciuta, ma estremamente affascinante, frutto degli acquisti sul mercato antiquario e degli scavi della Missione Archeologica Italiana agli inizi del Novecento. Ne parla Federica Ugliano, curatore del museo Egizio, nella conferenza “Alle origini di una civiltà millenaria. La collezione predinastica del museo Egizio”. Appuntamento martedì 23 aprile 2024, alle 18, in sala Conferenze. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/…/alle-origini-di-una-civilta… Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Prima che fosse introdotta la scrittura, prima dei faraoni e prima delle piramidi come si viveva in Egitto? Attraverso la storia della formazione della collezione, saranno gli oggetti stessi a raccontarci le origini di questa civiltà millenaria.

L’egittologa Federica Ugliano, curatore del museo Egizio di Torino
Federica Ugliano ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi umanistici (Scienze dei Beni culturali) all’università di Trento, con una tesi dedicata allo studio della collezione predinastica del museo Egizio, di cui ha curato anche il riallestimento. Ha partecipato a diversi scavi in Italia e in Egitto (Luxor, Abido e Eliopoli). Tra i suoi interessi rientrano la cultura materiale del periodo predinastico, la storia della ricerca archeologica agli inizi del XX secolo e lo studio degli archivi egittologici.
Torino. Sabato sera gratuito al museo Egizio, tra luglio e agosto, grazie allo “Speciale Estate con Francorosso”

Accordo museo Egizio – Alpitour World: da sinistra, Tommaso Bertini, Pier Ezhaya e Christian Greco (foto graziano tavan)
Sabato sera gratuito al museo Egizio di Torino grazie allo “Speciale Estate con Francorosso”. Quest’estate si potrà visitare gratuitamente il museo Egizio ogni sabato sera, dalle 18.30 alle 22.30, da sabato 1° luglio a sabato 12 agosto 2023, nell’ambito delle azioni di sostegno alla cultura ed al territorio promosse da Alpitour World con il suo nuovo piano di responsabilità sociale. Grazie all’iniziativa Speciale Estate, Francorosso, Premium Brand del gruppo turistico Alpitour World, offrirà al pubblico i biglietti del museo Egizio, prenotabili on line. Per visitare gratuitamente il museo Egizio il sabato sera è infatti necessario prenotarsi on line: https://egizio.museitorino.it/categoria/speciale-estate-con-francorosso/. Durante queste serate sarà presente lo staff di Francorosso e per tutti coloro che parteciperanno a questi appuntamenti, ci sarà la possibilità di ricevere un buono da 100 euro, spendibile su una prossima vacanza con Francorosso.

La postazione multimediale in Sala 4 consente di accedere a parte dell’Archivio fotografico del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
In occasione dello “Speciale Estate con Francorosso” è stata collocata, nella sala 4 al secondo piano del Museo, una postazione multimediale, che renderà fruibile al pubblico una parte della collezione dell’Archivio storico fotografico che da tre anni è oggetto di un lavoro certosino di studio, catalogazione e digitalizzazione. L’Archivio Storico Fotografico del Museo Egizio è una miniera di storie inedite che custodisce 45mila documenti, di cui 1500 scatti dei primi del Novecento, inseriti nel dicembre 2021 su un sito dedicato, per poi crescere di numero di mese in mese. Un grande lavoro volto a ricostruire un racconto attraverso immagini delle Missioni Archeologiche Italiane, in 14 località in Egitto dal 1903 al 1937, che portarono a Torino oltre 30mila reperti. Ernesto Schiaparelli (1856-1928), fondatore delle Missioni Archeologiche Italiane, nonché direttore del Museo Egizio, ebbe l’intuizione di introdurre la fotografia al museo e di documentare tramite le immagini il suo lavoro di archeologo in Egitto. Correva l’anno 1903 quando partì da Torino per le campagne di scavi archeologici in Egitto, portando con sé alcuni fotografi e istituendo poi un’abitudine che fu raccolta anche dai suoi successori, come Giulio Farina. Furono così immortalati per la prima volta reperti che oggi sono a Torino, ma vengono studiati in tutto il mondo e momenti che ormai fanno parte della storia dell’egittologia. Per oltre un secolo quegli scatti sono stati custoditi con cura, senza però essere accessibili a studiosi e appassionati.

Cartoline dal passato: il ritrovamento della statua di Pendua e Nefertari all’inizio del Novecento dalla Missione archeologica italiana in Egitto (foto archivio museo egizio)
Ora grazie a Francorosso un centinaio tra gli scatti più significativi di inizio secolo, selezionati da Beppe Moiso e Tommaso Montonati, egittologi e archivisti del Museo Egizio, sono a disposizione di chiunque visiti il museo, non solo di sabato. Inoltre, attraverso la postazione multimediale il visitatore potrà portarsi a casa simbolicamente un piccolo pezzo di antico Egitto: potrà infatti scaricare gratuitamente sul proprio smartphone le fotografie che più preferisce, cartoline dal passato che documentano il momento esatto, all’inizio del Novecento, in cui furono ritrovati i reperti presenti nelle sale (ad esempio la statua di Pendua e Nefertari, il sarcofago di Duaenra, la tomba di ignoti e molti altri). L’archivio fotografico digitale del Museo Egizio si è aggiudicato il Premio Museo Open Culture Italia 2022, riconoscimento Icom-Italia (International Council of Museum), Wikimedia Italia e Creative Commons Italia e dedicato ai progetti di valorizzazione del patrimonio di musei e istituti culturali, tramite l’adozione di strumenti per il pubblico dominio o di licenze open access.
Torino. Al museo Egizio apre la mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” a cura di Federica Ugliano, il nuovo appuntamento del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” con reperti trovati a Eliopoli da Ernesto Schiaparelli

Piccola sfinge da Eliopoli nella mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

L’ingresso alla mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” a cura di Federica Ugliano al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
I frammenti di tre piccole sfingi che provengono da Eliopoli, uno dei principali siti sacri nell’antichità: sono alcuni dei reperti protagonisti della mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta”, a cura di Federica Ugliano, il nuovo appuntamento con il ciclo di esposizioni bimestrali, “Nel laboratorio dello studioso”, un viaggio dietro le quinte del museo Egizio di Torino, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo. La mostra, dal 2 giugno al 6 agosto 2023 all’Egizio, accende un faro su alcuni dei reperti trovati dall’archeologo Ernesto Schiaparelli e dal suo team di archeologi nella campagna di scavo condotte a cavallo tra il 1903 e il 1906 a Eliopoli, oggi chiamata El-Matariya e situata in un sobborgo del Cairo. Sono previste due visite guidate da un’ora con la curatrice della mostra: la prima martedì 13 giugno 2023 e la seconda martedì 11 luglio 2023, entrambe alle 16.30. La partecipazione è consentita a un massimo di 25 persone con prenotazione online; il costo è di 7 euro a persona (escluso il biglietto d’ingresso).

Federica Ugliano curatrice della mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” (foto museo egizio)
Federica Ugliano, curatrice di “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta”, ha conseguito un dottorato di ricerca in studi umanistici (Scienze dei Beni culturali) all’università di Trento, con una tesi dedicata allo studio della collezione predinastica del museo Egizio, di cui ha curato anche il riallestimento. Ha inoltre partecipato a diversi scavi in Italia e in Egitto (Luxor, Abido e Eliopoli). Tra i suoi interessi rientrano la cultura materiale del periodo predinastico, la storia della ricerca archeologica agli inizi del XX secolo e lo studio degli archivi egittologici.

Federica Ugliano nelle fasi di allestimento della mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” (foto museo egizio)
La storia di Eliopoli inizia circa 5500 anni fa, ben prima di faraoni, piramidi e geroglifici. A quest’epoca risalgono infatti i primi reperti in mostra, che testimoniano la presenza di un antichissimo villaggio, costruito sulla cima di una collina di sabbia per mettersi al sicuro dall’inondazione periodica del Nilo. Secondo uno dei miti raccontati dagli antichi egizi sull’origine dell’universo, il dio Atum avrebbe creato il mondo, tutti gli dèi e le creature che lo popolano, dalla sommità di una collina primordiale, emersa dalle acque dell’oceano Nun. che venne identificata proprio con la collina di Eliopoli. A causa di questa sua origine “mitologica”, a partire almeno dall’epoca del faraone Djoser (2700 a.C. circa) piccoli santuari etempli sempre più monumentali, preceduti da viali di sfingi e obelischi, prendono il posto delle abitazioni. Eliopoli si trasforma così in uno dei più importanti centri religiosi di tutto l’Egitto, diventando sede di culto e venerazione di tante divinità e, in particolare, del dio del sole, Ra. Il nome di origine greca che ancora utilizziamo, HeliouPolis – “Città del Sole”, deriva proprio da questa antica tradizione.

Federica Ugliano apre una delle cassettine di Schiaparelli usate per riporre e trasportare i reperti archeologici (foto museo egizio)
Non erano però solo i faraoni a lasciare doni votivi, con dediche e invocazioni agli dèi, ma anche le persone comuni. Tra gli oggetti che potevano essere dedicati alle divinità di Eliopoli, si trovano anche reperti insoliti: in mostra si può ammirare un fossile di riccio marino rinvenuto all’interno di uno dei depositi votivi, scoperti nel 1903 proprio dalla Missione Archeologica Italiana. I geroglifici incisi sulla superficie piana del fossile ci svelano che un sacerdote, di nome Tjanefer, ha trovato questo oggetto curioso e ha deciso di mostrare la propria devozione, consacrandolo al dio Ra e deponendolo all’interno di uno dei suoi templi. Tra le curiosità in mostra anche una delle tante cassettine in legno utilizzate per riporre e trasportare i reperti archeologici, e fatta costruire da Ernesto Schiaparelli.
Torino. Il museo Egizio ricorda con le foto originali d’Archivio la data del 15 febbraio, anniversario della scoperta a Deir el Medina della tomba intatta di Kha e Merit da parte di Ernesto Schiaparelli direttore della Missione Archeologica Italiana

Tomba intatta di Kha e Merit (Deir el Medina, Egitto): il corridoio di accesso alla camera funeraria al momento della scoperta nel 1906 (foto archivio museo egizio)

La galleria con la Tomba di Kha al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Ieri, 15 febbraio 2023, il museo Egizio di Torino ha voluto ricordare questa data molto importante per il museo facendo rivivere i momenti della scoperta con le foto d’epoca dell’Archivio dell’Egizio: in questo stesso giorno, nel 1906, venne ritrovato il pozzo d’accesso alla tomba del “direttore dei lavori” Kha e sua moglie Merit, dove riposavano le mummie dei coniugi circondate dal loro corredo che oggi si può ammirare nelle sale del museo torinese.

Tomba intatta di Kha e Merit (Deir el Medina, Egitto): ingresso della camera funeraria al momento della scoperta nel 1906 (foto archivio museo egizio)
Infatti, il 15 febbraio 1906, nella necropoli del villaggio di Deir el-Medina, a Tebe Ovest, la Missione Archeologica Italiana, diretta da Ernesto Schiaparelli, scoprì la tomba di Kha e della consorte Merit. La tomba, ritrovata intatta, restituì, oltre alle mummie dei titolari, anche il loro ricco corredo funerario. Kha fu “Soprintendente ai lavori nella Grande Sede” (Necropoli della Valle dei Re), oltre che “Scriba reale”. La sua attività si svolse durante i regni di tre faraoni: Amenhotep II, Tutmosi IV e Amenhotep III, dal 1425 al 1353 a.C.

Tomba intatta di Kha e Merit (Deir el Medina, Egitto): la camera funeraria al momento della scoperta nel 1906 (foto archivio museo egizio)
Schiaparelli, con il cuore gonfio d’emozione, racconta come “nella camera tutto era in ordine perfetto, nella disposizione medesima che prima di uscire dalla tomba i parenti del defunto vi avevano dato”. Il corredo era infatti intatto e alcuni oggetti erano stati sigillati al tempo di Kha.

Tomba intatta di Kha e Merit (Deir el Medina, Egitto): la maschera d’oro di Merit al momento della scoperta nel 1906 (foto archivio museo egizio)
Un video realizzato da IBAM CNR – Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali con le foto dell’archivio storico del Museo ci fa rivivere il momento della scoperta.

Tomba intatta di Kha e Merit (Deir el Medina, Egitto): trasporto del corredo funebre nel 1906 (foto archivio museo egizio)
Ernesto Schiaparelli (1856-1928) è sicuramente noto per la direzione del museo Egizio (dal 1894), per la fondazione della M.A.I., la Missione Archeologica Italiana, e per le grandi scoperte avvenute durante le ricerche e gli scavi realizzati in Egitto dal 1903 al 1920, fra le quali spiccano certamente il rinvenimento della tomba della regina Nefertari nella Valle delle Regine e quello della tomba intatta di Kha e Merit a Deir el-Medina.
Torino. Conferenza egittologica in presenza e on line con Paolo del Vesco, curatore del museo Egizio su “Schiaparelli a Tebe. Dai primi viaggi ai primi scavi archeologici”
Ernesto Schiaparelli (1856-1928) è sicuramente noto per la direzione del Museo Egizio (dal 1894), per la fondazione della M.A.I., la Missione Archeologica Italiana, e per le grandi scoperte avvenute durante le ricerche e gli scavi realizzati in Egitto dal 1903 al 1920, fra le quali spiccano certamente il rinvenimento della tomba della regina Nefertari nella Valle delle Regine e quello della tomba intatta di Kha e Merit a Deir el-Medina. Paolo Del Vesco, curatore del museo Egizio di Torino, ci guiderà alla scoperta dei primi e meno noti viaggi compiuti da Ernesto Schiaparelli in Egitto, nel nuovo appuntamento con le conferenze del ciclo “Museo e Ricerca. Scavi, Archivi, Reperti” su “Schiaparelli a Tebe. Dai primi viaggi ai primi scavi archeologici”: giovedì 16 giugno 2022, alle 18, in presenza nella sala Conferenze del museo Egizio (ingresso libero fino ad esaurimento posti) e in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo: https://museoegizio.it/…/schiaparelli-a-tebe-dai-primi…/ Introduce Alessia Fassone, curatrice del museo Egizio.

Ernesto Schiaparelli da Biella, direttore del museo Egizio di Torino
Meno noti sono i primi tre viaggi di Schiaparelli in Egitto realizzati fra il 1884 e il 1901: due quando l’egittologo era direttore della sezione egizia del museo Archeologico di Firenze e un terzo compiuto invece per conto del museo torinese. Durante questi primi viaggi Schiaparelli visitò numerosi siti lungo il corso del Nilo, studiandone i monumenti, copiando e fotografando iscrizioni e scene, acquistando antichità e realizzando piccoli scavi, ma i suoi interessi si concentrarono principalmente nello studio dei resti archeologici di Tebe, presso la moderna Luxor. Sulle orme dei primi importanti studi realizzati da Pier Roberto Del Francia e Beppe Moiso, e grazie a documenti inediti degli Archivi di Stato di Roma e Torino, fotografie storiche dell’archivio del museo Egizio e alcune note rinvenute in una guida turistica dell’Egitto datata 1881 è oggi possibile ricostruire in modo più dettagliato l’attività di ricerca svolta da Schiaparelli in questi primi viaggi.
Torino. Conferenza egittologica in presenza e on line al museo Egizio con il curatore Beppe Moiso su “Gebelein: un’area archeologica vasta e complessa”
Il sito di Gebelein, in arabo le due montagne, sorge a una trentina di chilometri a sud di Luxor e costituì, già dalle epoche preistoriche, un importante centro abitato che continuò a vivere fino al periodo tolemaico, pur non mancando sepolture ascrivibili al periodo arabo. La spettacolarità di questo luogo, caratterizzato da due possenti rilievi, non mancò di stupire i savant al seguito della spedizione militare napoleonica del 1798, e l’artista Vivant Denon ne rese una bella tavola nella quale è esaltata l’asperità del luogo. Anche il mondo scientifico non tardò ad interessarsi a questo sito, attratto dalle tante antichità che emergevano dal terreno e già nel 1885 Gaston Masperò, allora direttore del Service des Antiquités, inaugurò una serie di ricerche sistematiche, tese a testare l’importanza archeologica del sito. Negli anni seguenti altri ricercatori avviarono improvvisate campagne di scavi, alcune anche illegali, e bisognerà attendere il 1910 perché la concessione di scavo venga rilasciata a Ernesto Schiaparelli, direttore del museo Egizio di Torino. Giovedì 12 maggio 2022, alle 18, nuovo appuntamento, in presenza e on line, con le conferenze del ciclo “Museo e Ricerca. Scavi, Archivi, Reperti”. Beppe Moiso, curatore del museo Egizio e responsabile dell’Archivio Storico, con la conferenza “Gebelein: un’area archeologica vasta e complessa” ci guida alla scoperta del sito di Gebelein. Introduce Christian Greco, direttore del museo Egizio. Ingresso libero in sala Conferenze del museo Egizio fino a esaurimento posti. È gradita la prenotazione scrivendo una email a comunicazione@museoegizio.it (i posti saranno riservati fino alle 18). Sarà necessario indossare una mascherina FFP2. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo: https://youtu.be/CYRqM1oSJ7o.

Operai impegnati nello scavo del sito di Gebelein (foto Archivio museo Egizio di Torino)
La Missione Archeologica Italiana, diretta da Ernesto Schiaparelli, iniziò le sue ricerche agli inizi di gennaio del 1910, esplorando principalmente la sommità e il versante occidentale della prima collina. Sarà tuttavia la successiva campagna di ricerche concentrata sulla seconda collina e affidata al giovane Virginio Rosa, che consentirà lo straordinario ritrovamento di numerose tombe, alcune intatte con i loro corredi funerari. Gli scavi proseguirono nel 1914 e nel 1920, con la presenza dell’antropologo Giovanni Marro, presenza voluta da Schiaparelli stesso per affrontare lo studio del molto materiale osteologico presente sullo scavo. Le ricerche riprenderanno nel 1930 con Giulio Farina per proseguire nel 1935 e 1937. In tempi più recenti il sito venne ulteriormente indagato negli anni 1995, 1996 e 1999 dalla missione del museo Egizio con Anna Maria Donadoni Roveri, con lo scopo di contestualizzare, con scavi, le zone archeologiche esplorate in passato, redigendo nel contempo le mappe archeologiche del territorio. Attualmente l’intera area è oggetto di studio, con estese ricognizioni sul campo, da parte del Gebelein Archaeological Project dell’università di Varsavia che dal 1993, con la direzione di Wojciech Ejsmond, intende completare i rilievi individuando dai pochi resti esistenti, la posizione delle principali tombe. Questo lavoro riveste particolare importanza anche a causa dell’avanzare delle coltivazioni, con l’occupazione di terreni di notevole rilevanza archeologica.
Varallo Sesia (Vc). Incontro con l’egittologo Beppe Moiso del museo Egizio di Torino su “Virginio Rosa: Varallo Sesia e l’Egitto” alla vigilia della chiusura della mostra “Liberi di Imparare”

Alla vigilia della chiusura della mostra “Liberi di Imparare”, che fino al 13 febbraio 2022 espone a Varallo Sesia copie di reperti del Museo Egizio, realizzate dai detenuti delle sezioni scolastiche della Casa Circondariale dell’Istituto tecnico “Plana” e del Primo Liceo Artistico di Torino, in seguito a un corso di formazione con gli egittologi del Museo, Beppe Moiso, curatore dell’Egizio, tiene un incontro sulla figura di Virginio Rosa. Appuntamento sabato 12 febbraio 2022, alle 15, nel salone dell’Incoraggiamento di Palazzo dei Musei a Varallo Sesia, per l’incontro su “Virginio Rosa: Varallo Sesia e l’Egitto” con l’egittologo Beppe Moiso, curatore del museo Egizio di Torino, i cui studi si rivolgono in particolare alla formazione della collezione torinese, comprendendo l’intera attività archeologica condotta da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina. Curatore della riproduzione informatica degli archivi cartacei e fotografici per la creazione di una banca dati centralizzata, si occupa degli scavi condotti a Gebelein e Assiut, riconducibili all’attività svolta da Virginio Rosa nella campagna del 1911.

Storica insegna stradale della Pinacoteca di Varallo (foto eventivalsesia.info.it)
L’incontro è organizzato in collaborazione con Unpli (Unione Pro Loco Piemontese), con cui il museo Egizio ha collaborato per il tour regionale della mostra “Liberi di imparare”. Ingresso gratuito su prenotazione: 0163.51424 oppure info@pinacoteavarallo.it. La mostra itinerante “Liberi di imparare” – L’Antico Egitto nel Carcere di Torino era stata inaugurata il 18 dicembre 2021 nella Pinacoteca di Varallo, grazie a UNPLI che ha fatto da collante sul territorio tra Palazzo dei Musei e il Museo Egizio di Torino. Si tratta di un rilevante e ambizioso progetto che ha promosso l’avvio di una collaborazione tra il museo Egizio, che vanta la più antica collezione al mondo dedicata alla cultura egizia e la Pinacoteca di Varallo, che si annovera tra le più importanti a livello regionale.

Virginio Rosa, botanico e chimico, cultore di studi archeologici e di antico Egitto, affonda le sue radici a Varallo Sesia, paese natale della madre. A cavallo tra il 1910 e il 1911, l’allora direttore del museo Egizio, Ernesto Schiaparelli, affidò al giovane Rosa la direzione degli scavi a Gebelein e Assiut, in Egitto, nell’ambito della Missione Archeologica Italiana. La sua attività sul campo fu preziosa non solo come direttore degli scavi, ma anche per aver documentato con disegni e sul suo inseparabile “Giornale di Scavo” tutte le fasi dei lavori e i reperti egiziani. Proprio sulla base dei suoi documenti di inizio Novecento, all’Egizio si è potuto procedere ad alcuni riallestimenti delle sale. Tra i reperti scoperti nel corso degli scavi diretti da Rosa si possono ammirare al museo Egizio: la tomba degli Ignoti, quella di Ini e quella di Iti e Neferu. Rosa morì prematuramente a 26 anni, proprio di ritorno dall’Egitto.





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