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Roma. Alle Scuderie del Quirinale aperta la mostra “Tesori dei Faraoni”, la seconda più ampia esposizione di antichità egizie mai allestita in Italia dal 2002: 130 capolavori dell’arte dell’Antico Egitto, provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor. L’inaugurazione alla presenza del Presidente Sergio Mattarella con il ministro per il Turismo e le Antichità dell’Egitto, Sherif Fathy

Oro, lapislazzuli, alabastro direttamente dall’Antico Egitto. Vengono dal museo Egizio del Cairo i cinque bracciali d’oro di Sekhemkhet (III dinastia); il grande collare di Psusennes I (XXI dinastia) in oro, lapislazzuli, corniola, feldspato; il pendente col volto di Hathor (XXII dinastia) in lapislazzuli e oro; la sedia della principessa Sitamon (XVIII dinastia) in legno dorato; la pietra calcarea dipinta con Akhenaten e la famiglia in adorazione del Dio Aten (XVIII dinastia); la maschera funeraria d’oro di Amenemope (XXI dinastia) in oro e cartonnage. Invece dal museo di Luxor ecco la decorazione al Valor militare in oro (fine XVII – inizio XVIII dinastia); il sarcofago antropoide esterno di Tuya (XVIII dinastia) in legno rivestito di stucco dorato; l’anello di maiolica blu (XVIII dinastia) in faience. Sono solo alcuni di 130 capolavori dell’arte dell’Antico Egitto, provenienti dal museo Egizio del Cairo e dal museo di Luxor, molti dei quali esposti per la prima volta fuori dal loro paese, che dal 24 ottobre 2025 al 3 maggio 2026 si possono ammirare alle Scuderie del Quirinale a Roma nella mostra “Tesori dei faraoni”, curata da Tarek El Awady, già direttore del museo Egizio del Cairo, e prodotta da ALES – Arte Lavoro e Servizi del ministero della Cultura con MondoMostre, in collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt, e il sostegno del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, del ministero della Cultura, del ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto, con il patrocinio della Regione Lazio e la collaborazione scientifica del museo Egizio di Torino.

Mostra “Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale: da sinistra, Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie del Quirinale; Alessandro Giuli, ministro della Cultura; Fabio Tagliaferri, presidente di ALES (foto mic)

“Questa mostra racconta non solo i faraoni, ma anche le persone che li circondavano”, spiega il curatore Tarèk El Awady. “Ogni reperto è una voce che ci parla di vita, fede e immortalità. È un dialogo tra passato e presente, tra Egitto e Italia, che continua da tremila anni”. E Fabio Tagliaferri, presidente di ALES, aggiunge: “Tesori dei Faraoni riafferma il ruolo delle Scuderie del Quirinale, che ALES gestisce per il ministero della Cultura, come spazio delle grandi narrazioni universali e della cooperazione culturale internazionale. Con questo progetto, ALES e i partner istituzionali propongono un modello di cooperazione culturale che guarda oltre la mostra: programmi di formazione, attività didattiche, scambi scientifici e collaborazioni con musei e università italiane ed egiziane. La cultura diventa così infrastruttura di relazioni, nel segno del Piano Mattei, come investimento concreto nella conoscenza e nel futuro condiviso del Mediterraneo”. La mostra si inserisce infatti nel quadro delle relazioni culturali tra Italia ed Egitto e dialoga con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa, come esempio concreto di cooperazione fondata su conoscenza, formazione e valorizzazione del patrimonio condiviso. È un progetto che riafferma la cultura come strumento di dialogo e amicizia, capace di unire due civiltà legate da sempre dal Mediterraneo e dal fascino della storia comune. Una stretta di mano che proseguirà con la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’inaugurazione del Gem, il Grand Egyptian Museum del Cairo, il 1° novembre 2025.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all’inaugurazione della mostra “Tesori dei Faraoni” giovedì 23 ottobre 2025 con il ministro per il Turismo e le Antichità dell’Egitto, Sherif Fathy, e il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità Mohamed, Ismail Khaled, accolti dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e dal direttore delle Scuderie del Quirinale, Matteo Lafranconi. Il Capo dello Stato ha visitato il percorso espositivo illustrato da Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità e da Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino. “Affascinante”, il commento del presidente Mattarella.

Mostra “Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale: da sinistra, Mohamed Ismail Khaled, Sergio Mattarella, Sherif Fathy, Alessandro Giuli, Christian Greco (foto mic)

“Orgoglioso, da ministro e da amante dell’antichità, di celebrare, nella cultura e nel dialogo, l’amicizia tra Italia ed Egitto”, dichiara il ministro Alessandro Giuli. “Questa mostra è l’esempio eccellente del fatto che la cooperazione in ambito culturale può generare frutti straordinari che arricchiscono identità radicate nel solco delle rispettive origini, e può, realmente, avvicinare popoli affratellati da una medesima comunità, oltre che geografica, di destino. Tesori dei Faraoni è un esempio eccellente, e virtuoso, di questo approccio. Non rappresenta soltanto una esposizione di stupendi manufatti, simbolo di una civiltà millenaria che ha saputo dare forma al mistero della vita attraverso la cultura, e ha influenzato le tradizioni più prestigiose, orientali e occidentali. Le Scuderie del Quirinale, con la gestione di ALES, rappresentano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, in grado di attrarre pubblico da tutto il mondo. La cura scientifica, la qualità dell’allestimento, l’attenzione alla mediazione culturale e all’accessibilità sono elementi che rendono le esposizioni qui realizzate momenti di godimento estetico e al tempo stesso occasioni di apprendimento autentico”. Sherif Fathy, ministro del Turismo e delle Antichità, ha evidenziato i profondi legami storici e culturali che uniscono l’Egitto e l’Italia, definendo la mostra “I Tesori dei Faraoni” a Roma come “una vera e propria incarnazione del rapporto radicato e duraturo tra le nostre due nazioni, un legame che si estende per millenni e che continua ad evolversi in un contesto di reciproco rispetto e apprezzamento”. Il ministro ha ribadito l’impegno dell’Egitto a rafforzare questa collaborazione e ad ampliare le opportunità di cooperazione in ambiti che rispondano agli interessi comuni di entrambi i Paesi, in particolare nei settori del turismo e delle antichità. “Questi due settori hanno da sempre svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione reciproca, nel rafforzare i legami tra i popoli e nel costruire ponti tra civiltà”. E conclude: “I Tesori dei Faraoni sono molto più di una semplice esposizione archeologica; rappresentano una celebrazione dell’amicizia e della diplomazia culturale. Sono un invito coinvolgente per il popolo italiano a scoprire l’incredibile eredità archeologica dell’Egitto e la sua straordinaria diversità come destinazione turistica”. Anche Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato l’importanza della mostra “Tesori dei Faraoni” come un ponte culturale di grande rilievo che unisce l’Egitto al resto del mondo, offrendo al pubblico internazionale l’opportunità di immergersi nella profondità e nello splendore della civiltà dell’antico Egitto. “Le mostre archeologiche temporanee all’estero rappresentano uno degli strumenti più efficaci per promuovere la comprensione culturale e la valorizzazione del patrimonio umano condiviso. E questa alle Scuderie del Quirinale è la seconda più ampia esposizione di antichità egizie mai allestita in Italia dal 2002, a testimonianza dei solidi e duraturi legami culturali tra l’Egitto e l’Italia”.

Dettaglio del coperchio del sarcofago della regina Ahhotep II, in stucco dorato e legno (foto massimo listri)

Tesori dei Faraoni è un viaggio nella civiltà egizia attraverso le sue forme più alte e insieme più intime: potere, fede, vita quotidiana. Il percorso apre con lo splendore dell’oro, materia divina e simbolo dell’eternità. Il sarcofago dorato della regina Ahhotep II, la Collana delle Mosche d’oro, antica onorificenza militare per il valore in battaglia, e il collare di Psusennes I introducono al mondo delle élite egizie, dove l’ornamento diventa linguaggio politico e riflesso di una teologia del potere. Intorno al corredo funerario di Psusennes I, scoperto a Tanis nel 1940, si concentrano oggetti di straordinaria raffinatezza: amuleti, coppe e gioielli che, dopo tremila anni, conservano intatta la loro luce.

Vaso canopo di Tuya (foto massimo listri)

Dalla magnificenza regale si entra nell’universo del rito e del passaggio, dove la morte è intesa come trasformazione. Il monumentale sarcofago di Tuya, madre della regina Tiye, domina una sezione dedicata alle pratiche funerarie e alla fede di rinascita. Attorno, le statuette ushabti, i vasi canopi e un papiro del Libro dei Morti raccontano la precisione quasi scientifica con cui gli Egizi preparavano il viaggio nell’aldilà: un insieme di formule, immagini e strumenti per attraversare il mondo invisibile e rinascere alla luce di Ra.

Sedia dorata della principessa Sitamon (foto massimo listri)

Il percorso si apre poi al volto umano della regalità. Le tombe dei nobili e dei funzionari, come quella di Sennefer, svelano la quotidianità del potere, la devozione e il senso del dovere di chi serviva il faraone come garante dell’ordine cosmico. In dialogo con queste figure, la poltrona dorata di Sitamun, figlia di Amenofi III, restituisce un’intimità sorprendente: un oggetto domestico, usato in vita e poi deposto come dono nella tomba dei nonni, testimonianza rara di affetto e continuità familiare.

Anello in maiolica blu dalla Città d’Oro (foto massimo listri)

Una delle sezioni più attese è dedicata alla “Città d’Oro” di Amenofi III, scoperta nel 2021 da Zahi Hawass. Gli utensili, i sigilli e gli amuleti provenienti da questo straordinario sito restituiscono la voce degli artigiani e dei lavoratori che costruivano la grandezza dei faraoni. Lì, tra le officine e le case, la civiltà egizia appare nel suo volto più umano e produttivo, capace di unire ingegno tecnico e senso religioso in ogni gesto.

La Maschera funeraria d’oro di Amenemope (foto massimo listri)

La mostra culmina nel mistero della regalità divina. Le statue e i rilievi che chiudono il percorso sono tra le espressioni più alte dell’arte faraonica: l’Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon, la Triade di Micerino, fino alla splendida maschera d’oro di Amenemope, dove il volto del re, levigato e perfetto, diventa icona di un corpo che appartiene ormai al divino. In chiusura, la Mensa Isiaca – eccezionalmente concessa dal Museo Egizio di Torino – riannoda il filo simbolico che da Alessandria conduce a Roma, testimoniando l’antico legame spirituale e culturale tra i due mondi. Come ricorda Zahi Hawass, “il più grande monumento mai costruito dall’Egitto non fu una piramide o un tempio, ma l’idea stessa di eternità.” È questa idea, più forte della pietra e dell’oro, a risuonare in ogni sala della mostra.

 

Egitto. Dopo annunci, smentite, rinvii il Governo fissa al 1° novembre 2025 la data ufficiale di inaugurazione del Grand Egyptian Museum (GEM) a Giza, a un passo dalle Piramidi: finalmente si potrà ammirare la Sala d’Oro con tutto il tesoro di Tutankhamon

Il grande atrio del Grand Egyptian Museum a Giza con la statua di Ramses II (foto ministry of tourism and antiquities)

Veduta panoramica del cantiere del Grand Egyptian Musem (Gem) del Cairo (foto ministry of Tourism and Antiquities)

Sarà la volta buona? Dopo annunci, smentite, rinvii che hanno riempito le cronache degli ultimi anni, stavolta c’è una data “ufficiale” per l’apertura del Grand Egyptian Museum (GEM) a Giza, a un passo dalle Piramidi: il 1° novembre 2025. In una nota del ministero egiziano del Turismo e delle Antichità di mercoledì 6 agosto 2025 si legge: “Il primo ministro Mostafa Madbouly ha annunciato che il presidente Abdel Fattah El-Sisi ha approvato la data dell’inaugurazione ufficiale del Grand Egyptian Museum, che avrà luogo il 1° novembre 2025”. La nota poi precisa poi che “Il Primo Ministro ha inoltre incaricato tutti i ministeri e le autorità competenti di completare i preparativi finali per garantire che il museo e l’area circostante siano completamente pronti per questo evento storico, destinato a rappresentare un momento di orgoglio per tutti gli egiziani e un punto di riferimento sulla mappa culturale mondiale”.  Con oltre 100mila reperti, tra cui molti mai esposti prima, il museo offrirà uno scorcio senza precedenti sul vasto e storico passato dell’Egitto. Le sue facciate in vetro incorniciano viste mozzafiato sulle piramidi, fondendo senza interruzioni storia antica con brillantezza architettonica moderna. Un punto fondamentale dell’apertura ufficiale sarà l’inaugurazione della Sala d’Oro, dove sarà esposto tutto il tesoro di Tutankhamon.

Lo scalone d’onore del Grand Egyptian Museum a Giza (Cairo, Egitto) aperto al pubblico (foto ministry of tourism and antiquities)

Anche se la comunicazione viene dal ministero del Turismo e delle Antichità, la prudenza è d’obbligo, visti i precedenti. Quella più clamorosa fu la mancata apertura del GEM in concomitanza col centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon nella valle dei Re a Tebe Ovest (4 novembre 1922 – 2022) che portò a un’apertura parziale utilizzando alcuni spazi per ospitare eventi speciali e ricevere gruppi di visitatori in visite limitate ad alcune sezioni e aree all’interno del museo. Così il pubblico – dal 2022 – può visitare la Piazza dell’Obelisco Sospeso, la sala principale nota come Sala Grande, il museo dei Bambini e un’esperienza di realtà virtuale, giardini, ristoranti, caffè e negozi che includono i principali marchi egiziani. Entrando nella sala principale del Grande Museo Egizio, i visitatori possono anche vedere molte antichità uniche come la statua di Ramses II, le dieci statue del faraone Sesostri, la famosa Lista dei re di Saqqara e la stele di Merenptah o stele della Vittoria, oltre a due statue di faraoni di epoca tolemaica.

Due anni dopo, nel novembre 2024, non essendo ancora arrivato il momento dell’inaugurazione ufficiale, viene lanciata a livello sperimentale l’apertura di dodici sale che mostrano la storia dell’antico Egitto dalla preistoria all’epoca romana. E si annuncia l’apertura per la primavera 2025. La primavera arriva senza alcuna cerimonia. Ma il ministero del Turismo e delle Antichità fissa la data dell’inaugurazione al 3 luglio 2025. Stavolta è veramente tutto pronto. Ma il Governo egiziano deve fare i conti con la situazione contingente internazionale, soprattutto con la crisi medio-orientale, Israele, Gaza, Hamas, Libano, Hezbollah… Crisi che coinvolge anche l’Egitto come Paese – tra gli altri – di mediare tra le parti. Così a metà giugno 2025 il ministero annuncia che “l’apertura ufficiale del Grande Museo Egizio slitta all’ultimo trimestre di quest’anno. Alla luce degli attuali sviluppi regionali, è stato deciso il rinvio dell’apertura ufficiale del Grande Museo Egizio, prevista per il terzo giorno di luglio. Questa decisione è arrivata anche a causa della responsabilità nazionale dello Stato egiziano e del suo impegno a presentare un evento globale eccezionale in un’atmosfera si addice alla grandezza della civiltà egiziana e al suo patrimonio unico, e garantisce un’ampia partecipazione internazionale che segue l’importanza dell’evento”. E subito dopo comincia a circolare la data del 4 novembre 2025, subito smentita dalle autorità egiziane. Ora c’è la data del 1° novembre 2025: sarà quella definitiva?

Egitto. Un tour operator egiziano annuncia la data dell’inaugurazione ufficiale del Grand Egyptian Museum a Giza, a un passo dalle Piramidi, con l’accesso alle gallerie di Tutankhamon e al Museo delle Barche solari. Ma per ora non c’è la conferma dal Ministero

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Nell’autunno scorso l’avevano annunciata per la primavera 2025. L’ennesima data che viene aggiornata periodicamente da molti anni. Ma stavolta c’è una data precisa: il Grande Museo Egizio (GEM), a Giza, a un passo dalle Piramidi dovrebbe aprire ufficialmente il 3 luglio 2025 con celebrazioni che dureranno diversi giorni per consentire a più visitatori di vivere l’evento. Il condizionale è d’obbligo, visto che la notizia è stata data sul proprio sito dal tour operator Vacations to go travel, basato in Egitto, ma che per il momento non ci sono conferme ufficiali né sul sito del Ministry of Tourism and Antiquities del Cairo né su quello del Grand Egyptian Museum. Staremo a vedere se questa sarà la volta buona. Secondo il tour operator l’inaugurazione includerà l’apertura della Sala d’Oro, dove sono esposti i tesori del faraone Tutankhamon, e della sezione delle Barche Solari (che prima erano nel museo ai piedi delle Piramidi), alla presenza di leader mondiali. Con un costo totale di 550 milioni di dollari, finanziati in parte da un prestito giapponese di 300 milioni di dollari, il progetto ha coinvolto aziende leader come Heneghan Peng Architects per la progettazione, Atelier Brückner per la disposizione espositiva, Orascom e Besix per la costruzione.

Situato vicino alle Piramidi di Giza, il GEM si estende su 117 acri e presenta 100.000 artefatti, molti esposti per la prima volta, insieme a facciate in vetro che offrono splendide viste piramidali. Finora ha conosciuto aperture parziali: si era iniziato nel 2022 quando, saltata l’apertura in concomitanza col centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon nella valle dei Re a Tebe Ovest (4 novembre 1922 – 2022), il pubblico ha potuto visitare la Piazza dell’Obelisco Sospeso, la sala principale nota come Sala Grande, il museo dei Bambini e un’esperienza di realtà virtuale, giardini, ristoranti, caffè e negozi. Poi dall’ottobre 2024 è possibile visitare dodici sale espositive che mostrano la storia dell’antico Egitto dalla preistoria all’epoca romana. L’ingresso al GEM è dunque attualmente limitato alle Gallerie Principali, alla Sala Grande, allo Scalone d’Onore, all’area commerciale e ai giardini esterni. Per l’apertura definitiva ora non resta che attendere l’ufficializzazione.

 

Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti

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Il direttore Christian Greco (con la presidente Evelina Christillin) illustra al presidente Sergo Mattarella e al ministro Alessandro Giuli la sala dei vasi dell’ala “Materia. Forma del tempo” (foto museo egizio)

Un mese e mezzo fa, lo ricordate, in occasione dell’apertura dell’ala “Materia. Forma del tempo”, l’ultimo allestimento del museo Egizio di Torino in ordine di tempo in vista dei festeggiamenti del bicentenario, il direttore Christian Greco aveva descritto la sala delle ceramiche, con l’esposizione di 5mila vasi, un vero coup de théâtre che lascia a bocca aperta il visitatore (vedi Torino. Il direttore Christian Greco ci introduce a “Materia. Forma del tempo”, il nuovo allestimento permanente che indaga la materia nell’antico Egitto, tra legni, pigmenti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dall’Epoca Predinastica (ca. 4000-3100 a.C.) a quella Bizantina (565-642 d.C.) | archeologiavocidalpassato).

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Il presidente Sergio Mattarella tra i vasi dell’allestimento “Materia. Forma del tempo” (foto museo egizio)

Mercoledì 20 novembre 2024, a rimanere sbalordito davanti a questa monumentale “libreria” di vasi è stato un ospite d’eccezione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che insieme al ministro della Cultura Alessandro Giuli, al ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto Hurgada Sherif Fathy e al Secretary General of the Supreme Council of the Antiquities of the Arab Republic of Egypt Khaled Mohamed Ismail, ha aperto ufficialmente la tre giorni – 20-22 novembre 2024 – di festeggiamenti per il bicentenario del museo Egizio di Torino (1824 – 2024), la più antica esposizione di antichità egizie del mondo.

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Il direttore Christian Greco, il presidente Sergio Mattarella e il ministro Alessandro Giuli nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Ma il direttore Christian Greco non finisce mai di stupire. Perché la festa del bicentenario è coincisa con la conclusione di uno dei cantieri più discussi e più attesi del complesso e articolato progetto architettonico firmato dallo Studio Oma – Office for Metropolitan Architecture di Rotterdam, che prevede una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi (vedi 1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio” | archeologiavocidalpassato).

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Galleria dei Re: le sfingi contrapposte a ricreare la strada processionale di Luxor (foto graziano tavan)

Parlo della riapertura, dopo il restauro e il riallestimento, della Galleria dei Re: “From darkness to light” non è solo il titolo del progetto, ma è l’effetto – stupefacente – che fa sul visitatore, e che farà alle centinaia di migliaia di persone che dalla sera del 20 novembre 2024 accederanno – magari un po’ prevenuti – alla Galleria dei Re sapendo che non avrebbero più trovato l’allestimento “hollywoodiano” di Dante Ferretti (del quale un po’ tutti ci eravamo innamorati).

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Il presidente Sergio Mattarella nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

E sicuramente, come ha provato in anteprima il presidente Mattarella, rimarranno favorevolmente impressionati: la luce domina le due grandi aule, dove sono stati recuperati i soffitti a botte e sono state tolte le tamponature delle finestre che ora permettono l’affaccio su piazza Carignano. La luce accarezza le statue, le avvolge, rimbalza diafana sulle pareti in alluminio dove la teoria di Sekhmet o le sfingi finalmente contrapposte a ricordare la grande strada processionale di Luxor diventano riflessi evanescenti che danno più volume alle sculture.

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Effetti speciali sul tempio di Ellesiya al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Mercoledì 20 novembre 2024 è stato anche il giorno della restituzione ufficiale del Tempio di Ellesiya alla città e all’Italia, con una consegna simbolica al Capo dello Stato: così il dono del governo egiziano all’Italia per aver contribuito al salvataggio dei templi nubiani non è più un “bene” del museo, ma un “bene” della comunità. A distanza di oltre mezzo secolo – il Tempio di Ellesiya era giunto a Torino nel 1966 – il museo Egizio, nell’ambito del rinnovamento per il bicentenario, ha scelto di rendere accessibile gratuitamente al pubblico la Cappella rupestre, che avrà un suo ingresso indipendente da via Duse e alla fine dei lavori anche dalla corte coperta del Museo – la corte Egizia -, liberamente fruibile dai visitatori.

Ciliegina sulla torta di questa festa speciale, alla vigilia della celebrazione del bicentenario, è stata la conferma per altri quattro anni, fino al 2028, di Evelina Christillin alla presidenza del museo Egizio da parte del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Ed è stato proprio il ministro, nel breve saluto alla stampa, a congratularsi con Christilin per il suo rinnovo alla presidenza dell’Egizio: “Voglio confermare la dichiarazione di amore personale per ciò che rappresenta questo straordinario museo dal valore mondiale e tutta la comunità che gli sta intorno e lo alimenta, lo tiene vivo, lo anima, e ogni giorno lo rende più prezioso”.

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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)


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La presidente del museo Egizio Evelina Christillin e il direttore Christian Greco (foto graziano tavan)

“Celebrare il bicentenario del Museo Egizio è un esercizio sia di memoria sia di proiezione verso il futuro”, hanno dichiarato la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “Il progetto architettonico di OMA nasce da una nuova visione del Museo come istituzione di ricerca di livello mondiale e luogo inclusivo dove tutti i visitatori sono invitati a scoprire il mondo dell’antico Egitto. È con grande orgoglio che presentiamo la Galleria dei Re rinnovata e offriamo per la prima volta l’accesso gratuito al Tempio di Ellesiya, che fu a sua volta un dono del governo egiziano al popolo italiano. Basandoci sulla grande trasformazione completata nel 2015, i lavori di ristrutturazione in corso sosterranno il museo Egizio nel nostro obiettivo di aprirci al mondo e raccontare ai visitatori non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto. Per il bicentenario, abbiamo deciso di riflettere sul ruolo del Museo, ponendoci domande difficili: il museo è un luogo di conservazione o di distruzione? Cosa ci manca ancora a 200 anni dalla nostra fondazione? Sono queste domande che hanno guidato la nostra strategia per la prossima fase della storia di questa straordinaria istituzione e collezione”.

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Il presidente della Repibblica Sergio Mattarella con il direttore Christian Greco, la presidnete Evelina Christillin e tutto lo staff del museo Egizio di Torino (foto quirinale)

Dal discorso di Christian Greco alla presenza del Presidente della Repubblica: “La squadra – coordinata dalla guidata sapiente e attenta della presidente Evelina Christillin – ha lavorato senza risparmiarsi per trasformare il Museo e perché l’Egizio possa essere: di anch mi Ra dj.t. Ovvero: dotato di vita come il dio sole per sempre”.

Egitto. Apertura sperimentale di altre 12 sale del Grand Egyptian Museum a Giza, a un passo dalle Piramidi. Ma fino all’inaugurazione ufficiale (primavera 2025?) resta escluso l’accesso alle gallerie di Tutankhamon e al Museo delle Barche solari

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Una sala espositiva del Grand Egyptian Museum a Giza (foto ministry of tourism and antiquities)

Il Grand Egyptian Museum a Giza, a un passo dalle Piramidi, ha annunciato l’inaugurazione, anche se non è ancora quella che tutti aspettano da alcuni (molti) anni. In realtà un’operazione sperimentale lanciata dal ministero egiziano del Turismo e delle Antichità che allarga gli spazi di visita. Dal 16 ottobre 2024 è possibile visitare dodici sale espositive che mostrano la storia dell’antico Egitto dalla preistoria all’epoca romana. L’ingresso al GEM è attualmente limitato alle Gallerie Principali, alla Sala Grande, allo Scalone d’Onore, all’area commerciale e ai giardini esterni. Il GEM Complex è aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle 18; le Gallerie tutti i giorni dalle 9 alle 17. Ultimo acquisto biglietti: alle 16. Rimane escluso l’accesso alle gallerie di Tutankhamon e al Museo delle Barche solari fino all’apertura ufficiale, che ora sembrerebbe fissata alla primavera 2025.

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Il grande atrio del Grand Egyptian Museum a Giza con la statua di Ramses II (foto ministry of tourism and antiquities)

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La piazza dell’Obelisco Sospeso davanti al Grand Egyptian Museum a Giza (foto ministry of tourism and antiquities)

L’apertura parziale del GEM era iniziata nel 2022 quando, saltata l’apertura in concomitanza col centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon nella valle dei Re a Tebe Ovest (4 novembre 1922 – 2022), per utilizzare alcuni spazi per ospitare eventi speciali e ricevere gruppi di visitatori in visite limitate ad alcune sezioni e aree all’interno del museo. Da questo momento il pubblico può visitare la Piazza dell’Obelisco Sospeso, la sala principale nota come Sala Grande, il museo dei Bambini e un’esperienza di realtà virtuale, giardini, ristoranti, caffè e negozi che includono i principali marchi egiziani. Entrando nella sala principale del Grande Museo Egizio, i visitatori possono anche vedere molte antichità uniche come la statua di Ramses II, le dieci statue del faraone Sesostri, la famosa Lista dei re di Saqqara e la stele di Merenptah o stele della Vittoria, oltre a due statue di faraoni di epoca tolemaica (vedi Egitto. In attesa dell’apertura ufficiale (con tutto il tesoro di Tutankhamon), il Grand Egyptian Museum a Giza apre al pubblico la piazza, la Sala Grande, giardini, ristoranti e servizi per i turisti | archeologiavocidalpassato).

Egitto. Al tempio di Abu Simbel si è rinnovato l’allineamento solare: i raggi di luce hanno illuminato il volto di Ramses II in fondo al santuario, come succede da 3200 anni

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Allineamento solare nel tempio di Abu Simbel ad Aswan in Egitto (foto ministry of tourism and antiquities)

Il Sole ha illuminato il volto di Ramses II, puntuale come succede da 3200 anni. Si è rinnovato anche il 22 ottobre 2024 l’allineamento solare al tempio di Abu Simbel ad Aswan, in Egitto. Lo annuncia il ministero egiziano del Turismo e delle Antichità: “L’allineamento solare al tempio di Abu Simbel è la significativa testimonianza del genio dell’Antico Egitto nell’astronomia e nell’architettura”. “Originariamente il 21 febbraio e il 21 ottobre – ricordano al ministero egiziano – il fenomeno è stato ritardato di un giorno dopo il riposizionamento del tempio nell’attuale posizione 66 metri più in alto, durante la costruzione della grande diga di Aswan. Ora, il sole illumina il santuario ogni anno, il 22 febbraio e il 22 ottobre”. Durante questo evento, i raggi del sole penetrano dall’ingresso e vanno ad illuminare il volto del faraone Ramses II, del dio Ra-Horakhti, e del dio Amon all’interno del santuario. Rimane nell’ombra la statua del dio Ptah, perché dagli antichi era considerato “il dio delle tenebre”. Questo magico fenomeno che dura 20-25 minuti era stato ricordato la prima volta nel 1874 dall’esploratore Amelia Edwards nel suo libro “A thousand Miles up to Nile”, pubblicato nel 1899.

Egitto. Al Grand Egyptian Museum di Giza, nell’anniversario della scoperta della tomba del faraone bambino, aperta la mostra immersiva “Tutankhamon”, un viaggio audiovisivo che abbraccia ben 3.400 anni di storia

Il Grand Egyptian Museum a Giza, a un passo dalle Piramidi, ha aperto a Novembre 2023 – in concomitanza con l’anniversario della scoperta della tomba del faraone bambino, la mostra immersiva “Tutankhamon”, attraverso la quale i visitatori possono intraprendere un viaggio con il re dorato Tutankhamon, che abbagliò il mondo con la sua tomba. Attraverso un’esperienza interattiva, infatti, utilizzando proiezioni digitali all’avanguardia, i visitatori potranno trasportarsi nell’antico Egitto e intraprendere un viaggio audiovisivo che abbraccia ben 3.400 anni di storia. La mostra rimarrà aperta tre mesi. I visitatori possono acquistare i biglietti per la mostra attraverso il sito  visit-gem.com/tut, oppure tramite la biglietteria del museo.

La mostra è frutto della collaborazione innovativa con Madrid Artes Digitales, dove è stata presentata nel 2022 per il centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon (vedi il video). Attraverso proiezioni digitali all’avanguardia, i visitatori avranno l’opportunità senza precedenti di entrare nella sorprendente vita di questo leggendario Re d’Oro.

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Lo scalone d’onore del Grand Egyptian Museum a Giza (Cairo, Egitto) aperto al pubblico (foto ministry of tourism and antiquities)

Come parte dell’esperienza, si può godere una visita guidata dello Scalone d’Onore del the Grand Egyptian Museum, che presenta oltre 60 pezzi storicamente significativi della collezione del museo, fornendo una comprensione e un apprezzamento più profondi della civiltà che ha dato origine alla leggenda del re Tutankhamon.

Egitto. Nell’antico tempio di Berenice sul mar Rosso la missione polacco-americana ha scoperto una statua del Budda del II sec. a.C. dedicata da uno o più ricchi mercanti dall’India. Waziri, segretario dello Sca: “In epoca romana erano stretti i legami commerciali tra l’Egitto e l’India”

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La statua del Budda (II sec. a.C.) scoperta dalla missione polacco-americana nell’antico tempio di Berenice sul mar Rosso (Egitto) (foto ministry of tourism and antiquities)

Un Budda nell’Antico Egitto. In epoca romana erano stretti i legami commerciali tra l’Egitto e l’India, quando l’Egitto occupava una posizione strategica sulla rotta commerciale che collegava l’Impero Romano a molte parti del mondo antico, inclusa l’India. Lo prova la presenza di un tempio dedicato al Budda nella città di Berenice, sulla costa del mar Rosso. È lì che, durante lo scavo dell’antico tempio di Berenice, la missione archeologica congiunta polacco-americana operante nella città di Berenice, sulla costa del Mar Rosso, è riuscita a portare alla luce una statua di Buddha del II secolo a.C. Lo ha affermato Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, sottolineando che la missione archeologica lavora nella città – fondata nel 275 a.C. da Tolomeo II Filadelfo in memoria della madre Berenice I – dal 1994 sotto la supervisione del Consiglio Supremo delle Antichità, e che l’attuale stagione di scavo ha recuperato molte importanti prove dell’esistenza di legami commerciali tra Egitto e India. “C’erano molti porti durante l’epoca romana sulla costa egiziana del mar Rosso coinvolti in questo commercio”, ha spiegato Waziri, “il più importante dei quali era Berenice, dove arrivavano navi dall’India cariche di prodotti come pepe, pietre semipreziose, tessuti e avorio, che venivano scaricati e da qui le carovane di cammelli trasportavano le merci attraverso il deserto fino al Nilo. Altre navi poi portavano le merci ad Alessandria e da lì nel resto dell’Impero Romano”.

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La valle del Nilo con i collegamenti dal porto di Berenice sul mar Rosso ad Alessandria sul mar Mediterraneo (da Stephen Sidbotham e Martin Hense)

Mariusz Goyazda, capo della missione dalla parte polacca, ha detto che la statua scoperta era di una pietra che potrebbe essere stata estratta dalla zona a Sud di Istanbul, potrebbe essere stata scolpita localmente a Berenice e dedicata al tempio da uno o più ricchi mercanti dall’India. “L’altezza della statua è di cm 71. Raffigura il Buddha in piedi che trattiene un lembo delle sue vesti nella mano sinistra, inoltre intorno al suo capo è presente un’aureola con sopra raffigurati i raggi del sole, che indica la sua mente irradiante, e accanto a essa c’è un fiore di loto”. E Stephen Sidbotham, capo della missione da parte americana, ha affermato che la missione è riuscita anche, durante i lavori nel tempio, a scoprire un’iscrizione in lingua hindi (sanscrito) risalente all’imperatore romano Filippo l’Arabo (Marco Giulio Filippo) (244-249 d.C.), e sembra che tale iscrizione non sia della stessa data della statua, che è probabilmente molto più antica, in quanto altre iscrizioni nello stesso tempio erano in greco, risalenti agli inizi del I secolo d.C.”. Sono state trovate anche due monete del II secolo d.C. provenienti dal regno indiano di Satavahana.

Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo”

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La tomba di Panehsy (1250 a.C.) scoperta a Saqqara dalla missione internazionale del museo Egizio di Torino, del ministero delle Antichità egiziano e del museo nazionale di Leiden (foto museo egizio)


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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

La quinta e ultima settimana di scavo della missione congiunta del museo Egizio di Torino, del ministero egiziano del Turismo e delle Antichità e del museo delle Antichità di Leiden a Saqqara si è chiusa con l’annuncio di una importante scoperta: gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno trovato una tomba di 3200 anni fa (primo periodo Ramesside, 1250 a.C.). Apparteneva a Panehsy, che era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco, e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie, tra cui quella dell’artigiano Yuyu. La scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside. Saqqara è la necropoli della capitale dell’antico Egitto Menfi, che stando alla tradizione egizia fu fondata nel 3000 a.C. dal re Menes, il primo faraone dell’Egitto unito.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, nello scavo di Saqqara (foto museo egizio)

“Lo scavo a Saqqara, iniziato nel 1975 dal Egypt Exploration Society e dal museo nazionale delle Antichità di Leiden”, spiega il direttore Greco, “è finalizzato alla ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo. Nel 2015 il museo Egizio è diventato partner della missione. L’archeologia oggi mira a ricostruire la biografia di questi oggetti, perché si possa meglio comprendere la storia economica e sociale dell’antico Egitto. Il ritrovamento della cappella di Yuyu ne è l’esempio plastico, in questo gli stipiti di porta provenienti da questo monumento e conservati oggi al Musée de Picardie ad Amiens possono essere finalmente compresi e contestualizzati”.

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La tomba di Panehsy a Saqqara: ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato (foto museo egizio)

La tomba di Panehsy ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato al cui centro c’è un pozzo che dà accesso alle camere sepolcrali ipogee. Sul lato ovest la corte è chiusa da tre cappelle. Il complesso funerario di forma rettangolare, di 13,4 metri per 8,2 metri, confina a sud con la celebre tomba di Maya, alto funzionario, responsabile del tesoro del faraone Tutankhamon. I muri di mattoni crudi della struttura superiore della tomba di Paneshy sono ancora in piedi e raggiungono un’altezza di un metro e mezzo e sono decorati da ortostati, lastre di rivestimento in pietra calcarea, che mostrano rilievi colorati in cui si distinguono il proprietario della tomba Panehsy e sua moglie Baia, cantante di Amon, e diversi sacerdoti e portatori di offerte. Il nome di Panehsy significa il Nubiano, ma questo non necessariamente è una indicazione delle sue origini. Con l’aggiunto “da Menfi”, Panehsy vuole sottolineare il suo legame con questa città, un importante centro amministrativo e religioso al tempo in cui visse Panehsy, che quindi potrebbe essere nato lì.

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Tomba di Panehsy a Saqqara: rilievo con la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna (foto museo egizio)


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Tomba di Panehsy a Saqqara: pulizia dei rilievi (foto museo egizio)

Il nome Panehsy era relativamente comune a quel tempo, ma questo specifico responsabile del tempio che veniva da Menfi era sconosciuto agli studiosi fino ad oggi. La rappresentazione più bella di Panehsy è quella in cui è impegnato ad adorare la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna. Al di sotto, Panehsy e sua moglie Baia siedono insieme davanti ad una tavola. Un uomo calvo con una pelle di leopardo che gli cinge le spalle si trova di fronte alla coppia deceduta. È il sacerdote che si occupa del culto funerario dei defunti. Lui versa una libagione d’acqua. Il testo in geroglifico identifica il sacerdote come Piay, lo scriba della tavola sacrificale e forse il secondo di Panehsy. Il titolo suggerisce che Piay fosse subordinato al proprietario della tomba Panehsy. Non era così strano che Piay si occupasse del culto della morte del suo superiore, anche se idealmente questo compito spettava al figlio maggiore del defunto. Si può quindi ipotizzare che forse Panehsy non avesse figli.

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L’area di scavo della missione italo-egizio-olandese a Saqqara vicino alla piramide di Djoser (foto museo egizio)


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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) nella missione di scavo a Saqqara (foto museo egizio)

A Est della tomba di Panehsy, gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno scoperto quattro cappelle funerarie più piccole, una delle quali apparteneva a Yuyu, artigiano responsabile della produzione delle lamine d’oro presso il tesoro del faraone. La cappella di Yuyu misura solo 1 metro per un metro e 15 cm. Molto affascinanti le decorazioni e i dettagli della decorazione del muro. In questa cappella funeraria, quattro generazioni della famiglia di Yuyu erano rappresentate in splendidi rilievi colorati. Si vede il corteo funebre di Yuyu e il rituale dell’apertura della bocca, momento supremo del funerale, oltre alla venerazione della dea vacca hathorica e della barca del dio locale di Saqqara, Soqar. Un altro ritrovamento degno di nota nell’area est della tomba di Panehsy è una cappella, ancora anonima, con una rara rappresentazione del proprietario della tomba e della sua famiglia, il cui stile artistico potrebbe ispirarsi alle statue vicino alla tomba di Maya e Merit.

Egitto. Il Grande Museo Egizio, superati i test invernali, apre a visite guidate (prenotabili solo on line) limitate ai giardini, area commerciale e Grande Sala con la statua di Ramses II. Per il museo vero e proprio (e quindi Tutankhamon) si deve attendere l’inaugurazione ufficiale (vicina?)

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I giardini del Grande Museo Egizio al Cairo. Sullo sfondo le piramidi di Giza (foto ministry of tourism and antiquities)

L’inaugurazione stavolta sembrerebbe proprio abbastanza vicina. Il Grande Museo Egizio, che dialoga con le piramidi della vicina piana di Giza, avrebbe superato tutti i test per la tenuta dei servizi e l’impatto con il pubblico organizzati da novembre 2022 con eventi speciali e visite private. E ora il ministero del Turismo e delle Antichità ha deciso di passare allo step successivo: avviare visite guidate limitate nella zona commerciale e nella hall del Grande Museo Egizio. Dall’8 marzo 2023 è infatti possibile prenotare, ma solo on line, sul sito http://www.visit-gem.com della Legacy Development and Management Company, società controllata dal Gruppo Hassan Allam, che gestisce i servizi nel complesso del GEM.

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La Grande Sala del Grande Museo Egizio al Cairo dominata dalla statua colossale di Ramses II (foto ministry of tourism and antiquities)

Cosa si potrà vedere? I tour comprendono i giardini e l’area commerciale con una serie di ristoranti, caffè e negozi che includono i principali marchi egiziani, un negozio di souvenir, oltre agli spazi aperti per la visita del museo che include l’area dell’obelisco sospeso, la sala dei ricevimenti principale nota come Sala Grande e il foyer di vetro. Durante il loro tour della Sala Grande, i visitatori potranno anche vedere i manufatti lì esposti, tra cui la statua del faraone Ramses II e la colonna della vittoria del re Merenptah, oltre a due statue di un re e di una regina dell’era tolemaica.

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L’imballaggio per il trasporto del quarto sarcofago di Tutankhamon al Grande Museo Egizio (foto ministry of Tourism and Antiquities)

Cosa non si potrà vedere? Purtroppo per ora le sale del museo rimangono completamente chiuse. E questo significa le sale principali, la Tutankhamon Hall, la Grande Scala, la sala espositiva interattiva, il Khufu Boat Museum, e altre sezioni e aree interne del museo. Per poterle visitare si dovrà ancora attendere l’apertura ufficiale del museo, che – assicurano al ministero egiziano (ma quante volte l’hanno fatto in questi anni?) – “sarà determinata al più presto possibile”. E poiché si tratterà di un evento planetario il ministero spiega che nel fissare la data si dovrà tenere conto del tempo necessario per organizzare e garantire la partecipazione di re, presidenti e ministri di tutti i Paesi del mondo.