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Roma. Alla fondazione Marco Besso, in presenza e on line, “Giornata in ricordo di Anna Maria Bietti Sestieri” a cinque mesi dalla sua scomparsa: collaboratori di lunga data si uniranno per condividere e narrare le memorie di una vita di ricerca condivisa

roma_fondazione-besso_giornata-in-ricordo-di-anna-maria-bietti-sestieri_locandinaSono passati cinque mesi da quel 2 luglio 2023 quando, a ottant’anni, dopo lunga malattia, si è spenta Anna Maria Bietti Sestieri, accademica dei Lincei, professoressa emerita dell’università del Salento, già presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Oltre che a problemi teorici e metodologici, la sua attività di ricerca si era rivolta principalmente alla protostoria dell’Italia e del Mediterraneo, con numerosi lavori sull’Italia in generale, sul Lazio antico, sulla Sicilia e sulle regioni meridionali, sui rapporti fra Oriente e Occidente mediterranei (vedi Archeologia in lutto. Si è spenta a 80 anni, dopo lunga malattia, Anna Maria Bietti Sestieri, tra i massimi esperti della protostoria dell’Italia e del Mediterraneo, una delle protagoniste assolute dell’archeologia nell’ultimo cinquantennio | archeologiavocidalpassato). Giovedì 7 dicembre 2023, alla fondazione Marco Besso, in largo di Torre Argentina 11 a Roma, collaboratori di lunga data si uniranno per condividere e narrare le memorie di una vita di ricerca condivisa in una “Giornata in ricordo di Anna Maria Bietti Sestieri” coordinata dal Comitato scientifico composto da Anna De Santis, Monica Miari, Claudio Giardino e Paolo Bellintani. Per partecipare in presenza è obbligatoria la prenotazione al link http://fmb.my.to/15. Sarà possibile seguire l’evento anche in diretta streaming al link: www.fondazionemarcobesso.net/eventi.

Programma ore 9-13. Saluti: Gilda Bartoloni, Monica Miari, Giovanni Bietti, Massimo Bietti, Cristiana Morigi, Maurizia De Min. Interventi: Renata Grifoni, “Anna Maria, il ricordo di una cara amica dai tempi della gioventù”; Anna De Santis, Renato Sebastiani, Irene Baroni, Gianni Bulian, “L’impronta di Anna Maria Bietti Sestieri nella soprintendenza Archeologica di Roma”; Claudio Giardino, “L’attività di Anna Maria Bietti Sestieri presso l’università del Salento”; Mark Pearce, Ruth Whitehouse, “L’impatto internazionale di Anna Maria Bietti Sestieri”; Anna Maria Reggiani, “Anna Maria Bietti Sestieri e il museo Africano”; Maria Bernabò Brea, Anna Revedin, “La presidenza di Anna Maria Bietti Sestieri e i nuovi impulsi nella vita dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria”; Andrea Cardarelli, Paolo Bellintani, “Anna Maria Bietti Sestieri e Frattesina: le sue ricerche e la ripresa delle indagini”; Alberto Cazzella, “L’età del Bronzo nel territorio di Roma”; Pietro Giovanni Guzzo, “Qualche ulteriore considerazione sull’iscrizione della Tomba 482 dell’Osteria dell’Osa”; Michele Gras, “Rileggere Anna Maria”; Carmine Ampolo, “Formazione versus Fondazione”.

Programma ore 14.30-18. Patrizia Gastaldi, “Facies protovillanoviana e primo periodo laziale nella Campania settentrionale”; Alessandro Zanini, “Rileggendo Anna Maria: la formazione dell’Etruria fra Storia e Protostoria”; Raffaella Papi, “Tombe di bambini a Campovalano”; Nuccia Negroni Catacchio, Christian Metta, Veronica Gallo, “L’abitato di Sorgenti della Nova nel quadro delle culture coeve nell’Italia settentrionale”; Giovanna Bergonzi, “Sulla interpretazione delle società protostoriche nell’ultimo trentennio del secolo scorso”; Alessandro Guidi, “Il ruolo delle donne nello studio della Preistoria e della Protostoria italiana”; Anna De Santis, “Il processo formativo della cultura laziale vent’anni dopo”; Claudio Giardino, Serena Cosentino, Gianfranco Mieli, “Le ricerche archeometallurgiche in Abruzzo”; Albert Nijboer, “A portrait for Anna Maria Bietti Sestieri. An origin for the portraiture of Rembrandt von Rijn from 1548 to 1634”. Degustazione di vini offerti da Casale del Giglio.

Roma. All’Accademia nazionale dei Lincei incontro, in presenza e on line, con Barbara Davidde, soprintendente nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, su “Il relitto alto-arcaico del Canale di Otranto nel quadro dei traffici mediterranei”

Un vaso recuperato dal carico del relitto di Otranto a 780 metri di profondità, e ora in restauro nel Laboratorio della soprintendenza nazionale del Patrimonio naturale subacqueo (foto MIC)

roma_accademia-nazionale-dei-lincei_logoLa soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo ha avviato nel 2021 l’analisi, lo studio e il restauro di parte del carico di un relitto individuato nel 2018-2019 alla profondità di 780 metri, e a 22 miglia dalla costa nel Canale di Otranto, durante le operazioni di archeologia preventiva, preliminari alla realizzazione del gasdotto del TAP (Trans Adriatic Pipeline) (vedi Relitto del Canale di Otranto a 780 metri di profondità: i primi reperti studiati confermano che è un ritrovamento unico, che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Franceschini: più fondi all’archeologia subacquea e si recuperi tutto il carico naufragato | archeologiavocidalpassato). Giovedì 10 marzo 2022, alle 15, l’Accademia nazionale dei Lincei, nella sede di via Longara a Roma, dedica un approfondimento a “Il relitto alto-arcaico del Canale di Otranto nel quadro dei traffici mediterranei”, in presenza (prenotazione obbligatoria, è necessario inscriversi: MODULO ISCRIZIONE) e in streaming (sul canale dei Lincei: https://www.lincei.it/it/live-streaming). Dopo i saluti del linceo Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Barbara Davidde soprintendente nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo parlerà della scoperta del relitto e del patrimonio archeologico subacqueo. A seguire, introdotti e coordinati dal linceo Eugenio La Rocca dell’università La Sapienza di Roma, interverranno i lincei Francesco D’Andria (università del Salento) su “Documenti del commercio arcaico sulle due sponde del Canale di Otranto”, e Michel Gras (Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS) su “I relitti di età arcaica tra archeologia e storia”.

Una fase della pulizia di un vaso recuperato dal Relitto alto-arcaico del Canale di Otranto (foto patrimonio subacqueo)

Il relitto di Otranto. L’area del naufragio è caratterizzata dalla presenza di circa 240 manufatti ceramici di provenienza corinzia, cronologicamente riferibili all’età alto-arcaica. Lo studio di una parte di questi materiali (tre anfore corinzie di tipo A, 4 hydriai, tre oinochoai trilobate, una brocca di impasto grossolano, forma comune a Corinto e un pithos frammentario che conservava al suo interno circa 36 skyphoi perfettamente impilati) e dei resti organici (numerosi noccioli di olive sono stati individuati nelle anfore corinzie di tipo A) sta offrendo interessanti dati che contribuiranno a migliorare, e probabilmente a ridisegnare, le conoscenze sui traffici marittimi in Adriatico nei primi decenni del VII sec. a.C. L’intervento, che ha richiesto l’impiego di tecnologie solitamente utilizzate nell’ambito dei lavori della pratica subacquea industriale del comparto “oil & gas”, illustrerà le tecnologie utilizzate per la documentazione del sito archeologico e per il recupero di una piccola porzione del carico, e presenterà i risultati preliminari dello studio e delle analisi dei reperti recuperati, ora in corso di restauro nel Laboratorio della soprintendenza nazionale. Vista l’importanza del rinvenimento, la stessa soprintendenza ha progettato il recupero dell’intero carico e sta valutando le possibilità di finanziamento.