Castellammare di Stabia (Na). Dopo un anno di stop per il nuovo allestimento, riapre il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Inaugurazione con il ministro Sangiuliano. Uno spazio anche per il Doriforo di Stabia, trafugato dai clandestini ed esposto a Minneapolis (USA). Il procuratore Fragliasso fa il punto sull’iter giudiziario per far tornare il capolavoro in Italia

Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
6 marzo 2023 – 6 marzo 2024: è passato esattamente un anno dalla chiusura del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia Quisisana di Castellammare di Stabia (Na) (vedi Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” chiude per cambiare volto: ampliamento e valorizzazione dei depositi e degli spazi espositivi aperti sul paesaggio e le ville romane. Spazio speciale per il Doriforo trafugato, oggi ancora a Minneapolis | archeologiavocidalpassato). Il nuovo allestimento è stato completato e il 6 marzo 2024 il museo sarà riaperto al pubblico.

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel in una visita al sito archeologico (foto parco archeologico pompei)
Lunedì 4 marzo 2024, alle 15, alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, l’inaugurazione ufficiale del rinnovato allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. Interverranno: il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna; il prefetto capo della commissione straordinaria di Castellammare di Stabia, Raffaele Cannizzaro; il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel; la direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”, Maria Rispoli; il prof. Carlo Rescigno dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Concluderà il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Nell’occasione il comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, cap. Massimiliano Croce presenterà il recupero di circa 125 reperti archeologici di produzione campana, condotto in sinergia con il parco archeologico di Pompei – Area Tutela. I reperti saranno tutelati e valorizzati nel contesto del rinnovato museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”.

Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
Chiudere per diventare più grandi. È stato questo il “motto” al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia proponendo un concept innovativo che interessa i depositi, al fine di renderli sempre più non solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, mentre il percorso di visita museale viene arricchito di ulteriori reperti, approfondimenti e strumenti multimediali (nel video del parco archeologico di Pompei l’allestimento dello splendido soffitto con testa di Medusa, restaurato e proveniente da Villa San Marco). Previsto nel nuovo allestimento anche uno spazio per il Doriforo di Stabia, la statua di eccezionale qualità oggi al Minneapolis Institute of Art (USA).

Un momento del briefing sul Doriforo di Stabia con il procuratore Nunzio Fragliasso (foto parco archeologico pompei)
Sul caso del Doriforo di Stabia è intervenuto qualche giorno fa, in un incontro stampa col direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, che ha ripercorso e fatto il punto sull’iter giudiziario intrapreso per riportare il Doriforo di Stabia in Italia. Innanzitutto le tappe percorse dalla Procura di Torre Annunziata. “Il 18 gennaio 2022 su richiesta della Procura di Torre Annunziata – spiega – il Gip del Tribunale di Torre Annunziata ordina la confisca della statua del Doriforo avendo ritenuto provata la provenienza della statua del Doriforo, copia romana del capolavoro di Policleto. Un’altra è esposta al Mann, ma non a detta di chi vi parla – non sono un addetto ai lavori – ma degli esperti, è una copia ancora più bella. E secondo gli accertamenti della Procura e condivisi dal Giudice questa statua proviene da Stabia, appartiene all’Italia, ed è esposta al museo di Minneapolis dove è stata esportata clandestinamente. Il 21 febbraio 2022 – continua -, la Procura di Torre Annunziata ha inoltrato alle competenti autorità degli Stati Uniti – città di Washington – una rogatoria internazionale per riportare la statua del Doriforo in Italia dando istituzione della notifica di confisca in attuazione dei trattati internazionali stipulati tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti: il 9 novembre 1982, un altro il 3 maggio 2006, e un altro il 25 giugno 2013. Il 16 maggio 2022 su richiesta degli Stati Uniti la Procura di Torre Annunziata ha trasmesso alle competenti autorità statunitensi un nuovo esemplare del documento di confisca recante la certificazione dell’esecutività del provvedimento. Quindi il 18 ottobre e 14 dicembre 2022 sono stati trasmessi agli Stati Uniti integralmente i documenti sui quali si fonda l’adozione del provvedimento di confisca. E questi atti sono stati notificati al museo di Minneapolis. Il 3 marzo 2023 la difesa italiana del museo di Minneapolis ha ritirato presso la Procura di Torre Annunziata la copia integrale del procedimento penale nell’ambito del quale è stato emesso il provvedimento di confisca. A oggi, pur potendolo fare, il museo di Minneapolis non ha proposto alcun gravame – tecnicamente si chiama incidente di esecuzione – al provvedimento di confisca. Ciò non di meno la statua sta ancora esposta al museo. L’ultima notizia – ricorda – è del 15 dicembre 2023 la Procura di Torre Annunziata ha avanzato una formale richiesta di verifica alle autorità di Washington chiedendo che si dia corso alla rogatoria internazionale. Non abbiamo ricevuto risposta”. Ora si confida su un supporto anche dai contatti diplomatici e le buone relazioni tra l’Italia e gli Stati Uniti. Intanto lo Stato italiano ha bloccato ogni prestito dall’Italia al museo di Minneapolis finché non si risolve questo contenzioso.

Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata (foto graziano tavan)
L’azione giudiziaria iniziata due anni fa dalla Procura di Torre Annunziata ha ripreso, valorizzandola, una inchiesta dell’inizio degli anni ’80 del Novecento della Procura di Napoli per riportare la statua del Doriforo che all’epoca era esposta al museo di Monaco di Baviera. “E la statua era esposta – lo sappiamo da fonte certa – come Doriforo di Stabia”. “Da nostre indagini – riprende Fragliasso – sappiamo che la statua è stata esportata all’estero clandestinamente, passando dalla Svizzera scomposta in quattro pezzi, da Eli Borowsky, un trafficante internazionale – nel frattempo deceduto – di reperti archeologici e opere d’arte: quando un servizio della Rai mostrò le foto del Doriforo scomposto in quattro parti facendo montare la polemica, lo stesso Borowsky ammise che quelle foto, e quindi la statua, erano nelle sue disponibilità. La statua all’epoca – continua – fu anche sequestrata dalle autorità di Monaco di Baviera. Il sequestro durò circa un paio di anni, e poi fu dissequestrata dal procuratore generale di Monaco di Baviera, ma il museo di Monaco di Baviera a quel punto non la volle comprare. Da quel momento si perdono le tracce della statua che poi ricompare al museo di Minneapolis. E noi abbiamo la prova del fatto che quando i rappresentanti del museo di Minneapolis hanno acquistato la statua sapevano della sua provenienza clandestina. Noi abbiamo un carteggio, che ci è stato consegnato dagli Stati Uniti – sottolinea Fragliasso -, tra un rappresentante del museo di Minneapolis e quello di un altro museo nel quale si legge (siamo nel 1976 quindi ben prima dell’acquisto della statua, che è stato dopo il 1984) che la statua è stata ripulita solo dalla terra. E in un altro tra due rappresentanti dello stesso museo di Minneapolis si legge che la statua, secondo gli esperti di arte romana, proveniva dalla terra e non dal mare. Ciò smentisce quanto sempre sostenuto dal Borowsky, cioè che la statua era stata rinvenuta in mare. Se è così, cioè proveniente dalla terra, continuano i due, meglio non dirlo ad alta voce oppure il vecchio furto di Castellammare potrebbe venir fuori di nuovo. La prova del nove ce l’abbiamo con una verifica effettuata sulla statua dalle autorità tedesche: una perizia datata 11 settembre 1984 conclude che il genotipo della superficie del marmo della statua viene pregiudicato da due grosse macchie calcaree riconducibili al giacimento della statua per molto tempo sotto terra”.

Il Minneapolis Institute of Art (USA) (foto wikipidia)
“Questo dettaglio è importante – fa notare il procuratore – perché se la statua proveniva da sotto terra significa che questa proveniva da scavi clandestini e per la legislazione dell’epoca (legge 1089/39), ma che è stata una costante di tutte le leggi che si sono succedute, tutti i reperti archeologici provenienti dal territorio italiano appartengono allo Stato italiano. Perciò l’esportazione all’estero di beni archeologici rinvenuti nello Stato italiano è reato, e questo reato comporta obbligatoriamente la confisca anche in assenza di condanna. Viene fatta salva, come ha scritto la Corte costituzionale, la buona fede del terzo acquirente. E noi abbiamo dimostrato che i rappresentanti del museo di Minneapolis non fossero affatto in buona fede al punto tale – conclude – che molto prima di comprare la statua loro sapevano della provenienza della statua da sotto terra, e quindi da uno scavo clandestino, e consigliavano di non far emergere questa circostanza”.
Pompei. Dallo scavo nella Regio V emerse 13 statuine in terracotta che sembrano rimandare al mito di Cibele e Attis, connesso al ciclo vitale delle stagioni e della fertilità della terra. E dalla Casa di Leda e il cigno una stanza finemente affrescata dove spiccano 4 tondi con volti femminili di raffinata eleganza
A Pompei affiorano dal lapillo 13 statuine di terracotta nel corso dello scavo di una domus a nord della Casa di Leda e il cigno. E il fatto che ciò sia avvenuto in piena atmosfera natalizia ha fatto associare la scoperta all’idea suggestiva di un presepe ante litteram, ma assolutamente priva di qualsiasi riscontro storico e scientifico. Le sculture sono emerse dal lapillo a un’altezza superiore ai 2 metri rispetto al piano pavimentale. L’ambiente che le conservava, probabilmente l’atrio della casa, presentava anche delle decorazioni affiorate per ora nella parte superiore delle pareti.

Collage delle statuine in terracotta emerse nella domus a nord della Casa di Leda nella Regio V di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Regio V di Pompei: l’ambiente dove sono state rinvenute le 13 statuine di terracotta (foto parco archeologico pompei)
“L’11 dicembre 2023, al di sotto di una coltre di lapillo, all’interno di una nicchia ricavata nella parete N-S dell’ambiente 42”, raccontano Maria Rispoli e Gabriel Zuchtriegel, archeologa e direttore del parco archeologico di Pompei, su http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/, “sono state rinvenute 13 statuine in terracotta, di circa 15-20 cm, realizzate con matrici bivalve e caratterizzate da una vivace policromia. Esse sono state ritrovate schierate su un asse orizzontale in posizione eretta, all’interno di un vano definito da blocchi di travertino, dove presumibilmente si trovava un mobile scaffale. In realtà, il recupero di molti altri frammenti denota la presenza di una teoria di sculture senz’altro più copiosa. Oltre figure antropomorfe, si riconoscono una noce, una mandorla, la testa di un gallo in argilla, una pigna in vetro”.

Regio V a Pompei: statuetta accovacciata, identificato probabilmente con Attis (foto parco archeologico pompei)
Dai primi studi, alcuni soggetti sembrano rimandare al mito di Cibele e Attis, connesso al ciclo vitale delle stagioni e della fertilità della terra e dunque all’equinozio di primavera. “Il mito – spiegano – è originario della Frigia, in Asia Minore, dove la dea era venerata come Signora della natura, simbolo dei cicli vitali e naturali che contemplano la nascita, la morte e il continuo rinnovarsi della vita stessa. Come tale, Cibele era considerata la dea sia dei vivi sia dei morti e veniva venerata sotto molteplici valenze in diverse località̀ della Grecia e dell’Oriente. Il mito si diffonde nel Mediterraneo in due versioni principali: quella lidia e quella frigia”.

Regio V a Pompei: statuina che raffigura una madre in procinto di porgere al lattante il seno scoperto, probabile ex voto a Cibele (foto parco archeologico pompei)
In Italia il culto arriva attraverso la Magna Grecia. Esso fu accolto a Roma soprattutto dai ceti più abbienti. A Pompei la figura di Attis compare nella Casa di Pinarius Cerialis (Regio III 4, 4) dove il pastore è raffigurato sulla parete di un cubiculum con il pedum di fianco ad un pino. La figura di Attis compare nelle città vesuviane, Ercolano, Pompei e Oplontis nei bronzetti come ex voto ma anche negli arredi. La presenza di questi oggetti lascia intuire come la figura del pastore sia diventata popolare presso il territorio vesuviano, entrando così nei luoghi privati, case e botteghe, non soltanto come forme del culto ma anche come parte del repertorio decorativo. Nel contesto rinvenuto nell’ambito dello scavo della Casa di Leda, Attis è connotato da diversi attributi, il berretto frigio, la cista, il pedum e un gallo, animale che nella nicchia in questione ritorna anche da solo come ex voto rimandando alle figure dei sacerdoti officianti il culto. Quindi Attis è presente nelle sembianze del pastore, veste una tunica con maniche, che copre le spalle e lascia scoperto il ventre. “Siamo, dunque, di fronte ad un contesto di grande interesse – concludono gli archeologi del Parco – che mostra momenti del racconto mitologico ma che restituisce anche ex voto che rimandano all’evocazione di precise azioni rituali. Tra questi una pigna in vetro, conservatasi in maniera sorprendente, richiama un rituale a cui i sacerdoti, preposti al suo culto, si sottoponevano: durante le cerimonie, che ricordavano la morte di Attis, questi erano soliti percuotersi il petto proprio con delle pigne”.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, con una delle statuette trovate durante lo scavo nella Regio V di Pompei (foto parco archeologico pompei)
Il cantiere in corso sta interessando ambienti già noti della Casa di Leda (messi in luce tra il 2018 e il 2019 nell’ambito dei lavori previsti dal Grande Progetto Pompei) e quelli di due domus, non meglio identificate, che si sviluppano a Nord e a Sud della casa di Leda. Lo scavo è finalizzato alla messa insicurezza dei fronti di scavo (perimetro tra strutture già in luce e aree non scavate) e alla salvaguardia e alla conservazione degli apparati decorativi, in vista anche della pubblica fruizione del complesso.

Regio V, Casa di Leda e il cigno a Pompei: volto di figura femminile con corona di foglie (foto parco archeologico pompei)

Regio V, Casa di Leda e il cigno a Pompei: volto di figura femminile con monili e ramoscello d’ulivo (foto parco archeologico pompei)
Durante la fase di rimozione delle terre ancora presenti in alcuni ambienti della Casa di Leda, al fine di raggiungere il livello del piano pavimentale, è inoltre emersa una stanza finemente affrescata dove spiccano 4 tondi con volti femminili di raffinata eleganza: tra queste, una figura femminile adornata da monili e caratterizzata dalla presenza di un ramoscello di ulivo; e un’altra caratterizzata da una corona di foglie di vite intorno il capo.
Castellammare di Stabia (Na). Incontro pubblico alla Reggia di Quisisana per illustrare i progetti di restauro della Torre Colombaia e l’area verde competente. “Nessun albero abbattuto, né sono previsti abbattimenti”

La Torre Colombaia nel parco della Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia è interessata da lavori di restauro e valorizzazione (foto parco archeologico pompei)
“Nessun albero è stato abbattuto né sono previsti abbattimenti nell’ambito dei progetti di restauro e valorizzazione della Torre Colombaia, complesso che unisce valori unici di carattere sia naturalistico sia culturale”, assicura la direzione del parco archeologico di Pompei. E mercoledì 31 maggio 2023, alle 11, alla Reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia (Na), incontro con la responsabile del sito, Maria Rispoli, e il direttore dei lavori della gestione del verde del Parco archeologico di Pompei, Paolo Mighetto, per rendere noti a tutta la cittadinanza e alle associazioni interessate i progetti che riguarderanno l’intera struttura. È in corso di valutazione e analisi, infatti, lo stato di salute di tutti gli alberi del parco, per l’area di afferenza del Parco archeologico di Pompei, con l’ausilio di agronomi e giardinieri d’arte restauratori del verde, al fine di definirne una accurata anamnesi dello stato di conservazione, nell’istanza prioritaria della loro cura, tutela e valorizzazione. “Nel contempo”, informa il Parco archeologico di Pompei, “i lavori di restauro e consolidamento della Torre Colombaia, monumento risalente al XIV secolo di grande pregio, oggetto di un progetto di restauro conservativo, sono attualmente sospesi per consentire la progettazione di ulteriori interventi, resisi necessari a causa del degrado avanzato in cui versava la torre”. Il progetto si inserisce in un più ampio programma di interventi per il restauro e la fruizione di una parte del complesso borbonico della Reggia di Quisisana, in base a un accordo di valorizzazione con il Comune di Castellammare di Stabia.
Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” chiude per cambiare volto: ampliamento e valorizzazione dei depositi e degli spazi espositivi aperti sul paesaggio e le ville romane. Spazio speciale per il Doriforo trafugato, oggi ancora a Minneapolis

Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” all’interno della Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di pompei)

La Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia ospita il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Chiudere per diventare più grandi. Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia si amplia. Per far ciò, dal 6 marzo 2023, gli ambienti del reale palazzo destinati a museo e depositi dei numerosi reperti provenienti dalle ville del territorio stabiese, saranno chiusi al pubblico per interventi di ampliamento e valorizzazione. Un concept innovativo interesserà i depositi, al fine di renderli sempre più non solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, mentre il percorso di visita museale sarà arricchito di ulteriori reperti, approfondimenti e strumenti multimediali. Previsto nel nuovo allestimento anche uno spazio per il Doriforo di Stabia, la statua di eccezionale qualità oggi al Minneapolis Institute of Art (USA) dopo una lunga e travagliata vicenda, ma recentemente oggetto di una richiesta di restituzione da parte dell’Italia, dato che la provenienza stabiese sembra accertata. Contestualmente stanno proseguendo i lavori di riqualificazione e di restauro della Torre Colombaia, punto panoramico ideale per godere delle viste sul golfo di Napoli e il Vesuvio posta al centro del parco monumentale del Palazzo Reale di Quisisana, e dei locali che ospiteranno i servizi aggiuntivi.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il progetto di valorizzazione è a cura del direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel e di Maria Rispoli, responsabile del Museo, in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale dell’università Federico II di Napoli. “L’ampliamento del museo e la sistemazione dei depositi”, sottolinea il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “ha l’obiettivo di rendere questi luoghi un polo museale di eccellenza a Castellammare di Stabia, integrando l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con Villa San Marco e Villa Arianna, esempi straordinari ville romane aristocratiche sul pianoro di Varano. Per la valorizzazione di tutta l’area stabiese il Parco sta investendo tanto anche in termini di nuovi scavi a Villa San Marco, restauri e progetti di miglioramento dell’accessibilità delle ville”.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
I depositi archeologici, distribuiti su una superficie di circa 400 mq, un tempo destinati alle scuderie reali e a locali di servizio, ospiteranno circa 8000 reperti provenienti dagli scavi effettuati negli anni Cinquanta dal preside D’Orsi presso l’antica Stabiae. Gli ambienti, accessibili al pubblico, sono stati progettati dall’arch. Lorenzo Greppi come spazi di lavoro e di fruizione, luoghi di conservazione e di ricerca: postazioni di lavoro ibride, adatte alla consultazione, allo studio, all’esame dei reperti con scaffalature, cassettiere, rastrelliere porta-affreschi, un laboratorio di pronto intervento per il restauro, touch screen per la consultazione digitale dei reperti.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il percorso esistente del museo Archeologico sarà invece arricchito da presidi didattici e da strumenti multimediali con focus di approfondimento sul territorio dell’antica Stabia e sull’ager stabianus, sulle direttrici commerciali e sulle traiettorie segnate dai luoghi di culto. L’elemento nuovo è rappresentato dall’apertura del museo al paesaggio: sarà indagato il rapporto dialettico tra quest’ultimo e le ville marittime del pianoro di Varano. Ampio spazio all’allestimento delle lussuose diaetae (ambienti di soggiorno) di Villa Arianna e alla porticus triplex di Villa San Marco, quale spazio proiettato sul mare e incorniciato dai verdi pendii dei monti Lattari. La nuova sezione sarà allestita con reperti inediti, per cui è iniziata un’intensa attività di restauro a partire dall’anno scorso.
Tre frammenti di affreschi parietali trafugati dalle ville di Stabia e altrettanti dalla villa suburbana di Civita Giuliana, recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, saranno restituiti al parco archeologico di Pompei: cerimonia di consegna al museo Archeologico “Libero d’Orsi” di Castellammare

Tre frammenti di affreschi parietali del I sec. d.C. provenienti dalle Ville di Stabia, recuperati grazie all’azione del comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, saranno restituiti al parco archeologico di Pompei, martedì 18 maggio 2021 alle 14, con consegna al museo Archeologico “Libero D’Orsi” di Castellammare di Stabia (Na). Alla cerimonia ufficiale interverranno Massimo Osanna, direttore generale dei Musei – Ministero della Cultura; Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del parco archeologico di Pompei; Gaetano Cimmino, sindaco della Città di Castellammare di Stabia; Laura Pedio, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano; Roberto Riccardi, generale di Brigata, comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Saranno presenti le responsabili della Reggia di Quisisana, Maria Rispoli, e delle Ville di Stabia, Silvia Bertesago. Nella stessa circostanza, inoltre, alla presenza di Nunzio Fragliasso, procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata (Na); Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata (Na), saranno restituiti altri tre frammenti di affresco (I secolo d.C.) asportati dalla villa suburbana di Civita Giuliana, fuori le mura di Pompei.












Commenti recenti