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Caltanissetta. A Palazzo Moncada presentazione del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” di Giacomo Cavillier (Kemet editore) promossa da SiciliAntica

Venerdì 18 luglio 2025, alle 18, a Palazzo Moncada, in via Barile a Caltanissetta, presentazione del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” di Giacomo Cavillier (Kemet editore) a cura della sede nissena di SiciliAntica. Dopo i saluti di Luca Miccichè, presidente della Proloco di Caltanissetta, intervengono Stefania D’Angelo, presidente di SiciliAntica Caltanissetta, e l’autore Giacomo Cavillier, egittologo. A margine dell’evento, sarà presentato il seminario di Egittologia “Geroglifici: la lingua degli dei”.

Copertina del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” di Giacomo Cavillier (Kemet editore)

Il sentiero di Iside. Ci si chiede come mai il culto di Iside abbia avuto una diffusione e un proselitismo nella cultura ellenistica e imperiale così ampi rispetto ad altre divinità del pantheon egizio e perché le molteplici traduzioni e rielaborazioni degli autori classici ne abbiano spinto l’orizzonte conoscitivo oltre gli originari confini culturali e linguistici. La ragione deve essere ricercata innanzitutto nella funzione protettiva della famiglia e della regalità della dea con le sue potenti arti magiche; ma, ben più importante, nella sua capacità di dialogare e di comunicare efficacemente con i fedeli attraverso il verbo e lo scritto. Nei testi religiosi dell’Egitto faraonico, sin dall’Antico Regno, Iside è la più eloquente tra gli dèi e il suo verbo, intriso di valore performativo, è in grado di innescare dialoghi e azioni fattuali pregni di significato e di simbolismo magico-rituale. Generare azioni mediante il verbo e la sua trascrizione e conferire la capacità del linguaggio rende Iside una figura universale fuori dall’Egitto e il suo culto, soprattutto in età ellenistica, è in grado di attrarre fedeli di ogni provenienza, cultura ed estrazione sociale del mondo mediterraneo e di plasmare molteplici aspetti della religione antica e tardo antica. L’autore è da qualche anno a capo del “Progetto Iside” per lo studio dei culti e delle collezioni egizie ed egittizzanti di epoca tolemaica e romana in Italia.

Parco archeologico dell’Appia Antica. Per gli “Incontri di archeologia alle Tombe della via Latina” presentazione del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” dell’egittologo Giacomo Cavillier (Kemet edizioni) e visita guidata speciale alla Tomba dei Valeri

appia-antica_tombe-della-via-latina_presentazione-del-libro-il-sentiero-di-iside_cavilier_locandinaRiprendono gli “Incontri di Archeologia” alle Tombe della Via Latina, occasioni uniche proposte dal parco archeologico dell’Appia antica per incontrare gli esperti del settore e scoprire le loro ultime ricerche e pubblicazioni nella suggestiva cornice della sala superiore della Tomba dei Valeri. Sabato 14 settembre alle 10, appuntamento in via dell’Arco di Travertino 151, per la presentazione del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto Tolemaico e Roma Imperiale” (Kemet, 2024) del prof. Giovanni Cavillier, direttore del Centro studi di Egittologia e Civiltà copta “J.F.Champollion” di Genova. Dopo i saluti del direttore Simone Quilici e del responsabile del sito Santino Alessandro Cugno, interverrà l’autore prof. Giovanni Cavillier. Nel corso dell’evento, i partecipanti potranno visitare la Tomba dei Valeri. Attività gratuita, biglietti al link: https://portale.museiitaliani.it/…/a62f7628-2b88-42c7…

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Copertina del libro “Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” dell’egittologo Giacomo Cavillier (Kemet edizioni)

“Il sentiero di Iside. Il culto isiaco tra Egitto tolemaico e Roma imperiale” è l’ultima fatica dell’egittologo Giacomo Cavillier uscita per i tipi di Kemet. Ci si chiede come mai il culto di Iside abbia avuto una diffusione e un proselitismo nella cultura ellenistica e imperiale così ampi rispetto ad altre divinità del pantheon egizio e perché le molteplici traduzioni e rielaborazioni degli autori classici ne abbiano spinto l’orizzonte conoscitivo oltre gli originari confini culturali e linguistici. La ragione deve essere ricercata innanzitutto nella funzione protettiva della famiglia e della regalità della dea con le sue potenti arti magiche; ma, ben più importante, nella sua capacità di dialogare e di comunicare efficacemente con i fedeli attraverso il verbo e lo scritto. Nei testi religiosi dell’Egitto faraonico, sin dall’Antico Regno, Iside è la più eloquente tra gli dèi e il suo verbo, intriso di valore performativo, è in grado di innescare dialoghi e azioni fattuali pregni di significato e di simbolismo magico-rituale. Generare azioni mediante il verbo e la sua trascrizione e conferire la capacità del linguaggio rende Iside una figura universale fuori dall’Egitto e il suo culto, soprattutto in età ellenistica, è in grado di attrarre fedeli di ogni provenienza, cultura ed estrazione sociale del mondo mediterraneo e di plasmare molteplici aspetti della religione antica e tardo antica. L’autore è da qualche anno a capo del “Progetto Iside” per lo studio dei culti e delle collezioni egizie ed egittizzanti di epoca tolemaica e romana in Italia.

Taormina. Iside tra Sant’Agata e Santa Lucia: a Palazzo Ciampoli la conferenza “Nostra Signora del Mediterraneo Antico. Navigazione e culto di Iside tra ellenismo e impero” con Tigano, Frisone e Cavillier, a margine della mostra “Da Tauromenion a Tauromenium”

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Il culto di Iside, divinità dell’antico Egitto adorata anche in Sicilia durante l’epoca ellenistica-romana – culto che, secondo gli studiosi, sfociò in quello per Sant’Agata a Catania durante il periodo cristiano, mentre a Siracusa Santa Lucia è associata a Demetra – sarà il tema della conferenza “Nostra Signora del Mediterraneo Antico. Navigazione e culto di Iside tra ellenismo e impero” in programma martedì 10 settembre 2024 a Palazzo Ciampoli, alle 18. Un evento a latere della mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” (Palazzo Ciampoli, aperta tutti i giorni, dalle 10 alle 19, fino al 30 novembre 2024: vedi Taormina. A Palazzo Ciampoli apre la mostra archeologica e multimediale “Da Tauromenion a Tauromenium. Alla scoperta della città invisibile tra storia e archeologia” con reperti, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi antichi e recenti (come la Sacerdotessa di Iside) e la ricostruzione animata degli edifici | archeologiavocidalpassato) che ha visto il rientro dal Museo Salinas di Palermo della statua della Sacerdotessa di Iside (II d.C.) ritrovata a Taormina nel 1867 in un terreno accanto alla chiesa di San Pancrazio. Edificio che anticamente era proprio un santuario dedicato alle divinità egizie di Iside e Serapide: un serapeion (tempio dedicato a Serapide) trasformato nei secoli in chiesa cristiana. A parlarne, introdotti da Gabriella Tigano (archeologa e direttrice del Parco archeologico Naxos Taormina) – che per questa mostra ha avuto in prestito la statua della sacerdotessa di Iside recuperata a Taormina nel 1867 e da allora esposta al museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo – saranno Flavia Frisone (storica dell’università del Salento) e Giacomo Cavillier (egittologo dell’università del Cairo) che mostreranno come il culto di Iside, partendo dalle rive del Nilo, si sia integrato, trasformandosi nel contesto culturale del Mediterraneo antico.

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Mostra “Da Tauromenion a Tauromenium”: la Sacerdotessa di Iside osservata dagli archeologi Gabriella Tigano, Dario Barbera e Maria Grazia Vanaria (foto regione siciliana)

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La prof. Flavia Frisone, storica greca dell’università del Salento (foto parco naxos taormina)

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L’egittologo Giacomo Cavillier dell’università del Cairo (foto parco naxos taormina)

Al centro dell’incontro la straordinaria importanza del culto di Iside, il cui influsso si estese in tutto il Mediterraneo durante il periodo ellenistico e romano. Divinità dell’antico Egitto, terra che nell’antichità classica era considerata origine di culti arcani e venerabili, Iside ha esteso il proprio influsso ben oltre le sponde del Nilo. Dea protettrice e signora di arti magiche, Iside era considerata un nume capace di ascolto per i suoi devoti: una dimensione empatica e comunicativa che diede al suo culto una rilevanza unica e universale nel mondo ellenistico-romano. Lo spiega Flavia Frisone: “Prendendo le mosse da un reperto importantissimo segno della dimensione storica e culturale dell’antica Tauromenion, esploreremo una figura divina che espresse appieno il peculiare legame fra il mare e il sacro che fu di tutte le civiltà del Mediterraneo antico”. Mentre il racconto di Giacomo Cavillier parte “Dal culto isiaco nell’ Egitto tolemaico – spiega – per giungere nella Roma imperiale e cristiana. In questo sentiero magico-rituale, si tenterà di delineare importanti aspetti del sincretismo di Iside con divinità femminili del pantheon classico ed ellenistico e di fare emergere la sua dimensione culturale, politica e religiosa nel contesto imperiale romano”.

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La statua della Sacerdotessa di Iside durante i lavori di riallestimento del museo “Antonio Salinas” di Palermo nel progetto “No Memory” di Iole Carollo (foto iole carollo)

La statua della Sacerdotessa di Iside è stata restaurata nel 2016, durante i lavori di riallestimento del museo “Antonio Salinas” di Palermo e fotografata, insieme ad altre sculture della collezione, da Iole Carollo, autrice del progetto “No memory” dedicato al periodo di chiusura del museo e alla narrazione dei reperti temporaneamente oscurati da teli e veline e quindi impossibilitati a rappresentare la memoria della collettività.

Porto Torres. In presenza e on line, il convegno internazionale “Navigium Isidis: i culti orientali a Turris Libisonis tra portualità e scambi culturali”: due giorni di incontri, dibattiti e momenti formativi, con oltre trenta studiosi tra esperti dei culti egizi e orientali, epigrafisti, archeologi

Alla fine dell’età Repubblicana e per tutta la durata dell’Impero, si assiste in tutte le province alla diffusione dei culti orientali, fra i quali quello di Iside (con Serapide e Arpocrate) proveniente dall’Egitto tolemaico o quello mitraico ben più distante di origine persiana. Fautori della diffusione di tali culti sono, in primis, i mercatores e navicularii responsabili del commercio nel Mediterraneo e i legionari impegnati nelle frequenti campagne di conquista in Oriente. L’impatto culturale dell’Egitto tolemaico a Roma e nelle province fu rilevante e ben testimoniato dalla presenza di numerosi isei e serapei nei maggiori centri abitati e, soprattutto, nei principali porti e approdi del Mediterraneo. In questo scenario, l’importante Colonia Iulia Turris Libisonis (l’odierna Porto Torres, in provincia di Sassari) custodisce testimonianze di tale fenomeno culturale, fra cui due arae, una di Iside e una di Bastet; si tratta di reperti che innescano utili riflessioni e dibattiti sul ruolo politico e culturale della città, a fronte di nuove indagini e scoperte in situ atte a delineare gradualmente la sua estensione urbanistica. Il Convegno quindi si propone di affrontare la tematica del culto di Iside e dei culti orientali a Turris Libisonis, ma con il precipuo intento di fornire un utile aggiornamento sulle ricerche di ambito archeologico, museale e di navigazione antica che coinvolgono il sito e la Sardegna settentrionale.

porto-torres_convegno-navigium-isidis_locandinaMartedì 5 e mercoledì 6 marzo 2024, in sala “Filippo Canu” a Porto Torres è in programma il convegno internazionale “Navigium Isidis: i culti orientali a Turris Libisonis tra portualità e scambi culturali”. Il Comune di Porto Torres – assessorato alla Cultura e il Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F.Champollion” con sede a Genova e il Cairo hanno organizzato l’evento in collaborazione con la direzione regionale Musei Sardegna e la soprintendenza ABAP per le Province di Sassari e Nuoro con l’obiettivo di promuovere e valorizzare lo studio della Colonia Iulia Turris Libisonis e dei suoi rapporti con l’Egitto e il Mediterraneo Orientale, evidenziando il ruolo chiave dell’antica città di Porto Torres nel commercio e nella diffusione dei culti orientali durante l’epoca imperiale. All’intensa due giorni di incontri, dibattiti e momenti formativi, ospitati nella sala congressi “Filippo Canu”, in corso Vittorio Emanuele II, prenderanno parte oltre trenta studiosi tra esperti dei culti egizi e orientali, epigrafisti, funzionari archeologi della soprintendenza e docenti universitari provenienti da tutta la Sardegna e dal resto d’Italia. Il congresso, che potrà essere seguito in diretta sulla pagina Youtube del Comune di Porto Torres,  sarà articolato in quattro sezioni: “Culto isiaco e i culti orientali”, martedì 5 dalle 10.30 alle 13.20; “Archeologia, urbanistica e storia del sito”, martedì 5 dalle 14.30 alle 17.30; “Rotte, Commerci, Navigazione e Relitti”, mercoledì 6 dalle 10 alle 13; “Museologia, reperti e monumenti”, mercoledì dalle 14.30 alle 17.40.

porto-torres_convegno-navigium-isidis_locandina.bisL’appuntamento, oltre a delineare un quadro completo delle prerogative che ruotano intorno ai culti orientali, costituirà un’importante occasione per apprendere i risultati dei più recenti studi che coinvolgono il sito di Turris Libisonis e la Sardegna settentrionale. Il convegno è aperto al pubblico e, per l’occasione, l’Antiquarium Turritano di via Ponte Romano, il pomeriggio del 5 marzo 2024, inviterà tutti i partecipanti a prendere parte a visite guidate nel museo e nell’area termale del complesso archeologico limitrofo. Per i più piccoli, inoltre, sono state pensate iniziative apposite. Dalle 17 alle 18.30 si svolgeranno i due laboratori riservati a 30 bambine e bambini dai 5 ai 10 anni: “Coloriamo le maschere romane” a cura di Alessandra Carrieri e “Giochiamo con gli amuleti egizi” curato da Angela Demontis. La richiesta di partecipazione è stata massiccia tanto che in poche ore è stato raggiunto il numero massimo dei partecipanti ammessi. L’evento sottolinea ancora una volta la centralità del territorio turritano nella grande area del Mediterraneo che unisce popoli, culture e tradizioni. Un legame che ha portato il Comune di Porto Torres ad aderire al circuito internazionale de “La Rotta dei Fenici”, uno dei quarantasette itinerari culturali internazionali riconosciuti dal Programma del Consiglio d’Europa grazie al quale i luoghi di antica origine diventano le tappe di un viaggio lungo tutto il Mediterraneo attraverso il quale scambiare conoscenze ed esperienze e valorizzare, in chiave turistica e sostenibile, i patrimoni culturali, naturalistici e archeologici dei Paesi aderenti alla Rotta.

PROGRAMMA MARTEDÌ 5 MARZO 2024. Alle 9.30, saluti istituzionali: Massimo Mulas, sindaco del Comune di Porto Torres; Bruno Billeci, soprintendente ABAP per le province di Sassari e Nuoro; Francesco Muscolino, direttore regionale Musei della Sardegna; Gavino Mariotti, magnifico rettore dell’università di Sassari. PRIMA SEZIONE: “Culto isiaco e i culti orientali”, presiede Giacomo Cavillier. Alle 10.30, breve introduzione del presidente; 10.40, Stefano Giuliani, “Il Pantheon di Turris Libisonis”; Alberto Gavini, “Culti orientali a Porto Torres”; Enrico Dirminti, “L’iconografia di Iside su sigilli egiziani ed egittizzanti dai contesti fenici e punici di Sardegna”; 11.40, pausa caffè; 12, Gianluigi Marras, “Regina Coeli: Iside e Maria”; Rubens D’Oriano, “Sincretismo e tolleranza religiosa nell’antichità mediterranea: una lezione di saggezza del passato”; Giacomo Cavillier, Rosanna Volpe, “Il Progetto “Iside” e le origini del culto nell’Egitto faraonico e tolemaico”; 13, discussione; 13.20, pausa pranzo. SECONDA SEZIONE: “Archeologia, urbanistica e storia del sito”, presiede Gabriella Gasperetti. Alle 14.30, breve introduzione del presidente; 14.40, Gianluigi Marras, “Turris Libisonis e il suo territorio: nuove acquisizioni e prospettive”; Nadia Canu, Antonio Ibba, “Il foro della Colonia Iulia Turris Libisonis: status quaestionis, suggestioni, prospettive della ricerca”; Patrizia Tomassetti, Gabriella Gasperetti, Antonella Pandolfi, Daniela Deriu, “Porto Torres. Ponte Romano: gli scavi della carreggiata, i materiali ritrovati e il progetto di restauro”; 15.40, pausa caffè; 16, Gabriella Gasperetti, Alessandra La Fragola, Patrizia Tomassetti, “Le scoperte e i nuovi progetti nel settore occidentale di Turris Libisonis”; Rossella Colombi, “Trent’anni di indagini nel territorio di Turris: un bilancio”; Enrico Petruzzi, “Porto Torres. Archeologia urbana, digitalizzazione dei dati e pianificazione urbanistica”; 17, discussione e conclusione dei lavori.

PROGRAMMA MERCOLEDÌ 6 MARZO 2024. TERZA SEZIONE: “Rotte, Commerci, Navigazione e Relitti”, presiede Rubens D’Oriano. Alle 10, breve introduzione del presidente; 10.10, Pascal Arnaud, “Tra fiume e mare: appunti sui porti fluvio-marittimi”; Gabriella Gasperetti, “Tracce della navigazione antica nel golfo dell’Asinara”; Paola Ruggeri, “Un Navigium Isidis nel mare di Tibula, nel Golfo dell’Isola di Ercole? Lu Romasinu e la Cencrea del Golfo di Salamina secondo Apuleio, con un’incursione a Sabratha”; 11.10, pausa caffè; 11.30, Nadia Canu, Luca Sanna, “Nuove acquisizioni sul fronte del Riu Mannu: gli scavi preventivi del PIT fluviale al Ponte Romano di Porto Torres”; Alessandra La Fragola, “Iside e ‘gli altri’ in età romana: nuove riflessioni su vecchi ritrovamenti nelle acque del nord Sardegna”; Giovanni Meloni, Alessandro Porqueddu, “Archeologia subacquea nelle Bocche di Bonifacio: le prospettive di ricerca nell’Arcipelago della Maddalena”; 12.30, discussione; 13, pausa pranzo. QUARTA SEZIONE: “Museologia, reperti e monumenti”, presiede Stefano Giuliani. Alle 14.30, breve introduzione del presidente; 14.40, Alessandro Teatini, “I sarcofagi decorati della colonia di Turris Libisonis”; Vincenzo di Giovanni, “Un Adriano portatore di pace da Turris Libisonis?”; Federica Doria, Manuela Puddu, “Le raffigurazioni di Bes al Museo Archeologico di Cagliari”; 15.40, pausa caffè; 16, Elisabetta Grassi, “Verso un museo per tutti. Esperienze di accessibilità al Museo Sanna di Sassari”; Pietro Alfonso, “Analisi e riflessioni su un frammento di statua di tipo demetriaco dal Museo di Alghero”; Antonio Cosseddu, “Comunicare l’archeologia. Linguaggi e strumenti nei musei sardi”; Alessandra D.T. Carrieri, “Dal recupero alla musealizzazione: problemi conservativi dei legni imbibiti”; 17.20, discussione; 17.40, conclusione dei lavori e saluti finali del Comune di Porto Torres e del Centro Studi Champollion.

Oristano. A Torregrande “2ArcheoeventiaOristano”: venerdì “Guerra e pirateria nel Mediterraneo tra storia e archeologia”, sabato “Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri del Mediterraneo. Dalle coste antropizzate ai relitti”. Ecco gli interventi dei sette relatori

oristano_torregrande_archeoeventi_locandina2ArcheoeventiaOristano: appuntamento il 3 e il 4 Novembre 2023 alla Torre di Torregrande (Oristano). Ingresso libero. Massimo 40 posti disponibili per ciascun evento. La prima edizione del progetto culturale denominato “2ArcheoeventiaOristano” è nata dall’azione congiunta dell’archeologo Giovanni Meloni, lo storico Maurizio Casu, l’amministrazione comunale di Oristano e la Fondazione Oristano. Il progetto culturale punta alla corretta divulgazione dei dati prodotti attraverso la ricerca scientifica in ambito archeologico, paesaggistico e storico, i quali hanno passato il vaglio della comunità scientifica, e sono diventati strumento affidabile e garantito per una corretta informazione pubblica. Gli argomenti trattati vogliono offrire informazioni sul contesto mediterraneo su cui la Sardegna ha basato il proprio sviluppo culturale, economico e relazionale. Il ruolo della Sardegna, di Oristano e del territorio dell’Oristanese raccontato sulla base dei dati prodotti dalla ricerca scientifica volta a fare chiarezza sui processi formativi e di sviluppo nel territorio isolano.

oristano_torregrande_archeoeventi_3-novembre_locandinaVenerdì 3 novembre 2023, alle 18: “Guerra e pirateria nel Mediterraneo tra storia e archeologia”. Dopo i saluti del sindaco di Oristano Massimiliano Sanna e dell’assessore alla Cultura Luca Faedda, e l’introduzione del presidente della Fondazione Oristano Carlo Cuccu, apre il convegno l’archeologo Giovanni Meloni. Tre i relatori.

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L’archeologo Alfonso Stiglitz (foto uber pictures)

Apre l’archeologo Alfonso Stiglitz: “Stranieri chi siete? Rappresentazione e realtà dei pirati del Mediterraneo antico”. Il pirata, o meglio, il saccheggiatore, questa è la parola usata da Omero, commette gli stessi atti che altri, come gli eroi omerici, commettono; ma Odisseo – nel quale noi occidentali ci identifichiamo – caro agli dei, compie gesta eroiche, mentre gli altri, ad esempio i perfidi Fenici semiti, compiono gesta spregevoli e questo anche se gli uni e gli altri saccheggiano, rubano, sequestrano. Il pirata è sempre l’altro e come tale è anche lo specchio di noi: Odisseo e il suo doppio. Sino a età classica non esiste una figura definita di pirata, come lo intendiamo noi. Lo stesso termine compare solo tardi, nel III secolo a.C., segno della difficoltà di identificazione concreta di questa figura. Prima ci sono i predoni, i saccheggiatori, che non è facile da distinguere dagli eroi, dagli aristocratici che fanno bottino, dai mercanti che taglieggiano. Fare affari e fare bottino non sono attività distinte, né sconvenienti. Nella relazione verrà fatto un quadro sintetico delle gesta di queste figure dalla tarda età del Bronzo (secondo millennio prima della nostra era) quando il fenomeno dei cosiddetti “popoli del mare” ha fatto pensare a qualcuno di identificarli come moderni pirati, sino all’età classica, quando assumono contorni a noi più chiari, fino ad arrivare all’età romana, quando diventano anche un fenomeno giuridico. Il racconto, accompagnato da dati letterari e archeologici toccherà anche la Sardegna, sebbene non siano molti gli elementi che la ricerca, finora, ci ha fornito.

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La professoressa Pinuccia Francesca Simbula (foto 2ArcheoeventiaOristano)

Segue la professoressa Pinuccia Francesca Simbula: “Corsari e pirati tra percezione e realtà nel Mediterraneo medievale”. Nell’immaginario una linea continua unisce i pirati dell’antichità ai barbareschi, i corsari del Boccaccio si mescolano a quelli di Salgari, legati nella fantasia dal tratto accomunante della vita avventurosa di eroici o cruenti protagonisti. Nella realtà chi sono i pirati e i corsari nel medioevo? Quando compare la figura del corsaro? Qual è il rapporto tra guerra, corsa e pirateria? A queste domande si proverà a rispondere sullo sfondo delle politiche di espansione militare ed economica mediterranea delle quali la Sardegna è un osservatorio privilegiato.

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Il professor Giuseppe Mele (foto 2ArcheoeventiaOristano)

Chiude il prof. Giuseppe Mele: “Guerra di corsa e difesa costiera in Sardegna nell’età spagnola”. Nel Mediterraneo del XVI secolo l’espansionismo ottomano e il consolidamento militare delle città barbaresche obbligano la monarchia spagnola a rivedere profondamente il sistema difensivo della Sardegna. L’intervento di Madrid si articola nell’invio di truppe di presidio, nel rifacimento delle mura di Cagliari e Alghero, nell’istituzione di una milizia territoriale e nella costruzione di un circuito di torri d’avvistamento litoranee. Il varo di una piccola flotta di galere sarà invece rimandato agli anni Trenta del secolo successivo. Nonostante l’esiguo peso economico-fiscale del regno nell’ambito della monarchia asburgica, compensato però dall’importanza strategica dell’isola, l’apparato di sicurezza avviato nell’età di Filippo II mostra un grado di efficienza adeguato alla tecnologia militare del tempo ed è simile a quelli adottati negli altri vicereami spagnoli in Italia e nella penisola iberica.

oristano_torregrande_archeoeventi_4-novembre_locandinaSabato 4 novembre 2023, alle 10: “Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri del Mediterraneo. Dalle coste antropizzate ai relitti”. Dopo i saluti del sindaco di Oristano Massimiliano Sanna e dell’assessore alla Cultura Luca Faedda, e l’introduzione del presidente della Fondazione Oristano Carlo Cuccu, apre il convegno l’archeologo Giovanni Meloni. Quattro i relatori.

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L’archeologo Pier Giorgio Spanu (foto 2ArcheoeventiaOristano)

Apre l’archeologo Pier Giorgio Spanu: “L’università di Sassari e l’Archeologia delle acque, tra ricerca, formazione e cooperazione”. L’università di Sassari, da quasi un ventennio, è impegnata nella formazione e nella ricerca nel campo dell’Archeologia delle acque, dapprima nell’ambito di uno specifico curriculum del corso di Laurea in Scienze dei Beni culturali, successivamente con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (con sede a Oristano), in cui è attivo un curriculum di Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri. L’impegno oltre che nella formazione e nella ricerca, si è esteso alla cooperazione internazionale, con collaborazioni con importanti Istituzioni straniere. Nell’ambito di tali attività sono state condotte numerose indagini in Italia e all’estero: si ricordano le ricerche sui paesaggi costieri, con attività a terra e in acqua, in Sardegna (golfo di Oristano, con le sue aree umide e il porto di Tharros, prospezioni nell’arcipelago della Maddalena), in Sicilia (scavi e prospezioni a Pantelleria, del porto antico di Lipari, nelle coste del Palermitano), In Tunisia (topografia della città e del porto antico di Neapolis, in buona parte sommerso insieme alle fabbriche di salagione di età romana), nelle Baleari.

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L’archeologo Giacomo Cavillier (foto uber pictures)

Segue l’archeologo Giacomo Cavillier: “Ricerca di relitti o relitti della ricerca? L’archeologia subacquea, tra storia e navigazione”. La relazione si incentra sulla riflessione se i relitti in archeologia subacquea costituiscano, de facto, il dato essenziale per ricostruire traffici, rotte e modalità di scambio dalla tarda età del bronzo sono all’epoca romana. Nello studio del sistema della navigazione antica non si può non tener conto degli approdi e dei porti, delle tecniche di costruzione navale e dello sviluppo delle corporazioni. Sono dunque tutti questi elementi sufficienti per definire funzione e storia di ciascun relitto? E poi la navigazione per sé è rilevante o è marginale al fenomeno preso in considerazione? Considerazioni che saranno affrontate in occasione dell’evento oristanese.

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L’archeologo Rubens D’Oriano (foto uber pictures)

Quindi l’archeologo Rubens D’Oriano: “I relitti romani e medievali nel porto di Olbia”. I lavori di scavo per la realizzazione del tunnel sotto il lungomare di Olbia intercettarono il fondale del porto della città antica. Il gigantesco scavo archeologico (240 metri di lunghezza x 20 di larghezza x 4 di profondità media) restituì, oltre ad una strabocchevole quantità di materiale mobile, porzioni grandi e piccole di 24 imbarcazioni romane e medievali. I ritrovamenti sono certamente molto importanti sul piano dell’architettura navale, anche perché comprendono elementi al momento unici come alberi e timoni di navi e travi di gru di sollevamento di un cantiere navale. Ma c’è ben di più. Due gruppi di questi relitti sono anche di grande rilevanza storica, perché riguardano due momenti di svolta della grande storia mediterranea. Il primo testimonia l’attacco dei Vandali a Olbia intorno al 450 d. C., che si colloca nel più generale fenomeno della fine dell’Impero Romano d’Occidente. Il secondo gruppo è relativo alla ripresa del grande traffico marittimo all’inizio del Basso Medioevo in seguito all’avvento delle Repubbliche Marinare e al fenomeno delle prime Crociate.

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Virgilio Gavini, esperto di costruzioni navali (foto 2archeoeventiaoristano)

Chiude Virgilio Gavini, esperto di costruzioni navali: “L’archeologia navale. Costruire per navigare”. Nell’ambito degli studi archeologici, l’esame delle costruzioni navali ha lo scopo di ripercorrere l’evoluzione tecnologica che ha consentito ai popoli di avere contatti, scambi commerciali, circolazione delle idee, ma anche di usare le navi per scontri bellici. Tutto è avvenuto su uno degli elementi principali del nostro pianeta: l’acqua. Il mare, i fiumi e i laghi sono da sempre, quindi fin dall’antichità, parte integrante della storia dell’Umanità. Da quando la nostra specie ha iniziato a percorrere questi specchi d’acqua, le imbarcazioni e le navi sono diventate il fulcro fondamentale di un’attività importante che ha coinvolto marinai, artigiani carpentieri, boscaioli, trasformando gli alberi in manufatti. Nell’ambito delle discipline dell’Archeologia Subacquea si inserisce quella che possiamo chiamare “Archeologia della navigazione”, nel cui ambito i porti e gli approdi sono l’agorà di scambi di merci, idee e tecnologie. La nave è quindi un’importante fonte di conoscenza e la tecnologia costruttiva rappresenta un utile dato non solo a fini cronologici ma anche per lo studio del tessuto sociale dei popoli.

Trento. Alla Biblioteca comunale presentazione del libro “Champollion in Egitto. Diario di una spedizione scientifica (1828-1829)” (edizioni Kemet) di Giacomo Cavillier

trento_biblioteca_libro-champollion-in-egitto_presentazione_locandinaAppuntamento con l’Antico Egitto a Trento. Giovedì 23 febbraio 2023, alle 17, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale, presentazione a ingresso libero del libro “Champollion in Egitto. Diario di una spedizione scientifica (1828-1829)” (edizioni Kemet) di Giacomo Cavillier, direttore della Missione archeologica italiana a Luxor e direttore del Centro Champollion di Genova e Il Cairo. . Il volume racconta l’esperienza umana e scientifica vissuta da Jean-François Champollion nella Valle del Nilo nel 1828-1829, durante la cosiddetta Spedizione Franco-Toscana. Questo diario di viaggio costituisce la testimonianza degli aspetti umani ed emozionali dello studioso proiettato per la prima volta in un Egitto regolato da differenti codici culturali ed esistenziali.

Piacenza. Presentazione del libro “L’ultima dimora. L’era della rinascita e le cachettes reali tra Tanis e Tebe” di Giacomo Cavillier, in occasione della mostra “Egitto svelato. I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari”

piacenza_palabanca_libro-l-ultima-dimora_di-cavillier_presentazione_locandinaIn occasione della mostra “Egitto svelato. I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari”, a Palazzo Gotico di Piacenza fino al 26 febbraio 2023, incontro al PalabancaEventi di via Mazzini a Piacenza per la presentazione del libro “L’ultima dimora” (edizioni Kemet) di Giacomo Cavillier. Appuntamento con l’autore giovedì 9 febbraio 2023, alle 18, in sala Panini. Ingresso libero con prenotazione: relaz.esterne@bancadipiacenza.it oppure 0523542357.

“L’ultima dimora. L’era della rinascita e le cachettes reali tra Tanis e Tebe”. La storia della XX dinastia è sempre stata concepita come una parte essenziale del Nuovo Regno, importante fase storica e periodo apicale della civiltà faraonica. È l’epoca delle grandi opere urbanistiche in tutto il paese e, in particolare, nelle quattro grandi capitali dell’impero: Pi-Ramesse, Menfi, Tebe e Napata. È l’epoca delle grandi conquiste, battaglie, scambi diplomatici e commerciali con i regni più potenti del tempo. È altresì l’epoca delle grandi tombe reali e principesche realizzate nella necropoli tebana e in quella menfita di Saqqara. Durante la parte finale della XX dinastia, quella che comprende il regno trentennale del faraone Ramesse XI (1107-1078/1077 a.C.) e gli inizi della XXI dinastia, si assiste al verificarsi di importanti eventi: la guerra civile, la restaurazione (detta anche Era della Rinascita), la suddivisione dei poteri militari e civili nel paese tra il faraone residente a Tanis e il primo sacerdote di Amon residente a Tebe. Proprio in questo periodo si intensificano i tentativi di saccheggio delle tombe reali a seguito del dilagare della corruzione. La casa reale tenta di ristabilire l’ordine mediante una decisa azione processuale a carico dei responsabili e, al contempo, avvia l’evacuazione graduale delle mummie reali dalla Valle dei Re, dalla Valle delle Regine e da Dra Abu el-Naga realizzando apposite cachettes in luoghi della necropoli meno accessibili e più controllabili. Agli scribi, agli architetti ed operai della necropoli è demandato il compito di proteggere, restaurare e nascondere le mummie dei più antichi e gloriosi sovrani d’Egitto.

piacenza_palazzo-gotico_mostra-egitto-svelato_locandinaLa mostra esperienziale “Egitto svelato. I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari”, aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2023”, è stata realizzata dall’Istituto Europeo del Restauro, in collaborazione con l‘Art & History Museum di Bruxelles e l’amministrazione comunale di Piacenza e espone importanti reperti egizi tra cui sarcofagi, mummie e oggetti dei corredi funerari provenienti dall’A&HM di Bruxelles e da alcuni importanti musei italiani, tra cui il MANN di Napoli. Protagonisti dell’esposizione importanti reperti egizi della XXI Dinastia (1070 a.C. – 900 a.C.) provenienti dal famoso Nascondiglio di Deir el Bahari, di proprietà dell’Art and History Museum di Bruxelles. Questi oggetti concentrano in loro tutto il fascino legato all’Antico Egitto, al complesso universo di miti e credenze della religione egizia e all’avventurosa epopea degli antichi tombaroli e dei primi archeologi. Fulcro del percorso espositivo è l’innovativo modulo EUROPA, un vero laboratorio di restauro progettato per gli interventi in pubblico, grazie al quale i visitatori possono assistere dal vivo e in diretta al restauro di alcuni sarcofagi egizi e interagire con i restauratori al lavoro. Un evento innovativo e coinvolgente, un’occasione unica per avvicinare ogni fascia d’età a questo affascinante tema.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Champollion in Egitto. Diario di una spedizione scientifica (1828-1829)” (edizioni Kemet) di Giacomo Cavillier

napoli_mann_scaffale_champollion-in-egitto_cavillier_locandinaNuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 18 gennaio 2023, alle 16.30, in sala conferenze, presentazione del libro “Champollion in Egitto. Diario di una spedizione scientifica (1828-1829)” (edizioni Kemet) di Giacomo Cavillier. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con l’autore interviene Rita Di Maria, dell’ufficio scientifico del Mann. Il volume racconta l’esperienza umana e scientifica vissuta da Jean-François Champollion nella Valle del Nilo nel 1828-1829, durante la cosiddetta Spedizione Franco-Toscana. Questo diario di viaggio costituisce la testimonianza degli aspetti umani ed emozionali dello studioso proiettato per la prima volta in un Egitto regolato da differenti codici culturali ed esistenziali.