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Selinunte (Tp). Al Baglio Florio l’incontro “Selinunte: nuove ricerche sulla topografia e la storia della città”, dedicato agli ultimi studi su mappa urbana, vie d’acqua e assetti insediativi con Melanie Jonasch e Linda Adorno (Istituto Archeologico Germanico di Roma). A seguire concerto live

Domenica 5 ottobre 2025, alle 17, al Baglio Florio del parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, l’incontro “Selinunte: nuove ricerche sulla topografia e la storia della città”, appuntamento pubblico promosso dal parco archeologico di Selinunte con il Club per l’Unesco di Castelvetrano Selinunte e l’Archeoclub d’Italia di Castelvetrano, dedicato agli ultimi studi su mappa urbana, vie d’acqua e assetti insediativi dell’antica Selinunte. Intervengono Melanie Jonasch e Linda Adorno (Istituto Archeologico Germanico di Roma / Freie Universität Berlin), portando al Parco i risultati di ricerche e cantieri scientifici internazionali. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Alle 18, pausa con servizio bar attivo al Baglio Florio; e alle 18.30, concerto live con Maria Teresa Clemente (violino) e Fabio Pecorella (pianoforte). In programma pagine di Morricone, Gardel, Einaudi, Mascagni, Yiruma, Piazzolla.

Pompei. Rinvenuti in una bottega di via dell’Abbondanza i resti di una tartaruga di terra di 2000 anni fa con il suo fragile uovo custodito nel carapace. Zuchtriegel: “L’eccezionale scoperta all’interno di una domus e il suo abbandono per far posto alle Terme Stabiane testimoni delle grandi trasformazioni dopo il terremoto del 62 d.C.”

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I resti della tartaruga di terra di 2000 anni fa rinvenuti nella campagna di scavo alle Terme Stabiane di Pompei (foto parco archeologico di pompei)

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La bottega di via dell’Abbondanza a Pompei dove sono stati ritrovati i resti della tartaruga di terra (foto parco archeologico di pompei)

In una bottega di via dell’Abbondanza, la via dello struscio della Pompei romana, ambiente poi inglobato nelle Terme Stabiane, sono stati rinvenuti i resti di una tartaruga di terra, una testuggine, con il suo fragile uovo custodito nel carapace: è l’ultima, eccezionale scoperta dal sito archeologico, testimonianza del vasto ecosistema di Pompei, composto di tracce naturali e non solo antropiche e prezioso indizio archeologico dell’ultima fase di vita della città, dopo un violento terremoto nel 62 d.C. e prima della fatidica eruzione del 79 d.C. “La campagna di scavo in corso a Pompei”, dichiara il ministro della Cultura, Dario Franceschini, “continua a riservare importanti ritrovamenti e nuove scoperte, confermando la straordinaria ricchezza di questo autentico scrigno di storia e memoria che affascina il mondo intero”.

“Sia la presenza della testuggine in città sia l’abbandono della sontuosa domus che cede il posto a un nuovo settore delle Terme Stabiane illustrano la portata delle trasformazioni dopo il terremoto del 62 d.C.”, dichiara il direttore generale Gabriel Zuchtriegel. “Evidentemente non tutte le case furono ricostruite e zone, anche centrali, della città erano poco frequentate tanto da diventare l’habitat di animali selvatici; al tempo stesso l’ampliamento delle terme è una testimonianza della grande fiducia con cui Pompei ripartiva dopo il terremoto, per poi essere stroncata in un solo giorno nel 79 d.C. La testuggine aggiunge un tassello a questo mosaico di relazioni tra cultura e natura, comunità e ambiente che rappresentano la storia dell’antica Pompei. Nei prossimi anni, lo studio dei reperti organici e le ricerche su agricoltura, economia e demografia a Pompei e nel suo territorio saranno una priorità nella nostra strategia di ricerca, tutela e valorizzazione, anche per dare più visibilità a siti e monumenti al di fuori del centro urbano, come la villa rustica di Boscoreale e le ville di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia”.

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La mappa degli interventi di scavo nelle Terme Stabiane di Pompei: in blu le botteghe scavate (foto parco archeologico di pompei)

L’inusuale ritrovamento ha avuto luogo, nell’ambito di una campagna di scavo e ricerca sulle Terme Stabiane, condotta dalla Freie Universität Berlin e dall’Università di Napoli L’Orientale, con l’University of Oxford in collaborazione con il parco archeologico di Pompei, volta a indagare lo sviluppo urbano del quartiere abitativo prima dell’impianto delle terme. In particolare, quest’anno nelle botteghe aperte sul lato sud-orientale delle terme lungo via dell’Abbondanza e vicolo del Lupanare sono emersi i resti di una sontuosa domus con raffinati mosaici e pitture parietali, risalente al I sec. a.C. e rasa al suolo dopo il terremoto che devastò Pompei e ampie parti della Campania nel 62 d.C. Successivamente, l’area venne destinata all’ampliamento del complesso termale sull’incrocio tra via dell’Abbondanza e via Stabiana.

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Il direttore Gabriel Zuchtriegel ascolta gli archeologi che illustrano l’eccezionale scoperta della tartaruga di terra (foto parco archeologico di pompei)

Lo scavo ha visto la scoperta inaspettata di un piccolo rettile: gli strati archeologici in cui è stato rinvenuto erano accumuli di detrito, formatisi a seguito della dismissione della bottega in questione, in vista di una sua rifunzionalizzazione. Nella fase di ricostruzione e ristrutturazione tra terremoto e eruzione, il rettile aveva avuto modo di entrare negli spazi dismessi e scavare, indisturbata, un rifugio. Non è il primo ritrovamento di testuggini a Pompei, ma solitamente esse sono state rinvenute all’interno di giardini o aree interne a ricche domus, come ad esempio la casa di Giulio Polibio.

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Una fase del delicato scavo della tartaruga di terra rinvenuta in una bottega di via dell’Abbondanza (foto parco archeologico di pompei)


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L’uovo ritrovato all’interno del carapace della tartaruga allo studio nei Laboratori di Pompei (foto parco archeologico di pompei)

La testuggine è stata documentata e rimossa in tre fasi successive: documentazione del carapace (14 cm circa, mentre un esemplare pienamente matura misura di norma 20-24 cm), dello scheletro interno dell’animale e del piastrone (cioè la parte ventrale del guscio). Il reperto è stato trasferito al Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco dove sarà studiato e analizzato dall’archeozoologa del Parco. L’esemplare di Testudo hermanni, una specie locale, femmina, si era probabilmente rifugiata nello spazio dismesso per trovare un luogo adatto alla deposizione del suo unico uovo (solitamente vengono deposte da 1 a 5 uova). Le testuggini hanno una particolarità, la distocia, ovvero qualora non trovino un luogo idoneo, possono trattenere le uova andando incontro a problematiche spesso fatali. Preferiscono dunque morire, piuttosto che deporre le uova laddove l’ambiente non sia congeniale. L’intrusione dell’animale non fu notata da chi si occupò della rifunzionalizzazione della bottega, e i suoi resti vennero ricoperti senza essere visti.

Roma. Per “Dialoghi in Curia”, presentazione del volume “Arte romana” di Massimiliano Papini (Sapienza Università di Roma). Incontro in presenza e on line

roma_dialoghi-in-curia_libro-arte-romana_massimiliano-papini_locandinaPer il ciclo “Dialoghi in Curia” promosso dal parco archeologico del Colosseo giovedì 16 giugno 2022 la Curia Iulia ospita a partire dalle 16.30 la presentazione del volume “Arte romana” di Massimiliano Papini, professore di Archeologia classica (Sapienza Università di Roma), edito da Mondadori Università. Il manuale, ideato da Papini e scritto con la collaborazione di esperti di archeologia e storia dell’arte, offre una sintesi delle diverse e grandiose produzioni figurative dell’arte romana, con attenzione a committenti, artefici e destinatari nelle differenti situazioni storiche, culturali e sociali. Presentano Tonio Hölscher, professore emerito di Archeologia classica (Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg) e Ortwin Dally, professore di Archeologia classica (Freie Universität Berlin) e direttore dell’Istituto Archeologico Germanico. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. Sarò presente l’autore. L’evento potrà essere seguito in presenza nella Curia Iulia fino ad esaurimento dei posti (max 100) con prenotazione obbligatoria su eventbrite.it. Ingresso da largo della Salara Vecchia, 5. Nel PArCo è fortemente consigliato indossare la mascherina. L’incontro sarà anche trasmesso in diretta streaming dalla Curia Iulia sulla pagina Facebook del PArCo: https://www.facebook.com/parcocolosseo.

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La copertina del libro “Arte romana” di Massimiliano Papini

Arte romana. “Foggeranno altri con maggiore eleganza spiranti bronzi, credo di certo, e trarranno dal marmo vivi volti, patrocineranno meglio le cause e seguiranno con il compasso i percorsi del cielo e prediranno il corso degli astri: tu, ricorda, o romano, di dominare le genti; queste saranno le tue arti, stabilire norme alla pace, risparmiare i sottomessi e debellare i superbi”. Queste le parole profetiche di Anchise al figlio Enea al termine della discesa agli inferi nel VI libro dell’Eneide. Quelle che chiamiamo oggi “opere d’arte” non furono dunque sentite come una consuetudine ancestrale dai Romani, tanto da fare dubitare che un’arte “romana” sia mai esistita. Eppure, le loro produzioni figurative sono state grandiose e immense, nei tempi e nei territori dell’Impero, e il manuale intende offrirne una sintesi. Dopo una panoramica sulle principali componenti degli spazi pubblici e privati dell’Urbe, i capitoli si articolano prima per periodi (dal X secolo a.C. al VI-VII secolo d.C.) e poi per approfondimenti su soggetti, materiali e contesti d’uso: rappresentazioni storiche, ritrattistica, ornamenti greci, copie e rielaborazioni di opere originali greche, arti “decorative” e “suntuarie”, ceramica, vetro, pittura, mosaico e manufatti legati all’ambito funerario.

Segesta. Il parco archeologico sigla quattro convenzioni con atenei americani ed europei per una nuova stagione di scavi: dalla Casa del Navarca alle fortificazioni, dall’abitato arcaico alla Rocca di Entella

Rossella Giglio, al centro, con alcuni studiosi in sopralluogo al parco archeologico di Segesta (foto parco segesta)
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Prospezioni archeologiche nelle aree di competenza del parco archeologico di Segesta (foto parco segesta)

Quattro nuove convenzioni con atenei americani ed europei aprono una nuova stagione di scavi a Segesta. Rocca di Entella e Salemi. A sottoscriverle la direttrice del parco archeologico di Segesta, Rossella Giglio, nell’ambito delle collaborazioni scientifiche mirate a rafforzare le campagne di scavi su alcuni siti specifici di competenza del Parco. “Dopo avere individuato e attrezzato nuovi magazzini, laboratori e ambienti per lo studio finalmente è giunto il momento di riprendere le ricerche sul campo”, spiega la direttrice del Parco, Rossella Giglio. “Segesta offrirà ai nuovi concessionari non soltanto le aree archeologiche da indagare ma anche gli spazi e gli strumenti utili alla ricerca”. A partire da quest’anno e sino al 2026 a Segesta arriveranno ricercatori e archeologi provenienti dall’università dell’Arizona, da quella della Tuscia (guidati da Salvatore De Vincenzo) e della Freie Universität Berlin (con i docenti Monika Trümper e Chiara Blasetti Fantauzzi) che indagheranno le fortificazioni e le cinte murarie di Segesta, mediante lo sviluppo anche di nuove tecnologie quali la Digital-Archaeology.

La Casa del Navarca a Segesta (foto parco segesta)

A Segesta effettuerà ricerca e scavi anche l’università di Ginevra, diretta da Dominique Jaillard, con la professoressa Alessia Mistretta dell’Unità d’archeologia classica che svolgeranno ricerche attorno alla Casa del Navarca, un edificio abitativo di grande pregio appartenuto al navarca Eraclio, amico di Cicerone, dove il Parco ha promosso un grande progetto di valorizzazione attraverso la realizzazione di un nuovo percorso pedonale sulla sommità della collina e nuovi scavi realizzati fra marzo e luglio 2021. La Convenzione firmata con l’università di Ginevra ha la durata di 3 anni.

Interventi nell’area delle fortificazioni e della cinta muraria di Segesta (foto parco segesta)

Intanto, con l’arrivo della primavera l’università dell’Arizona invierà i propri archeologi per scavare nell’area dell’abitato arcaico di Segesta dove verranno effettuati approfondimenti sulle fasi di vita degli Elimi. La convenzione, della durata di tre anni, è stata sottoscritta da Diane Austin, direttrice della Scuola di Antropologia dell’ateneo di Tucson. Gli ultimi scavi in questo specifico ambito risalgono a metà degli anni 2000, quando la professoressa Emma Blake – che al tempo collaborava con l’università di Stanford e oggi insegna in Arizona – avviò le ricerche sul monte Polizo di Salemi nell’ambito di una campagna autorizzata dalla Soprintendenza di Trapani e condotta insieme al professor Robert Schön con il coordinamento scientifico dell’archeologa Rossella Giglio, oggi direttrice del Parco di Segesta. “Grazie a questa nuova campagna di scavi”, aggiunge la direttrice, “si interverrà con ricerche storico-archeologiche e topografiche nella parte centrale del monte Barbaro dove sono state riscontrate tracce di strutture domestiche relative alla fase arcaica”.

L’area archeologica della Rocca di Entella (foto parco segesta)

Ma si torna a scavare anche in territorio di Salemi, nell’ex Basilica paleocristiana di San Miceli. Qui le ricerche saranno condotte dall’Andrews University-Berrien Springs del Michigan (Usa) con la quale il Parco di Segesta ha firmato una convenzione di 5 anni. L’attività archeologica, coordinata da Randall Younker, consentirà di proseguire gli scavi già iniziati nel 2014 che hanno già portato in luce testimonianze archeologiche di pregio relative a un villaggio. Riconfermata, infine, grazie a Anna Magnetto, Carmine Ampolo e Maria Cecilia Parra la storica collaborazione con il Laboratorio SAET della Scuola Normale Superiore di Pisa con due nuove convenzioni: a Entella, nel territorio di Contessa Entellina, e nell’Agorà di Segesta dove, nel maggio dello scorso anno è stato individuato e riportato in luce un importante ambiente dedicato ai giovani, come si può leggere sull’epigrafe rimessa in luce nella sua posizione originaria, al centro dell’edificio.