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Paestum. Al via la rubrica “Diari di Archeologia”: nel primo episodio il direttore Tiziana D’Angelo con gli archeologi Manuela Ferraioli e Francesco Mele alla scoperta del tempietto dorico

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Veduta a volo d’uccello del tempietto dorico arcaico rinvenuto presso le mura occidentali di Paestum (foto pa-paeve)

Al via “Diari di Archeologia”, la rubrica del parco archeologico di Paestum e Velia che racconta le attività che si svolgono nei siti del parco attraverso lo sguardo e la voce di esperti e addetti ai lavori. Nel primo episodio, il direttore Tiziana D’Angelo, insieme agli archeologi Manuela Ferraioli e Francesco Mele, ci guidano alla scoperta del tempietto dorico di Paestum. I lavori di scavo stanno portando alla luce una notevole quantità di straordinari reperti che consentiranno di approfondire la storia del tempio e della città come mai prima d’ora.

“Siamo a Paestum”, spiega il direttore Tiziana D’Angelo, “sul cantiere di scavo del tempietto dorico. Parliamo di un tempio che si data all’inizio del V secolo a.C. ed è una scoperta incredibile per la ricostruzione della storia della città di Poseidonia-Paestum. Questo tempio è stato frequentato per circa mezzo millennio. Costruito all’inizio del V sec. a.C. ma utilizzato almeno fino al I sec. a.C., quindi attraversando tutta la fase greco-lucana della città e anche la fase coloniale, quando Paestum diventa una colonia latina e quindi una città romana. Quello che abbiamo fatto fino ad ora in questi mesi di scavo è stato indagare le ultime fasi di frequentazione del tempio, le fasi che si riferiscono al I, II e III secolo a.C. In particolar modo abbiamo lavorato sull’area tra il tempio e l’altare. E qui è stata rinvenuta una notevole quantità di materiali votivi. Un vero e proprio tappeto di oggetti votivi: un vero e proprio tappeto di oggetti votivi che ci stanno ora consentendo di comprendere a quale divinità fosse effettivamente dedicato questo tempio”.

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Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, con l’archeologa Manuela Ferraioli (foto pa-paeve)

L’archeologa Manuela Ferraioli illustra alcuni particolari reperti rinvenuti negli ultimi mesi: “Tra i reperti rinvenuti durante lo scavo stratigrafico è emerso un grande quantitativo di statuette votive, ma non solo. Anche di modellini di altare in marmo: ne abbiamo due. E tre modellini invece in terracotta: modellini miniaturistici del nostro tempietto dorico e dell’altare”. 

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Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, con l’archeologo Francesco Mele (foto pa-paeve)

“E adesso stiamo andando avanti”, riprende D’Angelo, “e quindi stiamo indagando la fase precedente, il IV secolo a.C., una fase molto importante per lo sviluppo della città che vede una forte interazione tra la popolazione greca e quella lucana. Quello che stiamo per fare è spingerci proprio all’interno del tempio, varcarne la soglia e raggiungere la cella, quindi lo spazio all’interno del quale in antichità era conservata la statua di culto”. L’archeologo Francesco Mele, che supervisiona le attività di scavo, e dà alcune informazioni su come si svilupperanno le indagini nelle prossime settimane: “Nei prossimi giorni andremo a indagare all’interno della cella e ci aspettiamo di trovare dei materiali che si possono datare e quindi datare le prime fasi di fondazione di questa struttura che finora è stata datata solo stilisticamente e non diciamo cronologicamente con dei materiali coerenti al V sec.”. Quindi a questa fase importante tardo-arcaica, una fase di sviluppo e di monumentalizzazione della città di Paestum.

 

Paestum. Eccezionali scoperte al tempietto greco lungo le mura: il basamento, le decorazioni del tetto, i gocciolatoi, teste di toro, l’altare dei sacrifici e centinaia di ex-voto. E una suggestione: un piccolo ex-voto con un eros a cavallo di un delfino potrebbe cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia

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Ex-voto con eros che cavalca un delfino proveniente dall’area del tempietto greco lungo le mura di Paestum (foto pa-paeve)

È un piccolo ex voto quello che potrebbe cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia: si vede un eros a cavallo di un delfino che la fantasia potrebbe rimandare al mitico Poseidon, il dio che ha dato il nome alla città. A Paestum stanno rivelando grandi sorprese i lavori per riportare alla luce il tempietto greco rinvenuto nel 2019 lungo le mura ovest della città antica (vedi Il parco archeologico di Paestum presenta alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico la scoperta del tempietto dorico e lancia il Manifesto dell’Archeologia Circolare: occasione per riflettere nella prassi archeologica, museologica e gestionale | archeologiavocidalpassato): ecco riemergere il basamento in pietra con i gradini d’accesso e la delimitazione della cella che ospitava la divinità, le decorazioni in terracotta colorata del tetto con i gocciolatoi a forma di leone, una straordinaria gorgone, una commovente Afrodite. Ma anche sette stupefacenti teste di toro, l’altare con la pietra scanalata per raccogliere i liquidi dei sacrifici e centinaia di ex voto. Uno scavo, che promette di “cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia”, assicura Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia. Quasi insomma come una finestra aperta su un frammento lungo 500 anni della vita della città che i greci di Sibari fondarono nel 600 a.C. e che poi passò sotto i lucani per diventare alla fine una colonia di Roma.

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Veduta complessiva dell’area sacra del tempietto greco lungo le mura di Pasetum_ si vede il basamento e anche l’altare per i sacrifici (foto pa-paeve)

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Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, nel Tempio di Nettuno a Paestum (foto pa-paeve)

“Il ritrovamento di centinaia di ex voto, statue e altari nel tempietto di Paestum”, afferma il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, “conferma lo straordinario valore di questo sito e le sue grandi potenzialità sulle quali stiamo lavorando. Poco più di un mese fa mi sono recato a Paestum proprio per verificare lo stato del Parco archeologico e capire tutto quello che si può fare, anche in termini di finanziamenti, per rafforzare le attività di conservazione e di sviluppo dell’area. Ogni scavo che riporta alla luce le testimonianze storiche del passato dimostra l’immensa ricchezza del patrimonio archeologico della nostra nazione di cui c’è ancora molto da scoprire”. Davvero un contesto unico che “accende una luce molto interessante sulla vita religiosa antica”, applaude il dg musei Massimo Osanna ricordando che le ricerche archeologiche fatte a Paestum negli anni ’50 intorno ai templi maggiori non furono scientificamente documentate. Avviati nel 2020 e subito bloccati dalla pandemia, gli scavi al tempietto sono ripresi da qualche mese: “Quello che oggi ci troviamo davanti è il momento in cui il santuario, per motivi ancora tutti da chiarire, viene abbandonato, tra la fine del II e l’inizio del I sec. a C”, premette D’Angelo (vedi Paestum. La direttrice Tiziana D’Angelo riapre lo scavo del tempietto arcaico lungo le mura e decide di raccontarlo in diretta sui canali social | archeologiavocidalpassato).

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Testa di toro proveniente dall’area sacra del tempietto greco lungo le mura di Paestum (foto pa-paeve)

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Gabriel Zuchtriegel, quando era direttore del parco e del museo di Paestum e Velia (foto pa-paeve)

L’analisi delle decorazioni fittili ha permesso di datarne la fondazione nel primo quarto del V secolo a C., quando nella colonia greca erano già stati costruiti alcuni dei più importanti edifici monumentali arrivati fino a noi, il tempio di Hera, edificato tra il 560 e il 520 a.C., e quello di Atena, che si fa risalire al 500 a.C. Il tempio di Nettuno venne completato invece un po’ più tardi, nel 460 a.C., dopo una lunga gestazione. Di dimensioni molto contenute – misura 15,60 metri per 7,50 – con 4 colonne sul fronte e 7 sui fianchi, il tempietto è come gli altri in stile dorico, ma si distingue per la purezza delle forme. “È il più piccolo tempio periptero dorico che conosciamo prima dell’età ellenistica, il primo edificio che a Paestum esprime pienamente il canone dorico”, spiega Gabriel Zuchtriegel, l’ex direttore di Paestum oggi alla guida di Pompei che ha appena dato alle stampe un corposo studio sull’architettura dorica. “Quasi un modello in piccolo del grande tempio di Nettuno”, che allora appunto doveva essere in costruzione, “una sorta di missing link tra il VI e il V secolo a.C.”. Molto importante, quindi, anche perché in qualche modo dimostra l’autonomia artistica e culturale della comunità e sconfessa chi ha sempre creduto che nelle colonie ci si limitasse a copiare le produzioni della madrepatria.

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Veduta da drone del tempietto greco lungo le mura di Paestum con il team di archeologi che segue le ricerche: al centro la direttrice Tiziana D’Angelo (foto pa-paeve)

Straordinaria però è anche la distesa di oggetti ritrovati nello spazio che separa il fronte dell’edificio dall’altare, eretto come di regola all’esterno: statuette in terracotta con i volti degli offerenti o quelli delle divinità, addirittura 15 quelle con il piccolo eros a cavallo del delfino, templi e altari in miniatura. Piccoli capolavori di artigianato che si aggiungono alle sette teste di toro ritrovate intorno all’altare, forse “oggetti di scena” a disposizione di chi amministrava il culto. E che sembrano essere stati poggiati in terra con devozione, “come in un rito di chiusura” ragiona D’Angelo, messo in atto quando il santuario, che pure continuò ad essere frequentato anche in epoca lucana e poi dal 273 a.C. con l’arrivo dei romani, cadde in disuso. “Ogni giorno una sorpresa”, sorride la direttrice attorniata dalla squadra di archeologi coordinata da Francesco Mele. Per capire di più, certo, ci vorrà tempo, serviranno studi, restauri, analisi di laboratorio. Intanto si procede con le ricerche per documentare ogni periodo di vita del tempio fino ad arrivare al momento della sua costruzione, cercando anche di capire la dinamica che ha portato una parte delle mura a collassare sul retro dell’edificio.

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Elemento della trabeazione con gocciolatoio a testa di leone dal tempietto greco lungo le mura di Paestum (foto pa-paeve)

Gli elementi di forte interesse “sono tanti”, si appassiona D’Angelo. Come la firma – proprio su una delle statuette col delfino- degli Avili, “una famiglia di ceramisti di origine laziale, nota anche a Delo, la cui presenza qui a Paestum non era mai stata documentata”. O come l’ubicazione particolarissima di questo santuario, costruito nella città, sì, ma lontano dal centro e dagli altri templi, giusto a ridosso delle mura. Vicinissimo al mare, sul quale praticamente si affacciava: “Le navi che passavano se lo trovavano di fronte”, fa notare. Il pensiero va agli amorini sul delfino e a una moneta romana del III sec. a.C. che su un lato aveva proprio Eros a cavallo del delfino e sull’altro Poseidon. Che sia proprio questo il tempio intitolato al dio che ha dato nome alla città? D’Angelo scuote la testa: “È ancora presto per dirlo, ma l’ipotesi è estremamente interessante”. Solo una suggestione, quindi. In attesa che gli scavi accendano nuove luci sulla storia.

Paestum. La direttrice Tiziana D’Angelo riapre lo scavo del tempietto arcaico lungo le mura e decide di raccontarlo in diretta sui canali social

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Capitelli, rocchi di colonna, elementi del fregio e del cornicione: sono i frammenti lapidei di un tempio dorico del V sec. a.C. emersi lungo le mura di Paestum (foto parco archeologico Paestum)

In diretta dagli scavi del tempietto arcaico di Paestum ripresi in questi giorni. È la nuova iniziativa di Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, che ha deciso di seguire passo passo, con interventi video sui canali social del Parco, la ripresa delle ricerche archeologiche del tempietto di età tardo arcaica ubicato presso la porzione ovest delle mura di cinta della città fu individuato nel 2019 a seguito del ritrovamento di diversi elementi architettonici appartenenti al tempio stesso come capitelli, metope, triglifi, parti di colonne e di tetto (vedi Il parco archeologico di Paestum presenta alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico la scoperta del tempietto dorico e lancia il Manifesto dell’Archeologia Circolare: occasione per riflettere nella prassi archeologica, museologica e gestionale | archeologiavocidalpassato). Per ora sono tante le domande aperte, come ricorda la direttrice Tiziana D’Angelo: quale la divinità titolare? Quale il rapporto con gli altri templi? Quando fu costruito? Quando venne distrutto? Lo scavo in corso è chiamato a dare queste risposte che verranno raccontate col prosieguo delle ricerche.

Il tempietto arcaico non sorge all’interno del percorso archeologico del parco, ma comunque all’interno della città antica di Poseidonia-Paestum, in prossimità della cinta muraria, nella parte occidentale della città. “Per comprendere meglio questa struttura”, spiega D’Angelo, “dobbiamo tornare indietro qualche anno, al giugno 2019, quando alla direzione del Parco c’era Gabriel Zuchtriegel. Allora, in occasione di un’attività di manutenzione della cinta muraria, sono stati rinvenuti numerosi blocchi, numerosi frammenti architettonici: frammenti di capitello, frammenti di triglifi, e questo ha consentito di comprendere che proprio in questa zona molto probabilmente esisteva una struttura sacra molto importante.

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La mappa del tempietto emersa con l’indagine del georadar (foto parco archeologico Paestum)

Sono seguite quasi immediatamente delle indagini scientifiche, le geofisiche, il telerilevamento, realizzate in collaborazione con il Cnr, che hanno confermato le prime intuizioni. Ciò ha permesso di individuare il perimetro di questa struttura sacra, un tempietto dorico, quindi più piccolo ovviamente rispetto ai tre grandi templi che troviamo all’interno dell’area urbana, nel santuario settentrionale e nel santuario meridionale della città di Paestum, ma che molto probabilmente appartiene allo stesso periodo storico, quindi siamo all’inizio del V sec. a.C.”.  Lo scavo archeologico è seguito dai funzionari archeologo Francesco Scelza e Francesco Mele.

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Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia (foto pa-paeve)

“È pochi giorni che abbiamo ripreso questo scavo”, continua la direttrice, “e già si cominciano a vedere i primi risultati. La pianta del tempietto, lo abbiamo detto, è visibile. Mentre verso Ovest si può notare anche un crollo delle mura. Quindi ci sono davvero degli eventi molto interessanti che adesso dobbiamo ricostruire. Gli interrogativi ovviamente sono moltissimi. Da una parte ci si chiede a quale divinità questo tempio fosse dedicata, dall’altra quale fosse il rapporto tra questo tempio piccolo in una zona liminale della città e i templi dei santuari urbani. E ci si chiede anche quando effettivamente sia stato costruito, quando sia stato distrutto, quale sia il rapporto anche con il crollo delle mura. Queste per ora sono solo domande. Ma quello che vogliamo fare è cercare di raccontare in una sorta di diario di scavo il nostro lavoro ed è quello che faremo nelle prossime settimane di lavoro, e ve lo racconteremo: ci potete seguire – conclude – in questa nostra avventura di scavo su tutti i nostri canali social”.

Paestum. Giornata di presentazione delle indagini archeologiche nel parco archeologico

La locandina della Giornata di presentazione delle indagini archeologiche a Paestum

Giornata speciale, venerdì 21 febbraio 2020, a Paestum dedicata alla presentazione delle indagini archeologiche nel parco archeologico. Intenso il programma con inizio alle 10 con i saluti e la presentazione del direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Gabriel Zuchtriegel. Seguono gli interventi: “Nuovi scavi dall’area dell’Athenaion: la campagna del 2019” di Fausto Longo e Maria Luigia Rizzo (università di Salerno); “New light once more on the temple of Athena” di Albert e Rebecca Ammerman (Colgate University of New York); “Saggi di scavo nell’agorà di Poseidonia” di Emanuele Greco e Marina Cipriani (Fondazione Paestum); “Gli scavi dell’unior a Poseidonia-Paestum [campagne 2018/2019]” di Laura Ficuciello (università di Napoli “L’Orientale”); “La casa dei sacerdoti nel santuario meridionale: i dati provenienti dalla recente indagine” di Giovanni di Maio e Serenella Scala (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Geomed); seguo il dibattito. Dopo il coffee break, “Dati preliminari sulla campagna di scavo 2019 nell’abitato preromano di Paestum: le nuove sequenze stratigrafiche dalla porzione centrale e settentrionale della domus II nell’IS 2” di Rachele Cava e Guglielmo Strapazzon (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Cooperativa Archeologia); “Le fornaci dell’insula 10-12: testimonianze di un impianto produttivo coloniale” di Francesco Mele, Rosa De Venezia, Jessica Elia, Manuela Ferraioli, Letterio Giordano (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Ganosis/Edilco); “Santuario di Hera al Sele: la ricerca continua” di Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”); “La tutela archeologica nel territorio di Paestum” di Maria Tommasa Granese (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino). Dopo il dibattito, le conclusioni di Gabriel Zuchtriegel.