Roma. In Curia Iulia la conferenza “La citazione erudita nell’architettura eclettica di Ernesto Verrucci Bey alla corte d’Egitto” a cura di Giuseppe Bonaccorso (università di Camerino)
Giovedì 30 Ottobre 2025 in Curia Iulia, alle 11, la conferenza “La citazione erudita nell’architettura eclettica di Ernesto Verrucci Bey alla corte d’Egitto”, a cura di Giuseppe Bonaccorso (università di Camerino). Accesso da largo della Salara Vecchia. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti su https://egitto30ottobre.eventbrite.it. Dopo i saluti istituzionali di Francesca Boldrighini (parco archeologico del Colosseo), introduce Claudio Castelletti (università di Roma Tor Vergata). Nel 2024, per iniziativa del Corso di studi magistrali in Storia dell’Arte dell’università di Roma Tor Vergata, il dipartimento di Studi letterari, filosofici e di Storia dell’Arte dello stesso Ateneo ha istituito in convenzione col museo Egizio di Torino il laboratorio di ricerca EgyLab, dedicato alla ricezione dell’Egitto dall’Antichità greco-romana all’età contemporanea, diventato laboratorio didattico a partire dall’anno accademico 2025-2026. Nel quadro delle attività di EgyLab, il Dipartimento ha promosso nel 2025 in convenzione col parco archeologico del Colosseo un ciclo di conferenze intitolato Aegyptophilia, a cura di Carmelo Occhipinti e Claudio Castelletti, patrocinato dal DiVA – dipartimento di Valorizzazione del Patrimonio culturale, dal museo Egizio di Torino, dall’Accademia d’Egitto, dall’Institutum Romanum Finlandiae – Villa Lante al Gianicolo, dalla Fondazione Marco Besso e dal 3ARC – Ancient Art Architecture Reception Center. Il ciclo è stato ideato non solo come un’occasione di confronto interdisciplinare tra studiosi e studiose di diversa formazione scientifica e metodologica (archeologi, egittologi, storici, storici dell’arte, storici dell’architettura, ecc.), ma anche come uno “spazio” di condivisione e accessibilità del sapere, per promuovere e valorizzare il dialogo tra cultura egiziana e cultura europea, in particolare italiana.
Archeologia sperimentale. Ricostruito il telaio verticale ed esposto nella Domus Tiberiana sul Palatino insieme ai 63 pesi originali lì ritrovati nel 2010. Il parco archeologico del Colosseo ha raccontato e documentato questa ricerca nel video “Nodi al pettine. Un’esperienza di archeotecnologia”, a cura di Andrea Schiappelli

Frame del video “Nodi al pettine. Un’esperienza di archeotecnologia” prodotto dal parco archeologico del Colosseo

La Domus Tiberiana sul colle Palatino, riaperta al pubblico nel settembre 2023, a 50 anni dalla chiusura per gravi problemi strutturali (foto PArCo)
Nel 2010, in un ambiente dell’ala occidentale della Domus Tiberiana sul colle Palatino sono stati messi in luce i resti di un telaio del I sec. d.C., rappresentati da ben 63 pesi di argilla che servivano a tenere tesi i fili. Nel 2023, il nuovo allestimento espositivo della Domus Tiberiana (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2023/09/21/roma-riaperta-al-pubblico-la-domus-tiberiana-a-50-anni-dalla-chiusura-per-gravi-problemi-strutturali-4-ettari-sul-colle-palatino-con-uno-speciale-allestimento-museale-imago-imperii/) è stata l’occasione giusta per ricostruire il telaio in modo “filologico”, pesi di argilla compresi. Il parco archeologico del Colosseo lo ha raccontato in un video documentario: “Nodi al pettine. Un’esperienza di archeotecnologia”, a cura di Andrea Schiappelli per la regia di Flaviano Pizzardi, con Massimo Massussi e Sonia Tucci (archeologi, Società Cooperativa Matrix Novantasei), Ettore Pizzuti (archeotecnologo) e Fulvio Coletti (archeologo – PArCo). Ecco il video prodotto dal Servizio Educazione Didattica e Formazione del PArCo (Andrea Schiappelli-Responsabile, Francesca Boldrighini, Silvio Costa, Silvia D’Offizi, Elena Ferrari, Francesca Ioppi, Federica Rinaldi).

Il telaio verticale ricostruito nelle sale espositive della Domus Tiberiana sul Palatino (foto matrix96/PArCo)
“Le circostanze del rinvenimento dei 63 pesi da telaio messi in mostra nella sala 5 della Domus Tiberiana”, spiega Fulvio Coletti, archeologo del PArCo, “risalgono al 2010 nell’ambito di una importante campagna di scavi in cui si indagarono il settore occidentale e nord della Domus Tiberiana. Nell’ambito di quegli scavi si andarono a investigare i livelli sottostanti il palazzo imperiale e vennero rinvenute cinque domus, tracce naturalmente di domus, perché furono messe in luce solo parti di queste strutture. Nell’ambito di una di queste domus, la più centrale, fu rinvenuto tutto questo importante numero di pesi da telaio, che fece pensare gli archeologi fosse stato abbandonato un telaio – in legno naturalmente – dell’epoca di utilizzo della casa, quindi della I metà del I sec. d.C. Questi pesi sono ora allestiti ed esposti in una teca accanto al telaio ricostruito e testimoniano attività domestiche che si svolgevano in questa domus”.

Sonia Tucci sperimenta il ricostruito telaio verticale romano (foto matrix96/PArCo)
“Questo è un telaio verticale autoportante a 4 licci”, illustra Sonia Tucci, archeologa sperimentale, “e lo monteremo mettendo un subbio orizzontale nella parte alta. A questo andremo ad attaccare l’ordito, poi dei separatori orizzontali che permetteranno ai fili con i pesi di andarsi a posizionare nella parte posteriore del telaio. E poi andiamo a posizionare le aste e i licci. Sulle aste poi andremo a montare i licci. Le aste porta-liccio stanno nella posizione attiva, mentre questa è la posizione a riposo. Chiaramente spostando l’asta-liccio dalla posizione dalla posizione riposo alla posizione attiva abbiamo la possibilità di far passare la spoletta all’interno del passo dei fili d’ordito. Quattro licci consentono di strutturare un tessuto a saia con una decorazione differenziata che va dalla spia di pesce al diamante. Quando andremo a montare l’ordito, i fili dell’ordito saranno messi in tensione da dei pesi di ceramica che li faranno scendere nella verticale. I pesi sono stati realizzati in argilla. Quelli che si vedono sono in terracotta e sono una riproduzione fatta mediante un’analisi prima tecnico-funzionale e sperimentale dei materiali che provengono dal record archeologico e successivamente sono stati riprodotti fedelmente al materiale archeologico. Questi verranno montati su ogni asta porta-liccio. I licci andranno quindi a separare i fili dell’ordito e avremo una disposizione di circa 5 fili per centimetro”.

Un peso da telaio rinvenuto nella Domus Tiberiana sugli appunti della ricerca sperimentale (foto matrix96/PArCo)
“Vista l’importanza del contesto e del ritrovamento del telaio e dei suoi pesi”, interviene Andrea Schiappelli, archeologo del PArCo, “abbiamo pensato come Servizio didattica di documentare con un video il grande lavoro di ricostruzione che è stato organizzato a livello filologico, di archeologia sperimentale, di questo telaio. Abbiamo voluto, come principio, valorizzare un oggetto – un oggetto che ha poi dietro un lavoro – che non fosse diverso da una statua, un rilievo architettonico o da una pittura o un dipinto, per valorizzare alcuni aspetti della vita quotidiana e dei processi di produzione che sono dietro alla vita quotidiana. Come lo era il lavoro del ceramista, chi tesseva aveva dietro una capacità tecnica e un apprendimento sicuramente complesso e prolungato perché usare un telaio non è affatto un’attività facile e scontata. Così come non lo è costruirlo. E grazie al lavoro attentissimo di grande cura di Sonia Tucci, Massimo Massussi ed Ettore Pizzuti, e che stiamo appunto documentando, questa complessità nel fare il telaio e nell’usarlo sicuramente verrà fuori e potrà essere apprezzata da tutti voi”.

L’archeologo sperimentale Massimo Massussi nella realizzazione del telaio verticale della Domus Tiberiana (foto matrix96/PArCo)
“Le essenze che abbiamo utilizzato”, ricorda Massimo Massussi, archeologo sperimentale, “sono essenze che si ritrovano in Italia già a partire dall’epoca preistorica e protostorica, e in epoca romana. Probabilmente la circolazione di legna era anche molto diffusa. In questo caso sono abete e pino per la struttura portante e per quello che riguarda invece il subbio, la struttura che in realtà dovrà tenere in modo particolare i pesi invece è il faggio. Il faggio è un legno molto utilizzato per quello che riguarda anche la cantieristica navale, e veniva utilizzato per le barche storiche per realizzare gli alberi delle vele. Normalmente ritroviamo l’abete in questa forma, questo semplicemente non è lavorato, sarebbe da scortecciare per far venir fuori l’essenza vera e propria. Questo è il faggio che si ritrova appunto andando a raccoglierlo. E poi c’è un altro legno che veniva probabilmente utilizzato per fare le parti più dure, con una stagionatura molto lunga: è il castagno che generalmente viene utilizzato per fare i piedi che sostengono tutta la struttura. La struttura è stata realizzata senza un chiodo di metallo: sono tutti incastri maschio-femmina e sono stati applicati al posto dei chiodi di metallo quelli di legno”.

Il telaio verticale ricostruito nelle sale espositive della Domus Tiberiana sul Palatino (foto matrix96/PArCo)

Archeologia tessile: tessuti realizzati con il telaio verticale ricostruito (foto matrix96/PArCo)
“Il telaio esposto qui nella Domus Tiberiana è una struttura molto complessa”, riprende Sonia Tucci, archeologa sperimentale. “È un telaio verticale autoportante a quattro licci. E su questo telaio è stata realizzata una porzione di tessuto. La cosa interessante è che è stata realizzata anche una decorazione dei bordi con lavorazione a tavoletta. L’archeologia tessile è un ambito di studio particolarmente multiforme. Ci sono diversi ambiti di studio dell’archeologia tessile. La presenza dei tessuti all’interno di scavi archeologici è abbastanza rara, soprattutto in Italia, e tutto ciò è dovuto ad aspetti ambientali, di conservazione dei materiali. Certo è che possiamo rinvenire tracce di tessitura su alcuni reperti, ad esempio i reperti metallici. Dove rinveniamo appunto la traccia della tessitura su porzioni, ad esempio, di fibule o di coltelli, in stato di mineralizzazione”.

Archeologia sperimentale: copie dei tesi di telaio scoperti nel 2010 nella Domus Tiberiana (foto matrix96/PArCo)
“L’archeologia sperimentale”, chiude Massimo Massussi, archeologo sperimentale, “è una disciplina che possiamo considerare in termini di convergenze di tante altre discipline. Quindi si parte ovviamente dall’archeologia e dalla ricerca di dati, quindi attraverso i nostri scavi archeologici, stratigrafici, e di conseguenza al recupero di manufatti, che ovviamente in molti casi devono essere studiati e analizzati, e interpretati. A cosa serve l’archeologia sperimentale? Serve per capire la tecnologia di produzione e in modo particolare anche la funzione degli oggetti, in questo caso dei manufatti, e quindi la possibilità di farli rivivere e rimetterli in funzione. L’archeologia sperimentale nasce alla fine degli anni ’60 – inizio anni ’70 in connessione in modo particolare con lo studio delle industrie litiche paleolitiche con la riproduzione quindi di manufatti in pietra scheggiata che hanno dato la possibilità agli studiosi di poter capire la tecnologia legata a questo tipo di materiale, e in modo particolare la possibilità di andarne a interpretare la funzione. Quindi l’archeologia sperimentale in questo senso è utilissima per poter ricostruire il passato, per poterlo interpretare, per avvicinarci il più possibile alla funzione degli oggetti e alla loro tecnologia. E sicuramente alla possibilità poi di ricostruire oggetti anche di un certo tipo, legati magari anche a delle esposizioni museali, quindi l’allestimento di musei. Nel nostro specifico caso di studio – conclude -, quello appunto della riproduzione di un telaio di epoca romana, accertato dalla presenza di circa 60 pesi da telaio rinvenuti all’internodi alcuni ambienti di questo importante edificio che si trova al centro di Roma, sostanzialmente abbiamo avuto l’incarico di svolgere questa ricerca, la riproduzione di un telaio funzionale, quindi che sia un oggetto realmente funzionale per essere esposto e fruibile dal pubblico”.
Roma. Per l’International Museum Day in Curia Iulia conferenza su “Sostenibilità, benessere e natura al Parco archeologico del Colosseo”
In occasione della Giornata Internazionale dei Musei ICOM la Curia Iulia ospita una conferenza di approfondimento sui progetti del PArCo dedicati al benessere ispirati dal principio “Salus per Artem”, sulle attività di sostenibilità ambientale, monitoraggio e protezione del patrimonio archeologico attraverso le biotecnologie. Appuntamento giovedì 18 maggio 2023, alle 16.30, in Curia Iulia. Ingresso da largo della Salara Vecchia, 5. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti su www.eventbrite.it. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalla Curia Iulia sulla pagina Facebook del parco archeologico del Colosseo: https://www.facebook.com/parcocolosseo. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. Intervengono Francesca Boldrighini, parco archeologico del Colosseo, su “Il progetto Parco Green”; Andrea Schiappelli, parco archeologico del Colosseo, su “Salus per Artem: stare bene al PArCo”; Gabriella Strano, parco archeologico del Colosseo, su “L’ecosistema PArCo tra passato, presente e futuro”; Aldo Winkler, istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, su “Foglie e licheni per il controllo delle polveri sottili al Palatino”; Gianluca Damiani, associazione Ornis Italica, su “Osservare la biodiversità del PArCo”.
Roma. Per le Giornate europee del Patrimonio il parco archeologico del Colosseo propone un ricco un programma di visite guidate, aperture straordinarie e iniziative digitali
Tornano sabato 24 e domenica 25 settembre 2022, in Italia, Giornate Europee del Patrimonio 2022, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea. Il parco archeologico del Colosseo aderisce con un programma di visite guidate, aperture straordinarie e iniziative digitali seguendo il tema “Patrimonio culturale sostenibile: un’eredità per il futuro”. Sabato sera 24 settembre è prevista una apertura straordinaria del museo del Foro Romano nel complesso di Santa Maria Nova con ingresso al costo simbolico di 1 euro (escluse le gratuità previste per legge). I biglietti potranno essere ritirati presso la biglietteria situata in piazza del Colosseo, nelle vicinanze del Tempio di Venere e Roma, dalle 19.45 alle 22. Per partecipare a tutte le attività è necessario acquistare il biglietto di accesso al PArCo 24h – Colosseo, Foro Romano, Palatino o gli altri biglietti che permettono l’ingresso al PArCo, inclusa la Membership Card, se non diversamente specificato. L’orario da selezionare per acquistare il biglietto riguarda solo l’ingresso al Colosseo e non è vincolante per accedere all’area del Foro Romano e del Palatino e partecipare alle aperture straordinarie e alle attività speciali delle Giornate Europee del Patrimonio 2022.

La grande Fontana delle Pelte nella Domus Augustana sul Palatino rifunzionalizzata con un progetto green (foto PArCo)
SABATO 24 SETTEMBRE. Mattina (9.15 – 12.45): apertura del peristilio inferiore della Domus Augustana con visita alla Fontana delle Pelte a cura dell’architetto Gabriella Strano. Appuntamento alle 9.15 all’arco di Tito; apertura della Curia Iulia. Pomeriggio (14.15 – 17.45): apertura del peristilio inferiore della Domus Augustana con visita alla Fontana delle Pelte a cura dell’archeologa Astrid D’Eredità. Appuntamento alle 14.15 all’arco di Tito; apertura della Curia Iulia. Sera (20-22:30, ultimo ingresso 22): apertura del Museo del Foro Romano e del Tempio di Venere e Roma. Ingresso e uscita dal varco presso l’arco di Tito con biglietto a 1 Euro acquistabile presso la biglietteria in piazza del Colosseo.

Veduta verso Sud dello stadio Palatino. La pianta dello Stadio è molto simile a quella del Circo di Caligola che si trovava nella villa di Agrippina in Vaticano (foto PArCo)
DOMENICA 25 SETTEMBRE. Mattina (9.15 – 12.45): apertura dello Stadio Palatino fino al peristilio inferiore della Domus Augustana; apertura della Curia Iulia con visite a cura delle archeologhe Francesca Boldrighini e Antonella Rotondi. 10.30 – 13.30: laboratorio per ragazzi e ragazze con disabilità cognitiva a cura del Servizio Didattica in collaborazione con Cooperativa Phoenix. Pomeriggio (14.15 – 17.45): apertura dello Stadio Palatino fino al peristilio inferiore della Domus Augustana; apertura della Curia Iulia con visite a cura dell’archeologa Antonella Rotondi. 16 – 18: laboratorio “Una Reggia da sogno” a cura del Servizio Didattica. I bambini e le bambine (dai 6 ai 12 anni), insieme alle loro famiglie, sono invitati sul Palatino per allestire la propria ‘reggia da sogno’: attraverso un percorso tra i luoghi più belli del PArCo, scopriranno le meraviglie del Palazzo dell’Imperatore e avranno modo di fare le proprie scelte da arredatori, per creare una reggia ideale. I “progetti” più belli potranno essere ammirati nella bacheca del sito web del Parco archeologico del Colosseo; per tutti i giovani partecipanti, invece, in omaggio un bel gadget del PArCo. L’appuntamento è alle 16 al varco presso l’arco di Tito. Ingresso gratuito per i bimbi partecipanti all’attività e per i loro accompagnatori. In caso di maltempo tutti i prenotati riceveranno per tempo le comunicazioni su modifiche o annullamento della attività. Posti esauriti.
Parco archeologico del Colosseo. Presentata la nuova guida tattile “Museo Palatino. Accarezzare la storia di Roma” nell’ambito del progetto “Il PArCo tra le mani”. Presto nuovi pannelli tattili, guide e la WebApp
“Museo Palatino. Accarezzare la storia di Roma” è la nuova guida tattile, ideata e curata da Federica Rinaldi e Giulia Giovanetti, con testi delle stesse assieme a Silvia D’Offizi e Donatella Garritano che ha curato le traduzioni in inglese, per la realizzazione di Atipiche edizioni con Spazio Attivo Zagarolo FabLab. È stata presentata on line dal parco archeologico del Colosseo giovedì 3 dicembre 2020 in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. La guida, pensata per tutti, raccoglie 16 schede con le opere più rappresentative della collezione del Museo, descritte con testi ad alta leggibilità (in italiano e inglese con trascrizioni in braille) illustrate con immagini tattili e un cassetto “immersivo” contenente le riproduzioni in 3D dei reperti.

La guida tattile del museo Palatino è l’ultimo atto di un percorso iniziato qualche anno fa. Tra il 2018 e il 2019 e ancora nel 2020 l’attenzione del PArCo nei confronti della disabilità visiva si è declinata in una serie di azioni coordinate, originate da un principio imprescindibile, ossia favorire l’autonomia di visita agli ipo e non vedenti, senza rinunciare al valore del contatto fisico e all’esperienza della visita guidata. Per garantire un supporto adeguato alle necessità del pubblico non vedente, il PArCo ha organizzato in collaborazione con il museo statale Tattile Omero di Ancona e la Direzione Generale Educazione e Ricerca, il corso dal titolo “Metodi e strumenti per rendere accessibili musei e luoghi della cultura alle persone con disabilità visiva”. Nell’arco di un anno, il corso ha formato 25 dipendenti del MiBACT tra il personale del Parco e di altri istituti e luoghi della cultura di Roma e del Lazio. È stato così messo a punto il progetto “Il PArCo tra le mani”, per favorire un turismo di prossimità attraverso un percorso tattile multilingue (italiano, inglese e alfabeto braille) composto da 11 pannelli illustrativi distribuiti all’interno del parco. Il percorso consta di 11 postazioni accessibili a tutti: Colosseo (1 pannello), Foro Romano (3 pp.), Palatino (3 pp), Museo Palatino (4 pp.). Pannelli a cura di Paola Quaranta e Federica Rinaldi. In più, nel museo Palatino sono stati sistemati 4 pannelli dotati di riproduzioni in 3D in scala 1:1: un’antefissa arcaica, una porzione di lastra Campana, un mosaico e la testa ritratto marmorea di Nerone. A questi reperti si associano anche oggetti dell’industria litica quali selci e punte di freccia, oltre a vasellame arcaico e monete destinate ai laboratori tattili con bambini e adulti.

Il progetto va avanti. Sarà aumentato il numero dei pannelli tattili illustrativi di singoli monumenti (l’Arco di Augusto al Foro Romano) o di singoli tematismi (quali le superfici decorate marmoree della Domus Flavia e Augustana). Un nuovo pannello, posto all’ingresso presso l’Arco di Tito, aiuterà il visitatore a orientarsi all’interno del PArCo, segnalando la “salita” al Colle Palatino e la “discesa” verso la valle del Foro Romano. In più, ognuno dei pannelli esistenti sarà dotato di un QrCode che permetterà di accedere a un’App multisensoriale, dotata non solo di testi di approfondimento, per tutti, riguardanti i 25 monumenti selezionati, tradotti in 9 lingue straniere, ma anche di clip video, videoguide nella lingua dei segni e spazi di racconto dedicati solo ai bambini. Il progetto della WebApp è curato da Giulia Giovanetti, Paola Quaranta, Federica Rinaldi e Andrea Schiappelli e realizzato dallo Studio Ruschena Projects. Anche per l’area del Foro Romano sono in corso di realizzazione due guide tattili a stampa in nero, braille e con figure in rilievo, dedicate a percorsi tematici incentrati sulla Casa delle Vestali e sulla Basilica Giulia; le guide, stampate in più copie, potranno essere prese in prestito gratuitamente presso le biglietterie all’ingresso del PArCo. Un primo test dei percorsi si è avuto in occasione della Giornata delle Famiglie al Museo del 2019, grazie alla partecipazione dell’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma con cui sono costanti e frequenti i contatti per l’organizzazione di visite speciali. Guide tattili del Foro a cura di Andrea Schiappelli, Francesca Boldrighini, Elena Ferrari, Francesca Ioppi e Sabrina Violante. Il principio fondante di questi percorsi si basa sulla convinzione che, affinché una visita tattile condotta in situ abbia davvero senso, non ci sia cosa migliore che toccare direttamente i manufatti antichi originali, utilizzando riproduzioni e modelli in scala solo a integrazione dell’esperienza.

















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