Esclusivo. A un mese dalla sua chiusura Valentino Nizzo presenta la mostra “FELICE BARNABEI. “CENTUM DEINDE CENTUM”. Alle radici dell’archeologia nazionale”, ripercorrendo la storia personale, scientifica e pubblica di Felice Barnabei, il fondatore del museo di Villa Giulia

Locandina della mostra “Felice Barnabei. Centum deinde centum. Alle radici dell’archeologia nazionale” dal 22 marzo al 9 luglio 2023 al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia

Il busto bronzeo di Barnabei restaurato grazie alle donazioni ricevute attraverso l’Art Bonus (foto etru)
Il Centenario della morte di Felice Barnabei (1922-2022) ha offerto al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia l’occasione per valorizzare, con diverse iniziative culturali (come il Barnabei Day: vedi Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia è il Barbabei Day: un’intera giornata a ingresso eccezionalmente gratuito con un ricco programma di iniziative dedicate al suo fomdatore Felice Barnabei nel giorno del centenario della sua morte | archeologiavocidalpassato), le sue imprese e la sua figura di uomo politico e archeologo a cui si deve la fondazione nel 1889 del museo nazionale Romano e del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nonché la promozione delle moderne leggi italiane di tutela del patrimonio culturale. Momento clou è la mostra “FELICE BARNABEI “CENTUM DEINDE CENTUM”. ALLE RADICI DELL’ARCHEOLOGIA NAZIONALE” dedicata al fondatore del museo di Villa Giulia, personalità di spicco nel panorama scientifico e politico italiano, che si può visitare fino al 9 luglio 2023 (vedi Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia anteprima della mostra “Felice Barnabei ‘centum deinde centum’. Alle radici dell’archeologia nazionale” dedicata al fondatore del museo di Villa Giulia. E presentazione dei restauri del Tempio di Alatri che diventerà “La macchina del Tempio” | archeologiavocidalpassato).

Allestimento della mostra “FELICE BARNABEI. “CENTUM DEINDE CENTUM” al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
A un mese dalla chiusura dell’esposizione, curata Maria Paola Guidobaldi, Valentino Nizzo e Antonietta Simonelli, proprio Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, con un intervento esclusivo per “archeologiavocidalpassato.com”, presenta la mostra “FELICE BARNABEI. “CENTUM DEINDE CENTUM”. Alle radici dell’archeologia nazionale”, ripercorrendo la storia personale, scientifica e pubblica di Felice Barnabei, il fondatore del museo di Villa Giulia.

Un’immagine d’archivio di Felice Barnabei (foto etru)
“Felice Barnabei. Centum deinde centum. Alle radici dell’archeologia nazionale”, inizia Nizzo, “è il titolo di una mostra che abbiamo coltivato da tempo. Avevamo cominciato a riflettere nel 2019 per i 130 anni dalla fondazione del museo su una mostra che raccontasse la storia di Villa Giulia. Poi la revoca dell’autonomia e il Covid, subito dopo, hanno fatto naufragare il progetto. Nel ’21 abbiamo fatto una piccola anticipazione di quello che adesso abbiamo raccontato e ora ci siamo arrivati (vedi Roma. A un anno dalle celebrazioni ufficiali per il centenario della morte di Felice Barnabei, fondatore del museo di Villa Giulia, apre la mostra “FELICE BARNABEI. Gocce di memorie private”, con parte dei disegni giovanili e della collezione archeologica dell’illustre archeologo donata al museo dai suoi discendenti. Ingresso col Green Pass | archeologiavocidalpassato). “Felice Barnabei. Centum deinde centum” scomoda Catullo perché Barnabei era un filologo, un epigrafista, un archeologo, uno dei primi a formarsi professionalmente attraverso un rigoroso percorso universitario. Era nato nel 1842 a Castelli, in Abruzzo. Aveva studiato a Teramo. Si era laureato alla Normale di Pisa. Quindi era arrivato a Napoli dove aveva iniziato come insegnante di liceo.

Singolare caricatura di Felice Bernabei, realizzata in ceramica probabilmente di Castelli e a forma di salvadanaio (foto etru)
“La sua fortuna però arriva grazie all’incontro con Giuseppe Fiorelli, lo scavatore di Pompei, appassionato, all’apice del suo successo dopo alterne vicende: era direttore del museo Archeologico di Napoli. Contemporaneamente insegnava all’università e dirigeva gli scavi di Pompei. Ma aveva di fronte a sé una brillante carriera anche nelle strutture del ministero della Pubblica istruzione. Infatti venne chiamato a Roma poco dopo l’Unità d’Italia e la presa anche di Roma a fondare quella che sarebbe diventata – diciamo – la direzione generale per le Antichità e Belle arti. E lì volle con sé nel 1875 il giovane Felice Barnabei come suo segretario. Inizia quindi un percorso all’interno dell’amministrazione nel quale insieme a Fiorelli cerca di strutturare non solo il sistema di tutela e valorizzazione, che ancora così non si chiamava, cioè i musei per raccontare l’Antico e la tutela per cercare di preservarlo, ma anche le prime leggi. Ci vollero trent’anni però per raggiungere questo risultato. E furono gioie e dolori per Barnabei che nel frattempo diventa non solo il braccio destro di Fiorelli ma gli succede come direttore generale nel 1897.

Villa Giulia vista da drone, sede del museo nazionale Etrusco, fondato da Felice Bernabei (foto etru)
“Nel frattempo è riuscito, nel 1889, a fondare il museo nazionale Romano con due nuclei: a Villa Giulia le antichità extraurbane, e alle Terme di Diocleziano le antichità urbane. In questi due luoghi cerca di raggiungere gli obiettivi cui ho accennato prima. Cioè strutturare la narrazione del nostro passato attraverso i frutti della ricerca archeologica (la Carta archeologica d’Italia era un progetto avveniristico che era iniziato nel 1881). Villa Giulia doveva recepirne i risultati e raccontarli a tutti gli italiani che in questo modo, attraverso questo museo, dovevano acquisire consapevolezza del loro passato in vista del sentirsi di più italiani dopo l’unità politica. Riesce in questo straordinario obiettivo, crea in Villa Giulia un modello museografico di una straordinaria innovazione.

Il tempietto di Alatri realizzato nel 1891 nel giardino del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
“Costruisce addirittura, insieme ad Adolfo Cozza, la riproduzione in scala 1:1 di un tempio etrusco-italico scavato ad Alatri pochi anni prima, e usa gli strumenti dell’archeologia sperimentale per creare quello che oggi chiamiamo un Open air Museum, mentre ne nascevano i primi nel Nord Europa, a Skansen, citati nei manuali. Insomma fa una piccola rivoluzione. Villa Giulia diventa un modello. Tutti vogliono le stesse cose che Barnabei riesce a far arrivare a Villa Giulia. In un contesto nel quale le leggi lo consentono di un depauperamento del patrimonio italiano, paradossalmente innescato dal luogo che doveva valorizzarlo e tutelarlo. E Barnabei si oppone. Si crea un’infinità di nemici, soprattutto internazionali. Esplode lo scandalo di Villa Giulia grazie al suo acerrimo rivale, il collega archeologo Wolfgang Helbig. E Barnabei è costretto a dimettersi. L’accusa? Che il suo museo non rispecchia le regole scientifiche, che i corredi sono rimescolati. Nulla di più falso. Qualche confusione c’è, è vero, ma è dovuta al problema di gestire tanti impegni. Barnabei lascia il museo di Villa Giulia, il suo Papa Giulio tanto amato, ma inizia una nuova avventura in politica.

La biga etrusca di Monteleone di Spoleto trafugata dall’Italia 120 anni fa e ora esposta al Met di New York come Golden Chariot (foto etru)
“Barnabei viene eletto parlamentare nel collegio di Teramo, e lì attraverso una lenta azione, lavorando ai fianchi i vari ministri di turno e – insomma – i suoi colleghi dell’amministrazione, arriva a coronare il sogno di avere la prima legge di tutela nazionale nel 1902, a firma del ministro Nunzio Nasi. Non basta, purtroppo. Preziosi gioielli emigrano quello stesso anno: il tesoro di Boscoreale; ancora peggio la biga di Monteleone di Spoleto di cui avete sentito parlare. archeologiavocidalpassato ha dedicato molto spazio al film “L’anello di Grace” che è stato premiato all’archeofilm festival di Firenze (vedi Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nell’ambito della Festa etrusca, anteprima esclusiva del documentario “L’anello di Grace” che svela tutti i segreti (editi e inediti) del celeberrimo “Golden Chariot”, trafugato 120 anni fa e oggi al Met. Ecco il programma della due giorni “etrusca”: rievocazioni, incontri e tavole rotonde, visite guidate | archeologiavocidalpassato; Roma. In occasione dell’apertura serale del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, doppia proiezione a grande richiesta del film “L’anello di Grace” di Dario Prosperini sul trafugamento della Biga di Monteleone di Spoleto, trovata 120 anni fa, e oggi esposta al Met di New York nota come Golden Chariot | archeologiavocidalpassato; Firenze. Il film “L’anello di Grace” ha vinto il premio Firenze Archeofilm assegnato dal pubblico. Ecco tutti gli altri premi assegnati ai film presentati nell’edizione 2023 | archeologiavocidalpassato). Ebbene Barnabei l’anno seguente farà un’ulteriore legge, questa a sua firma, per impedire le esportazioni. Bisognerà però aspettare il 1909 l’opera di un suo protetto, Corrado Ricci, naturalmente non l’unico, insieme a Casati ed altri per avere la prima legge che sancisce, nel 1909 appunto, un principio importantissimo che il patrimonio archeologico, il patrimonio culturale è un bene di interesse collettivo e gli interessi privati devono soggiacere sempre all’interesse di tutti di avere una propria storia, conservarla, conoscerla, e trasmetterla.

Alcuni bronzi della collezione archeologica di Felice Barnabei in mostra al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
“Di tutto questo – si avvia alle conclusioni Nizzo – parliamo nella nostra mostra che è curata da Maria Paola Guidobaldi, da me e da Antonietta Simonelli, e che racchiude tanti oggetti mai visti prima, che sono stati donati o prestati eccezionalmente dagli eredi di Felice Barnabei al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia per cui vedrete tante sue cose personali, disegni giovanili, foto, taccuini, appunti, tutto quello che era stato in parte valorizzato da Filippo Del Pino e la figlia di Barnabei, Margherita Barnabei, in un poderoso volume del 1991 che è un punto di riferimento per chi vuole ricostruire la storia dell’archeologia alle sue radici.

Il direttore Valentino Nizzo davanti al sarcofago degli Sposi con un gruppo di studenti in visita al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
“E di questo parla la nostra mostra. Parla di un uomo, delle sue aspettative, dei suoi sogni, della sua vita, della sua fortuna, dei suoi insuccessi, ma non trascura il lato umano, quello familiare, di chi proveniva da una famiglia umile di ceramisti che avevano la loro bottega a Castelli e che è diventato uno dei più importanti uomini nel settore dei Beni culturali, come oggi li chiamiamo. Quindi vi invitiamo a vedere questa mostra fatta davvero con amore e in cui il materiale archeologico non è altro che quello del museo di Villa Giulia che è frutto molto dell’opera di Felice Barnabei a partire da quel sarcofago degli Sposi che lui riuscì a evitare facesse la fine del suo omologo oggi al Louvre, grazie a un’intuizione, grazie alla sua sensibilità per la ceramica – da artigiano anch’egli – che lo ha portato quindi a realizzare il tempio di Alatri e intuire l’importanza del sarcofago degli Sposi, e a fare l’archeologia come mai nessuno l’aveva fatta prima anche nelle sale di un museo, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia che vi aspetta fino al 9 luglio per raccontarvi la grande storia del nostro fondatore”.
Roma. Due visite guidate alla mostra “CENTUM DEINDE CENTUM. Alle radici dell’archeologia nazionale” con la curatrice Maria Paola Guidobaldi
Il Centenario della morte di Felice Barnabei (1922-2022) ha offerto al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia l’occasione per valorizzare, con diverse iniziative culturali, le sue imprese e la sua figura di uomo politico e archeologo a cui si deve la fondazione nel 1889 del museo nazionale Romano e del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nonché la promozione delle moderne leggi italiane di tutela del patrimonio culturale. Il 17 e il 24 maggio 2023, alle 17, la curatrice della mostra “CENTUM DEINDE CENTUM. Alle radici dell’archeologia nazionale”, Maria Paola Guidobaldi, funzionaria archeologa del Museo ci accompagna con due visite guidate alla scoperta dell’articolata vicenda privata e istituzionale di Felice Barnabei, un personaggio fuori dal comune la cui storia si intreccia con quella della nostra Nazione (vedi Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia anteprima della mostra “Felice Barnabei ‘centum deinde centum’. Alle radici dell’archeologia nazionale” dedicata al fondatore del museo di Villa Giulia. E presentazione dei restauri del Tempio di Alatri che diventerà “La macchina del Tempio” | archeologiavocidalpassato). Prenotazione obbligatoria all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it indicando la data prescelta per la visita e il numero di partecipanti. La mostra rimarrà aperta fino al 9 luglio 2023 ed è organizzata dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, con il patrocinio del Comune di Castelli (TE). Ingresso compreso nel costo del biglietto.
Roma. Al Collegio Romano, sede del ministero della Cultura, convegno “La Tutela dell’Antichità: il ruolo e l’attività di Felice Barnabei” promosso da Italia Nostra. Prenotazione obbligatoria. Diretta on line
Il Collegio Romano rende omaggio a Felice Barnabei, cioè “a chi lo ha praticamente fondato, divenendo nel 1875 insieme a Giuseppe Fiorelli uno dei primi dipendenti di quella che sarebbe divenuta, cento anni dopo grazie a Spadolini, la sede del ministero della Cultura”, ricorda Valentino Nizzo. Non stupisce quindi che mercoledì 10 maggio 2023, nella sala Spadolini del Collegio Romano, si renda onore al “fondatore”, Felice Barnabei col convegno “La Tutela dell’Antichità: il ruolo e l’attività di Felice Barnabei”, dalle 10 alle 13. Per partecipare è obbligatorio accreditarsi inviando mail a: comunicazione@italianostra.org. Diretta online MiC_Italia – YouTube.

Il busto di Felice Barnabei posto nel giardino del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru-mic)
Sono trascorsi 100 anni dalla scomparsa di Felice Barnabei. Non è solo il fondatore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia e del museo nazionale Romano, ma un pezzo di storia del nostro Paese, testimone e protagonista della piena affermazione dell’archeologia come disciplina storica, un pioniere del concetto di valorizzazione e uno dei più strenui propugnatori e difensori dei principi giuridici che ancora oggi tutelano il patrimonio culturale in Italia e sono diventati un modello a livello internazionale.
Dopo il Barnabei Day del 29 ottobre 2022 realizzato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia e dedicato alla sua impresa più ambiziosa, quella di raccogliere in un’unica sede le antichità che venivano alla luce al di fuori delle mura della Capitale e fondare, quindi, nel 1889 a Villa Giulia il museo nazionale Etrusco, con l’incontro del 10 maggio 2023 si vuole ricordare l’impegno profuso personalmente da Barnabei affinché i Musei diventassero non solo custodi della tutela ma anche luoghi di diffusione della conoscenza scientifica del nostro patrimonio culturale nel superiore interesse collettivo.

Palazzo Fuschi, casa di Felice Bernabei, a Castelli, ai piedi del Gran Sasso d’Italia, in Abruzzo (foto etru)
Italia Nostra, che coordina le celebrazioni in suo onore, presenta una giornata di approfondimento sulla figura del grande studioso, archeologo, direttore generale del ministero, deputato e accademico dei Lincei, con il patrocinio di ministero della Cultura, accademia dei Lincei e Roma Capitale – assessorato alla Cultura, e la partecipazione di museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, istituto centrale per l’Archeologia – ICA DG ABAP, istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte – INASA, associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Archivio di Stato di Teramo, Comune di Castelli e università di Teramo.

Oggetti d’epoca che collegano Felice Barnabei alla regina Margherita di Savoia (foto etru)
PROGRAMMA. Introduce: Antonella Caroli, presidente nazionale di Italia Nostra. Saluti: Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati. Introduzione storica sulla figura di Felice Barnabei: Filippo Delpino, Pontificia Accademia Romana di Archeologia, su “Il lungo peregrinare di Felice Barnabei: dalla natia Castelli all’approdo a Roma”; lectio magistralis: Filippo Coarelli, accademico dei Lincei, su “Felice Barnabei: il caso di Boscoreale”. Interviene: Valentino Nizzo, direttore museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, su “Felice Barnabei e Villa Giulia: l’alba della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”. Interventi: a cura delle Istituzioni del Comitato per le celebrazioni di Felice Barnabei. In collegamento da Ferrara contributo di Vittorio Sgarbi, sottosegretario di Stato al MiC. Conclusioni: Pietro Graziani, già direttore generale del MiC e professore di Legislazione di Tutela dei BB.CC. alla Sapienza di Roma.
Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia festeggia il 142.mo anniversario della scoperta del sarcofago degli Sposi, il suo reperto simbolo, e con un video ripercorre la storia del suo arrivo a Villa Giulia grazie all’intuito e alla decisione del suo fondatore, Felice Barnabei

Dettaglio del famoso Sarcofago degli Sposi, conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
È uno dei reperti più iconici del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, probabilmente il suo simbolo: parliamo del Sarcofago degli Sposi. La sua scoperta, 142 anni fa, avvenne proprio in questi giorni: era infatti il 9 aprile 1881. Per il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ricordare questa scoperta eccezionale, il rinvenimento del Sarcofago degli Sposi in innumerevoli frammenti, è l’occasione anche per ripercorrere l’attività unica del fondatore del museo, Felice Barnabei, che riuscì ad aggiudicarsi i frammenti, e a inserire l’anniversario all’interno del percorso che proprio in questi giorni, e fino al 9 luglio 2023, la mostra “Felice Barnabei ‘centum deinde centum’. Alle radici dell’archeologia nazionale” dedicata al fondatore del Museo di Villa Giulia, personalità di spicco nel panorama scientifico e politico italiano, mostra curata da Maria Paola Guidobaldi, Valentino Nizzo e Antonietta Simonelli, che vuole essere un racconto dell’articolata vicenda privata e istituzionale di Felice Barnabei, ricca di successi ma anche di amarezze in cui la storia personale di un uomo fuori dal comune si intreccia con la Storia della nostra Nazione. Il Centenario della sua morte (1922-2022) ha infatti offerto al Museo l’occasione per valorizzare, con diverse iniziative culturali, le sue imprese e la sua figura di uomo politico e archeologo a cui si deve la fondazione nel 1889 del museo nazionale Romano e del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nonché la promozione delle moderne leggi italiane di tutela del patrimonio culturale.
Con il video racconto curato da Maria Paola Guidobaldi, curatrice delle Collezioni, che è anche la voce narrante, si ripercorrono le tappe di questo straordinario ritrovamento che ha segnato la storia dell’archeologia e la vita del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. L’acquisizione dell’opera si deve alla grande intuizione del fondatore del Museo, Felice Barnabei, che proprio in questi giorni è protagonista della mostra temporanea allestita nelle sale museali. Felice Barnabei, infatti, aveva avuto modo di vedere i frammenti del sarcofago in occasione di un sopralluogo condotto nel Palazzo Ruspoli di Cerveteri insieme a Wolfang Helbig, “famoso negoziante di antichità”, finalizzato alla divisione dei reperti fra il principe Francesco Ruspoli e Domenico Boccanera. Ma in una stanza attigua egli intravide molti “rottami fittili” fra cui una testa femminile, di cui capì l’importanza. E fece in modo di poter rivedere di lì a poco quei frammenti, frattanto traferiti nel Palazzo Ruspoli di Roma. Non solo riconobbe anche una mezza testa maschile ma soprattutto, grazie all’esperienza che gli derivava dall’aver lavorato nella bottega del padre Tito, maiolicaro nella natia Castelli, capì che tutti i frammenti fittili sparsi erano “frutto di un solo fuoco di fornace”, ossia appartenevano a un solo manufatto, molto simile al sarcofago Campana del Museo del Louvre a Parigi. Dopo una trattativa durata quasi 12 anni, in cui lo scoglio maggiore era rappresentato proprio dal direttore del museo di Firenze, parimenti interessato all’acquisto, Barnabei riuscì ad avere la meglio, offrendo 4.000 lire, “un po’ più” di quanto avesse offerto il rivale, ma soprattutto perché aveva ottenuto che il Principe Ruspoli dichiarasse che era pronto a cedere i frammenti al Ministero solo a condizione che venissero esposti in un museo governativo di Roma “e precisamente in quello di Villa Giulia”, il suo Museo.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia anteprima della mostra “Felice Barnabei ‘centum deinde centum’. Alle radici dell’archeologia nazionale” dedicata al fondatore del museo di Villa Giulia. E presentazione dei restauri del Tempio di Alatri che diventerà “La macchina del Tempio”

Locandina della mostra “Felice Barnabei. Centum deinde centum. Alle radici dell’archeologia nazionale” dal 22 marzo al 9 luglio 2023 al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia
Mercoledì 22 marzo 2023, alle 11, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia inaugura la mostra “Felice Barnabei ‘centum deinde centum’. Alle radici dell’archeologia nazionale” dedicata al fondatore del museo di Villa Giulia, personalità di spicco nel panorama scientifico e politico italiano. Dopo l’introduzione a cura del direttore Valentino Nizzo e i saluti istituzionali del direttore generale Musei, Massimo Osanna, e del presidente Regione Lazio, Francesco Rocca, introduce alla mostra Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle Collezioni Museali, mentre Angela Laganà, responsabile Ufficio Tecnico, parlerà del restauro del tempio di Alatri. Il centenario della morte di Barnabei (1922-2022) ha offerto al museo l’occasione per valorizzare, con diverse iniziative culturali, le sue imprese e la sua figura di uomo politico e archeologo a cui si deve la fondazione nel 1889 del museo nazionale Romano e del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, nonché la promozione delle moderne leggi italiane di tutela del patrimonio culturale. La mostra, curata da Maria Paola Guidobaldi, Valentino Nizzo e Antonietta Simonelli, vuole essere un racconto dell’articolata vicenda privata e istituzionale di Felice Barnabei, ricca di successi ma anche di amarezze in cui la storia personale di un uomo fuori dal comune si intreccia con la Storia della nostra Nazione. La mostra, che rimarrà aperta fino al 9 luglio 2023, è organizzata dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, con il patrocinio del Comune di Castelli (TE), luogo natìo di Felice Barnabei, con il quale il Museo ha sottoscritto la convenzione Tular Rasnal che consente a tutti i residenti riduzioni sull’acquisto del biglietto o dell’abbonamento al Museo.

Il tempietto di Alatri realizzato nel 1891 nel giardino del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
La conferenza sarà l’occasione per comunicare la conclusione degli importanti lavori di restauro che hanno interessato negli ultimi due anni il tempio etrusco-italico di Alatri realizzato alla fine dell’800, tra i primi e avveniristici esempi al mondo di ciò che oggi in campo museografico viene definito Open Air Museum. Il restauro, compiuto dopo oltre quarantacinque anni dal precedente intervento, ha riscoperto le eccezionali decorazioni e le partiture architettoniche, e consentirà di avviare un progetto di innovazione tecnologica, già finanziato dalla Regione Lazio, che trasformerà il Tempio nella “La Macchina del Tempio”, uno spazio immersivo digitale in cui vivere l’esperienza multisensoriale del racconto della storia.
Roma. Per “Natale all’Etru” al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ultimo appuntamento: “Villa Giulia nella storia: dalla Villa al Museo”. Visita guidata con Maria Paola Guidobaldi

Il grande mosaico pavimentale col Tritone nel Ninfeo del museo nazionale di Villa Giulia (foto etru)
Giovedì 5 gennaio 2023, ultimo appuntamento con il “Natale all’Etru”: alle 11, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia visita guidata “Villa Giulia nella storia: dalla Villa al Museo”. Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni del museo, proporrà un appassionante viaggio attraverso la storia di Villa Giulia, dalla sua costruzione voluta da papa Giulio III alla trasformazione in Museo per volontà di Felice Barnabei. La visita guidata è compresa nel costo del biglietto. Per info e prenotazioni: mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. È possibile prenotarsi direttamente all’accoglienza del Museo il giorno della visita, salvo disponibilità.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ultima apertura straordinaria serale per il 2022: “FELICE BARNABEI… Aspettando la Mostra”, anticipazioni attraverso racconti e cimeli inediti
“FELICE BARNABEI…Aspettando la Mostra. Apertura serale straordinaria del Museo”: ultima apertura serale straordinaria del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma per il 2022. Giovedì 15 dicembre 2022 apertura dalle 20 alle 23 con biglietto al costo eccezionale di 3 euro. “Aspettando la mostra” dedicata a Felice Barnabei, si anticipa, attraverso racconti e cimeli inediti, donati o messi a disposizione dai suoi eredi, la figura di un grande personaggio a cui si deve la nascita del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia e che, con il suo impegno e la sua passione, pose le basi per la moderna concezione di tutela del patrimonio culturale italiano. Programma: alle 20.30, “Felice Barnabei. Aspettando la mostra”, visita guidata a cura di Maria Paola Guidobaldi. Alle 22, “Felice Barnabei: memorie dagli archivi”, visita guidata a cura di Antonietta Simonelli. Biglietto a partire dalle 19.30, ultimo ingresso alle 22, chiusura sale espositive alle 22.30. Per informazioni: mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia è il Barbabei Day: un’intera giornata a ingresso eccezionalmente gratuito con un ricco programma di iniziative dedicate al suo fomdatore Felice Barnabei nel giorno del centenario della sua morte
Sabato 29 ottobre 2022 è il Barnabei Day. Per un’intera giornata il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma sarà a ingresso eccezionalmente gratuito con un ricco programma di iniziative dedicate a Felice Barnabei nel giorno del centenario della sua morte. Sono infatti trascorsi 100 anni dalla scomparsa di Felice Barnabei. Non è solo il fondatore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, ma un pezzo di storia del nostro Paese, testimone e protagonista della piena affermazione dell’archeologia come disciplina storica, un pioniere del concetto di valorizzazione e uno dei più strenui propugnatori e difensori dei principi giuridici che ancora oggi tutelano il patrimonio culturale in Italia e sono diventati un modello a livello internazionale.

Spettacolare veduta dall’alto di Villa Giulia a Roma, prestigiosa dimora rinascimentale sede del museo nazionale Etrusco (foto etru)
Sabato 29 ottobre, dalle 9 alle 23, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, assieme agli enti promotori del Comitato organizzativo, dà avvio alle celebrazioni in suo onore con il BARNABEI Day, una giornata interamente gratuita con un programma culturale dedicato alla sua figura e alle sue imprese, a partire da quella in assoluto più complessa e ambiziosa: raccogliere in un’unica sede le antichità che venivano alla luce al di fuori delle mura della Capitale: dalla Provincia romana fino all’Umbria. Villa Giulia divenne così, nell’arco di pochi anni dalla sua fondazione nel 1889, la prestigiosa dimora rinascimentale preposta alla custodia e alla valorizzazione di un patrimonio archeologico immenso ed eccezionale, finalmente oggetto delle cure e dell’attenzione scientifica che un nuovo approccio all’archeologia richiedeva, grazie anche all’impegno profuso personalmente da Barnabei affinché la tutela del nostro patrimonio culturale e il principio del suo superiore interesse collettivo divenissero concetti concreti e universalmente condivisi.
Il BARNABEI Day sarà animato da un ricco programma di iniziative culturali come visite guidate e laboratori didattici, presentazioni, proiezioni, dibattiti e, per concludere, un’apertura serale straordinaria fino alle 23, tutto ad ingresso gratuito. Rendiamo omaggio al fondatore con un video-racconto dedicato alla sua memoria che sarà proiettato alle 9 in Sala Fortuna, con visite guidate tematiche (alle 11, 12, 20.30, 21.30) a cura delle archeologhe del Museo e l’intervento delle restauratrici che racconteranno le tecniche utilizzate durante il restauro del tempio di Alatri. Spazio ai bambini con il laboratorio didattico delle 16 “Etruschi in vetrina: allestiamo insieme una ETRUteca” per ricordare il ruolo di Barnabei nel recupero dei manufatti e nel primo allestimento del Museo.

Il busto bronzeo di Barnabei restaurato grazie alle donazioni ricevute attraverso l’Art Bonus (foto etru)
Nel pomeriggio, dopo l’inaugurazione alle 16.30 del busto bronzeo di Barnabei restaurato grazie alle donazioni ricevute attraverso l’Art Bonus, alle 17 verrà presentato ufficialmente il comitato organizzativo delle celebrazioni promosso da Italia Nostra. Saranno presenti studiosi, familiari e i rappresentanti delle istituzioni che hanno un legame particolare con Barnabei e che a vario titolo hanno dato il proprio patrocinio all’iniziativa come l’associazione Bianchi Bandinelli, l’Accademia dei Lincei e il Comune di Castelli (Teramo) di cui era originario (si può seguire la tavola rotonda delle 17 in streaming a questo link https://youtu.be/1k40JC6s5JM). Sarà quindi una occasione per ricordare da diverse prospettive l’illustre festeggiato e per dare un’anteprima delle principali iniziative che nel corso dell’anno onoreranno la sua memoria e la sua opera. Il comitato vanta già il patrocinio e l’adesione, oltre ai soggetti menzionati, del ministero della Cultura, dell’Archivio di Stato di Teramo, dell’Istituto centrale per l’Archeologia – Direzione generale Archeologia Belle arti e paesaggio, dell’università di Teramo e dell’Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte – INASA. Alle 20, in occasione dell’apertura serale, oltre a visite guidate tematiche gratuite offerte dal personale del Museo, avrà luogo una proiezione straordinaria con dibattito del documentario “L’anello di Grace”, dedicato alla ricostruzione delle vicende legate al “trafugamento” della biga di Monteleone di Spoleto per la restituzione del quale Barnabei fu uno dei pochi a impegnarsi pubblicamente. Intervengono Giuliana Calcani, Maurizio Fiorilli, Fabio Isman, Valentino Nizzo, Dario Prosperini. Prenotazioni obbligatorie: laboratorio didattico (alle 16) all’indirizzo mn-etru.didattica@cultura.gov.it ; tavola rotonda (alle 17) e proiezione del documentario (alle 20) all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it.
Roma. In occasione dell’apertura serale del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, doppia proiezione a grande richiesta del film “L’anello di Grace” di Dario Prosperini sul trafugamento della Biga di Monteleone di Spoleto, trovata 120 anni fa, e oggi esposta al Met di New York nota come Golden Chariot
A grande richiesta e per l’interesse del pubblico, sabato 8 ottobre 2022, in occasione dell’apertura serale straordinaria del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, dalle 20 alle 24, doppia proiezione, alle 20 e alle 21.30, nella Sala della Fortuna del documentario “L’anello di Grace” del regista e giornalista Dario Prosperini. Sarà presente il regista. Al termine del documentario visita guidata alle collezioni a cura del personale del Museo. Posti limitati. Prenotazione obbligatoria all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. Ingresso al costo eccezionale di 3 euro. Biglietto acquistabile a partire dalle 19.30. Ultimo ingresso alle 23. Chiusura sale espositive alle 23.30.

La biga etrusca di Monteleone di Spoleto trafugata dall’Italia 120 anni fa e ora esposta al Met di New York come Golden Chariot (foto etru)
“L’anello di Grace” ricostruisce con testimonianze inedite e di prima mano le vicende di un trafugamento senza precedenti nella storia del nostro Paese: quello della Biga Etrusca di Monteleone di Spoleto, considerata una delle opere più importanti del Metropolitan Museum of Art di New York dove è nota come Golden Chariot. In occasione dei 120 anni dal ritrovamento, il regista e giornalista Dario Prosperini ripercorre le tappe di una delle vicende più drammatiche e discusse della storia della tutela archeologica nel nostro Paese, ricca di misteri, omissioni e colpi di scena. Documenti rimasti a lungo inediti rivelano per la prima volta la catena di connivenze anche illustri e insospettabili che, dopo una trattativa durata mesi, consentirono l’esportazione illecita negli Stati Uniti di uno dei monumenti dell’arte etrusca, prodotto a Vulci nel VI secolo a.C. È così emerso un nuovo quadro indiziario che ha convinto il comune di Monteleone a tentare di riaprire la procedura giudiziaria internazionale per ottenerne la restituzione.

Guglielmo Berattino, storico e scrittore di Ivrea (foto etru)
Tra i protagonisti delle vicende narrate nel documentario figurano Guglielmo Berattino, storico e scrittore di Ivrea, incappato in un segreto inconfessabile nascosto in un vecchio faldone, e Grace Filder, un’affascinante e avventurosa contessa inglese il cui anello dai poteri magici ci ha condotto laddove la vita e la morte continuano a parlarsi, rivelando forse un’ulteriore e del tutto inaspettata pagina della storia millenaria del “capitano” che portò con sé nella sua ultima dimora, nascosta tra le cime più selvagge dell’Umbria, lo splendido carro etrusco. Al confine tra un noir e una spy story, la vicenda costituisce uno degli episodi più emblematici delle gravissime ferite inferte al patrimonio culturale italiano, ancor più significativa se si considera che la scoperta ebbe luogo a pochi mesi dall’approvazione della prima legge di tutela del nostro Paese, fortemente caldeggiata dal fondatore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, Felice Barnabei, uno dei pochi che all’epoca si impegnò attivamente per la restituzione del carro.

La Biga di Monteleone di Spoleto oggi a Met di New York dove è chiamata Golden Chariot (foto etru)
Il “Golden Chariot”, com’è soprannominato oltreoceano, è un reperto di valore inestimabile, sia per la conservazione che per la fattura: sui tre pannelli che lo compongono sono raffigurate le gesta dell’eroe omerico Achille. Il carro, decorato a sbalzo con intarsi in avorio, oltre alla qualità artistica, dimostra la capacità degli Etruschi di padroneggiare il linguaggio simbolico, figurativo e tecnico dei Greci. “L’anello di Grace” è un’immersione nella bellezza, ma soprattutto è un omaggio alla ricerca delle verità potenzialmente nascoste in un cimitero, in una tomba e, soprattutto, in un anello.

Il Colle del Capitano a Monteleone di Spoleto dove è stata ritrovata la Biga oggi al Met di New York (foto etru)
“L’anello di Grace”: sinossi. Approcciarsi al mondo dell’arte è un’impresa assai complessa, ci vuole cura, molto studio e capacità immaginativa. Imbattersi in una storia di trafugamenti di opere d’arte è un po’ diverso in quanto è necessario sciacquarsi il volto, fare un bel respiro e tenere a mente soltanto un principio: la verità. “L’anello di Grace” è un viaggio nella bellezza e nella giustizia, una narrazione che non esprime pareri ma che vuole scuotere le coscienze.

Saverio Vannozzi, pronipote di Giuseppe, scopritore della Biga di Monteleone (foto etru)
A cavallo tra l’Editto Pacca e le prime leggi di tutela del patrimonio artistico del 1902 e del 1909, Giuseppe Vannozzi e il papà Isidoro caddero in una tomba mentre stavano realizzando i lavori di ampliamento della casa colonica a Colle del Capitano, nei pressi di Monteleone di Spoleto. Era l’8 febbraio 1902 e quella non era una tomba qualunque. La voce fece presto ad arrivare alle orecchie di trafficanti esperti e navigati. La Biga sparì di notte trasportata percorrendo le mulattiere del circondario. Da quel momento i protagonisti di questa storia si mossero nell’ombra, acquistando illegalmente la Biga per 900 lire per esporla prima a Roma in una vetrina di via del Corso, poi occultandola negli scantinati della sede del Crédit Lyonnais di Parigi e infine trafugandola a New York. A causa di omissioni e colpi di scena, le indagini delle forze dell’ordine andarono a rilento. Quei loschi protagonisti erano tutti italiani.

Il frontespizio del libro di Roma Lister “Ulteriori reminiscenze: occulte e sociali” con il racconto di Grace Filder (foto etru)
Alcune di queste informazioni si trovano all’interno di un rarissimo libro del 1927 di una scrittrice inglese nata nella città eterna da cui prese il nome: Roma Lister. Il suo libro intitolato “Ulteriori reminiscenze: occulte e sociali” è scritto in inglese ed è una raccolta di storie sull’esoterismo. Tra di esse c’è quella della sua cara amica Grace Filder che sposò un ricco possidente e nobile umbro: il Conte Solone di Campello della Spina. Con lui è sepolta al Cimitero Acattolico di Roma. Altri dettagli di come la Biga venne acquistata dal MET, ci arrivano da una scoperta nella scoperta. Nel 2018 lo storico piemontese Guglielmo Berattino si imbatté in un vecchio faldone dimenticato all’interno della Biblioteca Civica Costantino Nigra di Ivrea: si trattava proprio degli scambi epistolari relativi alla contrattazione tra i trafficanti d’arte. Grazie a Berattino questo trafugamento è oggi ufficialmente “made in Italy”. Il documentario è un racconto emblematico di come l’arte senza tutela rischi di perdere il suo fascino; sovrapponendo le scartoffie ingiallite agli eroi omerici incisi sulla Biga, si rischia di confinare la cultura in una fredda teca che non le appartiene più. Dalle vetrine di uno dei più prestigiosi musei al mondo, il MET di New York, la Biga ci guarda attonita, forse nostalgica, sicuramente arrabbiata con coloro che in questi 120 anni non l’hanno tutelata adeguatamente. I termini legali per un suo ritorno sono senz’altro scaduti, non quelli etici. La diplomazia culturale sembra l’unica strada percorribile ma ci sono delle condizioni: la Biga deve essere riconosciuta come “bene trafugato”. Il reperto non rientra infatti nel limbo più ambito dalle opere esportate illegalmente. In assenza di questo dettaglio tutto si complica. Tutto dipende da noi.

Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
“Ho conosciuto Dario circa un anno fa a Villa Giulia”, ricorda il direttore Valentino Nizzo. “Le riprese nel museo costituivano infatti un contorno fondamentale per approfondire la civiltà etrusca e mi ha fatto molto piacere contribuire al raggiungimento di questo nobile scopo. Quello che Dario non poteva sapere è che c’era una pagina ancora del tutto inedita della storia del carro che custodivo pazientemente in attesa di avere una occasione adeguata per raccontarla. Dopo circa venti anni l’occasione è arrivata e ho molto apprezzato il modo in cui Dario ha saputo valorizzarla, arrivando addirittura a costruire la narrazione intorno a questa inattesa, romantica e per molti versi esoterica scoperta, nascosta dal 1927 nelle pagine di un raro e introvabile libro di Roma Lister, scrigno di racconti dal sapore esoterico, dal quale è riemersa la biografia avventurosa di una donna vissuta a cavallo tra l’800 e il 900, Grace Filder, coinvolta indirettamente nelle vicende del carro al punto da considerarsi una reincarnazione del Capitano grazie anche a un anello che sarebbe appartenuto alla sua sepoltura, acquistato nel 1918”. E continua: “Come solo Tolkien poteva immaginare, la storia di un anello ha così finito per dare il titolo al documentario e per contribuire alla riscoperta di una donna straordinaria dalla vita sicuramente incredibile perché fu tra le prime alpiniste e nel 1903 contribuì addirittura a fondare la Società Aeronautica Italiana, conducendo audaci escursioni in pallone aerostatico che non mancava poi di narrare in efficaci resoconti giornalistici. La vicenda del trafugamento del carro è una grave ferita e probabilmente sarà molto difficile se non impossibile risarcirla dopo 120 anni. I presupposti per rivendicarlo ci sarebbero stati se l’azione fosse stata tempestiva. Oggi almeno abbiamo la soddisfazione morale di conoscere come è andata davvero la vicenda e quali sono stati i suoi colpevoli protagonisti, a partire dal direttore del museo Palma di Cesnola. Sono emerse quindi tutte le responsabilità morali di una sottrazione che solo negli ultimi anni ha cominciato a fare breccia nell’orgoglio dei concittadini del Capitano. Nella speranza che ferite alla nostra memoria e alla nostra Storia non si ripetano più o, almeno, non con tale facilità e nel disinteresse dei più. Anche per questo tra pochi giorni celebreremo il nostro fondatore a cento anni dalla sua scomparsa, Felice Barnabei, il padre della legislazione di tutela del patrimonio culturale italiano e uno dei pochi che sin dal 1902 provò a intervenire per evitare l’esportazione del carro”.

Le lettere ritrovate da Guglielmo Berattino sul trafugamento della Biga etrusca di Monteleone di Spoleto (foto etru)
“Questo lavoro”, spiega il regista Dario Prosperini, “ha lo scopo di mostrare come andarono realmente i fatti. Senza giudizio. Si trattò senza ombra di dubbio di trafugamento, sia per la legge Pacca che per quella del 1902. E le lettere ritrovate da Berattino mostrano che ne erano a conoscenza gli stessi trafficanti d’arte. Come è possibile che lo sapessero loro e noi dopo 120 anni non riusciamo a dirci che fu trafugamento? Quello che conta non è tanto se la Biga risieda a New York o a Tokyo, quello che conta è che venga scritta la verità”.
Roma. Il direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia un appello alla community per finanziare il restauro del busto in bronzo di Felice Barnabei, padre fondatore dell’Etru, del quale nel 2022 ricorre il primo centenario della morte
“Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia è la casa di coloro che amano la cultura etrusca, l’arte e la bellezza”, esordisce il direttore Valentino Nizzo che lancia un appello-progetto. “Vogliamo continuare concretamente a proteggere il patrimonio culturale che abbiamo l’onore di custodire e la missione di far conoscere. Per questo ci teniamo a coinvolgervi nei nuovi progetti su cui stiamo lavorando. Un esempio, è la mostra temporanea dedicata a Felice Barnabei, padre fondatore del Museo di Villa Giulia, di cui ricorre il primo centenario della morte proprio nel 2022. Vogliamo celebrare questa ricorrenza rilanciando il progetto di restauro del busto in bronzo che lo raffigura e che si trova nei giardini della Villa. Anche voi potete sostenere questo progetto, contribuendo con una donazione sul portale Artbonus. Visitate la pagina https://bit.ly/3pk2En3 e diventate anche voi Ambasciatori della cultura! Lo sapete che grazie all’Artbonus si può recuperare fino al 65% della donazione?”. E così Nizzo racconta l’antefatto, perché in realtà il progetto era nato più di un anno fa: “L’anno scorso abbiamo chiesto a tutti quelli che ci seguono e ci vogliono bene di dare un piccolo contributo per un obiettivo molto importante dal punto di vista simbolico, il restauro del busto in bronzo di Felice Barnabei, realizzato dopo la sua scomparsa alla fine di ottobre del 1922. Il prossimo anno – ricorda – saranno infatti 100 anni dalla scomparsa del fondatore, e vogliamo celebrarne la memoria attraverso tanti oggetti inediti donati dai suoi eredi. Sarà un modo per riflettere sulla sua storia personale, sulla storia del museo ma anche sulla storia dell’archeologia nel momento in cui è diventata una disciplina scientifica grazie anche a persone come Barnabei tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. La risposta l’anno scorso fu immediata. Cioè il giorno dopo ci hanno contattato per chiederci di poter finanziare l’opera purché il donatore fosse l’unico responsabile della donazione e noi abbiamo rispettato questa volontà e l’abbiamo coltivata nell’arco di un anno, poi una serie di situazioni contingenti, legate forse anche a quello cui tutti stiamo assistendo, ha portato il donatore a tirarsi indietro, e in quest’anno non abbiamo più promosso questo restauro, e quindi torniamo a farlo per lanciare questo messaggio di partecipazione. La cifra è davvero modesta. Si tratta solo di 3mila euro. Per il museo non sarebbe un problema destinare una parte di fondi, ma noi stiamo concentrando le nostre risorse su tanti interventi di recupero delle collezioni del complesso architettonico. Pensare che ci possa essere qualcuno di quelli che ci seguono che vuole contribuire attivamente aiutandoci nel sostenere questo progetto per noi vuol dire anche qualcosa di simbolico e sicuramente mostreremo la riconoscenza per tutti quelli che vorranno contribuire in occasione dell’inaugurazione di questa mostra il prossimo ottobre o novembre dell’anno prossimo. Aspettando il 2022 conclude Nizzo – sostieni Museo ETRU e diventa Ambasciatore della Cultura!”.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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