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Torino. Al museo Egizio presentazione del libro “The Animal Mummies of the Museo Egizio. Turin”, a cura di Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, edita da Cosimo Panini Editore

Giovedì 17 luglio 2025, alle 18.30,  in Sala Conferenze del museo Egizio di Torino (accesso da via Maria Vittoria 3M) presentazione editoriale della monografia “The Animal Mummies of the Museo Egizio, Turin”, a cura di Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, edita da Cosimo Panini Editore. Insieme a Christian Greco, ne discuteranno Salima Ikram, Sara Aicardi, Federica Facchetti, Matilde Borla, Cinzia Oliva, Alberto Valazza, Federico Poole, Johannes Auenmüller. La conferenza è in lingua inglese con traduzione simultanea in sala e l’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/…/the-animal-mummies-of-the… Disponibile anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio di Torino. Questa pubblicazione, dedicata alle mummie animali della collezione di Torino, rappresenta il risultato finale di un progetto avviato nel 2016, il cui obiettivo principale era la definizione del miglior protocollo possibile per il trattamento conservativo di questi reperti particolarmente delicati e resti di esseri viventi; i risultati di tali studi sono presentati in questa monografia esaustiva, che include un catalogo completo delle 173 mummie animali e delle 61 cassette per animali conservate al museo Egizio. Per ciascuna voce del catalogo vengono fornite informazioni approfondite, comprensive di aspetti egittologici, zoologici e conservativi. Il catalogo, pensato per un pubblico non necessariamente specialistico, è introdotto da una selezione di saggi che illustrano i diversi approcci adottati nello studio della mummificazione animale, spaziando dal contesto religioso alle diverse tecniche di cucitura e fasciatura osservabili nei reperti.

Torino. Per Salone OFF 2025, al museo Egizio la conferenza “La mano di un falsario tra gli amuleti del museo Egizio” con Martina Terzoli, curatrice del museo Egizio

Nell’ambito del Salone internazionale del Libro OFF 2025, appuntamento al museo Egizio di Torino: martedì 20 maggio 2025, alle 18.30, in sala conferenze, la conferenza “La mano di un falsario tra gli amuleti del museo Egizio” con Martina Terzoli, curatrice del museo Egizio. Introduce il curatore Federico Poole. L’evento è gratuito con prenotazione obbligatoria su Eventbrite al link https://www.eventbrite.it/…/la-mano-di-un-falsario-tra…. Nei giorni successivi all’evento, la conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube. Tra il XIX e il XX secolo, numerosi oggetti sono entrati a far parte delle collezioni museali attraverso il mercato delle antichità. Con il tempo, tuttavia, alcuni di essi hanno iniziato a sollevare dubbi sulla loro effettiva autenticità. Una recente ricerca condotta presso il Museo Egizio di Torino ha esaminato un nucleo di amuleti in pietra, finora ritenuti autentici, mettendo in luce elementi stilistici ricorrenti che ne suggeriscono la produzione da parte di un falsario moderno. Lo studio ha rivelato una coerenza formale tale da consentire l’attribuzione degli oggetti alla “mano” di un unico autore, la cui identità rimane tuttora sconosciuta.

Torino. Al museo Egizio la conferenza “Corvée e lavoro obbligato nell’Antico Egitto” con Federico Poole curatore del museo Egizio, in presenza e on line. In collaborazione con ACME e l’università di Torino

Coscrizioni e corvée sono chiamate forzate al lavoro, per un tempo limitato e ragioni eccezionali, che comportano di distogliere le persone dalle proprie occupazioni abituali e nell’antico Egitto, lo Stato e i suoi funzionari potevano imporre lavoro obbligato per un certo periodo di tempo. Se ne parla al museo Egizio di Torino martedì 8 aprile 2025, alle 18.30, in sala conferenze nell’incontro “Corvée e lavoro obbligato nell’Antico Egitto” con Federico Poole curatore del museo Egizio. L’evento è a ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/e/corvee-e-lavoro-obbligato-nellantico-egitto-tickets-1301827494079?aff=ebdsoporgprofile&_gl=1*11iaaqi*_up*MQ..*_ga*MTUwNzk1NzAyOS4xNzQzNDM0MDM3*_ga_TQVES5V6SH*MTc0MzQzNDAzNy4xLjAuMTc0MzQzNDAzNy4wLjAuMA… Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. La conferenza è organizzata in collaborazione con l’associazione ACME e il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. In questa conferenza, Federico Poole presenta alcuni casi di chiamata al lavoro obbligata: dal trasporto di una statua di 700 tonnellate ai lavori agricoli. Il tema è molto rilevante e noto agli studi, sebbene siano disponibili ancora pochi dettagli.

L’egittologo Federico Poole, curatore del museo Egizio di Torino

Federico Poole è curatore al museo Egizio dal 2013. È direttore della Rivista del Museo Egizio e della serie di monografie scientifiche “Studi del Museo Egizio”. Ha co-curato le mostre “Il Nilo a Pompei”, “Una statua sonora”, “Un falso autentico: la statua di Neshor” e “Il dono di Thot”, e gli allestimenti della Galleria della Scrittura e della Galleria dei Re. Dal 2020 insegna Antichità egizie all’università di Torino.

Torino. Il direttore del museo Egizio Christian Greco ci introduce alla nuova Galleria dei Re: ecco l’allestimento “dall’oscurità alla luce”

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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

È stato uno dei momenti più attesi, il 20 novembre 2024, delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio di Torino, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la riapertura, dopo il restauro e il riallestimento, della Galleria dei Re: “From darkness to light” non è solo il titolo del progetto, ma è l’effetto – stupefacente – che fa sul visitatore, e che sta facendo alle centinaia di migliaia di persone che dalla sera del 20 novembre 2024 accedono – magari un po’ prevenuti – alla Galleria dei Re, curata da Johannes Auenmüller, Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole e Martina Terzoli.  sapendo che non avrebbero più trovato l’allestimento “hollywoodiano” di Dante Ferretti (del quale un po’ tutti ci eravamo innamorati) (vedi Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti | archeologiavocidalpassato). Intesa Sanpaolo è main partner del riallestimento della Galleria dei Re, con il contributo di Alpitour World

A introdurre gli appassionati alla visita della “nuova” Galleria dei Re è il direttore del museo Egizio, Christian Greco. “La nuova Galleria dei Re”, spiega il direttore Christian Greco ad archeologiavocidalpassato.com, “è dall’oscurità alla luce: nel luogo in cui siamo che le finestre ci permettono di sbirciare all’interno, di sera si potrà passeggiare fuori e vedere dentro e – l’ho documentato – si vede il nostro Seti II, si vede Ptah, si vede Ramses II. E poi queste pareti in metallo che sono pareti di un materiale diverso che non vanno in contraddizione, in competizione con l’elemento materico della pietra, diafane, che permettono di specchiare ma non proprio. Ci fanno intravedere come fossero un eidolon (immagine) platonico una forma che noi cerchiamo di afferrare. Ci ricordano che noi il passato lo conosciamo per sineddoche, in modo granulare, e quello che è oltre le pareti è tutto ciò che noi abbiano perso, e con la ricerca dobbiano cercare di ricostruire. torino_egizio_nuova-galleria-dei-re_thutmosi-III_ramses-II_foto-graziano-tavan

Nuova Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: per la prima volta le statue di Thitmosi III e Ramses II al centro (foto graziano tavan)

“E poi è la prima volta in 200 anni – continua Greco – che Thutmosi III e Ramses II sono posti al centro; che possiamo girare attorno a queste statue monumentali, che possiamo guardare il nostro Horemheb e Amon in tutto il loro splendore. C’è un elemento che ci fa capire perché andava cambiato: prima del riallestimento il colore del nostro Horemheb era questo (tassello grigio scuro, ndr), era praticamente nero, ma non lo si vedeva nell’oscurità. Adesso nella luce, l’abbiamo pulito, l’abbiano restaurato, è ritornato a risplendere e lo possiamo guardare negli occhi, e quasi ci sentiamo parte di questo mondo divino che si è abbassato e noi tra i grandi Re dell’antico Egitto finalmente possiamo camminare”.

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Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: la statua di Ramses II e le grandi finestre riaperte (foto graziano tavan)

L’architettura originale dello statuario monumentale risalente al XVII secolo è stata completamente riportata a vista dallo Studio OMA – Office for Metropolitan Architecture, un ritorno alle origini che valorizza le volte e le alte finestre che caratterizzano lo spazio e che fa tornare visibili due importanti iscrizioni che celebrano i natali del Museo, entrambe fatte apporre nella seconda metà dell’Ottocento dall’allora ministro Luigi Cibrario, una in memoria di Bernardino Drovetti, il console francese che ha venduto a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo di reperti del Museo, e l’altra in onore di Jean-François Champollion, colui che decifrò i geroglifici, diventando il padre dell’Egittologia, tra i primi a giungere a Torino per studiare la collezione Drovetti.

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Dettaglio della statua di Ramses II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Sotto il profilo egittologico, visitare la Galleria dei Re è quasi un viaggio ideale all’interno di un antico tempio egizio. La posizione delle statue, non più su piedistalli, ma ribassate sul pavimento, richiama quella originale, che si nota nei cortili dei grandi templi dell’antico Egitto, dove le divinità e i faraoni, pur manifestando la propria ieraticità e autorevolezza, mantenevano uno stretto legame con i fedeli, un contatto vis-à-vis, come quello che avrà il pubblico del Museo con le statue della Galleria. La maggiore vicinanza dei visitatori alle statue permette loro di cogliere nuovi dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Thutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb. Al centro della prima sala campeggia la statua di Ramesse II, attorno al quale ruotano tutte le altre dei faraoni, esposte per la prima volta in ordine cronologico. Jean-François Champollion, il padre dell’egittologia quando vide per la prima volta la statua a Torino ne rimase colpito e la definì l’Apollo del Belvedere egizio. In una lettera del 1824, Champollion scrive a proposito del Ramesse II, esposto a Torino: “ne sono innamorato e arriverò a Parigi con una buona copia in gesso dell’intero busto di questa statua. Vedrete allora se la mia passione non è legittima. La testa è divina, i piedi e le mani sono ammirevoli, il corpo è morbido; lo chiamo l’Apollo del Belvedere egizio”.

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Le statue delle dee Sekhmet e, in fondo, la statua colossale di Seti II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Non sono solo i faraoni ad essere protagonisti della Galleria dei Re, ma anche le dee Sekhmet. Anche per le 21 statue delle Sekhmet si è puntato ad una ricontestualizzazione archeologica, ispirata al tempio funerario di Amenhotep III a Tebe, l’odierna Luxor, loro sito di provenienza. La serie di statue mette in evidenza la ritmicità seriale e al contempo, osservandole da vicino e immerse nella luce naturale, saltano all’occhio i dettagli che differenziano ogni statua. Nel nuovo riallestimento costituiscono davvero “Una litania monumentale di granito”, come recita il titolo di una delle più celebri pubblicazioni dedicate alle Sekhmet dell’egittologo francese Jean Yoyotte.

Torino. Al museo Egizio conferenza dell’egittologo Antonio Loprieno su “Gli antichi Egizi credevano nei loro dei?”. Incontro in presenza e on line

torino_egizio_conferenza-gli-egizi-credevano.nei-loro-dei_loprieno_locandinaUn’occasione unica per approfondire la religione degli antichi Egizi è la conferenza dell’egittologo Antonio Loprieno “Gli antichi Egizi credevano nei loro dei?” in programma nella sala conferenze del museo Egizio di Torino mercoledì 18 settembre 2024, alle 18. Introduce Federico Poole. Ingresso libero, con prenotazione obbligatoria su Evenbrite. Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Lungi dall’essere la realtà uniforme, infatti, la religione egiziana fu sempre un insieme composito e variegato di dottrine teologiche e pratiche cultuali. Inoltre, in due momenti storici essa fu radicalmente rivoluzionata. Alla fine del Tardo Bronzo, intorno al 1200 a.C., si afferma la possibilità, fino allora assente, di un dialogo diretto fra sfera umana e sfera divina. Durante l’età del Ferro, intorno al 600 a.C., le religioni mediterranee vengono più direttamente associate alla dimensione etnica e nazionale, e conoscono un’opposizione sempre più accentuata fra mistero dottrinale e pratica cultuale.

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L’egittologo Antonio Loprieno

Antonio Loprieno (1955) ha studiato Egittologia e Orientalistica all’università di Torino (1973–1977), libera docenza all’università di Göttingen (1984) e ha insegnato nelle università di Perugia (1983–1989), università della California a Los Angeles (UCLA, 1989–2000), e università di Basilea (dal 2000 fino all’emeritazione nel 2023), di cui è stato anche Rettore dal 2005–2015. È membro dell’Accademia delle Scienze di Torino. È stato anche Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università svizzere (CRUS, 2008–2015), della Federazione delle Accademie delle Scienze in Europa (ALLEA, 2018–2024), del Consiglio Austriaco della Scienza (2016–2021), e del Comitato Scientifico del Museo Egizio (2011–2018). Ha inoltre diretto numerosi progetti di ricerca internazionale, da ultimo “Crossing Boundaries”, in collaborazione con la sezione papirologica del Museo Egizio. È attualmente professore ospite dell’università di Bonn. La sua produzione scientifica copre la lingua, la religione e la cultura letteraria egiziana.

Torino. Al museo Egizio lectio magistralis del prof. Filippo Carlà-Uhink (Universität Potsdam) su “Numismatica comportamentale. Riflessioni per un nuovo approccio allo studio della monetazione antica”

torino_egizio_lectio-magistralis-numismatica-comportamentale_filippo-carlà_locandinaGli studi di economia antica quasi sempre si basano sul modello dell’homo oeconomicus, ovvero sull’assunto, tipico della scuola economica neoclassica, che ogni individuo tende attraverso scelte razionali e informate alla massimizzazione del profitto e alla minimizzazione della perdita. Tale assunto è però da alcuni decenni sotto attacco – e lo sviluppo dell’Economia Comportamentale ha contributo con particolare successo a confutarne le premesse. “Numismatica comportamentale. Riflessioni per un nuovo approccio allo studio della monetazione antica” è il titolo della lectio magistralis che Filippo Carlà (Universität Potsdam) tiene mercoledì 20 marzo 2024, alle 18, in sala conferenze del museo Egizio di Torino. Introduce Federico Poole. Modera Federico Barello, archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Torino. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria su Eventbrite al link https://www.eventbrite.it/…/numismatica-comportamentale…. Questo incontro intende quindi mostrare, nello specifico campo della storia monetaria antica – e soprattutto romana – quali interpretazioni, stabilite e ricorrenti, poggino su tale postulato, e proporre invece approcci diversi allo studio della monetazione romana antica e del suo uso nei secoli dell’impero e in particolare della tarda antichità: quali erano i meccanismi “irrazionali” e “emotivi” che intervenivano nel quotidiano quando le monete venivano prese in mano, guardate, usate, scambiate? E come interveniva l’autorità emittente per controllare questi fenomeni – o addirittura per utilizzarli ai propri fini?

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Il prof. Filippo Carlà-Uhink dell’università di Potsdam (foto kaya neutzer)

Filippo Carlà-Uhink è professore ordinario di Storia antica all’università di Potsdam in Germania. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere classiche all’università di Torino (2003) e il dottorato di ricerca in Scienze dell’Antichità all’università di Udine (2007), ha insegnato e fatto ricerca nelle università di Heidelberg, Mainz, Exeter, Tübingen e all’università dell’Educazione di Heidelberg prima di essere chiamato nel 2018 alla cattedra di storia antica a Potsdam. La sua ricerca si concentra, tra gli altri temi, sulla storia economica e sociale del (tardo) impero romano, sulla corruzione nel mondo antico, sull’oratoria giuridica attica e sulla ricezione dell’antico nella cultura popolare moderna e contemporanea. È autore di “L’oro nella tarda antichità: aspetti economici e sociali” (Torino, Zamorani 2009), di “The Birth of Italy: The Institutionalization of Italy as a Region – 3rd-1st Century BCE” (Berlin / Boston, de Gruyter 2017), di “Diocleziano”(Bologna, Il Mulino 2019) e di “Representations of Classical Greece in Theme Parks” (London / New York, Bloomsbury 2020) e coautore, tra altri titoli, di “Questioni tardoantiche. Storia e mito della “svolta costantiniana” (con Maria G. Castello: Roma, Arachne 2010), di “Economia e finanza a Roma” (con Arnaldo Marcone: Bologna, Il Mulino 2011) e di “Monsieur le Professeur… Correspondances italiennes 1853-1888. Theodor Mommsen, Carlo, Domenico, Vincenzo Promis” (con Silvia Giorcelli Bersani: Paris, Académie des Inscriptions et des Belles Lettres 2018).

Nell’anno del bicentenario della sua fondazione (1824-2024), il museo Egizio di Torino approda per la prima volta al cinema con “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio”, nelle sale italiane solo per due giorni, il 12 e 13 marzo, con la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Jeremy Irons, che guida il pubblico in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica

torino_egizio_film-uomini-e-dei-le-meraviglie-del-museo-egizio_locandinaNell’anno del bicentenario della sua fondazione, il museo Egizio di Torino approda per la prima volta al cinema con “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio”, il film evento che è stato presentato in anteprima alla 41esima edizione del Torino Film Festival e che arriverà nelle sale italiane solo per due giorni, il 12 e 13 marzo 2024 (elenco cinema su nexodigital.it). Prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il museo Egizio e diretto da Michele Mally, che firma il soggetto con Matteo Moneta, autore della sceneggiatura.

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Il premio Oscar Jeremy Irons durante sul set del film “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio” di Michele Mally (foto di Francesco Prandoni)

Il film vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Jeremy Irons, che guida il pubblico in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica. Completa il viaggio visivo la colonna sonora originale, composta ed orchestrata dal pianista e compositore Remo Anzovino ed eseguita dall’autore con l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis diretta da Valter Sivilotti, in uscita su etichetta Nexo Digital e distribuzione Believe nel 2024. Spiega Remo Anzovino: “La sfida era scrivere una colonna sonora che parlasse di una cultura di cui non conosciamo la musica. Comporre per “Uomini e Dei. Le Meraviglie del Museo Egizio” è stato davvero un viaggio spirituale alla scoperta del profondo significato che la morte aveva nell’Antico Egitto, ossia l’inizio di una nuova vita. In piena sintonia con il regista Michele Mally, l’uso della tecnica del corale a 4 parti bachiano – applicato sia alle sezioni della orchestra sia al pianoforte solo -, di movimenti fugati e di passaggi atonali, mi ha permesso di orientare il suono, per contrasto stilistico, verso il mistero che le immagini e il racconto sullo schermo suggeriscono. Ringrazio il maestro Valter Sivilotti e l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis per avere splendidamente diretto e interpretato la mia musica”. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per il 2024 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Reperti, studi scientifici e il dietro le quinte del Museo sono narrati in maniera corale non solo dalla presidente del museo, Evelina Christillin, e dal direttore Christian Greco, ma anche da alcuni dei curatori del museo come Cédric Gobeil, Beppe Moiso, Susanne Töpfer, Paolo Del Vesco, Federico Poole, Johannes Auenmüller, Enrico Ferraris, Alessia Fassone, Tommaso Montonati, dalle  restauratrici Cinzia Oliva, Roberta Genta, Paola Buscaglia del Centro di Conservazione e Restauro de La Venaria Reale, dall’antropologo Pieter Ter Keurs, dal direttore dipartimento Egizio del Louvre Vincent Rondot, dal capo del dipartimento Egitto e Sudan del British Museum Daniel Antoine, dai curatori del British Museum Ilona Regulski e Marcel Maree, dalla direttrice del Ägyptisches und Papyrussammlung di Berlino Friederike Seyfried, dalla direttrice generale museo Egizio del Cairo Sabah Abdel Razik Saddik, dal Ceo di Ima Solutions Sarl Benjamin Moreno. Dal Louvre di Parigi al British Museum di Londra fino all’Ägyptisches Museum di Berlino: sono solo alcune delle importanti istituzioni museali mondiali da cui provengono i membri del comitato scientifico del Museo, che vanta oltre 90 collaborazioni scientifiche con musei, atenei e centri di ricerca internazionali.

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Bernardino Drovetti, al centro, tra le rovine di Tebe nel 1818 (foto museo egizio)

Le collezioni custodite a Torino comprendono oltre 40mila reperti, che hanno una natura antiquaria – in quanto legati al collezionismo e al criterio di raccolta reperti di Bernardino Drovetti, diplomatico piemontese al servizio del governo francese che vendette a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo delle collezioni del Museo per 400mila lire dell’epoca – e una natura archeologica, legata a campagne di scavo archeologico promosse da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina in Egitto all’inizio del Novecento. Con oltre un milione di visitatori nel 2023, il museo Egizio è il più antico al mondo dedicato alla civiltà degli antichi Egizi. Al museo Egizio di Torino dei 40mila reperti custoditi, 12mila sono esposti su 4 piani. Sfingi, statue colossali, minuscoli amuleti, sarcofagi, raccontano quasi 4000 anni di storia antica. Tra i reperti celebri nel mondo ci sono il Papiro dei Re, noto all’estero come la Turin King List, l’unica lista che sia giunta fino a noi che ricostruisce il susseguirsi dei faraoni, scritta a mano su papiro, o il Papiro delle Miniere, una delle più antiche carte geografiche conosciute. E ancora sculture come la statua del sacerdote Anen, quella di Ramesse II, quella della cosiddetta Iside di Copto, oltre al ricco corredo funebre di Kha, sovrintendente alla costruzione delle tombe dei faraoni che insieme alla moglie Merit sarà tra i protagonisti di tutto il racconto.

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Statuetta in legno della dea Tauret, dedicata dal disegnatore Parahotep, venerata in ambito domestico, proveniente da Deir el Medina, e conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“La strada per Menfi e per Tebe passa da Torino” scrisse Jean-François Champollion che nel 1824, due anni dopo aver decifrato i geroglifici, venne nella capitale sabauda. Ma perché proprio a Torino, nel 1824, si decise di aprire un museo che non aveva uguali al mondo, dedicato a una civiltà ancora in via di svelamento? Chi fu il primo a vedere nelle Alpi il profilo delle piramidi? Per scoprire le origini del museo in “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio” risaliremo così il corso del Nilo sulle tracce dei suoi grandi esploratori ed archeologi del passato: Donati, Drovetti, Schiaparelli. Visiteremo i luoghi da cui provengono i principali reperti delle collezioni torinesi, da Giza a Luxor fino all’antico villaggio di Deir el-Medina, abitato dagli scribi e dagli artigiani delle tombe della Valle dei Re e delle Regine. E viaggeremo a ritroso nel tempo, alla metà del 1500, quando i sovrani del Piemonte, i Savoia, per dare prestigio alla loro capitale riscrissero il mito delle origini egizie di Torino, sovrapponendo il toro, simbolo della città, col dio Api, che aveva le sembianze di toro ed era venerato nell’antico Egitto. Attraverso i sarcofagi e gli oggetti del corredo funebre della tomba di Kha e Merit racconteremo invece il viaggio dell’architetto Kha nell’Oltretomba, dal momento della mummificazione ai funerali, fino al giudizio di fronte ad Osiride e alla vita nell’Aldilà, seguendo le pagine del Libro dei Morti.

Torino. Il museo Egizio archivia il 2023 con un record: oltre 1 milione di visitatori. Ecco il bilancio di dodici mesi eccezionali. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024)

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Visitatori al museo Egizio di Torino nella mostra “Il dono di Thot” (foto museo egizio)

Il museo Egizio di Torino archivia il 2023 come l’anno dei record con 1.061.157 visitatori, numero comprensivo anche degli eventi istituzionali e privati, a fronte degli 898.500 ingressi del 2022. Un record per il Museo diretto da Christian Greco, che per la prima volta chiude l’anno con un numero così alto di visitatori. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024) durante il quale i riflettori degli studiosi e degli appassionati di tutto il mondo punteranno proprio su Torino. I mesi che hanno registrato un maggiore afflusso di pubblico sono stati aprile, con 128.576 ingressi e maggio, con 107.415. Ottima anche la performance di mesi in genere meno gettonati dai visitatori, come gennaio e febbraio, soprattutto se confrontati con i numeri del 2022: a gennaio 2023 i visitatori sono stati 85.373 a fronte dei 44.209 dell’analogo mese del 2022, così come lo scorso febbraio ha registrato 86.646 ingressi, quasi doppiando i 44.844 del 2022. Nel 2023 il Museo ha aperto le porte a 128.000 studenti (circa 5.650 classi), in visita didattica. In crescita anche i canali social del Museo, che totalizzano 420mila follower (con un incremento del 433%).

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Evelina Christillin, presidente del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Desideriamo ringraziare quanti hanno creduto in noi”, ha dichiarato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio. “Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario, c’è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio, vinto dallo Studio Oma di Rotterdam e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il nostro bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Cdp, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua, a cui siamo molto grati per il loro appoggio”.

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Statuetta in legno di Thot come Ibis, di epoca tarda, conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Il museo Egizio nel 2023 ha puntato su numerosi progetti espositivi non solo al proprio interno, ma anche al di fuori del Museo e sul riallestimento del terzo piano, dove è stata appena inaugurata la Galleria della Scrittura. L’Egizio si è inoltre focalizzato su progetti internazionali, come missioni archeologiche di scavo e collaborazioni con grandi istituzioni mondiali per studi e restauri. Tra i progetti espositivi del 2023 all’interno del Museo vanno citati “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto” (6 dicembre 2022 – 7 settembre 2023), un viaggio all’origine dei geroglifici e delle antiche scritture egiziane, curato da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer. Si è poi concluso quest’anno il ciclo di mostre bimestrali “Il laboratorio dello studioso”, cinque mostre nel 2023 per un percorso a puntate dietro le quinte del museo, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca dell’Egizio (vedi Torino. Al museo Egizio ultimi giorni per la mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”: con 170 oggetti (non solo papiri), alcuni eccezionali, si raccontano tremila anni di scrittura. Intervento esclusivo del direttore Christian Greco | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_mostra-attraverso-gli-occhi-di-tutankhamon_conferenza-sallam_locandinaPer celebrare il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, il museo Egizio ha invitato un’artista contemporanea, Sara Sallam, per riflettere ancora una volta sull’etica dell’esposizione dei resti umani. Il Museo ha quindi ospitato fino a fine febbraio 2023 una piccola esposizione di arte contemporanea: “Attraverso gli occhi di Tutankhamon”. Un’istallazione video ha condotto i visitatori nella tomba di Tutankhamon, al momento della sua scoperta, mostrando però il punto di vista del faraone (vedi Torino. Al museo Egizio la conferenza di Sara Sallam, le cui opere sono esposte in museo nella mostra “Attraverso gli occhi di Tutankhamon: prospettive alternative sull’Egittologia” | archeologiavocidalpassato).

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Statuetta in legno della dea Tauret, dedicata dal disegnatore Parahotep, venerata in ambito domestico, proveniente da Deir el Medina, e conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Tra le mostre di maggior successo al di fuori del Museo vanno citate “I creatori dell’Egitto eterno – Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, curata dal direttore del Museo Christian Greco, assieme a Corinna Rossi, Cédric Gobeil e Paolo Marini, alla Basilica Palladiana di Vicenza e “Gioielli e amuleti, la bellezza nell’antico Egitto” al Museo del Gioiello di Vicenza, entrambe in esposizione fino al 28 maggio 2023 (vedi Vicenza. Christian Greco, direttore del museo Egizio, introduce alla visita della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, in Basilica Palladiana. Ecco la sua prolusione alla presentazione ufficiale | archeologiavocidalpassato). Uno sforzo produttivo notevole, realizzato quasi in contemporanea con due mostre internazionali: a Montreal in Canada, dal 20 aprile al 15 ottobre 2023, 300 reperti del Museo sono stati protagonisti dell’esposizione “Egypt. Three Millennia on the Nile”, mentre a Zhengzhou in Cina, dal 3 marzo al 3 giugno 2023, si è tenuta l’esposizione “Civiltà dei grandi fiumi”, che ha ospitato una grande sezione dedicata all’Egitto e alla Mesopotamia con reperti provenienti dall’Egizio e da altri grandi musei italiani. E infine una esposizione più piccola al Centro Trevi di Bolzano “Antichi Egizi: maestri dell’arte”, che ha ospitato 18 reperti dal 21 settembre al 10 dicembre 2023.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinaL’Egizio si è poi confermato crocevia di studi e ricerche internazionali, con l’obiettivo di ripensare il ruolo dei musei all’epoca della globalizzazione e della digitalizzazione. In particolare, in questo solco si è inserito “What is a Museum?”, un ciclo di dieci incontri, ideato dal direttore, Christian Greco, per riflettere sul futuro dei musei e per accompagnare l’Egizio in un percorso di trasformazione fisica e di innovazione, in vista del bicentenario, che verrà celebrato nell’autunno del 2024 (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Dieci direttori delle più prestigiose istituzioni museali mondiali sono stati e saranno i protagonisti di un confronto con il direttore dell’Egizio per delineare il ruolo e le sfide del futuro dei musei, intesi sempre più come una sorta di laboratorio della contemporaneità e non solo come luoghi di ricostruzione e conservazione della memoria. Il ciclo è partito a maggio con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani a Roma, per poi ospitare Massimo Osanna, direttore generale Musei del Mic, Hermann Parzinger, direttore del Preußischer Kulturbesitz di Berlino, Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado di Madrid.

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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

In primavera il museo Egizio è stato sotto i riflettori internazionali per un nuovo ritrovamento archeologico in Egitto nella necropoli di Saqqara, a 30 km a sud de Il Cairo. Gli archeologi del museo Egizio, del ministero delle Antichità egiziane e del museo nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, hanno rinvenuto in aprile i resti della tomba di Panehsy, che risale al primo periodo Ramesside (1250 a.C.). Panehsy era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie (vedi Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo” | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_simposio-internazionale-restauro-mensa-isiaca_locandinaA luglio il simposio internazionale “The Mensa Isiaca under review. Technical study and new interpretations”, organizzato dal Museo, in collaborazione col J. Paul Getty Museum e col Getty Conservation Institute ha riunito a Torino egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo. Proprio grazie alla collaborazione tra il museo Egizio, il J. Paul Getty Museum e il Getty Conservation Institute, un gruppo di conservatori e di scienziati, alla luce delle nuove tecnologie, ha sottoposto il reperto a nuove analisi per studiare tutti i dettagli, di cui la Mensa è ricchissima, è stato fatto un approfondito esame con microscopia ottica assistita (vedi Torino. Al museo Egizio due giorni di simposio internazionale per il restauro della Mensa Isiaca, con egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo | archeologiavocidalpassato). In autunno poi Im/materialities, un simposio dedicato all’archeologia e ai musei “tra reale e digitale”, ha messo a confronto 44 tra antropologi, sociologi, filosofi, chimici e fisici, provenienti da tutto il mondo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

Tutte attività che sono state realizzate, accanto alla progettazione di cantieri, innovazioni, riallestimenti e restauri, a cui andrà incontro l’Egizio, in vista delle celebrazioni del bicentenario il prossimo autunno. Il 18 ottobre scorso sono iniziati i lavori di restauro delle facciate interne del Museo, propedeutici al cantiere vero e proprio di trasformazione del Museo. Con l’anno nuovo si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti (vedi 1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio” | archeologiavocidalpassato).

Torino. Al museo Egizio da oggi apre la Galleria della Scrittura, percorso permanente di mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. L’intervento del direttore Greco per “archeologiavocidalpassato”

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del Pyramidion di Ramose (foto graziano tavan)

La mostra “Il dono di Thot”, dal 7 dicembre 2022 al 7 settembre 2023, 500 metri quadrati, distribuiti tra piano terreno e ipogeo del museo Egizio di Torino per narrare la scrittura dell’Antico Egitto dal geroglifico al copto, dallo ieratico al demotico, è stata la prova generale, la preparazione di quello che da oggi, 22 dicembre 2023, è il nuovo allestimento permanente: la Galleria della Scrittura, aperta al terzo piano del museo, dopo lavori di consolidamento e restauro, negli spazi finora dedicati alle mostre temporanee le quali, nei progetti di riorganizzazione dell’Egizio per il bicentenario della sua fondazione (1824-2024), troveranno posto al piano terra.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: Paolo Marini. Federico Poole e Susanne Toepfer curatori del progetto espositivo (foto graziano tavan)

Il progetto espositivo della Galleria della Scrittura è stato firmato da tre curatori del Museo: Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo, che ospita una delle più significative collezioni di papiri al mondo. La Papiroteca dell’Egizio, infatti, è uno scrigno di più di 800 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 23mila frammenti di papiro, che documentano più di 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue ed è crocevia di progetti internazionali di restauro e digitalizzazione. I papiri non furono l’unico supporto che ha condotto fino a noi i testi antichi, raccontati nella Galleria della Scrittura anche da postazioni multimediali, alcune delle quali interattive, realizzate grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: l’ingresso (foto graziano tavan)

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Evelina Christillin, presidente del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Proiettati verso il bicentenario nel 2024”, interviene la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin, “tagliamo il traguardo a fine anno del milione di visitatori e riapriamo al pubblico il terzo piano del Museo. Un nuovo tassello arricchisce il percorso espositivo dell’Egizio, che cambierà ancora volto. Grazie al mecenatismo attento di Consulta, con la Galleria della Scrittura proponiamo una sorta di museo nel museo, con cui intendiamo riannodare le fila del racconto di una delle innovazioni che non ha mai smesso di avere un’influenza sull’umanità. Potrebbe infatti esistere l’intelligenza artificiale, senza la scrittura?”.

La Galleria della Scrittura occupa mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. Sotto i riflettori non solo i geroglifici e l’avventura che nei secoli portò alla loro decifrazione e alla nascita dell’Egittologia, ma anche lo ieratico, il demotico e poi il copto. Raccontare la storia della scrittura antica, nelle sue varianti ed evoluzioni significa anche descrivere la società, le articolazioni dello stato e in ultimo la figura dello scriba, custode della memoria storica dell’antica civiltà egizia e depositario di un saper fare, che affonda le sue origini nel mito ed è avvolto da un’aura quasi sacra.

È proprio il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, a introdurre i lettori di archeologiavocidalpassato.com alla Galleria della Scrittura. “Oggi facciamo un bel regalo di Natale ai nostri visitatori: 1000 mq che offriamo ai nostri visitatori”, spiega Greco. “È un percorso permanente che ci permette di fare un viaggio dall’inizio della scrittura, dai primi testi di senso compiuto, circa il XXVII secolo a.C., per arrivare ai papiri in lingua araba del IX-X secolo d.C. È una galleria che ci permette di capire quale fosse il supporto, che significato avessero i geroglifici, e soprattutto che fa parlare i documenti. Questa galleria che diventa permanente – continua -, rispetto alla mostra temporanea “Il dono di Thot” aggiunge tutta la parte dei soppalchi dove vediamo oggetti monumentali, come il pyramidion di Ramose, che ci fa capire quali fossero i diversi livelli della tomba, e soprattutto ci sembra quasi di entrare nel per hank, nella biblioteca del tempio, e di vedere i vari testi che vi erano contenuti:

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala dei papiri (foto graziano tavan)

40 metri di papiri, 32 documenti, che suddivisi tra documenti biografici, amministrativi, mitologici, religiosi e rituali, che ci permettono davvero di entrare nella vita dell’Antico Egitto, e poi concludiamo con una parte anch’essa nuova e molto importante sulla valenza, sulla potenza della parola, e in questa ultima sala il pezzo importante è il sarcofago di Puia, dove facciamo vedere per la prima volta i tenoni che sono iscritti con i nomi delle divinità che devono proteggere le diverse parti del corpo. Ecco quindi come la parola sia davvero la parola degli dei, sia questo dono importantissimo dato agli uomini che – conclude – permette agli uomini di sistematizzare il cosmo e di vivere all’interno di esso. E quindi di dare vita alle strutture fondamentali come la burocrazia, la sistemazione dello Stato, i rituali, e al contempo, tramite i testi rituali, di permettere anche che l’Egitto continui a vivere”.

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Il cartiglio in calcare dal tempio dell’Aten a Karnak datato al regno di Akhenaten (1353-1336 a.C.) parte della Collezione Drovetti, apre la Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Fin dagli esordi la scrittura egizia ebbe una forte componente figurativa e il geroglifico, a cavallo tra tecnica e arte, è giunto a noi prima che sui papiri, su etichette di vasi, o scolpito sulle pareti di templi o su tombe o su statue, assumendo così connotati monumentali e celebrativi. È il caso del Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C., che apre la Galleria della Scrittura. Scolpiti su un gigantesco blocco, i geroglifici assumono una valenza quasi sacra e il nome della divinità Aten, riportato nel cartiglio, attraversa i millenni per arrivare intatto fino ai giorni nostri. In esposizione anche una delle prime frasi di senso compiuto conosciuta, contenuta sul frammento di un Monumento del faraone Djoser, datata tra il 2592 e il 2566 a.C. e venuta alla luce a Eliopoli nel secolo scorso.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del sarcofago di Puia (foto graziano tavan)

“Il pensiero egizio oscillava continuamente fra razionalità ed empirismo”, spiega ancora Greco. “Forse nulla come il geroglifico dà ragione di questa tensione, che vogliamo far scoprire al visitatore. Rivestendo contemporaneamente il ruolo di grafema e simbolo, il geroglifico ci restituisce un doppio significato fonologico ed iconografico e si trova quindi ad assumere due funzioni distinte: quella linguistica e quella semiotica. Testo ed immagine sono reciprocamente complementari e ci permettono di avvicinarci alla comprensione di 4000 anni di storia dell’Antico Egitto. Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni e nello sviluppo del discorso religioso e della complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le età, anche attraverso supporti multimediali e interattivi”.

 

Torino. Al museo Egizio “La maledizione del faraone: leggenda e realtà”: conferenza, in presenza e on line, dell’egittologo Federico Poole, curatore al museo

torino_egizio_conferenza-la-maledizione-del-faraone-leggenda-e-realtà_federico-poole_locandinaIl 4 novembre del 1922 Howard Carter scopre la tomba di Tutankhamon. Pochi mesi dopo il suo finanziatore, Lord George Carnarvon, che aveva presenziato all’apertura della sepoltura in febbraio, muore di polmonite al Cairo. È solo l’inizio di una serie di decessi di visitatori della tomba o persone connesse a Carnarvon. I giornali dell’epoca speculano sulla “maledizione del faraone”. Il tema della “maledizione del faraone” verrà approfondito dall’egittologo Federico Poole nell’incontro “La maledizione del faraone: leggenda e realtà”. Appuntamento nella sala conferenze del museo Egizio di Torino martedì 19 dicembre 2023, alle 18. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria su Eventibrite https://www.eventbrite.it/…/biglietti-la-maledizione…. Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. La “maledizione” non è una semplice invenzione: nell’antico Egitto era infatti pratica comune quella di proteggere le tombe o le stele funerarie con formule che promettevano morte, torture o un processo nell’Aldilà a chi osasse profanarle. Il conferenziere approfondirà il tema e risponderà, a modo suo, alla domanda “esiste la maledizione del faraone?”.

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L’egittologo Federico Poole, curatore del museo Egizio di Torino

Federico Poole è curatore al museo Egizio. Tra i suoi compiti principali vi sono la cura di allestimenti permanenti e mostre temporanee e la supervisione delle pubblicazioni di ricerca del museo. Ha curato le mostre “Il Nilo a Pompei” (2016, con Alessia Fassone), “Una statua sonora” (2021), “Il dono di Thot” (2022, con Paolo Marini e Susanne Töpfer) e “Un falso autentico: la statua di Neshor” (con Maxence Garde e Matteo Lombardi). È direttore della Rivista del Museo Egizio. Tra i suoi interessi di studio vi sono i rapporti di lavoro e di classe nell’antico Egitto, l’ideologia funeraria, l’arte egizia, le statuette funerarie (ushebti) e la ricezione di elementi culturali egizi nella Campania antica. Dal 2021 è titolare dell’insegnamento di Antichità egizie all’università di Torino.