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“Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari” (Edizioni Terra Santa): una guida per viaggiatori esigenti che vogliono conoscere per capire l’evoluzione di un Paese con settemila anni di storia

Il fascino di Persepoli, la capitale achemenide voluta dal re Dario

Atmosfere magiche nella grande piazza dell’Imam, cuore pulsante di Esfahan in Iran

Ornamento circolare in oro con due leoni (fine V secolo a.C.) dal museo Archeologico di Teheran

La tomba di Ciro il Grande domina la piana di Pasargade

Gli effetti devastanti del terremoto del 2003 a Bam in Iran

La collina di Shahr-e Sokhta, nel sud-est dell’Iran, sito dell’età del Bronzo nella valle dell’Helmand

Il primo itinerario parte da Teheran, la capitale della Repubblica islamica dell’Iran, e raggiunge Taq e-Bostan, ricca di rilievi sassanidi, a poco più di cento chilometri dal confine occidentale con l’Iraq, passando per Hasanlu, un tepe frequentato dal IV millennio a.C. all’età del Ferro, scavato tra il 1956 e il 1974; Hamadan, una delle capitali dell’impero persiano conosciuta come Ecbatana; e Bisotun dove, su una falesia a 70-80 metri di altezza, c’è una delle iscrizioni achemenidi di propaganda più monumentali giunte ai nostri giorni, con il trionfo di Dario I sul mago Gaumata. Il secondo itinerario parte da Kashan, la città delle mattonelle smaltate, e arriva – dopo aver attraversato la catena degli Zagros ed essere scesi nella Susiana, in Mesopotamia, a Chogha Zanbil, con la grande ziggurat elamita patrimonio Unesco, toccando Tepe Sialk, un ricco insediamento di settemila anni fa; Esfahan, forse la città più bella dell’Iran, trionfo del Rinascimento persiano; e Susa, altra capitale dell’impero achemenide. Il terzo itinerario parte da Yazd, nel centro geografico dell’Iran, dove si può ancora toccare con mano lo zoroastrismo, e si conclude a Firouzabad, famosa per un palazzo sassanide molto ben conservato, con tappe a Pasargade, la capitale achemenide dove c’è la tomba monumentale di Ciro il Grande; Naqh-e Rostam, con le tombe monumentali dei re achemenidi scavate nella roccia; Persepoli, l’immensa straordinaria città-palazzo di Dario; Shiraz, la città delle rose e dei poeti; e Bishapur, la città del re sassanide Shapur, vicino alla quale si ammirano i grandi rilievi nella roccia con il trionfo di Shapur e la resa di ben tre imperatori romani Valeriano, Gordiano III e Filippo l’Arabo. Il quarto itinerario si muove attraverso il massiccio Centrale da Kerman, la città sulla Via della Seta ricordata anche da Marco Polo nel suo Milione, a Jiroft, divenuta famosa all’inizio degli anni Duemila per la scoperta di una città del III millennio a.C. con palazzo reale, mura palatine, ziggurat e decine di migliaia di tombe con corredi di vasi in clorite finemente decorati, con fermate a Shahdad, ai margini del grande deserto del Lut; Bam, la fortezza “di fango” divenuta famosa per le riprese del Deserto dei Tartari, gravemente danneggiata dal terremoto del dicembre 2003, Shahr-e Sokhta, dove opera una missione italiana dal 1970, vicinissima al confine con l’Afghanistan e il Pakistan, città dell’età del Bronzo, frequentata fino al 1800 a.C.; Bampur, la cui valle è ricca di siti del III millennio.

La copertina di “Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari” (Edizioni Terra Santa)

Quattro itinerari alla scoperta dell’Iran per viaggiatori esigenti, curati da Elena Asero, docente di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico, e direttrice scientifica dell’Accademia delle Antiche Civiltà di Milano. Il suo è il contributo più corposo, completato dalla sezione storica, di “Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari”, delle Edizioni Terra Santa, una guida per quanti vogliono conoscere per capire, attenta alla storia e all’archeologia dell’antica Persia, con contributi di livello accademico, ma anche all’attualità di un presente in continua trasformazione, come alla dialettica fra diverse religioni – dall’antico zoroastrismo all’ebraismo e al cristianesimo – che sono tutt’altro che scomparse nella Repubblica islamica. Con Elena Asero hanno lavorato alla realizzazione della guida Vincenzo Lopasso, docente di Esegesi dell’Antico Testamento all’Istituto Teologico Calabro, aggregato alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale di Napoli, e dal 2001 professore invitato alla Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme, autore del capitolo “Persia e Bibbia”. Elisa Pinna, giornalista e scrittrice, lavora per l’Agenzia ANSA, per la quale nel 2016 è stata corrispondente da Teheran, propone uno “Sguardo al Paese” all’inizio della guida. Bartolomeo Pirone, professore di Lingua e letteratura araba alla Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo dell’università di Napoli “L’Orientale”; professore invitato alla Pontificia Università Lateranense di Roma, si interessa di manoscritti arabo-cristiani, ha curato il capitolo “La conquista musulmana”.

Yazd, al centro geografico dell’Iran, sorge sulla via della Seta

Teheran, moderna capitale dell’Iran, chiusa dalle cime innevate del Damavand, la montagna più alta del Paese

La tomba del poeta Hafez a Shiraz

L’Iran custodisce alcune delle più antiche testimonianze della civiltà umana, scrive l’editore nella presentazione dell’opera. Qui, nell’antica Persia, sono nati grandi imperi le cui conquiste hanno abbracciato vaste regioni creando un ponte tra Est e Ovest. Di fronte a un Paese dal passato così illustre, questa guida adotta una prospettiva storico-archeologica, l’unica in grado di metterne in evidenza la straordinaria e incomparabile ricchezza. In queste pagine è proposta una scelta di siti “imperdibili”, suddivisi in quattro itinerari che si snodano in altrettante aree geografiche: l’Iran nord-occidentale, l’Iran occidentale, l’Iran sud-occidentale e l’Altopiano centrale. Sono privilegiati gli aspetti storico-artistici e archeologici, la descrizione dei luoghi, delle rimanenze in situ, di sculture, manufatti e collezioni museali. Ne emerge pian piano la storia di un’intera civiltà che ha avuto contatti con tutto il mondo antico, vero e proprio crocevia tra Oriente e Occidente. Completano il quadro un utile “sguardo d’insieme” sul Paese, un’esaustiva introduzione storica e tre contributi che fanno luce sulla lunga e complessa vicenda religiosa dell’Iran: nel corso dei secoli infatti, oltre che con quella di diversi culti “orientali” (zoroastrismo in primis), la storia dell’Iran si è incrociata con le vicende legate ai tre grandi monoteismi: ebraismo, cristianesimo e islam.

Speciale focus sulla distruzione del patrimonio culturale in Siria e Iraq all’8^ edizione dell’Aquileia Film Festival: sei documentari, incontri con Matthiae, Volpe, Angela. Prima nazionale del film “Destruction of Memory” presente il regista Tim Slade e l’archeologo Daniele Morandi Bonacossi

Dal 26 luglio al 29 luglio 2017 l’ottava edizione dell’Aquileia Film Festival

Alberto Angela con Piero Pruneti, qui a Firenze

La Siria e la distruzione del patrimonio culturale, ma anche grandi scoperte archeologiche in Egitto e il fascino dei tesori dell’Estremo Oriente: sono alcuni temi affrontati dai film, selezionati da Dario Di Blasi, Gianluca Baronchelli tra i capolavori della produzione internazionale a tema archeologico, storico, etnologico, e dalle conversazioni con Paolo Matthiae (26/7), Giuliano Volpe (27/7), Alberto Angela (28/7), Tim Slade e Daniele Morandi Bonacossi (29/7), a cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, dell’ottava edizione di Aquileia Film Festival, rassegna del cinema archeologico in programma dal 26 al 29 luglio 2017, alle 21, in piazza Capitolo, davanti alla maestosa basilica dei Patriarchi di Aquileia. Ancora una volta il pubblico sarà l’unico giudice dei film in concorso, tutti doppiati in italiano, e decreterà con il proprio voto il vincitore del Premio Aquileia, un pregiato mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli. L’ingresso alla manifestazione è gratuito e, in caso di pioggia, le proiezioni si svolgeranno nella Sala Romana affacciata su piazza Capitolo (capienza 240 persone: assegnazione posti con ritiro del numero a partire dalle 19 all’ingresso della Sala Romana).

Il manifesto della mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” al museo Archeologico nazionale di Aquileia

L’Aquileia Film Festival apre dunque mercoledì 26 luglio 2017 alle 21, realizzato dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con Archeologia Viva con un’edizione che si lega a filo doppio alla mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/07/01/archeologia-ferita-ad-aquileia-gli-eventi-collaterali-alla-mostra-volti-di-palmira-ad-aquileia-apre-morandi-bonacossi-sulla-distruzione-della-memoria-in-iraq-e-si/) e vuole esplorare da diverse prospettive, attraverso film e interviste con esperti, il tema del patrimonio culturale e dell’archeologia ferita. I film in concorso per l’ottava edizione affrontano temi diversi: il commercio di antichi tesori d’arte come fonte di finanziamento di guerre e un commovente omaggio a Khaled al-Asaad, responsabile del sito di Palmira, trucidato dai miliziani dell’Isis; un viaggio in Egitto alla scoperta del tempio di Amenhophis III, la storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé a Esfahan e la ricerca dell’antica Mahendraparvata, alle origini di Angkor. E sabato 29 luglio una serata evento straordinaria con l’anteprima italiana del film di produzione statunitense “Destruction of Memory” del regista australiano Tim Slade dedicato alla distruzione del patrimonio culturale nel mondo e la conversazione-intervista di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva e Tim Slade, regista del film e il professor Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia del Vicino oriente all’Università di Udine e direttore della missione archeologica a Ninive in Iraq. Per il terzo anno, in collaborazione con Arbor Sapientiae, casa editrice e di distribuzione editoriale specializzata del settore storico-archeologico, verrà allestito in piazza Capitolo un bookshop che proporrà un’ampia scelta di titoli per appassionati e studiosi. Ecco il programma completo.

L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis

MERCOLEDÌ 26 LUGLIO, ore 21: il film “Des trésors contre des armes/ Tesori in cambio di armi” (51’, Germania/Belgio, 2014) di Tristan Chytroschek. Il commercio di antichi tesori d’arte finanzia la guerra e la violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. La documentazione dimostra come i profitti derivanti dal mercato dell’antiquariato finanzino la fornitura di armi a gruppi terroristici. Ma da dove vengono questi tesori? Mentre in Afghanistan vengono depredate alcune tombe in un tempio buddista, la città siriana di Palmira viene sistematicamente saccheggiata. Segue la conversazione con Paolo Matthiae, decano degli archeologi assiriologi, scopritore di Ebla, su “L’utopia possibile: ricostruire il Vicino Oriente” Cosa rimane, cosa rimarrà – purtroppo le distruzioni sono ancora in corso – dell’immensa ricchezza archeologica e monumentale di Siria e Iraq? Dei luoghi dove tutto ha avuto inizio? Della madre della nostra civiltà? La risposta, affidata a Matthiae, è difficilissima, ma possibile sotto il profilo politico e tecnico e si inserisce nell’eterna lotta dell’uomo per salvare se stesso insieme alla propria memoria. Chiude la prima serata l’omaggio al martire di Palmira con il film di Alberto Castellani “Khaled al-Asaad. Quel Giorno a Palmira” (23’, Italia, 2015). Una ricerca d’archivio ha portato il regista a recuperare la lunga intervista concessagli dal famoso archeologo siriano, responsabile del sito di Palmira, trucidato barbaramente dai miliziani dell’Isis, per aver tentato di difendere quell’inestimabile patrimonio di una delle più preziose aree archeologiche del mondo. L’intervista risale a una decina di anni fa, al tempo in cui Castellani era impegnato in un programma dedicato alla regina Zenobia. Il recupero dell’intervista vuole offrire una sorta di viaggio della memoria per tener vivo il ricordo di un autentico eroe e meditare non solo sulle macerie ma anche sul dramma umano che la Siria sta oggi vivendo.

I Colossi di Memnone i resti più significativi del tempio funerario di Amenofi III a Tebe Ovest

GIOVEDÌ 27 LUGLIO, ore 21: apre il film “A la dècouverte du temple d’Amenhophis III / Alla scoperta del tempio di Amenhophis III” (54’, Francia, 2016) di Antoine Chènè. Solo i colossi di Memnone, a Luxor, indicavano fino a pochi anni fa il luogo dove sorgeva il più grande tempio mai costruito da un faraone. Le grandi tappe di una campagna internazionale condotta dall’egittologa Hourig Sourouzian sono rivissute attraverso i filmati girati a partire dal 2004, che documentano le spettacolari scoperte che hanno coronato le ricerche. Segue la conversazione con Giuliano Volpe, professore ordinario di archeologia all’Università di Foggia e presidente del Consiglio Superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MiBACT, su “Un patrimonio protagonista”. Negli ultimi due anni si è discusso di patrimonio culturale più che negli ultimi venti. Dopo un lungo periodo di disinteresse, il patrimonio culturale è diventato di grande attualità, riceve attenzione sui giornali, in televisione, sui social. Insomma il patrimonio culturale è tornato fra gli italiani. E in Europa: l’unica risposta davvero vincente in un continente in crisi può venire dalle “armi” della formazione e della cultura. Chiude la serata il film “Die Freitagsmoschee von Isfahan. Tausend Jahre Islamische Kunst / La moschea del Venerdì di Esfahan. Mille anni di cultura islamica” (15’, Iran, 2015) di Rüdiger Lorenz¨ Faranak Djalali. La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì di Esfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.

Alla Rassegna di Aquileia i segreti della città di Angkor, uno dei siti archeologici più importanti della Cambogia

VENERDÌ 28 LUGLIO, ore 21: apre la terza serrata il film “Aux sources d’Angkor / Alle origini di Angkor” (52’, Francia, 2015) di Olivier Horn. La pianura di Angkor è sovrastata da un altopiano fitto di boschi nei quali un’antica città medioevale giaceva sepolta. Alla ricerca di un insediamento più antico di Angkor, l’archeologo francese Jean-Baptiste Chevance e i suoi colleghi cambogiani, avvalendosi della tecnologia degli aerolaser, scoprono interi quartieri di una città, forse l’antica Mahendraparvata. Segue la conversazione con Alberto Angela, paleontologo, divulgatore scientifico, scrittore. Chiude la serata l’assegnazione del Premio Aquileia al film più votato dal pubblico.

“Destruction of memory”, film di Tim Slade

SABATO 29 LUGLIO, ore 21: serata speciale con l’anteprima italiana del film “Destruction of Memory / La distruzione della memoria” (fuori concorso, 80’, Usa, 2015) di Tim Slade. La guerra contro la cultura ha portato a esiti catastrofici nel secolo passato e non è finita, sta crescendo velocemente. In Siria e Iraq sono stati distrutti millenni di storia, singoli uomini hanno perso la vita per proteggere non solo altri esseri umani ma la nostra identità culturale, per proteggere la memoria delle nostre radici. Basato sul libro “The Destruction of Memory ” di Robert Bevan, il film non racconta solo le azioni di Daesh ma contiene interviste al Direttore generale dell’Unesco, al procuratore della Corte Internazionale per i Crimini di Guerra e a molti esperti internazionali e cerca di capire come siamo arrivati a questo punto. Segue la conversazione con il regista del film Tim Slade, e con Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente all’università di Udine e direttore della missione archeologica a Ninive in Iraq.