Udine. Alla Casa della Contadinanza la conferenza “Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale” con Luigi Turri (università di Verona) del ciclo di incontri a corollario della mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria” al Castello
Sarà l’epopea di Gilgamesh la protagonista, martedì 21 febbraio 2023, del terzo incontro del ciclo “Dal centro dell’impero”, alla Casa della Contadinanza sul colle del Castello di Udine, organizzati in relazione alla mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria”, aperta al Castello di Udine fino al 30 aprile 2023. Gli otto incontri in calendario, che si propongono di avvicinare il grande pubblico alla conoscenza dell’impero assiro e dell’antico Vicino Oriente, sono il risultato della collaborazione fra il Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’università di Udine e il museo Archeologico di Udine con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. L’esposizione e gli eventi sono a cura di Daniele Morandi Bonacossi, Francesca Simi, Luigi Turri e Paola Visentini. Gli incontri si tengono dalle 18 alle 19.30. La partecipazione agli eventi è gratuita. Non è richiesta la prenotazione, ma i posti sono limitati. Dopo “Acqua e dei di Assiria: il sistema d’irrigazione assiro nell’entroterra dell’antica Ninive” con Daniele Morandi Bonacossi (università di Udine), il 24 gennaio 2023; e “Viaggio in Assiria. L’Europa e la riscoperta di una grande civiltà del passato” con Stefania Ermidoro (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – CNR, Roma), il 7 febbraio 2023; ora tocca a Luigi Turri (università di Verona), il 21 febbraio 2023, con “Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale” che introduce “L’epopea di Gilgamesh”, una lettura-spettacolo a cura dell’associazione culturale TrixTragos. “Donne e regine d’Assiria” è l’argomento che il 7 marzo 2023 sarà affrontato da Francesca Simi (Università di Udine). Il 21 marzo 2023 Daniele Morandi Bonacossi terrà una conferenza intitolata “Gli ‘aquiloni del deserto’ e la caccia preistorica alle gazzelle nel deserto di Palmira (Siria)”. “L’Assiria in pericolo” è invece il tema dell’incontro con Francesca Simi il 4 aprile 2023. “Un tempo abitavamo nei villaggi. Indagini archeologiche nel sito Neolitico e Calcolitico di Asingeran (Kurdistan iracheno)” è l’argomento che tratterà Marco Iamoni (università di Udine) il 18 aprile 2023. Infine, il 2 maggio 2023, Daniele Morandi Bonacossi parlerà su “La metropoli di Qatna (Siria) e i suoi palazzi: un crocevia di culture tra Mediterraneo e Levante”. Le registrazioni di tutti gli incontri saranno disponibili sul canale Youtube PlayUniud ogni quindici giorni.
“Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale”. Luigi Turri (università di Verona) introduce “L’epopea di Gilgamesh”, una lettura-spettacolo a cura dell’associazione culturale TrixTragos che leggerà dei brani tratti dall’epopea di Gilgamesh (nel video la performance all’università di Verona). Il 3 dicembre 1872 George Smith (1840-1876), brillante assiriologo autodidatta, comunicò alla Society of Biblical Archaeology di Londra il ritrovamento nei depositi del British Museum di una tavoletta scritta in caratteri cuneiformi, un testo vecchio di migliaia di anni, nel quale si raccontava del Diluvio Universale. Il racconto era straordinariamente simile a quello biblico, ma le tavolette, scoperte nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive, datata al VII secolo a.C., tramandavano testi molto più antichi, ben più antichi della Bibbia.
Modena. L’epopea di Gilgamesh, il poema più antico a noi noto, diventa spettacolo: debutta in scena “Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide” per la regia di Giovanni Calcagno con la consulenza scientifica di Luca Peyronel (Unimi)
L’epopea di Gilgamesh si fa spettacolo. Il debutto giovedì 2 febbraio 2023 al teatro Storchi di Modena. Le repliche fino a domenica 5 febbraio 2023. In scena “Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide”: in scena il poema più antico a noi conosciuto, che narra la storia di un giovane re che lascia il trono per andare alla ricerca del segreto della vita eterna. Prodotto da ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione per la regia di Giovanni Calcagno, è una narrazione su questo antichissimo poema scandita dalle musiche originali di Andrea Rocca e dalle composizioni video di Alessandra Pescetta ispirate ai grandi temi al centro del testo: la vita, la morte e la guerra. Lo spettacolo si rifà al libro dello stesso Calcagno “Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide” (Mesogea) con prefazione di Luca Peyronel. E proprio Luca Peyronel, professore in Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’università di Milano, è il consulente scientifico dello spettacolo che propone al lettore contemporaneo una sua versione de L’Epopea di Gilgamesh, molto fedele a quella classica, nella quale però mette in particolare rilievo il travaglio di un uomo per cui la sconfitta si fa elemento vitale di comprensione dell’umano. “Questo spettacolo – spiegano alla ERT – è la prova che il palcoscenico può essere il luogo dove la storia, anche la più antica, può dialogare con il nostro presente. Sulla scena, che qui si fa sofisticata macchina del tempo, troviamo un trio di grandi nomi del teatro composto da Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno. Attraverso di loro rivive Gilgamesh, il più antico poema epico della storia”. Lo spettacolo si sposta poi al teatro Apollo di Lecce l’8 febbraio 2023, al teatro Comunale di Putignano (Ba) il 9 febbraio 2023, al teatro Curci a Barletta dal 10 al 12 febbraio 2023, all’ATER teatro Asioli di Correggio (Re) il 15 febbraio 2023, all’ATER teatro Mac Mazzieri di Pavullo (Mo) il 16 febbraio 2023, al teatro Comunale di Casalmaggiore (Cr) il 17 febbraio 2023, al teatro Comunale di Vicenza dal 18 al 19 febbraio 2023, al teatro Faraggiana di Novara il 21 febbraio 2023, al CBT Centro Teatro Bresciano di Brescia dal 22 al 24 febbraio 2023, al teatro Carcano di Milano dal 28 febbraio al 5 marzo 2023.
Verona. Un secolo e mezzo fa l’assiriologo George Smith scoprì l’epopea di Gilgamesh: l’ateneo scaligero ricorda l’evento con la mostra “Gilgamesh – 150 anni dopo la scoperta del Diluvio”, che testimonia la fortuna di un mondo e di un eroe, e con una giornata di studi

L’assiriologo autodidatta George Smith (1840-1876) che il 3 dicembre 1872 comunicò il ritrovamento della tavoletta cuneiforme con il racconto del Diluvio (foto univr)

L’Epopea di Gilgamesh nell’edizione per Penguin Classics: oltre un milione di copie solo per la versione in inglese
Il 3 dicembre 2022 saranno trascorsi 150 anni dalla comunicazione dell’assiriologo autodidatta George Smith (1840-1876) alla Society of Biblical Archaeology di Londra del ritrovamento, nei depositi del British Museum, di un’antica tavoletta in caratteri cuneiformi nella quale si raccontava del diluvio universale. Il racconto era straordinariamente simile a quello biblico, ma le tavolette, scoperte nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive, datata al VII secolo a.C., tramandavano testi molto più antichi persino della Bibbia: questo lavoro è oggi meglio noto come il capitolo finale dell’Epopea di Gilgamesh, l’opera letteraria più antica del mondo ad oggi nota, della quale Smith è ora noto e giustamente celebre come scopritore (vedi Archeologia in lutto. È morta Nancy Sandars, l’archeologa inglese che tradusse l’Epopea di Gilgamesh il più antico poema epico del mondo. Studiò anche l’arte preistorica in Europa e i Popoli del Mare | archeologiavocidalpassato).

La statua di Gilgamesh e un lamassu da Khorsabad, oggi conservati al museo del Louvre di Parigi
Per ricordare questa data fondamentale Luigi Turri, docente di Storia del Vicino Oriente antico dell’università di Verona, con la collaborazione di Alessia Parolotto, ha allestito la mostra “Gilgamesh – 150 anni dopo la scoperta del Diluvio”, nella Biblioteca centrale Arturo Frinzi, dal 28 novembre 2022 al 22 gennaio 2023. L’inaugurazione lunedì 28 novembre 2022, alle 17. In esposizione, oltre a libri e fumetti, spettacolari riproduzioni de “Il libro rosso” dedicate da Gustav Jung all’eroe mesopotamico, figurine, foto di spettacoli teatrali, ritagli di giornale, locandine di film. Tutto a testimoniare la fortuna di un mondo e di un eroe che, dopo la sua riscoperta ottocentesca, travalicando gli spazi prettamente accademici, ha attraversato generazioni e media con una ininterrotta fortuna. L’ingresso alla mostra è libero, tutti i giorni dalle 8.30 alle 23.30.

Luigi Turri, docente di Storia del Vicino Oriente antico dell’università di Verona, in missione nel Kurdistan iracheno (foto univr)
Inoltre, sempre il 28 novembre 2022, dalle 10 alle 16.30 in aula Smt.03 del polo di Santa Marta, è prevista una Giornata di studi a cura di Luigi Turri, insieme a Simonetta Ponchia e Federico Giusfredi, anch’essi docenti di Storia del vicino Oriente antico all’università di Verona, per celebrare con un approccio interdisciplinare i 150 anni della riscoperta dell’epopea di Gilgamesh. Si parlerà della fortuna antica e di quella moderna, iniziata immediatamente dopo la riscoperta del testo.
Archeologia in lutto. È morta Nancy Sandars, l’archeologa inglese che tradusse l’Epopea di Gilgamesh il più antico poema epico del mondo. Studiò anche l’arte preistorica in Europa e i Popoli del Mare
Archeologia in lutto. Negli ultimi mesi il mondo della ricerca archeologica ha perso alcuni dei suoi protagonisti tra paleontologia, orientalistica, antropologia, egittologia, archeologia classica. Li ricordiamo qui di seguito con brevi note. Il 20 novembre 2015 l’archeologa inglese Nancy Sandars, nota a livello mondiale per i suoi studi sull’epopea di Gilgamesh, è morta all’età di 101 anni nella sua casa nello Oxfordshire. L’annuncio della scomparsa è stato dato a funerali avvenuti dal quotidiano londinese The Telegraph. Dopo gli studi in archeologia all’Università di Oxford, Sandars divenne collaboratrice dell’archeologa Kathleen Kenyon, grazie alla sorella Betty che insegnava proprio a Oxford. Con Kenyon Sandars iniziò i primi scavi, proseguiti poi con Mortimer Wheeler in Europa (Inghilterra e Normandia in siti dell’età del bronzo) e in Vicino Oriente, soprattutto in Iraq e Iran, dove contribuì a portare alla luce vestigia dei Sumeri e dei Babilonesi. Dopo la guerra, Nancy decise di riprendere gli studi di archeologia perché il suo curriculum scolastico era stato interrotto per malattia, e perciò non aveva ancora un titolo di studio. Prima studiò nell’istituto di Archeologia a San Giovanni Lodge (University of London) dove completò il corso di preistoria e protostoria dal Paleolitico all’età del Ferro sotto la direzione di Gordon Childe. Poi al St. Hugh College di Oxford, dove si laureò con Christopher Hawkes, docente di Preistoria europea. La sua tesi di laurea “Culture del Bronzo in Francia” sarebbe divenuta il suo primo libro pubblicato (Cambridge University Press, 1957).

L’Epopea di Gilgamesh nell’edizione per Penguin Classics: oltre un milione di copie solo per la versione in inglese
Sandars nel 1947 divenne professoressa ad Oxford. Tra gli anni ’50 e ’60, oltre a partecipare a numerosi scavi in Europa, in Vicino Oriente e nei Paesi comunisti, pubblicò numerosi articoli e saggi sui Babilonesi e tradusse integralmente l’Epopea di Gilgamesh, il più antico poema epico della letteratura mondiale, scritto su tavolette di argilla (che lei stessa contribuì a decifrare nelle parti ancora equivoche o oscure) in un alfabeto cuneiforme circa 1500 anni prima di Omero (cioè 4500 anni fa). La sua edizione critica del poema antico è stato pubblicato nella serie Penguin Classics, vendendo oltre un milione di copie solo nella versione in lingua inglese. La prima edizione dell’Arte preistorica in Europa fu per Pelican Art nel 1967, dove respinse l’interpretazione religiosa dell’arte preistorica. Secondo Sandars le pitture rupestri che riproducevano soggetti umani e animali, come nella grotta d Lascaux in Francia, volevano rappresentare la natura e rende l’illusione di una cosa vista. Per lei era “frivolo” chiamare “figure di Venere” schizzi di figure femminili o leggere nelle immagini un significato simbolico.
Altra opera famosa di Sandars è “I Popoli del Mare: guerrieri del Mediterraneo antico” (1978) in cui l’archeologa inglese esaminò con particolare attenzione quell’epoca sul finire del II millennio a.C. quando nel Mediterraneo orientale venivano meno l’influenza egiziana e quella ittita, le grandi città del tardo Bronzo di Cipro e della Mesopotamia erano cadute, la civiltà micenea era in rovina, e la Grecia entrava in un periodo buio che sarebbe durato per più di 300 anni. La scarsità di testi del periodo, insieme alla frammentarietà delle evidenze archeologiche, fece ipotizzare che la spiegazione potrebbe essere stata trovata in qualche catastrofe naturale che spazzò via tutta la regione. Nancy Sandars, tuttavia, si concentrò sui cosiddetti “popoli del mare”, una confederazione di “predoni” che fecero scorrerie nelle città costiere e della regione mediterranea approssimativamente tra il 1276 e il 1178 a.C. con una ferocia senza eguali. E sulla base di dati letterari e archeologici ipotizzò che i Popoli del Mare erano originari dell’Anatolia, da cui si erano mossi per sfuggire a una diffusa carestia. Altre pubblicazioni di Nancy Sandars comprendono “Poesie del Paradiso e dell’Inferno dall’Antica Mesopotamia” (1971) e un libro di sue poesie, pubblicato nel 2001. Dal 1984 Nancy Sandars è stata eletta membro della British Academy.
(1 – continua)
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