Paestum. Aspettando la XXIII edizione della Borsa mediterranea del Turismo archeologico 8-11 aprile 2021: nel giorno della prevista apertura cancellata, i “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo” on line e i saluti dei partner e degli enti promotori

19 novembre 2020: per Paestum doveva essere un giorno importante, atteso da mesi: l’apertura della XXIII edizione della Borsa mediterranea del Turismo archeologico. Ma, come sappiamo, l’edizione – mantenendo lo stesso ricco programma – è stata spostata all’8 aprile 2021. In questo modo la XXIII edizione, assicurando a tutti i protagonisti soprattutto sicurezza ma anche soddisfazione di risultati, consentirà ai tanti visitatori e addetti ai lavori di vivere Paestum e la bellezza del Parco Archeologico, sito Unesco, con i colori della primavera che, auspichiamo, sancirà la definitiva ripartenza del nostro Bel Paese e del turismo in chiave più esperienziale, sostenibile e rivolto alla domanda di prossimità, tematiche tutte a cui la Borsa si è ispirata in questa edizione. La data comunque non è passata in silenzio. All’insegna di aspettando la XXIII edizione della Borsa 8-11 aprile 2021, i prestigiosi partner della Bmta (Unesco, Unwto, Mibact) e gli enti promotori (Comune di Capaccio Paestum, parco archeologico di Paestum e Velia, Regione Campania) hanno portato il loro saluto nella giornata di apertura inizialmente prevista, giovedì 19 novembre, in occasione dei “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo”, che la Fondazione Paestum, presieduta dal prof. Emanuele Greco già direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, ha confermato online dal titolo “Catastrofi, distruzioni, storia”.

Per l’occasione hanno portato il loro saluto, come avviene nella giornata di apertura di ogni edizione, i prestigiosi partner, quali le organizzazioni della cultura e del turismo dell’Onu, Unesco e Unwto, che da sempre patrocinano e sostengono la Borsa, unitamente al ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, nelle persone del vice direttore generale per la Cultura dell’Unesco Ernesto Ottone Ramirez, del direttore Regione Europa dell’Unwto Alessandra Priante, del sottosegretario al Turismo Lorenza Bonaccorsi. “È un piacere unirmi a voi oggi, in quella che avrebbe dovuto essere l’apertura della XXIII BMTA”, ha esordito Ramirez. “Questo evento di lunga durata è unico tra le fiere dedicate al turismo di tutto il mondo e gode del supporto dell’Unesco da molti anni. Alcuni dei più iconici Siti nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità sono siti archeologici e la loro salvaguardia va al cuore della missione dell’Unesco. A causa della pandemia da Covid-19 questo evento, come molti altri compreso il World Heritage Committee (Comitato per il Patrimonio Mondiale), è stato posticipato. La crisi ha visto il turismo decrescere rapidamente nella maggior parte dei Paesi, influenzando la capacità di molti Siti Unesco di funzionare in modo corretto per l’immediato futuro. Nuove misure e approcci sono messi alla prova per far ripartire il turismo e alcune tendenze stanno già emergendo: la principale di esse è la crescente importanza della tecnologia digitale, che plasmerà il futuro del patrimonio e del turismo. Durante la pandemia, l’accesso digitale alla cultura ha fornito istruzione, intrattenimento e conforto a milioni di persone confinate nelle proprie case in tutto il mondo. Abbiamo assistito ad una richiesta senza precedenti di accesso online alla cultura, con alcuni Siti Unesco che hanno riscontrato un incremento del 30% del traffico sui loro siti internet e dell’engagement dei loro account sui social media rispetto all’anno precedente. Per supportare l’urgente necessità di rendere la cultura accessibile a tutti, l’Unesco ha lanciato quest’anno le sue campagne Share Culture e Share Our Heritage e abbiamo messo in campo una serie di iniziative che puntano alla digitalizzazione del patrimonio. Molti siti archeologici stanno implementando e esplorando l’innovazione digitale, ed è incoraggiante vedere così tante risposte creative che promuovono l’accesso alla cultura. La vostra mostra digitale ArcheoVirtual è un esempio eccellente. Anche il numero attuale del World Heritage Review ha come tema l’interpretazione del patrimonio culturale e il Covid-19, e fornisce gli ultimi strumenti digitali a supporto dell’accesso al patrimonio culturale, dalle visite virtuali e le mostre online agli inventari di catalogazione di manufatti del patrimonio culturale. Un altro trend emergente è lo spostamento dai mercati internazionali verso la riconnessione con le comunità locali e l’incoraggiarle al coinvolgimento con e alla riscoperta del loro patrimonio culturale. Tuttavia, le comunità locali avranno bisogno di maggior supporto sia per la ripresa dalla crisi in corso che per fronteggiare e adattarsi alle future sfide regionali e globali, dalle pandemie al cambiamento climatico, disastri naturali o conflitti. La pandemia ha dato slancio al ripensamento dei modelli esistenti e all’indirizzamento degli sforzi post Covid-19 verso un turismo culturale basato sulla natura in linea con i valori Unesco, rispettoso del patrimonio e benefico per le comunità. In risposta, l’Unesco ha istituito una task force sul turismo culturale e resiliente, con autorità consultive della Convenzione Unesco per affrontare temi chiave legati al turismo e per promuovere nuovi approcci che sfruttano i valori del patrimonio e contribuiscono allo sviluppo sostenibile durante e oltre la crisi del Covid-19. Guardando avanti, l’aumento del coordinamento, il rafforzamento delle capacità di formazione nell’innovazione digitale e lo scambio di buone pratiche saranno fattori cruciali. Questo sarà il focus del nostro lavoro andando avanti e la vostra collaborazione è benvenuta”.

E Alessandra Priante: “L’anno scorso proprio di questi tempi ero alla BMTA e ho avuto il grandissimo piacere di parteciparvi per la prima volta e farlo nel mio nuovo ruolo di Direttore Regione Europa dell’Unwto per dimostrare ancora una volta che le Nazioni Unite sono da sempre accanto a questa manifestazione e che l’Italia può giocare un grande ruolo di eccellenza proprio con eventi di questo tipo, perché con la Borsa si realizza qualcosa di unico nel mondo, non solo per la location dove si svolge ma anche per il modo estremamente professionale con cui si gestiscono il salone espositivo e il programma scientifico. Colgo l’occasione per darci appuntamento ad aprile 2021, sperando che questa situazione così triste per tutti noi abbia trovato una modalità di gestione che ci consenta di portare avanti le nostre attività prioritarie, che in questo caso sono appunto del turismo, e di rifocalizzare la nostra azione verso obiettivi maggiormente sostenibili, innovativi ma soprattutto accessibili e responsabili”.

“La BMTA è un appuntamento riconosciuto e apprezzato da tutti i grandi esperti del settore per la grande capacità di coinvolgere gli attori di questo specifico comparto, in cui l’Italia può dire la propria, e per l’originalità della manifestazione”, ha sottolineato Lorenza Bonaccorsi: “Sono certa che poterla svolgere in primavera, nella straordinaria cornice del Parco Archeologico, rappresenterà un ulteriore valore aggiunto all’iniziativa. La fase molto complessa che stiamo vivendo ci impone di ripensare a ciò che sarà il turismo di domani, infatti questa crisi ha accelerato dei fenomeni già in movimento e alcuni di questi riguardano da vicino anche il turismo archeologico: pensiamo al rapporto tra i territori e il turismo di massa, alla gestione dei grandi volumi, agli amministratori che talvolta devono gestire o supportare i nostri siti, alla fragilità stessa di molte nostre ricchezze (beni culturali, archeologici, storici) che vanno tutelate e allo stesso tempo valorizzate, rispettate, fatte conoscere e visitate. Vi sono, dunque, numerosi temi che una manifestazione come la BMTA sarà in grado di approfondire con esperti e operatori. Cito in ultimo anche l’enorme supporto che può arrivare dalla piena digitalizzazione dei nostri servizi nei siti archeologici così come nei musei, un aspetto su cui il MiBACT è particolarmente attento nel sostegno delle tante realtà del Paese, come ovviamente quella di Paestum”.


La locandina della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”

Gabriel Zuchtriegl, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia
Hanno aperto i lavori per gli enti promotori l’assessore al Turismo della Regione Campania Felice Casucci (“Voglio sottolineare l’importanza, in questo periodo così complesso, dello svolgimento online degli eventi culturali: per questo esprimo il mio apprezzamento all’iniziativa di questi giorni e per coloro che la rendono possibile. La BMTA è un grande evento, unico al mondo, che si avvale di importanti partner; inoltre, vorrei ricordarne l’esemplarità sotto il profilo economico, ancora di più in questo momento storico, legato alla destagionalizzazione e per quanto riguarda la tutela del patrimonio culturale, essenziale alla vita dei territori”), il sindaco di Capaccio Paestum Franco Alfieri (“Conoscendo la tenacia del prof. Emanuele Greco non mi sono meravigliato che abbia voluto non tener conto della pandemia e portare avanti, seppur online, i lavori dei Dialoghi sull’Archeologia. Purtroppo, la situazione che stiamo vivendo ci costringe a una partecipazione virtuale ma non ho voluto far mancare il saluto della Città di Capaccio Paestum e il mio personale, in attesa di rivederci ad aprile in occasione della XXIII BMTA”) e il direttore del parco archeologico di Paestum e Velia Gabriel Zuchtriegel (“Colgo l’occasione per salutare tutti da un luogo, in cui mi sarebbe piaciuto portarvi per discuterne, ovvero la trincea scavata alla base delle fondazioni del Tempio di Nettuno: i dati mostrano una stratigrafia abbastanza intatta e anche delle strutture che sono molto interessanti per i risultati dello scavo in atto”) e a seguire il rettore dell’università di Salerno Vincenzo Loia ((“L’università di Salerno è partner di riferimento per la BMTA e per i “Dialoghi sull’Archeologia”. L’appuntamento della Fondazione Paestum è, infatti, promosso dalla nostra Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale: tre giorni molto intensi, dove confrontare i nostri risultati di ricerca. Un apprezzamento va alla partecipazione di molti giovani provenienti da diverse Università e Istituti”), il presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello Alfonso Andria (“Oggi avrebbe avuto inizio la XXIII BMTA: non è stato così, ma lo sarà ad aprile perché l’edizione è semplicemente differita di qualche mese. Possiamo già anticipare alcuni momenti che caratterizzeranno la prossima Borsa: l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il Premio alla scoperta archeologica dell’anno e il Premio in memoria di “Sebastiano Tusa”, alla prima edizione, assegnato a personalità impegnate a favore del turismo archeologico subacqueo. Questo tempo “sospeso” che stiamo vivendo deve essere utile per progettare la ripresa e per dare contenuti e la Borsa non è solo incontro tra domanda e offerta, ma è anche contenuti, progettualità, costruzione di reti e relazioni, confronto di esperienze e buone pratiche”), il presidente onorario della Borsa Mounir Bouchenaki (“In questi giorni, in occasione della XXIII Borsa, avremmo dovuto riunirci a Paestum, bellissima città con i suoi meravigliosi templi risalenti alla Magna Grecia e proprio da oggi si svolgono i Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo del collega e amico Emanuele Greco. Tutti noi, che abbiamo partecipato tanti anni alla Borsa, aspettiamo con gioia il momento in cui sarà finita l’emergenza sanitaria e potremo ritrovarci insieme sia nel Parco Archeologico, sia nelle sale in occasione delle Conferenze sull’archeologia moderna e sulle scoperte che portano avanti la conoscenza del nostro passato, soprattutto nel Mediterraneo”). Il fondatore e direttore della Borsa Ugo Picarelli ha sottolineato il prestigioso apporto delle Istituzioni, che sostengono la Borsa quali Unesco, Unwto, MiBACT che non hanno voluto far mancare la loro vicinanza in questo particolare momento e il rinnovato impegno da parte degli enti promotori Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum e Velia.
#iorestoacasa. Ultimi cinque “bollettini” di Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia: dalle decorazioni della Basilica allo studio del tempietto dorico, dai progetti di scavo dell’anfiteatro romano a quelli di ricerca del teatro greco, al “giardino romano” con le erbe medicinali

Il parco Archeologico di Paestum: la cosiddetta Basilica e il tempio cosiddetto di Nettuno (foto parco di Paestum)
La comunicazione dal parco archeologico di Paestum e Velia in epoca di coronavirus si chiude con gli ultimi cinque “bollettini” del direttore del parco, Gabriel Zuchtriegel, comunicazioni video realizzati e messi in linea sul canale YouTube, con l’obiettivo – nell’impegno #iorestoacasa – di far conoscere Paestum da una prospettiva interna, quella di chi quotidianamente vive il museo e l’area archeologica. Ecco, dunque, il racconto di approfondimenti, aneddoti, anticipazioni e curiosità con riprese dagli scavi, dal museo, dagli uffici e dai depositi.
Con il bollettino numero 21 del Parco Archeologico di Paestum e Velia il direttore Gabriel Zuchtriegel ci fa vivere una delle esperienze più suggestive che si possono vivere a Paestum: passeggiare nell’area archeologica al tramonto. In particolare, nel più antico dei tre templi di Paestum, la cosiddetta Basilica, costruita a partire dal 560 a.C. circa e dedicata ad Hera. “Solo al tramonto – spiega Zuchtriegel – si possono apprezzare alcune decorazioni particolari dei capitelli del tempio, soprattutto quelli della fila centrale delle colonne che dividevano la cella: la luce del sole fa vedere un fiore di loto, che dimostra la ricchezza della decorazione tipica della fase arcaica. Siamo ancora nel VI sec. a.C. Quindi qualche generazione, forse due generazioni dopo la fondazione della città. C’è un’altra colonna che presenta la stessa decorazione di quella centrale del pronao: il fiore di loto. Ricordiamo poi che il tempio aveva un tetto con terrecotte variopinte. In questo periodo, in una città fondata qualche decennio prima dove, come hanno dimostrato i nostri scavi recenti, le strutture erano ancora in materiali deperibili, legno e mattoni crudi. Ma in mezzo a questo insediamento ancora un po’ precario sorge un grande tempio mai visto da queste parti che si intravedeva persino dall’entroterra. I cacciatori esploratori indigeni che si affacciavano alla piana del Sele potevano scorgere in lontananza questo enorme tetto di circa 25 per 50 metri che era una meraviglia, nella sua perfezione, nella sua bellezza per quei tempi”.
Il direttore Gabriel Zuchtriegel ci racconta il bollettino numero 22 del Parco Archeologico di Paestum e Velia dal museo di Paestum dove sono stati portati alcuni elementi architettonici del tempietto dorico rinvenuto l’estate scorsa durante il restauro della porzione ovest delle mura di cinta. Gli archeologi approfittano del blocco dei lavori per studiare: più di 250 frammenti architettonici prendono forma sullo schermo del computer. Ecco un tempietto dalle caratteristiche uniche che attesta la creatività delle maestranze locali. “Il cantiere è sospeso”, ricorda Zuchtriegel, “perciò usiamo il tempo anche per studiare, per comprendere meglio. Alcuni elementi del tempietto sono già stati portati in museo, altri sono ancora in situ. Molti sicuramente ancora da scavare. Ma già adesso abbiamo più di 250 frammenti di questo edificio. In questo periodo stiamo anche cercando di proporre una prima ricostruzione dell’edificio nella sua interezza grazie a un programma in cui inseriamo gli elementi finora noti. Sono ovviamente tanti gli interrogativi ancora aperti, ma anche tanti gli aspetti che si chiariscono e abbiamo sempre più una visione chiara e plastica di un monumento davvero eccezionale. Probabilmente a quattro per sette colonne: una disposizione molto inusuale più unica che rara. Ci sono tanti altri dettagli che stiamo studiando e che ci fanno capire come Paestum non sia semplicemente una città dove si copiano le cose della madrepatria, di Olimpia, di Atene ma c’è un dibattito con una tradizione locale delle maestranze, un contesto molto vivace in cui si elaborano dei modelli che sono sicuramente in connessione con la Sicilia, il Peloponneso, Atene ma dove anche Poseidonia dà un suo proprio contributo allo sviluppo artistico architettonico tra tardo VI e primo V sec. a.C.”.
Il protagonista del bollettino numero 23 del Parco Archeologico di Paestum e Velia è l’anfiteatro, il luogo della città romana di Paestum in cui si svolgevano gli spettacoli e i combattimenti dei gladiatori. Da quando nel 1820 fu costruita l’odierna Strada Statale 18, il destino del monumento è stato per sempre segnato: la strada infatti ha tagliato in due l’area e una parte della struttura è tuttora sconosciuta. Ma diversi sono i progetti che si stanno delineando per uno dei luoghi nevralgici della cultura romana. “L’anfiteatro di Paestum è un monumento particolare”, interviene Zuchtriegel, “perché nella sua forma più antica risale al I sec. a.C., di cui rimangono delle murature in grandi blocchi. Poi nel I sec. d.C. fu ampliato di un altro cerchio per dare più spazio agli spettatori. È uno dei più antichi monumenti di questo genere che conosciamo. L’arena è separata dagli spettatori da muri abbastanza alti che impedivano il contatto con le fiere e le attività che vi si svolgevano. Purtroppo dalla costruzione della strada nel 1820 un terzo dell’anfiteatro è rimasto inesplorato. Qui a Capaccio-Paestum abbiamo un sogno, condiviso per fortuna da molti che vivono qua e anche dall’amministrazione comunale, che è quello di spostare la viabilità e indagare e portare alla luce la restante parte dell’anfiteatro. L’edificio aveva probabilmente due porte: una è ancora visibile, l’altra dovrebbe essere nella parte da scavare. Parliamo di due porte perché una era riservata all’ingresso, alle processioni dei gladiatori; e l’altra era la porta libitina, chiamata così da un’antica divinità che era responsabile i culti, gli onori che si davano ai morti, perché era la porta attraverso la quale venivano portati fuori dall’arena i gladiatori morti durante lo spettacolo. Sarebbe sicuramente molto interessante indagare questo monumento, scavare quello che rimane, capire anche quello che eventualmente sta sotto, perché qui siamo sul luogo dell’antica agorà, e quindi forse c’erano precedenti installazioni o monumenti o strutture. Sarebbe anche bello poi, conservazione e sicurezza permettendo, di organizzare nell’anfiteatro piccoli eventi, conferenze, incontri, e forse anche concerti per renderlo di nuovo vissuto: un luogo dell’incontro al centro dell’antica città di Paestum”.
Nel bollettino numero 24 del Parco Archeologico di Paestum e Velia torniamo nell’anfiteatro: cosa sono quei segni che si intravedono al di sotto dell’arena? Potrebbero essere le strutture di un più antico teatro di IV sec. a.C.? L’ipotesi è davvero accattivante, ma solo uno scavo archeologico potrà confermare la presenza di un teatro a Paestum. Il teatro era il luogo dove si rappresentavano spettacoli, tragedie e commedie. “Sui vasi a figure rosse di Paestum dei pittori Assteas e Python e di altri pittori vascolari sono rappresentate scene del mito e spettacoli teatrali”, ricorda Zuchtriegel, che si chiede: “Ma gli abitanti di Paestum del IV sec. a.C. dove potevano venire a conoscenza del mito greco e del teatro? Ci doveva essere un luogo. Emanuele Greco ha ipotizzato negli anni ’80 del secolo scorso, sulla base di scavi all’epoca nell’anfiteatro, che forse qui c’è una traccia. Proprio sotto l’arena è emerso un muro dritto che in epoca romana non si vedeva più. E c’è un altro muro che parte da questo in direzione Nord e fa una leggera curva. Questa struttura molto antica ha la forma di segmento di semicerchio. Quindi potrebbe essere un teatro, che però dobbiamo immaginare non come una grande struttura in pietra, ma con un alzato in legno come era uso nell’antichità dove c’erano poi compagnie itineranti che si esibivano, il cui riflesso vediamo anche sui vasi prodotti in questa città. E sono scene di tragedie del mito greco, come Bellerofonte il giovane che uccide la chimera, ma sono anche tante scene più satiresche, quindi di commedie, spettacoli di divertimento. Questa è solo un’ipotesi ma lo scavo dell’anfiteatro potrebbe gettare nuova luce anche su questa questione abbastanza intrigante che riguarda la storia dell’antica Paestum”.
Nel bollettino n° 25 vi diamo il benvenuto nel “giardino romano” di Paestum. L’area fu chiamata così negli anni ’50 del Novecento quando, a seguito di indagini archeologiche, lo spazio assunse l’aspetto di una vasta spianata di forma rettangolare. Nell’antichità, invece, la zona non doveva presentarsi in questo modo, anzi, doveva essere occupata da diverse strutture come il più piccolo tempietto dell’antica Poseidonia-Paestum. “Varcato l’ingresso dalla strada che porta dal santuario meridionale con il tempio cosiddetto di Nettuno verso il foro di epoca romana”, spiega Zuchtriegel, “ci si trova di fronte l’asclepeion, il santuario di Asclepio dio della medicina, e un’area verde vasta dove in un primo momento, dopo la deduzione della colonia latina qui a Paestum viene costruito un tempio probabilmente a Mater Matuta, divinità che come Asclepio, ha un’attinenza anche con la salute. Restano le fondazioni di questo edificio che però a un certo punto viene smontato. Quello che si vede tuttora è il complesso che nasce in epoca imperiale: un’area aperta in asse più o meno con la porta ma orientato in modo leggermente diverso. Qui c’è il più piccolo tempio di Paestum, con un altare davanti. Il tempietto essenzialmente consiste in un podio e una strada che porta dalla piazza sul podio. Non poteva essere un grande edificio, era piuttosto un sacello: quattro colonne con forse sotto la statua della dea o del dio. È una tipologia di monumenti che spesso incontriamo nel culto eroico. Forse anche questa è un’attinenza con Asclepio ma non è noto. Quello che è interessante notare in questo spazio, alle spalle di un complesso termale – le cosiddette terme del foro –, è che sui due lati ci sono dei muretti molto bassi che dividono lo spazio centrale dall’area retrostante. Dal complesso termale parte una condotta per l’acqua che va verso ambienti che però non sembrano essere piscine. In alcuni punti ci sono dei tubi che escono fuori, quindi non sembra servissero per contenere l’acqua. Potrebbero essere delle aiuole dove si coltivavano le erbe di cui parlano anche alcuni fonti tardoantiche che ricordano Paestum come luogo dove crescono erbe medicinali. Pare un’antica tradizione legata innanzitutto al centauro Chirone che fu venerato qua ed è legato alla medicina, ma anche ad Asclepio, a Mater Matuta forse. Questa tradizione sembra che attraverso i secoli si sia evoluta, sopravvissuta e abbia dato poi avvio a una scuola medica che possiamo dedurre esistesse a Paestum anche in base alle fonti scritte di epoca tarda”.
Paestum. Giornata di presentazione delle indagini archeologiche nel parco archeologico
Giornata speciale, venerdì 21 febbraio 2020, a Paestum dedicata alla presentazione delle indagini archeologiche nel parco archeologico. Intenso il programma con inizio alle 10 con i saluti e la presentazione del direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Gabriel Zuchtriegel. Seguono gli interventi: “Nuovi scavi dall’area dell’Athenaion: la campagna del 2019” di Fausto Longo e Maria Luigia Rizzo (università di Salerno); “New light once more on the temple of Athena” di Albert e Rebecca Ammerman (Colgate University of New York); “Saggi di scavo nell’agorà di Poseidonia” di Emanuele Greco e Marina Cipriani (Fondazione Paestum); “Gli scavi dell’unior a Poseidonia-Paestum [campagne 2018/2019]” di Laura Ficuciello (università di Napoli “L’Orientale”); “La casa dei sacerdoti nel santuario meridionale: i dati provenienti dalla recente indagine” di Giovanni di Maio e Serenella Scala (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Geomed); seguo il dibattito. Dopo il coffee break, “Dati preliminari sulla campagna di scavo 2019 nell’abitato preromano di Paestum: le nuove sequenze stratigrafiche dalla porzione centrale e settentrionale della domus II nell’IS 2” di Rachele Cava e Guglielmo Strapazzon (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Cooperativa Archeologia); “Le fornaci dell’insula 10-12: testimonianze di un impianto produttivo coloniale” di Francesco Mele, Rosa De Venezia, Jessica Elia, Manuela Ferraioli, Letterio Giordano (Parco Archeologico di Paestum e Velia – Ganosis/Edilco); “Santuario di Hera al Sele: la ricerca continua” di Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”); “La tutela archeologica nel territorio di Paestum” di Maria Tommasa Granese (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino). Dopo il dibattito, le conclusioni di Gabriel Zuchtriegel.
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