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Licodia Eubea (Ct). Al XV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico il pubblico ha premiato il film “La festa”, la giuria di qualità il film “Army of Lovers”, gli studenti di UniCt il corto “Mary Lefkowitz & women in Ancient Greece”, e il comitato scientifico il prof. Maurizio Bettini

Sul palco: lo staff che garantisce la complessa organizzazione del festival di Licodia Eubea (foto graziano tavan)

Tutti sul palco. Per il grazie del pubblico ai ragazzi dello staff della XV edizione del festival della comunicazione e del cinema di Licodia Eubea (Ct) coordinati dai direttori artistici Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele e dalla regia in sala di Mauro Italia. Si è chiuso così il festival che nell’ultima giornata ha visto l’assegnazione dei premi, che quest’anno ai tradizionali premi, il “Città di Licodia Eubea” del pubblico, il premio “ArcheoVisiva” della giuria di qualità, e il premio “Antonino Di Vita” a una personalità che si è impegnata nella promozione della conoscenza del patrimonio culturale, sono stati arricchiti da un quarto riconoscimento, il premio “UniCt”, della giuria degli studenti dell’università di Catania. E allora vediamo a quali film o personalità questi premi sono stati assegnati.

PREMIO CITTÀ DI LICODIA EUBEA. È stato assegnato attraverso la votazione del pubblico, con una media di 8,77 preferenze, al film spagnolo “La festa” di Manuel Gutierrez Aragón e Pablo Más Serrano (Spagna 2025, 60’): nel Medioevo, il teatro rinacque grazie alla messa in scena, all’interno delle chiese, dei cosiddetti “drammi sacri”, che fiorirono in tutta Europa a partire dal XII secolo. Con il Concilio di Trento, la Chiesa li proibì e queste rappresentazioni scomparvero del tutto. Tutte, tranne una: i Misteri d’Elx, dove gli abitanti trasformano il dolore della morte nella gioia della celebrazione.

Al secondo posto, con media 8.66, il film francese “Sardaigne, la mystérieuse civilisation des nuraghes” di Thomas Marlier (Francia 2024, 52’): mentre i faraoni erigevano le loro ultime piramidi, un’altra civiltà fioriva al centro del Mediterraneo, dando forma a torri monumentali simili a fortezze – i nuraghi – assieme a santuari e a tombe dalle sorprendenti geometrie. Oggi, un’équipe internazionale di archeologi e scienziati esplora queste vestigia con tecniche e prospettive inedite, riportando alla luce i segreti di una delle più affascinanti e misteriose culture dell’Età del Bronzo.

Fabio Marceddu, produttore e attore del film “Io non dimentico” presente al festival (foto graziano tavan)

Terzo, con media 8.55, il film “Io non dimentico” di Antonello Murgia (Italia 2025, 13’),: Io non dimentico è un “pentalogo visivo” dedicato a tutte le persone perseguitate perché non conformi a un orientamento sessuale binario, la cui stessa morte è stata mistifi cata, nascosta, considerata di serie B. È un viaggio nella memoria e nella storia, un atto di voce e di presenza per chi ancora oggi lotta per il diritto di amare ed essere amato, di vivere e celebrare il proprio corpo. Un omaggio a tutte le anime i cui epitaffi celano o negano la loro vera identità.

La “consegna” del premio “Città di Licodia Eubea” nelle mani del sindaco Santo Randone: da sinistra, l’assessore Franco Barbuto, Alessandra Cilio, il vicesindaco Benedetto Interligi, il sindaco Santo Randone, Lorenzo Daniele (foto graziano tavan)

Il premio per Manuel Gutierrez Aragón e Pablo Más Serrano è stato consegnato “virtualmente” nelle mani del sindaco di Licodia Eubea, Santo Randone.

Alessandra Cilio con alcuni componenti della giuria di studenti del premio UniCt (foto graziano tavan)

PREMIO UNICT.  È stato assegnato dalla giuria di studenti dell’università di Catania andato al cortometraggio di Nikos Dayandas “Mary Lefkowitz & women in Ancient Greece” (Grecia 2024, 13’): un breve documentario ispirato al lavoro della celebre filologa Mary Lefkowitz che, insieme alle evidenze archeologiche, ha contribuito a una migliore comprensione dei ruoli complessi e spesso sorprendenti che le donne ricoprivano nella società dell’antica Grecia.

Questa la motivazione: “Per aver raccontato, attraverso una comunicazione chiara e un’ottima visione artistica l’importante contributo di una studiosa alla comprensione del complesso ruolo delle donne nel mondo antico, in particolare quello greco, portando alla luce storie sorprendenti, spesso sottaciute, grazie a un ardente di dar voce a una componente fondamentale della società antica”.

Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele mostrano il premio “Archeovisiva” mentre Alice Nozza, componente della giuria di qualità, osserva da remoto (foto graziano tavan)

PREMIO ARCHEOVISIVA. La giuria internazionale di qualità – quest’anno composta da Lada Laura (Croazia), Rachel Manoukian (Grecia), Stefania Rimini (Italia) e Alice Nozza (Italia) – ha assegnato il riconoscimento al film “Army of Lovers” di Lefteris Charitos (Grecia, Austria 2025, 53’): Army of Lovers porta alla luce la storia perduta del Battaglione Sacro di Tebe, un’unità d’élite composta da 150 coppie di amanti che divennero tra i guerrieri più formidabili del mondo antico. La loro vicenda riaffiora quando gli archeologi scoprono prove sepolte da secoli, rivelando un capitolo dimenticato di amore, guerra e lotta per la libertà.

Questa la motivazione, letta da remoto da Alice Nozza: “Army of Lovers” racconta la storia affascinante e spesso dimenticata del Battaglione Sacro di Tebe un’unità militare composta da coppie di amanti, la cui forza nasceva dal legame profondo tra i suoi membri. Lefteris Charitos trasforma questo episodio della storia antica in un racconto contemporaneo, vibrante e inclusivo, capace di dialogare con il presente senza tradire la complessità del passato. L’originalità del soggetto si unisce a un livello produttivo impeccabile, a grafiche raffinate e a una fotografia di grande eleganza, che valorizzano la potenza emotiva e simbolica della vicenda. Il film si distingue per un linguaggio cinematografico moderno e coinvolgente, capace di lasciare nello spettatore una visione intensa e duratura”.

Il prof. Massimo Frasca consegna il prenio Antonino Di Vita 2025 al prof. Maurizio Bettini: L’Oracolo, un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione (foto graziano tavan)

PREMIO ANTONINO DI VITA. Il premio, che ogni anno viene riconosciuto una personalità che si è impegnata nella promozione della conoscenza del patrimonio culturale, è stato assegnato al classicista Maurizio Bettini, professore emerito dell’università di Siena, autore di testi scientifici e divulgativi del mondo antico, proclamato dal prof. Massimo Frasca (università di Catania) che con Maria Antonietta Rizzo Di Vita (università di Macerata), Eleonora Pappalardo (università di Catania), Fabio Caruso (Cnr), Alessandra Cilio (archeologa, direttore artistico del festival) e Lorenzo Daniele (regista, direttore artistico del festival) fa parte del comitato scientifico.

Questa la motivazione: “Per aver dedicato la sua intera attività scientifica alla comprensione profonda dell’antichità – si legge nelle motivazioni – restituendo al pubblico e alla comunità accademica una visione del mondo romano capace di illuminare anche il nostro tempo. Per l’impegno costante nella divulgazione, capace di tradurre la complessità del mondo classico in un linguaggio accessibile senza mai rinunciare alla profondità, contribuendo a formare generazioni di studenti, insegnanti e lettori. Per aver promosso un’idea di cultura umanistica che non si limita alla conservazione del passato, ma la mette in dialogo con le trasformazioni del presente, difendendo il valore civico della conoscenza e il ruolo etico della ricerca”.

“Sono onorato di ricevere questo premio, in questa sede così bella, così calda”, ha commentato il prof. Bettini appena premiato con una copia de L’Oracolo, donata dall’artista Santo Paolo Guccione al Festival. “Mi avete già sentito parlare, per cui non voglio infliggervi ulteriormente le mie parole. Solo posso ricordare una cosa che credo sia chiara a tutti, che è la Costituzione del nostro Paese. L’unica Costituzione in cui un articolo specifico, l’articolo 9, dichiara che la Repubblica tutela il patrimonio artistico e storico della nazione, e poi anche che promuove la cultura e la ricerca. Nessuna Costituzione dice una cosa del genere. Oggi ci si aggiunge anche tutela del paesaggio: come sapete questa è un’aggiunta recente. Mettere insieme queste due cose: tutelare il paesaggio e promuovere la cultura vuol dire che non basta tenere vivi i monumenti. Bisogna tenere viva anche la memoria culturale che avvolge questi monumenti. E credo che noi siamo qui per questo: per far vivere questo patrimonio culturale, storico, artistico, meraviglioso che abbiamo nella cultura e nella mente dei nostri concittadini. Questo ce lo chiede la Costituzione, diciamolo forte”. 

Un libro al giorno. “Il turismo archeologico. Modelli di fruizione e prospettive di ricerca” di Eleonora Pappalardo: il turismo archeologico si definisce per la natura dell’offerta, siti, monumenti, musei o aree di interesse archeologico

Copertina del libro “Il turismo archeologico. Modelli di fruizione e prospettive di ricerca” di Eleonora Pappalardo

È uscito per le Edizioni Quasar il libro “Il turismo archeologico. Modelli di fruizione e prospettive di ricerca” di Eleonora Pappalardo. Branca del più vasto turismo culturale, il turismo archeologico si definisce per la natura dell’offerta: siti, monumenti, musei o aree di interesse archeologico. Proprio la specificità della risorsa attorno alla quale si costruisce e si progetta l’itinerario necessita di una serie di accorgimenti che abbiano il duplice fine di rispettare e salvaguardare il bene oggetto della visita e, al contempo, di garantire un’esperienza gratificante e memorabile. I “provider” del turismo archeologico devono dunque prevedere il concorso di competenze diverse tanto nella fase di pianificazione quanto in quella di proposta al pubblico, poiché il turista che desidera viaggiare “nel tempo” non concepisce la visita di un sito come un mero momento di apprendimento, ma come un’esperienza in cui essere parte attiva, partecipando alla creazione di nuovi significati. Nel definire i possibili modelli fruizione per questa branca del turismo entrano in gioco categorie pertinenti alle scienze sociali, alla psicologia e, in certi casi, alle neuroscienze poiché il vero turismo archeologico è quello che dal “visiting archaeological heritage” conduce al “performing archaeological heritage“, coinvolgendo il visitatore nella narrazione prodotta e nel processo di rinegoziazione identitaria. Nella disamina sul turismo archeologico, dunque, si fa ricorso a molteplici ambiti di ricerca, spesso distanti tra loro, poiché la diade turismo/cultura-archeologia non è sempre di facile risoluzione, essendo il turismo un processo essenzialmente economico, la cultura (archeologia) un fenomeno umano, il cui valore non è economicamente quantificabile o concepibile in termini guadagno. Procedere all’allineamento di questi due concetti non è facile, ma si pone come necessario per non privare il territorio e le comunità che esso ospita del potenziale che la conoscenza del nostro passato può avere in termini di sviluppo sociale e culturale, da un lato, economico dall’altro.