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Esclusivo. Con la prof.ssa Silvia Paltineri primo bilancio della campagna 2024 nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, una tavola di legno e dei vinaccioli che aprono nuovi scenari per le future ricerche

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Campagna di scavo 2024: l’area di scavo del sito etrusco-romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) allagata (foto unipd)

La campagna di scavo 2024 nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro), diretto da Silvia Paltineri del dipartimento di Beni culturali dell’Università di Padova, nell’ambito del progetto “San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po” si è chiuso da poche settimane. È tempo di un primo bilancio sui risultati raggiunti e sulle prospettive di questa ricerca che gode del sostegno economico di Cariparo. La professoressa Paltineri ne parla in esclusiva ad archeologiavocidalpassato.com.

CAMPAGNA 2024. “Quest’anno a San Basilio abbiamo scavato dal 29 aprile al 24 maggio e ci siamo concentrati in un’area che era quella nella quale l’anno scorso avevamo messo in luce completamente uno strato costituito principalmente da materiale edilizio frammentato, le cosiddette “mattonelle” o lastrine cotte, rotte e depositate intenzionalmente su una vasta superficie. Non potevamo scavare tutto, e quindi abbiamo deciso di concentrarci in un saggio di scavo limitato. Abbiamo scavato un’area di 3 metri per 8 e abbiamo incominciato a lavorare su questo strato, abbiamo asportato lo strato delle mattonelle e abbiamo messo in luce un deposito antropico (perché interessato da una frequentazione) con ceramica, resti ossei, resti botanici.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): Battuto pavimentale in cocciopesto, con canalette basali per sostenere l’alzato in graticcio e buche di palo (foto unipd)

Lo scavo ha visto un progressivo approfondimento della stratigrafia in quest’area e abbiamo capito alcune cose. Per esempio, ristudiando le sezioni dello scavo – quindi proprio le pareti della nostra trincea – abbiamo capito che lo strato soprastante, cioè il primo che abbiamo tolto, quello delle mattonelle, era uno strato sicuramente ricavato da materiale di risulta che era stato depositato con la finalità di creare una superficie ben isolata, estesa, sulla quale successivamente riportare degli strati prevalentemente sabbiosi sui quali poi impostare l’ultima pavimentazione, in coccio pesto, che avevamo rinvenuto fin dalla campagna 2019.

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): lo svuotamento della trincea di scavo allagata durante la campagna 2024 (foto unipd)

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Un’anforetta in ceramica depurata riaffiora nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

Al di sotto di questo strato di mattonelle, che quindi in un certo senso segna l’inizio di una fase seriore della frequentazione di san Basilio, ci siamo approfonditi su questo strato antropico che poi anche il prossimo anno continueremo a scavare e direi anche più in estensione, perché si tratta di un livello di frequentazione precedente, con materiale che copre un arco cronologico tra il VI e il V secolo sulla base dei rinvenimenti effettuati e che probabilmente è da riferire a un’area che presumiamo fosse all’aperto, perché non abbiamo evidenze di pavimentazioni.

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): la tavola di legno posta verticalmente ed emersa svuotando dall’ acqua un settore della trincea completamente allagato (foto unipd)

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): lo svuotamento della trincea di scavo allagata durante la campagna 2024 (foto unipd)

Ci sono poi altre novità significative da un’altra zona dello scavo, posta più a Ovest. Poiché quest’anno siamo stati perseguitati dalla risalita della falda e dai temporali, abbiamo avuto tutta una serie di disavventure con l’acqua. E nel continuare a svuotare la trincea dall’acqua – cosa che ha comportato anche l’acquisto di due pompe perché altrimenti non saremmo riusciti a lavorare serenamente – ci siamo resi conto che liberando dalla falda e dall’acqua dei temporali l’area Ovest della trincea di scavo emergeva, in corrispondenza della quota a cui altrove si trovano le famose mattonelle, una lunga tavola di legno posta di taglio, verticalmente. Probabilmente era un contenimento costituito da questa lunga tavola che è conservata per circa due metri e mezzo. L’abbiamo campionata. E poi sicuramente di un elemento strutturale di questo tipo faremo le datazioni.

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I vinaccioli ritrovati nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

CURIOSITÀ: I VINACCIOLI. Tra i materiali che abbiamo trovato nello scavo di quest’anno, direi che la maggior parte delle classi ci conferma il quadro degli anni precedenti. Quindi abbiamo trovato molta ceramica etrusco-padana, frammenti di bucchero, frammenti di ceramica zonata veneta, alcuni frammenti di ceramica attica a figure nere. Tra le curiosità, le novità più interessanti, che meriteranno un approfondimento, vi è il rinvenimento di vinaccioli che provengono proprio dallo strato antropico che sta sotto le mattonelle. Li abbiamo identificati, li abbiamo campionati, e la studiosa che collabora con noi per lo studio proprio dei resti botanici, poi farà tutta una serie di analisi che ci diranno di che tipo di vite si tratta, e questo poi aprirà il campo a tutta una serie di ipotesi di lettura sul consumo delle bevande, sulla produzione di determinate bevande, e più in generale sulle abitudini alimentari e non solo della società multietnica di San Basilio preromano.

IL FUTURO: LA RICERCA CONTINUA. Due parole sul futuro. Innanzitutto dobbiamo assolutamente allargare l’area di indagine e quindi mettere in luce gli strati antropici che stanno sotto le mattonelle n tutta l’area dello scavo. Quest’anno abbiamo fatto un saggio abbastanza grande, ma che non copriva tutta l’area nella quale appunto le mattonelle erano stese e quindi vogliamo vedere in estensione se quell’antropico che noi riteniamo riferibile alla frequentazione di un’area aperta è davvero esteso per una superficie molto ampia. E poi abbiamo già impostato un nuovo saggio di scavo proprio in corrispondenza di quella tavola lignea che siamo riusciti a vedere, a intercettare togliendo l’acqua di falda da un’area della trincea che era completamente allagata. Lì faremo un altro saggio di scavo che ci consentirà di mettere in relazione le evidenze che abbiamo scoperto e scavato tra il 2019 e oggi, e quello che probabilmente stava più a Ovest che potrà essere approfondito aprendo anche magari un’area nuova, forse già nel 2025, e si spera nel 2026, perché sicuramente l’insediamento aveva una continuazione. Doveva essere un insediamento abbastanza grande e quindi sarà importante aprire nuove aree e poi provare anche a fare un discorso di tipo urbanistico-funzionale.

Padova. A Palazzo Liviano lezione su “Il restauro degli stucchi longobardi di Cividale: novità e prospettive di ricerca” con Luca Mor e Stefano Tracanelli

padova_liviano_cinque-lezioni-di-restauro_locandinapadova_liviano_il-restauro-degli-stucchi-longobardi-di-cividale_locandinaPer il ciclo di “Cinque lezioni sul Restauro” organizzato dalla Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici, diretta da Alessandra Pattanaro, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, martedì 30 aprile 2024, al Palazzo Liviano in sala Franco Sartori, alle 16, si terrà la lezione sul tema “Il restauro degli stucchi longobardi di Cividale: novità e prospettive di ricerca” tenuta da Luca Mor (storico dell’arte) e Stefano Tracanelli (restauratore): introduce Giovanna Valenzano direttrice del dipartimento.

Esclusivo. A pochi giorni dall’avvio della campagna 2024 al sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) l’archeologa Silvia Paltineri anticipa gli obiettivi delle nuove ricerche e fa il punto sulle scoperte fin qui acquisite nel centro del delta, primo grande approdo dei greci e luogo di incontro con Etruschi padani e Veneti tra VI e V sec. a.C.

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Ad Ariano nel Polesine (Ro) è tutto pronto per avviare la campagna di scavo 2024 del’università di Padova nel sito preromano di San Basilio (foto unipd)

Manca pochissimo alla ripartenza degli scavi di San Basilio 2024. Lunedì 29 aprile riapre lo scavo del sito etrusco diretto da Silvia Paltineri dell’università di Padova. È proprio l’archeologa del dipartimento dei Beni culturali dell’ateneo patavino ad anticipare ad archeologiavocidalpassato.com gli obiettivi della campagna 2024 e a fare il punto sulle indagini fin qui condotte che confermano l’importanza del sito di San Basilio che rappresenta il primo grande approdo a vocazione internazionale frequentato dai navigatori greci, che fra VI e V secolo a.C. trovarono nel Delta del Po e, più in generale, nell’Alto Adriatico, un luogo di incontro ideale con gli Etruschi padani e con i Veneti.

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2023 (foto unipd)

 

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2022 (foto unipd)

 

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2021 (foto unipd)

“La campagna del 2024 dell’università di Padova nel sito di San Basilio”, spiega Paltineri, “riguarda in particolare l’insediamento preromano, un insediamento che inizia la sua vita intorno al 600 a.C. che è una data chiave per tutta l’Italia settentrionale perché è un momento nel quale nell’area del delta del Po le comunità locali si aprono ai commerci con il Mediterraneo. E San Basilio rappresenta il primo grande approdo a vocazione internazionale frequentato dai navigatori greci. Nell’area del Delta erano già stanziati gli Etruschi, principalmente di area padana, i quali, data la posizione geografica del Polesine, erano in strettissimo contatto con i vicini Veneti.

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La posizione del sito di San Basilio ad Ariano nel Polesine con la linea di costa antica (foto unipd)

Più antico di Adria e di Spina. “Il sito di San Basilio – continua -, un po’ come Adria e come Spina soprattutto, siti più noti ma rispetto ai quali San Basilio rimane comunque importante, proprio perché è il più antico, ha una vocazione internazionale fin dall’inizio della sua storia. Intorno al 600 a.C. questo centro, che si trovava in una zona retro-costiera lungo un cordone di dune, quindi protetto dal mare aperto però affacciato sul mare stesso, diventa un crocevia di scambi, ben testimoniato dagli scavi che stiamo conducendo nell’insediamento preromano a partire dal 2019 con campagne di indagine stratigrafica, precedute da una ricognizione che nel 2018 ho condotto insieme alla collega Giovanna Gambacurta dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Negli anni questo progetto di indagine si è ulteriormente articolato, grazie a una stretta sinergia con il museo Archeologico nazionale di Adria, guidato da Alberta Facchi, alla Soprintendenza competente nella persona di Giovanna Falezza e grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che fin dal 2018 ha creduto in questa progettualità e attualmente ha investito in un ampio progetto culturale che si è allargato alla fase romana del sito di San Basilio, attualmente in corso di scavo da parte dei colleghi del mio dipartimento Jacopo Bonetto e Caterina Previato.

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Villaggio protostorico di Frattesina (Ro): l’area di scavo interessata dalla campagna 2023 (foto graziano tavan)

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Una delle aree di scavo della campagna 2023 del sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Ma non solo. “Il Polesine è al momento al centro di importanti indagini archeologiche riguardanti fasi più antiche. Queste ricerche, grazie al finanziamento di Cariparo, sono attive nei siti di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana, dove attualmente sono impegnati il CPSSAE, l’università Sapienza di Roma e sempre l’università di Padova con le ricerche condotte da Michele Cupitò.

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Il posizionamento delle tre aree di scavo effettuati a San Basilio negli anni 1983-1987 (da Salzani, Vitali, 2002)

Prime indagini della soprintendenza negli anni ’80 del Novecento. “Quando abbiamo scelto di aprire saggi di scavo nell’insediamento preromano – ricorda Paltineri – in un certo senso non lavoravamo al buio, perché nell’area c’erano ricerche pregresse degli anni ’80 del secolo scorso condotte dalla soprintendenza Archeologica del Veneto sotto la direzione di Maurizia De Min prima, e di Luciano Salzani e di Daniele Vitali dell’università di Bologna poi.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): scavi 1983 e 1987-1989, l’insediamento preromano (VI-V secolo a.C.) frequentato da Etruschi, Greci e Veneti, con le palificate lignee eccezionalmente conservate (foto unipd)

E queste indagini avevano già messo in luce un insediamento che presentava alcune evidenze eccezionali, tavolati e pali lignei ben conservati, e materiali di diversa provenienza e connotati culturalmente in maniera diversa, tra cui ceramica di produzione locale, cioè ceramica etrusca di produzione padana, ceramica greca di importazione – corinzia, ionica e soprattutto attica a figure nere -, e poi anche ceramica veneta decorata a fasce rosse e nere. Dunque queste erano un po’ le basi di partenza di un’indagine che attualmente ci vede impegnati e che anche quest’anno ci vedrà tornare sul campo proprio a partire da lunedì 29 aprile 2024. E per un mese saremo a San Basilio per proseguire le nostre ricerche.

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Lo scavo dell’università di Padova nel sito preromano di San Basilio (Ariano nel Polesine) visto da drone. Le frecce indicano l’andamento dell’antico canale ancora ben visibile (foto unipd)

Affacciato su un antico canale. “Cosa abbiamo fatto finora? Abbiamo aperto due trincee di scavo: una più grande di circa 15 x 15 metri, e una più piccola di 10 x 4 metri. In un punto strategico dell’area dell’insediamento preromano, un punto importante in quanto affacciato su un antico canale di cui rimane ancora una traccia evidente se si osservano le foto aeree, sia quelle degli anni Ottanta sia quelle effettuate grazie ai sorvoli con il drone condotti in collaborazione con il mio collega Jacopo Turchetto.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): Battuto pavimentale in cocciopesto, con canalette basali per sostenere l’alzato in graticcio e buche di palo (foto unipd)

Edificio in graticcio con pavimentazione in cocciopesto. “Le evidenze che abbiamo rintracciato sul terreno – spiega l’archeologa – rispettavano l’orientamento del cordone e del canale. Abbiamo infatti rinvenuto resti di pavimentazioni costituite da uno straordinario battuto di cocciopesto che è stato anche analizzato dal collega Michele Secco, e questo battuto presentava canalette di fondazioni per le travi basali che sostenevano l’alzato e buche di palo, quindi un’edilizia deperibile, in graticcio, analogamente a quello che accade per esempio nel vicino sito di Spina. E l’orientamento di queste strutture asseconda la natura del luogo: quindi è ortogonale rispetto al canale e rispetto all’andamento della pendenza della duna.

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Frammento di ceramica greca da cucina ritrovato nel sito preromano di San Basilio nella campagna di scavo dell’università di Padova (foto unipd)

C’era una comunità di greci. “Orientato NW-SE, questo edificio di cui appunto abbiamo rinvenuto le tracce, restituisce materiali di grande interesse, in parte si tratta di produzioni già note, quindi ceramica etrusca di produzione padana, ceramica greca di importazione, ceramica veneta, però abbiamo avuto anche alcune sorprese. Per esempio abbiamo trovato la ceramica greca da cucina, cosa che accade ad esempio nel vicino sito di Spina. Questo rinvenimento testimonia che a San Basilio i Greci non arrivavano solamente come commercianti, come mercanti, ma con buona probabilità vi era nel sito una presenza greca, dal momento che la ceramica da cucina è un indicatore importante di certe abitudini alimentari.

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Applique in bronzo a forma di felino ritrovata nel sito preromano di San Basilio nella campagna di scavo dell’università di Padova (foto unipd)

Applique in bronzo a forma di felino. “E poi tra le altre sorprese – sottolinea Paltineri – vi è il rinvenimento di alcuni bronzetti configurati a forma di felino, a forma di quadrupede, produzioni di pregio che circolavano nel Mediterraneo occidentale in epoca tardo arcaica. Si rinvengono materiali analoghi in tutta l’Etruria ma anche nel Mediterraneo occidentale fino alla penisola iberica. Sono applique che con buona probabilità si trovavano sugli orli di patere bronzee, e che non sono in realtà una novità assoluta in Polesine, perché si conoscono anche esemplari da Adria

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Un vecchio documento che mostra il disegno del colino ritrovato a Pezzoli di Ceregnano (Ro) con un’applique uguale a quella rinvenuta a San Basilio (foto unipd)

e si sa di un vecchissimo rinvenimento, del ‘700 addirittura, da un contesto, di cui i materiali sono perduti, che è quello di Pezzoli di Ceregnano, sito nel quale erano stati rinvenuti materiali di provenienza funeraria tra i quali un infundibulum, cioè un colino, che aveva appunto una di queste applique, identica a quelle che abbiamo trovato noi. Il nostro rinvenimento di bronzetti è da riferire ad attività di rifusione. Quindi quando questi oggetti avevano perso la loro funzione primaria. Però rimane un rinvenimento importante.

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Panoramica delle cderamiche di importazione e di produzione locale rinvenute nello scavo nel sito preromano di San Basilio dall’università di Padova (foto unipd)

Dai buccheri alle ceramiche etrusco-padane decorate alla veneta. “Tra gli altri rinvenimenti significativi – continua – va segnalata ceramica meso-corinzia che data l’attivazione del sito almeno intorno al 590 a.C. e poi abbiamo bucchero attestato in notevole quantità, anche con forme che incominciano a comparire nella seconda metà del VII secolo e che poi hanno una evoluzione tipologica fino ai primi decenni del VI. Il fatto di aver trovato queste forme a San Basilio è importante, perché il range di nascita e morte del tipo ci consente di fissare il sicuro avvio del sito intorno al 600. E questo è un dato nuovo perché, rispetto ai rinvenimenti degli anni ’80 del secolo scorso, noi possiamo rialzare di un ventennio-un venticinquennio l’attivazione di San Basilio preromana, appunto a questa data chiave, al 600. Poi abbiamo rilevato altri aspetti molto interessanti nella tipologia dei materiali: per esempio, abbiamo forme che sono tipicamente etrusco-padane ma che presentano la decorazione veneta a fasce rosso nere. E questo è un fenomeno di ibridazione tipologica molto significativo, e che ha sicuramente a che fare con i gusti e le abitudini della committenza locale”.

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Un’attività dell’università di Padova nella campagna di scavo nel sito preromano di San Basilio (foto unipd)

“Queste indagini – conclude Paltineri – sono possibili – e voglio ricordarlo – grazie all’entusiasmo e all’impegno di tutti gli studenti, gli specializzandi e i dottorandi che ogni anno lavorano con noi nel sito”.

Ariano nel Polesine (Ro). Inaugurazione del nuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio e dell’area archeologica di via Brenta

ariano-nel-polesine_san-basilio_centro-turistico-culturale_inaugurazione_locandinaNuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). L’inaugurazione mercoledì 17 gennaio 2024, dalle 11 alle 13, al Centro Turistico Culturale San Basilio, via San Basilio 12, San Basilio, Ariano nel Polesine (Ro). Inoltre dalle h16:00 alle h18:30 il Centro rimarrà aperto per accogliere tutti i visitatori. Si tratta di un evento che vede coinvolto il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova a conclusione di un lungo lavoro di riallestimento del prezioso museo Archeologico sul Delta del Po. È questa l’area dove il Dipartimento conduce ricerche archeologiche da molti anni, con il supporto del Comune, della Fondazione Cariparo, della Provincia di Rovigo e di molti altri soggetti. Le ricerche sono condotte in collaborazione con l’università Ca’ Foscari di Venezia, con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza e con la direzione regionale Musei (museo archeologico nazionale di Adria). Il programma della mattinata. Alle 11, i saluti di Luisa Beltrame, sindaco di Ariano nel Polesine; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Gilberto Muraro, presidente della fondazione Cariparo; Cristiano Corazzari, assessore Regione Veneto; Moreno Gasparini, presidente parco regionale veneto Delta del Po; Daniele Ferrara, direttore regionale Musei del Veneto; Fabrizio Magani, soprintendente ABAP di Verona Rovigo e Vicenza; Giovanna Falezza, direttore museo Archeologico nazionale di Verona. Alle 11.30, gli interventi di Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria; Nicola Nottoli, architetto progettista dei nuovi allestimenti; Jacopo Bonetto, dell’università di Padova. Alle 12, inaugurazione del Centro turistico culturale. Alle 12.45, inaugurazione dell’area archeologica di via Brenta. Seguirà un buffet nell’aula didattica dell’azienda agricola Forzello.

Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini” promosso da soprintendenza, università di Padova e Roma, e CPSSAE nell’ambito del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo. Parleranno tutti i protagonisti delle ricerche. Per i bambini un laboratorio speciale

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Non sono passati neppure due mesi dalla chiusura della campagna 2023 a Frattesina e Villamarzana, in Polesine, nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, ed è tempo di “rendere conto” agli abitanti di questi territori, prima ancora che agli studiosi, quanto emerso dalle ultime ricerche e quali prospettive ci sono per il futuro. Così, In linea con la mission del progetto, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma La Sapienza e il CPSSAE in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) e le amministrazioni comunali di Fratta Polesine e Villamarzana, organizzano per sabato 18 novembre 2023, alle 16.15, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini”, con l’obiettivo di presentare alle comunità locali i risultati raggiunti nel corso delle campagne di scavo condotte nell’estate 2023. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it, 0425668523. Per i bambini, nella stessa giornata, alle 15.30, sarà organizzato sempre al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, un laboratorio didattico gratuito a cura della cooperativa sociale Scatola Cultura, dedicato allo scavo archeologico. Info e prenotazioni: visitmuseofrattapolesine@scatolacultura.it, 3891208491

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Proprio grazie ai finanziamenti di fondazione Cariparo, Soprintendenza, Università di Padova e Roma, e CPSSAE hanno potuto riprendere gli studi sui grandi insediamenti della fine dell’età del bronzo e dell’inizio dell’età del ferro (XII-X secolo a.C.) di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana che, in quel periodo storico, rappresentavano uno snodo di importanza fondamentale nelle relazioni tra Europa, Italia peninsulare e Mediterraneo. In tal senso, il progetto “Prima Europa” prevede, oltre allo studio e alle analisi dei reperti provenienti da indagini pregresse, anche e soprattutto la ripresa delle ricerche sul campo, al fine di fornire un’immagine più precisa possibile delle caratteristiche dei due abitati e più in generale dell’organizzazione territoriale del Polesine.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Apriranno l’incontro i saluti istituzionali di Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Paolo Carafa, prorettore del Patrimonio archeologico della Sapienza-Università di Roma; Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al sistema bibliotecario di Ateneo dell’università di Padova; Elena Biasin, consigliere del Comune di Rovigo per il museo dei Grandi Fiumi; Cinzia Mantovani, assessore alla Cultura del Comune di Fratta Polesine; Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; e Adriano Azzi, presidente dell’associazione “Il Manegium”.

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L’archeologo Paolo Bellintani del CPSSAE segue gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Seguiranno gli interventi dedicati ai risultati degli scavi archeologici tenuti da Andrea Cardarelli (uniroma), Paolo Bellintani (cpssae), Nicola Cappellozza (sap) e Ivana Angelini (unipd) per lo scavo di Frattesina (“Le indagini 2023 a Frattesina di Fratta Polesine: primi risultati e prospettive future”) e da Michele Cupitò (unipd) e Paola Salzani (sabap-vr) per lo scavo di Villamarzana (“Le indagini 2023 nel sito di Villamarzana: primi risultati e prospettive di ricerca”). Un contributo sarà infine dedicato alle attività di comunicazione e archeologia pubblica realizzate nell’ambito del progetto dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con Maria Letizia Pulcini e Andrea Gardina (drm-veneto) su “Raccontare l’Archeologia. Attività di comunicazione e valorizzazione delle indagini 2023 a Frattesina e Villamarzana”.

Padova. Al Palazzo del Bo le giornate internazionali di studio “Fisicità e voce, gesto e ornamento nella comunicazione politica greca fra VI e IV sec. a.C.”, in presenza e on line, sul ruolo del corpo e dei suoi attributi, della comunicazione non verbale e della dimensione fonica della voce nella scena politica nel mondo greco  

padova_palazzo-del-bo_convegno-Fisicità-e-voce-gesto-e-ornamento-nella-comunicazione-politica-greca_locandinaA Padova due giorni di convegno su “Fisicità e voce, gesto e ornamento nella comunicazione politica greca fra VI e IV sec. a.C.” organizzato dai professori Alessandra Coppola e Stefano Caneva. Appuntamento il 25 e il 26 ottobre 2023 in presenza nell’aula Nievo di Palazzo Bo in via VIII febbraio 2 a Padova. E in streaming su unipd.zoom.us/j/89803821035. L’obiettivo delle giornate di studio è fare incontrare specialisti di diversi campi per discutere insieme domande, tipologie di fonti e metodologie di ricerca diverse e complementari sul ruolo del corpo e dei suoi attributi, della comunicazione non verbale e della dimensione fonica della voce nella scena politica nel mondo greco, durante i cruciali tre secoli in cui si inquadrano il periodo arcaico maturo, l’età classica e l’epoca dei Diadochi. Sono invitati a partecipare studenti, specializzandi, dottorandi e tutti gli interessati.

PROGRAMMA. Mercoledì 25 ottobre 2023. Alle 15, saluti istituzionali: Giovanna Valenzano, direttrice del dipartimento dei Beni culturali; Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale; 15.10, Alessandra Coppola, Stefano Caneva: introduzione. SESSIONE 1, presiede R. Brock. Alle 15.30, Antonio Panaino (università di Bologna): “Ieraticità e postura fisica nel linguaggio del potere nell’Iran achemenide”; 15.50, Alain Duplouy (Université Paris I Panthéon-Sorbonne): “Cittadinanza e lusso tra VI e IV secolo”; 16.10, Marina Polito (università di Salerno): “Ostentazione del corpo e sfoggio del lusso: modalità di comunicazione nella polis arcaica”; pausa caffè. Alle 17, Stefania De Vido (università Ca’ Foscari Venezia): “Corpi di re e di regine nelle Storie di Erodoto”; 17.20, Anna Beltrametti (università di Pavia): “Interpretare il potere. Personalità ateniesi a confronto nelle biografie di Plutarco”; 17.40, Martina Treu (università IULM, Milano): “A me la scena! Lo spazio del potere e i suoi codici: vocali e gestuali, tragici e comici”; 18, discussione.

PROGRAMMA. Giovedì 26 ottobre 2023. SESSIONE II, presiede A. Beltrametti. Alle 9, Monica Baggio (università di Padova): “Il corpo nell’immaginario della polis: segni, gesti, posture sulla ceramica attica di V secolo a.C.”; 9.20, Elena Santagati (università di Catania): “Guerra e intelligence: gestualità del corpo e parola d’ordine”; 9.40, Maria Chiara Monaco (università della Basilicata): “Fregi a rilievo e corpi atletici come strumento di comunicazione politica sull’Acropoli di Atene”; 10, Roger Brock (University of Leeds): “Walking too fast, talking too loud: democratic freedom and the citizen’s body in classical Athens”; pausa caffè; 10.50, Alessandra Coppola (università di Padova): “L’abito fa il politico: simbolismi e metafore dell’abbigliamento nel V e IV secolo”; 11.10, Pietro Zaccaria (Katholieke Universiteit Leuven): “L’abbigliamento cinico come scelta apolitica”; 11.30, Cesare Zizza (università di Pavia): “Il corpo e la Politica. Metafore antropomorfe e percettivo-sensoriali in Aristotele”; 11.50, discussione; pausa pranzo. SESSIONE III, presiede A. Duplouy. Alle 15, Jean-Noël Allard (ANHIMA, Paris / PLH-Erasme, Toulouse): “La laideur dans les arènes politiques de la cité athénienne de l’époque classique”; 15.20, Giuseppe Squillace (università della Calabria): “Le vie dell’inganno. Voci, gesti e artifici della comunicazione durante il regno di Filippo il Macedone”; 15.40, Stefano Caneva (università di Padova): “La voce di Demostene: strategie della performance nella lotta politica di IV secolo”; pausa caffè. Alle 16.30, Alessandro Cavagna (università di Milano Statale): “Questioni di scalpo!”; 16.50, Luca Lorenzon (Université de Liège): “Barba, capelli e baffi: l’acconciatura come messaggio politico, fra tradizione e nuove tendenze”; 17.10, Claude Pouzadoux (Université de Paris X Nanterre): “Gestualità e politica sui vasi a figure rosse del tardo apulo”; 17.30, discussione; 18.30, Alessandra Coppola, Stefano Caneva: conclusioni.

Esclusivo. Col direttore dello scavo prof. Michele Cupitò (unipd) visita guidata alla scoperta del sito protostorico di Villamarzana (Ro) che sembra vocato alla produzione agricola, fonte di sostentamento del fabbisogno alimentare probabilmente per il vicino sito di Frattesina. Ecco gli obiettivi anche ambiziosi della ricerca inserita nel progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” con una mission: valorizzare e comunicare

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Campi coltivati a mais nel medio Polesine: in mezzo la piccola trincea di scavo del sito protostorico di Villamarzana (foto graziano tavan)

I campi di mais appena tagliato si perdono a vista d’occhio nella pianura polesana dove oggi, come tremila anni fa, si pratica l’agricoltura. Come sta dimostrando il sito protostorico di Villamarzana (X – IX sec. a.C.) di quasi 80 ettari, dove dal 4 settembre 2023 è attiva la prima campagna di scavo diretta dal prof. Michele Cupitò del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che segue quelle del 1970 (diretta da Leone Fasani) e del 1993 (diretta da Luciano Salzani) e i sondaggi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nel 2004.

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Una delle aree di scavo della campagna 2023 del sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Villamarzana si trova a una decina di chilometri da Rovigo, a soli tre da Fratta Polesine dove è noto dalla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso il villaggio protostorico di Frattesina (XIII – IX sec. a.C.) che copre un’area di 20 ettari, in questo periodo oggetto di scavi da parte dell’università Roma La Sapienza e del Cpssae di Rovigo. Entrambi i siti sorsero lungo un ramo del Po di Adria, oggi un paleoalveo, ma presentano caratteristiche diverse. E se dell’abitato di Frattesina, la cui scoperta stupì il mondo degli studiosi, si sa molto, di Villamarzana è ancora quasi tutto da definire: rispetto a Frattesina, qui sembra emergere un’estensione sì più grande ma con tessuto abitativo più rarefatto, meno densamente occupato. Villamarzana potrebbe quindi diventare il testimonial della vita dei nostri antenati di tremila anni fa fornendoci notizie sull’ambiente in cui vivevano e su cosa coltivavano. E quindi grazie a questa campagna di scavo si potrà chiarire anche il rapporto con la vicina Frattesina di cui Villamarzana, ma è solo un’ipotesi al momento tutta da dimostrare, e la prudenza degli archeologi è d’obbligo, potrebbe essere stata il “granaio” o comunque la fonte di sostentamento.

villamarzana_sito-protostorico_incontri-pubblici_locandinaEntrambi i piani di ricerca archeologica rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione CARIPARO, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione. In linea con la mission del progetto, a Villamarzana il 14 e per il 27 settembre 2023 vengono organizzati due eventi di archeologia pubblica. Un bell’esempio di archeologia pubblica che vede coinvolto anche il Comune di Villamarzana con il sindaco Daniele Menon, il cui supporto è stato, è e sarà essenziale.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Per saperne di più abbiamo chiesto al prof. Michele Cupitò di introdurre i lettori di “archeologiavocidalpassato.com” al sito protostorico di Villamarzana. Una visita guidata esclusiva in quattro step per capire meglio la ricerca archeologica, i suoi obiettivi e il rapporto con il territorio. Per prima cosa il prof. Cupitò ci introduce al progetto Prima Europa; quindi fa una disamina della storia degli scavi, e del sito sotto l’aspetto geomorfologico e topografico in rapporto al sito di Frattesina; il professore illustra poi la campagna di scavo 2023 e infine ci porta alla scoperta dei laboratori temporanei a supporto della ricerca archeologica.

“Il progetto Prima Europa – esordisce Cupitò – è un progetto di ricerca archeologica finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha fortemente voluto investire sul recupero di questo straordinario patrimonio archeologico, nello specifico protostorico, che caratterizza il Polesine in generale e il medio Polesine in particolare, soprattutto l’area compresa tra i due grandi siti di Villamarzana e di Frattesina. Gli enti che sono coinvolti nel progetto sono la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nella persona della dott.ssa Paola Salzani, e per quanto riguarda lo scavo di Villamarzana il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova; per quanto riguarda invece lo scavo di Frattesina a Fratta Polesine, che è in corso in questo stesso periodo, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma la Sapienza e il Cpssae di Rovigo. Nel tempo inoltre è stata messa in atto una sinergia molto importante con la direzione regionale Musei del Veneto e, in particolare, con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine diretto dalla dott.ssa Maria Letizia Pulcini soprattutto per gli aspetti della comunicazione. Lo scavo a Villamarzana è diretto dal prof. Michele Cupitò, lo scavo a Frattesina è diretto dal prof. Andrea Cardarelli dell’università di Roma e dal dottor Paolo Bellintani del Cpssae”.

“Il grande sito di Villamarzana – riprende Cupitò – è noto fin dagli anni ’70 del Novecento, scavo condotto dal professor Fasani e dal dottor Luciano Salzani, poi approfondito negli anni ’90. Però è un sito che è rimasto un po’ all’ombra rispetto alle straordinarie evidenze di Frattesina. E cito questo importantissimo sito non a caso perché si tratta di due siti molto vicini, troppo vicini – diciamo – nel senso che una delle ragioni fondamentali che noi cerchiamo di capire è perché due siti di così grande importanza e di così grandi dimensioni siano sorti l’uno vicino all’altro. E questo già ci fa immaginare che ci fosse una relazione stretta tra questi due insediamenti, cioè che si trattasse di un sistema insediativo e non di siti separati. Allora per cercare di porsi le domande giuste su Villamarzana è inevitabile parlare del pre Villamarzana perché Villamarzana, a differenza di Frattesina, è un sito che nasce solo allo scorcio dell’Età del Bronzo, cioè nel X secolo a.C. e perdura fino ai primi inizi dell’Età del Ferro. Frattesina invece, che appunto si trova a pochi chilometri a Ovest di Villamarzana, ha una vita molto più lunga. È già un insediamento vivo nel XIII secolo, cioè nella fase che gli archeologi chiamano Età del Bronzo recente, si sviluppa, e raggiunge la straordinaria evidenza, che tutti voi potete vedere in museo e nelle pubblicazioni, tra il XII e l’XI secolo a.C., soprattutto quindi nelle prime fasi del Bronzo finale. Con il X secolo, dicevo, pochi chilometri a Est di Frattesina, cioè dove ci troviamo qui, e sulla stessa sponda del Po di Adria, che si trova a Nord di entrambi i siti, nasce appunto il sito di Villamarzana. Che è un sito di enormi dimensioni, ma su queste enormi dimensioni bisogna riflettere. Cioè le enormi dimensioni di Villamarzana sono determinate ad oggi fondamentalmente solo sulla diffusione dei materiali di superficie, ceramiche, reperti, che le arature hanno portato in superficie. Non è detto ovviamente che uno spargimento di ceramica corrisponda a un’area abitativa in senso proprio. E le prospezioni magnetometriche che abbiamo condotto già nell’agosto nel 2022 mostrano proprio questa situazione, cioè che Villamarzana probabilmente era un sito composto da nuclei giustapposti, vicini, che occupano complessivamente un’estensione di anche 80 ettari, ma separati tra loro da aree destinate alle attività produttive primarie, cioè l’agricoltura, l’orticoltura, l’allevamento”.

“La campagna di scavo 2023, che attualmente è in corso – il prof. Cupitò entra nel vivo -, è iniziata il 4 settembre ’23 e poggia su quelle che erano state le ricerche pregresse che avevamo condotto già nel 2022, prospezioni magnetometriche finalizzate a leggere senza scavare le evidenze che stanno sotto il piano di campagna in modo da avere un’idea di dove si vanno ad aprire gli scavi, e poi appunto su due trincee di verifica che abbiamo aperto nel dicembre 2022: una più a Nord che corrisponde a un’area che mostrava una forte concentrazione di strutture apparentemente abitative, comunque a strutture di una certa rilevanza, e invece una seconda in un settore più a Sud che coincideva con un fossato o un canale, non abbiamo ancora chiaro se si trattasse di un canale naturale antropizzato o di un fossato antropico in senso proprio, che sembra cingere questa parte dell’insediamento. L’obiettivo chiaramente era quello di leggere in contemporanea un segmento del tessuto abitativo e poi questo aspetto molto importante della delimitazione del sito. Perché di Villamarzana per ora poco è noto e quasi nulla dal punto di vista topografico.

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Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

“Gli scavi che sono ora in corso, per cui do delle informazioni che domani potrebbero essere anche superate, perché fa parte dell’archeologia procedere per integrazioni di dati costanti, nella parte che noi ipotizzavamo essere occupata da case mostrano che in realtà probabilmente non siamo in un’area veramente di case abitazioni, ma più probabilmente di impianti di tipo produttivo. Non è ancora chiaro per la produzione di cosa, quello che tendiamo a escludere è che si trattasse di aree artigianali in senso proprio cioè per la produzione la lavorazione del bronzo, del vetro, della ceramica, dell’osso del palco di cervo. È possibile anche, sulla scorta di confronti con altri contesti che sul piano stratigrafico sono analoghi, si trattasse di aree destinate alla trasformazione delle derrate alimentari, in particolare dei cereali.

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Il prof. Cupitò mostra quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, a delimitare il sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Nel secondo settore, quello prossimo all’area di delimitazione del sito, l’obiettivo è quello di verificare appunto l’andamento di quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, che abbiamo identificato già nel dicembre 2022, e di scavare un dato molto importante che sono sicuramente gli spessori di un’area destinata a campi o orti. È quindi chiaro che il sito di Villamarzana, perlomeno per quello che stiamo vedendo adesso, ci darà – ed è questo quello che più di tutto ci interessa – delle informazioni collaterali rispetto a quello che è lo scavo “normale” di un’area abitativa. Cioè finalmente si aprirà una finestra su quello che era tutto l’hinterland che però era la base fondamentale della vita dele comunità: cioè le aree dei campi, le aree degli orti, le aree di lavorazione dei cereali e, quindi, una finestra sull’ambiente. Ecco noi riteniamo che a Villamarzana che potrebbe avere avuto anche una funzione in qualche modo collegata a Frattesina come centro produttivo per il sostentamento del fabbisogno alimentare di questo sito vocato invece principalmente all’artigianato e allo scambio, vorremmo tentare di aprire una finestra su quella che era la campagna e l’agricoltura di questo territorio tremila anni fa. Ed è molto bello – secondo me – vedere come noi camminiamo su campi di oggi e sotto i nostri piedi, a 60-70 centimetri, abbiamo campi o comunque aree di produzione agraria antiche oltre tre millenni.

“Perché comunicare? Perché comunicare è la base fondamentale per far conoscere, e conoscere è la base fondamentale per valorizzare, parola che ormai è estremamente utilizzata, fondamentale, però è una parola che talvolta è più uno slogan che una realtà. Noi vogliamo invece cercare di riempire la parola valorizzazione, comunicazione, con dei contenuti che sono di fatto il tentativo di ricostruire la vita di questo territorio qualche migliaio di anni fa e renderla attuale”.

“In concomitanza con lo scavo sul campo, il progetto Villamarzana – conclude il direttore dello scavo – ha previsto anche l’allestimento di laboratori temporanei in un’area molto piacevole – un piccolo giardino pubblico comunale – e all’interno di uno stabile di proprietà della parrocchia che, grazie ai buoni rapporti con il Comune di Villamarzana che è fondamentale dal punto di vista del supporto, siamo riusciti ad avere. In questo laboratorio temporaneo si processano fondamentalmente quattro cose: il primo di tutto, a livello informatizzato, è l’elaborazione di piante, foto piani, quindi tutta la documentazione di scavo, che è a tre chilometri di distanza, quindi molto comodo, e quindi c’è anche la possibilità di avere subito un riscontro di quelle che sono le attività, di verifica di quelle che sono le attività di campo.

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Laboratori temporanei: il prof. Cupitò nel settore dove si puliscono i reperti dal sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Poi naturalmente c’è il primo processamento dei materiali dei reperti di tutti i tipi, dalla ceramica, alle faune, agli elementi in osso e palco di cervo, che vengono lavati, catalogati. E poi molto importante proprio per quello che è l’obiettivo del progetto, quello di essere un progetto che non guarda solo il sito ma guarda anche molto l’ambiente nel quale il sito tremila anni fa era inserito, del quale faceva parte, sono due settori: uno dedicato allo studio praticamente sul posto delle faune, cioè dei resti di pasto, per capire quindi che tipo di animali venivano allevati e consumati, e lo sfruttamento degli animali; e l’altro, attraverso la setacciatura con acqua o flottazione, dedicato allo studio dei macroresti vegetali, quindi semi, carboni, che possono darci una informazione molto importante su quella che era appunto la copertura vegetale, l’ambiente e soprattutto quelle che erano le colture, cosa veniva coltivato, cosa veniva sfruttato per l’alimentazione a livello vegetale. Altro aspetto importante che però è affrontato in un altro laboratorio non sul campo ma a Padova, è quello che riguarda la palinologia e la micromorfologia che sono curati dal collega Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze che sono un altro tassello per la ricostruzione da un lato dell’ambiente più in senso ampio attraverso lo studio dei pollini, dall’altro da un punto di vista – attraverso la micromorfologia – della composizione reale degli strati. Quindi che cosa contengono, come si sono formati: una decodificazione sempre più approfondita di quelli che sono i segreti della stratigrafia che speriamo di svelare”.