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Firenze. Al museo Archeologico nazionale aperta la nuova sala della Chimera di Arezzo, il capolavoro in bronzo dell’arte etrusca: icona e simbolo fin dal suo ritrovamento nel 1553. La presentazione del direttore Maras per “archeologiavocidalpassato”

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

Dalla porta socchiusa della sala 12 del museo Archeologico nazionale di Firenze si intravede il suo sguardo bestiale. L’ombra del mostro si staglia sinistra sul grande sipario che chiude un lato di questo singolare “antro”. Al centro, emerge dalla penombra con tutta la sua forza la Chimera, il capolavoro in bronzo dell’arte etrusca del 400 a.C., scoperto il 15 novembre 1532 ad Arezzo, che riproduce il mostro con una testa e un corpo di leone, una testa di capro che spunta dal dorso e una coda di serpente o di drago. Mostro che, secondo la mitologia, infestava le montagne della Licia in Asia Minore e fu sconfitta dall’eroe Bellerofonte. E la Chimera di Arezzo è colta nel momento in cui sta tentando l’ultima difesa: ruggisce contro il suo avversario mentre la testa di capro sta già morendo sul suo dorso ferita da una lancia.

Dal 19 novembre 2025, con l’inaugurazione della nuova sala del MAF, la Chimera di Arezzo – icona e simbolo dell’arte etrusca – ritrova la sua collocazione ideale, grazie a un accurato intervento affidato allo studio fiorentino di architettura Guicciardini & Magni, che lo ha realizzato insieme all’ufficio tecnico e alle curatrici del Museo: un allestimento esperienziale, allo stesso tempo monumentale e poetico, che invita ogni visitatore a un incontro personale con un capolavoro che da secoli incarna il genio artistico e il mito della civiltà etrusca. La scultura, iscritta al numero 1 nell’inventario del Museo, è appartenuta sin dal suo ritrovamento al futuro Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici, diventando subito uno dei pezzi più emblematici e preziosi della collezione medicea.

È il direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, Daniele Maras, ad illustrare ad archeologiavocidalpassato.com la nuova sala della Chimera di Arezzo, aperta al pubblico il 19 novembre 2025: il mito, il ritrovamento, l’allestimento.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

“Diciamo che era un po’ il nostro dovere – continua Maras – quella di metterla di nuovo al centro, di darle uno spazio monumentale apposta per lei. Questa sala grazie a un contributo internazionale di due donatori, due mecenati, veri e propri mecenati moderni, i statunitensi Laura e Jack Winchester, che hanno voluto donare a Firenze e al museo Archeologico questa sala, ha un’impostazione simile a un teatro, pensata come un teatro, grazie al progetto dello studio Guicciardini e Magni che ha visto un’arena circolare e un sipario che inquadrano la Chimera senza distrazioni. Noi non vogliano che ci siano altri elementi multimediali, tecnologici, colorati, che distraggano la percezione dei visitatori nei confronti della Chimera. C’è molta tecnologia in questa sala, ma è nascosta, non si vede. Le luci inquadrano bene i dettagli anatomici e ce li fanno apprezzare. Lo spazio intorno è ben pensato e calcolato. La base, il basamento monumentale, la rende una sorta di statua, scultura monumentale al centro di una piazza, una piazza che è di tutti.

“Così i visitatori che entrano possono apprezzarla senza altre distrazioni. E la luce la trasforma in una star di uno spettacolo, uno spettacolo stabile, fermo, in cui il visitatore entra come se fosse nell’antro della Chimera e diventa il nuovo Bellerofonte, pronto a sfidare la Chimera e a entrare in rapporto con lei. Da oggi – conclude Maras – la Chimera ha una posizione centrale che meritava da prima e per il futuro, per i prossimi, ci auguriamo, 500 anni, la vedrà qui conservata alle cure del nostro personale di conservazione per tutti i cittadini”.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

La riapertura della Sala della Chimera rappresenta un momento significativo nella storia del MAF, segnando il passaggio dalla direzione regionale Musei nazionali della Toscana, guidata da Stefano Casciu, al nuovo istituto autonomo del museo Archeologico nazionale di Firenze, istituito nel 2024, affidato al direttore Daniele Federico Maras. All’inaugurazione, mercoledì 19 novembre 2025, sono intervenuti il direttore generale Musei Massimo Osanna, il direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze Daniele Federico Maras, il responsabile dell’Ufficio tecnico arch. Luca Gullì, il progettista dell’intervento arch. Marco Magni, le curatrici del Museo archeologhe Barbara Arbeid e Claudia Noferi.

Massimo Osanna, direttore generale Musei (foto graziano tavan)

“La Chimera”, commenta il direttore generale Musei Massimo Osanna, “è uno dei simboli più riconoscibili dell’arte etrusca e del patrimonio culturale del nostro Paese. Restituirle uno spazio pensato per accoglierla e raccontarla con nuovi linguaggi significa mettere al centro la qualità dell’esperienza museale, l’accessibilità dei contenuti e l’attenzione verso i pubblici. Questo intervento rappresenta un passo importante nel percorso di rinnovamento del museo Archeologico nazionale di Firenze, che in questi mesi sta avviando una revisione complessiva dei propri spazi espositivi, nell’ambito del più ampio impegno della Direzione generale Musei nel rinnovamento dei linguaggi e delle forme di fruizione dei luoghi della cultura del Sistema Museale Nazionale”.

Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana (foto graziano tavan)

“Si conclude oggi felicemente”, dichiara Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana, “il progetto ideato ed avviato da Mario Iozzo nel periodo della sua direzione del Museo, volto a rinnovare completamente l’esposizione museale della Chimera e delle altre opere ad essa connesse, e che ha visto il coinvolgimento ed il supporto economico di Laura e Jack Winchester. Con loro la direzione regionale Musei nazionali Toscana, come Istituto al quale afferiva in precedenza il Museo archeologico di Firenze, ha portato avanti negli anni anche altri importanti riallestimenti museali. A loro ed al collega Mario Iozzo va il mio sentito ringraziamento, che si estende all’attuale direttore Daniele Federico Maras e a tutto lo staff tecnico ed amministrativo coinvolto, che garantisce ancora una intensa e diretta collaborazione operativa tra la Direzione regionale ed il nuovo Museo autonomo”.

 

 

Firenze. Al museo Archeologico nazionale apre la nuova sala della Chimera, simbolo del Maf, primo intervento del più ampio progetto di valorizzazione e riallestimento del museo. Il direttore Maras spiega il mito e il ritrovamento della Chimera, e la restauratrice Basilissi il suo restauro

“Il Museo si addormenta”. Così il museo Archeologico nazionale di Firenze nell’ottobre 2024 annunciava l’apertura del cantiere per i lavori di rinnovamento del Maf: “la più grande operazione di ammodernamento e restyling del museo fiorentino dalla grande alluvione”, aveva dichiarato il direttore Daniele Maras, all’indomani del suo insediamento pochi mesi prima. “L’appuntamento è nel 2026, in tempo per il 60° anniversario dell’alluvione del ’66, che all’epoca colpì duramente e senza pietà l’edificio e le sue collezioni. Per allora il Museo ritornerà a splendere tra i gioielli della corona di Firenze, con l’auspicio di restituire alla città il suo ruolo di Capitale etrusca d’Italia”. (vedi Firenze. Il museo Archeologico nazionale chiude parzialmente a rotazione per la più grande operazione di ammodernamento e restyling dall’alluvione del 1966. Il direttore Maras: “Appuntamento al 2026 proprio per il 60° della piena dell’Arno” | archeologiavocidalpassato). Non è ancora il 2026, ma il risveglio del MAF è già cominciato con l’apertura della nuova sala della Chimera. Il museo Archeologico nazionale di Firenze è pronto a restituire alla città e a tutti i visitatori il capolavoro dell’arte etrusca, la Chimera di Arezzo, simbolo delle collezioni medicee, esposta in una suggestiva sala interamente rinnovata, e ora di nuovo offerta alla pubblica fruizione, dopo un accurato intervento di conservazione insieme a tre bronzetti etruschi raccolti nel 1553 nello stesso contesto di ritrovamento. La riapertura della Sala è il primo intervento del più ampio progetto di valorizzazione e riallestimento del museo Archeologico nazionale di Firenze e sarà presentata alla stampa mercoledì 19 novembre 2025.

Daniele Federico Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, tra due capolavori del Maf, la Chimera e l’Arringatore (foto maf)

Per prepararci al grande evento, il museo Archeologico nazionale di Firenze ha prodotto con l’agenzia Bovindo due contributi video che oggi proponiamo ai lettori di archeologiavocidalpassato.com. Nel primo, il direttore Daniele Maras ci fa conoscere il mito della Chimera, il suo ritrovamento e come è diventata un simbolo, prima dei duchi di Firenze ora del MAF. Nel secondo, andiamo a scoprire tecniche e problematiche del restauro della Chimera con le spiegazioni di Giulia Basilissi, restauratrice del laboratorio di restauro Erminia Caudana del Maf.

“La Chimera di Arezzo”, spiega il direttore Maras, “è una scultura etrusca di bronzo, capolavoro dell’arte etrusca del 400 a.C. ca, che raffigura un mostro mitologico, la Chimera, una bestia impossibile composta di una testa e un corpo di leone, una testa di capro che spunta dal dorso e una coda di serpente o di drago. Era un mostro che secondo la mitologia infestava le montagne della Licia in Asia Minore e fu sconfitta dall’eroe Bellerofonte.

La Chimera di Arezzo, scultura etrusca del IV sec. a.C., uno dei simboli del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“Il capolavoro scultoreo etrusco – continua Maras – rappresenta la Chimera ferita nel momento in cui sta tentando l’ultima difesa: ruggisce contro il suo avversario mentre la testa di capro sta già morendo sul suo dorso ferita da una lancia. Dobbiamo immaginare che originariamente ci fosse il Bellerofonte a cavallo che stava sconfiggendo la Chimera e che quindi fosse un gruppo scultoreo molto importante che era stato offerto in un luogo di culto dell’antica Arezzo presumibilmente da un’importante autorità.

La Chimera di Arezzo esposta al museo Archeologico nazionale di Firenze prima del restauro in corso (foto maf)

“Oggi abbiamo soltanto la Chimera che è stata trovata nella Porta San Lorentino nel 1553 al momento in cui il duca di Firenze, Cosimo I, stava fortificando la città nel corso della sua guerra contro Siena. La Chimera fu festeggiata come un importante ritrovamento e un ottimo augurio per il futuro del Duca, nuovo difensore degli Etruschi contro i Senesi che erano assimilati ai Romani. E quindi dato che Siena ha come modello di riferimento, come simbolo, tra i suoi simboli, anche la Lupa capitolina, la Chimera era di nuovo il simbolo etrusco. E gli Aretini, in particolare Giorgio Vasari, che era consigliere artistico e culturale del Duca di Firenze, vollero donare al Duca la Chimera che venne quindi portata subito a Firenze, dopo neanche un mese dal suo ritrovamento. E da allora – conclude Maras – fa bella mostra di sé nei palazzi del potere, e poi dal 1871 esposta nel museo Archeologico nazionale di Firenze, dove oggi la si può vedere. E da oggi in poi la vedremo in una luce migliore”.

“Ci troviamo all’interno del laboratorio di restauro del museo Archeologico nazionale di Firenze”, interviene la restauratrice Giulia Basilissi, “laboratorio intitolato ad Erminia Caudana, che è la prima donna restauratrice presente sul territorio italiano. Il compito più importanti dell’istituzione museale, del museo, è quello di garantire il corretto stato di conservazione delle opere mediante una conservazione programmata. E all’interno proprio di queste attività si inerisce ciò che è stato eseguito negli ultimi mesi sulla Chimera di Arezzo. La superficie è interessata da alcune patinature di colore scuro, definite “patinature lorenesi”, che a tutti gli effetti interessavano tutti i bronzi del museo, e che sono stati rimosse su alcuni dei bronzi, ma che ancora si conservano sulla superficie della Chimera.

Il laboratorio di restauro “Erminia Caudano” del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“La Chimera – ricorda Basilissi – è stata portata quindi nel laboratorio di restauro dove abbiamo fatto un’attenta verifica delle superfici per valutarne lo stato di conservazione. E sono stati riscontrati alcuni aspetti che devono essere nel tempo monitorati con grande cautela. È stata quindi eseguita un’accurata spolveratura e una pulitura principalmente mediante tecniche a secco delle superfici con alcuni punti che sono stati trattati con tecniche meccaniche per andare a rimuovere principalmente nell’area della criniera alcune delle stesure che andavano un po’ ad offuscare la corretta lettura di tutti i dettagli appunto della criniera stessa. È stato fatto un monitoraggio della documentazione con microscopio digitale per continuare a monitorare nel tempo lo stato di conservazione della Chimera. Che per quanto a tutti gli effetti possa sembrare in un ottimo stato di conservazione – conclude Bsilissi – necessita di continui controlli per garantirne la conservazione”.  

Firenze. All’auditorium Paolucci (Gallerie degli Uffizi) la conferenza “La pittura: nuovi documenti e nuove interpretazioni”, con Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale, sesto appuntamento del ciclo “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”

Sesto appuntamento del ciclo di conferenze “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”, organizzato dall’Istituto di Studi Etruschi e Italici di Firenze e dalle Gallerie degli Uffizi, in collaborazione con la Regione Toscana. Mercoledì 16 luglio 2025, alle 17, all’Auditorium “Antonio Paolucci” delle Gallerie degli Uffizi, in piazzale degli Uffizi 6 a Firenze, toccherà a Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, con la conferenza “La pittura: nuovi documenti e nuove interpretazioni” alla scoperta di uno degli aspetti più caratteristici della civiltà etrusca. Ingresso gratuito. Il calendario degli incontri proseguirà poi fino all’8 ottobre 2025, per celebrare degnamente il quarantesimo anniversario dell’Anno degli Etruschi e rilanciare la conoscenza di questo importante popolo dell’Italia preromana, la cui storia si intreccia con i fondamenti delle identità culturali italiana, mediterranea ed europea.

Firenze. All’auditorium Paolucci (Gallerie degli Uffizi) la conferenza “Politica e istituzioni: i magistrati e le città”, con Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale, quinto appuntamento del ciclo “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”

Quinto appuntamento del ciclo di conferenze “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”, organizzato dall’Istituto di Studi Etruschi e Italici di Firenze e dalle Gallerie degli Uffizi, in collaborazione con la Regione Toscana. Mercoledì 9 luglio 2025, alle 17, all’Auditorium “Antonio Paolucci” delle Gallerie degli Uffizi, in piazzale degli Uffizi 6 a Firenze, toccherà a Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, con la conferenza “Politica e istituzioni: i magistrati e le città”. L’incontro è dedicato alla memoria di Adriano Maggiani, recentemente scomparso, massimo esperto di istituzioni etrusche e amico del MAF. Ingresso gratuito. Il calendario degli incontri proseguirà poi fino all’8 ottobre 2025, per celebrare degnamente il quarantesimo anniversario dell’Anno degli Etruschi e rilanciare la conoscenza di questo importante popolo dell’Italia preromana, la cui storia si intreccia con i fondamenti delle identità culturali italiana, mediterranea ed europea.

Firenze. Etruschi protagonisti agli Uffizi con la rassegna “Gli Etruschi: nuove ricerche nuove scoperte nuove storie”, 15 incontri di approfondimento il mercoledì da giugno a ottobre. Apre Sassatelli con “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche”. Ecco tutto il programma

Mercoledì 11 giugno 2025, alle 17, all’auditorium Paolucci delle Gallerie degli Uffizi a Firenze con la conferenza “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche”, Giuseppe Sassatelli, presidente Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, apre la rassegna “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”. A 40 anni dall’“Anno degli Etruschi”, il 1985, iniziativa della Regione Toscana alla quale hanno partecipato Università, Soprintendenze, Musei e, con un ruolo di coordinamento culturale, anche l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, con importanti mostre a Firenze, Arezzo, Siena, Volterra, Orbetello Cortona e Perugia nelle quali furono presentati e illustrati al pubblico monumenti e materiali degli Etruschi e della loro civiltà, sono moltissime le novità dovute a scavi e ricerche. Ecco dunque “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”, rassegna di 15 incontri di approfondimento, con al centro gli Etruschi, i loro misteri, le loro origini e la loro storia, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e dall’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici con sede a Firenze in collaborazione con la Regione Toscana. Le conferenze, ospitate nell’auditorium Paolucci delle Gallerie degli Uffizi, si svolgeranno di mercoledì dall’11 giugno all’8 ottobre 2025 (con inizio alle 17). A parlare saranno docenti universitari, specialisti ed esperti della misteriosa civiltà mediterranea. La partecipazione sarà a ingresso libero.

L’obiettivo del ciclo di incontri agli Uffizi è affrontare in modo organico e coerente tutte le principali novità sui più rilevanti aspetti della storia e dell’archeologia degli Etruschi, per offrire al pubblico interessato un quadro completo e aggiornato su questa civiltà, affrontandone e illustrandone i temi di maggiore importanza. Dal dibattutissimo problema delle origini, si passerà a quello altrettanto caldo della lingua, a quello delle città e della loro organizzazione interna, ai luoghi di sepoltura (le grandi necropoli d’Etruria), ai culti e alla religione, alle manifestazioni artistiche (scultura, pittura, bronzistica), alla struttura politica e alle cariche magistratuali, alla loro presenza territoriale nell’Italia antica, dal Po al Sele, con una ampiezza maggiore rispetto a quanto solitamente si credeva, al loro ruolo di navigatori e commercianti nel Mediterraneo, ai rapporti e alle relazioni culturali con i Greci e con gli altri popoli dell’Italia Antica, e alla loro fine nell’impatto con Roma.

CALENDARIO CONFERENZE, il mercoledì alle 17, all’auditorium Paolucci, piazzale degli Uffizi 6, a Firenze: 11 giugno, “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche” (Giuseppe Sassatelli, presidente Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici); 18 giugno, “La lingua: dal “mistero” alla conoscenza: nuovi testi, nuove letture” (Enrico Benelli, università di Roma Tre); 25 giugno, “L’architettura: Case e palazzi” (Simonetta Stopponi, università di Perugia); 2 luglio, “L’architettura: Le tombe” (Alessandro Naso, università di Napoli Federico II); 9 luglio, “Politica e istituzioni: i magistrati e le città” (Daniele Federico Maras, direttore museo Archeologico nazionale di Firenze); 16 luglio, “La pittura: nuovi documenti e nuove interpretazioni” (Daniele Federico Maras, direttore museo Archeologico nazionale di Firenze); 23 luglio, “La religione: santuari, divinità e culti” (Laura Michetti, università di Roma La Sapienza); 30 luglio, “Le arti: botteghe “locali” e artigiani “venuti da fuori” (Stefano Bruni, università di Ferrara); 6 agosto, “…Ancora sull’origine degli Etruschi” (Vincenzo Bellelli, direttore parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia); 3 settembre, “Gli Etruschi e il Mediterraneo orientale” (Maurizio Sannibale, Musei Vaticani); 10 settembre, “Etruschi e Greci” (Maurizio Harari, università di Pavia); 17 settembre, “Gli Etruschi a Pompei e in Campania” (Luca Cerchiai, università di Salerno); 24 settembre, “Etruschi e Italici” (Gianluca Tagliamonte, università di Lecce); 1° ottobre, “Gli Etruschi nella valle del Po” (Elisabetta Govi, università di Bologna); 8 ottobre, “La fine degli Etruschi” (Jacopo Tabolli, università per Stranieri di Siena).

Firenze. Al museo Archeologico nazionale l’incontro “Custodi della disciplina: gli aruspici etruschi e la scienza della divinazione” con il direttore Daniele Federico Maras, quarto appuntamento con la rassegna “Maggio 2025: mese degli Etruschi”

Al museo Archeologico nazionale di Firenze l’incontro “Custodi della disciplina: gli aruspici etruschi e la scienza della divinazione” con il direttore Daniele Federico Maras, quarto appuntamento con la rassegna “Maggio 2025: mese degli Etruschi”. L’ingresso gratuito sarà consentito esclusivamente su prenotazione obbligatoria Scrivendo all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it. La fama degli aruspici etruschi, maestri della divinazione e iniziati alla scienza della Disciplina, sopravvisse alla fine dell’indipendenza del loro popolo, assorbito nel mondo romano. Cosa sappiamo oggi di questa tradizione, che tanto influenzò la cultura di Roma e arrivò perfino a incontrarsi e scontrarsi con il cristianesimo delle origini? Quali erano i mezzi a loro disposizione per conoscere il destino e la volontà degli dèi? E cosa contengono i misteriosi libri della Disciplina? Lo si scoprirà nell’incontro speciale offerto dal direttore.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale per “Pomeriggi all’Archeologico” l’incontro “Populonia e Arezzo, nuove ricerche e pubblicazioni”: il direttore Maras dialoga con Martino Maioli, autore del libro “Enrico Paribeni e la ceramica attica di Populonia”, e con Ingrid Edlund-Berry e Cristiana Zaccagnino, autrici del volume “Arretium”, terzo appuntamento di “Maggio 2025: mese degli Etruschi”

Al museo Archeologico nazionale di Firenze per “I pomeriggi all’Archeologico” l’incontro “Populonia e Arezzo. Nuove ricerche e pubblicazioni”, terzo appuntamento con la rassegna “Maggio 2025: mese degli Etruschi”. Martedì 13 maggio 2025, alle 17, il direttore Daniele Federico Maras dialogherà con Martino Maioli, autore del recente libro “Enrico Paribeni e la ceramica attica di Populonia. Appunti trascritti e commentati dal Fondo Paribeni della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze”: per il suo studio sulla ceramica attica di Populonia, Martino Maioli ha preso in considerazione gli appunti trascritti e commentati dal Fondo Paribeni della Biblioteca umanistica dell’università di Firenze. Assieme al direttore, in rappresentanza della Biblioteca, interverrà Cecilia Ciatti. Per presentare il volume miscellaneo su Arretium, la prima trattazione completa degli scavi di Arezzo, un testo che raccoglie gli studi più aggiornati sulla città e approfondisce le principali scoperte archeologiche e le storie che raccontano della vita nel mondo etrusco, saranno invece presenti le due curatrici, Ingrid Edlund-Berry e Cristiana Zaccagnino, alle quali si deve questa importante proiezione internazionale dell’antica città etrusca, nell’ambito della collana “Cities and Communities of the Etruscans” per la University of Texas Press. L’ingresso gratuito sarà consentito esclusivamente su prenotazione obbligatoria Scrivendo all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale con la visita guidata del direttore Maras inizia il ricco programma del “Maggio 2025: il mese degli Etruschi”

1985-2025: A quarant’anni dalla celebrazione dell’Anno degli Etruschi, il museo Archeologico nazionale di Firenze e l’Istituto di Studi Etruschi ed Italici di Firenze lanciano “Maggio 2025: mese degli Etruschi” con un ricco programma di attività. Nel segno della civiltà etrusca, il MAF si apre a tutti per ricordare che l’arte, l’archeologia e la storia sono un patrimonio identitario universale: di Firenze, degli Italiani, del mondo. Primo evento sabato 3 maggio 2025, per l’ultimo weekend della mostra “Visioni di miti e riti etruschi a Firenze”: alle 10, il direttore Daniele Federico Maras accompagnerà i visitatori alla scoperta della pittura di terracotta da Cerveteri tra riti etruschi e mitologia greca. A seguire, la più antica raffigurazione italiana di un attore in costume offrirà l’appiglio a La Compagnia delle Seggiole per raccontare la storia di Edipo, un mito classico che ha attraversato la storia grazie al teatro. Gli eventi speciali compresi nell’iniziativa sono aperti a tutti con accesso gratuito solo su prenotazione obbligatoria all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it.

Dopo la #domenicalmuseo del 4 maggio 2025 a ingresso gratuito, il programma continua l’8 maggio con Barbara Arbeid, curatrice della sezione etrusca del museo, che prenderà spunto dai serpenti etruschi per parlare del fascino delle forze della natura; il 13 maggio il direttore Maras incontrerà gli autori di nuove pubblicazioni su Arezzo e Populonia. Lo stesso Maras il 15 maggio affronterà il tema degli aruspici, mentre il 20 maggio saranno presentati gli atti del XXX Congresso dell’Istituto di Studi Etruschi e Italici sugli “Etruschi nella valle del Po” che si e’ svolto a Bologna nel giugno 2022. Il 22 maggio appuntamento con l’etruscologa della Sapienza Maria Cristina Biella sugli artigiani di Falerii. Il 29 maggio Claudia Noferi illustrerà il giardino del museo con i suoi monumenti etruschi. Chiuderà il ciclo di conferenze Valentino Nizzo, docente dell’Orientale di Napoli ed ex direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: il suo intervento si intitola: “Un secolo prima dell’anno degli Etruschi: questioni di identità tra Etruschi, Italici e Italiani”.

Roma. A Palazzo Patrizi-Clementi, sede della Sabap per l’Etruria meridionale, presentazione del libro di Adele Cecchini, “Le tombe dipinte di Tarquinia. Vicenda conservativa, restauri, tecnica di esecuzione”

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Lunedì 10 marzo 2025, a Palazzo Patrizi-Clementi, sede della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per a provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, in via Cavalletti 2 a Roma, presentazione del libro di Adele Cecchini, “Le tombe dipinte di Tarquinia. Vicenda conservativa, restauri, tecnica di esecuzione”, Firenze, Nardini Editore, 2023. Introduce e modera l’incontro la soprintendente Margherita Eichberg. Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, sarà a colloquio con l’autrice Adele Cecchini, restauratrice delle tombe dipinte tarquiniesi.

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Copertina del libro “Le tombe dipinte di Tarquinia” di Adele Cecchini

Le tombe dipinte di Tarquinia. Con il supporto di inedite e circostanziate ricerche d’archivio viene presentata la storia conservativa delle tombe dipinte di Tarquinia a partire dalla prima metà dell’Ottocento – epoca a cui risalgono la scoperta di gran parte dei sepolcri a oggi noti e i primi provvedimenti di tutela – fino ai tempi odierni. Sono illustrati sia le avanzate metodologie di conservazione e valorizzazione sia i provvedimenti che hanno consentito alla Soprintendenza di conciliare tutela e fruizione delle tombe dipinte. Vengono descritte le attuali metodologie di restauro che fanno ben sperare circa la definitiva salvaguardia di questo irripetibile patrimonio archeologico. Infine, un nuovo studio dell’università di Catania approfondisce e arricchisce quello già svolto dal Laboratorio Scientifico dei Musei Vaticani sulla tecnica di esecuzione, sui pigmenti e sugli strati preparatori delle pitture ipogee. Questo libro costituisce un punto fermo per chi dovrà in futuro provvedere al restauro e alla manutenzione delle tombe dipinte e garantire che questo straordinario patrimonio culturale possa essere trasmesso alle generazioni future.

 

Vetulonia (Gr). In occasione del finissage della mostra “Il ritorno del condottiero. Principi etruschi nella Tomba del Duce di Vetulonia” al museo civico Archeologico “Isidoro Franchi” presentazione del catalogo e ultima visita guidata

vetulonia_archeologico_mostra-il-ritorno-del-condottiero_presentazione-catalogo_locandinaDomenica 2 febbraio 2025 chiude la mostra “Il ritorno del condottiero. Principi etruschi nella Tomba del Duce di Vetulonia”, tappa centrale della stagione espositiva 2024 del museo civico Archeologico “Isidoro Franchi” di Vetulonia, realizzata in partenariato e in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Firenze, già interlocutore principe del museo vetuloniese e custode dei principali “tesori” restituiti sin dalla fine del XIX secolo dal sito di Vetulonia. In occasione del finissage della mostra, a coronamento di uno stimolante percorso con il museo fiorentino e con la direzione scientifica di Daniele Federico Maras, domenica 2 febbraio 2025, alle 11, verrà presentata al pubblico la riedizione del catalogo (pubblicato vent’anni fa, per la mostra del 2004) che illustra il progetto scientifico e di allestimento dell’esposizione curato dal MuVet e l’avanzamento degli studi e delle ricerche. Il volume racchiude, infatti, la più recente lettura esegetica della tomba che distingue due sepolture, riconducibili a due principi condottieri, l’uno locale e l’altro immigrato da Caere (l’attuale Cerveteri), i cui resti, entrambi cremati, erano custoditi all’interno di un vaso di bronzo e nella celeberrima e sontuosa arca d’argento, perno ideale e materico del racconto archeologico e del percorso espositivo.

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La Tomba del Duce di Vetulonia, tomba a circolo, tra le più ricche e note delle necropoli orientalizzante di Vetulonia (VII sec a.C.), sulla collina di Poggio al Bello (foto muvet)

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A venti anni dalla prima esposizione e dieci dalla rimessa in luce della tomba, questa mostra ha rappresentato un’importante fase nel percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico di Vetulonia, portando alla luce nuovi studi e approfondimenti sulla famosa tomba regale etrusca. Programma: alle 11, presentazione del catalogo della mostra, con la partecipazione di Elena Nappi, sindaco di Castiglione della Pescaia; Daniele F. Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze; Simona Rafanelli, direttore del museo civico Archeologico “Isidoro Franchi” di Vetulonia. Alle 12, l’ultima visita guidata alla mostra. A seguire, brindisi offerto da Tenuta Fertuna. L’evento si inserisce nella III edizione della Festa dei musei 2025 con ingresso gratuito al museo per tutta la giornata. Alla presentazione del catalogo edito dalla Semar arti grafiche di Grosseto, prenderanno parte, a creare una suggestiva cornice di rievocazione storica, alcuni figuranti in costume membri dell’Associazione antichi popoli. Il catalogo, curato da Daniele F. Maras e da Simona Rafanelli e destinato a divenire un nuovo punto di riferimento in relazione agli studi sul tema e sulla tomba regale vetuloniese, presenta il corpus delle schede dei singoli reperti magistralmente ripresentate da Costanza Quaratesi e da M. Francesca Paris ed è arricchito da una preziosa raccolta di saggi scientifici elaborati, accanto ai curatori, da Barbara Arbeid, Leonardo Bochicchio, Giovanna Mandara, Claudia Noferi, preceduti, in omaggio alla memoria del professor Giovannangelo Camporeale e quale significativa e autorevole citazione, dal saggio che raccoglie l’ultima riflessione che lo studioso volle riservare al corredo della Tomba del Duce nel catalogo della mostra del 2004. Le schede descrittive dei singoli reperti in mostra costituiscono un attento e accurato lavoro di ricerca bibliografica e comparazione dei dati editi, scaturiti dai resoconti di scavo e dalle precedenti pubblicazioni relative al celeberrimo contesto funerario.

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Navicella sarda in bronzo, parte del corredo proveniente dalla Tomba del Duce di Vetulonia e conservata al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“Questo finissage rappresenta un’ottima occasione”, dichiara il sindaco Elena Nappi, “per celebrare la Festa dei Musei godendo di una mostra unica nel suo genere all’interno del nostro territorio e la possibilità di avere tra le mani il suo meraviglioso catalogo. Chiudiamo l’edizione 2024 delle mostre del MuVet con gli occhi rivolti al progetto dell’esposizione 2025 che sarà completamente diversa e porterà una nuova aria alla Sala delle Vele”. Mosso dall’idea di proiettarsi all’esterno per raggiungere uno dei luoghi in cui si svolse la parabola storica della civiltà etrusca, il museo fiorentino ha segnato con il MuVet una tappa fondamentale nel rapporto privilegiato di collaborazione tra i due musei, accomunati dall’interesse per il patrimonio vetuloniese e dalla volontà di riportare al centro dell’attenzione il legame profondo e indissolubile tra gli oggetti che compongono il patrimonio archeologico e il loro peculiare contesto territoriale di provenienza.

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Dettaglio dell’arca d’argento del principe condottiero Raku Kakanas proveniente dalla Tomba del Duce di Vetulonia e conservata al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“Un’occasione per il territorio di Castiglione della Pescaia e per la Maremma tutta”, aggiunge la direttrice scientifica del museo di Vetulonia Simona Rafanelli, “colta e sostenuta con slancio dall’amministrazione comunale. A venti anni di distanza da una prima esposizione nel nostro museo di Vetulonia, dal titolo “Io sono di Rachu Kakanas. La Tomba etrusca del Duce di Vetulonia”, e a dieci dalla rimessa in luce, nel folto sottobosco della macchia mediterranea, della struttura funeraria, la mostra “Il ritorno del condottiero” ha segnato una tappa fondamentale nel percorso di crescita del MuVet riportando con forza il focus delle sue esposizioni temporanee sul patrimonio archeologico vetuloniese. Il progetto di ricerca e di allestimento della mostra ha dimostrato quanto questo monumento iconico della storia degli studi e delle ricerche di Vetulonia abbia ancora molto da dire nel costante procedere della ricerca scientifica, all’interno della quale una tappa fondamentale rimane segnata dalla decisiva edizione monografica dell’etruscologo Giovannangelo Camporeale, che nel 1967 definiva questo contesto il complesso orientalizzante pià ricco e più interessante non solo di Vetulonia ma dell’Etruria Settentrionale”. “Con questo volume”, conclude con soddisfazione Daniele F. Maras, co-curatore della mostra, “l’opera di valorizzazione dei musei può dirsi compiuta. Un catalogo è infatti un prodotto culturale durevole e permanente, che a continuazione della mostra consentirà da oggi in poi al pubblico di guardare alla Tomba del Duce da una nuova prospettiva aggiornata e suggestiva”.