Aquileia (Ud). “Archeologia al tramonto”: passeggiata con il direttore Cristiano Tiussi lungo il decumano di Aratria Galla. Prenotazione obbligatoria

Passeggiata serale con il direttore Cristiano Tiussi lungo il decumano di Aratria Galla ad Aquileia (foto fondazione aquileia)
“Archeologia al tramonto” ad Aquileia (Ud). Venerdì 29 agosto 2025, alle 20.30, con ritrovo di fronte all’ingresso dell’area archeologica del Decumano di Aratria Galla, in via Giulia Augusta, ad Aquileia, passeggiata con una guida unica, il direttore di Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, lungo il decumano di Aratria Galla, l’antica strada che collegava, in senso est-ovest, il porto fluviale con il foro e il teatro e che era affiancata dalle mura bizantine. La partecipazione è su prenotazione obbligatoria: online (su www.turismofvg.it); contattando l’InfoPoint PromoTurismoFVG: info.aquileia@promoturismo.fvg.it, +39 0431 919491. Il costo del biglietto è di 10 euro. La partecipazione è gratuita per i possessori di FVGCard e FVGCardAquileia.
Aquileia (Ud). Al via la XVI edizione dell’Aquileia Film Festival organizzata dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm: sei serate con cinema, archeologia, esperti. Ecco il ricco programma. Tutti i film sottotitolati per le persone sorde e audiodescritti per ciechi e ipovedenti
Con la proiezione del film “Sulle Tracce del Patrimonio. Le Ragioni dell’Archeologia” di Eugenio Farioli Vecchioli martedì 29 luglio 2025, alle 21, in piazza Capitolo ad Aquileia (Ud), apre la XVI edizione dell’Aquileia Film Festival: cinema, archeologia, esperti si alterneranno per sei serate (29-30-31 luglio e 1-4-5 agosto 2025). Il tema scelto per quest’anno è “Strati di memoria”, un fil rouge che attraversa il Festival esplorando il patrimonio culturale e archeologico attraverso lo sguardo di autori, studiosi e testimoni che ne restituiscono la ricchezza e la fragilità. La rassegna internazionale di cinema archeologico è organizzata dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm; in collaborazione con ministero della Cultura, Comune di Aquileia, Regione Friuli Venezia Giulia, Basilica di Aquileia; con il sostegno di PromoTurismoFVG e Cassa Rurale FVG. L’ingresso è gratuito su prenotazione obbligatoria al link Eventi di Fondazione Aquileia – 6 attività e biglietti futuri | Eventbrite. Come di consueto, il pubblico sarà chiamato a votare il vincitore del Premio Aquileia, un mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli che verrà consegnato la sera di venerdì 1° agosto 2025: i film in concorso sono scelti tra il meglio della produzione cinematografica internazionale.
“Ogni civiltà lascia dietro di sé tracce, impronte sedimentate nel tempo, capaci di raccontare ciò che siamo stati e, in parte, ciò che siamo. In ogni film riaffiora un patrimonio che appartiene a tutti noi, e che abbiamo il dovere di proteggere, condividere e tramandare”, sottolinea il presidente della Fondazione Aquileia Roberto Corciulo. “È fondamentale che questa memoria, custodita nei luoghi e nei reperti del passato, sia restituita in forme comprensibili, inclusive e partecipate. Rendere la cultura accessibile a tutti significa aprire spazi di conoscenza condivisa, in cui ogni persona può riconoscersi e trovare strumenti per comprendere il presente attraverso il passato. Per questo motivo – annuncia Corciulo – l’Aquileia Film Festival da quest’anno sarà interamente accessibile grazie alla collaborazione con Sub-T”. Spiega Federico Spoletti, ceo di Sub-Ti Access “tutti i film in programma saranno sottotitolati per le persone sorde e ipoacusiche e audiodescritti per le persone cieche e ipovedenti, mentre le conversazioni con gli ospiti avranno la trascrizione in tempo per renderle fruibili anche dalle persone con disabilità uditive. L’Aquileia Film Festival si conferma quest’anno un esempio autentico di inclusione. Sono davvero felice che l’edizione 2025 sia accessibile anche alle persone con disabilità sensoriale – continua Spoletti – È uno dei primi festival cinematografici al mondo a rendere l’intero programma accessibile a tutti. La Fondazione Aquileia dà così un segnale concreto e importante di apertura e partecipazione culturale”. Aggiunge Piero Pruneti direttore di Archeologia Viva: “L’Aquileia Film Festival, dopo ben sedici anni ininterrotti di programmazione, si conferma un fiore all’occhiello del Friuli Venezia Giulia e come uno degli eventi culturali più importanti e partecipati d’Italia. Credo che tutto questo si debba alla capacità degli organizzatori di attualizzare le trascorse vicende dell’umanità facendone uno strumento di dibattito per la comprensione della realtà storica che stiamo vivendo. Anche quest’anno lo dimostrano i film in calendario e gli ospiti di assoluto rilievo che interverranno ogni sera”. “Come ogni anno, la rassegna rappresenta inoltre”, aggiunge il direttore della Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi, “un’utilissima occasione di confronto, anche dietro le quinte, con gli ospiti, rappresentanti di prestigiosi enti e istituzioni italiane e non, con i quali di discute sulle prospettive di valorizzazione e i sistemi di gestione dei siti archeologici”.

Frame del film “Sulle Tracce del Patrimonio. Le Ragioni dell’Archeologia” di Eugenio Farioli Vecchioli
PROGRAMMA DI MARTEDÌ 29 LUGLIO 2025. Serata di apertura. Alle 21, apre il film “Sulle Tracce del Patrimonio. Le Ragioni dell’Archeologia” di Eugenio Farioli Vecchioli (Italia 2021, 60’). Archeologia, industria, agricoltura, lottizzazione edilizia. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso le ragioni del patrimonio archeologico sono spesso entrate in conflitto con quelle dello sviluppo industriale, agricolo e urbanistico del nostro Paese. Dalle aree archeologiche della Basilicata allo scavo dell’antica città di Sibari. Dai templi di Paestum alla straordinaria scoperta del santuario-emporio di Gravisca. Il film ripercorre le storie esemplari dei conflitti, delle scoperte, e della salvaguardia del nostro patrimonio archeologico.
Segue la conversazione con Francesca Cenerini, professoressa ordinaria di Storia romana all’università di Bologna. A cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Chiude la serata il film “Luigi de Gregori. Salvare la creatura / Luigi De Gregori. Save the creature” di Tommaso Sestito, Lorenzo Chechi (Italia 2024, 18’). Roma, 1936. La Seconda Guerra Mondiale è all’orizzonte. Il governo italiano decide di attuare un piano di protezione antiaerea per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale nazionale. La difesa dei materiali librari più preziosi della Capitale è affidata a Luigi De Gregori, bibliotecario di fama internazionale e punto di riferimento per i direttori di biblioteche di tutta Italia. Inizia così la ricerca di nascondigli sicuri.

Frame del film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling
PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2025. Alle 21, apre il film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling (Regno Unito 2024, 54’). Per tre anni lo Stato islamico ha terrorizzato Mosul, l’antica capitale degli Assiri, Ninive, e distrutto inestimabili reperti. Ora gli archeologi stanno portando alla luce nuove testimonianze, risolvendo alcuni enigmi di questa civiltà: come è stato forgiato il primo impero dell’umanità? Quali progressi hanno permesso loro di costruire una città di oltre 100.000 abitanti? Ninive potrebbe essere la sede di una delle sette meraviglie del mondo ovvero i Giardini Pensili di Babilonia?
Segue la conversazione con Luca Peyronel, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’università di Milano “La Statale”. È direttore della Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil (Kurdistan iracheno) e del Progetto Archeologico Italiano a Kültepe, Turchia. A cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Chiude il film “Libano segreto: i tesori di Byblos / Secret Lebanon: the treasures of Byblos” di Philippe Aractingi (Francia 2024, 52’). Sulla costa del Libano si trova una delle città più antiche del mondo: Byblos. Durante l’antichità, fu un importante centro di scambi commerciali e culturali con Egitto e Mesopotamia. Si credeva che le ricerche archeologiche, andate avanti per oltre un secolo, avessero rivelato tutti i suoi segreti… Ora, recenti scoperte svelano inediti e sorprendenti aspetti dell’antica Byblos.

San Casciano dei Bagni, scavi 2024: vasca sacra, recupero del serpente agatodemone in bronzo (foto ludovico salerno / SABAP-SI – Comune San Casciano – Unistrasi)
PROGRAMMA di GIOVEDÌ 31 LUGLIO 2025. Alle 21, apre il film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli, Brigida Gullo (Italia 2024, 56’). Il documentario racconta l’ultima campagna di scavo presso il sito archeologico del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (Si), terminata a ottobre 2024, che ha rivelato scoperte eccezionali. L’aspirazione più alta per uno studioso quella di produrre conoscenza: ovvero interrogare i reperti e restituire al pubblico la loro storia.
Segue la conversazione con Jacopo Tabolli, docente di Civiltà dell’Italia Preromana ed Etruscologia all’università per Stranieri di Siena e direttore scientifico dello scavo di San Casciano dei Bagni. A cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Chiude il film “Il volto di Alessandro. Il restauro del Mosaico di Alessandro e Dario” di Vanni Gandolfo (Italia 2025, 52’). Un affascinante viaggio che svela i segreti e le sfide dietro il restauro di uno dei più straordinari tesori dell’arte antica: il leggendario mosaico di Alessandro e Dario raffigurante il volto di Alessandro Magno custodito al MANN. Il capolavoro, il mosaico più importante mai ritrovato a Pompei, costituisce una delle fonti più anomale, ma anche attendibili, per immaginare le vere sembianze del grande condottiero macedone. L’intervento di restauro, che combina tecnologie diagnostiche all’avanguardia e metodologie innovative, ha lo scopo di preservare un’opera importantissima, essenziale per la comprensione della cultura ellenistica. Parallelamente, il documentario dedica spazio significativo alla ricerca del volto “umano” di Alessandro mediante l’intelligenza artificiale.
PROGRAMMA DI VENERDÌ 1° AGOSTO 2025. Alle 21, apre il film fuori concorso “Regina Viarum. Via Appia nella storia” di Agostino Pozzi (Italia 2023, 47’). Uno speciale realizzato da Rai Cultura, in collaborazione con il Ministero della Cultura, racconta la storia della più antica via pubblica del nostro Paese, inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2024. Segue la conversazione con Corrado Augias, giornalista, scrittore e conduttore televisivo. A cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Chiude la serata e il festival l’attribuzione del “Premio Aquileia” 2025 al film più votato dal pubblico.

Eros Cisilino e William Cisilino, presidente e direttore dell’ARLeF; Claudio Zorzenon, di Arte Video; Marco Fabbro, regista (foto fondazione aquileia)
FUORI FESTIVAL. LUNEDÌ 4 AGOSTO. Alle 21, il film “Marcho. L’ultima bandiera” di Marco Fabbro (Italia 2024, 60’). Il film documentario ricostruisce le vicende del nobile Marcho, signore di Moruzzo, l’ultimo alfiere del Patriarcato di Aquileia che si oppone alla Repubblica di Venezia. La storia si snoda tra il 1335 quando il patriarca Bertrando consegna il vessillo del Patriarcato a Federico, nonno di Marcho e il 1421 quando il doge di Venezia fa assediare il castello di Moruzzo, e in poco tempo sconfigge gli assediati e fa arrestare Marcho. Prima di essere catturato Marcho riesce a far fuggire il figlio Pileo che porta con sé il vessillo del Patriarcato. Di lui non si saprà più nulla e il vessillo non sarà mai ritrovato. Segue la conversazione con Eros Cisilino e William Cisilino, presidente e direttore dell’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana; Claudio Zorzenon, di Arte Video srl; Marco Fabbro, regista. A cura di Alessandra Salvatori, direttrice di Telefriuli.
FUORI FESTIVAL. MARTEDÌ 5 AGOSTO 2025. Alle 21, “Omaggio ad Altan”, in occasione dei 50 anni della Pimpa. Conversazione con Francesco Tullio Altan, fumettista, vignettista e autore satirico, e Paolo Rumiz, giornalista, scrittore, viaggiatore. A cura di Elena Commessatti, giornalista e scrittrice. Segue il film “Mi chiamo Altan e faccio vignette” di Stefano Consiglio (Italia 2019, 75’). Un film sul grande disegnatore Francesco Tullio Altan. Un racconto sulla sua vita e sulla sua carriera attraverso i suoi personaggi, fra tutti Pimpa e Cipputi, e con l’aiuto dei suoi amici e colleghi, come per esempio Paolo Rumiz, Michele Serra, Vauro, Sergio Staino e Zerocalcare. Partendo da Aquileia, dove vive e lavora, si giunge nella «sua» Torino, dove c’è la fabbrica per antonomasia: la Fiat di Cipputi. Un documentario con Altan e sul Paese che ha raccontato e che sta continuando a raccontare da oltre quarant’anni, con tutte le sue aspirazioni, le sue evoluzioni e involuzioni.
Aquileia. Al museo Archeologico nazionale l’incontro con Vincenzo Tiné su “L’arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca e valorizzazione”, secondo appuntamento delle “Suggestioni archeologiche” 2025, dedicate quest’anno alla divulgazione archeologica: “Pagine di archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere”. Brindisi finale col vino delle Grandi Terme
Al museo Archeologico nazionale di Aquileia (Ud) è tutto pronto per il secondo appuntamento con “Pagine di Archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere” nell’ambito delle “Suggestioni archeologiche” 2025, il tradizionale ciclo di conferenze a tema archeologico che oramai da decenni accompagna le estati aquileiesi. Pensate ed organizzate dal museo Archeologico nazionale di Aquileia e da Associazione nazionale per Aquileia. Giovedì 10 luglio 2025, alle 17.15, saranno ospiti al museo Archeologico nazionale di Aquileia gli archeologi Andrea Ghiotto e Cristiano Tiussi che dialogheranno con Vincenzo Tiné, curatore del libro “L’arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca e valorizzazione”. Questa volta, dallo scaffale della libreria di archeologia, gli organizzatori hanno scelto di sfogliare le pagine di coloro che si interrogano sullo studio, la cura e la gestione del patrimonio. Il libro raccoglie infatti gli atti della giornata di studi tenutasi il 27 ottobre 2022 al Palazzo della Gran Guardia a Verona, con interventi di studiosi ed esperti sulle modalità di gestione, conservazione e fruibilità dell’Arena di Verona e di altri teatri e anfiteatri romani utilizzati per lo svolgimento di attività culturali. La partecipazione è gratuita. Per assicurarsi un posticino, però, è raccomandata la prenotazione a museoaquileiaeventi@cultura.gov.it, 0431 91016. Al termine dell’incontro si brinda insieme con il vino “Thermae Felices Costantiniane” prodotto con l’uva raccolta nell’area archeologica delle Grandi Terme di Aquileia, conferita a Fondazione Aquileia, che comprende un vigneto di circa 5.000 metri quadrati. A cura di Vini Brojli.
Aquileia. Bilancio campagna 2024: nuove scoperte alle Grandi Terme, dalla grande abside del frigidarium alle statue, alle colonne colossali. Gli archeologi dell’università di Udine hanno anche anticipato all’inizio del IV secolo d.C. la costruzione del maestoso complesso termale

Grandi terme di Aquileia, scavi archeologici dell’università di Udine: la grande abside del frigidarium, vista dal drone (foto uniud)
Un’abside (ambiente semicircolare) monumentale di circa 30 metri di ampiezza, una decina di parti di statue di divinità e di imperatori, o alti dignitari, e frammenti di colonne, tra cui una colossale del cosiddetto marmo africano (l’odierna Turchia). Sono le principali scoperte fatte nell’area delle Grandi Terme di Aquileia dagli archeologi dell’università di Udine nell’ultima campagna di scavi. Gli studiosi dell’ateneo friulano hanno inoltre scoperto che la costruzione del complesso è iniziata intorno al 300 d.C., cioè almeno un decennio prima di quanto finora ipotizzato. E questo grazie all’analisi radiocarbonica di un palo di ontano utilizzato dai romani per la bonifica dell’area al momento della costruzione dell’edificio e portato alla luce durante gli scavi. La missione è condotta su concessione ministeriale, in accordo con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione scientifica e il supporto finanziario della Fondazione Aquileia. Le ricerche sono condotte da un team di archeologi del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’università di Udine guidato da Matteo Cadario, insieme a Marina Rubinich e Antonio Dell’Acqua, e con la collaborazione scientifica della Fondazione Aquileia e del suo direttore, Cristiano Tiussi. Agli scavi hanno partecipato anche 35 studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale dell’Ateneo e della Scuola di specializzazione in beni archeologici. La presenza dell’Ateneo friulano alle Grandi Terme è ormai consolidata da oltre due decenni. Le prime ricerche infatti risalgono al 2002. Nelle campagne di scavo annuali, in concessione ministeriale, si sono formati oltre 700 studenti di archeologia che hanno potuto acquisire i crediti di tirocinio previsti dal loro percorso di studio. Dal 2016, anno della prima concessione di scavo dal Ministero, allora dei beni e delle attività culturali, fu avviata una nuova e proficua collaborazione con la Soprintendenza e con la Fondazione Aquileia, che aveva appena acquisito l’area in gestione, e che partecipa attivamente alla progettazione dei nuovi interventi di scavo e alla loro valorizzazione.
“Le novità portate alla luce nella campagna 2024 sono di valore straordinario sia per lo stato di conservazione delle strutture che per il significato dei reperti rinvenuti per la ricostruzione della funzione dell’edificio”, sottolinea il direttore degli scavi Matteo Cadario. Nel corso dei 23 anni di scavo dell’area, iniziato nel 2002, l’Ateneo friulano sta progressivamente mettendo in luce la grandiosità e lo sfarzo delle Grandi Terme, confermando anche l’importanza strategica di Aquileia durante l’impero romano. “Le evidenze emerse e i nuovi dati acquisiti grazie agli scavi dell’università di Udine”, dichiara la soprintendente, Valentina Minosi, “dimostrano l’importanza della collaborazione proficua che si è da anni instaurata fra Università e Soprintendenza e che si esplicita attraverso l’affidamento in concessione delle attività di scavo da parte del Ministero della cultura e attraverso il costante confronto fra le Istituzioni sulle indagini conoscitive svolte e per assicurare le attività di tutela”.
LA GRANDE ABSIDE DEL FRIGIDARIUM. La scoperta dell’abside di 30 metri, muri compresi, è avvenuta nell’area del percorso balneare delle terme. Era infatti aperta sulla grande aula del frigidarium (la zona destinata ai bagni in acqua fredda). Pavimentata in lastre di marmo e di calcare, l’abside chiude a est l’asse centrale delle terme. Trova una perfetta corrispondenza nella più piccola abside del calidarium (la zona destinata ai bagni in acqua calda), larga 15 metri, situata sul lato opposto e messa in luce tra il 2021 e il 2023. Le fondazioni dei muri dell’abside, larghe più di 5 metri, dovevano sostenere un imponente alzato a più piani che doveva contenere nicchie per statue e serviva anche da facciata monumentale delle terme verso la città di Aquileia. “È una novità eccezionale”, spiega il professor Cadario, “che conferma ulteriormente lo splendore e la maestosità dell’edificio e consente di comprenderne meglio la pianta. Come si comprende dai confronti con le terme Erculee di Milano e con le Kaiserthermen di Trier, il modello è caratteristico delle terme imperiali di età tetrarchica, ossia costruite tra il 293 e il 305 d.C., quando l’impero fu governato da quattro imperatori”.

Frammento di statua togata proveniente dalle Grandi Terme di Aquileia, scoperta nella campagna 2024 (foto uniud)
LE STATUE E LA COLONNA. Nel corso dello scavo è stata scoperta anche una decina di frammenti di statue di epoche diverse. Le statue furono riunite all’inizio del IV secolo d.C. per ornare adeguatamente il frigidarium, che si presentava quindi come la sala più splendida dell’edificio. Spiccano due parti di statue maschili in toga, una in origine colossale, e una statua con indosso la corazza di dimensioni pari al vero, probabilmente raffiguranti in origine imperatori o alti dignitari. Ma sono stati trovati anche alcuni frammenti di statue di divinità, tra cui la parte inferiore di un Esculapio, dio della medicina, e una probabile statuetta di Giove con egida (la pelle della capra Amaltea che il dio usava come mantello). Sono stati portati alla luce anche diversi elementi dell’architettura dell’edificio, che spesso dovevano essere stati recuperati da edifici più antichi per essere riusati. “Il frigidarium doveva ospitare colonne colossali di marmo africano”, commenta Antonio Dell’Acqua, “e basi riccamente decorate, simili a quelle impiegate nelle terme inaugurate da Caracalla a Roma nel 216 d.C.”. Dalla stessa zona proviene anche la statua di Diomede scoperta dagli archeologi dell’Ateneo friulano nel 2003 a conferma della ricchezza dell’arredo scultoreo che contribuiva a trasformare le terme imperiali tardoantiche in “musei”. Le indagini proseguiranno anche nel settore dove sorgeva il caldarium e nel settore corrispondente a una serie di ambienti di più fasi adiacenti il corpo centrale nella zona Nord-Est dell’edificio.

Grandi Terme di Aquileia: campagna di scavo 2024, veduta da drone dell’abside del calidarium (foto uniud)
Retrodatato l’inizio della costruzione. Gli archeologi dell’università di Udine hanno anche scoperto che i lavori di costruzione delle Grandi Terme sono iniziati probabilmente all’inizio del IV secolo d.C. anziché diversi decenni più tardi. “Abbiamo fatto analizzare al carbonio 14”, racconta Marina Rubinich, “un palo di ontano che abbiamo scoperto effettuando un carotaggio nell’area dell’abside del frigidarium, e che era stato utilizzato dai romani per bonificare la zona prima di costruire il muro”. La costruzione dell’edificio iniziò quindi al tempo di Massimiano e Diocleziano, i due Augusti che abdicarono nel 305 d.C. Costantino, che conquistò Aquileia nel 312 d.C., potrebbe quindi aver solo completato l’opera, prima del 325, appropriandosi però del merito e intestandosi le terme.

Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: fotopiano dell’abside del frigidarium (foto uniud)
La collaborazione con Fondazione Aquileia. “L’area delle Grandi Terme non smette di rivelare nuovi e importanti tasselli della sua affascinante storia grazie all’impegno congiunto dell’università di Udine e della Fondazione Aquileia sancito da un accordo di collaborazione scientifica ed economica”, affermano il presidente Roberto Corciulo e il direttore Cristiano Tiussi. “La prosecuzione e l’ampliamento delle ricerche archeologiche nelle aree conferite dal ministero della Cultura rappresentano una fonte inesauribile di conoscenza e costituiscono perciò una delle linee strategiche fondamentali della Fondazione Aquileia verso la costituzione del parco archeologico”, spiegano Corciuolo e Tiussi. “Il Piano strategico degli interventi, approvato ad aprile 2024, definisce anche per il prossimo quinquennio un sostanzioso impegno economico per le indagini in collaborazione con le Università – evidenziano i vertici della Fondazione –. Nel caso specifico, abbiamo inteso intraprendere programmaticamente nel Piano i passaggi preliminari per l’apertura al pubblico dell’area delle Grandi Terme, la più vasta tra quelle conferite dal ministero della Cultura alla Fondazione Aquileia con i suoi 8 ettari di estensione. Essa include – spiegano Corciulo e Tiussi – due complessi monumentali di primaria importanza nell’urbanistica aquileiese, le terme e il teatro, e inoltre si collega a due aree già aperte al pubblico, il decumano di Aratria Galla con le mura altomedievali e il Sepolcreto. Due distinti itinerari attraverseranno questa zona: uno più prettamente archeologico, l’altro di carattere naturalistico collegato alla storica Roggia del Mulino, della quale stiamo trattando con il Demanio il conferimento e la gestione. Così come per lo scavo del vicino teatro, la collaborazione con l’università di Udine – sottolineano infine Corciulo e Tiussi – pone anche le basi per pensare concretamente alla futura valorizzazione del complesso termale, di cui nel progetto scientifico allegato all’accordo di programma si è inteso prima di tutto determinare le considerevoli dimensioni. L’emozionante scoperta dei numerosi frammenti di statue avvenuta quest’anno, oltre a quella già nota dei bellissimi mosaici, rendono la sfida ancor più affascinante”.

Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: colonna colossale in marmo africano (foto uniud)
Il contesto storico. Le Grandi Terme di Aquileia, o Thermae felices Constantinianae, come sono chiamate nell’iscrizione di una base di statua di Costantino rinvenuta nell’area, erano state realizzate in una città che era uno dei porti principali del Mediterraneo e una delle nuove residenze imperiali. In età tetrarchica l’impero era stato infatti suddiviso tra quattro imperatori, due Augusti e due Cesari. Gli imperatori cessarono di abitare a Roma, scegliendo altre città, tra cui Aquileia, come loro sedi e dotandole degli edifici adeguati al prestigio di una “capitale”. “La collocazione delle terme nello spazio dell’ampliamento della città protetto dalle nuove mura tardoantiche”, sottolinea Cadario, “prova inoltre la volontà imperiale di beneficare l’otium della popolazione aquileiese, dotandola di una magnifica struttura termale, come avvenne anche a Milano, Trier, Arles, Antiochia e poi Costantinopoli”.
Gli scavi dell’università di Udine, ricollegandosi a quelli condotti dalla locale Soprintendenza archeologica nel corso del ‘900, hanno permesso di ricostruire un edificio “fuori scala” anche per una città importante come Aquileia. Un complesso con elevati superiori a 10 metri e un corpo centrale di circa 10000 metri quadrati di estensione e un fronte di ben 138 metri, paragonabile quindi solo alle grandi terme imperiali costruite a Roma e nelle altre nuove “capitali”. Come di norma nelle terme imperiali, l’edificio era organizzato intorno a un asse centrale di più di 90 metri di lunghezza, formato dalle sale che offrivano bagni in acque di temperature diverse (caldarium, tepidarium e frigidarium) secondo il modello di pratica balneare tipico del mondo romano.

Grandi Terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: pavimento dell’abside in lastre di pavonazzetto (foto uniud)
Il fulcro dell’edificio era l’enorme frigidarium pavimentato in lastre di marmi colorati, affiancato da due grandi spogliatoi (apodyteria), a nord e a sud, con raffinati pavimenti musivi. In particolare, dall’aula nord provengono gli splendidi mosaici opera di maestranze greco-orientali, oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, e raffiguranti soggetti marini e atletici. Questi ultimi ricordano che le terme imperiali ospitavano anche spazi per allenamento e agonismo sportivo, attività che proprio i tetrarchi stessi spesso sponsorizzarono, confermando così la coerenza dell’impianto aquileiese con l’ideologia tetrarchica. Al corpo centrale si ricollegano gli ambienti del settore nord-orientale dove è ancora visibile la sovrapposizione di tre fasi successive, con ambienti musivi nelle ultime due. Questa sequenza dimostra che la frequentazione dell’edificio continuò fino alla fine del V secolo d.C. In seguito, tra il VI e il VII secolo i resti dell’edificio, parzialmente crollati, furono riutilizzati a fini abitativi, mentre, dopo il definitivo abbandono e il crollo finale di volte ed elevati, l’edificio diventò una cava di marmi e mattoni da riutilizzare come materiale da costruzione o da cuocere per ottenere calce.

Grandi terme di Aquileia, campagna di scavo 2024: frammenti di tre statue (foto uniud)
La spoliazione dei resti delle terme continuò tra XIII-XIV secolo eliminando tutti i resti delle strutture fino alle fondazioni dei muri e trasformando completamente l’aspetto del sito. Prima dell’inizio degli scavi moderni l’area si presentava infatti come un campo coltivato (Braida Murada), reso tale proprio grazie a grandi riporti di terra disposti sulle macerie. Oggi delle terme si conservano quindi solo i pavimenti circondati dalle trincee di spoliazione dei muri depredati fino all’età moderna. Varie zone dell’edificio sono state indagate più volte nel corso del XX secolo dalla locale Soprintendenza e da alcuni dei nomi più noti dell’archeologia aquileiese: Giovanni Battista Brusin (1922-1923); Luisa Bertacchi (1961); Paola Lopreato (1981-1987).




























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