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Napoli. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”: con oltre 400 reperti racconta “il millennio bizantino”, dalla rifondazione dell’antica Byzantion da parte di Costantino nel 330, fino alla presa di Costantinopoli con la quarta crociata nel 1204

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Il Salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli al buio, pronto a svelare i tesori della mostra “I Bizantini” (foto francesco pio chinelli)

Ci siamo. Il 21 dicembre 2022, quando si accenderanno le luci del Salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli brilleranno agli occhi dei visitatori i tesori di quel mondo raffinato che aveva il suo punto di riferimento nella capitale Bisanzio: alle 11.30, sarà presentata la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”. Dal 22 dicembre 2022, apertura al pubblico.

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Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, nella mostra “I Bizantini” (foto valentina cosentino)

L’esposizione, realizzata con il sostegno della Regione Campania nell’ambito del Poc 2014/2020, sviluppa il tema delle fasi storiche successive all’impero romano d’Occidente, con un focus sulla Grecia, su Napoli (città “bizantina” per circa cinque secoli dopo la conquista da parte delle armate guidate da Belisario nel 536 d.C.) e sull’Italia meridionale. Curata da Federico Marazzi (università Suor Orsola Benincasa di Napoli), la mostra racconta “il millennio bizantino” dalla rifondazione dell’antica Byzantion da parte di Costantino nel 330, fino alla presa di Costantinopoli con la quarta crociata nel 1204 (momento cruciale nel processo di dissoluzione dell’Impero), approfondendo diversi temi: la struttura del potere e dello Stato, l’insediamento urbano e rurale, gli scambi culturali, la religiosità e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa. In mostra, oltre quattrocento reperti, appartenenti alle collezioni del Mann o concessi in prestito dai principali musei e siti archeologici che custodiscono, in Italia e in Grecia, materiali bizantini: anche grazie alla sinergia con il ministero ellenico della Cultura, molti manufatti sono visibili per la prima volta e provengono dagli scavi della linea metropolitana a Salonicco. In mostra anche materiali scavati nella linea metropolitana di Napoli.

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Histamenon di Basilio II in oro della Zecca di Costantinopoli (1005-1025 d.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Il progetto scientifico dell’esposizione è stato sviluppato da un gruppo di studiosi italiani della civiltà bizantina, gruppo coordinato dallo stesso Federico Marazzi e composto da Lucia Arcifa, Ermanno Arslan, Isabella Baldini, Salvatore Cosentino, Edoardo Crisci, Alessandra Guiglia, Marilena Maniaci, Rossana Martorelli, Andrea Paribeni ed Enrico Zanini. La mostra, coordinata da Laura Forte (responsabile Ufficio mostre al Mann) e organizzata da Villaggio Globale International, è realizzata con la collaborazione dell’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Il progetto di allestimento è di Andrea Mandara e quello grafico di Francesca Pavese. L’esposizione, infine, prevede un ricco apparato editoriale, che include il catalogo (in uscita a gennaio 2023), la guida breve, la pubblicazione degli itinerari bizantini della Campania e un volume destinato ai bambini, tutto edito da Electa.

“Teodora. La figlia del circo”: a Mestre la presentazione nazionale del primo romanzo storico di Mariangela Galatea Vaglio dedicato alla sposa di Giustiniano, imperatore d’Oriente, che apre la trilogia dedicata alla saga di Bisanzio

L’imperatrice Teodora, dettaglio di un mosaico della chiesa bizantina di San Vitale a Ravenna

La fattucchiera sembra impietrita. Immobile, il suo dito adunco sfiora la pelle della piccola Teodora. Il braccio è teso, gli occhi vuoti e spalancati, la bocca si muove come se tentasse di far uscire suoni strappandoli all’anima. «Comitò, presto, aiutami!» ordina Eutichia. «Il Circo… il re dei demoni… il sangue…» Comitò è spaventatissima, non riesce a muoversi. Eutichia, china su Rodope, cerca di soccorrerla come può, tenendole la testa ferma mentre dei potenti brividi scuotono il corpo dell’indovina. Teodora invece, che la madre ha appoggiato per terra nel trambusto, resta ferma, senza piangere e senza proferire suono. Poi d’un tratto si avvicina gattonando a Rodope, e con la manina le tocca il volto rugoso, per farle una carezza. Gli occhi vuoti della fattucchiera si rianimano, guizza in loro di nuovo la scintilla della consapevolezza. La vecchia fissa la piccola con un’espressione atterrita, poi si volta verso Eutichia, le afferra il polso e lo stringe, ansimando: «La bambina… la bambina… Il re dei demoni la prenderà in sposa!».

La copertina del libro “Teodora. La figlia del circo” (Sonzogno) di Mariangela Galatea Vaglio

Comincia con la profezia della strega, “Teodora. La figlia del circo” (Sonzogno, 2018), il primo romanzo storico di Mariangela Galatea Vaglio, dedicata alla futura moglie di Giustiniano I, imperatore romano d’Oriente. Veneziana, insegnante e scrittrice di saggi e racconti storici, tra cui “Didone, per esempio” (edizioni Ultra, 2014), “Socrate, per esempio” (edizioni Ultra, 2015), oltre a una guida divulgativa della lingua italiana, “L’italiano è bello” (Sonzogno, 2017), Galatea presenta in anteprima nazionale “Teodora. La figlia del circo” giovedì 28 giugno 2018 alle 18.30 alla libreria Ubik di via Poerio a Mestre (Venezia).

Ricostruzione del complesso del palazzo imperiale di Costantinopoli

“Teodora”, nei progetti di Mariangela Galatea Vaglio dovrebbe essere il primo romanzo di una trilogia dedicata alla saga di Bisanzio. Ed è infatti nella Costantinopoli del VI secolo d.C., sfavillante capitale dell’Impero romano d’Oriente, travagliata dagli scontri religiosi e dalla corruzione, che i giovani Giustiniano e Teodora sembrano destinati a un’esistenza oscura. Lei è la bellissima figlia di un guardiano del Circo, e di mestiere fa l’attrice, barcamenandosi fra teatri e amanti ricchi e maneschi. Lui è il nipote del generale Giustino, un rozzo militare analfabeta che non riesce ad avere peso a corte. Ma il destino ha altri piani per loro. Giustiniano, implicato in una serie di rivolte per rovesciare l’imperatore Anastasio, da consumato politico riesce a far salire al trono lo zio Giustino, diventando il più potente ministro dell’Impero. Teodora, invece, sfuggita alla vendetta di un governatore suo ex amante, diventa confidente del patriarca eretico di Alessandria e viene inviata come spia e mediatrice a Costantinopoli, proprio per contattare Giustiniano, alle prese con una complicata e pericolosa trattativa con il Papa. Così nella capitale di un impero che si estende dalla Persia al Mediterraneo, solo e unico erede di Roma, fra complotti, violenze, intrighi e tradimenti, ha inizio una travolgente storia d’amore e di potere sullo sfondo di una delle epoche più complesse e misteriose della storia.

Via Egnazia e gli itinerari storici culturali: parte dallo Iuav di Venezia un progetto internazionale di riqualificazione della importante strada consolare romana tra Durazzo e Costantinopoli. Convegno e mostra

Ponte romano: suggestiva testimonianza della Via Egnatia nel tratto dell’odierna Albania

Albania, Macedonia, Grecia, Turchia: le bandiere dei quattro Paesi attraversati oggi dalla Via Egnatia

Oggi per percorrerla in tutta la sua interezza si dovrebbero attraversare quattro Paesi: Albania Grecia Macedonia e Turchia. Ma nel 146 a.C. quando fu voluta da Gaio Ignazio, proconsole di Macedonia, la Via Egnazia, che da Epidamnos-Dyrrachium (l’odierna Durazzo in Albania) arrivava fino alla foce del fiume Evros (l’odierno Maritsa) nel mar Egeo era una potente asse di penetrazione nei Balcani delle legioni romane, asse che in periodo imperiale fu allungata fino a Costantinopoli creando così, grazie alla via Appia, un collegamento diretto con Roma. La funzione e il percorso della Via Egnatia è oggi ricalcata, anche se leggermente più a sud nella parte iniziale rispetto alla strada storica, dall’autostrada Egnatia Odos, un progetto iniziato nel 1990 e completato nel 2009: va dal porto di Igoumenitsa alla frontiera tra Grecia e Turchia passando per le regioni greche dell’Epiro, della Macedonia e della Tracia, per una lunghezza complessiva di 670 km.

Il percorso della Via Egnatia, l’asse di penetrazione romana nei Balcani dall’Adriatico all’Egeo

A lanciare un progetto di riqualificazione della storica Via Egnatia ci ha pensato lo Iuav di Venezia promuovendo in laguna, nell’ambito dell’iniziativa “Vent’anni di cammini storici 1999/2019” a cura dell’associazione culturale FuoriVia (Ex LaboratorioFrancigena), mercoledì 10 maggio 2017, alle 9, nell’Aula Magna Tolentini (Santa Croce 191 Venezia) il primo convegno internazionale “Via Egnatia and Historical Cultural Routes: Bridges Between Europe and the Mediterranean” con i rappresentanti di municipalità, istituzioni culturali, universitari ed esperti. E il giorno dopo, giovedì 11 maggio, alle 12 nel chiostro dei Tolentini, viene inaugurata la mostra “Back and Forth: Camino de Santiago, Via Francigena, Via Egnatia”. “Back and Forth” è un’esposizione rivolta al passato e insieme al futuro: da una parte ripercorre la lunga esperienza del Laboratorio di Ecologia della Città e del Paesaggio “I cammini storici” dell’Università Iuav di Venezia, iniziato nel 1999 sul Cammino di Santiago e proseguito fino al 2014 lungo la Via Francigena e la Via Appia; dall’altra presenta il progetto di riqualificazione della Via Egnatia, e vede la partecipazione di enti e istituzioni dei territori interessati dal percorso. Un’occasione per condividere l’esperienza costruita dal Laboratorio, con gli oltre 1000 studenti coinvolti negli anni, e investirla nel nuovo progetto Via Egnatia. La mostra resterà visibile fino al 9 giugno 2017.

L’associazione culturale FuoriVia con l’università Iuav di Venezia ha iniziato l’esplorazione della Via Egnatia

Nel 2015 FuoriVia e l’università Iuav di Venezia hanno iniziato l’esplorazione della Via Egnatia, proponendosi di percorrere a piedi nell’arco di cinque anni i 1100 km che dividono Durazzo e Istanbul attraverso l’Albania, FYR Macedonia, Grecia e Turchia. Via Egnatia (2015-2019) rappresenta la fase intermedia di un progetto di ricerca a lungo termine iniziato molti anni fa. Ogni estate, infatti, a partire dal 2000, lo Iuav ha avviato un laboratorio itinerante a piedi lungo gli itinerari culturali storici in Europa e nella regione del Mediterraneo. In questi anni il progetto ha coperto il Camino de Santiago (2000-2006) e da Roma a Canterbury lungo la Via Francigena (2007-2012), prima di seguire la via Appia da Roma a Brindisi (2013-2014).

Un tratto ben conservato della Via Egnatia a Filippi, in Grecia, al confine con la Turchia

La Via Egnatia in Macedonia

L’obiettivo principale della prima conferenza internazionale “Via Egnatia e itinerari culturali storici: un ponte tra l’Europa e il Mediterraneo” è quello di creare un dialogo tra i diversi attori e istituzioni interessate alla rigenerazione della Via Egnatia. Durante la conferenza si discuterà con esperti, rappresentanti locali e ricercatori sull’importanza del recupero della Via Egnatia. Prendendo in esame le analoghe esperienze europee verrà analizzato il progetto Via Egnatia per la riqualificazione del percorso come già successo per altri itinerari culturali, Cammino di Santiago e la Via Francigena. La conferenza vuole essere dunque un punto di partenza per costruire un dialogo e di una efficace collaborazione con le università, le istituzioni culturali, le amministrazioni locali e nazionali, associazioni e comunità locali lungo la strada.

Firenze. Trovata a Limite sull’Arno la villa romana dell’aristocratico Vettio Agorio Pretestato (IV sec. d.C.) paragonabile solo alle lussuose dimore di Costantinopoli, capitale dell’impero romano

Il grandioso mosaico con la caccia al cinghiale scoperto nella villa romana di Vettio Agorio Pretestato (IV sec. d.C.)

Il grandioso mosaico con la caccia al cinghiale scoperto nella villa romana di Vettio Agorio Pretestato (IV sec. d.C.)

A guardare l’articolazione della sua pianta, o la ricchezza dei pavimenti musivi, o la sontuosità del complesso del IV sec. d.C., la prima cosa che ti viene in mente è che non puoi che essere a Costantinopoli, l’allora capitale dell’impero romano d’Oriente. E invece sei a Limite sull’Arno, un puntino (non me ne vogliano i suoi abitanti) in provincia di Firenze. È qui che appunto nel IV sec. d.C. l’aristocratico romano Vettio Agorio Pretestato, governatore della Tuscia e dell’Umbria prima del 362, e prefetto dell’Urbe fino al 384, anno della sua morte, si fece costruire la sua villa, un complesso che – a detta degli archeologi che l’hanno ritrovata dopo 16 secoli – nulla aveva da invidiare ai complessi della capitale sul Bosforo.

La grande sala centrale ottagonale della villa romana scavata a Limite sull'Arno

La grande sala centrale ottagonale della villa romana scavata a Limite sull’Arno

L’occasione per parlare della villa romana di Pretestato è venuta con la presentazione dei nuovi eccezionali ritrovamenti al sito Oratorio-Le Muriccia di Limite dell’Arno (Firenze) durante l’ultima campagna di scavo diretta dal prof. Federico Cantini, docente di Archeologia medievale all’università di Pisa. La villa aveva una struttura esagonale centrale, alta 15 metri e del diametro di 30, circondata da numerose sale. Qui il padrone di casa sedeva e riceveva gli ospiti su un tavolo semicircolare rivolto verso un pavimento a mosaico, con una grande scena di caccia al cinghiale portata alla luce durante gli scavi (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/10/28/toscana-nella-villa-romana-delloratorio-nel-comune-di-capraia-e-limite-scoperti-pavimenti-a-mosaico-con-caccia-al-cinghiale-figure-di-animali-e-motivi-geometrici-e-vegetali/). E nelle ultime settimane è venuta alla luce anche l’area termale della villa, con le sospensioni in mattoncini che reggevano la vasca posizionata accanto al forno che riscaldava l’ambiente.

Gli scavi diretti dal prof. Federico Cantini al sito Oratorio - Le Muriccia di Limite sull'Arno

Gli scavi diretti dal prof. Federico Cantini al sito Oratorio – Le Muriccia di Limite sull’Arno

“Possiamo senza dubbio paragonare questa villa ad altre che si trovano soltanto a Costantinopoli”, conferma Cantini, “viste anche le dimensioni eccezionali del complesso e il suo stato di conservazione”. E precisa: “Gli scavi di quest’anno stanno confermando l’ipotesi che siamo di fronte a una struttura importante sul piano internazionale, come altre presenti nelle città  capitali dell’Impero tardo-antico. D’altronde, bisogna pensare anche al prestigio del proprietario, che  volle una villa proporzionata al suo rango in cui trascorrere le  giornate nell’Otium, rimproveratogli da Simmaco in un passaggio del  suo Epistolario”. E conclude: “Ci sono buone prospettive per il sito, perché è un  unicum nel territorio ed anche a livello sovranazionale; è  fondamentale la conoscenza approfondita come prerequisito per una  futura valorizzazione”.

Pellegrini “Sulle vie della fede”: in occasione del viaggio-pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa su Tv 2000 il documentario di Alberto Castellani tra storia, tradizione, archeologia e spiritualità

Il regista Alberto Castellani sul set della serie tv "Sulle vie della fede"

Il regista Alberto Castellani sul set della serie tv “Sulle vie della fede”

Papa Francesco è impegnato nel viaggio-pellegrinaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

Papa Francesco è impegnato nel viaggio-pellegrinaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

Pellegrini “Sulle vie della fede”. Oggi come ieri. Così nel giorno che Papa Francesco inizia il suo “storico” viaggio in Terra Santa tra Giordania Palestina e Israele, il canale satellitare TV 2000 propone questa sera (sabato 24) e domani sera (domenica 25) alle 21 la serie di documentari “Sulla via della fede”, appunto, prodotta dal regista veneziano Alberto Castellani, attivo nel settore della comunicazione audiovisiva, con particolari interessi su tematiche storiche, archeologiche e multiconfessionali. “Sta scritto – spiega il regista – che ci sono gesti dell’uomo che, in un variare di forme, si ripetono. Testimoniano qualche cosa che perdura, che segna indelebilmente l’ambiente: qualcosa di affermato, sostenuto e trasmesso di generazione in generazione come patrimonio irrinunciabile. Ad essi l’uomo non rinuncia. Perché in essi l’uomo riesce a comprendere sé stesso e vede svelato e realizzato il significato della sua esistenza. Tra questi “gesti” vi è il pellegrinaggio. Che è un viaggio, ma non un viaggio qualunque”. E proprio il viaggio di Papa Francesco ne è una prova tangibile.

Pellegrinaggi ieri e oggi: nel Medioevo pellegrini al Santo Sepolcro in Terra Santa

Pellegrinaggi ieri e oggi: nel Medioevo pellegrini al Santo Sepolcro in Terra Santa

Pellegrinaggi ieri e oggi: pellegrini moderni percorrono la Via Dolorosa a Gerusalemme

Pellegrinaggi ieri e oggi: pellegrini moderni percorrono la Via Dolorosa a Gerusalemme

“Sulle vie della fede” recupera la dimensione umana e religiosa del pellegrino di ieri e di oggi. È un viaggio percorso ai nostri giorni, per ritrovare lo spirito di ieri: un progetto di vita che attraversa la storia dell’uomo. L’occasione per riscoprire tracce di lontani itinerari, quel che resta di abbazie nascoste, di modesti luoghi di ristoro, di antichi ospedali, di semplici cappelle votive. Per prendere coscienza e idealmente condividere una quotidianità che il pellegrino di un tempo decideva di affrontare con un briciolo di follia. Un cammino quasi sempre ostile per ambienti avversi, variare di stagioni, esplodere di guerre e di epidemie, presenze di briganti o di feudatari dispotici. Vicende in cui possono convivere, come per ogni storia dell’uomo, gioie e dolori, disagi e gratificazioni, coraggio e debolezze, fede e credenze.

Gerusalemme, la Città Santa, è da secoli meta privilegiata dei pellegrinaggi

Gerusalemme, la Città Santa, è da secoli meta privilegiata dei pellegrinaggi

“Sulle vie della fede” diventa così un lungo racconto alla scoperta di un fenomeno che affonda le sue radici in quelle della storia più lontana a contatto con i pellegrinaggi dell’Egitto faraonico, della cultura mesopotamica, del popolo di Israele, dei misteri di Atene ed Eleusi, del mondo islamico e dell’estremo oriente, fino alle cronache dei primi pellegrini cristiani che cominciarono a frequentare, già nel terzo secolo, la terra di Palestina dove Gesù visse e svolse il suo ministero di predicazione e di amore. “Ho voluto comprendere – spiega Castellani – il desiderio di conoscenza che spinse la pellegrina Elena, madre dell’imperatore Costantino, a riscoprire i luoghi santi cristiani. Il perché, ad esempio, di quella sete di esperienza che indusse un’altra viaggiatrice, Egeria, ad attraversare le terre del Medio Oriente dal Sinai a Costantinopoli, a Gerusalemme”. Un “andare” destinato a diventare non più episodico ma fenomeno di massa vissuto dal pellegrino medievale.

Il regista Alberto Castellani con il film "Sulle vie della fede" ha ripercorso gli itinerari dei pellegrini

Il regista Alberto Castellani con il film “Sulle vie della fede” ha ripercorso gli itinerari dei pellegrini

Castellani, per il suo programma, ha coinvolto un pool di esperti. Danilo Mazzoleni, decano del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana in Roma, come consulente soprattutto del pellegrinaggio che ha come itinerario finale Roma. Marina Montesano, docente di Istituzioni medievali e Storia medievale alle università di Genova e S. Raffaele di Milano ha suggerito alla regia itinerari e luoghi che avevano come destinazione Gerusalemme e Santiago di Compostela. Don Gianmatteo Caputo, architetto e consulente per la Cei dell’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali nonché direttore Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia, ha fornito il suo contributo soprattutto per quanto concerne il ruolo di Venezia, scalo fondamentale del pellegrinaggio medioevale. A questi consulenti si sono aggiunti poi i contributi di don Giorgio Maschio, della Facoltà Teologica del Triveneto, e di Maurizio del Maschio, studioso del dialogo interreligioso e conoscitore delle località della Terra Santa, anche quelle meno frequentate, che saranno visitate dalla troupe e di altri esperti appartenenti al mondo ebraico, islamico e dell’estremo oriente. “Roma, Venezia, Gerusalemme e più tardi Santiago di Compostela divengono così tappe codificate per il Cristiano itinerante”, conclude Castellani. “Un’esperienza mantenutasi nei secoli, testimoniata oggi da schiere di fedeli che con altri mezzi ma con simile spirito percorrono le stesse vie: le “vie della fede”, come suggerisce il titolo del programma.