Castellammare di Stabia (Na). Nella reggia di Quisisana apre al pubblico il museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. Zuchtriegel: “Un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale”

Reggia di Quisisana: il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

Inaugurazione del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: da sinistra, Mauro Passerotti, viceprefetto; Massimo Osanna, direttore generale Musei; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei; Maria Rispoli, direttore del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompe)
A due giorni dall’inaugurazione del nuovo percorso museale assieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna; il vice prefetto capo della commissione straordinaria di Castellammare di Stabia, Mauro Passerotti; il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel; la direttrice del museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, Maria Rispoli (vedi Castellammare di Stabia (Na). Dopo un anno di stop per il nuovo allestimento, riapre il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Inaugurazione con il ministro Sangiuliano. Uno spazio anche per il Doriforo di Stabia, trafugato dai clandestini ed esposto a Minneapolis (USA). Il procuratore Fragliasso fa il punto sull’iter giudiziario per far tornare il capolavoro in Italia | archeologiavocidalpassato), e dopo un anno di stop, il museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” riapre al pubblico il 6 marzo 2024 nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione.
Si duplicano le sale e si arricchisce la collezione di opere provenienti dalle ville del territorio stabiese. 507 i reperti ora esposti, tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Il percorso si integra con tecnologie e apparati multimediali didattici che implementano l’accessibilità fisica e culturale delle opere e dei contenuti. Valorizzati anche i depositi del complesso, secondo un nuovo concept finalizzato a renderli non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, aperti al pubblico. Oggi il percorso di visita è stato ampliato con l’introduzione di nuovi reperti restaurati mentre quello esistente è stato rivisitato alla luce dell’introduzione delle nuove tecnologie, di apparati multimediali e didattici.

Reggia di Quisisana: il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)
Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950. L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al Mann e quelli rinvenuti dal preside, oggi custoditi al Quisisana, è stato possibile grazie all’Accordo siglato con il Mann per la valorizzazione del patrimonio stabiano che consente al museo di avere in prestito per tre anni molti dei reperti rinvenuti a Stabia secondo cicli di rotazione. Pertanto, per la prima volta sarà possibile fruire degli apparti decorativi organizzati per contesti di provenienza.

Inaugurazione del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: da sinistra, Massimo Osanna, direttore generale Musei; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompe)
“La riapertura al pubblico del museo Archeologico di Stabia, con il suo nuovo allestimento, le sue collezioni arricchite dai reperti provenienti dalle ville stabiesi e la riunione temporanea con quelli conservati al Mann, le sue sale rinnovate, il centro di formazione avanzato”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “è una notizia bellissima per la cultura. Questo è un sito unico che, grazie al lavoro di tutti, torna a splendere e a offrire ai cittadini e agli appassionati un’offerta incredibile di testimonianze storiche di grandissimo rilievo. Un tassello fondamentale dell’operazione strategica di valorizzazione di questa area, all’interno del progetto della Grande Pompei, ovvero quell’immenso parco della storia diffuso, entro cui insistono le aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e tutto il territorio circostante. Il nuovo museo di Stabia sarà una delle perle di questo progetto che testimonia, ancora una volta, la centralità che la Campania ha per l’archeologia mondiale e la nostra scelta di continuare ad investire su queste meravigliose ricchezze del patrimonio culturale della Nazione. Su Castellammare c’è anche un finanziamento del Ministero pari a 4 milioni di euro per il restauro e la rifunzionalizzazione del Convento di San Francesco, alle spalle del Museo Diocesano. Il progetto esecutivo è in consegna. Entro l’estate avvieremo i lavori”.

Firma della convenzione tra Gaetano Cimmino (sindaco) e Massimo Osanna (dg Pompei) per allestire il museo Archeologico di Stabia nella Reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)
“Oggi si raccolgono i frutti di un progetto ambizioso in cui ho creduto da sempre, impegnandomi in prima linea per la valorizzazione della Reggia di Quisisana, divenuta, dal 2020, il naturale e prestigioso spazio espositivo del patrimonio archeologico dell’antica Stabiae”, interviene il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna. “Visitare il museo Archeologico di Stabia significa non soltanto comprendere la vita e la cultura del passato, ma anche proiettarsi verso il futuro: qui, infatti, si intende costruire un modello virtuoso di dialogo con il territorio, una buona pratica basata sulla sinergia interistituzionale e sulla ricerca scientifica sperimentale. L’istituto, che riapre al pubblico con un nuovo allestimento arricchito nella compagine di reperti esposti e nella metodologia di comunicazione didattica, è un invito alla scoperta della nostra storia: anche l’accordo di valorizzazione con il museo Archeologico nazionale di Napoli ha permesso di proporre ai visitatori un viaggio straordinario tra manufatti appena sottoposti a un’attenta campagna di restauro”

Reggia di Quisisana: i depositi accessibili del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)
“Il museo Archeologico di Stabia è molto più di un museo di opere archeologiche di pregio, per quantità e qualità che evidenziano il valore storico e culturale del territorio stabiano”, sottolinea il direttore del parco Gabriel Zuchtriegel, “ma un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale, in quanto sede di una scuola di formazione per la valorizzazione dei beni culturali dotata di attrezzature per la digitalizzazione e depositi accessibili per la ricerca e lo studio”

La Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia ospita il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il museo è ospitato dal 2020 negli spazi della Reggia di Quisisana – edificio che vanta una storia di oltre sette secoli, poi valorizzato in epoca borbonica – come spazio dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli. L’operazione di valorizzazione del complesso del Quisisana, in concessione d’uso dal Comune di Castellammare, fu curata e promossa dal parco archeologico di Pompei diretto all’epoca dall’attuale direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, consentendo di restituire al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico, oggi sede di un prestigioso Museo e centro di cultura.

Il plastico multimediale nel museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)
Il percorso multimediale. I 6 dispositivi multimediali lungo il percorso raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea. Si racconta di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi. Successivamente verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. alla stregua di Pompei ed Ercolano, ma a differenza di queste ultime rinasce già nel 90 d.C. come riporta il poeta Stazio. Stabiae era sede di una statio della flotta misenate e continuerà ad esserlo anche in età post eruzione, come ci dimostrano i reperti rinvenuti sotto la Cattedrale di Castellammare di Stabia. Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda a opera del preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50. Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del preside D’Orsi. Un libro cartaceo multimediale che i visitatori possono sfogliare virtualmente per scoprire tutti i particolari che hanno fatto la storia e la fortuna degli scavi. Per la realizzazione di questa installazione è stato importante il contributo del Comitato scavi di Stabia, che conserva il prezioso patrimonio documentale di Libero D’Orsi.

Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: esposti i preziosi reperti provenienti dai complessi residenziali dell’ager stabiano (foto parco archeologico pompei)
Le relazioni con il territorio. Il nuovo concept del museo è fortemente orientato a mettere in risalto le connessioni che l’antica Stabiae seppe creare con le risorse del suo ager (territorio) circostante, corrispondente oggi ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola, Pimonte. Un ricco e variegato territorio che, in epoca romana, fu connotato dall’impianto di interessanti complessi residenziali e produttivi nel rispetto della vocazione di ciascun fondo agricolo. Contesti poco conosciuti dalla comunità che il Museo intende valorizzare e raccontare nella sua specificità. Un’ampia sezione è dedicata ai ritrovamenti provenienti da questi complessi, dotati di apparati di importante impegno architettonico e decorativo, dalle stanze di soggiorno, ai triclini e ai cubicula (stanze da letto) fino ad arrivare ai raffinati complessi termali. Il progetto scientifico è stato curato dal direttore generale Gabriel Zuchtriegel e da Maria Rispoli, direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Hanno contribuito alla realizzazione dei contenuti, studiosi del territorio, allievi della SSM – Scuola Superiore Meridionale e ricercatori dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: la nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano (foto parco archeologico pompei)
La nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio visto come determinante per la costruzione del rapporto tra natura e ambiente costruito. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare. Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata. La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità che mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama: Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano. Alle pareti le numerose figure di offerenti, i ritratti dei proprietari di casa, le figure femminili e maschili colte in atteggiamento pensieroso e languido. I volti sono visti nella loro intimità, assorti e pensanti, profondamente in simbiosi con il contesto. Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]. Il ritrovamento del carro interamente conservato con i suoi cavalli, lungo le rampe di Villa Arianna, è testimonianza di una viabilità interna tra il pianoro di Varano e il mare ma è anche segno di una strage, quella dell’eruzione pliniana, che ha distrutto e sepolto l’antica città. Ma a differenza di Pompei ed Ercolano, Stabiae rinasce. Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e quella per mare, l’hanno salvata dall’oblio. La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto il duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al III d.C.

Reggia di Quisisana: i depositi accessibili del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)
I depositi archeologici di Stabia-reggia di Quisisana. I depositi, che saranno visitabili e aperti alla pubblica fruizione, sono stati ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, aperti al pubblico e alle professionalità più diverse per lo studio e per il lavoro. Tutti gli ambienti sono stati progettati per essere fruibili al pubblico, suddivisi in spazi perennemente accessibili e per aperture occasionali: l’obiettivo è di accompagnare il visitatore in un inedito “dietro le quinte”, nel cuore pulsante di un lungo processo conoscitivo e scientifico che va dallo scavo del reperto fino alla sua musealizzazione. È stato avviato un importante progetto di digitalizzazione di tutta la collezione dei reperti stabiani, il cui progetto è curato da Maria Rispoli e da Alberto Bruni. I primi dati saranno sin da subito fruibili mediante postazioni multimediali collocate nelle sale dei depositi. Essi saranno a disposizione di visitatori e di studiosi che potranno consultare i database secondo livelli di fruizione diversificata.
Centro di formazione e laboratorio di digitalizzazione 3D della reggia di Quisisana. All’interno della Reggia di Quisisana è stato realizzato un centro di formazione avanzato, grazie al progetto “ISIDE – Percorso formativo condiviso e federato per la Safety&Security dei luoghi della cultura del MiC della Regione Campania”, finanziato con risorse del “PON Legalità” 2014-2020 del ministero dell’Interno. Grazie a tale progetto è stato possibile realizzare delle aule multimediali appositamente attrezzate con dotazioni tecnologiche estremamente avanzate, inclusi visori 3D per esperienze di formazione immersiva. All’interno di tali aule, unitamente a quelle realizzate negli altri luoghi della cultura della Regione Campania, è stata già avviata un’attività di formazione (con lezioni sia in diretta, erogate dai docenti presenti in una delle aule, sia in differita, grazie a una piattaforma didattica appositamente realizzata che può essere utilizzata dai partecipanti all’interno delle aule o da remoto, da qualunque tipo di postazione) riguardante gli aspetti della sicurezza, intesa sia come Safety che come Security, e della tutela del patrimonio al fine di aumentare le competenze e le conoscenze di tutto il personale del MiC della Regione Campania. Il progetto è strettamente connesso con un analogo progetto della Regione Calabria, grazie alla visione federata alla base della loro realizzazione. Le aule, attrezzature, infrastrutture potranno essere inoltre utilizzate per altre iniziative e progetti di formazione, al fine di garantire la giusta diffusione e disseminazione culturale in tutti i settori di interesse del MiC (e non solo), potendo operare in sinergia con università e altri istituti/enti nazionali e internazionali. All’interno degli spazi è stato anche realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale un apposito laboratorio per la digitalizzazione 3D dei reperti e degli oggetti artistici, attrezzato con apparecchiature e dispositivi all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. L’intervento di ampliamento del Museo è parte di un insieme di progetti per la Reggia e il suo giardino storico per un importo complessivo di 7 milioni 616mila euro.
Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” chiude per cambiare volto: ampliamento e valorizzazione dei depositi e degli spazi espositivi aperti sul paesaggio e le ville romane. Spazio speciale per il Doriforo trafugato, oggi ancora a Minneapolis

Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” all’interno della Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di pompei)

La Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia ospita il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Chiudere per diventare più grandi. Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia si amplia. Per far ciò, dal 6 marzo 2023, gli ambienti del reale palazzo destinati a museo e depositi dei numerosi reperti provenienti dalle ville del territorio stabiese, saranno chiusi al pubblico per interventi di ampliamento e valorizzazione. Un concept innovativo interesserà i depositi, al fine di renderli sempre più non solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, mentre il percorso di visita museale sarà arricchito di ulteriori reperti, approfondimenti e strumenti multimediali. Previsto nel nuovo allestimento anche uno spazio per il Doriforo di Stabia, la statua di eccezionale qualità oggi al Minneapolis Institute of Art (USA) dopo una lunga e travagliata vicenda, ma recentemente oggetto di una richiesta di restituzione da parte dell’Italia, dato che la provenienza stabiese sembra accertata. Contestualmente stanno proseguendo i lavori di riqualificazione e di restauro della Torre Colombaia, punto panoramico ideale per godere delle viste sul golfo di Napoli e il Vesuvio posta al centro del parco monumentale del Palazzo Reale di Quisisana, e dei locali che ospiteranno i servizi aggiuntivi.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il progetto di valorizzazione è a cura del direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel e di Maria Rispoli, responsabile del Museo, in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale dell’università Federico II di Napoli. “L’ampliamento del museo e la sistemazione dei depositi”, sottolinea il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “ha l’obiettivo di rendere questi luoghi un polo museale di eccellenza a Castellammare di Stabia, integrando l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con Villa San Marco e Villa Arianna, esempi straordinari ville romane aristocratiche sul pianoro di Varano. Per la valorizzazione di tutta l’area stabiese il Parco sta investendo tanto anche in termini di nuovi scavi a Villa San Marco, restauri e progetti di miglioramento dell’accessibilità delle ville”.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
I depositi archeologici, distribuiti su una superficie di circa 400 mq, un tempo destinati alle scuderie reali e a locali di servizio, ospiteranno circa 8000 reperti provenienti dagli scavi effettuati negli anni Cinquanta dal preside D’Orsi presso l’antica Stabiae. Gli ambienti, accessibili al pubblico, sono stati progettati dall’arch. Lorenzo Greppi come spazi di lavoro e di fruizione, luoghi di conservazione e di ricerca: postazioni di lavoro ibride, adatte alla consultazione, allo studio, all’esame dei reperti con scaffalature, cassettiere, rastrelliere porta-affreschi, un laboratorio di pronto intervento per il restauro, touch screen per la consultazione digitale dei reperti.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il percorso esistente del museo Archeologico sarà invece arricchito da presidi didattici e da strumenti multimediali con focus di approfondimento sul territorio dell’antica Stabia e sull’ager stabianus, sulle direttrici commerciali e sulle traiettorie segnate dai luoghi di culto. L’elemento nuovo è rappresentato dall’apertura del museo al paesaggio: sarà indagato il rapporto dialettico tra quest’ultimo e le ville marittime del pianoro di Varano. Ampio spazio all’allestimento delle lussuose diaetae (ambienti di soggiorno) di Villa Arianna e alla porticus triplex di Villa San Marco, quale spazio proiettato sul mare e incorniciato dai verdi pendii dei monti Lattari. La nuova sezione sarà allestita con reperti inediti, per cui è iniziata un’intensa attività di restauro a partire dall’anno scorso.
Castellammare (Na). Collina di Varano, partiti i lavori di consolidamento e restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto del V-VI secolo d.C., sotto Villa Arianna, per la sua apertura al pubblico. Zuchtriegel: il territorio di Stabia è un gigante culturale che va raccontato

La pianta della Grotta di San Biagio a Castellammare di Stabia (Na) con il posizionamento degli affreschi (foto parco archeologico pompei)
Partiti i lavori di consolidamento e restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C. situata ai piedi della collina di Varano, a Castellammare di Stabia, nell’area sottostante Villa Arianna. Gli interventi sono programmati dal parco archeologico di Pompei con la collaborazione del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell’università di Napoli Federico II con un obiettivo ben preciso: giungere in futuro alla fruizione del monumento. L’accordo è stato stipulato nel dicembre 2022 tra il Parco e il CiBEC, con responsabili scientifici il prof. ing. Luciano Rosati per il CIBEC e gli ingegneri Vincenzo Calvanese e Alessandra Zambrano per il parco archeologico di Pompei: si tratta di una collaborazione scientifica per lo svolgimento di studi e ricerche, la definizione delle linee guida orientate al consolidamento e al restauro della Grotta San Biagio e del costone prospiciente.

I carotaggi nell’area di Villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

I carotaggi nell’area di Villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
Le indagini e le attività di monitoraggio in corso, previste nel piano delineato nel 2022 con il CiBEC, sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della Grotta San Biagio, al fine di rimuovere le strutture provvisionali attualmente presenti e permetterne la visita. Il CIBEC supporta, in questa prima fase delle attività, il parco archeologico di Pompei nella definizione del piano delle indagini sia di tipo geotecnico del costone che dei materiali strutturali della grotta. Grazie alla sinergia fra più istituzioni, le prove in corso sono eseguite a cura dell’Ente Autonomo Volturno (EAV), impegnato nella realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria posta a valle del costone di Varano. Il monitoraggio prevede l’esecuzione di carotaggi fino ad una quota inferiore a quella d’imposta della grotta San Biagio, il posizionamento di inclinometri atti a misurare eventuali dissesti sul costone di Varano, rilievi topografici, e saggi stratigrafici preventivi. Le prove di laboratorio sui campioni estratti dai carotaggi saranno effettuate all’università Federico II di Napoli, e forniranno i dati necessari al prosieguo delle attività scientifiche.

Casa dei Vettii a Pompei: taglio del nastro con al centro il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, tra il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, e il direttore generale Musei Massimo Osanna (foto silvia vacca)
“Si tratta di un contesto unico da recuperare e valorizzare, che si aggiunge al quadro storico delle testimonianze archeologiche dell’area di Stabia”, dichiara il direttore Gabriel Zuchtriegel. “Tutto il territorio è oggetto di grande attenzione da parte del Parco archeologico che sta investendo in questi anni complessivamente circa 4 milioni di Euro a Castellammare di Stabia. Oltre alle indagini sulla grotta di San Biagio, abbiamo in campo una serie di progetti di ricerca, manutenzione, restauro e accessibilità delle ville antiche sul piano del Varano e un progetto di ampliamento del museo “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana. Visto l’unicità e la complessità del patrimonio presente sul territorio, possiamo definire Stabia un vero gigante culturale e come tale va raccontato. L’importanza dell’antica Stabia si comprende non ultimo dalla vicenda della straordinaria statua del Doriforo, trovata nel 1976 nel territorio stabiese e finita negli Stati uniti, che speriamo di riportare in Italia. Insieme al procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, abbiamo aggiornato il ministro Sangiuliano sulla vicenda in occasione della sua visita a Pompei poche settimane fa”.

San Michele arcangelo: affresco nella Grotta di San Biagio a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

I santi Benedetto e Renato: affresco nella Grotta di San Biagio a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
La Grotta San Biagio, forse originatasi in epoca romana per via delle attività di estrazione del tufo, intorno al V-VI secolo d.C. viene trasformata in un luogo di culto con la realizzazione di un primo ciclo di affreschi e, come spesso era usanza, anche di sepoltura dei defunti. Successivamente passò sotto il controllo dei Padri Benedettini e nel corso dei secoli sulle arcate poste lungo la navata principale furono raffigurati gli Arcangeli, tra cui San Michele e San Gabriele, oltre che altre splendide figure di Santi quali Santa Brigida e San Benedetto, San Pietro, San Giovanni Evangelista, San Renato. Prende il nome dal culto qui praticato dei Santi Mauro e Giasone, due fratelli romani martirizzati nei primi secoli del cristianesimo: il nome di quest’ultimo si trasformò nel corso dei secoli in Biagio. Nel 1695 l’allora vescovo Annibale di Pietropaolo decise di chiudere la grotta al culto, in quanto divenuta luogo malfamato e frequentato da malviventi, e trasferì il culto di San Biagio presso la Cattedrale.
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