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Ischia (Na). Ai Giardini La Mortella primo incontro del progetto “Kepos. Paesaggi e archeologia” su “Comunicare i Beni Culturali: arte che parla, arte che risuona” con Cinzia Dal Maso e Federigo Longo

ischia_kepos_conferenza-cinzia-dal-maso_locandinaGiovedì 25 maggio 2023, nella Recital Hall dei Giardini La Mortella, sull’isola d’Ischia (Na), alle 18.30, primo appuntamento del progetto “Kepos. Paesaggi e archeologia” 2023 sul tema “Comunicare i Beni Culturali: arte che parla, arte che risuona” con Cinzia Dal Maso e Federigo Longo. Dopo i saluti di Alessandra Vinciguerra, presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella, parleranno Cinzia Dal Maso, Centro studi per l’archeologia pubblica Archeostorie®, con un intervento dal titolo “L’arte che parla. Voce, suoni e musiche per “far vedere” l’arte e i luoghi dell’arte” e il maestro Federico Longo, compositore e direttore d’orchestra, con un intervento dal titolo “L’arte che risuona. VIBR.ID (Vibratory Identity), l’identità vibratoria attraverso il Suono”. L’evento sarà moderato da Mariangela Catuogno, direttore scientifico del progetto Kepos 2023.

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La giornalista e scrittrice Cinzia Dal Maso

“Parlare” d’arte si può. È possibile raccontare l’arte con i suoni e le parole, così da stimolare l’immaginazione di chi ascolta: e immaginare una cosa significa farla propria in modo unico, significa avere un ruolo fortemente attivo nella costruzione del proprio sapere, rendendolo indelebile. Le voci, i suoni, le musiche con i quali si può narrare l’arte vengono riprodotti grazie alla radio, podcast, ambientazioni sonore, LogoSound. Insieme, questi strumenti stanno scrivendo un nuovo approccio alla comunicazione del patrimonio culturale. Oggi tutti fanno podcast, la radio è forse all’apice del suo successo, le ambientazioni sonore catturano, e si afferma la necessità di una propria identità sonora, oltre a quella grafica. È un universo in evoluzione vorticosa che alla fine ha coinvolto anche i professionisti dell’arte e dei musei. Questo incontro parla dunque delle forme di comunicazione sonora, partendo proprio dalla radio, passando poi ad analizzare il fenomeno podcast cercando di cogliere le peculiarità del suo recentissimo successo anche nel mondo dell’arte. E si cercherà di capire come e quanto questo figlio ibrido dell’ancestrale racconto orale, della potenza del mezzo radiofonico e della fruibilità del contenuto digitale on demand, sappia “dare voce” all’arte e promuovere le istituzioni culturali al loro esterno, così da espandere l’esperienza di visita potenzialmente all’infinito, e renderla memorabile. Si passa poi al Sound Design, cioè alla musica scritta appositamente per dare vita ad ambientazioni sonore capaci di creare l’immersione perfetta nel mondo delle opere e dei luoghi d’arte. Ma si parlerà anche di LogoSound, cioè a quelle successioni di suoni in armonia tra loro che esprimono, al pari di un logo grafico, l’identità e i valori di un luogo d’arte: strumenti di branding di cui presto nessun museo potrà fare a meno.

Ischia. La fondazione Walton propone anche per il 2023 il progetto “Kepos. Archeologia e paesaggio”: sette incontri tra maggio e ottobre con studiosi, manager dei beni culturali ed esperti di divulgazione. Ecco il programma

lacco-ameno_archeologico_progetto-kepos_logoDopo il positivo riscontro avuto con Kepos 2022 “Paesaggi e Archeologia”, una serie di conferenze e convegni, focalizzato sul patrimonio archeologico, culturale e naturalistico del mondo mediterraneo, la Fondazione Walton torna a proporre questo progetto di divulgazione scientifica che si interroga sulle nuove forme di tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, presentate da specialisti del settore. Riprende il progetto di divulgazione culturale promosso dalla Fondazione Walton per parlare del patrimonio archeologico, culturale e naturalistico a cura dell’archeologa Mariangela Catuogno. Anche nel 2023 il progetto si snoda con sette incontri in calendario ai quali interverranno studiosi, manager dei beni culturali ed esperti di divulgazione, per un approccio multidisciplinare al tema. Sono previsti due appuntamenti al museo di Villa Arbusto, nell’ambito della collaborazione tra Fondazione William Walton e Comune di Lacco Ameno. Ai vari appuntamenti interverranno studiosi, funzionari pubblici, manager dei beni culturali ed esperti di divulgazione, altamente specializzati, per un approccio multidisciplinare al tema. Gli incontri sono tutti alle 18.30. Ingresso libero dalle 18. Informazioni e prenotazioni: 081-986220, dalle 10 alle 18, martedì, giovedì, sabato e domenica. Fondazione William Walton e La Mortella, via Francesco Calise 45, Forio (Na). Il termine greco Kepos indica il giardino di delizie, ma anche il grembo materno, il luogo in cui fermenta la vita e le idee. I Giardini La Mortella, luogo di diletto da sempre promotore di progetti culturali, vogliono porsi come stimolo di conoscenza, sperimentazioni e proposte concrete per gestione del patrimonio culturale, creando un confronto tra le realtà isolane e quelle nazionali, e spronare la comunità ischitana ad una partecipazione attiva e ad un processo di identificazione con il patrimonio storico ed ambientale dell’isola.

ischia_kepos_programma-2023_locandinaIl primo appuntamento si svolgerà giovedì 25 maggio 2023, ai Giardini La Mortella; con una perfetta convergenza tematica si parlerà di musica in ambienti museali, proprio nel luogo dedicato alla musica, la Sala concerti della Mortella. Il focus è sulle nuove forme di comunicazione del patrimonio museale, con interventi della scrittrice Cinzia Dal Maso, del Centro studi per l’archeologia pubblica Archeostorie®, e del maestro Federico Longo, compositore e direttore d’orchestra, che parleranno di una opera musicale site-specific composta per la Galleria Borghese di Roma.

A seguire giovedì 15 giugno 2023, sempre ai Giardini La Mortella, una conferenza anch’essa in perfetta sintonia con l’eccezionale contesto dei giardini, in cui Riccardo Motti, professore di Botanica sistematica al dipartimento di Agraria, università Federico II, racconterà dei suoi studi sulla flora antica rappresentata nelle opere d’arte Greco-Romane.

L’appuntamento successivo è previsto l’8 luglio 2023 al museo di Villa Arbusto. Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli; Federico Marazzi, professore di Archeologia cristiana e medievale, all’università Suor Orsola Benincasa; e Maria Luisa Tardugno, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio – area metropolitana di Napoli presenteranno una riflessione sul mondo Bizantino, prendendo spunto dalla grandiosa mostra organizzata al museo Archeologico di Napoli nel 2022.

Seguirà, il 5 agosto 2023, sempre a Villa Arbusto, l’incontro dedicato alla navigazione nel mondo antico, con una apertura di grande respiro sulle rotte del Mediterraneo presentata da Flavia Frisone, professore associato di Storia greca, all’università del Salento, Lecce.

Il 24 agosto 2023 invece gli incontri tornano ai Giardini La Mortella, dove si parlerà dell’affascinante mestiere dell’archeologo, tra prassi operative, indagini, tecniche e luoghi comuni con l’intervento di Enrico Giannicchedda, professore di Metodologia della ricerca archeologica all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Il ruolo dell’Arma dei Carabinieri nella salvaguardia dei Beni Culturali e Ambientali sarà l’argomento affrontato l’8 settembre 2023 ai Giardini La Mortella, con rappresentanti del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e del Comando per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, che racconteranno la capillare opera di tutela e salvaguardia svolta quotidianamente dall’Arma.

Il settimo appuntamento, il 5 ottobre 2023 ai Giardini La Mortella, vedrà convergere tre direttori di aree marine protette: Salvatore Livreri, direttore area marina protetta “Isole Egadi”; Giulia Visconti, direttore area marina protetta “Capo Milazzo”; e Antonino Miccio, direttore area marina protetta “Regno di Nettuno” Isole di Ischia e Procida, per affrontare il tema della tutela delle emergenze archeologiche e monumentali che si trovano nel contesto di aree naturalistiche.

Napoli. Per lo “Scaffale del Mann” presentazione al museo Archeologico nazionale del libro di Stefano De Caro “L’alba di Pompei. Nascita di una città”

napoli_scaffale-del-mann_libro-l-alba-di-pompei_stefano-de-caro_locandinaNuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli con “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 15 giugno 2022, alle 17, in sala Conferenze presentazione del libro “L’alba di Pompei. Nascita di una città” di Stefano De Caro. Dopo i saluti del direttore Paolo Giulierini, intervengono con l’autore la giornalista Cinzia Dal Maso, il direttore di ricerca emerito del CNRS-Aix en Provence Claude Albore Livadie, e il docente di Etruscologia all’università di Salerno Luca Cerchiai.

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Copertina del libro “L’alba di Pompei. Nascita di una città”

L’alba di Pompei. Tutti o quasi sanno della fine di Pompei, sepolta da un’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., e ogni giorno gli scavi archeologici aggiungono nuovi dettagli al quadro della città nei suoi ultimi giorni. Del suo inizio invece si sa poco o nulla, l’origine del sito archeologico più famoso al mondo è avvolta da una fitta nebbia, con molte ipotesi e poche certezze. Per rispondere a questi quesiti, Stefano De Caro costruisce la trama di un romanzo storico nelle radici della civiltà dell’Occidente, mescolando con misura dati archeologici a elementi di invenzione.

Napoli. Nel giorno del 700mo anniversario dalla morte di Dante il museo Archeologico nazionale presenta la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann”: 56 reperti, in gran parte inediti; due sezioni espositive, tra mito e storia. Progetto di valorizzazione con un podcast dedicato

Locandina della mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann” al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 29 ottobre 2021 al 10 gennaio 2022

Lo scorso marzo, in occasione del Dantedì 2021 e delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Alighieri, il museo Archeologico nazionale di Napoli aveva presentato in anteprima digitale, su Facebook ed Instagram, alcune opere dell’esposizione dedicata a “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Divina Commedia nelle Collezioni del Mann” (vedi Napoli. In occasione del Dantedì 2021 il museo Archeologico nazionale presenta on line della mostra “Divina Archeologia” (dal 14 settembre), mitologia e storia della Divina Commedia nelle collezioni del Mann. Giulierini: “Racconteremo Dante e il mondo classico. E anche il rapporto del nostro territorio con Virgilio e l’immaginario del Sommo Poeta” | archeologiavocidalpassato). “Annunciamo nel DanteDì  la data simbolica scelta  per l’inaugurazione della mostra, il 14 settembre 2021”, aveva spiegato il direttore Paolo Giulierini. Il 14 settembre 2021 la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante nelle collezioni del MANN” non apre (sarà in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 29 ottobre 2021 al 10 gennaio 2022: 56 reperti, di cui 40 selezionati dai depositi, manufatti in gran parte poco conosciuti al pubblico o inediti).  Ma in questa data emblematica, il direttore Paolo Giulierini traccia le linee guida dell’esposizione: “Perché Dante al museo Archeologico nazionale di Napoli?  Divina archeologia, che abbiamo voluto annunciare proprio in occasione del 14 settembre, data della morte del Sommo Poeta 700 anni fa, vuole essere un cammino dantesco originale e pieno di scoperte.

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L’affresco da Ercolano con Achille e il centauro Chirone, conservato al Mann (foto Giorgio Albano)

Dante, che fu a Napoli due volte come ambasciatore presso Carlo II d’Angiò, nella Commedia come in altre sue opere ci parla infatti di argomenti e personaggi  rappresentati  negli straordinari reperti del nostro Museo.  Da creature fantastiche, come Cerbero, Medusa, Eracle, Diomede, Ulisse, Teseo, Minosse, il Minotauro, le Arpie,  a personaggi storici, a partire da Virgilio, Cesare, Costantino, Traiano.  E su una volta del museo c’è anche lui, Dante. Tanti sono poi gli spunti per itinerari dedicati, a Napoli e in Campania, dalla tomba di Virgilio, ai Campi Flegrei, fino alla vicina piazza Dante, dalla facciata del duomo alla Biblioteca nazionale di Napoli che custodisce uno dei primi manoscritti della Commedia. La nostra narrazione è arricchita anche da  una serie di podcast che ci condurranno con i loro protagonisti all’interno e all’esterno del Mann”.

Monete conservate al Mann ed esposte nella mostra “Divina Archeologia” (foto mann)

napoli_unina_illuminated-dante-project_logoLa mostra, realizzata con il contributo della Regione Campania, si avvarrà della consulenza scientifica del dipartimento di Studi umanistici dell’università di Napoli “Federico II”, in particolare con il professore Gennaro Ferrante, responsabile scientifico dell’Illuminated Dante Project, e delle collaboratrici Fara Autiero e Serena Picarelli. Al team della “Federico II” sono affidate l’analisi e la scelta delle immagini tratte dai manoscritti medievali della Commedia: queste miniature saranno parte integrante del percorso espositivo, instaurando così un dialogo suggestivo tra il reperto classico ed il mondo al tempo di Dante.  Alighieri ed i suoi contemporanei, infatti, studiavano la classicità quasi esclusivamente grazie alle fonti letterarie e, per questo, l’esposizione creerà una saldatura ideale tra espressioni culturali diverse (vasi, statue, affreschi, monete) che hanno “tradotto”, con il proprio linguaggio, la fortuna millenaria della tradizione mitologica.

Vasi, recuperati dai depositi del Mann, con raffigurati miti ripresi da Dante (foto mann)

L’esposizione, che potremo ammirare nelle sale degli affreschi del Mann, sarà articolata in due sezioni: “I racconti del mito” e “I personaggi del mito e della storia”. Nella prima parte dell’allestimento, a cura di Valentina Cosentino (segreteria scientifica del museo), saranno illustrati cinque miti, legati a cinque personaggi significativi del poema dantesco: Achille, Teseo, Ercole, Enea, Ulisse. La seconda sezione sarà immaginata come una galleria di ritratti dei personaggi reali o fantastici che Dante incontra nel suo viaggio ultraterreno: quattro le “categorie” narrate, con mostri, dei, figure storiche, scrittori.

La presunta tomba di Virgilio a Piedigrotta (Napoli)
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La giornalista e scrittrice Cinzia Dal Maso

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Il regista Andrea W. Castellanza

Un allestimento e non solo: il 14 settembre, su Spreaker e sulla pagina Facebook del Mann, viene lanciata la prima delle sei puntate della serie “Divina Archeologia podcast”, promossa dal museo Archeologico nazionale di Napoli e realizzata da Archeostorie e NW.Factory.media. Per questo podcast introduttivo, dedicato a Virgilio, ecco un suggestivo viaggio dal presunto sepolcro del poeta a Piedigrotta, giungendo al Lago D’Averno, a Castel dell’Ovo ed, infine, in un ricongiungimento ideale, alle sale del nostro Istituto: musica e parole in un percorso che si svilupperà in altri cinque racconti, diffusi sulle piattaforme podcast e sui canali del Mann, a partire dall’inaugurazione della mostra. Sei puntate, dunque, che raccontano Dante guardandolo da lontano, dal punto di vista di quegli antichi che lui ha usato come metafore di umani vizi e virtù. Ogni puntata è un filo teso tra le epoche per cogliere continuità, connessioni, diversità, stravolgimenti. I brevi testi evocativi di Cinzia Dal Maso e Andrea W. Castellanza, interpretati da attori di vaglia, sono inseriti in un ambiente sonoro che, ideato e realizzato da Erica Magarelli e Francesco Sergnese con la regia di Paolo Righi, è esso stesso racconto. Il risultato è un vero e proprio “podcast narrativo” dove tutto, parole suoni e musiche, concorre armonicamente allo svolgersi del racconto. Divina Archeologia Podcast si ascolta sul sito web del Mann (www.mannapoli.it) e su tutte le piattaforme podcast.

Milano. Webinar “Archeo-Up”, la due giorni promossa dall’università Cattolica del Sacro Cuore: “L’Archeologia si fa Impresa” e “Investire sul passato, scommettere sul futuro”. Ecco il programma e il link per partecipare

“L’Archeologia si fa Impresa”, presentazione critica delle attività svolte e dei progetti d’impresa, con dibattito aperto al pubblico; e “Investire sul passato. Scommettere sul futuro”, tavola rotonda sul tema del ruolo degli enti di formazione e ricerca nell’ambito dell’incentivo allo sviluppo dell’imprenditorialità nel campo dei Beni culturali, con dibattito aperto al pubblico. Questa è Archeo Up, la due giorni promossa il 30 giugno e il 1° luglio 2021 dall’università Cattolica del Sacro Cuore che ha realizzato un percorso di formazione e accompagnamento all’avvio di imprese culturali e creative nell’ambito del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo – Regione Lombardia. L’iniziativa è partita alla fine del 2019 con la selezione dei partecipanti al percorso. Dal mese di febbraio del 2020 sono cominciate le attività formative. Il progetto ha favorito lo sviluppo di start up collegate all’attività sul campo, alla valorizzazione e alla comunicazione dei beni archeologici, attraverso un percorso articolato in diversi step realizzato con la collaborazione di 2i3T – Incubatore di Impresa dell’università di Torino e di ConLab, spazio di coworking dell’università Cattolica. È possibile partecipare all’evento collegandosi al seguente link: https://unicatt.webex.com/unicattit/onstage/g.php?MTID=e4162cf369e5b73c2cdd1a443bec4f062 Password: UaPict2 Numero evento: 1378446625

Il programma del primo giorno. Mercoledì 30 giugno 2021: “L’Archeologia si fa Impresa”. I corsisti esporranno, con il supporto dei loro tutor di stage aziendale, i lavori prodotti durante i tirocini formativi, focalizzandosi sulle skills e sugli input acquisiti per lo sviluppo delle loro idee di impresa. MATTINO. Alle 10, introduzione: Giorgio Baratti, università Cattolica del Sacro Cuore; Furio Sacchi, università Cattolica del Sacro Cuore; Giuseppe Serrao, Incubatore 2i3T; 10:20, “Valorizzare una collezione preistorica: problemi, opportunità, prospettive: il caso studio del MuSe di Trento”, di Alessandro Balice e Chiara Vitaloni, tutor: Elisabetta Flor, MuSe; presentazione del progetto d’impresa “BEAR – Bio Environment in Archaeological Research” di Alessandro Balice e Chiara Vitaloni; 11, “Nuove tecnologie per la lettura del palinsesto paesaggistico storico-archeologico come strumento di pianificazione e gestione territoriale” di Alessandro Balice, Martina Pensa e Chiara Vitaloni, tutor: Francesco Carrer, Mazomos s.r.l.; presentazione del progetto d’impresa “DallaAallaD” di Martina Pensa; 11.40, Break; 11.50, “Strategie di valorizzazione di un territorio rurale a partire dal patrimonio archeologico e agricolo” di Sofia Bulgarini e Andrea Luvaro, tutor: Mariella Luvaro, Comune di Mussomeli; presentazione del progetto d’impresa “Trueral” di Sofia Bulgarini e Andrea Luvaro. POMERIGGIO. Alle 14.30, “Commercial archaeology in U.K.: applicazione di un modello d’impresa” di Maria Sole Cammelli, tutor: Irene Sala e Matteo Palombelli, Albion Archaeology; 14.50, “Potenzialità dello storytelling customizzato per la valorizzazione di piccole realtà museali: il caso della mostra Borgosesia Rocks” di Maria Sole Cammelli, tutor: Viviana Gilli, MAP – Museo di Archeologia e Paleontologia “Carlo Conti” di Borgosesia; 15.10, “Potenzialità dello storytelling customizzato per la valorizzazione di piccole realtà museali: il caso del museo Archeologico Villa Pisani Dossi” di Marika Michelazzi, Martina Pagani e Martina Pensa, tutor: Maria Mimmo, funzionaria Sabap per la provincia di Como; co-tutor Alberto Massari, museo Archeologico Villa Pisani Dossi; 15.30, “Nuove tecnologie per la gestione, la diagnostica dell’ambiente e la valorizzazione nell’ambito dell’archeologia subacquea” di Marika Michelazzi, Martina Pagani e Luca Tonetti, tutor: Erica Nocerino per Ipso Facto – Bureau d’étude et de recherche en océanographie et en archéologie subaquatique et sous-marine; 15.50, “Tecnologie digitali innovative per lo storytelling e il restauro virtuale” di Luca Tonetti, tutor: Davide Pantile, ETT spa; 16.10, “Progetto d’impresa Arkeope” di Maria Sole Cammelli, Marika Michelazzi, Martina Pagani, Luca Tonetti.

Il programma del secondo giorno. Giovedì 1° luglio 2021: “Investire sul passato, scommettere sul futuro Riflessioni sul ruolo degli Enti di Formazione e Ricerca nell’ambito dell’incentivo allo sviluppo dell’imprenditorialità nel campo dei Beni Culturali: benefici per l’economia, la società e la ricerca, nuove strategie e approcci possibili”, dalle 10 alle 12.30. Introduce: Mario Gatti, università Cattolica del Sacro Cuore, direttore Area Ricerca e Sviluppo. Modera: Cinzia Dal Maso, giornalista, direttrice del Centro Studi di Archeologia pubblica Archeostorie e della rivista “Archeostorie Magazine”. Co-moderano: Furio Sacchi, università Cattolica del Sacro Cuore, ideatore del progetto Archeo Up; Giorgio Baratti, università Cattolica del Sacro Cuore, ideatore del progetto Archeo Up; Giuseppe Serrao, operation manager per Incubatore 2i3T. Intervengono tra gli altri: Daniela Berta, museo nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino; Jusèp Boya Busquet, Archivos, Bibliotecas, Museos y Patrimonio de la Generalidad de Cataluña; Filippo Cigala Fulgosi, sindaco del Comune di Ornavasso, titolare di Convenzione per un progetto di valorizzazione del territorio coinvolgente diversi Enti pubblici e privati; Angelo Cimarosti, Archaeoreporter; Christian Greco, museo Egizio di Torino; Sara Meroni e Silvia Marcante, Rataplan, eventi e comunicazione; Carolina Megale, Past in Progress srl – Past experience; Stefano Monti, fondazione Aglaia-Past experience; Giulio Paolucci, fondazione Luigi Rovati – museo di Arte Etrusca di Milano; Daniela Peloso, Ipso Facto. Bureau d’étude et de recherche en archéologie subaquatique et sous-marine; Francesco Sirano, direttore Parco Archeologico di Ercolano; Marco Velludo, ETT S.p.A.

Arkeope – Archeologia & Percorsi. Arkeope è un laboratorio di produzione e sviluppo di percorsi customizzati di storytelling illustrato per musei, gallerie, parchi e aree archeologiche, finalizzato alla valorizzazione del patrimonio culturale. Il team sta già lavorando alla mostra temporanea “Borgosesia Rocks, una storia lunga millenni”, inaugurata il 24 giugno. Un’idea di Maria Sole Cammelli, Marika Michelazzi, Martina Pagani, Luca Tonetti.

BEAR – Bio Environment in Archaeological Research. Idea di startup che operi nell’ambito delle indagini archeologiche (preventive, di emergenza e di ricerca) e della ricerca bio-ambientale, anche attraverso la creazione di un database di informazioni scientifiche legate allo studio del territorio, al fine di offrire servizi e consulenze a enti pubblici, privati e aziende per la pianificazione e lo sviluppo territoriale. Un’idea di Alessandro Balice e Chiara Vitaloni.

TRUERAL – Turismo Esperienziale. TRUERAL è una piattaforma digitale di supporto al turismo lento, che racchiude in sé la riscoperta del territorio rurale e delle ricchezze che lo caratterizzano. Un’idea di ArcheoArea (Sofia Bulgarini, Andrea Luvaro).

DallaAallaD – Arte, Beni Culturali, Conservazione, Didattica. DallaAallaD nasce come startup creativa indirizzata alla progettazione e alla realizzazione di servizi culturali per Enti pubblici e privati. Il nostro obiettivo è rendere attuabili progetti ed idee rimasti nel cassetto. Grazie all’eterogeneità̀ delle competenze del team offriamo una gamma di servizi culturali che spaziano dalla realizzazione eventi al fundraising. Un’idea di Martina Pensa.

L’università di Macerata lancia “PAST – L’Umanesimo che sa comunicare: Professioni per la comunicazione dell’Antico”, master annuale di II Livello per laureati in discipline umanistiche interessati agli aspetti relativi alla comunicazione e alla divulgazione del passato delle civiltà mediterranee. Bando a luglio. Ecco il comitato scientifico

Si chiama PAST – L’Umanesimo che sa comunicare: professioni per la comunicazione dell’Antico. È il Master annuale di II Livello, promosso dall’università di Macerata, indirizzato a laureati in discipline umanistiche, in possesso di Laurea magistrale presso una Università italiana o straniera riconosciuta, interessati agli aspetti relativi alla comunicazione e alla divulgazione del passato delle civiltà mediterranee. Il bando per la prima edizione di PAST per l’anno accademico 2021-2022 sarà pubblicato a luglio 2021. Il Master promuove la partecipazione – in qualità di docenti – di studiosi ed esperti del settore provenienti dall’Accademia e di professionisti del mondo dell’editoria e dell’imprenditoria. A integrazione della didattica frontale sono previste esercitazioni e attività laboratoriali, seminari e Masterclass di approfondimento. Il tratto distintivo del Master è la forte interazione tra il mondo universitario e della ricerca e il mondo del lavoro, che prevede, tra l’altro, un periodo di stage obbligatorio presso aziende leader del settore. A conclusione del Master lo studente sarà seguito nell’ideazione di un project work in uno degli ambiti definiti nell’offerta formativa (scrittura, audiovisivo, edutainment). Il Master è rivolto sia a giovani che desiderino completare la loro formazione con una declinazione professionalizzante, sia a professionisti che già operano nei settori dei Beni culturali che desiderino maturare e approfondire competenze specifiche nell’ambito della comunicazione e dei Social Media.

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Scorcio del teatro romano di Sabratha in Libia (foto unimc)

Presentazione. Storia e archeologia del Mediterraneo antico sono il focus di questo master che l’università di Macerata dedica a laureati di formazione umanistica e a professionisti del settore dei Beni culturali per farne dei Comunicatori dell’antico. Il Master intende formare figure professionali, altamente qualificate, spendibili negli ambiti del giornalismo scientifico e divulgativo, nella documentaristica storica e nel cinema archeologico, nell’editoria anche digitale e con particolare riferimento all’infanzia, nell’edutainment, nella comunicazione e didattica museale. I profili in uscita potranno mettere a frutto le conoscenze solidamente maturate nell’ambito della storia e dell’archeologia del Mediterraneo antico, al fine di realizzare prodotti culturali a contenuto storico di alta divulgazione scientifica: libri, blog, piattaforme digitali, podcast, fumetti, videogames, film, serie tv, programmi televisivi, documentari, progetti culturali museali.

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Dettaglio dell’arco di Settimio Severo a Leptis Magna in Libia (foto unimc)

Obiettivi. Unire la formazione storica, artistica e archeologica di base con le competenze tecniche e specifiche nella comunicazione dei contenuti di settore a un pubblico eterogeneo è l’obiettivo del master PAST. Il pubblico della comunicazione dell’antico può essere composto da specialisti così come da professionisti di diversa formazione appartenenti a generazioni differenti o con profili socio-culturali variegati. Il percorso di studi del master mira dunque da un lato a rafforzare la conoscenza metodologica e storiografica del passato, attraverso la selezione e l’utilizzo delle fonti, dall’altro a sviluppare la capacità creativa del saper raccontare in maniera efficace utilizzando media e forme espressive diversi. Sono figure professionali altamente qualificate e spendibili in diversi ambiti quelle formate da questo master. Dal giornalismo scientifico e divulgativo alla documentaristica storica e del cinema archeologico, passando per l’editoria (anche digitale) riferita all’infanzia, all’edutainment, alla comunicazione e alla didattica museale. I profili in uscita potranno mettere a frutto le conoscenze solidamente maturate nell’ambito della storia e dell’archeologia del Mediterraneo antico.

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La prof.ssa Simona Antolini (foto unimc)

Vediamo i componenti del comitato scientifico. Simona Antolini (direttore del consiglio direttivo): professore associato all’università di Macerata, è un’epigrafista dell’età romana. È responsabile dello studio delle iscrizioni greche e latine nell’ambito di diverse missioni archeologiche. I suoi principali campi di indagine sono: l’epigrafia municipale dell’Italia medio-adriatica, l’epigrafia rupestre, l’epigrafia in lingua greca e latina della Cirenaica, dell’Illiria meridionale e dell’Epiro, di Creta.

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L’archeologa Giorgia Cappelletti (foto unimc)

Giorgia Cappelletti: laureata in Archeologia e culture del mondo antico a Bologna, ha lavorato come archeologa nella sezione di Preistoria del Muse – Museo delle Scienze di Trento. Oggi scrive testi ed esercizi per le antologie scolastiche Mondadori, svolge laboratori didattici nelle scuole elementari e pubblica libri per bambini con l’editore Erickson. Dal 2019 collabora con il Centro studi Archeostorie®.

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La giornalista archeologa Cinzia Dal Maso (foto unimc)

Cinzia Dal Maso: cammina e scrive di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale, ecoturismo. Collabora con Repubblica, Il Sole 24 ore e dirige Archeostorie Magazine (www.archeostorie.it), osservatorio sulle forme di comunicazione dei beni culturali e della storia. Con il Centro studi Archeostorie® aiuta musei, istituzioni culturali e imprese a raccontare il proprio patrimonio in modo preciso, coinvolgente, distintivo.

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L’illustratore Andrea Dentuto (foto unimc)

Andrea Dentuto: illustratore per libri, insegnante di disegno, animatore e fumettista, ha iniziato a pubblicare poco dopo aver compiuto 20 anni su riviste a diffusione nazionale, ha realizzato illustrazioni per agenzie pubblicitarie, filmati animati come regista, trasferendosi poi in Giappone per 10 anni, dove ha pubblicato per editori come Mainichi Shinbun e Futabasha.

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Il direttore artistico Dario Di Blasi (foto unimc)

Dario Di Blasi: direttore artistico del Firenze Archeofilm Festival dal 2018, ha guidato dal 1990 al 2017 la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico a Rovereto e, più di recente, l’Archeo Cine Mann del Museo Archeologico di Napoli. Collabora nell’organizzazione di decine di manifestazioni che coniugano cinema e archeologia in Italia e all’estero.

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Il regista Eugenio Farioli Vecchioli (foto unimc)

Eugenio Farioli Vecchioli: autore e regista televisivo. Si è specializzato in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste. Lavora in TV dal 1998. Dal 2010 la sua attività si è concentrata sulla produzione di documentari dedicati al patrimonio archeologico e storico-artistico. Attualmente è il responsabile editoriale dei programmi di Rai Cultura dedicati al patrimonio culturale e realizzati in collaborazione con il ministero della Cultura.

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Il comunicatore Sandro Garrubbo (foto unimc)

Sandro Garrubbo: museante, docente, autore. Nei beni culturali dal 1987, ha studiato Scienze della Comunicazione. Da 27 anni in servizio al museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo, è dal 2014 Social Media Strategist dello stesso museo. Insegna “Lab. Professionale di Comunicazione delle Istituzioni Culturali” all’università di Palermo. Coautore di saggi e articoli sulla comunicazione dei beni culturali.

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Il professor Sauro Gelichi (foto unimc)

Sauro Gelichi: professore ordinario di Archeologia Medievale all’università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa di storia dell’insediamento e della “cultura materiale” nel medioevo. È direttore del CeSAV (Centro Studi di Archeologia Venezia), della SAAME (Centro Interuniversitario per la storia e l’archeologia dell’alto medioevo). È direttore responsabile delle riviste “Archeologia Medievale” e “Rivista di Archeologia”.

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Il professor Anton Giulio Mancino (foto unimc)

Anton Giulio Mancino: professore associato di Storia del cinema all’università di Macerata, collabora con le riviste “Bianco e Nero”, “Cinecritica”, “Cineforum”, “8½”, “Fata Morgana”, il programma di Rai Radiotre “Wikiradio” e il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Ha redatto numerose voci dell’Enciclopedia del Cinema Treccani e del Dizionario biografico degli italiani e per Einaudi del Dizionario dei registi del cinema mondiale.

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La professoressa Silvia Maria Marengo (foto unimc)

Silvia Maria Marengo: professore ordinario di Storia romana all’università di Macerata, fa parte della XVI commissione dell’Unione Accademica Nazionale per i supplementi ai corpora delle iscrizioni greche e latine. È responsabile del progetto di collaborazione fra l’università di Macerata e l’università di Zagabria per lo studio delle iscrizioni di Salona. La sua attività di ricerca riguarda principalmente la storia romana delle Marche e l’epigrafia della Cirenaica.

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Il professor Emanuele Papi (foto unimc)

Emanuele Papi: professore ordinario di Archeologia classica all’università di Siena, è direttore della Scuola Archeologica italiana di Atene dal 2016. Ha condotto scavi e ricerche a Roma sul Palatino, a Hephaestia (Lemnos) in Grecia, a Dionysias in Egitto, a Thamusida, Lixus, Sala, Zilil e Volubilis in Marocco. Si occupa di Mediterraneo antico, società e città, economia dell’impero romano, storia delle rovine. È autore di diverse monografie.

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Il professor Roberto Perna (foto unimc)

Roberto Perna: professore associato in Archeologia classica all’università di Macerata. Dal 1996 al 2007 incaricato dalla Provincia di Macerata per la consulenza in materia di Beni Culturali: archeologici, storico-artistici ed architettonici. Si occupa di topografia antica e di gestione del patrimonio archeologico e culturale. Ha elaborato e realizzato progetti finalizzati alla tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale in Italia e in Albania.

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Il professor Luca Peyronel (foto unimc)

Luca Peyronel: professore ordinario di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente Antico all’università di Milano, dirige scavi e progetti di ricerca in Turchia, Siria ed Iraq e si occupa soprattutto di economia antica, artigianato, commerci e interazioni culturali del mediterraneo orientale e Asia occidentale durante l’età del bronzo. Ha fondato e coordinato il laboratorio Archeoframe di comunicazione e valorizzazione dei beni culturali dell’università Iulm di Milano.

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La professoressa Jessica Piccinini (foto unimc)

Jessica Piccinini: ha lavorato come Wissenschaftliche Mitarbeiterin all’università di Vienna e ha svolto attività di ricerca in numerose università e istituti, come il Center of Hellenic Studies dell’università di Harvard a Washington DC, la Scuola Archeologica Italiana di Atene. Dal 2018 insegna Storia greca all’università di Macerata. Si interessa di storia politica e religiosa della Grecia Nord-occidentale e dell’Adriatico dall’età arcaica a quella ellenistico-romana.

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Il radiofonico Sebastian Paolo Righi (foto unimc)

Sebastian Paolo Righi: ama ascoltare e raccontare storie, davanti a un microfono o dietro a un mixer. Soprattutto se parlano di arte, sperimentazione, innovazione sociale e culturale. Fondatore e Station Manager di NWRadio e Podcast Producer per NWFactory, ha curato regia e produzione di Branded Podcast e serie narrative di successo quali La Bestia Feroce, La Nube – Disastro a Bophal e Bistory – Storie dalla storia.

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La professoressa Maria Antonietta Rizzo (foto unimc)

Maria Antonietta Rizzo: professore associato di Etruscologia e antichità italiche prima nell’università Carlo Bo di Urbino, poi in quella di Macerata. Ha condotto scavi, restauri e ricerche in Etruria (Cerveteri), in Grecia (Gortina di Creta, Rodi) ed è direttore delle missioni dell’università di Macerata in Libia (Leptis Magna e Sabratha). Direttore della rivista “Libya Antiqua”, ha curato allestimenti di musei, e organizzato mostre e convegni nazionali ed internazionali.

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Il professor Ignazio Tantillo (foto unimc)

Ignazio Tantillo: professore ordinario all’università di Napoli L’Orientale, è uno storico dell’età romana e della tarda antichità. Si interessa di storia politica e culturale dal III al VI secolo, dell’Africa romana e della sua amministrazione civile e militare, di Cassiodoro e dell’Italia Ostrogota,  della città di Leptis Magna e della Tripolitania, della provincia di Creta e di Gortina nel IV secolo d.C., dello statue habit tra II e VI secolo d.C., dell’epigrafia dell’Italia e delle province, latine ed ellenofone.

A Tourisma 2019 protagonisti i Longobardi con il progetto “Longobardi in vetrina” dell’associazione Italia Langobardorum, 15 mostre a creare la prima grande mostra diffusa per valorizzare i siti Unesco e le realtà museali con tesori longobardi

Fibula aurea a disco, tipica della produzione artistica dei longobardi

Il logo del progetto “Longobardi in vetrina”

I Longobardi protagonisti della seconda giornata di Tourisma 2019, il salone di archeologia e turismo culturale in programma al Centro congressi di Firenze dal 22 al 24 febbraio 2019. Sabato 23 febbraio, in sala Verde, dalle 9 alle 13.30, l’associazione Italia Langobardorum presenta il progetto “Longobardi in vetrina. 15 Mostre per conoscere un popolo”, un progetto ambizioso ideato e coordinato da Francesca Morandini (Brescia), Maria Stovali (Spoleto), Arianna Petricone (associazione Italia Langobardorum), che gode del patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività culturali e ha ottenuto il contributo del Mibac. “Longobardi in vetrina” propone la diffusione della conoscenza della cultura longobarda attraverso la valorizzazione delle realtà museali presenti nei sette singoli complessi monumentali, parte integrante del sito UNESCO, ma anche di quelli espressione dei territori coinvolti dal passaggio dei Longobardi. La collaborazione e la sinergia tra i musei sono favorite da scambi temporanei di reperti, articolati in esposizioni tematiche, tra musei della rete e luoghi del sito Unesco (museo Archeologico nazionale di Cividale del Friuli, l’antiquarium di Castelseprio, il museo di Santa Giulia di Brescia, il museo nazionale del Ducato di Spoleto, il tempietto di Campello sul Clitunno, il museo Diocesano di Benevento, i musei Tecum di Monte Sant’Angelo) ed altri sette musei presenti sul territorio nazionale.

L’auditorium del Palacongressi di Firenze stracolmo per Tourisma, il salone di Archeologia e Turismo culturale (foto Graziano Tavan)

Il logo dell’associazione Italia Langobardorum

Tourisma 2019. I lavori, moderati da Cinzia Dal Maso, direttore di Archeostorie, aprono alle 9 con i saluti di Laura Castelletti, presidente di Italia Langobardorum; alle 9.10, introduzione di Angela Maria Ferroni, funzionario archeologo Ufficio Unesco MiBAC; alle 9.25, Filippo Maria Gambari, direttore del museo delle Civiltà di Roma, parla de “Il valore della rete”. Chiudono, alle 9.40, questo primo blocco di contributi, Francesca Morandini, Maria Stovali, Arianna Petricone, responsabili progetti Associazione Italia Langobardorum, con “Longobardi in vetrina: genesi e realizzazione di un progetto nazionale”. Alla narrazione di Maria Angela Galatea Vaglio è affidata la suggestione dei temi emersi dalle singole mostre, accompagnate ciascuna da una tavola illustrata di Tommaso Levente Tani. Gli scambi tra i musei, le mostre temporanee e le attività culturali di supporto sono potenziate anche da una mostra virtuale online realizzata con MOVIO (www.longobardinvetrina.it) e da un catalogo unico, caratterizzando questo progetto come la prima mostra diffusa a livello nazionale, intesa come insieme di mostre sulla cultura Longobarda; la più grande per estensione territoriale e coinvolgimento di istituzioni e di patrimonio storico-archeologico.

Il castrum nell’area archeologica di Castelseprio

La tomba 43 con il cavallo dalla necropoli di San Mauro, conservata al museo Archeologico nazionale di Cividale

Il presbiterio della basilica di San Salvatore a Spoleto

Quindici mostre per conoscere i Longobardi. Ben 15 sono le mostre realizzate contemporaneamente e 7 i temi trattati con il progetto “Longobardi in vetrina”: a Tourisma vengono presentate a blocchi seguendo questi sette approfondimenti. Alle 10, Angela Borzacconi del museo Archeologico nazionale di Cividale del Friuli presenta “Animali totemici dell’immaginario longobardo”, sviluppato in tre sedi: Cividale del Friuli (Ud) con la sepoltura di cavallo e cavaliere (necropoli di San Mauro, T43), Povegliano Veronese (Vr) con la sepoltura di cavallo acefalo e cani (necropoli dell’Ortaia, T s.n.), Spilamberto (Mo) con le sepolture di cavalli acefali (necropoli di Ponte del Rio, T 63, 66, 67). Alle 10.15, Sara Masseroli, direttore del parco archeologico di Castelseprio, e Anna Provenzali, conservatore del civico museo Archeologico di Milano, presentano “Flavia Sebrio. Castelseprio longobarda, presidio militare e città regia” a Castelseprio (Va) col castrum, e a Milano con le monete della zecca sepriese. Alle 10.30, Paola Mercurelli Salari, direttore Rocca Albornoz, museo nazionale del Ducato di Spoleto e Tempietto di Campello sul Clitunno, presenta “Reimpiego e recupero dell’antico in area spoletina in età longobarda” col recupero tardoantico del Tempietto a Campello sul Clitunno (Pg) e della basilica di San Salvatore a Spoleto (Pg). Alle 10.45, ancora Paola Mercurelli Salari e Francesca Manuela Anzelmo, storica dell’arte museo delle Civiltà di Roma, illustrano “L’intelligenza nelle mani: produzione artigianale e tecniche di lavorazione in età longobarda” allestita a Spoleto (Pg) e a Roma con oggetti in metallo provenienti dalle necropoli di Nocera Umbra (Pg) e Castel Trosino (Ap), realizzati utilizzando tecniche diverse: fusione a stampo, cloisonné, punzonatura, filigrana, agemina, e niello.

Ricostruzione dell’equipaggiamento di un guerriero longobardo (ass. Italia Langobardorum)

Armi longobarde esposte al museo di Santa Giulia di Brescia

Prezioso corredo da una tomba femminile dalla necropoli gota-longobarda di Collegno, esposta al museo delle Antichità di Torino (foto soprintendenza Archeologia del Piemonte e delle Antichità Egizie)

Dopo la pausa, “Longobardi in vetrina” riprende sempre in sala Verde. Alle 11.50, mons. Mario Iadanza, direttore biblioteca Capitolare e museo Diocesano di Benevento, e Pasquale Palmieri, architetto del Comune di Benevento, illustrano “Scritture in-colte: testimonianze di mezzi e strumenti per la comunicazione” a Benevento tra museo e biblioteca. Alle 12.05, Immacolata Aulisa dell’università di Bari “Aldo Moro”, Marilina Azzarone per i musei TECUM Santuario di San Michele Arcangelo, e Gabriella Pantò direttore museo di Antichità dei Musei Reali di Torino, presentano “Le armi e il potere”, a Monte Sant’Angelo (Fg) con la riproduzione delle iscrizioni nel santuario di Monte Sant’Angelo, e a Torino con un corredo della necropoli di Collegno. Alle 12.20, Francesca Morandini archeologo della Fondazione Brescia Musei, e Ilenia Bove storica dell’arte Museo delle Civiltà di Roma, presentano “L’ideale guerriero” a Brescia con le molte necropoli scoperte in più di un secolo, e a Roma con i sepolcreti di Nocera Umbra (Pg) e Castel Trosino (Ap). Alle 12.35, Caterina Giostra dell’università Cattolica del Sacro Cuore (Mi) si sofferma su “Le origini dei Longobardi: migrazioni, clan, culture attraverso il Dna”. Chiude l’intensa mattinata, alle 12.50, la scrittrice Galatea Vaglio con “Raccontare i Longobardi”: “Quella dei Longobardi – scrive – è più che una storia, è una parabola. Scesi dall’oscuro Nord in cerca di terre migliori e di bottino, sono i più barbari dei barbari: un marasma indefinito di tribù e di uomini, tenuti insieme solo dal bisogno o dall’ambizione. Entrano nel giardino dell’impero come chi vuole prendere, ma alla fine ne sono presi. I Goti in Italia erano rimasti Goti, i Franchi un giorno scenderanno, ma restando sempre Franchi. I Longobardi no. Loro si trasformano, si adattano, si mimetizzano, si definiscono come popolo, e come comunità, tanto che al crollo del loro regno non sarà più possibile distinguerli se non per i nomi”.

Tourisma 2019. È tutto pronto a Firenze per il salone di Archeologia e Turismo culturale. Ecco gli appuntamenti da non perdere nei tre giorni di lavori

L’auditorium del Palacongressi di Firenze stracolmo per Tourisma, il salone di Archeologia e Turismo culturale (foto Graziano Tavan)

Ancora tre settimane di attesa per l’edizione 2019 di TourismA, il salone di Archeologia e Turismo culturale in programma al Palacongressi di Firenze dal 22 al 24 febbraio 2019 con decine di convegni e presentazioni su Archeologia Storia Arte Ambiente Turismo culturale; oltre 20 laboratori per piccoli e grandi, scuole e famiglie; spazi espositivi con stand e box poster di musei e parchi, tour operator, istituti di ricerca, enti per il turismo, stati esteri, associazioni, università. E poi il 2° workshop del turismo culturale in Italia, un evento B2B riservato all’incontro tra domanda e offerta di itinerari culturali tra operatori professionali del settore turistico; e l’Allegro Museo, spazio allestito dal Cnr Itabc con sperimentazione di tecnologie digitali coinvolgenti per i luoghi della cultura: percorso esperienziale alla scoperta di alcuni monumenti come il Tempio di Era II di Paestum, il Tesoro di Mitilene scoperto sull’isola di Kratygos in Grecia o il Foro di Augusto a Roma, fruibili tramite la Realtà Virtuale (VR) immersiva e la Realtà Mista (MR). Il programma è praticamente pronto. Vediamo alcuni appuntamenti da non perdere.

Scavi della missione archeologica italiana a Tell Zurghul, l’antica Nigin, in Iraq

La missione archeologica italiana a Durazzo (Albania) segue il Progetto Durres

La mappa della battaglia di Alalia, che sarà oggetto di una mostra a Vetulonia

Sul Monte Sion che guarda ka Città Vecchia di Gerusalemme trovato un aureus di Nerone

Venerdì 22 febbraio 2019. Auditorium (9–13:15): “Save Art. Arte senza frontiere” a cura di Art e Dossier in collaborazione con Giunti T.V.P. Editori, evento rivolto prevalentemente ai docenti di arte nelle scuole secondarie di I e II grado. Sala Verde (8:45–13:30): “Sardegna: museo a cielo aperto”, incontri con l’archeologia dell’isola; Sala Verde (15–18): “Fare turismo culturale oggi”, innovazione e best practice per gli operatori (Seconda edizione), a cura di CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia del Turismo. Sala Onice (9:30–13:30): “ITER. Archeologia Patrimonio e Ricerca italiana all’estero”, a cura di Ettore Janulardo, Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Firenze, con interventi di Sonia Antonelli, direttore Missione archeologica italo-albanese “Progetto Durrës”; Nicola Laneri, direttore Ganja Regional Kurgan Archaeological Project; Carlo Lippolis, direttore Missioni archeologiche italiane in Iraq e Turkmenistan: Daniele Petrella, direttore Missione archeologica italiana in Giappone; Serenella Ensoli, direttore Missioni archeologiche italiane nell’Antica Palestina; Paolo Matthiae professore emerito Sapienza Università di Roma e Davide Nadali co-direttore Missione archeologica italiana a Tell Zurghul (Iraq). Sala Onice (14–15:30): “1738, la scoperta di Ercolano” con Marcello Venuti: politica e cultura tra Napoli e Cortona, a cura di MAEC Cortona; Sala Onice (15:45–18:30): “Modica oltre il barocco”, storie di Archeologia Architettura Paesaggio e… Quasimodo, a cura di Comune di Modica (Rg). Sala 4 (9–15:30): “Toscana terra etrusca”, il Prodotto Turistico Omogeneo regionale si presenta; Sala 4 (16–18): “Gerusalemme: suggestioni immagini antichità”, l’impegno dell’Italia per tutela e valorizzazione dei beni culturali, con presentazione degli Atti del Convegno Internazionale e Inter-Ateneo “Tra servizio civile e missioni estere. Il contributo dell’Italia ai Beni Culturali della Terra Santa” (Università del Molise/Università di Bari/Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme). Sala 9 (9–13): “Sipbc incontra le scuole”, giovani allievi e ricerca archeologica, a cura di SIPBC – Società Italiana Protezione Beni Culturali – Sezione Regionale Toscana; Sala 9 (14–17:30): “Alalia: la battaglia che cambiò la storia”, Etruschi Greci e Punici nel Mediterraneo del VI sec. a.C., a cura di Vincent Jolivet, responsabile scientifico Programme Collectif de Recherche “Aleria et ses territoires” e Simona Rafanelli responsabile Progetto espositivo nel Museo di Vetulonia.

L’allestimento della sepoltura di Povegliano Veronese nella mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” (foto Graziano Tavan)

Il logo del progetto “Longobardi in vetrina”

Un corno potorio longobardo dalla necropoli di Ponte del Rio di Spilamberto

Il sito celtico in Slovacchia di Liptovska, esempio di un “Open air archeological museum”

Sabato 23 febbraio 2019. Sala Verde (9–13:30): “Longobardi in vetrina” a cura di Associazione Italia Langobardorum, modera Cinzia Dal Maso direttore Archeostorie. 15 Mostre per conoscere un popolo: “Animali totemici dell’immaginario longobardo” a Cividale del Friuli (Ud), Povegliano Veronese (Vr) e Spilamberto (Mo); “L’ideale guerriero” a Brescia e Roma; “Flavia Sebrio. Castelseprio longobarda, presidio militare e città regia” a Castelseprio (Va) e Milano; “Reimpiego e recupero dell’antico in area spoletina in età longobarda” a Campello sul Clitunno (Pg) e Spoleto (Pg); “L’intelligenza nelle mani: produzione artigianale e tecniche di lavorazione in età longobarda” a Spoleto (Pg) e Roma; “Scritture in-colte: testimonianze di mezzi e strumenti per la comunicazione” a Benevento; “Le armi e il potere” a Monte Sant’Angelo (Fg) e Torino. Sala Verde (14–18): “Il bene nostro: Stati generali della gestione del patrimonio culturale dal basso” a cura di Giuliano Volpe docente di Archeologia all’Università di Foggia. Sala Onice (9:30–13:30): “Viaggi di cultura e archeologia”, rassegna di itinerari turistico-culturali a cura di TRAVELMARK – Comunicazione per il turismo; Sala Onice (14–18:30): “Vivere la preistoria”, l’esperienza degli Archaeological open-air museums a cura di IIPP – Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Sala 4 (9–13): “Sardegna: paesi dell’archeologia e archeologia di paesi”, luoghi esperienze idee per vivere l’archeologia con le comunità e far vivere le comunità con l’archeologia – Buone prassi per un turismo culturale condiviso a cura di Clematis Associazione Culturale; “Vestigia” Centro di Comunicazione e Didattica dei Beni Culturali UniCa; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna. Sala 4 (14–18): “L’Italia nel Mediterraneo”, incontro di culture tra passato e presente a cura di Agostino De Angelis attore e regista teatrale. Sala 9 (9–13): “Scavare nei depositi”, esperienze di ricerca, musealizzazione e valorizzazione del patrimonio archeologico dei depositi a cura di ANA – Associazione Nazionale Archeologi; Sala 9 (14–15:30): “#smARTradio”, l’arte di divulgare nell’era dei social – Il caso Aquileia a cura di Fondazione Radio Magica onlus; Sala 9 (16–18): “Sostenibilità e accountability”, un nuovo modello per le eccellenze archeologiche a cura di CoopCulture.

Dall’album della missione archeologica italiana a Usaklı-höyük (Turchia)

La cosiddetta Maschera d’oro di Agamennone conservata al museo Archeologico nazionale di Atene (foto museo Archeologico di Atene)

Visita virtuale alla Tomba di Tutankhamon con La Macchina del Tempo

Locandina della mostra “Mortali immortali. I tesori di Sichuan nell’antica Cina” al Mann di Napoli

Domenica 24 febbraio 2019. Sala Verde (9–14): “L’allegro museo”, metti una visita divertente e piacevole… a cura di CNR Istituto per Tecnologie applicate ai Beni Culturali; Sala Verde (14:30–18:15): “Dal mito alla storia. Le ricerche archeologiche ed epigrafiche dell’Università di Firenze nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo” a cura di Ilaria Romeo Dipartimento di Storia Archeologia Geografia Arte Spettacolo (SAGAS) con interventi su “Firenze cuneiforme. I testi del Museo Archeologico Nazionale e il loro futuro (un progetto del Dipartimento SAGAS in collaborazione con il Polo Museale della Toscana)”, “Missione archeologica italiana a Usaklı Höyük (MAIAC): Ittiti, Frigi e Galati a Usaklı Höyük. Continuità, crisi e trasformazione di un centro sacro dell’altipiano anatolico”, “Il culto del dio della Tempesta in Anatolia centrale: feste stagionali ed economia templare”, “Il racconto del viaggio e la realtà degli incontri: contaminazioni culturali nel Levante del nord”, “Micene “ricca d’oro”: la città di Agamennone?”, “Lino per l’eternità: bende di mummia e tessuti decorati”. Sala Onice (9:30–13:30): “Viaggi di cultura e archeologia”, rassegna di itinerari turistico-culturali a cura di TRAVELMARK – Comunicazione per il turismo; Sala Onice (14–17): “Tesori di memoria”, racconti dalle terre fra Adriatico e Tirreno a cura di Simona Rafanelli direttore Museo Civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia ed Elena Rodriguez direttore Museo Civico Archeologico di Verucchio. Sala 4 (9:30–10:30): “La macchina del tempo”, divulgazione della storia e passaggio in 3D: l’esperienza della tomba di Tutankhamon a cura de La Macchina del Tempo, coordinamento Massimo Sinigaglia cofounder “La Macchina del Tempo”. Sala 4 (11–13:30): “Il passato sotto i riflettori”, la comunicazione audiovisiva del patrimonio archeologico in Italia a cura di Eugenio Farioli Vecchioli e Luca Peyronel. Sala 4 (14–16): “Tesori del Sichuan”, ricerche siti e musei nella Cina del Sud-ovest. Sala 4 (16:30–18): “Una storia fiorentina. Sulle tracce del Vicino Oriente islamico” a cura della Cattedra di Archeologia medievale – Università di Firenze. Sala 9 (9:30-12:30): “Plug and tour”, storie di turismo culturale e innovazione collaborativa in Salento a cura di Cetma e Vivarch.

Il direttore generale Massimo Osanna mostra l’eccezionale scoperta del larario nella Regio V a Pompei (foto di Ciro Fusco)

“Quinto comandamento”, l’ultimo libro (settembre 2018) di Valerio Massimo Manfredi

Aquileia nel 2019 festeggia i 2200 anni dalla fondazione

XV incontro nazionale di Archeologia Viva. Si tiene sempre nell’auditorium, distribuito nelle tre giornate di lavori. Si inizia venerdì 22 al pomeriggio alle 14 con interventi da Giorgio Ieranò (“Arcipelago: isole e miti del Mar Egeo”) a Pierfrancesco Talamo (“Tra mare e vulcani: l’archeologia nei Campi Flegrei”); al generale Fabrizio Parrulli (“Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e la Task Force Unite4Heritage” a Valerio Massimo Manfredi (“Quinto comandamento. Riflessioni d’autore”). Sabato 23 (8:45-18): presentazione del Festival internazionale del cinema di Archeologia Arte Ambiente 2019 e consegna del premio “Riccardo Francovich” a cura della Società Archeologi Medievisti Italiani. Tra i numerosi interventi da segnalare Don Antonio Loffredo (”Miracolo di San Gennaro” al Rione Sanità: rinascita dal basso (anzi… dal sottosuolo!) di un grande complesso monumentale), Andrea Carandini (“Roma fra Agrippina e Adriano”), Massimo Osanna (“Pompei non finisce mai di sorprendere: ultime dagli scavi”), Giorgio Murru (“Torri e templi nella Sardegna Nuragica”), Miljenko Domijan (“Messaggi dall’Adriatico: Zadar/Zara, storica capitale della Dalmazia”). Domenica 24 (8:45-18): Fabio Martini ricorda “Paolo Graziosi: quel pioniere geniale dell’archeologia preistorica…”, Paolo Giulierini e Giuliano Volpe illustrano “La Cina in Italia. Mortali immortali: i tesori dell’antico Sichuan al Museo archeologico nazionale di Napoli” e Ran Hong Lin e Yi Li parlano de “La collaborazione tra Italia e Cina per i beni culturali”, Antonio Zanardi Landi e Cristiano Tiussi archeologo e direttore Fondazione Aquileia presentano “Aquileia: 2200 anni dalla fondazione”. Infine Alberto Angela porta il pubblico indietro di duemila anni con “Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità”.

Festa-incontro al museo Pigorini di Roma per l’uscita del libro “Racconti da museo. Storytelling d’autore per il museo 4.0” a cura di Cinzia Dal Maso: “Nei musei, le storie danno vita agli oggetti, e ci fanno sentire il contatto diretto con la vita vera di altri mondi”

Il museo Preistorico etnografico “Luigi Pigorini” all’Eur di Roma

La locandina dell’incontro “L’arte di raccontare l’arte” al museo Pigorini di Roma

Sarà una festa-incontro. L’appuntamento “L’arte di raccontare” è giovedì 17 maggio 2018 alle 17 al museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” all’Eur di Roma. L’occasione è di quelle ghiotte: l’uscita del libro “Racconti da museo. Storytelling d’autore per il museo 4.0”, a cura di Cinzia Dal Maso, pubblicato da Edipuglia, che raccoglie riflessioni di professionisti che hanno voluto mettere la loro arte di narratori al servizio dei musei, e in generale della comunicazione dei beni culturali. Gente che ha restituito la vita del passato con la penna, i pennelli, la cinepresa, la grafica, la realtà virtuale, i social media. Che svela i segreti del proprio mestiere e ragiona sul senso profondo di quel che fa. Ognuno a modo suo ma con fili che s’intrecciano e si rincorrono, e un punto fermo per tutti noi: il racconto è il modo migliore per creare attorno al museo una vera comunità. Ne parleranno: Filippo Maria Gambari, Antonio Lampis, Daniele Manacorda con la partecipazione di: Vincenza Ferrara, Marianna Marcucci, Rita Petruccioli, Luca Peyronel, Andrea Pugliese, Alessandro Rubinetti e degli autori Chiara Boracchi, Cinzia Dal Maso, Giuliano De Felice, Aldo Di Russo, Adele Magnelli.

La copertina del libro “Racconti da museo. Storytelling d’autore per il museo 4.0”, a cura di Cinzia Dal Maso, pubblicato da Edipuglia

L’home page di Archeostorie.it

La giornalista e scrittrice Cinzia Dal Maso

“Bisogna raccontare, sempre di più e meglio. Il passato ha continuo bisogno delle nostre storie per conservarsi nel presente”, interviene la curatrice Cinzia Dal Maso, giornalista e scrittrice, che si occupa di archeologia da una vita. Ha curato con Francesco Ripanti “Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta” (Cisalpino 2015) e ora dirige “Archeostorie. Journal of Public Archaeology” (www.archeostoriejpa.eu) che, assieme all’omonimo “Magazine” (www.archeostorie. it), promuove lo storytelling come strumento privilegiato di dialogo tra passato e presente. Questo libro delinea le caratteristiche del “narratore da museo” e le tecniche che deve mettere in campo. Realizzato dal team del Centro studi per l’archeologia pubblica Archeostorie®, si propone come prima guida per chiunque voglia cimentarsi nell’arte del racconto da museo. Chiunque voglia, grazie al racconto, creare attorno al museo una vera comunità. “Racconti da museo”, che delinea le caratteristiche del “narratore da museo” e le tecniche che deve mettere in campo, è stato realizzato proprio dal team del Centro studi per l’archeologia pubblica Archeostorie®, e si propone come prima guida per chiunque voglia cimentarsi nell’arte del racconto da museo. Chiunque voglia, grazie al racconto, creare attorno al museo una vera comunità. “Perché – assicura Cinzia Dal Maso – sono le storie a tenere in vita il mondo, a creare le comunità: si dice che una civiltà che non racconta più storie, è destinata a frantumarsi e morire. Nei musei, le storie danno vita agli oggetti, e ci fanno sentire il contatto diretto con la vita vera di altri mondi. Ma raccontare è un’arte: in realtà un misto di conoscenze, tecnica e arte. E quando il racconto entra in museo, le ultime due devono piegarsi alla conoscenza, essere al servizio del messaggio del museo. La fantasia deve seguire binari precisi. Per fare questo, servono persone capaci di narrare e al contempo dialogare con la ricerca scientifica. Professionisti che sappiano restituire la vita con la penna, i pennelli, la macchina fotografica, la cinepresa, la grafica, la realtà virtuale, i social media. Ogni strumento possibile, anche quello che ancora non c’è: perché l’importante non è lo strumento ma la storia”.

Poggio del Molino, balcone sul golfo di Baratti: luogo strategico di avvistamento dagli etruschi ai Medici, poi centro di produzione del garum, infine lussuosa villa romana. Qui potrebbe nascere il “Parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino”, dove cittadini e archeologi andranno a braccetto trascorrendo giornate all’aria aperta. Dipende da noi. Come? È facile, basta votare il progetto

Il manifesto del progetto del Parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino (Livorno)

Un voto per fare di un fantastico sogno archeologico – il parco di Poggio del Molino – in una esaltante realtà di archeologia condivisa. Archeologiavocidalpassato ha deciso di sostenere con un voto (il link diretto è questo qui: https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-1102) il progetto di Carolina Megale “Parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino” (Livorno) promosso dalle associazioni Archeostorie e Past in progress e iscritto nel bando di Aviva Community Fund. “Si tratta di un progetto destinato a portare una vera rivoluzione nel rapporto tra l’archeologia e i cittadini”, spiegano i promotori . “Un progetto che aprirà la via a un modo diverso – più nuovo, divertente, stimolante e proficuo – di intendere e vivere l’archeologia”. Ma vediamo un po’ meglio di che si tratta così da poter votare e far votare con maggior convinzione.

Dall’area archeologica di Poggio del Molino si apre un panorama mozzafiato

Innanzitutto la location: un balcone sul golfo di Baratti. L’area archeologica di Poggio del Molino sorge sul versante settentrionale dell’omonimo promontorio, spartiacque tra la spiaggia di Rimigliano a nord e il golfo di Baratti a sud. Il sito si estende su un pianoro che domina, a occidente, il tratto di mare compreso tra San Vincenzo e l’Isola d’Elba e, a oriente, le colline del distretto metallifero di Campiglia Marittima e la pianura che in antico ospitava il lago di Rimigliano. La cima del colle è occupata dalla suggestiva Villa del Barone, costruita nel 1923 dal Barone Luigi De Stefano e Assunta Vanni Desideri, figlia di Eugenio. Da una carta cinquecentesca, la “Bandita di Porto Baratti”, e documenti d’archivio dimostrano che il Poggio deve il suo nome alla “Torre nuova del molino”, l’edificio di avvistamento e difesa costiera fatto costruire alle pendici del promontorio da Cosimo I dei Medici nella prima metà del XVI secolo.

Le terme della grande villa romana a Poggio del Molino

Il sito archeologico. Il Poggio del Molino è stato frequentato e abitato fin dall’epoca preistorica, sul versante orientale e meridionale del promontorio dove, nel Bronzo finale (XI-X sec a.C.) fiorì un villaggio cui era collegata una necropoli. La prima fase dell’insediamento risale invece alla metà del II secolo a.C., quando fu costruito un’imponente fortezza che doveva proteggere il territorio e la città di Populonia dagli attacchi dei pirati che in quel periodo infestavano il Mediterraneo. Con la vittoria di Pompeo contro i pirati, nel 67 a.C., la funzione dell’edificio venne meno e tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C. fu trasformato in fattoria con annessa cetaria, uno stabilimento artigianale destinato alla produzione di garum e salsamenta (salse di pesce ottenute con diversi procedimenti), attrezzato con vasche per la macerazione del pesce. La produzione del garum cessò nella seconda metà del I secolo d.C. e intorno alla metà del II secolo, l’intero edificio subì una profonda ristrutturazione che lo trasformò in una villa marittima. Attorno a un ampio peristilio centrale si affacciavano a sud-ovest il quartiere residenziale, con stanze da letto e da pranzo riccamente affrescate e pavimentate a mosaico, e a sud-est il quartiere domestico-servile, con la cucina e gli alloggi del personale. A nord-ovest della corte si estende, invece, il complesso termale, al cui rifornimento provvedeva un possente deposito sopraelevato, alimentato da un pozzo a cui era probabilmente connesso un sistema di approvvigionamento azionato da una noria. Delle terme sono stati scavati il tepidarium e il caldarium, anch’essi decorati da pitture e mosaici. A nord, lungo la scarpata che si affaccia sul mare, si sviluppava, ad unire thermae ed hospitalia, una sorta di corridoio belvedere, attrezzato con vasche e fontane.

Elmo del IX-VIII sec. a.C. dalla necropoli di Poggio del Molino

Luogo ideale per studiare la pirateria antica. “Poggio del Molino si trovava nella posizione giusta per controllare tutto il braccio di mare che va fino all’isola d’Elba”, spiega Galatea Mariangela Vaglio di Archeostorie. “Populonia, che è l’unica città etrusca fondata direttamente sul mare e non nell’entroterra, usava probabilmente questo avamposto per controllare i suoi commerci e intercettare le navi di chi tentava di intrufolarsi in rotte che erano sue. Dalle alture di Poggio del Molino, nel 453 a. C. avreste potuto seguire la furiosa battaglia che si svolse fra etruschi di Populonia e siracusani, dopo che i siracusani decisero di mandare una flotta di 60 navi per punire i pirati di Populonia che davano loro fastidio nei commerci. Fu uno scontro epico, di cui ancora si trovano alcune tracce nei reperti (elmi, armi) ritrovate in relitti affondati nei dintorni. Immaginatevi il cozzo delle navi, le bestemmie agli dei, la lotta fra due potenze che vogliono l’esclusivo controllo sul Mediterraneo e sui commerci. Uomini duri che si scannano sul mare, fra frecce che saettano e arrembaggi. Questo è Poggio del Molino”.

Scavi archeologici in atto nel sito di Poggio del Molino

L’archeologa Carolina Megale a Poggio del Molino

Cartello indica la zona degli scavi a Poggio del Molino

Le ricerche archeologiche.  Le prime ricognizioni sistematiche sul Poggio del Molino furono condotte agli inizi degli anni Settanta dai volontari dell’Associazione Archeologica Piombinese; il loro intervento permise di chiarire l’entità del sito archeologico e di segnalare le ripetute azioni distruttive dei clandestini. Tra il 1984 e il 1988 un’équipe dell’Università di Firenze, diretta dal professor Vincenzo Saladino, intraprese il primo scavo sistematico della villa. Sebbene le indagini, alle quali presero parte gli studenti dell’Istituto di Archeologia di Firenze, avessero portato alla luce soltanto una porzione limitata della villa, permisero di definire i caratteri fondamentali connessi con la sistemazione dell’impianto nel III secolo. Dopo vent’anni di interruzione, “dal 2008 gli scavi”, racconta Cinzia Dal Maso di Archeostorie, “sono ripresi sotto la direzione della soprintendenza e dell’università di Firenze, e coordinati da Carolina Megale, una colonna di Archeostorie. Carolina ha aperto da subito lo scavo ai cittadini: attraverso un accordo tra l’associazione Past in Progress – di cui Carolina è presidente, e che gestisce tutte le operazioni – e l’Earthwatch Institute statunitense, accoglie ogni anno volontari desiderosi di sperimentare il mestiere dell’archeologo”. L’obiettivo generale del progetto è dare un contributo alle conoscenze sulla storia del territorio di Populonia dall’età tardo-repubblicana e imperiale fino ai primi secoli del Medioevo. Le fasi di vita connesse all’occupazione romana di questo tratto della costa tirrenica, infatti, sono ancora, nel dettaglio, largamente sconosciute. L’obiettivo primario, dunque, è riportare in luce il monumento nella sua interezza, ricostruirne l’aspetto nelle molteplici fasi di vita, dal periodo romano a quello tardoantico, e comprenderne le relazioni con il territorio circostante (il mare, il lago ormai prosciugato di Rimigliano, le miniere dell’Elba e del campigliese, il sistema viario, ecc.). “Con i contributi dei volontari – continua Dal Maso – Carolina finanzia lo scavo: lei fa crowdfunding e crowdsourcing da dieci anni oramai. Poi accoglie studenti dell’università e del liceo, ha avviato una scuola di restauro per la sistemazione dei mosaici della villa, e apre le porte di continuo a visitatori desiderosi di scoprire il luogo. Insomma a Poggio del Molino ogni visitatore è benvenuto, da sempre”.

Manifesto del nuovo parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino

Gli archeologi incontrano il pubblico a Poggio del Molino

Il parco di archeologia pubblica condivisa. L’area archeologica è stata acquistata dal Comune di Piombino nel 2014: potrebbe essere aperta al pubblico, ma i lavori di scavo sono ancora in corso. “Per questo”, intervengono i promotori, “abbiamo pensato di realizzare un parco per l’archeologia e il tempo libero che proporrà di continuo attività adatte a tutti (work in progress, stay tuned!), ma che avrà negli archeologi al lavoro il suo punto di forza. Chiunque potrà osservare liberamente gli scavi in corso, chiedere informazioni, dare una mano nelle mansioni meno tecniche, oppure anche lavorare da volontario come si è sempre fatto. Insomma sarà uno scavo aperto, un lavoro condiviso di continuo con tutti i frequentatori del parco”. Sarà così passare le domeniche a tu per tu con gli archeologi, avvicinando i cittadini all’archeologia e all’amore per il nostro passato. “E cosa c’è di meglio, per apprezzare il passato, che toccarlo con mano?”, si chiede Dal Maso. “Toccare il coccio che l’archeologo ha appena portato alla luce, oppure il pavimento a mosaico che sta emergendo dalla terra, o la pietra di un antico frantoio. Si tocca il passato e subito si sente il contatto diretto con chi ha usato quegli oggetti migliaia di anni prima. Non servono tante faticose spiegazioni, basta quell’emozione immensa: e subito scatterà una serie infinita di curiosità, e allora anche le spiegazioni avranno senso. Ecco cos’è un Parco di archeologia condivisa, che a noi piace chiamare semplicemente PArCo: un’idea rivoluzionaria che vogliamo sperimentare a Poggio del Molino ma replicabile ovunque. Un luogo dove tutti possono – trascorrendo una giornata divertente all’aria aperta – toccare con mano il passato”.

Giovani volontari collaborano nelle ricerche archeologiche a Poggio del Molino

È tempo di votare. Non siete ancora convinti della bontà del progetto di Poggio del Molino? “un qualcosa di diverso di più rispetto ai consueti parchi archeologici ingessati”, come ricorda Galatea Vaglio: “un posto dove accanto agli scavi il pubblico possa entrare, fare pic nic, passeggiate in famiglia, svolgere attività sportive e culturali”.  E allora guardate questo video

Convinti? E allora votate. È semplicissimo, basta registrarsi e votare il progetto di Past in Progress qui: https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-1102 Avete 10 voti a disposizione. Forza.