Archivio tag | Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici di Rovigo (Cpssae)

Rovigo. Al museo dei Grandi Fiumi al via “Padusa incontri” promossi dal CPSSAE su “Le vie d’Acqua. Archeologia, viaggi e scambi nell’antico Polesine”. Ecco il programma

Quattro conferenze dedicate a “Le vie d’Acqua. Archeologia, viaggi e scambi nell’antico Polesine”: sono il programma di “PADUSA INCONTRI”, ciclo di conferenze per la valorizzazione del patrimonio dei beni archeologici, storici ed etnografici polesani, proposto dal CPSSAE per l’anno 2025. Appuntamento in Sala Flumina del museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, alle 16, sabato 4 ottobre, sabato 18 ottbre, sabato 15 novembre e venerdì 21 novembre 2025. Il tema di quest’anno sono dunque i fiumi e le vie d’acqua, visti come vettori e connettori attraverso i quali le comunità entravano in relazione con persone, beni materiali e idee anche di provenienze estremamente lontane. Gli incontri, realizzati in collaborazione con il Comune di Rovigo – Museo dei Grandi Fiumi, l’Accademia dei Concordi di Rovigo, e Aqua. Ambiente Cultura Turismo, saranno introdotti e moderati dai soci del CPSSAE Paolo Bellintani, Sandra Bedetti, Alessandra Marcante e dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria, Alberta Facchi.

Primo appuntamento sabato 4 ottobre 2025: “Acque e terre emerse nel Polesine medievale” con Raffaele Peretto, già direttore del museo dei Grandi Fiumi, e Giorgio Osti, sociologo UniPD. Dal passato più prossimo e da Rovigo, dove sembra essersi persa la memoria del rapporto città/fiume che invece caratterizzò l’origine del capoluogo polesano.

Secondo appuntamento sabato 18 ottobre 2025: “Un fiume di soldi. Monete e traffici in età antica lungo il Po” con Andrea Stella (numismatico – UniPD) e da Raffaele Peretto (CPSSAE). Lungo vie d’acqua viaggiarono soldi (e soldati) in età romana. La monetazione è una fonte documentaria che ci parla non solo di scambi commerciali ma anche della mobilità delle persone da un capo all’altro dell’impero.

Terzo appuntamento sabato 15 novembre 2025: “Dal Nilo al Po: le origini del vetro in Europa” con Paolo Bellintani (archeologo – CPSSAE) e Ivana Angelini (archeometrista – UniPD). in occasione del Festival “Sulle vie dell’ambra 2025 – ambra e vetro trasparenze erranti”, sposteranno l’attenzione sulla tematica del vetro: dall’Egitto, una delle regioni originarie di questa piro-tecnologia, all’antico delta del Po, in particolare a Frattesina, dove ebbe avvio la prima manifattura vetraria d’Europa.

A conclusione del ciclo, venerdì 21 novembre 2025: “Insediamenti navigazione e portualità lungo l’arco alto Adriatico prima della romanizzazione” con Silvia Paltineri (archeologa – UniPD) e Giovanna Gambacurta (archeologa – UniVE) parleranno di navigabilità e delta padano al tempo di Adria etrusca.

Locri (RC). Per la rassegna “Un caffè… storicamente corretto” promosso dal museo nazionale Archeologico di Locri Epizefiri e dal Circolo di Studi Storici Le Calabrie la conferenza “Pretoriate Survey: indagini topografiche nella vallata del Torbido”, col prof. Antonino Facella dell’università di Genova

locri_archeologico_ciclo-caffè-storicamente-corretto_𝐏𝐫𝐞𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐭𝐞-𝐬𝐮𝐫𝐯𝐞𝐲-𝐢𝐧𝐝𝐚𝐠𝐢𝐧𝐢-𝐭𝐨𝐩𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞-𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚-𝐯𝐚𝐥𝐥𝐚𝐭𝐚-𝐝𝐞𝐥-𝐓𝐨𝐫𝐛𝐢𝐝𝐨_ruga_locandinaAl museo Archeologico nazionale di Locri Epizefiri, dopo la pausa agostana, siamo arrivati all’appuntamento di settembre con “Un caffè…storicamente corretto”, il ciclo promosso il giovedì dal parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri con il Circolo di Studi storici “Le Calabrie” e il patrocinio del Comune di Locri, curato da Elena Trunfio e Marilisa Morrone, arrivato al suo settimo appuntamento. Martedì 24 settembre 2024, alle 17.30, nella meravigliosa cornice dei reperti di Locri Epizefiri, sarà la volta del prof. Antonino Facella dell’università di Genova, con la conferenza “Pretoriate Survey: indagini topografiche nella vallata del Torbido”. Oltre alla consueta introduzione della direttrice Trunfio e della presidente del Circolo Morrone, interverrà Alfredo Ruga, funzionario archeologo della soprintendenza di Catanzaro e Crotone. L’evento è gratuito e non è necessaria la prenotazione.

Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini” promosso da soprintendenza, università di Padova e Roma, e CPSSAE nell’ambito del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo. Parleranno tutti i protagonisti delle ricerche. Per i bambini un laboratorio speciale

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Non sono passati neppure due mesi dalla chiusura della campagna 2023 a Frattesina e Villamarzana, in Polesine, nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, ed è tempo di “rendere conto” agli abitanti di questi territori, prima ancora che agli studiosi, quanto emerso dalle ultime ricerche e quali prospettive ci sono per il futuro. Così, In linea con la mission del progetto, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma La Sapienza e il CPSSAE in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) e le amministrazioni comunali di Fratta Polesine e Villamarzana, organizzano per sabato 18 novembre 2023, alle 16.15, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini”, con l’obiettivo di presentare alle comunità locali i risultati raggiunti nel corso delle campagne di scavo condotte nell’estate 2023. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it, 0425668523. Per i bambini, nella stessa giornata, alle 15.30, sarà organizzato sempre al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, un laboratorio didattico gratuito a cura della cooperativa sociale Scatola Cultura, dedicato allo scavo archeologico. Info e prenotazioni: visitmuseofrattapolesine@scatolacultura.it, 3891208491

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Proprio grazie ai finanziamenti di fondazione Cariparo, Soprintendenza, Università di Padova e Roma, e CPSSAE hanno potuto riprendere gli studi sui grandi insediamenti della fine dell’età del bronzo e dell’inizio dell’età del ferro (XII-X secolo a.C.) di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana che, in quel periodo storico, rappresentavano uno snodo di importanza fondamentale nelle relazioni tra Europa, Italia peninsulare e Mediterraneo. In tal senso, il progetto “Prima Europa” prevede, oltre allo studio e alle analisi dei reperti provenienti da indagini pregresse, anche e soprattutto la ripresa delle ricerche sul campo, al fine di fornire un’immagine più precisa possibile delle caratteristiche dei due abitati e più in generale dell’organizzazione territoriale del Polesine.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Apriranno l’incontro i saluti istituzionali di Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Paolo Carafa, prorettore del Patrimonio archeologico della Sapienza-Università di Roma; Monica Salvadori, prorettrice con delega al Patrimonio artistico, storico e culturale e delega al sistema bibliotecario di Ateneo dell’università di Padova; Elena Biasin, consigliere del Comune di Rovigo per il museo dei Grandi Fiumi; Cinzia Mantovani, assessore alla Cultura del Comune di Fratta Polesine; Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; e Adriano Azzi, presidente dell’associazione “Il Manegium”.

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L’archeologo Paolo Bellintani del CPSSAE segue gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

Seguiranno gli interventi dedicati ai risultati degli scavi archeologici tenuti da Andrea Cardarelli (uniroma), Paolo Bellintani (cpssae), Nicola Cappellozza (sap) e Ivana Angelini (unipd) per lo scavo di Frattesina (“Le indagini 2023 a Frattesina di Fratta Polesine: primi risultati e prospettive future”) e da Michele Cupitò (unipd) e Paola Salzani (sabap-vr) per lo scavo di Villamarzana (“Le indagini 2023 nel sito di Villamarzana: primi risultati e prospettive di ricerca”). Un contributo sarà infine dedicato alle attività di comunicazione e archeologia pubblica realizzate nell’ambito del progetto dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con Maria Letizia Pulcini e Andrea Gardina (drm-veneto) su “Raccontare l’Archeologia. Attività di comunicazione e valorizzazione delle indagini 2023 a Frattesina e Villamarzana”.

Esclusivo. Col direttore dello scavo prof. Michele Cupitò (unipd) visita guidata alla scoperta del sito protostorico di Villamarzana (Ro) che sembra vocato alla produzione agricola, fonte di sostentamento del fabbisogno alimentare probabilmente per il vicino sito di Frattesina. Ecco gli obiettivi anche ambiziosi della ricerca inserita nel progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” con una mission: valorizzare e comunicare

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Campi coltivati a mais nel medio Polesine: in mezzo la piccola trincea di scavo del sito protostorico di Villamarzana (foto graziano tavan)

I campi di mais appena tagliato si perdono a vista d’occhio nella pianura polesana dove oggi, come tremila anni fa, si pratica l’agricoltura. Come sta dimostrando il sito protostorico di Villamarzana (X – IX sec. a.C.) di quasi 80 ettari, dove dal 4 settembre 2023 è attiva la prima campagna di scavo diretta dal prof. Michele Cupitò del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che segue quelle del 1970 (diretta da Leone Fasani) e del 1993 (diretta da Luciano Salzani) e i sondaggi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nel 2004.

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Una delle aree di scavo della campagna 2023 del sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Villamarzana si trova a una decina di chilometri da Rovigo, a soli tre da Fratta Polesine dove è noto dalla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso il villaggio protostorico di Frattesina (XIII – IX sec. a.C.) che copre un’area di 20 ettari, in questo periodo oggetto di scavi da parte dell’università Roma La Sapienza e del Cpssae di Rovigo. Entrambi i siti sorsero lungo un ramo del Po di Adria, oggi un paleoalveo, ma presentano caratteristiche diverse. E se dell’abitato di Frattesina, la cui scoperta stupì il mondo degli studiosi, si sa molto, di Villamarzana è ancora quasi tutto da definire: rispetto a Frattesina, qui sembra emergere un’estensione sì più grande ma con tessuto abitativo più rarefatto, meno densamente occupato. Villamarzana potrebbe quindi diventare il testimonial della vita dei nostri antenati di tremila anni fa fornendoci notizie sull’ambiente in cui vivevano e su cosa coltivavano. E quindi grazie a questa campagna di scavo si potrà chiarire anche il rapporto con la vicina Frattesina di cui Villamarzana, ma è solo un’ipotesi al momento tutta da dimostrare, e la prudenza degli archeologi è d’obbligo, potrebbe essere stata il “granaio” o comunque la fonte di sostentamento.

villamarzana_sito-protostorico_incontri-pubblici_locandinaEntrambi i piani di ricerca archeologica rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione CARIPARO, che mira a integrare l’aspetto della ricerca sullo straordinario patrimonio protostorico del Medio Polesine con quello della sua valorizzazione. In linea con la mission del progetto, a Villamarzana il 14 e per il 27 settembre 2023 vengono organizzati due eventi di archeologia pubblica. Un bell’esempio di archeologia pubblica che vede coinvolto anche il Comune di Villamarzana con il sindaco Daniele Menon, il cui supporto è stato, è e sarà essenziale.

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Il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana, mostra alcune stratigrafie (foto graziano tavan)

Per saperne di più abbiamo chiesto al prof. Michele Cupitò di introdurre i lettori di “archeologiavocidalpassato.com” al sito protostorico di Villamarzana. Una visita guidata esclusiva in quattro step per capire meglio la ricerca archeologica, i suoi obiettivi e il rapporto con il territorio. Per prima cosa il prof. Cupitò ci introduce al progetto Prima Europa; quindi fa una disamina della storia degli scavi, e del sito sotto l’aspetto geomorfologico e topografico in rapporto al sito di Frattesina; il professore illustra poi la campagna di scavo 2023 e infine ci porta alla scoperta dei laboratori temporanei a supporto della ricerca archeologica.

“Il progetto Prima Europa – esordisce Cupitò – è un progetto di ricerca archeologica finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha fortemente voluto investire sul recupero di questo straordinario patrimonio archeologico, nello specifico protostorico, che caratterizza il Polesine in generale e il medio Polesine in particolare, soprattutto l’area compresa tra i due grandi siti di Villamarzana e di Frattesina. Gli enti che sono coinvolti nel progetto sono la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza nella persona della dott.ssa Paola Salzani, e per quanto riguarda lo scavo di Villamarzana il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova; per quanto riguarda invece lo scavo di Frattesina a Fratta Polesine, che è in corso in questo stesso periodo, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università di Roma la Sapienza e il Cpssae di Rovigo. Nel tempo inoltre è stata messa in atto una sinergia molto importante con la direzione regionale Musei del Veneto e, in particolare, con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine diretto dalla dott.ssa Maria Letizia Pulcini soprattutto per gli aspetti della comunicazione. Lo scavo a Villamarzana è diretto dal prof. Michele Cupitò, lo scavo a Frattesina è diretto dal prof. Andrea Cardarelli dell’università di Roma e dal dottor Paolo Bellintani del Cpssae”.

“Il grande sito di Villamarzana – riprende Cupitò – è noto fin dagli anni ’70 del Novecento, scavo condotto dal professor Fasani e dal dottor Luciano Salzani, poi approfondito negli anni ’90. Però è un sito che è rimasto un po’ all’ombra rispetto alle straordinarie evidenze di Frattesina. E cito questo importantissimo sito non a caso perché si tratta di due siti molto vicini, troppo vicini – diciamo – nel senso che una delle ragioni fondamentali che noi cerchiamo di capire è perché due siti di così grande importanza e di così grandi dimensioni siano sorti l’uno vicino all’altro. E questo già ci fa immaginare che ci fosse una relazione stretta tra questi due insediamenti, cioè che si trattasse di un sistema insediativo e non di siti separati. Allora per cercare di porsi le domande giuste su Villamarzana è inevitabile parlare del pre Villamarzana perché Villamarzana, a differenza di Frattesina, è un sito che nasce solo allo scorcio dell’Età del Bronzo, cioè nel X secolo a.C. e perdura fino ai primi inizi dell’Età del Ferro. Frattesina invece, che appunto si trova a pochi chilometri a Ovest di Villamarzana, ha una vita molto più lunga. È già un insediamento vivo nel XIII secolo, cioè nella fase che gli archeologi chiamano Età del Bronzo recente, si sviluppa, e raggiunge la straordinaria evidenza, che tutti voi potete vedere in museo e nelle pubblicazioni, tra il XII e l’XI secolo a.C., soprattutto quindi nelle prime fasi del Bronzo finale. Con il X secolo, dicevo, pochi chilometri a Est di Frattesina, cioè dove ci troviamo qui, e sulla stessa sponda del Po di Adria, che si trova a Nord di entrambi i siti, nasce appunto il sito di Villamarzana. Che è un sito di enormi dimensioni, ma su queste enormi dimensioni bisogna riflettere. Cioè le enormi dimensioni di Villamarzana sono determinate ad oggi fondamentalmente solo sulla diffusione dei materiali di superficie, ceramiche, reperti, che le arature hanno portato in superficie. Non è detto ovviamente che uno spargimento di ceramica corrisponda a un’area abitativa in senso proprio. E le prospezioni magnetometriche che abbiamo condotto già nell’agosto nel 2022 mostrano proprio questa situazione, cioè che Villamarzana probabilmente era un sito composto da nuclei giustapposti, vicini, che occupano complessivamente un’estensione di anche 80 ettari, ma separati tra loro da aree destinate alle attività produttive primarie, cioè l’agricoltura, l’orticoltura, l’allevamento”.

“La campagna di scavo 2023, che attualmente è in corso – il prof. Cupitò entra nel vivo -, è iniziata il 4 settembre ’23 e poggia su quelle che erano state le ricerche pregresse che avevamo condotto già nel 2022, prospezioni magnetometriche finalizzate a leggere senza scavare le evidenze che stanno sotto il piano di campagna in modo da avere un’idea di dove si vanno ad aprire gli scavi, e poi appunto su due trincee di verifica che abbiamo aperto nel dicembre 2022: una più a Nord che corrisponde a un’area che mostrava una forte concentrazione di strutture apparentemente abitative, comunque a strutture di una certa rilevanza, e invece una seconda in un settore più a Sud che coincideva con un fossato o un canale, non abbiamo ancora chiaro se si trattasse di un canale naturale antropizzato o di un fossato antropico in senso proprio, che sembra cingere questa parte dell’insediamento. L’obiettivo chiaramente era quello di leggere in contemporanea un segmento del tessuto abitativo e poi questo aspetto molto importante della delimitazione del sito. Perché di Villamarzana per ora poco è noto e quasi nulla dal punto di vista topografico.

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Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

“Gli scavi che sono ora in corso, per cui do delle informazioni che domani potrebbero essere anche superate, perché fa parte dell’archeologia procedere per integrazioni di dati costanti, nella parte che noi ipotizzavamo essere occupata da case mostrano che in realtà probabilmente non siamo in un’area veramente di case abitazioni, ma più probabilmente di impianti di tipo produttivo. Non è ancora chiaro per la produzione di cosa, quello che tendiamo a escludere è che si trattasse di aree artigianali in senso proprio cioè per la produzione la lavorazione del bronzo, del vetro, della ceramica, dell’osso del palco di cervo. È possibile anche, sulla scorta di confronti con altri contesti che sul piano stratigrafico sono analoghi, si trattasse di aree destinate alla trasformazione delle derrate alimentari, in particolare dei cereali.

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Il prof. Cupitò mostra quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, a delimitare il sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Nel secondo settore, quello prossimo all’area di delimitazione del sito, l’obiettivo è quello di verificare appunto l’andamento di quella che sembra essere una struttura di perimetrazione, una sorta di palizzata, bruciata, che abbiamo identificato già nel dicembre 2022, e di scavare un dato molto importante che sono sicuramente gli spessori di un’area destinata a campi o orti. È quindi chiaro che il sito di Villamarzana, perlomeno per quello che stiamo vedendo adesso, ci darà – ed è questo quello che più di tutto ci interessa – delle informazioni collaterali rispetto a quello che è lo scavo “normale” di un’area abitativa. Cioè finalmente si aprirà una finestra su quello che era tutto l’hinterland che però era la base fondamentale della vita dele comunità: cioè le aree dei campi, le aree degli orti, le aree di lavorazione dei cereali e, quindi, una finestra sull’ambiente. Ecco noi riteniamo che a Villamarzana che potrebbe avere avuto anche una funzione in qualche modo collegata a Frattesina come centro produttivo per il sostentamento del fabbisogno alimentare di questo sito vocato invece principalmente all’artigianato e allo scambio, vorremmo tentare di aprire una finestra su quella che era la campagna e l’agricoltura di questo territorio tremila anni fa. Ed è molto bello – secondo me – vedere come noi camminiamo su campi di oggi e sotto i nostri piedi, a 60-70 centimetri, abbiamo campi o comunque aree di produzione agraria antiche oltre tre millenni.

“Perché comunicare? Perché comunicare è la base fondamentale per far conoscere, e conoscere è la base fondamentale per valorizzare, parola che ormai è estremamente utilizzata, fondamentale, però è una parola che talvolta è più uno slogan che una realtà. Noi vogliamo invece cercare di riempire la parola valorizzazione, comunicazione, con dei contenuti che sono di fatto il tentativo di ricostruire la vita di questo territorio qualche migliaio di anni fa e renderla attuale”.

“In concomitanza con lo scavo sul campo, il progetto Villamarzana – conclude il direttore dello scavo – ha previsto anche l’allestimento di laboratori temporanei in un’area molto piacevole – un piccolo giardino pubblico comunale – e all’interno di uno stabile di proprietà della parrocchia che, grazie ai buoni rapporti con il Comune di Villamarzana che è fondamentale dal punto di vista del supporto, siamo riusciti ad avere. In questo laboratorio temporaneo si processano fondamentalmente quattro cose: il primo di tutto, a livello informatizzato, è l’elaborazione di piante, foto piani, quindi tutta la documentazione di scavo, che è a tre chilometri di distanza, quindi molto comodo, e quindi c’è anche la possibilità di avere subito un riscontro di quelle che sono le attività, di verifica di quelle che sono le attività di campo.

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Laboratori temporanei: il prof. Cupitò nel settore dove si puliscono i reperti dal sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Poi naturalmente c’è il primo processamento dei materiali dei reperti di tutti i tipi, dalla ceramica, alle faune, agli elementi in osso e palco di cervo, che vengono lavati, catalogati. E poi molto importante proprio per quello che è l’obiettivo del progetto, quello di essere un progetto che non guarda solo il sito ma guarda anche molto l’ambiente nel quale il sito tremila anni fa era inserito, del quale faceva parte, sono due settori: uno dedicato allo studio praticamente sul posto delle faune, cioè dei resti di pasto, per capire quindi che tipo di animali venivano allevati e consumati, e lo sfruttamento degli animali; e l’altro, attraverso la setacciatura con acqua o flottazione, dedicato allo studio dei macroresti vegetali, quindi semi, carboni, che possono darci una informazione molto importante su quella che era appunto la copertura vegetale, l’ambiente e soprattutto quelle che erano le colture, cosa veniva coltivato, cosa veniva sfruttato per l’alimentazione a livello vegetale. Altro aspetto importante che però è affrontato in un altro laboratorio non sul campo ma a Padova, è quello che riguarda la palinologia e la micromorfologia che sono curati dal collega Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze che sono un altro tassello per la ricostruzione da un lato dell’ambiente più in senso ampio attraverso lo studio dei pollini, dall’altro da un punto di vista – attraverso la micromorfologia – della composizione reale degli strati. Quindi che cosa contengono, come si sono formati: una decodificazione sempre più approfondita di quelli che sono i segreti della stratigrafia che speriamo di svelare”.

A mezzo secolo dalla scoperta del grande abitato protostorico dell’età del Bronzo il museo dei Grandi Fiumi di Rovigo ospita la tre giorni di convegno internazionale “Frattesina cinquant’anni dopo. Il Delta del Po tra Europa e Mediterraneo nei secoli attorno al 1000 a.C.”

Era il 1967 quando i soci del Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici di Rovigo (Cpssae) scoprirono nelle campagne a sud-est dell’attuale centro di Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, l’abitato di Frattesina, villaggio protostorico sorto nel XIII secolo a.C. (Bronzo recente) che si estendeva per oltre 20 ettari (come mostra il video qui sopra del 2017 di Michele Baldo) lungo la riva destra del Po di Adria, il maggiore ramo del fiume durante l’età del Bronzo.  Frattesina conobbe la sua massima fioritura nel XII-XI sec. a.C. (Bronzo finale) seguita da una fase di decadenza fino all’inizio dell’età del Ferro (X sec. a.C.). Nel 50° anniversario della scoperta di Frattesina, al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo dal 13 al 15 aprile 2018 il Cpssae promuove il convegno internazionale “Frattesina cinquant’anni dopo. Il Delta del Po tra Europa e Mediterraneo nei secoli attorno al 1000 a.C.”. Un convegno che è già un successo a due settimane dalla sua apertura: gli organizzatori avvisano che per le giornate del 14 e 15 aprile non si accettano ulteriori iscrizioni, per superamento degli iscritti rispetto alla capienza della sala.

Il convegno si articolerà in tre giornate e su tre diverse tematiche: venerdì 13, i musei archeologici in Polesine a quattro anni dalla riforma Franceschini; sabato 14, il territorio tra Adige e Po nella tarda età del Bronzo; domenica 15, il “fenomeno Frattesina” tra Europa e Mediterraneo. Sono previste inoltre: una tavola rotonda dedicata alle tematiche della valorizzazione, della ricerca e della tutela nell’ambito archeologico museale; la presentazione del numero LI della rivista Padusa (Nuova Serie); la presentazione del volume “Frattesina: un centro internazionale di produzione e di scambio nella Tarda Età del Bronzo del Veneto” (Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei – Memorie di Scienze Morali); visite guidate del Museo Civico dei Grandi Fiumi di Rovigo e di quello Archeologico Nazionale di Fratta Polesine. Gli atti del convegno saranno pubblicati nel prossimo numero di Padusa, rivista archeologica del Cpssae.

Sono passati cinquant’anni dalla scoperta e dai primi scavi dell’abitato protostorico di Frattesina

Ricco il programma. Prima giornata venerdì 13 aprile 2018 “Cinquant’anni dopo… Giornata di studi sulla valorizzazione del patrimonio culturale del territorio”, coordinata da Simonetta Bonomi. Dopo i saluti, apre i lavori alle 10.30, Raffaele Peretto, presidente del Cpssae di Rovigo, “La scoperta di Frattesina, il Cpssae e la nascita del museo Archeologico di Rovigo”; 10.50, Massimo Bergamin, sindaco di Rovigo, “Rovigo capitale europea della cultura 2021: la grande sfida”; 11.10, Cristiano Corazzari, assessore al Territorio, Cultura e Sicurezza della Regione del Veneto, “Musei e valorizzazione del territorio Veneto”; 11.30, Giuliano Volpe, “I musei e la riforma Franceschini”; 12, visita guidata al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo a cura di Raffaele Peretto, già direttore del museo. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana inizia alle 14.30, con la tavola rotonda “Musei e territorio: l’archeologia tra tutela, valorizzazione e ricerca a quattro anni dalla riforma Franceschini” presieduta da Piero Pruneti. Intervengono: Pierluigi Cellarosi, Maria Teresa De Gregorio, Alberta Facchi, Daniele Ferrara, Federica Gonzato, Fabrizio Magani, Franco Nicolis, Carlo Peretto, Cristina Regazzo, Chiara Vallini.

Ambre ritrovate a Campestrin di Grignano Polesine oggi al museo dei Grandi Fiumi (foto RovigoOggi.it)

Il tesoretto al museo archeologico di Fratta Polesine

Seconda giornata sabato 14 aprile 2018 “La bassa pianura tra Adige e Po dalla tarda età del Bronzo all’inizio dell’età del Ferro”  coordinata da Maria Bernabò Brea e Anna Maria Bietti Sestieri. Alle 9.30, Paolo Bellintani presenta il numero 51 di Padusa, rivista del Cpssae. La Nuova Serie; 9.45, Giovanna Gambacurta, Claudio Balista, Marco Bertolini, Fiorenza Bortolami, Fiorenzo Fuolega, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Elisabetta Rizzoli, Ursula Thun Hohenstein, Erika Valli su “L’insediamento dell’età del Bronzo medio-recente di Adria (località Amolara) avamposto orientale della polity delle Valli Grandi Veronesi?”; 10.10, Claudio Balista, Maurizio Cattani, Lisa Guerra, Elena Maini, Paolo Marcassa, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Luca Rinaldi, Stefania Zuffi su “L’abitato di Ca’ Spadolino di Coccanile (Copparo – FE) e il popolamento lungo i rami meridionali del delta del Po nell’età del Bronzo”; 10.35, Michele Baldo, Claudio Balista, Paolo Bellintani su “Frattesina di Fratta Polesine: estensione, infrastrutture, definizione di aree funzionali ed evoluzione paleo-idrografia del territorio. Metodologie “a basso impatto” e risultati delle indagini sul campo – anni 2014-2016”. Alle 11.20, Luciano Salzani, Paolo Bellintani, Michele Baldo, Mirka Disarò, Ursula Thun Hohenstein su “Campestrin di Grignano Polesine: le ricerche sul campo”; 11.45, Elodia Bianchin Citton su “L’abitato protostorico di Montagnana-Borgo S. Zeno: aspetti topografici e infrastrutturali”; 12.10, Armando De Guio, Claudio Balista, Andrea Betto, Laura Burigana, Luigi Magnini su “Le Valli Grandi Veronesi e il Progetto AMPBV: linee di una rotta interpretativa bottom-up “contro-corrente” in un’area nodale di formazione della complessità sociale europea”. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana coordinata Andrea Cardarelli e Mark Pearce apre alle 14.30: Thun Hohenstein, Ivana Angelini, Paolo Bellintani su “Aspetti tecnologici e archeometrici delle ambre di Campestrin di Grignano Polesine”; 14.55, Paolo Bellintani su “Le perle d’ambra tipo Tirinto. Per una revisione della problematica”; 15.20, Mateusz Cwaliński, Janusz Czebreszuk su “Circulation of amber in the Western Balkans during the Bronze Age and its significance for tracing trans-Adriatic contacts”. Segue la sessione dei poster col coordinamento scientifico di Massimo Saracino. E alle 18.15, partenza con autobus per Fratta Polesine con visita guidata alle 19  del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine a cura di Federica Gonzato.

Scavi archeologici recenti al sito protostorico di Frattesina Polesine

Ricostruzione del villaggio protostorico di Frattesina

Terza e ultima giornata domenica 15 aprile 2018 “Frattesina: una pagina di Storia europea” coordinata da Giovanni Leonardi e Federica Gonzato. Alle 9 si inizia con la presentazione del volume “Frattesina: un centro internazionale di produzione e di scambio nella Tarda Età del Bronzo del Veneto” a cura di Anna Maria Bietti Sestieri, Paolo Bellintani e Claudio Giardino. Interverranno: Anna Maria Bietti Sestieri, Paolo Bellintani, Claudio Giardino, Jacopo De Grossi Mazzorin; 9.45, Andrea Cardarelli, Claudio Cavazzuti, Francesco Quondam, Luciano Salzani su “Oltre il fiume, oltre la vita. Recenti sviluppi delle ricerche sulla necropoli delle Narde a Fratta Polesine”; 10.15, Paolo Bellintani, Ivana Angelini su “Frattesina e le origini del vetro europeo”. Alle 11, Michele Cupitò, Giovanni Leonardi, Elisa Dalla Longa, Claudio Balista, Laura Pau, Claudio Bovolato su “Pianura veronese e Polesine tra Bronzo recente e Primo Ferro iniziale. Dinamiche di popolamento, organizzazione del territorio e modelli di scambio”; 11.25, Marco Bettelli, Sara T. Levi su “Cinquanta sfumature di ceramica italo-micenea: Frattesina e altre nuances dal Mediterraneo centrale”; 11.50, Franco Marzatico su “Le Alpi centro-orientali. Barriera e ponte”. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana coordinata da Armando De Guio e Claudio Giardino apre alle 14.45 con Elisabetta Borgna su “Il Caput Adriae tra Alpi e Adriatico durante la tarda età del Bronzo: apporti transalpini, relazioni pensinsulari, dinamiche di trasformazione”; 15.10, Andrea Cardarelli su “Frattesina e la tarda età del Bronzo fra Po e Tevere”; 15.55, Mark Pearce su “Frattesina: il significato storico”; 16.20, Anthony F. Harding su “The role of Frattesina in European prehistory”; 16.45, Reinhard Jung su “Frattesina fra Europa e Mediterraneo orientale”. Dopo le discussioni, chiusura dei lavori alle 18.20.