Asiago. Al museo Le Carceri ultimi giorni per visitare la mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” a cura di Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero, che mostra come la lana abbia segnato la storia del territorio, dal periodo preromano alla rivoluzione industriale, occasione unica per riscoprire il ruolo della lana nella storia del Veneto e per riflettere sulla sua importanza nell’economia contemporanea
Le settimane sono passate e non avete trovato il tempo per andare ad Asiago, sull’altopiano dei Sette Comuni (Vi), e visitare la mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” al museo “Le Carceri”? Rimangono ancora pochi giorni. Il prossimo weekend (sabato 21 e domenica 22 giugno 2025) si terrà il finissage della mostra “Lanam Fecit”, con l’ultima opportunità di visitarne contenuti archeologici e fonti storiche attraverso un attento lavoro di ricerca e curatela scientifica che ha evidenziato le dinamiche produttive e commerciali che, per secoli, hanno legato la montagna alla pianura. Un rigoroso percorso di analisi storica e archeologica in un evento accessibile, coinvolgente e di eccellente spessore storico – culturale da rendere fruibile. La mostra, In occasione dell’anniversario del primo trattato di alleanza tra i Veneti e Roma del 225 a.C., nasce da una proposta di due amici e colleghi altopianesi – Flavio Rodeghiero, non specialista del settore ma grande conoscitore di questo territorio, e Michela Maria Rodeghiero, specialista in storia romana e dei Sette Comuni, per 10 anni delegata alla Cultura del Comune di Asiago, lanciata al dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e precisamente alla prof.ssa Francesca Ghedini e alla prof.ssa Maria Stella Busana, che hanno aderito con entusiasmo.

Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero curatrici della mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” al museo “Le Carceri” di Asiago (foto museo le carceri)
Grazie a un allestimento innovativo, che coniuga tradizione e tecnologia, il percorso espositivo mostrerà come la lana abbia segnato la storia del territorio, dal periodo preromano alla rivoluzione industriale. Il visitatore potrà scoprire il ciclo della lana, dalla pastorizia alla lavorazione tessile, immergendosi in un’esperienza sensoriale attraverso light box, installazioni tattili e sezioni multimediali. La mostra, curata dalla prof.ssa Maria Stella Busana e dalla dott.ssa Michela Maria Rodeghiero, è il risultato di un ampio lavoro di ricerca promosso dal Comune di Asiago in collaborazione con il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, con il contributo di studiosi, istituzioni culturali ed enti afferenti al ministero della Cultura. La mostra rappresenta un’occasione unica per riscoprire il ruolo della lana nella storia del Veneto e per riflettere sulla sua importanza nell’economia contemporanea. L’evento è reso possibile grazie alla collaborazione tra enti pubblici, associazioni culturali e privati, che hanno contribuito alla realizzazione di un progetto scientifico e divulgativo di grande valore.

Pesi da telaio troncopiramidali, rocchetti decorati e fusi in osso da contesti dei Veneti antichi (foto unipd)
Perché questa mostra? “Questa mostra – spiega Maria Stella Busana – è il frutto di un percorso di ricerca che, per molti dei curatori, è iniziato tanti anni fa, da più di 5 lustri, con la volontà di indagare caratteristiche e sviluppo dell’allevamento ovino e della produzione tessile nel Veneto antico, che le fonti scritte celebrano come fonte di ricchezza per il territorio, soprattutto per Padova, e nell’età medievale e moderna, fino alla nascita della vera e propria industria tessile. Penso agli studi sui percorsi dei percorsi della transumanza di Jacopo Bonetto della fine degli anni ’90 e alle prime tesi sui pesi da telaio di Stefania Mattioli. Penso al grande convegno del 2001 La lana: prodotti e mercati organizzato dal prof. Luigi Fontana dedicato all’economia della lana tra XIII e XX secolo. Penso all’importante scoperta nel 2005 nella Tenuta di Ca’ Tron presso Altino (Ve) del centro specializzato per l’allevamento delle pecore, la cui lana bianca e morbida è celebrata nelle fonti dal I e al IV secolo, commercializzata nel mondo romano e pagata moltissimo.

Lato A del Tintinnabulo in bronzo trovato nella cosiddetta ‘Tomba degli Ori’ (ca. 630-620 a.C.) della necropoli dell’Arsenale Militare di Bologna, conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto musei bologna)

Planimetria della casa-laboratorio di Altino in località Fornasotti, interpretato come textrinum e fullonica per la produzione, lavaggio e follatura dei tessuti (fine I secolo a.C.-inizi I secolo d.C.) (foto unipd)
“Da allora – continua Busana – sono state avviate sistematiche ricerche sugli strumenti tessili antichi, gli indicatori che più sopravvivono a testimoniare questa attività, che hanno portato alla formazione di un affiatato gruppo di lavoro, formato da studiose afferenti alle tre università del Veneto (Padova, Verona e Venezia – Ca’ Foscari) e all’allora soprintendenza Archeologica del Veneto, con diverse competenze (Angela Ruta Serafini, Giovanna Gambacurta, Mariolina Gamba, specialiste della cultura veneta, Patrizia Basso, Anna Rosa Tricomi, io stessa per l’età romana), gruppo che è stato arricchito da Margarita Gleba, esperta di tessuti preromani, che aveva svolto le sue ricerche prima a Copenaghen e nel Regno Unito, e che ora è professore all’università di Padova. Il convegno organizzato a Padova nel 2011 La lana nella Cisalpina romana ha fatto un primo punto delle conoscenze sul tema nel Veneto preromano e romano e stimolato la prosecuzione delle ricerche, sempre affrontate in un’ottica diacronica per cogliere origini, continuità e trasformazioni del fenomeno. E voglio sottolineare che il percorso ha coinvolto molti studenti e studentesse con tesi di laurea, specializzazione e dottorato, diventando una palestra anche per la formazione. Parallelamente sono proseguite le ricerche sui documenti, come la pubblicazione dei Privilegi dei Sette Comuni e le ricerche sulla saga dei Rossi di Schio.
“Metodi e risultati di queste ricerche – sottolinea Busana – vengono ora raccontati per la prima volta in una mostra, che intende evidenziare, grazie a fonti storiche, archeologiche, archivistiche e di archeologia industriale, l’importanza dell’economia della lana tra antichità ed età moderna e le sinergie createsi nel corso dei secoli tra l’Altopiano di Asiago, l’area pedecollinare e i centri di pianura, in primis la città di Padova. Per questo si è scelto di organizzare l’esposizione in uno dei due poli principali della “via della lana”, appunto la città di Asiago, con l’intenzione poi di trasferirla a Padova, che indubbiamente svolse un ruolo strategico come centro manifatturiero, passando poi il testimone al territorio vicentino, in particolare a Schio, al momento della nascita dell’industria moderna”.
La mostra è articolata in 10 sezioni. Le prime 6 sezioni, che si svolgono al piano terra, sono dedicate a temi generali e all’età preromana e romana; le ultime 4 sezioni, poste al primo piano, sono dedicate all’età medievale e moderna.

Pesi da telaio troncopiramidali decorati in terracotta (IV-II sec. a.C. ) dal santuario di Reitia nel Fondo Baratella, conservati al museo nazionale Atestino di Este (Pd) (foto museo le carceri)

Skyphos attico del Pittore di Penelope con la rappresentazione della scena di Penelope e Telemaco davanti a un telaio a pesi (460-450 a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Chiusi (Si) (foto museo le carceri)

Laminetta con donna, santuario di Caldevigo (Este, Pd) (V secolo a.C.) conservata al museo nazionale Atestino di Este (foto unipd)
Nella prima, curata dal prof. Jacopo Bonetto, dottor Mirko Fecchio e dalla prof. Margarita Gleba, si parla del territorio e del rapporto tra pianura e pascoli d’altura uniti dai percorsi della transumanza, delle diverse caratteristiche degli ovini nel tempo, ottenute attraverso selezione, e, di conseguenza, dei cambiamenti della fibra di lana. Nella seconda, curata sempre dalla prof. Margarita Gleba, viene spiegato tutto il ciclo di lavorazione dalla fibra ai tessuti e come questi si conservano. La terza, a cui hanno lavorato soprattutto le dottoresse Angela Ruta Serafini, Alessandra Didonè e Francesca Pandolfo, illustra come venivano utilizzati i tessuti nell’abbigliamento e nell’arredo, sottolineando il ruolo del riciclo con straordinarie testimonianze dal relitto di Valle Ponti a Comacchio. Nella quarta e quinta sala, curate rispettivamente dalla dottoressa Mariolina Gamba e dalla prof.ssa Maria Stella Busana, ci immergiamo nell’attività tessile delle donne venete e romane, prevalentemente domestica, ma certamente non solo per l’autoconsumo, mentre il prof. Alfredo Buonopane illustra attraverso le testimonianze epigrafiche il ruolo degli artigiani nella produzione e nel commercio di lana e tessuti. Infine, nella sesta sezione, la prof. Giovanna Gambacurta, la dott. Angela Ruta Serafini e la dott.ssa Cecilia Rossi evidenziano, attraverso le testimonianze di strumenti tessili deposti nei santuari e nelle sepolture, i significati simbolici che l’attività tessile ha assunto in età preromana e romana, mentre la prof. Francesca Ghedini evoca il ruolo della donna che tesse nell’immaginario mitico e storico del passato.

Statuto dell’arte della Lana di Padova (secolo XIV (1384) – XVI Codice membranaceo, conservato nella Biblioteca Civica di Padova (foto unipd)

Il pastore altopianese Francesco Guzzo con il suo gregge sull’Altopiano dei Sette Comuni negli anni ‘60 del Novecento (foto unipd)
La storia della lana continua nel Medioevo e in età moderna. La prof.ssa Maria Stella Busana, la dottoressa Francesca Fantini d’Onofrio, la studiosa Gianna Francesca Rodeghiero e il professor Luigi Fontana hanno voluto dare uno spaccato di quanto l’economia della produzione e del ciclo della Lana abbia influito, senza soluzione di continuità, fino ai giorni nostri in tutto il territorio veneto e nella storia dei Sette Comuni nello specifico. Ecco dunque nascere la sezione dedicata da Francesca Fantini d’Onofrio specificatamente alla Padova medievale nel cui territorio vi erano le poste adibite al pascolo invernale delle pecore montane e dove sorse la corporazione dell’Università della Lana, che ebbe forte impulso sotto la dominazione carrarese nel ‘300, con produzione di Statuti e costruzioni di edifici dedicati. Segue la sezione dedicata ai privilegi relativi alla lana goduti dalla Reggenza dei Sette Comuni, in continua lotta con Vicenza, il polo urbano più vicino, che voleva assumere una sorta di monopolio di tale attività. E ancora il focus di Francesca Rodeghiero con descrizione della difficile vita del pastore nelle terre alte e della lavorazione domestica della lana, attività che caratterizzò la quotidianità di generazioni intere di donne e famiglie fino al secolo scorso. Tra i pastori scesi dall’Altopiano, il professor Giovanni Fontana, racconta la saga dei i membri della dinastia industriale dei Rossi di Schio, che riuscì a divenire prima intermediaria nei traffici delle lane e poi grandi imprenditori, creando la più importante impresa laniera italiana e uno dei principali poli tessili europei, con importanti e durevoli ricadute su tutto il territorio vicentino. Nell’ottica di dare anche uno spaccato sulla lavorazione contemporanea della lana sono state portate in mostra le produzioni degli arazzi di Renata Bonfanti e Cristina Busnelli, che hanno il merito di aver elevato l’attività tradizionale a esempio d’arte e cultura.

Il catalogo della mostra “Lanam Fecit. L’economia della lana sul filo della storia” a cura di Maria Stella Busana e Michela Maria Rodeghiero edito da Ronzani (foto museo le carceri)
“La mostra, così come il volume edito da Ronzani che l’accompagna – conclude Maria Stella Busana -, si pone dunque l’ambizioso obiettivo di coinvolgere visitatori e lettori in un tema certo specialistico, ma che fu essenziale nella vita quotidiana e nell’economia delle comunità venete, ripercorrendo la via della lana e cogliendo così il valore di un’attività che è stata per millenni pilastro socio-economico delle nostre terre venete ed emblema del contributo della donna nella vita familiare e collettiva”.
Mira (Ve). A Villa dei Leoni la conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” con Sauro Gelichi, Alessandro A. Rucco, Elisa Corrò (unive), Cecilia Rossi (sabap-ve), Vicenza Ferrara (uniroma)
L’antico monastero di Sant’Ilario e San Benedetto a Dogaletto di Mira (ve) rappresenta un sito di notevole importanza storica e archeologica nella laguna di Venezia. Le recenti campagne di scavo, come quella del 2024, hanno contribuito in modo significativo a ricostruire la storia di questo insediamento monastico, rivelando tracce di vita religiosa risalenti almeno all’Alto Medioevo. La conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” in programma venerdì 16 maggio 2025, alle 18, in Villa dei Leoni a Mira (Ve), offre un’occasione per approfondire ulteriormente le recenti scoperte e fare il punto sullo stato attuale delle conoscenze relative a questo affascinante sito. Intervengono Sauro Gelichi (direttore scientifico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Alessandro Alessio Rucco (direttore tecnico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Elisa Corrò (responsabile del progetto di scavo e valorizzazione, università Ca’ Foscari Venezia), Cecilia Rossi (funzionario archeologo soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna), Vincenza Ferrara (già direttrice del laboratorio di Arte e Medical Humanities di Sapienza Università di Roma)
Tolfa (Roma). Nel chiostro del Polo Culturale “Dallo scavo al museo. Esempi di intervento sul legno bagnato. Il contributo del laboratorio di restauro del polo culturale di Tolfa”

Venerdì 19 luglio 2024, nel chiostro del Polo Culturale di Tolfa (Roma), alle 18.30, “Dallo scavo al museo. Esempi di intervento sul legno bagnato. Il contributo del laboratorio di restauro del polo culturale di Tolfa”, un’ occasione per conoscere gli ultimi lavori eseguiti nel laboratorio di restauro. Interverranno: Giordano Iacomelli, direttore del museo civico Archeologico di Tolfa; Cecilia Rossi, funzionaria archeologa – soprintendenza ABAP di Venezia e Laguna, su “Tra mare e laguna. L’eccezionale struttura lignea scoperta al Lido di Venezia. Dallo scavo al recupero per la restituzione al pubblico”; Marella Labriola, Manuela Moraldi e Massimiliano Massera, restauratori, su “Intervento di restauro sulle strutture lignee della diga foranea del Lido di Venezia”; Marella Labriola e Manuela Moraldi, restauratrici, su “Borgoricco (Pd). Scavo, diagnostica e restauro della doppia corona circolare in legno imbibito di un pozzo di età romana”.
Venezia. Allo scavo archeologico della villa romana di Lio Piccolo nuovo aperitivo archeologico con doppio incontro: gli archeobotanici Marchesini e Lambertini con l’archeologa Daniela Cottica sullo sfruttamento delle risorse economiche in laguna, e l’archeologa Cecilia Rossi sulle nuove scoperte agli Alberoni
Nuovo “aperitivo archeologico” allo scavo della villa romana di Lio Piccolo a Cavallino-Treporti (Ve). Appuntamento giovedì 20 giugno 2024, alle 17, con un doppio incontro moderato dall’archeologo Diego Calaon dell’università Ca’ Foscari di Venezia: Marco Marchesini e Fabio Lambertini, archeobotanici del centro “G. Nicoli”, conversano a bordo scavo con l’archeologa Daniela Cottica dell’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Ambiente lagunare, ville e sfruttamento delle risorse economiche in epoca romana: il caso Lio Piccolo”; quindi l’archeologa Cecilia Rossi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna conversa su “Nuove scoperte: infrastrutture costiere agli Alberoni”. L’accesso allo scavo è gratuito e avviene attraverso il piazzale dell’agriturismo Le Saline, in via della Sparesera 4 a Lio Piccolo. Ricordiamo che Lio Piccolo è Zona tutelata a rilevanza urbanistica. Non sono ammesse autovetture se non quelle in possesso del pass. È necessaria la prenotazione (vivereacqua@unive.it) che dà diritto al pass. In caso di maltempo l’evento sarà annullato con comunicazione via e-mail e sui social.
Agli Alberoni (Lido di Venezia) emerse strutture in elementi lignei e lapidei, e recipienti in vimini, uno ancora con coperchio. I risultati presentati in un incontro con i protagonisti

Le strutture in elementi lignei e lapidei emerse nello scavo di emergenza agli Alberoni (Lido di Venezia) (foto sabap-ve-lag)
Al Lido di Venezia, in località Alberoni sono emerse alcune strutture in elementi lignei e lapidei, oltre a dei recipienti in vimini, uno dei quali ancora con coperchio. Per chi è curioso di sapere qualche notizia più approfondita sui rinvenimenti agli Alberoni, la funzionaria archeologa Cecilia Rossi, assieme ai colleghi archeologi che hanno partecipato allo scavo, giovedì 1° settembre 2022, nella chiesa di Santa Maria della Salute, alle 17, hanno illustrato le prime interpretazioni del sito e i progetti di studio e valorizzazione futuri nella conferenza dal titolo “Alberoni: il passato che riaffiora. Gli scavi archeologici in corso in Strada della Marina”. Con gli archeologi incaricati dello scavo presenti anche alcuni ricercatori coinvolti nelle indagini aggiuntive. Ingresso gratuito senza obbligo di prenotazione.

I recipienti in vimini, uno ancora col coperchio, scoperti nello scavo di emergenza agli Alberoni (Lido di Venezia) (foto sabap-ve-lag)

Le strutture in elementi lignei e lapidei emerse nello scavo di emergenza agli Alberoni (Lido di Venezia) (foto sabap-ve-lag)
Durante i lavori per la realizzazione di due palazzine al Lido di Venezia, in località Alberoni, la funzionaria archeologa Cecilia Rossi aveva prescritto la sorveglianza archeologica, seguita dallo studio Zandinella. E la richiesta non era fuori luogo. “Sono infatti emerse – spiega – alcune strutture in elementi lignei e lapidei, oltre a dei recipienti in vimini, uno dei quali ancora con coperchio. Non è ancora chiaro a cosa potessero fare riferimento, ma non si esclude la loro interpretazione come strutture spondali, con camminamenti rialzati, rapportabili a un bacino interno (lacus) raffigurato, proprio in località Alberoni, nella mappa di Nicolò Dal Cortivo risalente al XVI secolo. Forse un luogo adibito alla piscicoltura?”. Qualche risposta più precisa nell’incontro promosso dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Venezia e laguna il 1° settembre agli Alberoni.
Oderzo. “La necropoli di Opitergium”, giornata di studi on line intorno alla mostra “L’anima delle cose” con la partecipazione di autorevoli studiosi italiani ed esteri

La mostra “L’Anima delle cose. Riti e corredi dalla necropoli romana di Opitergium”, promossa e organizzata da Oderzo Cultura in collaborazione con il Polo Museale del Veneto e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, da poco prorogata fino al 31 maggio 2021, diventa anche l’occasione per un ulteriore arricchimento dal punto di vista scientifico e culturale. Martedì 25 maggio 2021, “La necropoli di Opitergium”, giornata di studi on line intorno alla mostra “L’anima delle cose” sulla tematica dell’esposizione: appuntamento di grande interesse per la partecipazione di autorevoli studiosi italiani ed esteri. Vediamo il programma.

Programma. Alle 10, apertura dei lavori e saluti istituzionali: Maria Teresa De Gregorio, presidente di Oderzo Cultura; Maria Scardellato, sindaco del Comune di Oderzo; Fabrizio Magani, soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso. Dalle 10.30 alle 12.30, Prima Sessione. Modera: Marta Mascardi, Oderzo Cultura. Interventi: Marta Mascardi (Oderzo Cultura – museo Archeologico “Eno Bellis”) su “Il progetto espositivo”, Margherita Tirelli (già soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto) su “Spolia dalla necropoli opitergina: monumenta”, Giovannella Cresci Marrone (università Ca’ Foscari di Venezia) su “Spolia dalla necropoli opitergina: scripta”, Maria Cristina Vallicelli (soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso) su “I recinti funerari della necropoli opitergina: dallo scavo alla valorizzazione”, Luca Zaghetto (archeologo) su “Lo strano secchio da via Spiné”, Elisa Possenti (università di Trento) su “Sepolture altomedievali di Oderzo: status quaestionis e problemi aperti”. Dopo la pausa pranzo, dalle 14 alle 16, Seconda Sessione. Modera: Maria Cristina Vallicelli (soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso). Interventi: Bruno Callegher (università di Trieste) su “Davvero “Obolo per Caronte”? Tombe con più monete nella Venetia et Histria”, Véronique Dasen (Université de Fribourg/ERC Locus Ludi) su “Play and toys in funerary contexts”, Margherita Bolla (Musei Civici di Verona) su “Strumenti scrittori in contesti funerari dell’Italia del Nord. Riflessioni a partire dal caso di Oderzo”, Cecilia Rossi (soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna) su “L’ombra dei gesti. Dal dato materiale alla ricostruzione del rito”. Alle 16, Tavolo di discussione e chiusura dei lavori. Modera: Margherita Tirelli già soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto.
















Quello di giugno 2024 sarà un mese intenso di incontri, visite guidate, aperitivi archeologici, promossi dal dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia, con il Comune di Cavallino Treporti e la soprintendenza di Venezia e laguna, nello scavo della Villa Marittima di Lio Piccolo, il più grande scavo archeologico stratigrafico di epoca romana condotto all’interno nella laguna di Venezia: il tutto nel segno dell’archeologia pubblica e dell’archeologia di comunità. E di “patrimonio partecipato” si parlerà proprio nell’incontro del 7 giugno 2024 con Monica Calcagno, Diego Calaon, Cinzia Dal Maso. Archeologi, studenti, amministratori, cittadini costruiscono insieme una storia contemporanea fatta di elementi antichi per immaginare un futuro sostenibile per il turismo e la residenzialità in un ambiente delicato e unico. Gli eventi sono gratuiti. È necessaria la prenotazione a: 

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