Palermo. Il museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas”, con le ricche collezioni di arte punica e greca, è stato riaperto al pubblico dopo un lungo restauro. Oltre duemila reperti, molti mai esposti prima
#eccomidinuovo è l’hashtag che ha accompagnato tutto l’evento tanto atteso: la riapertura del museo Archeologico nazionale “Antonino Salinas” di Palermo. Il taglio del nastro ufficiale mercoledì 27 luglio 2016 alle 19 alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio, il dirigente generale del Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana Gaetano Pennino e la direttrice del museo Francesca Spatafora. Dopo i consistenti lavori di restauro dell’intero complesso monumentale e un rinnovato progetto espositivo, in attesa di completare il nuovo allestimento, si è deciso comunque di condividere con la comunità un primo importante traguardo, l’apertura cioè di una parte rilevante del museo che comprende oltre 2000 opere restaurate, alcune delle quali mai esposte al pubblico. “La riapertura al pubblico del museo Archeologico Antonino Salinas”, ha commentato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, “è un importante tassello di quel percorso per cui Palermo offre sempre più attività e luoghi di cultura, facendone strumenti per lo sviluppo sociale ed economico della città. Un importante risultato che, sono certo, contribuirà ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale per i palermitani e i turisti che affollano il centro”.
Il museo Salinas di Palermo è il più antico e prestigioso museo della Sicilia, con una delle più ricche collezioni d’arte punica e greca d’Italia, nonché testimonianze di gran parte della storia siciliana. Il museo, dedicato ad Antonio Salinas, celebre archeologo e numismatico palermitano, è ospitato nella Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri, parte del complesso monumentale dell’Olivella, che comprende anche la chiesa di San Ignazio e l’attiguo Oratorio, confiscato alla congregazione nel 1866, con la soppressione degli ordini religiosi. Per andare incontro alle esigenze museali l’edificio venne completamente stravolto dalla sua forma originaria. E da allora ad oggi di interventi ne ha subito parecchi. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli alleati, ma fortunatamente le collezioni erano già state messe al sicuro nel monastero di San Martino delle Scale dall’allora direttrice del museo, Jole Bovio Marconi che nel 1949 si occupò del riallestimento museale con il recupero architettonico curato dall’architetto Guglielmo De Angelis d’Ossat. L’ultimo restauro e riammodernamento del museo è dei giorni nostri, intervento che ha costretto il Salinas alla chiusura tra il 2009 e il 2015. Ma ora finalmente i tesori in esso conservati sono di nuovo ammirabili dai visitatori.
Si va dagli interessanti reperti rinvenuti durante gli scavi subacquei (ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni) alla ricca sezione fenicio-punica con i sarcofagi dalla necropoli di Pizzo Cannita (Misilmeri) alle testimonianze da Mozia, Lilibeo e Monte Porcara (Bagheria). Grande interesse pure per le sale dedicate all’area archeologica di Selinunte, con la ricomposizione del frontone orientale con Gorgone del Tempio C, numerose metope con rilievi mitologici (Templi C ed E), sculture d’età arcaica e classica, la Tavola Selinuntina che celebra la ricchezza della città, le stele gemine del santuario di Zeus Meilichios. E poi ci sono oggetti e sculture provenienti da Solunto, Megara Hyblaea, Tindari, Camarina ed Agrigento, tra cui il grande ariete di bronzo del III secolo a.C. proveniente da Siracusa, l’Eracle che abbatte la cerva, copia romana da un originale di Lisippo, ed infine una copia romana in marmo del Satiro versante di Prassitele. L’epoca romana è, invece, documentata da una collezione di sculture e da mosaici staccati dalle ville di piazza Vittoria a Palermo, nei cui pressi era certamente collocato il foro della città romana.
Da Nord a Sud: omaggio a Khaled Asaad, l’archeologo siriano custode di Palmira trucidato dall’Isis. Palermo gli intitola la nuova sala del museo archeologico Salinas. Milano un cippo nel Giardino dei Giusti. Videoclip del Gruppo archeologico Bolognese

All’archeologo Khaled Asaad, decapitato dall’Isis, è dedicata la nuova sala del museo archeologico Salinas di Palermo
5 febbraio 2016: per il museo archeologico “Antonino Salinas” di Palermo è una data da ricordare (vedi https://www.youtube.com/watch?v=qHdyhUusisI). Alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali, Carlo Vermiglio, e del direttore del museo Salinas, Francesca Spatafora, è stata intitolata la nuova saletta dei sarcofagi fenici della Cannita a Khaled al-Asaad, archeologo e curatore del sito archeologico di Palmira (Siria), barbaramente trucidato dai terroristi dell’Isis il 18 agosto del 2015.

La nuova saletta dei sarcofagi fenici al museo archeologico Salinas di Palermo dedicata all’archeologo siriano Khaled Asaad
“È la prima volta che in Italia un prestigioso museo archeologico onora così la memoria di quest’uomo giusto, ucciso per essersi impegnato strenuamente per la salvezza dei reperti che custodiva e per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero conservate le opere più preziose”, affermano i promotori dell’iniziativa. “Per questa coraggiosa resistenza e per avere dedicato buona parte della sua vita alla ricerca e alla difesa di uno dei più importanti siti archeologici al mondo, Palmira, oggi patrimonio dell’Unesco”, l’assessorato regionale ai Beni culturali e il museo Salinas hanno deciso di onorare Khaled al-Asaad “con un segno che rimanga perenne all’interno del nuovo allestimento della più antica Istituzione pubblica della Sicilia, fondata nel 1814”. “La dedica – osserva Spatafora – vuole anche essere di auspicio per un futuro di pace nel nome del dialogo tra culture, in un luogo dove sono rappresentate le memorie delle tante civiltà mediterranee che hanno contribuito a costruire l’identità complessa del nostro presente”.
Il museo Archeologico di Palermo, già museo nazionale dedicato oggi ad Antonino Salinas, – come si diceva – è la più importante e antica istituzione museale dell’Isola. Formatosi nel 1814 come museo dell’Università e divenuto museo nazionale nel 1860, vi confluirono, nel tempo, importantissime collezioni e materiali provenienti da vari siti, tra cui le famose metope del tempio C di Selinunte, scoperte nel 1823 dagli architetti inglesi Angell e Harris, che ne avevano tentato il trafugamento. I sovrani Borboni donarono all’Istituto diversi reperti di grande pregio provenienti da Pompei e da Torre del Greco, mentre scavi e acquisti contribuirono ad accrescere le collezioni. Nel 1865, ad esempio, fu acquistata la prestigiosa raccolta di antichità etrusche costituita da Pietro Bonci Casuccini grazie ai ritrovamenti nei suoi terreni in territorio di Chiusi. Tra le più importanti acquisizioni ricordiamo quella della cosiddetta Pietra di Palermo, con iscrizioni geroglifiche di importanza capitale per la ricostruzione della storia egiziana. Dopo l’unità d’Italia, anche i Savoia donarono al museo diverse opere, tra cui il magnifico ariete in bronzo da Siracusa. Ma fu soprattutto l’afflusso di reperti provenienti da scavi e acquisti effettuati in gran parte della Sicilia che determinò la rilevanza e il ruolo centrale del museo, in particolare sotto la direzione di Antonino Salinas (1873-1914), fermamente convinto che l’Istituto dovesse illustrare la storia siciliana dalla preistoria all’età contemporanea.
Dal sud al nord: da Palermo a Milano, sempre nel nome di Khaled Asaad. Nel capoluogo lombardo lo scorso novembre, qualche giorno dopo l’attentato di Parigi, il Comune ha posto nel Giardino dei Giusti al Monte Stella un cippo e un albero in memoria dell’archeologo siriano ucciso dall’Isis. “In questi giorni difficili ci vuole coraggio come quello di Khaled, ci vuole saggezza, per guardare avanti”, aveva affermato alla cerimonia di posa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, citando gli attentati di Parigi del 13 novembre: “Abbiamo voluto una città aperta, ma chiusa a chi porta messaggi di odio, violenza e morte. Dico grazie a Khaled, per quello che ci insegna e per essere qui giusto tra i Giusti”. Per Pisapia, Khaled Al Asaad è stato “un uomo libero che ha dato la vita per la difesa della storia, della cultura e della società. Ed era arabo e musulmano”. Nei giorni scorsi il vicepresidente del Gruppo archeologico Bolognese, Giuseppe Mantovani, è andato a Milano a rendere omaggio a Khaled Asaad al Giardino dei Giusti. E ha realizzato un breve videoclip in omaggio al coraggioso archeologo che qui proproniamo.
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