“Pompei e i Greci”: ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture, e poi scritte graffite sui muri. La nuova mostra a Pompei racconta la storia di un incontro tra due mondi attraverso 600 preziosi reperti

Apollo Lampadoforo, bronzo del I sec. a.C. scoperta nella Casa dell’Efebo a Pompei (foto Luigi Spina)
Seicento reperti per raccontare le storie di un incontro: quello di Pompei con il Mediterraneo. E per ricostruire i frequenti contatti tra la città italica e il mondo greco si seguono artigiani, architetti, stili decorativi, ci si sofferma su preziosi oggetti importati ma anche su iscrizioni in greco graffite sui muri della città, si mettono a fuoco le tante anime diverse di una città antica, le sue identità temporanee e instabili. Ecco dunque ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Ercolano, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate (greco, etrusco, paleo italico), argenti e sculture greche riprodotte in età romana. La mostra “Pompei e i Greci”, curata dal direttore generale della soprintendenza di Pompei Massimo Osanna e da Carlo Rescigno (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), promossa dalla soprintendenza speciale di Pompei con l’organizzazione di Electa, illustrerà alla Palestra Grande degli Scavi di Pompei dal 12 aprile al 27 novembre 2017 questo storico “incontro” risultato di un progetto scientifico e di ricerche in corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei. Gli oggetti, provenienti dai principali musei nazionali e europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro biografie luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti. L’allestimento è progettato dell’architetto svizzero Bernard Tschumi e include tre installazioni audiovisive immersive curate dallo studio canadese GeM (Graphic eMotion). La grafica di mostra e la comunicazione sono disegnate dallo studio Tassinari/Vetta. “Pompei e i Greci”, spiegano in soprintendenza, “illustra al grande pubblico il fascino di un racconto storico non lineare, multicentrico, composto da identità multiple e contraddittorie, da linguaggi stratificati, coscientemente riutilizzati: il racconto del Mediterraneo. Una narrazione che suggerisce non da ultimo, un confronto e una riflessione con il nostro contemporaneo con il suo dinamismo fatto di migrazioni e conflitti, incontri e scontri di culture”. La mostra di Pompei è la prima tappa di un programma espositivo realizzato congiuntamente con il museo Archeologico nazionale di Napoli dove, a giugno, si inaugurerà una mostra dedicata ai miti greci, a Pompei e nel mondo romano, e al tema delle metamorfosi.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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