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Gea 2021-Ica: “Archeologia e inclusione”. Contributo 5: “Betlemme (Palestina) – Le indagini archeologiche della Sapienza Università di Roma”

istituto-centrale-per-l-archeologia_logoPer l’edizione 2021 delle Giornate Europee per l’Archeologia, l’ICA – Istituto centrale per l’Archeologia propone il tema guida dal titolo “Archeologia e inclusione. Missioni archeologiche italiane all’estero e comunità locali dei paesi ospitanti: interazioni, coinvolgimento, formazione”. Quinto contributo: “Betlemme (Palestina) – Le indagini archeologiche della Sapienza Università di Roma”.

La missione congiunta italo-palestinese, tra Sapienza Università di Roma e il locale dipartimento delle antichità, missione archeologica italiana all’estero finanziata dal MAECI, è attiva dal 2015 e opera nello scavo, scavo d’emergenza, salvataggio e monitoraggio dell’area urbana di Betlemme e della vasta area cimiteriale che si estende a Sud della città a breve distanza dalla Chiesa della Natività. Le necropoli salvaguardate e monitorate sono quelle di Khalet al-Jam’a (Bronzo Antico IV e Bronzo Medio e Età del Ferro), la necropoli di Jebel Dhaher (Bronzo Antico IV e Bronzo Medio), e la necropoli di Bardhaa (Bronzo Antico IV e Bronzo Medio).

(5 – continua)

Bologna. Uno dei protagonisti del grande restauro della Basilica della Natività di Betlemme, l’archeologo Alessandro Fichera, ospite del Gruppo Archeologico Bolognese: focus sui lavori, dal tetto ai preziosi mosaici del sacro edificio voluto dall’imperatore Costantino e dalla madre Elena

I delicati restauri dei preziosi restauri dei mosaici della basilica della Natività a Betlemme

Il Gruppo archeologico bolognese iscritto ai Gruppi archeologici d’Italia

Occhi puntati sul grande restauro della chiesa della Natività di Betlemme, in Palestina. L’occasione per fare il punto sull’ambizioso progetto, tutto italiano, la offre il Gruppo Archeologico Bolognese che, in collaborazione con la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro – Raccolta Lercaro, giovedì 4 maggio 2017, nella sede della  “Raccolta Lercaro” (via Riva di Reno 57, Bologna) promuove l’incontro con l’archeologo Alessandro Fichera, che del sacro edificio ha curato l’analisi archeologico-architettonica. La Natività di Betlemme è una delle chiese cristiane più antiche, edificata intorno al 330 su iniziativa dell’imperatore Costantino I e della madre Elena sui resti di un tempio pagano edificato nel periodo di Adriano sui luoghi dove i primi cristiani celebravano la nascita di Gesù, e ampliato e restaurato nel VI secolo nel periodo dell’imperatore Giustiniano I. Il complesso ha subito numerosi ampliamenti e modifiche sia in epoca crociata che nei secoli successivi, presentandosi oggi come un articolato sistema di volumi e strutture che dividono il convento francescano, il monastero ortodosso e il monastero armeno, i tre complessi situati attorno alle mura della basilica.

La basilica della Natività a Betlemme, in Palestina: il complesso restauro è iniziato nel 2013

L’archeologo Alessandro Fichera (Università di Siena)

Da tempo, però, l’edificio richiedeva lavori di ristrutturazione, in particolare di alcune strutture (le coperture, il tetto a capriate, le superfici murarie, i mosaici, e l’ingresso con la porta in legno del XIII secolo). Nel 2008 è stata trovata un’intesa tra le tre Chiese (Cattolica, Greco-Ortodossa e Armena) che lo gestiscono. E nel 2010, dopo un bando internazionale, è stato affidato lo studio preliminare del complesso a un gruppo multidisciplinare coordinato dal Consorzio Ferrara Ricerche (Università di Ferrara) e al quale hanno preso parte anche archeologi dell’Università di Siena, con l’obiettivo di redigere un progetto di restauro. Nel 2013 l’esecuzione dei lavori è stata affidata a un team italiano, sotto la supervisione universitaria. In particolare il gruppo dell’Università di Siena, cui fa capo Alessandro Fichera, si è occupato – come si diceva – dell’analisi archeologico-architettonica ​della basilica della Natività​.

Il team che segue i restauri della basilica della Natività di Betlemme

Il restauro dei mosaici della basilica della Natività di Betlemme

Tutta la parte operativa del restauro è stata realizzata dalla ditta Piacenti Spa di Prato che svolge attività di progettazione ed esecuzione nel campo del restauro e della conservazione di edifici tutelati, complessi monumentali e beni di interesse storico-artistico.​ I numeri sono impressionanti: 170 tra partner, collaboratori, subcontractor e consulenti. 27 spedizioni di materiali, 2800 mq di ponteggi, 20 tonnellate di legno antico, 200 kg di resina per legno, 55mila viti solo per il tetto; 2mila mq di multistrato fenolico, 2800 mq di lastre di piombo, 2 tonnellate di Lana di Prato. 3 anni di lavoro. Tonnellate infinite di passione e coraggio; 130 mq di mosaico restaurato. 59 autorità dal mondo in visita ufficiale.

Sulle tracce di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme: nuovo ambizioso progetto tra archeologia biblica e storia del regista veneziano Alberto Castellani per un film in due puntate

Maria e Giuseppe in viaggio verso Betlemme: il regista Alberto Castellani ne seguirà le orme per un nuovo film

Maria e Giuseppe in viaggio verso Betlemme: il regista Alberto Castellani ne seguirà le orme per un nuovo film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”

Scrive l’evangelista Luca: “Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide , chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa , che era incinta”. Tutto è iniziato da queste poche parole, spiega Alberto Castellani, il regista veneziano in partenza l’8 luglio per Israele e la Palestina, con un nuovo ambizioso progetto: seguire il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazaret a Betlemme. “In questa laconicità di informazione sta proprio il fascino della mia ricerca che ho voluto sviluppare in fase di sceneggiatura e che intendo ora sperimentare direttamente sul territorio”. Due settimane di riprese, un gruppo di lavoro collaudato, il sostegno della Cei (Conferenza episcopale italiana) e dell’ambasciata di Palestina a Roma, la consulenza di professori di grande valenza, come Pietro Kaswalder, SBF Jerusalem (scomparso recentemente) e Danilo Mazzoleni , PIAC Pontificio Istituto di Archeologia, e il contributo di esperti del calibro del biblista il card. Gianfranco Ravasi, di Alberto Bobbio di Famiglia Cristiana e dell’egittologo Alberto Elli: ecco in sintesi il progetto del film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”, programma che, nelle intenzioni di Castellani, dovrebbe essere suddiviso in due puntate da mandare in onda sul canale 28-TV 2000 e su un gruppo di emittenti europee e statunitensi. “Sarà un’indagine sul campo per cercare di dar voce al misterioso silenzio evangelico”.

Mappa della Palestina in epoca erodiana (I sec. a.C. - I sec. d.C.)

Mappa della Palestina in epoca erodiana (I sec. a.C. – I sec. d.C.)

Dopo aver seguito le orme dello svizzero Johann Ludwig Burckhardt che duecento anni fa scoprì Petra, la capitale dei Nabatei, in Giordania, da cui è scaturito il fortunato film “Sulla via di Petra” (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/11/28/a-bologna-petra-inedita-nel-film-di-castellani/), ora il regista veneziano che da più di vent’anni rivolge la sua attenzione all’archeologia del Medio Oriente, cerca di indagare su quello che può ragionevolmente essere accaduto duemila anni fa in terra di Palestina quando una coppia di sposi , destinati ad entrare ben presto nella storia, si accinsero a compiere un viaggio che da Nazareth si sarebbe concluso a Betlemme. Ponendosi subito una domanda: quale via può aver percorso dalla Galilea verso Betlemme di Giuda, Giuseppe, della casa di Davide e la sua giovanissima sposa prossima al parto, allorché l’editto di Augusto ordinò il censimento delle genti di Palestina? A venire in “soccorso” di Castellani è stato Pietro Kaswalder, eminente studioso di geografia biblica, recentemente scomparso, che ha tracciato una ipotesi di lavoro: “Più che la Valle del Giordano, che si estendeva lungo la parte orientale della Palestina alla sinistra del fiume, o della romana Via Maris, tra la piana dello Sharon e la costa del Mediterraneo, plausibile è apparso il percorso della cosiddetta Via Centrale o della Montagna che nella tradizione dei primi pellegrini cristiani , ma non solo, era chiamata Strada della Fede o anche Via dei Patriarchi”. E su tale itinerario che Castellani e la sua troupe hanno deciso di orientare i loro passi programmando più di due settimane di presenza in Israele. Punto di partenza non poteva essere, ovviamente, che il villaggio di Nazareth.

I due attori che interpretano Maria e Giuseppe nel film di Castellani

I due attori che interpretano Maria e Giuseppe nel film di Castellani

È lo stesso Castellani a raccontarci come si muoverà sulle orme di Maria e Giuseppe. “Dopo una indagine accurata sui locali reperti archeologici custoditi nella Basilica della Annunciazione, sugli scavi della cosiddetta Casa di Giuseppe fino alla più recente scoperta archeologica sulla presunta Casa di Gesù, ci sposteremo lungo la valle di Esdrelon, percorrendola in gran parte. Qui toccheremo il villaggio di Taanich, che conserva il ricordo della biblica Deborah, giungendo successivamente a Jenin, l’antica Betulia nota per l’episodio di Giuditta ed Oloferne. Da qui a Dotan, località non lontana da Jenin, per rivivere sul crinale di un piccolo tell apparentemente anonimo il racconto dell’Antico Testamento di Giuseppe venduto dai fratelli”.

Un pellegrino percorre lentamente le strade della Samaria

Un pellegrino percorre lentamente le strade della Samaria

Sarà quindi la volta di Samaria/Sebaste in cui missioni archeologiche italiane, francesi ed israeliane stanno cercando di portare alla luce il passato di questa città attraverso una attività scavo e conservazione dei reperti fino ad ora rinvenuti . E poi la mitica Nablus , l’antica Neapolis della famiglia Flavia, e il rinnovarsi del ricordo di Giuseppe figura legata a tante storie della Bibbia e del Corano. “Mi auguro di poter documentare anche la sua tomba venerata in cui ancor oggi converge la popolazione locale per richieste di buon raccolto, di fertilità e di amore: questo soprattutto da parte delle donne”. A Nablus non mancherà una indagine sul sito di Tel Balata uno dei più importanti della Cisgiordania tra i biblici monti Ebal e Garizin e, se possibile , un contatto con la antichissima comunità Samaritana. “La vicina Shiloh, la città di Giosué e dell’Arca dell’Alleanza – continua -, ci propone uno dei luoghi più emozionanti del mondo ebraico e della sua fede millenaria, già attivo, prima della costruzione del Santuario di Gerusalemme”. Tappa obbligata l’altopiano sassoso di Bethel dove, secondo tradizione, Abramo piantò le sue tende ed eresse un altare e Giacobbe uno dei tre padri del popolo ebraico, ebbe il misterioso sogno su una discendenza destinata a diffondersi “ come polvere della terra” ( Gn 28,14). Pochi chilometri ed ecco la attuale capitale dello stato palestinese, la moderna Ramallah e la vicina Tell en Nasbeh con il ricordo del profeta Samuele e la testimonianza dei risultati delle missioni archeologiche statunitensi che hanno portato alla luce una imponente raccolta di documenti dal calcolitico all’età del ferro fino alle indagini accurate operate verso la metà del secolo scorso dal francescano padre Bagatti. “Infine ecco una Gerusalemme insolita, quasi nascosta: la valle della Geenna, le mitiche piscine di Salomone, l’ eccezionale testimonianza delle preziose lamine di Ketef Hinom, oggi conservate all’Israel Museum. Una certificazione incisa con caratteri paleo ebraici e scritta attorno al 600 prima di Cristo, conferma della fondatezza e della esistenza del testo biblico quattrocento anni prima della scoperta dei rotoli nelle grotte di Qumram nel Mar Morto”.

La grotta della Natività a Betlemme come oggi la vedono i pellegrini

La grotta della Natività a Betlemme come oggi la vedono i pellegrini

Con il sito di Kathisma, sul crinale dell’ultima collina alla periferia di Gerusalemme, che fa riferimento ad una sosta richiesta da Maria ormai prossima al parto e la documentazione di ciò che resta, a detta degli archeologici israeliani, di una chiesa che doveva essere addirittura più bella e maestosa di quella del Santo Sepolcro costruita al tempo di Costantino , l’itinerario si conclude nell’ormai vicina Betlemme. “E anche qui sarà l’archeologia ad aiutarci per dare spessore storico ad un evento ed a una sua localizzazione tuttora dibattuta. Dietro solitarie pietre di vallate deserte, dietro eventi ancestrali che soltanto la toponomastica di villaggi sperduti o addirittura scomparsi è ancora in grado di richiamare – conclude Castellani -, cercherò di offrire lo spaccato di un mondo che di lì a poco si sarebbe aperto al cristianesimo prima che secoli di storia, di sovrapposizioni o di leggende nascondessero in parte l’ immagine autentica di una terra che i piedi di Gesù, di lì a poco avrebbero cominciato a percorrere. Per rivivere idealmente quel lontano cammino che mi condurrà verso quella debole luce che appena rischiara una grotta dove ogni giorno sostano in preghiera migliaia di fedeli”.

A due giorni dal viaggio di papa Francesco, a Padova i maggiori esperti fanno il punto sui ritrovamenti archeologici in Terra Santa

La locandina dell'incontro di Padova “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici” con Da Bahat e padre Eugenio Alliata

A Padova l’incontro “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici” con Da Bahat e padre Eugenio Alliata

Papa Francesco si sta preparando per il viaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

Papa Francesco si sta preparando per il viaggio in Terrasanta sulle orme di Paolo VI

“Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede. Senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare la verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia”. È il pensiero di Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto, protagonista con padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum, nella sala dello Studio teologico del Santo a Padova, il 22 maggio alle 21.15, dell’incontro promosso con il contributo dell’università di Padova sui fondi per le iniziative culturali studentesche della Legge 3.8.1985 n. 429.

La rocca di Masada, famosa fortezza a strapiombo sul mar Morto, dove ha scavato Dan Bahat

La rocca di Masada, famosa fortezza a strapiombo sul mar Morto, dove ha scavato Dan Bahat

Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto

Dan Bahat, archeologo e docente all’Università di Toronto

Padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum

Padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum

A due giorni dallo storico viaggio di papa Francesco in Terra Santa, sulle orme del suo predecessore Paolo VI, l’associazione culturale Antonio Rosmini, con il patrocinio della Custodia di Terra Santa e in collaborazione con ATS pro Terra Sancta presenta “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici”, incontro con Dan Bahat e padre Eugenio Alliata, introduce don Filippo Belli esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale. Dan Bahat, uno dei maggiori archeologi ebrei, per anni ha diretto gli scavi nell’area del Muro del Pianto di Gerusalemme (portando alla luce il tunnel che scorre alla sua base) e a Masada (dove ha scoperto una serie di cocci con nomi di ebrei databili alla caduta della fortezza nel 73 a.C.). Insegna storia di Gerusalemme all’Università Bar-Ilan a Ramat Gan, Israele. Eugenio Alliata appartiene alla provincia francescana di S. Bonaventura, Piemonte. È laureato in teologia e in Archeologia Cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1985, dove ha conseguito anche il dottorato. Dal 1986 è professore di archeologia paleocristiana allo Studio e dal 2002 è segretario per le pubblicazioni di quest’ultimo.

"A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci" (Dan Bahat)

“A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci” (Dan Bahat)

L’incontro nasce da alcune sollecitazioni contenute in un’intervista a Dan Bahat pubblicata nei mesi scorsi sul quotidiano Avvenire. “Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede», dichiarava lo studioso. «Io sono ebreo», proseguiva Bahat «e quale ebreo non posso che riconoscere la grande importanza dell’indagine sulle radici della mia fede. Lo stesso vale per i cristiani. A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare che l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia”. L’archeologo israeliano parla dell’archeologia come strumento di comprensione più che di verifica. Non si tratta infatti di mettere in dubbio la veridicità di ciò che la tradizione ci ha consegnato, ma conoscere e approfondire attraverso i dettagli e le notizie di vita quotidiana, fatta di spazi, muri e oggetti quasi banali, la vita che ci è raccontata nei Vangeli. Per questo motivo la “Rosmini” ha chiesto a padre Alliata di raccontare nel suo intervento proprio la vita quotidiana a Cafarnao ai tempi di Gesù.

La basilica ottagonale e la casa di Pietro a Cafarnao prima della costruzione della basilica sopra il sito archeologico

La basilica ottagonale e la casa di Pietro a Cafarnao prima della costruzione della basilica sopra il sito archeologico

Oggi in Terra Santa sono conservati luoghi precisi, spesso consacrati dalla costruzione di una basilica edificata a loro protezione. Sono siti visitati da migliaia di pellegrini, e fra qualche giorno anche da papa Francesco, perché tramandati come i veri luoghi in cui si sono svolti i fatti più importanti della vita di Gesù, dal concepimento miracoloso di Nazareth, la sua nascita a Betlemme, alla sua vita quotidiana a Cafarnao durante i suoi anni di vita pubblica fino alla frequentazione del tempio di Gerusalemme e la sua passione, morte e resurrezione. Luoghi molto cari ai cristiani. Come ci insegna infatti Sant’Agostino, “Non si può amare senza conoscere, e non si può conoscere senza amare”.

 

Pellegrinaggio di pace in Iraq: viaggio di fede tra archeologia e religione

Papa Francesco bacia la reliquia di Papa Giovanni Paolo II e la consegna a mons. Andreatta

Papa Francesco bacia la reliquia di Papa Giovanni Paolo II e la consegna a mons. Andreatta

Sarà un pellegrinaggio di pace nel cuore antico dell’Iraq. Lì dove ancora si spara e si muore l’Opera Romana Pellegrinaggi con il suo vicepresidente e amministratore delegato mons. Liberio Andreatta a guidare una delegazione di sacerdoti, giornalisti, archeologi (tra cui Massimo Vidale che in Iraq – in particolare a Ur – ha condotto più di una campagna di scavo) e personale dell’Orp da oggi, giovedì 12 dicembre, al 19 porta in Iraq un “gesto profetico”, tradizionale iniziativa proprio dell’Opera Pellegrinaggi Romana iniziata nel 1991 e da allora sempre benedetta dal Santo Padre.  “Il gesto profetico è un gesto simbolico. Si chiama “profetico” perché richiama i segni biblici, i segni che Dio ha compiuto per la salvezza dell’uomo e li ripropone nel tempo” spiega monsignor Andreatta che ha portato a Papa Francesco gli oggetti che materialmente verranno portati in Iraq come dono agli “uomini di buona volontà” di quella terra dilaniata da così tanti anni di guerra, di sofferenza e di dolore. “Il Gesto profetico in Iraq, il primo dopo un’interruzione di alcuni anni”, continua mons. Andreatta, “nasce nel segno del beato pontefice polacco: una reliquia di Giovanni Paolo II, un frammento della veste, intrisa di sangue, che indossava il giorno dell’attentato del 13 maggio 1981, verrà portata in pellegrinaggio in quella terra che Papa Wojtyła volle così intensamente visitare ma che non poté raggiungere per le note vicende belliche”.

Soldati americani salgono i gradoni della ziggurath di Ur

Soldati americani salgono i gradoni della ziggurath di Ur

La delegazione, guidata da monsignor Andreatta, durante il suo pellegrinaggio raggiungerà l’area di Thi Qar a Nassiriya. Ad Ur raggiungerà i luoghi di Abramo, e visiterà la sua abitazione.  Visiterà poi la Ziggurat, un monumento religioso, la cui edificazione risale a più di 4000 anni fa, e contemporaneamente anche osservatorio astronomico. Tra gli altri monumenti dell’antica città di Ur ricordiamo il tempio di Dub-Lal-Makh, la “Casa delle tavolette”, il cui arco di ingresso viene da molti ritenuto come il più antico esemplare della storia umana e il palazzo del Re Shulki, centro amministrativo dell’intero nucleo urbano.  I pellegrini attraverseranno la zona delle paludi, la zona delle “Marshland”, un ambiente naturale di meravigliosa bellezza la cui superficie tocca tre regioni del sud dell’Iraq: Thi-Qar , Missan e Bassora.

La tomba del profeta Ezechiele a Najaf

La tomba del profeta Ezechiele a Najaf

Gli abitanti delle paludi dell’Iraq meridionale rappresentano i discendenti diretti dell’antico popolo sumero e vivono in piccoli centri abitativi costituiti principalmente da particolarissime case galleggianti spesso raggiungibili esclusivamente in barca. Verrà raggiunto il Gennat Adan, il Giardino dell’Eden, luogo citato nel testo biblico e presente anche nella mitologia sumera. Nell’area di Babilonia verrà visitato il Santuario del profeta Ezechiele, citato nel testo coranico col nome di Zulkifli, luogo sacro sia per la comunità musulmana sia per quella ebraica e la stessa città di Babilonia, fondata sulle sponde del fiume Eufrate. Visiteranno la Moschea dell’Imām Alī nella città di Najaf, considerata dall’intera comunità sciita come il terzo luogo santo dell’Islam. Nella città di Karbala, a circa 100 km a sud-ovest di Baghdad, si trova uno dei grandi santuari sciiti: è quello dell’Imam Hussain, terzo Imam della Comunità Sciita. Infine a Baghdad avverrà l’incontro con le Comunità Cristiane.

Mons. Liberio Andreatta presenta al Santo Padre i doni da portare in Iraq

Mons. Liberio Andreatta presenta al Santo Padre i doni da portare in Iraq

L’Opera Romana Pellegrinaggi sta portando con sé dei doni che sono stati benedetti da Papa Francesco prima dell’Udienza generale del 4 dicembre scorso quando il Santo Padre ha voluto incontrare e salutare tutti i membri della delegazione. I doni sono: una statua di Giovanni Paolo II che verrà lasciata alla Cattedrale Caldea; il Reliquiario con la reliquia di Giovanni Paolo II per la Cattedrale Siro-Cattolica; l’Icona Processionale che verrà donata alla Cattedrale Armena e infine una Lampada della pace che verrà lasciata alla Cattedrale Latina. La statua del beato, realizzata da Demetz Art Studio Val Gardena, è in vetroresina bronzata ed è alta circa un metro e mezzo: la medesima statua è stata inaugurata e benedetta nella città di Santa Clara a Cuba dal Cardinal Tarcisio Bertone in occasione del decimo anniversario del viaggio apostolico del Santo Padre nella nazione latino americana.

La cattedrale siro-cattolica di Baghdad dove resteranno le reliquie

La cattedrale siro-cattolica di Baghdad dove resteranno le reliquie dal Santo Padre

Il reliquiario di ottone dorato, che contiene una piccola porzione della veste, intrisa di sangue, che Giovanni Paolo II portava il giorno dell’attentato in Piazza S. Pietro il 13 maggio 1981, ha pareti esterne di colore rosso su cui sono posti gli stemmi di Giovanni Paolo II e di Papa Francesco ed è rivestito all’interno con stoffa in raso di colore bianco. La lampada della pace, scultura alta oltre mezzo metro, è opera dello scultore Andrea Trisciuzzi realizzata in bronzo, argento e con base in legno di olivo. L’opera è stata realizzata in quattro esemplari di cui i primi tre sono stati collocati a Gerusalemme, nella Basilica del Santo Sepolcro, a Nazareth nella Basilica dell’Annunciazione, a Betlemme, nella Basilica della Natività. “La lampada della Pace” portata in Iraq è il quarto esemplare che è stato custodito a Roma nella Chiesa di S. Giovanni della Pigna in attesa di essere portata a Bagdad. La lampada della Pace è stata benedetta da Giovanni Paolo II l’11 febbraio del 2001 in occasione della Giornata dell’ammalato in Basilica di S. Pietro.

L'icona processionale con il Cristo Pantokrator su tavola

L’icona processionale con il Cristo Pantokrator su tavola

L’icona Processionale, realizzata da Maria Teresita Ferrari Donadei, rappresenta da un lato il Cristo Pantocratore ed è  tela su tavola rotonda:  “Ecco viene sulle nubi e ognuno lo vedrà” (Apocalisse 1,17).  Il dipinto rappresenta il Pantokrator nella gloria angelica. La gerarchia degli angeli è suddivisa in tre triadi a loro volta suddivise in tre cori, complessivamente in nove cori. Nell’Icona Madonna della Passione, Maria guarda il figlio con mestizia profetica mentre gli angeli mostrano gli strumenti della passione. Il Figlio, con moto improvviso e spaventato, perde il sandalo e rivolge alla madre uno sguardo interrogativo sfiorandola quasi a consolarla per il grande dolore che proverà. La foggia è medievale: si tratta di una tempera all’uovo su tavola di tiglio, senza giunture,  preparata con imprimitura ed eseguita secondo le antiche tecniche tradizionali del due – trecento toscano.  La doratura è in oro zecchino brunito, il manto del Cristo è stato dipinto col blu di lapislazzuli.

Papa Francesco saluta mons. Liberio Andreatta alla partenza per l'Iraq

Papa Francesco saluta mons.Andreatta in partenza per l’Iraq

Monsignor Andreatta guiderà il pellegrinaggio nella Terra di Abramo in sintonia con le parole che Papa Francesco ha pronunciato al termine dell’Udienza Generale del 30 ottobre 2013: “Vi invito a pregare per la cara nazione irachena purtroppo colpita quotidianamente da tragici episodi di violenza perché trovi la strada della riconciliazione, della pace, dell’unità e della stabilità”.