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Festa della Musica nei siti della Grande Pompei: per le strade di Pompei con i giovani musicisti della Scalzabanda, performance musicali al tramonto a villa Arianna e installazioni sonore al museo Archeologico di Stabia

A ritmo di musica per le strade di Pompei con i giovani musicisti della Scalzabanda, performance musicali al tramonto a villa Arianna e installazioni sonore al museo Archeologico di Stabia per celebrare la Festa della Musica 2025 nei siti della Grande Pompei. Un appuntamento che si ripete ogni anno nei luoghi della cultura dedicata alla musica dal vivo e alla valorizzazione della molteplicità e diversità delle pratiche musicali in tutta Europa e nel mondo.

Si inizia venerdì 20 giugno 2025, alle 10.30 a Pompei: dall’ingresso di piazza Anfiteatro partirà il corteo di Allegreen! con trenta giovani e giovanissimi musicisti della coinvolgente e allegra Scalzabanda. Un evento organizzato dal Pompeii Children’s Museum nell’ambito del progetto ESOPOP in occasione della Festa della Musica e che mira al coinvolgimento dei visitatori giovanissimi e delle famiglie. La Scalzabanda con il suo seguito, si muoverà suonando dall’ingresso di Piazza Anfiteatro e attraversando il Foro Boario arriverà a Casa Rosellino, sede del Pompeii Children’s Museum, per la sua prima tappa. Ad attenderla un centinaio di bambini e il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel. Dopo il saluto e gli interventi per illustrare gli appuntamenti estivi dedicati ai bambini e alle famiglie, la Scalzabanda riprenderà il suo festoso percorso su via dell’Abbondanza percorrendola fino alle Terme Stabiane per una seconda tappa, per poi chiudere la sua marcia con un breve concerto all’Odeion.

Casa Rosellino, negli Scavi di Pompei, sede del Children’s Museum (foto parco archeologico pompei)

Il Pompeii Children’s Museum di Casa Rosellino – che oggi dispone di un bookshop e di un punto ristoro e nei prossimi mesi sarà aperto anche con un’area allestita con exhibit – è lo spazio specifico per i più piccoli, dove bambine e bambini, ragazze e ragazzi, da soli, con la propria famiglia o con la scuola possono trovare un ambiente stimolante per conoscere e scoprire attraverso il gioco, la sperimentazione e l’esperienza creativa il nostro patrimonio culturale. Il Pompeii Children’s Museum è frutto di un partenariato speciale pubblico- privato del parco archeologico di Pompei con il Consorzio Aion, il Gruppo Pleiadi, Artem e Le Nuvole/teatro arte scienza.

Il 21 giugno 2025, dalle 19 alle 22 (ultimo ingresso alle 21), invece, si terrà al museo Archeologico di Stabia presso la Reggia di Quisisana l’evento “Echeia – Un Museo che risuona”. Una live performance con la chitarra di Marco D’Acunzo e l’installazione sonora immersiva a cura di Marco D’Acunzo e Marina Lucia. Un viaggio emozionante, fatto di suoni, parole e musica, che attraverso un’esperienza audio immersiva (3D binaurale), tramite ascolto in cuffia, consentirà di scoprire spazi, oggetti e storie del passato percorrendo le sale del museo.  Il progetto è ideato dall’associazione FUNNECO aps. Al tramonto degustazione di vini a cura del Consorzio Produttori DOC Penisola Sorrentina e Masseria delle Grazie. Biglietto di ingresso al Museo: 8 euro.

Infine, in occasione della Festa della Musica il 21 giugno 2025, alle 19, a Villa Arianna si terrà un’esibizione di brani musicali al tramonto ad opera di giovani musicisti con disabilità (batteria, pianoforte, chitarre e violini) dell’associazione Culturale Musicale LAB 88.

Pompei. Gennaio apre con un doppio incontro dell’associazione internazionale Amici di Pompei su “Il mistero del cranio ritrovato di Plinio il Vecchio” e “La villa della Caccia al cinghiale dell’ager stabianus”

pompei_biblioteca-fiorelli_libro-plinio-il-vecchio-il-mistero-del-cranio-ritrovato_presentazione_locandinaDoppio appuntamento nel primo mese del 2025 per l’Associazione Internazionale Amici di Pompei ETS. Il primo giovedì 16 gennaio 2025: alle 17, nella Biblioteca “Giuseppe Fiorelli” del parco archeologico di Pompei, in via Plinio 4, aperta recentemente, presentazione del libro del giornalista e scrittore Carlo Avvisati “Plinio il Vecchio: il mistero del cranio ritrovato”, Artem edizioni. A presentare il testo saranno l’archeologo Salvatore Ciro Nappo insieme con Angelandrea Casale, ispettore onorario del Parco Archeologico di Pompei.

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Copertina del libro “Plinio il Vecchio: il mistero del cranio ritrovato” di Carlo Avvisati (Artem)

Il libro “Plinio il Vecchio: il mistero del cranio ritrovato” racconta la storia fantastica e noir di un teschio che da 124 anni a questa parte, per una serie di ipotesi bizzarre, viene ritenuto quanto resta dell’ammiraglio e scienziato romano che perse la vita durante l’eruzione vesuviana del 79 dopo Cristo. Una storia che nasce alla fine del 1800, in uno scavo archeologico condotto dall’ingegnere di Boscotrecase Gennaro Matrone, in terreni di sua proprietà situati a “Bottaro”, allora quartiere di Torre Annunziata. Sarà presente l’autore. Lo scavo restituì, ancora: collane, armille d’oro, anelli impreziositi da gemme e perle, e suppellettili interessanti. Tra queste ultime, una lanterna di bronzo a forma di testa di cavallo e quanto restava di una portantina… È sempre un merito se un autore sceglie di affrontare un rinvenimento di questo genere sottraendolo a quella forma di mummificazione e di oblio che spesso è il risultato del suo essere “scomodo”. Con la consueta perizia narrativa che unisce cronaca e scienza, Carlo Avvisati ci accompagna in un singolare viaggio nella storia dell’archeologia vesuviana così come alla fine dell’Ottocento e nei primissimi anni del Novecento veniva manifestandosi.

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Affresco della Caccia al Cinghiale staccato dalla parete sud del triclinio dell’omonima villa di Gragnano e conservato al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” a Castellammare (foto parco archeologico pompei)

Il secondo venerdì 17 gennaio 2025: alle 17, nell’Auditorium degli Scavi di Pompei la conferenza “La villa stabiana della Caccia al Cinghiale. Riflessioni sul contesto topografico e tematico” a cura delle archeologhe Paola Miniero e Maria Cristina Napolitano. L’incontro sarà l’occasione per fare il punto su una storia iniziata nel 1984, durante i lavori per la realizzazione del tracciato della S.S. 145: si scavarono i resti di una villa rustica romana in territorio di Gragnano, ricadente in antico nell’ager Stabianus, da cui emerse un dipinto di particolare interesse raffigurante una scena di caccia al cinghiale. A distanza di 40 anni il recente allestimento topografico e tematico del museo Archeologico di Stabia e dei suoi depositi, ha invogliato a riprendere lo studio dell’edificio, della sua decorazione e dei materiali, di cui, nella conferenza, si espongono in anteprima i risultati.

 

Roma. Alle Scuderie del Quirinale apre la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”: strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici

roma_scuderie-quirinale_mostra-Tlapitzalli-Riti-e-suoni-del-Messico-antico_locandinaMartedì 30 luglio 2024 riaprono le porte delle Scuderie del Quirinale a Roma con un nuovo interessante progetto: la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico” a cura di Frida Montes de Oca Fiol, che presenta strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici. I prestiti provengono dalle collezioni di venti prestigiosi musei messicani. Per i popoli preispanici, il mondo era stato creato da un insieme di divinità che personificavano il cielo, la terra, l’acqua e gli altri elementi. Per rendere omaggio alle divinità, queste antiche popolazioni hanno iniziato a immaginare e costruire strumenti sonori che permettessero di mettere in comunicazione il mondo terreno con quello divino: i suoni prodotti dagli strumenti riuscivano, infatti, a imitare quelli prodotti sulla Terra dagli elementi e dai suoi abitanti. Per questo motivo, gli strumenti che si vedono in mostra compongono una sorta di galleria fantastica di animali esistenti e mitologici combinati con elementi della flora e antropomorfi. Esclusivamente per questa mostra, dal 30 luglio al 15 settembre 2024, le Scuderie aprono dalle 9 alle 15, tutti i giorni dal lunedì alla domenica. L’ultimo ingresso possibile è alle 14. Il biglietto intero costa 7 euro e alcune riduzioni – come quelle per gli over 65 e gli studenti universitari – sono valide tutti i giorni senza limitazioni di orari. Durante tutto il periodo di apertura della mostra sarà straordinariamente visitabile anche la Terrazza delle Scuderie, quella affacciata sulla Piazza del Quirinale. Inoltre, uno speciale corner, predisposto dalla Caffetteria, e alcuni tavoli allestiti proprio sulla Terrazza permetteranno a tutti i visitatori l’esperienza unica di una colazione o una pausa in un luogo  normalmente non accessibile.   

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Copertina del catalogo Artem della mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”

Scrive la curatrice della mostra Frida Montes de Oca Fiol sul catalogo edito da Artem, a cura di Frida Montes de Oca Fiol, Gonzalo Sánchez Santiago, Luis Antonio Gómez Gómez, Marina Alonso Bolaños, Benjamín Muratalla, Dora M. Méndez Sánchez, Norma Valentín, Maldonado e Mariana Lemus Aldana: “Se vi è capitato di visitare un museo in cui erano esposti degli strumenti musicali, forse vi sarete chiesti quali suoni emettessero, nutrendo la speranza di poterli sentire prima o poi. Sarebbe davvero fantastico sentirli suonare! […] Gli obiettivi del progetto sono stati far conoscere al pubblico i suoni emessi dagli oggetti musicali e sonori del Messico antico […]. Sottolineare la capacità di osservazione e la conoscenza della natura degli artisti che crearono e svilupparono gli strumenti sonori o musicali. Far vivere al pubblico l’esperienza di un’immersione nel passato attraverso le immagini e le narrazioni raffigurate nei manoscritti che precedono il contatto con gli spagnoli”. Attraverso ricerche storiche e analisi rigorose dei reperti antichi, i piccoli oggetti decorativi precolombiani raffiguranti animali o figure umane si rivelano strumenti musicali sorprendenti e fantasiosi: flauti a doppia, tripla e quadrupla camera, raffigurazioni di divinità, musicisti, danzatori e animali, strumenti ricavati da ossa umane e carapaci di tartaruga. Un viaggio attraverso le sonorità di una civiltà sepolta, una musicalità ricca di sfumature che incrocia materia, suono e danza con i rituali sacri dei popoli amerindi del Messico antico.

“Ci si addentra con ammirazione e rispetto dentro questa mostra archeo-musicologica dedicata al Messico preispanico”, scrive sul catalogo il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. “L’ammirazione è rivolta al gran numero di disparate competenze scientifiche coinvolte in un progetto del genere che va dalla storia all’etnologia passando per la musicologia fino al restauro specializzato in strumenti della antica civiltà azteca. Restituire per questa via, sia pur frammentariamente, in base ai reperti ed alle conoscenze disponibili, il paesaggio sonoro di una cultura del lontano passato significa condurre una indagine al fine di comprendere meglio se stessi: sono pur sempre le radici sotterranee ed invisibili che nutrono le rigogliose fronde visibili. Quanto al rispetto, esso è spontaneo e doveroso in questo caso specifico, perché la mostra ci porta gli echi di una civiltà che proprio noi europei abbiamo soppiantato, non senza iniquità e violenze; e dunque ospitare in un luogo altamente simbolico come le Scuderie del Quirinale questa esposizione dedicata ad un capitolo significativo della storia del Messico pre Cortés è anche un tributo di conoscenza dell’altro che alcuni secoli fa non abbiamo, sbrigativamente, voluto pagare privilegiando interessi materiali, talora senza scrupoli”.

 

 

Pompei. In libreria “Il restauro della Casa dei Vettii” (artem) a cura di Anna Maria Sodo e Gabriel Zuchtriegel, primo volume della collana “I cantieri di Pompei” del parco archeologico di Pompei: “summa” a cui hanno partecipato alla stesura tutti i protagonisti del Progetto

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Copertina del libro “Il restauro della Casa dei Vettii” a cura di Anna Maria Sodo e Gabriel Zuchtriegel del parco archeologico di Pompei

“Il restauro della Casa dei Vettii” (artem): ultimissimo libro voluto dal parco archeologico di Pompei, curato dall’archeologa Anna Maria Sodo e dal direttore Gabriel Zuchtriegel, primo volume della collana “I cantieri di Pompei” del parco archeologico di Pompei. Si tratta di una “summa” a cui hanno partecipato alla stesura tutti i protagonisti del Progetto. “Se il sito di Pompei e il territorio dell’antica città rappresentano un grande museo all’aperto, un parco diffuso che racconta un intero ecosistema”, scrive Gabriel Zuchtriegel, “i cantieri di restauro, le attività di manutenzione e le ricerche sul campo che garantiscono quotidianamente la conservazione e la fruizione del patrimonio archeologico testimoniano quell’insieme di pratiche, di saperi, che non solo rendono il parco un luogo vivo, in continua evoluzione, ma lo caratterizzano come uno straordinario laboratorio di sperimentazioni, di conoscenze e di soluzioni innovative”. E Anna Maria Sodo: “La Casa dei Vettii è senza dubbio una delle case più celebri di Pompei e del mondo romano. Portata in luce tra il mese di agosto del 1894 ed il giugno 1895, sotto la direzione di Antonio Sogliano, è nota per la ricca e ben conservata decorazione pittorica e per lo splendido arredo scultoreo del giardino. I numerosi interventi di restauro che si sono susseguiti nel tempo, a partire dagli interventi realizzati già durante gli scavi, possono costituire esempi paradigmatici del mutare della percezione dell’antico e dell’evoluzione delle tecniche e dell’approccio metodologico al restauro dalla fine del secolo XIX ai nostri giorni. La realizzazione del progetto ha rappresentato un complesso esercizio alla ricerca di un’equilibrata armonia tra antico, moderno e contemporaneo, con una proiezione, per quanto concerne la tecnologia utilizzata per l’illuminazione, in un futuro sostenibile tanto spesso enunciato ma ancora poco realizzato, avendo sempre presente la priorità ed il rispetto per l’antico”.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” (Artem) a cura di Giovanni Vastano

napoli_scaffale-del-mann_libro-i-greci-prima-dei-greci_locandinaNuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 19 aprile 2023, alle 16, in sala conferenze (Braccio Nuovo, Secondo piano), presentazione del libro “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” (Artem) a cura di Giovanni Vastano. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, intervengono Agostino Riitano, direttore di Procida Capitale italiana della Cultura 2022; Teresa Elena Cinquantaquattro, direttore del Segretariato regionale del ministero della Cultura per la Campania; Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei; Nicola Scotto di Carlo, direttore del museo civico di Procida “Sebastiano Tusa”; e Giovanni Vastano, archeologo del museo Archeologico nazionale di Napoli.

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Copertina del libro “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” (Artem) a cura di Giovanni Vastano

“I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” è uno dei primi progetti immaginati nel corso della redazione del dossier di candidatura di Procida a Capitale e incarna a pieno la nostra visione. Nato grazie alla collaborazione tra Procida 2022, il museo Archeologico nazionale di Napoli, il parco archeologico dei Campi Flegrei, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e il museo civico di Procida “Sebastiano Tusa”, con il contributo della Regione Campania, esprime una nuova visione, destinata a segnare i prossimi decenni delle politiche culturali e museali del Paese. L’itinerario di visita abbraccia tre grandi eccellenze dell’archeologia del nostro Paese e costruisce un ampio racconto in grado di affascinare il visitatore nonché di approfondire pagine straordinarie della nostra storia, non sempre note al grande pubblico.

Parco archeologico di Ercolano. Al bookshop arriva “Ercolano. Guida (breve)” del direttore Francesco Sirano: per scoprire o ricordare un viaggio nella storia

Veduta aerea dell’area archeologica di Ercolano: una delle foto di Pier Paolo Metelli contenute in “Ercolano. Guida (breve)” edita da arte’m
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Copertina del libro “Ercolano. Guida (breve)” di Francesco Sirano

Le case, le botteghe, il foro, le terme, la palestra, gli spazi sacri, il teatro, la villa dei papiri e le nuove scoperte… finalmente una guida ufficiale essenziale e rigorosa sul parco archeologico di Ercolano: edita da Artem, è disponibile da gennaio al bookshop del parco archeologico al costo di 6 euro “Ercolano. Guida (breve)” curata dal direttore Francesco Sirano con fotografie di Pier Paolo Metelli. È un’opera agile da acquistare come guida e scoperta o come ricordo e approfondimento e da regalare tornando da un emozionante viaggio nella storia: contiene percorsi di visita nel cuore della vita quotidiana dell’antica Herculaneum, alle pendici del Vesuvio, imbalsamata per secoli sotto le ceneri piroclastiche del vulcano, rinata a nuove vite nel 1738, con i primi scavi della dinastia borbone, con la regia sapiente e illuminata di Amedeo Maiuri, dal 1927, con la nuova stagione di studi e valorizzazione in pieno fermento, oggi.

Ovidio, il poeta alle radici dell’Europa. Alle Scuderie del Quirinale la grande mostra “Ovidio. Amori miti e altre storie” nel bimillenario della morte del poeta. Nostra intervista alla curatrice Francesca Ghedini: temi, ricerche, miti raccontati attraverso 200 opere, molte inedite

Alle Scuderie del Quirinale a Roma la mostra “Ovidio. Amori miti e altre storie” dal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019

Francesca Ghedini, professore emerito dell’università di Padova

Ancora poche ore e le Metamorfosi di Ovidio si materializzeranno alle Scuderie del Quirinale a Roma nella mostra “Ovidio. Amori miti e altre storie” dal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019, declinate in oltre duecento opere, alcune esposte per la prima volta al grande pubblico, che vanno dall’antichità (sculture, rilievi, affreschi, gemme, monete…), al medioevo (codici miniati con le illustrazioni dei diversi miti), fino alla grande stagione pittorica del Rinascimento e del Barocco, con quadri dei più grandi pittori del tempo. La mostra, che rientra nelle celebrazioni per il bimillenario della morte del poeta Publio Ovidio Nasone, morto in esilio a Tomi, sul mar Nero, appunto fra il 17 e il 18 d.C., nasce da un progetto di Francesca Ghedini, con Giulia Salvo e Isabella Colpo, ed è stata curata dalla stessa Francesca Ghedini unitamente a Vincenzo Farinella, Giulia Salvo, Federica Toniolo, Federica Zalabra. La mostra presenta la cultura e la società della Roma della prima età imperiale, ricostruita attraverso il filtro dei testi ovidiani: dall’Ars Amatoria alle Metamorfosi alle disperate lettere dal mar Nero. Archeologiavocidalpassato ha incontrato la curatrice della mostra, l’archeologa Francesca Ghedini, professore emerito dell’università di Padova.

Il “ritratto” del poeta Publio Ovidio Nasone

Professoressa Ghedini, come nasce questa mostra “archeologico-artistica” con un soggetto che è più letterario-filologico?
“Dietro questa mostra, frutto di molte professionalità dell’università di Padova, ci sono 10 anni di ricerche, convegni e mostre. Basti ricordare i contributi ovidiani pubblicati sulla rivista “Eidola. International journal of classical art history” nel 2011; e poi l’anno successivo la pubblicazione degli atti del convegno “Il gran poema delle passioni e delle meraviglie. Ovidio e il repertorio letterario e figurativo fra antico e riscoperta dell’antico” tenutosi qualche anno prima all’università di Padova; e sempre nel 2012 la mostra “Metamorfosi. Miti d’amore e di vendetta nel mondo romano” tenutasi a Padova che ho curato insieme a Isabella Colpo”. Per la mostra odierna fondamentale è stato l’apporto della Direzione Generale del MiBAC e delle Scuderie del Quirinale che hanno accettato con entusiasmo l’ambizioso progetto.

A Mantova nel 2011 la mostra “Virgilio, volti e immagini del poeta”

Ovidio è il più immaginifico degli scrittori antichi. Attraverso le sue parole/versi è il più tradotto … dal mondo antico ai giorni nostri. Ma da qui a farne una mostra…
“Abbiamo pensato e voluto realizzare una mostra che sia accattivante per il grande pubblico, nonostante sia dedicata a un poeta. Il nostro intento è stato quello di raccontare il poeta attraverso le immagini. Non siamo comunque i primi che si sono cimentati nell’impresa di raccontare un poeta in una mostra. Ci sono dei precedenti illustri in questo senso: ad esempio, la grande mostra a Mantova su Virgilio nel 2011 (“Virgilio, volti e immagini del poeta”), curata da Vincenzo Farinella; e la stupenda mostra sull’Ariosto a Ferrara nel 2016 (“Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi”), curata da Guido Beltramini.

Manifesto della mostra “Ovidio. Amori miti e altre storie” alle Scuderie del Quirinale

Ma le nostre conoscenze su Ovidio, rispetto ai citati Virgilio e Ariosto, sono ben poca cosa.
“È vero. Noi ci siamo trovati a narrare, a raccontare di un grande poeta di cui sappiamo ben poco: il suo volto è a noi sconosciuto, e neppure la sua data di morte in esilio è certa: oscilla tra il 17 e il 18 d.C. Noi ci agganciamo a questa data che va per la maggiore (per il bimillenario). Però, diversamente dal caso di Virgilio, per esempio, di Ovidio sappiamo molte cose grazie a una specie di autobiografia contenuta in una delle più toccanti elegie scritte in esilio sul mar Nero (la decima del quarto libro dei Tristia). Comunque sono molte le opere straordinarie esposte alle Scuderie del Quirinale, alcune presentate per la prima volta al pubblico. E l’impatto sui visitatori credo proprio sarà di grande effetto, grazie anche alla sensibilità dell’architetto Francesca Ercole che ha realizzato un allestimento eccezionale, adottando spesso soluzioni ancora più efficaci di quelle che avevamo pensato noi. Inoltre la mostra è accompagnata da un ricco catalogo, curato molto bene da Artem”.

Gli spazi alle Scuderie del Quirinale si articolano in dieci sale, cinque per piano. Come ha sfruttato questi grandi spazi?
“La mostra è organizzata per grandi temi. Al piano terra, la prima sala è dedicata alle opere del poeta, a quelle opere che lo hanno fatto grande e ne hanno preservato la memoria; poi proseguiamo illustrando la sua concezione dell’amore e lo scontro con Augusto, personaggio chiave nella vita di Ovidio, basato anche sulla diversa concezione di divinità come Apollo, Diana e Giove. Invece le cinque sale del secondo piano sono tutte dedicate alle Metamorfosi”.

L’Ermafrodito conservato al museo nazionale Romano

Allora vediamo un po’ più da vicino l’articolazione di questa mostra. Ci accompagni in una piccola visita guidata virtuale?
“Tema fondamentale nella produzione ovidiana è l’Amore. Sappiamo come nelle opere giovanili il poeta abbia evocato corteggiamenti e amplessi. I suoi versi danno vita a un vero e proprio vademecum del perfetto seduttore. Così per illustrare i suoi versi immortali abbiamo proposto in mostra immagini di scene amorose, arredi e oggetti di uso femminile. E poi ci sono i baci appassionati, le scene erotiche: protagonisti negli elementi decorativi all’interno della casa romana. Anche Augusto non disdegnò di averne alcune, nonostante la sua politica di moralizzazione. Quindi vediamo in mostra – come in uno specchio – le immagini che si ritrovano nei versi di baci appassionati e di amplessi. C’è quindi un gioco di rimandi tra versi e immagini”.

L’Augusto velato, capolavoro proveniente dal museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto Graziano Tavan)

Nella seconda sala propone la storicizzazione della figura di Ovidio. Cosa intende?
“La seconda sezione affronta il grande scontro tra l’imperatore Ottaviano Augusto e il poeta, costretto alla fine all’esilio. Sappiamo che i motivi alla base dell’ira di Augusto sono legati ai versi “licenziosi” di Ovidio sull’amore, e al suo modo dissacrante di rapportarsi e trattare le divinità, proprio quelle divinità che sono le fondamenta della politica e della morale di Augusto. In particolar modo Ovidio se la prende con Apollo, Diana e Giove. Non è un caso che abbiamo dedicato le tre sale successive a descrivere i miti più famosi legati a queste tre divinità. È proprio in questa sezione che chiude il piano terra delle Scuderie del Quirinale, e in qualche modo anche il rapporto di Ovidio con il mondo antico, che compaiono i primi codici, che è possibile esporre grazie al contributo di Federica Toniolo, collega di Storia dell’arte all’università di Padova. Sono proprio i codici medievali e i primi libri a stampa illustrati con soggetti ovidiani che fanno da trait d’union tra il mondo antico e il Medioevo e l’età Moderna, mondi che sono ben rappresentati nell’altra metà della mostra, al secondo piano”.

L’incipit delle “Metamorfosi” di Ovidio

I miti raccontati nelle Metamorfosi superano dunque il mondo antico per arrivare fino a noi. Come li avete resi per il grande pubblico?
“Come si diceva, tutto il secondo piano è dedicato alle Metamorfosi, con l’illustrazione di una decina di miti: quelli più importanti e famosi. In questa sezione abbiamo la possibilità di esporre anche quadri di grandi artisti del Rinascimento, dal Tintoretto al Poussin, la cui scelta è stata affidata a Federica Zalabra del MIBAC e Vincenzo Farinella dell’università di Pisa. Ogni mito è raccontato in poche righe. E poi immagini e versi di Ovidio si rincorrono in un mix antico-moderno”.

Il gruppo scultoreo “Venere ed Eros” proveniente dal museo di Eretria in Grecia

Come si presenta in mostra questo mix antico-moderno?
“L’illustrazione del mito la affidiamo a una grande varietà di oggetti: dall’affresco romano ai sarcofagi, dai codici antichi ai quadri rinascimentali, e alle parole di Ovidio stesso. Così il visitatore potrà cogliere che c’è un filo rosso che corre attraverso i secoli dall’età augustea ai giorni nostri. Ovidio fissa la cultura occidentale. Ancora oggi nel nostro modo di dire e di fare c’è tanto di Ovidio, anche se non ce ne rendiamo conto. In poche parole possiamo dire che Ovidio è alle radici dell’Europa”.

Come si chiude la mostra alla decima sala?
“La mostra si conclude con l’apoteosi di Ovidio che raccontiamo attraverso l’apoteosi di Ganimede, metafora dell’apoteosi del poeta che supera l’esilio e il tempo. È lui stesso che scrive: “Io sopravviverò alla morte”. E non si è sbagliato”.

Ha parlato di grandi pezzi in mostra. Ce ne anticipa qualcuno?
“Innanzitutto il mio pezzo preferito. Viene dal museo di Eretria, in Grecia, e fa bella mostra nella sala 6: si tratta del gruppo scultoreo “Venere ed Eros” che racconta il mito di Adone. E ancora il cosiddetto “Ritratto di Ovidio”, cosiddetto perché in realtà non abbiamo alcun ritratto attribuibile al poeta. È stato realizzato dal pittore ferrarese Ortolano. Lo abbiamo posto nella prima sala”.

“Venere callipigia”, capolavoro conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Graziano Tavan)

Qualche altro…
“Mi piace ricordare tre pezzi eccezionali che vengono da altrettanti grandi musei italiani: la Venere Callipigia, scultura romana del I-II sec. d.C., conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli; l’Ermafrodito del museo nazionale Romano; e la statua dell’Augusto velato dal museo Archeologico nazionale di Aquileia”.

Tra tanti capolavori anche dei pezzi inediti.

La testa di Giulia Minore ritrovata a Fiumicino

“Ci sono pezzi frutto di nuove e recenti scoperte archeologiche: come è il caso della testa di Giulia Minore (nipote di Augusto) trovata a Fiumicino, o il ritratto di Tiberio proveniente da Sessa Aurunca. (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/01/24/il-carro-del-principe-sabino-di-eretum-in-lamine-dorate-vii-vi-sec-a-c-protagonista-della-mostra-testimoni-di-civilta-lart-9-della-costituzione-la-tutela-del-patrimonio-cu/)”.

Come si può intuire, chiude la prof. Francesca Ghedini, “non è una mostra di cassetta, ma una mostra che appassionerà sicuramente il grande pubblico proponendo un messaggio culturale di qualità frutto di un lungo lavoro di preparazione”.