Verona. I lavori di restauro, manutenzione straordinaria, potenziamento impiantistico con ArtBonus ha portato a scoprire la presenza di sepolture in età medievale. Deposizioni familiari pianificate o uso funerario occasionale? Servono analisi specifiche: appello di archeologi e antropologi Sabap per cercare nuovi fondi

L’Arena di Verona da luogo di spettacolo a spazio ad uso funerario. Successe nel Medioevo quando l’anfiteatro offriva ambienti adatti alla nuova destinazione anche se è ancora presto per parlare di deposizioni familiari o occasionali. Per una risposta certa occorreranno analisi paleogenetiche per le quali servono fondi che ancora non ci sono: l’appello è giunto alla fine di Archaiologika Erga 2021, la giornata di studi promossa dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Vicenza Rovigo per presentare i principali cantieri archeologici nel Veneto Occidentale. “Capire la cronologia assoluta delle datazioni delle sepolture scoperte prima nell’arcovolo 31 e poi nell’arcovolo 10 attraverso analisi specifiche è fondamentale per riscriver correttamente la storia dell’Arena, del suo uso funerario nel corso del Medioevo”.


La platea di fondazione raggiunta negli arcovoli 24, 58 e 60 dell’Arena di Verona (foto sabap vr)

Scarichi di età medievale e moderna negli arcovoli 58 esterno e 23 dell’Arena di Verona (foto sabap vr)
“Da alcuni anni l’Arena di Verona è al centro di un ampio progetto di restauro, manutenzione straordinaria, potenziamento impiantistico che si avvale del finanziamento ArtBonus”, ricorda Brunella Bruno, archeologa Sabap, responsabile tutela archeologica città di Verona. “La supervisione e l’assistenza archeologica è stata prevista per tutte le operazioni di scavo e restauro del monumento. Ciò ha portato alla conoscenza di nuovi dettagli tecnici e sulle caratteristiche architettoniche, sulla sofistica progettazione del cantiere antico. La platea di fondazione è un’enorme piattaforma in cementizio (arcovoli 24, 58, 60) fino a 3 metri di spessore: ghiaie grossolane frammiste a ciottoli di natura alluvionale mescolate alla malta di calce. La platea ingloba la rete di cunicoli sotterranei e reca in superficie la traccia del sistema idraulico che percorreva dall’alto in basso l’anfiteatro. A ridosso delle strutture perimetrali fu realizzato un riempimento misto a frammenti ceramici (arcovoli 31, 24), in gran parte pezzi di anfore, con la funzione di livellare la platea e creare un sottofondo con caratteristiche drenanti. Grazie ai materiali ritrovati in questi livelli, si conferma la datazione giulio-claudia dell’anfiteatro che già era stata avanzata su base stilistica, e anzi è stato possibile precisarla. Il rinvenimento di alcune monete di Claudio (sesterzio, arcovolo 60; dupondio, arcovolo 24) si pongono come termine post quem. Le stratificazioni tardo-antiche (arcovolo 31 esterno) sopra la platea ci parlano di un monumento che tra tardo antico, medioevo ed età moderna conosce esiti d’uso differenziati. Un arcovolo fu abitato in età tardo-antica / altomedievale; il successivo fu occupato da attività artigianali e da sepolture (arcovolo 58 esterno, arcovolo 31 interno)”.

La prima sepoltura rinvenuta all’interno dell’Arena è stata nell’arcovolo 31, dove i lavori in corso hanno portato alla luce i resti di un corpo umano, perfettamente conservato e che sarà oggetto di un’importante valorizzazione. Gli esperti della Soprintendenza sembrano non avere dubbi: si tratta del corpo di una donna, la cui posizione con le braccia conserte e poste leggermente sotto il petto è tipica delle sepolture. Pure l’epoca sembra abbastanza chiara, e si evince dalla profondità del ritrovamento, che rimanderebbe al periodo tardo antico, compreso tra il terzo e il sesto secolo dopo Cristo. È all’arcovolo 31 che i ricercatori della Soprintendenza, al lavoro per il sopralluogo necessario al restauro, hanno trovato tracce di bruciatura tra le pareti. Si aspettavano di rinvenire i resti della fornace di un fabbro, come già accaduto durante altri scavi, invece si sono abbattuti su una sepoltura, sicuramente successiva al I sec. d.C., epoca a cui risalgono i cocci rotti usati come selciato e spostati, più di 1500 anni fa, per fare spazio alla sepoltura.

Il sindaco di Verona Gabriele Sboarina e il soprintendente Vincenzo Tinè davanti alla sepoltura nell’arcovolo 31 dell’Arena di Verona (foto comune vr)
Il primo a voler vedere il ritrovamento è stato il sindaco Federico Sboarina, che si recato all’interno dell’Arena con l’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto, il soprintendente Vincenzo Tinè, Brunella Bruno e Irene Dori rispettivamente archeologa e antropologa della Soprintendenza. “Questo monumento non finirà mai di stupirci”, ha detto il sindaco. “Oggi ci ha regalato una grande emozione, è il primo reperto di questo tipo che in assoluto viene ritrovato all’interno dell’anfiteatro, una scoperta eccezionale e senza precedenti. Ho chiesto alla Soprintendenza di approfondire lo studio anche negli altri arcovoli, i dettagli della sepoltura fanno pensare che potrebbero essercene altre simili. Ora è il tempo delle analisi approfondite, dopodiché sarà valutata la modalità migliore per valorizzare questo reperto e la sua collocazione, che potrebbe arricchire il percorso museale all’interno dell’anfiteatro che prenderà forma alla fine del cantiere”. E il soprintendente: “È importante attirare l’attenzione di tutti di fronte a tale scoperta. In archeologia, ritrovare degli scheletri è sempre emozionante, farlo all’interno dell’Arena è qualcosa di unico e davvero eccezionale. Abbiamo già scavato delle sepolture all’interno dell’anfiteatro, ma mai in questa posizione, dentro un arcovolo cieco. Non pensavamo di rinvenire livelli romani conservati in situ, riteniamo che questa sepoltura sia stata inserita in epoca Tardo Antica o Alto Medievale al massimo, tanto che crediamo meriti adeguata valorizzazione”.

E arriviamo alle nuove scoperte nell’arcovolo 10, uno dei piccoli arcovoli interni che si aprono sulla galleria mediana, un ambiente di circa 6 metri x 2.95. Poiché era destinato a funzioni tecniche, la soprintendenza ne ha richiesto lo scavo stratigrafico integrale fino alla platea. “Si voleva verificare se l’arcovolo 10 come l’analogo arcovolo 31 fosse destinato a un uso funerario”, spiega l’archeologa Ilenia Gennuso della Lares srl Venezia. “Sulla platea di fondazione è stata rinvenuta una fossa circolare di 80 centimetri di diametro e una profondità di un metro e mezzo. Le funzioni sono ignote. E non è stato possibile neanche inquadrarla cronologicamente perché non è stato rinvenuto nessun elemento di datazione. La fossa viene riempita e l’area viene destinata successivamente a un uso funerario”.

“Sono state rinvenute tre deposizioni: A parzialmente in riduzione, B e C integre”, continua Gennuso. “Le deposizioni sono state realizzate in due, forse tre, momenti diversi. Quindi da un punto di vista archeologico ci sembra di aver individuato una grande fossa di deposizione originaria. Cioè la centralità e la regolarità della fossa all’interno dell’arcovolo hanno fatto pensare a una vera e propria pianificazione funeraria non a deposizioni estemporanee e casuali. Gli individui A e B sono all’interno di un’unica tomba (la Tomba 1) e la fossa poi è stata ulteriormente allargata per facilitare la deposizione dell’individuo B. Gli individui sono entrambi con la testa verso Sud. Invece l’individuo C è posizionato con la testa verso Est. L’individuo B presenta una fibbia di cintura circolare di tipologia bassomedievale al fianco destro, e ha restituito anche un gruzzolo di 6-7 monete d’argento, degli Erriciani del XII secolo, concrezionate tra di loro. Probabilmente le monete erano contenute all’interno di un sacchetto o comunque di un borsellino di materiale deperibile. Quindi questo ci data esattamente il momento in cui è stato deposto l’individuo B. Per la posa di tutti i corpi è stato spostato parte del cantiere originario romano. I livelli di riempimento della grande fossa sono stati coperti da scarichi con materiale composto da frammenti ceramici, ciottoli e tre monete scaligere. Pensiamo quindi che l’epoca scaligera possa segnare il momento di chiusura finale della fossa funeraria”.

“La tomba 1 conteneva appunto i resti di due individui che non erano stati deposti simultaneamente”, descrive l’antropologa Irene Dori. L’individuo A è di sesso femminile inseribile nella classe di età tra i 13 e i 19 anni, più precisamente potrebbe avere un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. È stato deposto per primo. Le ossa non si trovano più in posizione, ad eccezione del cranio che è ancora nella sua posizione primaria. L’individuo non è completo, mancano praticamente tutte le ossa del torace e parte delle ossa degli arti superiori. E non è quindi possibile ricostruire la sua posizione originaria”.

“L’individuo B – continua l’antropologa della Sabap – è deposto in posizione supina con la gamba destra leggermente flessa e ruotata verso l’esterno, gli avanbracci sono piegati. Una delle mani è posizionata sul torace, l’altra sul bacino. La deposizione è avvenuta in spazio pieno, ovvero la terra posta sopra il cadavere ha riempito subito gli spazi lasciati dalla decomposizione dei tessuti molli. È un individuo adulto di sesso maschile, con età maggiore di 25 anni (tutte le ossa sono fuse), e non doveva raggiungere un’altezza superiore ai 163 centimetri. L’individuo A sicuramente è stato deposto per primo, e intercettato all’altezza del torace e degli arti superiori durante la deposizione dell’individuo B. Rimane da capire il legame tra queste sepolture, se questi spazi dell’Arena fossero destinati a deposizioni funerarie di nuclei familiari”

“L’individuo A e l’individuo B sono in ottime condizioni di conservazione. Al contrario l’individuo C della Tomba 2 è molto mal conservato. Le ossa si presentano appunto in pessime condizioni di conservazione, per questo pulizia, restauro e studio non sono ancora terminati. Si tratta di una sepoltura primaria in nuda terra. La deposizione è avvenuta in spazio pieno come per l’individuo B. Era posto in posizione supina con le gambe distese e le braccia piegate sul bacino. Le analisi preliminari – conclude – ci dicono che probabilmente è un individuo di sesso maschile di età compresa tra i 13 e i 19 anni, e più precisamente tra i 15 e i 18 anni”.
Roma. Al termine di due anni di restauri realizzati col sostegno di Tod’s, per la prima volta aprono al pubblico gli ipogei del Colosseo, occasione per conoscere la storia della macchina scenica più grande al mondo, dall’inaugurazione in età flavia fino alla fine dei giochi nel 523
Il 26 giugno 2021 è una data importante per il Colosseo. Per la prima volta saranno aperti al pubblico gli ipogei del Colosseo, visibili solo parzialmente fino all’avvio del cantiere nel dicembre 2018. Dal 26 giugno 160 metri di passerella accessibile condurranno il pubblico a conoscere la storia della macchina scenica più grande al mondo, dall’inaugurazione in età flavia fino alla fine dei giochi nel 523 e alla riscoperta archeologica dalla fine dell’Ottocento. Gli ipogei si visitano con il biglietto #fullexperience, già in vendita sul sito ufficiale.

“Ricordo che quando, diversi anni fa, ho cominciato il mio primo mandato da Ministro”, interviene Dario Franceschini alla presentazione dei lavori di restauro degli ipogei dell’Anfiteatro Flavio, “Tod’s aveva già avviato questa importante operazione. Rimasi allibito e indignato nel vedere che, di fronte a un’impresa italiana impegnata a destinare una somma così importante alla tutela del patrimonio culturale del Paese, invece del plauso generale si sollevassero polemiche. È stata questa ragione che mi ha spinto poi a proporre le norme sull’Art Bonus al Parlamento, che le ha approvate convintamente introducendo un’agevolazione fiscale per chi dona in cultura capace di portare in pochi anni oltre mezzo miliardo di euro”. Il restauro degli ipogei fanno parte della seconda fase dei lavori, avviata nel 2018, nell’ambito degli interventi realizzati con il sostegno di Tod’s, “che amplia e arricchisce il percorso di visita del Colosseo”.

“Tod’s è però intervenuta prima dell’introduzione dell’Art Bonus”, ha ricordato il ministro, “compiendo quindi un gesto di mecenatismo e di vera liberalità per il Paese. Grazie anche a questo gesto, sono cambiate un po’ di cose in questi anni. Innanzitutto, credo che sia caduta l’assurda barriera ideologica tra pubblico e privato, che invece possono e devono collaborare nella gestione del patrimonio culturale del Paese. L’articolo 9 della Costituzione riguarda tutti, e non solo le istituzioni. Sottolineo ciò soprattutto perché le grandi imprese italiane, al di là di quello che esportano nel mondo, hanno dietro l’Italia, la sua arte e la sua bellezza. Per questo ritengo che la logica del give back, della restituzione, debba essere pienamente introdotta nel nostro Paese. Nel ringraziare Diego Della Valle – ha aggiunto Franceschini – faccio quindi un appello: l’Art Bonus ha portato risultati importanti, ma è ancora poco. Non si sono fatte avanti grandi imprese, mentre sono moltissime le micro donazioni. Vorrei che si arrivasse a valutare l’impatto sociale del bilancio delle imprese – ha proposto il Ministro – considerando quanto ogni singola impresa abbia restituito al proprio Paese in termini di tutela del patrimonio culturale. L’Italia merita questo”.

“L’intervento di recupero e valorizzazione degli ipogei”, ha sottolineato il ministro, “è stato reso possibile anche dalle straordinarie professionalità dei tecnici del parco archeologico del Colosseo. Un grande lavoro tecnico che dimostra come, anche in questo caso, si possa coniugare la conservazione del patrimonio con le tecnologie e con la ricerca, arrivando anche a osare”.

“Grazie alle risorse pubbliche”, ha ricordato Franceschini, “partiranno poi i lavori per coprire gli ipogei, restaurati grazie a Tod’s, e fare un’arena che consentirà di ammirare il Colosseo dal centro, come avveniva fino alla fine dell’Ottocento. È una grande operazione. Abbiamo bisogno di orgoglio in queste settimane di ripartenza. Il nostro popolo ha sempre dato il meglio di sé nei momenti di difficoltà. Lo hanno dimostrato i nostri predecessori nell’immediato dopoguerra, quando si sono rimboccati le maniche in un Paese diviso e dilaniato portandolo in pochi anni a essere una potenza industriale. Torneremo a dimostrarlo ora, e sono felice che ciò avvenga nel nome della cultura”.
Franceschini ha chiuso con un annuncio: “Il Governo italiano il 29 e il 30 luglio 2021 porterà sull’arena del Colosseo il tavolo del G20 della Cultura, dove i delegati saranno accolti dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il mondo vedrà che l’Italia ha deciso di ospitare un simile incontro nel luogo che più la identifica nel mondo”.
Verona. Chiuso il primo lotto del grande restauro dell’Arena: i risultati si vedono a occhio nudo. Nel giorno di passaggio di consegne dell’anfiteatro romano alla Fondazione per la stagione lirica, sopralluogo e bilancio del progetto da 14 milioni di euro

Finiti i primi lavori nel grande progetto di restauro dell’Arena di Verona che si prepara a riaccogliere un milione di visitatori l’anno. E i risultati sono visibili a occhio nudo. La suddivisione dei lavori in lotti e la concentrazione dei lavori da novembre ad aprile è funzionale all’ottimizzazione delle complesse attività di cantiere oltre che a garantire l’attività della Fondazione Arena durante la stagione estiva. E quindi, oggi, 2 aprile 2021, giorno del passaggio di consegne, con l’anfiteatro che entra nelle disponibilità di Fondazione Arena per i preparativi legati alla stagione lirica ed extra lirica, è stato possibile fare un primo bilancio dell’andamento dei lavori con un sopralluogo delle autorità coinvolte. L’occasione perfetta per verificare sul posto lo stato di avanzamento dei lavori, che quest’anno tuttavia non si fermano nemmeno durante il periodo estivo, ma andranno avanti senza intralciare gli spettacoli. I risultati del lavoro già effettuato sono ben visibili ad occhio nudo. I gradoni stanno tornando al loro colore originario, sono stati ripuliti dalla patina logorante del tempo oltre che sigillati per evitare le infiltrazioni d’acqua. Lo stesso per gli arcovoli, grazie a maestranze specializzate e all’utilizzo dei materiali più idonei alle caratteristiche del monumento, per la quale sono effettuate dettagliate indagini e rilievi sulle strutture e sugli interventi realizzati in passato. Quella in corso all’anfiteatro arena è un’opera di restauro senza precedenti, destinata a segnare la storia del monumento stesso e a farne non solo un luogo di spettacolo e musica, ma un vero e proprio museo. Un intervento che rimarrà nei secoli, per il contesto in cui viene realizzato, per gli obiettivi da raggiungere e per l’investimento che li rende possibili. Un progetto ambizioso di valorizzazione e fruizione dell’arena, avviato nel 2019 grazie al finanziamento di 14 milioni di euro messi a disposizione da Unicredit Banca e Fondazione Cariverona con l’Art Bonus.

A maggio saranno pronti i primi tre dei dieci nuovi bagni che andranno a sostituire quelli attuali, datati fine anni Cinquanta e oramai in un grave stato di conservazione. Per i servizi igienici è stata adottata la tecnica di lavorazione in esterna, che prevede la realizzazione delle celle in cantiere e la messa in posa sul pavimento senza intaccare la parte muraria e architettonica. Poi ci sono gli interventi che non si vedono, ma che sono fondamentali per una riqualificazione moderna e complessiva dell’arena come quella che verrà completata entro i prossimi tre anni. Si tratta dell’opera ingegneristica che si è concentrata in particolare a livello ipogeo, dove sono stati realizzati ex novo gli impianti idrico, fognario ed antincendio, ormai del tutto obsoleti, e propedeutici al proseguo dei cantieri. A tutto ciò si aggiungono le opere di riqualificazione museale. Sono queste, infatti, uno degli obiettivi strategici dell’intervento Art bonus, per migliorare la fruibilità dell’Arena come monumento visitabile nei suoi spazi principali, compresa la galleria mediana che, durante la stagione invernale con lo stop agli spettacoli, potrà essere percorsa nella sua totalità. Già allo studio della Soprintendenza e del settore Musei Civici l’individuazione di soluzioni metodologiche per l’allestimento di appositi spazi informativi e dedicati alla comunicazione multimediale, nei quali i visitatori possano ricevere approfondimenti relativi all’anfiteatro, alla sua storia e alla sua duplice natura di luogo della cultura e luogo di spettacolo.

In Arena si sono dati appuntamento il sindaco di Verona Federico Sboarina, l’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto, il soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio Vincenzo Tinè, il direttore generale di Fondazione Cariverona Giacomo Marino e la Regional Manager NordEst di Uncredit Luisella Altare. Presenti anche l’assessore alla Cultura Francesca Briani e il sovrintendente di Fondazione Arena Cecilia Gasdia. “Assistiamo a qualcosa di storico e che resterà nei secoli”, ha detto il sindaco. “Questo intervento ci permette non solo di restituire l’anfiteatro alla sua originaria bellezza, ma anche di proiettarlo in una nuova dimensione, quella museale, che contribuirà a renderlo ancora più unico e straordinario. È arrivato il tempo di prepararsi alla stagione lirica che inizierà il 19 giugno 2021 con lo spettacolo diretto dal maestro Muti, lavoriamo per il pubblico della lirica e dei concerti ma anche per il milione di visitatori che ogni anno entrano in Arena. Non posso che essere estremamente orgoglioso di quanto fatto finora, anche durante la pandemia, e degli obiettivi che ci siamo posti con questo progetto. Riscriviamo la storia del nostro anfiteatro, lo facciamo attraverso la sinergia di istituzioni del territorio, consapevoli di ciò che l’arena rappresenta per la nostra città dal punto di vista storico, artistico, culturale oltre che economico”. E l’assessore Zanotto: “Si tratta di un cantiere davvero complesso e articolato, che richiede una cura e un’attenzione particolare. Nel giro di pochi anni avremo un anfiteatro messo a nuovo, visibilmente più bello grazie al restauro dei gradoni e degli arcovoli, ma anche più funzionale e sicuro, con un nuovo sistema tecnologico adeguato alle esigenze del teatro all’aperto più famoso al mondo. Senza parlare dei nuovi servizi igienici, quelli attuali non sono più adeguati anche a causa della scarsa manutenzione degli anni passati. Oggi consegniamo il monumento a Fondazione Arena, il cantiere vero e proprio riprenderà in autunno ma i lavori non si fermeranno del tutto nemmeno durante l’estate. Il nostro obiettivo è terminate l’opera nei tempi stabiliti, siamo in carreggiata nonostante l’emergenza sanitaria”. “L’Art bonus ha innescato un meccanismo di tutela e conoscenza dell’anfiteatro che si completerà con la realizzazione del percorso museale”, ha aggiunto il soprintendente Tinè. “Ora sono finalmente visibili i primi risultati, un progetto frutto di un lungo lavoro preliminare, a cui la Soprintendenza ha dato un contributo non banale e che coglie l’opportunità di rendere visibile il restauro e la storia del monumento, compresa la più recente funzione di teatro all’aperto per gli spettacoli di lirica e di musica pop”.

“Un intervento sostanziale su uno dei luoghi iconici del patrimonio artistico italiano e simbolo nel mondo della nostra Verona”, ha affermato Marino. “Notevole il lavoro relativo alla parte ingegneristica, quello che non si vede ma è essenziale per conservare l’Arena e valorizzarla al meglio. Oggi abbiamo voluto essere qui per condividere con la città quanto realizzato finora, bene l’approccio metodologico del ‘minimo intervento’, garantisce di mantenere intatta la bellezza del manufatto. Fondamentale anche il progetto museale, con un milione di potenziali visitatori all’anno, l’Arena si appresta a diventare un signor museo”. Soddisfazione per l’avanzamento dell’opera è stata espressa anche dal Regional Manager Nord Est di UniCredit Luisella Altare, che sottolinea come “sostenere i lavori di ristrutturazione dell’Arena di Verona è per UniCredit motivo d’orgoglio. Il nostro intervento non solo è coerente con la convinzione che lo straordinario patrimonio artistico e culturale italiano costituisca un volano di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese ma, vuole essere una nuova, concreta, dimostrazione della nostra attenzione e del nostro legame con questo territorio”. Infine la sovrintendente Gasdia: “Mai come quest’anno aspettavamo questo giorno. Tra poco cominceremo le operazioni di allestimento del palco e dei gradoni, i veronesi sentiranno i martelli in azione. Per noi è un segnale forte verso il ritorno a quella normalità che tutti aspettiamo e per la quale non abbiamo mai smesso di lavorare”. “L’auspicio è di riaprire al più presto tutti i musei, i teatri e i luoghi di cultura”, ha concluso l’assessore Briani. “Il percorso museale dell’arena arricchirà ancora di più l’offerta culturale della nostra città”.
Mibact. Gabriel Zuchtriegel è il nuovo direttore del parco archeologico di Pompei, subentra a Massimo Osanna: scelto tra 44 candidati. L’annuncio del ministro Franceschini. Il bilancio dei 7 anni di Osanna a Pompei e dei 6 anni di Zuchtriegel a Paestum

Da Paestum a Pompei, dalla Magna Grecia alla piena romanità: è un viaggio non solo nella topografia e nell’archeologia dell’Italia antica ma anche nella gestione del patrimonio culturale nazionale quello che si accinge a intraprendere Gabriel Zuchtriegel, 40 anni, archeologo classico, che il 20 febbraio 2021 è stato nominato dal ministro per i Beni e le Attività culturali, Dario Franceschini, nuovo direttore del parco archeologico di Pompei. Nato nel 1981 a Weingarten, città della Repubblica Federale Tedesca, è stato il più giovane dei direttori nominati con la prima procedura pubblica internazionale per la selezione dei musei autonomi nel 2015, quando fu selezionato per guidare il parco archeologico di Paestum e Velia. Zuchtriegel ha studiato archeologia classica, preistoria e filologia greca a Berlino, Roma e Bonn, dove nel 2010 ha concluso un dottorato di ricerca sul sito laziale di Gabii nei pressi di Roma. È stato borsista dell’Istituto Archeologico Germanico e della Fondazione Alexander von Humboldt, che nel 2012 l’ha portato all’università della Basilicata (Matera) per un progetto di ricerca triennale sulla colonizzazione greca lungo la costa Ionica.

Cittadino italiano: Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, giura davanti al sindaco di Matera Raffaello De Ruggeri
Ha insegnato presso gli atenei di Bonn, Matera, Napoli “Federico II” e Salerno ed è autore di numerosi articoli e monografie, tra cui “Colonization and Subalternity in Classical Greece”, Cambridge University Press 2018. Nel 2019, gli è stato riconosciuto il premio di Ravenna Festival. Nel 2015, ha collaborato nel “Grande Progetto Pompei” quale membro della Segreteria tecnica di progettazione. Da novembre 2015 dirige il parco archeologico di Paestum, al quale nel 2020 si è aggiunto il sito di Velia, ambedue iscritti nella lista del patrimonio Unesco. Zuchtriegel, che è sposato e ha due figli, è di origine tedesca; dal 2020 è anche cittadino italiano.
“Pompei è una storia di rinascita e riscatto”, ha dichiarato il ministro Franceschini, “un modello per tutta Europa nella gestione dei fondi comunitari. Un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno contribuito ai risultati straordinari e che sono motivo di orgoglio per l’Italia. Nel ringraziare il professor Osanna per il grande lavoro svolto in questi anni a Pompei faccio i più profondi auguri di buon lavoro a Gabriel Zuchtriegel che lascia un’esperienza estremamente positiva a Paestum per un lavoro entusiasmante: il più bel lavoro al mondo per un archeologo”.

Massimo Osanna, direttore uscente e attualmente direttore generale dei Musei Statali, che ha guidato con successo l’investimento dei fondi europei del Grande Progetto Pompei e riaperto la stagione degli scavi nel sito con numerosi e straordinari rinvenimenti: “Con emozione saluto oggi il mio successore, augurandogli un lavoro proficuo e appassionante. Lascio un luogo straordinario che è stato il mio mondo degli ultimi sette anni, a cui ho dedicato energie passione e impegno: sono felice di poterlo affidare nelle mani del nuovo direttore, nella consapevolezza che lascio Pompei in uno stato ben diverso da quello in cui l’ho trovata. Molto orgoglio, ma anche gratitudine per quanti hanno operato per la salvezza di uno dei siti archeologici più importanti del mondo, dal ministro Franceschini ai direttori generali del Grande Progetto Pompei a tutti i funzionari e il personale che mi ha accompagnato in questa grande sfida”.
Il neodirettore Gabriel Zuchtriegel, che lascia un’eredità positiva nella gestione del parco archeologico di Paestum e Velia, al momento della nomina commenta: “Pompei è speciale non solo per il suo patrimonio archeologico inestimabile, ma anche per la squadra di professionisti e operatori che lavorano nel sito con grande impegno e competenza e che sono felice di poter guidare per garantire la tutela e la fruizione di un luogo unico al mondo”.

La procedura di selezione. Il nuovo direttore è stato scelto tra i 44 candidati, di cui 10 di origine straniera, che si sono sottoposti al vaglio della commissione presieduta da Marta Cartabia, presidente emerita della Corte costituzionale e attualmente ministro della Giustizia, e composta da: Luigi Curatoli, già generale dell’Arma dei Carabinieri e direttore del Grande Progetto Pompei; Carlo Rescigno, accademico dei Lincei e professore ordinario di Archeologia classica all’università della Campania “L. Vanvitelli”; Andreina Ricci, già professoressa ordinaria di Metodologia e tecnica della ricerca archeologica all’università di Roma “Tor Vergata”; Catherine Virlouvet, già direttrice della École française di Roma e professoressa emerita all’università d’Aix-Marseille. Al termine della selezione, conclusa con i colloqui dei dieci candidati della short list, tenutisi il 10 e 11 febbraio 2021, la commissione ha individuato la terna dei candidati da sottoporre al Ministro, tra i quali è stato nominato il nuovo direttore che prenderà prossimamente servizio. Oltre a Gabriel Zuchtriegel la terna era composta da Renata Picone, professoressa ordinaria di restauro nell’Università degli studi Federico II di Napoli, e Francesco Sirano direttore del parco archeologico di Ercolano dal 2017.

Nuovi scavi 2018 a Pompei: Massimo Osanna scopre un affresco con il ritratto di donna in tondo dalla Casa del Giardino (foto Mibact)
Il parco archeologico di Pompei dal 2014 al 2021. Negli ultimi sette anni, sotto la guida del professor Massimo Osanna, il parco archeologico di Pompei è tornato a nuova vita: archeologi, architetti, restauratori, ingegneri e uno staff di professionisti specializzati (geologo, vulcanologo, antropologo, archeobotanico, archeozoologo) e comunicatori hanno lavorato quotidianamente ottenendo straordinari risultati e hanno speso in modo efficiente le risorse europee rendendo il Parco un modello di spesa virtuoso a livello internazionale. Una forte attenzione è stata anche posta alle misure per migliorare l’accessibilità e la fruizione di quello che, con circa 4 milioni di visitatori all’anno, è il secondo sito più visitato d’Italia: 4 km di itinerario facilitato per persone con difficoltà motoria, un’offerta diversificata di visita con domus riaperte dopo il restauro e/o aperte per la prima volta, itinerari del verde con giardini storici ricostruiti, progetto di museo diffuso, uso delle tecnologie digitali e riallestimento di nuovi spazi espositivi. Dopo decenni si è tornati inoltre e a scavare in quella parte della città mai indagata finora.. Le indagini hanno restituito dati significativi per la conoscenza della città antica, oltre a eccezionali scoperte. Numerose sono state, in questi anni, le collaborazioni con le Università e i principali istituti di ricerca internazionali per indagini e ricerche archeologiche.


Il Grande Progetto Pompei, quinquennale, è stato avviato nel 2014
Il Grande Progetto Pompei. Il Progetto per la tutela e la valorizzazione dell’area archeologica di Pompei (Grande Progetto Pompei) è stato finanziato dalla Commissione Europea quale Grande Progetto Comunitario. Importo complessivo: 105 milioni di euro. Cofinanziamento UE: 75%, quota nazionale: 25%. Interventi finanziati: 76. In 5 anni sono stati eseguiti 76 interventi relativi ai 5 piani di intervento, di cui: 51 per il piano delle opere (interventi su strutture archeologiche); 8 per il piano della conoscenza; 2 per il piano della sicurezza; 7 per il piano della capacity building; 8 per la fruizione e comunicazione. Sono 74 gli interventi conclusi, di cui su 2 cantieri sono in corso le fasi di collaudo. Dall’inizio del GPP, grazie agli interventi di messa in sicurezza e restauro, sono stati consegnati alla fruizione pubblica 46 edifici, tra i quali i Praedia di Giulia Felice, la Casa del Criptoportico, la Casa di Leda e il Cigno, quella del Frutteto, la Casa degli Amanti e l’emblematica Villa dei Misteri. I nuovi scavi hanno restituito al mondo affreschi meravigliosi, mosaici unici e una nuova possibile ipotesi sulla datazione dell’eruzione del Vesuvio. Inoltre, grazie alle ultime tecnologie applicate alla ricerca (come per esempio i calchi di Fiorelli), è stato possibile acquisire nuovi e importanti dati di conoscenza sulla vita quotidiana e i costumi della città di Pompei.


Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco e del museo di Paestum e Velia
Parco Archeologico di Paestum e Velia dal 2015 al 2021. Negli ultimi sei anni, sotto la guida dell’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel, il parco archeologico di Paestum ha raggiunto numerosi e importanti risultati soprattutto in termini di tutela e ricerca, fruizione, valorizzazione e comunicazione, anche grazie all’autonomia gestionale e finanziaria di cui lo ha dotato la riforma Franceschini del 2014. Al centro della direzione Zuchtriegel sono stati gli interventi di messa in sicurezza, manutenzione straordinaria e ordinaria e restauro, per i quali sono stati investiti oltre 9 milioni di euro. Tra questi: un sistema di monitoraggio sismico sul Tempio di Nettuno con tecnologie avanzate, sviluppato insieme all’università di Salerno e finanziato con il mecenatismo privato attraverso ArtBonus; il Sistema Hera, il catalogo online fruibile anche dagli utenti esterni, che connette dati geografici (GIS), collezioni e archivi e raccoglie 2.653 schede di monumenti e 17914 reperti; gli scavi archeologici promossi nell’ambito di progetti di tutela e valorizzazione, che hanno portato alla luce nuovi dati, tra cui un tempio dorico del V sec. a.C. precedentemente sconosciuto e che ha dato nuova luce alla storia dell’architettura pestana e magno-greca; le collaborazioni con università, CNR e società private che hanno portato a nuove scoperte anche grazie all’uso di tecnologie innovative come la geofisica e la fotografia multispettrale.

Fruizione, accessibilità, comunicazione. Esemplare, in termini di accessibilità così come di fruttuosa cooperazione tra pubblico e privato, è l’intervento sul tempio arcaico noto come “Basilica” che, dal 2016, è accessibile senza più barriere architettoniche grazie al finanziamento costituito dai proventi di una mostra in collaborazione con il concessionario. Attualmente, è l’unico tempio greco ancora in piedi pienamente agibile/praticabile in tutto il Mediterraneo. Nuovi percorsi, tra cui un parco giochi a tema archeologico, hanno aumentato allargato il pubblico e ampliato l’offerta, con particolare attenzione ai più piccoli. La comunicazione digitale, con strategie social diverse e coinvolgenti, hanno portato il Parco a raggiungere i 150 mila follower, aumentando così visibilità e interazione con gli utenti diffondendo la conoscenza del patrimonio in rete. Dal 2015 al 2019, durante la gestione Zuchtriegel, il pubblico del parco archeologico è cresciuto del 48% (2015: 279.078; 2019: 443.743) e nel 2020, a causa della pandemia, ha subito un forte calo pari a oltre il 70% in media con quanto accaduto a tutti i luoghi del Sistema Museale Nazionale. Con l’introduzione di un abbonamento annuale a partire dal 2016, è aumentato in modo significativo il coinvolgimento del territorio, con anche la nascita dell’associazione “Amici di Paestum” nel 2017. È proprio in collaborazione con le associazioni del territorio che si svolgono lavoratori inclusivi per scuole e famiglie, con una particolare attenzione allo spettro autistico.
Parco archeologico di Paestum: donazione con l’Artbonus destinata per la prima volta a Velia. E a marzo al via indagini archeologiche sull’acropoli


Una donazione dall’Irpinia per il parco archeologico di Paestum e Velia, con una novità: per la prima volta indirizzata esplicitamente anche a Velia, il sito Unesco che l’anno scorso è stato unito all’autonomia di Paestum, sotto la guida del direttore Gabriel Zuchtriegel. Grazie a una rete di aziende e di privati che hanno sostenuto il Parco archeologico, il sito di Paestum, in provincia di Salerno, è stato negli ultimi anni tra le realtà più dinamiche dell’Italia meridionale in materia di donazioni e Artbonus. Ora, l’adesione di un’azienda irpina che ha allargato così il cerchio dei mecenati che contribuiscono alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico magno-greco. L’elargizione liberale di 5mila euro da parte della Project Power srl, con sede ad Avellino. La legge Artbonus, introdotta nel 2014, consente ad aziende e cittadini di beneficiare di sgravi fiscali, sostenendo progetti nel settore dei beni culturali. “Il mecenatismo culturale è sempre esistito”, commenta Alfonso Andria, già presidente della Provincia di Salerno e membro del Consiglio di Amministrazione del Parco, “ma l’introduzione dell’Artbonus, una delle grandi innovazioni della Riforma Franceschini, rappresenta uno strumento assai originale in rapporto alle modalità di applicazione. All’inizio della mia appassionante esperienza nel Consiglio di Amministrazione del Parco Archeologico di Paestum ebbi l’idea di promuovere, in sede Assindustria Salerno e grazie alla disponibilità dell’allora presidente Mauro Maccauro, un incontro con l’imprenditoria del Salernitano con il neo nominato direttore Zuchtriegel. Gli esiti furono molto positivi e gli apporti che ne conseguirono produssero risultati soddisfacenti. Dopo l’aggregazione di Elea-Velia all’autonomia amministrativa e gestionale di Paestum, i passi avanti già compiuti e sotto gli occhi di tutti inducono a rilanciare quello stesso messaggio e, anzi, ad ampliare lo spettro dell’ipotetica platea. Il parco archeologico di Velia ha straordinarie potenzialità, talune inespresse anche a causa della marginalizzazione geografica. Di contro Elea è la culla del pensiero e della cultura occidentali e dunque merita adeguate attenzioni oltre che da parte pubblica anche dal privato, a partire dalle progettualità già messe in campo dal direttore. Il gesto di un’azienda irpina apre uno scenario interessante: la cultura abbatte gli steccati campanilistici, la sensibilità e l’intelligenza, in questo caso degli imprenditori, fanno il resto. Un bell’esempio, che mi auguro venga emulato”.

Per l’area archeologica di Velia in arrivo altre novità. “A marzo partiranno nuove indagini archeologiche volte a una maggiore conoscenza, tutela e valorizzazione dell’area dell’acropoli di Velia”, aggiunge il direttore Zuchtriegel. “Speriamo di poter coinvolgere sempre di più il territorio nelle nostre attività, non solo in veste di sostenitore. Il Cilento è una terra ricca di cultura e tradizioni per cui puntiamo a rinforzare le sinergie con il Parco Nazionale e la rete tra altri luoghi della cultura, borghi storici, associazioni e cittadini”.
Pompei, 21 dicembre 2020: è nato Pompeii Commitment. Materie archeologiche il portale e centro di ricerca digitale del parco archeologico di Pompei per lo studio e la valorizzazione delle “materie archeologiche” custodite nelle aree di scavo e nei depositi

21 dicembre 2020, ore 14: aperto ufficialmente pompeiicommitment.org, il portale e centro di ricerca digitale di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, il primo programma dedicato all’arte contemporanea commissionato dal parco archeologico di Pompei e basato sullo studio e sulla valorizzazione delle “materie archeologiche” custodite nelle aree di scavo e nei depositi di Pompei. Il progetto è stato ideato nel 2017 da Massimo Osanna, direttore generale ad interim del parco archeologico di Pompei, e Andrea Viliani, responsabile e curatore del CRRI-Castello di Rivoli Research Institute, che è il curatore scientifico del progetto, “manutenuto” insieme con Stella Bottai e Laura Mariano. L’individuazione della parola “manutenzione” non è casuale, in quanto si tratta di un progetto in progress che connota il lavoro di ricerca quale responsabilità e impegno (“commitment”) quotidiano, non solo a concepire ma anche, appunto, a manutenere ovvero a preservare e condividere i risultati che saranno progressivamente raggiunti.

Nella sua prima fase, Pompeii Commitment si concentra sulla definizione delle forme di conoscenza che saranno espresse e prodotte dal progetto stesso, attraverso un metodo di ricerca corale, attivato e condiviso su pompeiicommitment.org da dicembre 2020 a dicembre 2021. Anche per questo la piattaforma è concepita come un “portale”, piuttosto che un “sito web”, ovvero come un discrimine e un momento di passaggio in cui possiamo prescindere da ciò che già conosciamo, o crediamo di conoscere, e immaginare invece nuovi saperi. pompeiicommitment.org è stato ideato, quindi, non come uno strumento funzionale o di supporto, ma come l’accesso a un vero e proprio centro di ricerca digitale, in cui pubblicare e diffondere progetti in corso, saggi testuali e visivi, podcast, file audio e video di cui saranno autori oltre cinquanta artisti, curatori, scrittori e attivisti internazionali, invitati a partecipare al progetto con i loro contributi (Commitments), che confluiranno in un catalogo scientifico finale.

Il portale racconta inoltre la storia di come Pompei sia diventata una forma di conoscenza della modernità, prima occidentale e poi globale, come testimoniato da molteplici documenti storici che sono pubblicati settimanalmente (Historiae), e di come Pompei abbia accumulato un sapere transdisciplinare in continua evoluzione, composto da innumerevoli storie sulla fine e sull’inizio di mondi, siano essi reali o fantastici, che formano sul portale una Biblioteca di Archeologia e Futurologia. I professionisti stessi del Parco Archeologico – tra cui archeologi, storici, archivisti, antropologi, archeozoologi, archeobotanici, agronomi, geologi, chimici, architetti, ingegneri, informatici, restauratori, operatori della manutenzione ordinaria – contribuiranno ad approfondire e condividere con il grande pubblico le proprie conoscenze attraverso una serie di testi inediti e interviste che portano in luce e celebrano il loro metodo di lavoro e il loro lavoro quotidiano (Fabulae).

Ma il portale getta anche le basi per una catalogazione tipologica della “materia archeologica” pompeiana conservata nei depositi del Parco e materia di riflessione degli autori invitati, delineando così un museo, per ora solo ipotetico, ad essa dedicato (Inventario). Tutti questi contributi configurano pompeiicommitment.org come una piattaforma editoriale multi-autoriale e polifonica. Evolvendo progressivamente come una costruzione costantemente ridefinita, Pompeii Commitment genera un’ulteriore porta d’ingresso al sito di Pompei – come le porte monumentali attraverso le quali il visitatore accede abitualmente al sito archeologico (Piazza Anfiteatro, Porta Marina Inferiore e Porta Marina Superiore) –, che in questo caso si configura come un accesso malleabile e penetrabile all’episteme di Pompei. Il portale web mira così a definire un’esperienza più estesa e stratificata nel tempo rispetto a quella di una visita fisica a Pompei – ma anche della normale consultazione digitale del suo sito web –, affermando una sensazione di “scoperta” graduale che riflette e approfondisce l’attività permanente di scavo sostenibile condotta ogni giorno in quel museo diffuso e all’aperto che comprende, oltre al sito archeologico di Pompei, anche i siti di Oplontis, Boscoreale, il Real Polverificio Borbonico di Scafati, la Reggia del Quisisana e le ville di Castellamare di Stabia.

La seconda fase di Pompeii Commitment. Materie archeologiche avrà inizio nel corso del 2021 e si articolerà in un programma di commissione, produzione e presentazione di opere che, progressivamente, costituiranno la collezione d’arte contemporanea (Collectio) del parco archeologico di Pompei. Questa seconda fase è ispirata alle linee guida del progetto Italian Council promosso dal MiBACT-Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo. I Commitments sviluppati per il portale – oltre cinquanta – sono pubblicati settimanalmente nell’arco di dodici mesi, da dicembre 2020 a dicembre 2021. Tra i partecipanti i cui contributi saranno pubblicati nel primo semestre del 2021: Jennifer Allora & Guillermo Calzadilla, Maria Thereza Alves, Marcella Beccaria, Anna Boghiguian, Diana Campbell Betancourt, Cairo Clarke, Cooking Sections, Chiara Costa, Trisha Donnelly, Jimmie Durham, Haris Epaminonda, Eva Fabbris, Milovan Farronato, Simone Fattal, Lara Favaretto, Liam Gillick, Alexandra Daisy Ginsberg, Prem Krishnamurthy, Mierle Laderman Ukeles, Lina Lapelyte, Matteo Lucchetti, Goshka Macuga, Elena Mazzi, Marzia Migliora, Otobong Nkanga, Henrik Olesen, Charlemagne Palestine, Christodoulos Panayiotou, Giulio Paolini, Lucia Pietroiusti, Walid Raad, Michael Rakowitz, Lucy Raven, Tabita Rezaire, Salvatore Settis, Tai Shani, Paul Sietsema, Himali Singh Soin-David Soin Tappeser, Marianna Vecellio, Adrián Villar Rojas, Kandis Williams, Cerith Wyn Evans, Akram Zaatari.

I Commitments inaugurali sono quelli degli artisti Giulio Paolini (autore anche dell’immagine della holding page del portale) e Mierle Laderman Ukeles. Per tracciare l’orizzonte d’inizio di Pompeii Commmitment. Materie archeologiche, Paolini ha immaginato quattro possibili versioni del portale di accesso al progetto: come in quel “quadro che contiene tutti i quadri” – la prima opera dall’artista, Disegno geometrico, 1960 – Paolini squadra la superficie di quattro fogli bianchi per concentrare la sua e la nostra attenzione su di essi e su ciò che sta per accadervi (o è già accaduto?). Laderman Ukeles partecipa invece con la ripubblicazione del suo MANIFESTO FOR MAINTENANCE ART 1969! Proposal for an exhibition “CARE”, che ha fortemente influenzato la visione curatoriale del progetto, nei termini della sua “cura” intesa come “manutenzione”. Autore della prima Fabula è il professor Pierpaolo Forte, membro del consiglio di amministrazione del parco archeologico di Pompei. Nella primavera 2021 verranno anche presentati il volume monografico Gianni Pettena: 1966-2021 (Mousse Publishing, Milano, 2020, co-prodotto, nell’ambito del progetto, con MAXXI-Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Kunst Meran/Merano Arte) e l’opera di Invernomuto Black Med-POMPEI (2020-2021), vincitrice del bando Italian Council 2019 promosso dalla direzione generale Creatività Contemporanea del MiBACT, su presentazione di Fondazione Morra Greco, Napoli, e donata al parco archeologico di Pompei.

L’ufficio Fundraising del parco archeologico di Pompei ha ideato, a sostegno di Pompeii Commitment, un progetto e un modello di sponsorship, denominato Partners Committee, che sarà sperimentato per la prima volta in questa occasione. Il progetto si presenta come un’opportunità per proporre e valutare nuove modalità di collaborazione pubblico-privato e per interagire con i partner mediante l’attivazione di nuove pratiche dialogiche. Il Partners Committee sarà costituito dal Lead Partner e dai Team Partners. Un ruolo determinante sarà ricoperto dal Lead Partner che curerà la governance della sponsorship, il confronto con i Team Partners e i referenti del Parco Archeologico di Pompei. I Team Partners, a loro volta, potranno suggerire azioni di sostegno al progetto, ma anche nuove modalità di collaborazione e di promozione mediante le stesse organizzazioni coinvolte. L’obiettivo è quello di costituire una squadra di lavoro, dove soggetti pubblici e privati cooperano a sostegno di Pompeii Committment, primo progetto di lungo termine dedicato alle ricerche dell’arte contemporanea a Pompei. Al seguente link l’avviso di sponsorizzazione pubblicato nella sezione amministrazione trasparente del parco di Pompei: http://pompeiisites.org/trasparenza/progetto-pompei-commitment-archaeological-matters-da-parte-del-parco-archeologico-di-pompei/ Il progetto è presente anche sulla piattaforma Art Bonus per consentire a donatori, amici e sostenitori dell’arte di partecipare con erogazioni liberali al sostegno delle creazioni artistiche contemporanee. I nomi dei donatori entreranno a far parte dell’universo progettuale di Pompei, beneficiando degli sgravi fiscali previsti dalle normative Art Bonus. Qui di seguito il link: https://artbonus.gov.it/2267-parco-archeologico-di-pompei.html



“La decisione di sostenere l’intervento di recupero e ripristino delle fontane del museo Archeologico nazionale di Napoli risponde alla volontà di rappresentare, anche attraverso operazioni-simbolo, la centralità dei temi della preservazione, della conservazione e della efficiente gestione della risorsa idrica in un’epoca contrassegnata dalla scarsità della risorsa primaria, e dalla necessità di un ripensamento dei modelli di governo del servizio idrico, soprattutto nel Mezzogiorno”, commenta Franco Cristini, amministratore delegato di Acqua Campania SpA. “L’acqua non è classificabile solo come una utility; l’acqua è anche un bene culturale. E come tale ha diritto a uno statuto e a una governance che ne garantiscano la tutela e la riproducibilità per le generazioni future. In questi mesi, la nostra Società – nella qualità di concessionario della Regione Campania – ha portato a buon fine il progetto per la potabilizzazione delle risorse idriche accumulate nell’invaso di Campolattaro. L’opera, inserita tra le priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), concorrerà all’autosufficienza di approvvigionamento della Regione, e – a regime – permetterà di irrigare oltre 15mila ettari di suolo agricolo destinato a produzioni pregiate. È un’opera concepita secondo principi di unitarietà e completezza. Ne beneficeranno non solo gli uomini, ma anche la terra. Con il nostro contributo intendiamo sostenere concretamente il rilancio di una della più grandi istituzioni culturali del Paese, unica per la ricchezza del suo patrimonio, e diventata sempre più motivo di attrazione e valorizzazione di Napoli e della Campania. Intendiamo in questo modo proseguire ad affiancare, concretamente, il movimento di rinascita e rilancio dell’offerta culturale della città e della Regione, promuovendo la funzione sociale dell’ impresa Acqua Campania, che non può esaurire il proprio impegno entro i confini della sua attività, ma deve estendere la sua missione ad un più ampio contesto di riferimento”.










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