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Il museo Archeologico nazionale di Napoli mette on line ogni mercoledì “Fuoriclassico: la rassegna sulla contemporaneità ambigua dell’antico”: si parte con Luciano Canfora, che parla di Aristofane e Tucidide. Poi Massimo Cacciari, Cristina Cattaneo, Mariangela Gualtieri e tanti altri

Un’agorà virtuale per conoscere grandi Maestri della cultura contemporanea: ogni mercoledì, dal 6 maggio 2020, sulla pagina Facebook del museo Archeologico nazionale di Napoli saranno presentati alcuni incontri della rassegna “Fuoriclassico. La contemporaneità ambigua dell’antico”: Luciano Canfora, Massimo Cacciari, Mariangela Gualtieri e Cristina Cattaneo saranno alcuni dei protagonisti della versione web, pensata anche per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado e dell’Università. Un appuntamento online per ritrovare gli eventi più significativi delle edizioni 2018 e 2019 della manifestazione: “Fuoriclassico incarna alla perfezione l’identità del nostro museo, raccontando il mondo degli antichi in un dialogo coinvolgente e curioso con il contemporaneo”, dichiara Paolo Giulierini, direttore del Mann, “abbiamo deciso di aprire alla fruizione online di questi contenuti, immaginandoli anche come supporto ed ulteriore stimolo per i tanti studenti impegnati nella preparazione a distanza”. La rete tra le associazioni culturali A voce alta ed Astrea, Sentimenti di giustizia e l’organizzazione dell’ufficio Museologia e Documentazione storica del Mann, hanno creato, nel corso di un triennio, un interessante dialogo tra mondi, tempi e linguaggi spesso destinati a non entrare in contatto (letteratura, filosofia, diritto, teatro, musica, storia antica, archeologia, cinema, arti visive). Un’occasione da cogliere al volo non soltanto per chi non ha potuto assistere agli incontri o per chi vuole ritrovare le riflessioni di grandi pensatori contemporanei, nel magico (e adesso virtuale) scenario del Toro Farnese del Mann.

Luciano Canfora al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Carlo Arace)

Taglio (digitale) del nastro, mercoledì 6 maggio 2020, con la video-lezione di Luciano Canfora: dalla storiografia di Tucidide alla commedia di Aristofane, un percorso imperdibile per comprendere, grazie ad una voce autorevole e colta, la perenne attualità dei classici. A seguire, la programmazione continuerà ad essere ricchissima: spazio a letteratura, teatro e filosofia, con Massimo Cacciari, che racconterà l’Eneide anche grazie all’intensa interpretazione di Anna Bonaiuto (l’evento sarà online 13 maggio 2020). La meditazione su nostos/reditus sarà affidata a Hisham Matar e Rossana Valenti, con un reading di Enzo Salomone (20 maggio 2020), mentre il dramma dei migranti sarà rappresentato nel confronto multidisciplinare tra il medico legale ed anatomopatologa Cristina Cattaneo (Direttrice del Centro LABANOF dell’università di Milano ed autrice del libro “Naufraghi senza volto”), la giornalista e scrittrice Cristina Soffici, il fotografo Antonio Biasiucci (27 maggio 2020). Giustizia ed immoralismo saranno le parole chiave dell’incontro web (3 giugno 2020) con Gennaro Carillo ed Ulderico Pomarici; sotto il segno di Ovidio, sarà condotta la lezione di Alessandro Barchiesi, con letture di Elena Bucci (10 giugno 2020). Dalla stagione 2019-2020, che aveva come filo conduttore il corpo, saranno riproposti gli incontri con la poetessa Mariangela Gualtieri, i professori Victor Stoichita e Corrado Bologna, per concludere con una meditazione sulle Antigoni nella lettura di Elena Bucci e Diana Matar. In autunno, con la riapertura delle scuole, la proposta online di Fuoriclassico si arricchirà di lezioni ed interventi inediti, ad integrazione di una didattica che, si spera, si possa finalmente svolgere di nuovo ‘in presenza’.

“Passaggi e permanenze ad Altino dall’Antichità alla Grande Guerra”: quattro week-end per conoscere Altino e i popoli che qui hanno interagito: greci, celti, romani, soldati della Grande Guerra. Il sabato incontri e visite guidate a tema con archeologi, preceduti dall’archeoaperitivo a cura di Companatiche. Si inizia con “I greci ad Altino” e le ricette di 2500 anni fa

Tra settembre e ottobre quattro week-end al museo Archeologico di Altino con visite guidate, archeoaperitivo, laboratori e percorsi tematici

Conoscere Altino per piccoli assaggi. Nel vero senso della parola. Ecco “Passaggi e permanenze ad Altino dall’Antichità alla Grande Guerra”, il nuovo ciclo di incontri in programma tra settembre e ottobre al museo Archeologico nazionale di Altino promosso nell’ambito del progetto “Tutti al museo” in collaborazione con l’associazione Companatiche. In calendario quattro week-end: al sabato, un archeologo affronta un popolo sempre diverso, greci, celti, romani, soldati della Grande Guerra, ma che nei secoli ha avuto un rapporto con Altino e il suo territorio, introdotto da un “archeoaperitivo” ispirato al tema del giorno e realizzato da Companatiche. Alla domenica, invece, sono previsti laboratori didattici sempre ispirati al popolo protagonista del week-end. L’ingresso al museo costa 3 euro (salvo riduzioni). Per i laboratori 6 euro a persona; mentre il biglietto dei percorsi tematici è di 3 euro a  persona o 6 euro a famiglia (gratuito domenica 24 settembre). Infine l’archeoaperitivo è su prenotazione con contributo liberale a scopi associativi di 10 euro (info e prenotazioni: companatiche@gmail.com – cell.: 389 818 6533)

Il nuovo museo archeologico nazionale di Altino

Il logo dell’associazione Companatiche

Il programma. Si inizia sabato 2 settembre 2017 con “I greci ad Altino”: alle 19.30,  archeoaperitivo greco a cura dell’associazione Companatiche; alle 21, dialogo e visita tematica con Margherita Tirelli, già direttrice del museo Archeologico nazionale di Altino. Domenica 3 settembre 2017, dalle 16, “Tutti al museo”, laboratorio di archeologia sperimentale “Archeonauti scambiano le merci con i greci” a cura di Street Archaeology e percorso tematico-interattivo “Altino: oggetti Stra-Vaganti” a cura di Studio D. Secondo week-end in occasione delle “Giornate europee del patrimonio 2017”. Sabato 23 settembre 2017, “I celti ad Altino”: 19.30, archeoaperitivo celtico a cura dell’associazione Companatiche; 21, dialogo e visita tematica con Mariolina Gamba, già direttrice del museo Archeologico nazionale di Altino. Domenica 24 settembre 2017, dalle 16, “Tutti al museo”, laboratorio di archeologia sperimentale “Scopriamo che cos’è la natura per gli archeonauti” a cura di Street Archaeology e percorso tematico-interattivo “Altino: oggetti Stra-Vaganti” a cura di Studio D. Terzo week-end con i romani. Sabato 7 ottobre 2017, “I romani ad Altino”: 19.30, archeoaperitivo romano a cura dell’associazione Companatiche; 21, dialogo e visita tematica con Giovannella Cresci Marrone dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Domenica 8 ottobre 2017, dalle 16, “Tutti al museo”, laboratorio di archeologia sperimentale “Archeonauti costruiscono una casa romana” a cura di Street Archaeology e percorso tematico-interattivo “Altino: oggetti Stra-Vaganti” a cura di Studio D. L’ultimo week-end fa i conti con la Grande Guerra. Sabato 14 ottobre 2017, “I soldati della Grande Guerra ad Altino”: 19.30, archeoaperitivo militare a cura dell’associazione Companatiche; 21, dialogo e visita tematica con lo storico Sergio Sbalchiero e Francesca Ballestrin del museo di Altino. Domenica 15 ottobre 2017, dalle 16, “Tutti al museo”, laboratorio di archeologia sperimentale “Le trincee della Grande Guerra piene di mosaici, sistemiamole!” a cura di Street Archaeology e percorso tematico-interattivo “Altino: oggetti Stra-Vaganti”  di Studio D.

Scena di symposium, il banchetto greco, da una pittura vascolare

Marta Sperandio e Francesca Lamon

Un piatto dei caratteristici “dolmades”

Una fetta di melopita, dolce a base di miele e ricotta

Si inizia dunque con “I greci ad Altino” sabato 2 settembre 2017. E, come spiegano le esperte di Companatiche, Francesca Lamon e Marta Sperandio, “l’Antichità va gustata”. Con una brochure che sarà data ai partecipanti si farà un viaggio enogastronomico tra gli antichi greci. E subito alcune “perle” di due padri della medicina greca: per Ippocrate, “È preferibile un cibo un po’ nocivo ma gradevole, a un cibo indiscutibilmente sano ma sgradevole” e “Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”;  mentre per Galeno “La dieta è l’arma più potente della medicina”. Proprio Ippocrate, ricorda Francesca Lamon, “quindi ben 2500 anni fa, si occupa in modo scientifico di alimentazione e salute, studia gli effetti del cibo sull’organismo nella convinzione che ciò che si introduce nel corpo attraverso il cibo possa portare salute o malattia”. Sulle tavole greche, continua Marta Sperandio, “troviamo quindi zuppe di cereali e di pane, accompagnate da olio di oliva, ortaggi, pesci o crostacei, vino e formaggio di pecora e di capra. Selvaggina o carne durante le cene più sontuose e le festività, anche per i sacrifici animali dedicati agli dei. Poi ancora fave, piselli, ceci, lenticchie o vecce, semi di lino, sesamo, cartamo e papavero”. Ippocrate, concludono, “consiglia di bere vino rosso, a suo avviso il migliore tra le bevande. Vengono poi gli ortaggi: al primo posto troviamo l’aglio, la cipolla e le erbe aromatiche”. Per la serata di Altino l’associazione Companatiche propone alcune ricette “greche” che prevedono mezedes, cioè antipasti misti, che possono essere semplici sottaceti, sottoli e olivi, oppure piatti più ricchi e complessi che si distinguono dalle portate più importanti solo per le loro dimensioni. “Seguono la tradizione dell’antipasto”, precisano  Lamon e Sperandio, “e non si presentano molto diversamente da ciò che oggi è definito finger food, ovvero cibo da mangiare con le mani”. Nel “menù” di Companatiche troviamo l’Apanthrakis, tipo di pane greco simile ai pidè turchi, leggero e sottile, menzionato da Aristofane nella commedia “Le donne in parlamento”, e ad Alessandria era consacrato al dio Crono. Seguono i Dolmades, fagottini di pesce e carne avvolti da foglie di fico (oggi sostituite da quelle di vite), antenati di quelli giunti fino a noi, ben descritti da Ateneo nel libro “Deipnosophisti”. Dal menù non poteva mancare il Tiropita, probabilmente la feta, il più famoso formaggio greco, discendente del formaggio preparato da Polifemo nell’Odissea. Tipici dei mezedes sono i Tzakiki e lo Skordalia, cioè i cetrioli e l’aglio. Il cetriolo, in greco sikyòs, ricordato dal proverbio “quando mangi un cetriolo, donna tessi il mantello”: probabilmente significa che quando si consumano i cetrioli, cioè d’estate, è tempo di preparare gli abiti pesanti per l’inverno. L’aglio, invece, molto usato nella cucina antica, era una pianta considerata molto utile contro il malocchio. In alcune feste religiose, come le Tesmoforie e le Sciroforie, durante le quali le donne erano tenute a rispettare l’assoluta castità, era usanza che esse grandi quantità di aglio. Un menù non può non chiudere con il dessert. Ecco quindi i melopita, dolci a base di miele e ricotta. I primi dolci di cui si ha notizia nella storia greca sono quelli offerti ai ghiottissimi dei. I cosiddetti popana polyomphala, il più antico dolce greco, erano in stretto rapporto con la dea Madre primigenia. La ricotta fa la sua comparsa nei dolci in epoca classica.

Teatro antico. “Le nuvole. Seconde” di Aristofane nell’area archeologica di Montegrotto con gli allievi del liceo classico “Tito Livio” di Padova diretti da Filippo Crispo e Daniela Mazzon

Gli allievi del liceo classico "Tito Livio" di Padova mette in scena "Le nuvole" di Aristofane

Gli allievi del liceo classico “Tito Livio” di Padova mette in scena “Le nuvole” di Aristofane

Marianna Bressan responsabile del progetto Aquae Patavinae

Marianna Bressan responsabile del progetto Aquae Patavinae

Teatro antico accanto a un teatro antico. Questa l’idea che porterà martedì 31 maggio 2016 alle 18.30 i giovanissimi allievi del liceo classico “Tito Livio” di Padova, diretti dal prof. Filippo Crispo, nell’area archeologica di viale Stazione / via degli Scavi a Montegrotto Terme, per mettere in scena “Le Nuvole. Seconde” di Aristofane, una commedia scritta dall’autore greco oltre 2400 anni fa. Traduzione di Guido Paduano; riduzione, elaborazioni lessicali e sintattiche, adattamento scenico e regia di Filippo Crispo. Ingresso da via degli Scavi, libero con offerta, fino a esaurimento posti. L’evento è promosso da soprintendenza Archeologia del Veneto, associazione Lapis di Padova e i docenti del liceo “Tito Livio” Filippo Crispo e Daniela Mazzon, con la collaborazione del Comune di Montegrotto Terme e Itaka – Officina culturale. Per info: associazione Lapis – 3890235910 – Facebook: Associazione Lapis. “L’area archeologica di Montegrotto”, spiega Marianna Bressan della soprintendenza Archeologia del Veneto, “conserva i resti di un piccolo teatro, in uso in età romana e quindi qualche secolo dopo il componimento di Aristofane, ma l’associazione della cultura immateriale, la commedia appunto, a quella invece tangibile dei resti archeologici vuole suscitare nello spettatore il sentimento dell’antico, il recupero, attraverso l’emozione, di origini lontane che tuttavia ci accomunano”. “Le Nuvole” raccontano di un padre che, oberato dai debiti a causa delle intemperanze del figlio, decide di mandare il figlio stesso a scuola di sofismi per apprendere la capacità di dimostrare con le parole ai creditori l’insussistenza del loro debito. Inutile dire che il figlio sarà così abile nell’apprendere la lezione di Socrate, da ritorcela contro l’ingenuo padre…

La locandina de "Le nuvole. Seconde" di Aristofane per la regia di Filippo Crispo

La locandina de “Le nuvole. Seconde” di Aristofane per la regia di Filippo Crispo

Ma perché nel titolo si legge “Le nuvole. Seconde”? Lo spiega bene il prof. Crispo. “Ho voluto evidenziare che il testo a noi pervenuto non è lo stesso che partecipò all’agone delle Dionisie dell’anno 423 a.C., nel quale Aristofane subì inaspettata e sonora sconfitta da parte di Cratino e Amipsia. Una ferita, questa, che il nostro mal sopportò e per la prima volta fu costretto a rielaborare una sua commedia: ecco dunque le Nuvole “seconde”, in un ben articolato progetto drammaturgico-teatrale-registico scritto per ottenere la rivincita, ma che non riuscì a far accettare nelle successive gare dionisiache: gli arconti Aminia nel 422 e Archia nel 419-418 rifiutarono il progetto e la commedia non fu più recitata. Pur essendo state pubblicate Nuvole “prime” e Nuvole “seconde”, quasi sicuramente dallo stesso Aristofane, della struttura e dialoghi delle “prime” ci è dato sapere pochissimo. Comunque, in base ai vari scoliasti, il tema e l’impegno politico-sociale sono gli stessi, compresi alcuni personaggi. Negli anni avvenire, però – continua Crispo -, il postumo successo di queste Nuvole “seconde” fu straordinario. Qui Aristofane è abbastanza sobrio nell’uso di quel suo particolare lessico a “forti tinte”, con il quale oltrepassa il limite del buon gusto, in vari suoi lavori, quando deve scagliare le sue infuocate invettive contro l’ingiustizia. Qui, a differenza di altre commedie, le espressioni “grasse” lasciano il posto alla parola moderata e sorprendente, che i personaggi adoperano nei loro scontri verbali, anche se qualche volta sbuca all’improvviso la “sferzata colorita”, cui Aristofane sembra non poterne fare a meno. Il gioco della parola, per il nostro poeta, è l’arma ideale -più della spada- per colpire ladri e ruffiani, politici corrotti e despoti, illegalità sfruttatori demagoghi, venditori di fumo, parolai e sofisti. Con Le Nuvole, l’attacco frontale del nostro poeta è proprio contro i sofisti, cialtroni patentati, esemplificati in Socrate e la sua cerchia, che Aristofane non sopporta e ne fa l’emblema per la sua battaglia sociale e culturale”.

Il commediografo greco antico Aristofane

Il commediografo greco antico Aristofane

L’analisi di Aristofane è sottile e feroce, da attento osservatore politico-sociale quale egli è di quella sua società: le Nuvole andarono in scena nel 423 a.C. Il prof. Filippo Crispo si chiede se dopo 2439 anni sia cambiato qualcosa. “A me pare di no, possiamo constatare invece il peggioramento sociale e il rafforzamento della sofistica, del capzioso, del cavillo, dell’azzeccagarbugli di manzoniana memoria, per far sì che i loro adepti possano aver sempre e comunque ragione, possano gaiamente nuotare nelle piscine dell’illegalità, nel mare magnum dell’intrallazzo e nel saccheggio materiale pubblico e privato, negli anfratti della devianza etico-morale … facendo sberleffi a quella democrazia e buona educazione civica che ci insegnano i nostri antichi maestri”. Nell’immensa giungla di leggi, l’arte del cavillo è il padre-padrone assoluto, il dittatore che distrugge ogni aspetto dell’umano convivere. Infinite leggi, infinite ingiustizie. Lo si dice da millenni: vale a qualcosa? “Contro questo andazzo così immorale e criminale, si scagliano le invettive di Aristofane con la sua incisiva ironia, satira e forte sarcasmo, creando situazioni di coinvolgente comicità per finalità catartiche, per il sogno di una democrazia compiuta, ove si possa vivere con gioia e pace. Questo il suo e nostro ideale. È la finalità di tutte le arti, del teatro: che richiedono ovviamente dedizione, competenza e professionalità, senza pressappochismi, altrimenti è inutile e deleterio. Così era quell’antico impegno artistico-culturale e così bisogna farlo rivivere alimentandone la fiamma, nel contesto del quotidiano divenire”. Le Nuvole sono le dèe dell’eloquenza, e chiamano Socrate addirittura loro sacerdote-ministro. “Aristofane non poteva escogitare parallelismo più efficace: esse dominano continuamente la scena, con il loro aspetto fluttuante-fluido-etereo, trasformate per l’occasione con volto di gentili enigmatiche fanciulle; ma possono prendere anche qualsiasi forma, a seconda delle situazioni … appunto come la mefistofelica architettura del cavillo. Una commedia dalla comicità alta, accattivante, con dialoghi che coinvolgono per la loro genuinità. La macchina drammaturgica e teatrale del nostro poeta, nella sua sanguigna provocazione, non perdona. Quella sua sceneggiatura è la stessa di oggi, ove la Historia magistra vitae sembra non interessare più. Comunque – conclude Crispo -, Aristofane nonostante tutto”.