Archivio tag | area marina protetta di Capo Rizzuto

Turismo Archeologico Subacqueo, parte dalla XXIII Borsa Mediterranea del Turismo archeologico la proposta al Consiglio d’Europa per l’Itinerario Culturale Europeo nel ventesimo della Convenzione Unesco del Patrimonio subacqueo. Illustrati i quattro siti italiani di archeologia subacquea. Consegnato il premio Tusa. Al Mann aprirà una sezione sul Mediterraneo

Rilievi subacquei del porto sui fondali di Lipari (foto salvo emma)

paestum_XXIII_BMTA_2021Il Turismo Archeologico Subacqueo al centro del dibattito della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (25-28 novembre 2021) con la Prima Conferenza Mediterranea, introdotta dal direttore della BMTA Ugo Picarelli, che si è soffermato sull’idea di approfondire, nel corso della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, anche il tema dei reperti archeologici sepolti in fondo al mare e renderlo centrale con un progetto che ha mosso i primi passi nella collaborazione col compianto archeologo e primo soprintendente del Mare della Regione Siciliana Sebastiano Tusa. Dopo il saluto di Gianfranco Gazzetti, direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia, ha coordinato la conferenza l’archeologo Luigi Fozzati.

mounir-bouchenaki_bmta

Mounir Bouchenaki, presidente onorario della Borsa mediterranea del Turismo archeologico

Il presidente onorario della BMTA Mounir Bouchenaki ha presentato un excursus sulle diverse convenzioni dell’Unesco, per arrivare a quella del 2001 sul Patrimonio Subacqueo, molto contrastata dai grandi Paesi marittimi e dai ministeri della Difesa. Obiettivo della Conferenza è quello di presentare al Consiglio d’Europa la candidatura per un nuovo Itinerario Culturale Europeo “Mediterranean Underwater Cultural Heritage”, proprio in occasione del ventesimo anniversario della Convenzione Unesco sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo. La proposta mette in rete i siti archeologici subacquei di Baia Sommersa nei Campi Flegrei e Parco Sommerso di Gaiola (Campania); Isole Egadi, Pantelleria, Plemmirio e Ustica (Sicilia); Egnazia, Isole Tremiti, San Pietro in Bevagna (Puglia); Capo Rizzuto (Calabria); Pavlopetri e Peristera (Grecia); Alessandria d’Egitto (Egitto); Cesarea Marittima (Israele); Kizlan (Turchia).

paestum_bmta-2021_Premiazione-Donatella-Bianchi_foto-bmta

La giornalista Donatella Bianchi riceve il premio Tusa 2021 da Patrizia Li Vigni e Dalila Nesci, presente Ugo Picarelli (foto bmta)

La Conferenza si è aperta, infatti, con il premio intitolato a Tusa e conferito a Donatella Bianchi, giornalista Rai, conduttrice di Linea Blu e presidente WWF Italia, per il miglior contributo giornalistico in termini di divulgazione. Il riconoscimento è stato consegnato dalla consorte Valeria Patrizia Li Vigni e dal sottosegretario di Stato per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci. Nel ricevere il premio, Donatella Bianchi ha ricordato che: “Questa nostra Italia, così piccola, ma incredibilmente ricca, merita che tutti ci facciamo carico della sua rinascita, guardando oltre il Piano nazionale di ripresa e resilienza, per una vera e concreta valorizzazione di tutti i suoi Beni”.

La famosa lastra di copertura della Tomba del Tuffatore esposta al museo Archeologico nazionale di Paestum

All’appuntamento sono intervenuti Alfonso Andria, presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello, che ha messo l’accento sull’esistenza a Paestum della Tomba del Tuffatore, simbolicamente vicina al tema; Maurizio Di Stefano, presidente ICOMOS Italia, che ha sottolineato la necessità di migliorare la formazione delle competenze nel settore subacqueo delle imprese culturali.

barbara_davidde1

L’archeologa subacquea Barbara Davidde, soprintendente nazionale del patrimonio subacqueo

Barbara Davidde, soprintendente nazionale per il Patrimonio subacqueo; Maguelonne Déjeant-Pons segretario esecutivo della Convenzione del Paesaggio nel Consiglio d’Europa; Ulrike Guérin, in rappresentanza dell’UNESCO per la Convenzione del 2001, che ha testimoniato l’interesse dell’UNESCO verso i nuovi itinerari e la ricerca del patrimonio che giace sui fondali marini, perché non cercarlo non equivale a proteggerlo, ma a perderlo. È intervenuto, con un contributo video, anche Louis Godart, accademico dei Lincei e componente del Consiglio scientifico della “Maison de l’histoire européenne” del Parlamento Europeo, che ha ribadito l’importanza di creare grandi itinerari archeologici sotto l’egida dell’Europa e ha rimarcato la centralità dell’opera del direttore Ugo Picarelli e della sua BMTA in questa disciplina relativamente nuova.

I reperti dal relitto di Antikytera esposti alla mostra “Thalassa” (foto Mann)
baia_parco-sommerso_percorso-delle-colonne_foto-pasquale-vassallo

Colonne e reperti si possono ammirare nel nuovo “Percorso delle Colonne” nel parco sommerso di Baia (foto pasquale vassallo / pa-fleg)

Alla Bmta sono stati illustrati i quattro siti italiani di archeologia subacquea. Per la Campania Fabio Pagano direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei e Paolo Giulierini direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli hanno parlato dell’importanza dei reperti che si trovano in fondo al mare e della necessità di rendere questo patrimonio fruibile anche per chi non sa effettuare immersioni. “Il Parco sommerso di Baia è uno dei luoghi più iconici dei Campi Flegrei”, ha spiegato Pagano. “Il nostro obiettivo è portare l’eredità antica nel contemporaneo per raccontare storie antiche guardando al futuro”. Giulierini ha invece annunciato che al Mann, sulla falsariga della mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, voluta da Sebastiano Tusa, sarà allestita una sezione permanente che ruoterà intorno all’importanza del mar Mediterraneo. Seguendo questa sottile linea azzurra, inoltre, si pensa di “istituire un centro di ricerca e documentazione”. Sulla fruizione del patrimonio archeologico subacqueo si sono soffermati anche Vincenzo Maione direttore Centro sub Campi Flegrei e Maurizio Simeone direttore AMP parco sommerso di Gaiola.

pantelleria_itinerari-subacquei_foto-regione-siciliana

Itinerari subacquei a Pantelleria (foto Regione Siciliana)

I 25 itinerari archeologici siciliani, tracciati seguendo un progetto di Sebastiano Susa, sono stati illustrati da Valeria Patrizi Li Vigni soprintendente del Mare della Regione Siciliana, a cui si è abbinato l’intervento dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana Alberto Samonà. L’appuntamento ha visto, inoltre, gli interventi di Fabio Bruno, associato del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’università della Calabria, che ha parlato del Progetto BlueMed per la valorizzazione del patrimonio sommerso di Capo Rizzuto (Calabria); di Gianpaolo Colucci, presidente associazione L’Anfora, e Adelmo Sorci, responsabile Laboratorio del Mare Marlintremiti, che si sono soffermati sui siti pugliesi di archeologia subacquea. Presente anche Aikaterini Dellaporta, direttore Eforato delle Antichità subacquee greche, che ha illustrato la bellezza e la fruibilità dei siti sommersi di Pavlopetri e Peristera.

Paestum. Parte dalla XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico la proposta di un Itinerario Europeo del Patrimonio Culturale Subacqueo del Mediterraneo nell’ambito della prima Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo. All’archeologa Lina G. Mendoni, ministro greco della Cultura, il premio “Paestum Mario Napoli”

Rilievi subacquei del porto sui fondali di Lipari (foto salvo emma)

paestum_XXIII_BMTA_2021Parte dalla XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), che si terrà a Paestum dal 25 al 28 novembre 2021, la proposta di un Itinerario Europeo del Patrimonio Culturale Subacqueo del Mediterraneo, che coinvolgerà quattro regioni italiane e altrettanti Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Nel corso della prima Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo (venerdì 26 novembre 2021 al Tabacchificio Cafasso) sarà presentata ufficialmente la candidatura di certificazione dell’Itinerario Culturale Europeo “Mediterranean Underwater Cultural Heritage”, che coinvolgerà Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Grecia, Egitto, Israele e Turchia. In particolare, i siti archeologici subacquei di Baia Sommersa nei Campi Flegrei e Parco Sommerso di Gaiola (Campania); Isole Egadi, Pantelleria, Plemmirio e Ustica (Sicilia); Egnazia, Isole Tremiti, San Pietro in Bevagna (Puglia); Capo Rizzuto (Calabria); Pavlopetri e Peristera (Grecia); Alessandria d’Egitto (Egitto); Cesarea Marittima (Israele); Kizlan (Turchia). L’Itinerario rappresenta una risorsa chiave per il turismo responsabile e sostenibile, rispondendo ai requisiti richiesti dal Consiglio d’Europa e con la considerazione che ci sono ancora pochi siti attrezzati e fruibili al pubblico, sia in Italia che nel resto del Mediterraneo. La richiesta di certificazione al Consiglio d’Europa ha, dunque, l’obiettivo di mettere in luce le potenzialità del turismo archeologico subacqueo, che può offrire al viaggiatore un’esperienza inedita nel segno dell’archeologia.

Le strutture del Porto Giulio sommerse nelle acque di Baia (foto Teichos su concessione del parco archeologico dei Campi Flegrei)
paestum_ugo-Picarelli

Ugo Picarelli, direttore della Bmta

La candidatura nasce da un’intuizione di Ugo Picarelli, direttore e fondatore della BMTA: “L’itinerario va a colmare un vuoto, dal momento che tra i 45 itinerari attualmente certificati non ce n’è uno dedicato all’archeologia”, ha spiegato Picarelli. “Grazie all’archeologo Sebastiano Tusa, che nel 2004 ha istituito la Soprintendenza del Mare in Sicilia, ho compreso le grandi potenzialità di sviluppo turistico ed economico offerte dal patrimonio sommerso. La Sicilia vanta 23 itinerari in 16 località, frutto del grande lavoro di Sebastiano, ma è manchevole sul fronte dello sviluppo dei servizi turistici integrati nelle località di interesse per cui, almeno per adesso, non può offrire un vero prodotto turistico”. Picarelli ha, poi, posto l’accento sulle opportunità offerte “da Baia Sommersa nei Campi Flegrei e dal Parco di Gaiola, a Napoli” che, con la mediazione di Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico di Napoli (Mann), potranno innescare “un processo di sviluppo dei territori costieri campani noti per il patrimonio sommerso”.

Grecia: il Relitto di Peristera, nelle Sporadi, che vanta il primo museo sottomarino della Grecia, inaugurato nell’agosto 2020 (foto bmta)
Louis-Godart

Louis Godart, accademico dei Lincei e componente del consiglio scientifico della “Maison de l’histoire européenne” al Parlamento Europeo

Sulla valenza culturale di questo Itinerario si è soffermato Louis Godart, accademico dei Lincei e componente del consiglio scientifico della “Maison de l’histoire européenne” al Parlamento Europeo. “L’Itinerario Culturale Europeo “Mediterranean Underwater Cultural Heritage” insiste su un aspetto fondamentale legato alla riscoperta dell’immenso patrimonio archeologico e storico legato al Mare Nostrum”, ha sottolineato Godart. “È essenziale far conoscere la ricchezza rappresentata dai reperti, che da millenni giacciono sui fondali del Mediterraneo e che gli scavi subacquei condotti ovunque, e in particolare nelle acque dell’Italia e della Grecia, hanno riportato e stanno riportando alla luce”. Godart si è impegnato, in qualità di esperto, designato dalla Commissione e dal Parlamento Europeo per contribuire alla grande Conferenza sul Futuro dell’Europa, a “sostenere la candidatura di questa iniziativa di fronte alle istanze europee”. “La ricerca archeologica subacquea è una disciplina relativamente giovane, ma è già riuscita a riportare alla luce testimonianze di straordinario valore, che cambiano radicalmente le nostre conoscenze sul passato del Mediterraneo”, ha precisato Godart. “Il ritrovamento dei Bronzi di Riace, per esempio, ha rivoluzionato le nostre conoscenze sulla statuaria greca e anche sui rapporti tra Grecia e Magna Grecia. La scoperta del relitto di Ulu Burun, databile al II millennio a.C. lungo le coste della Turchia, permette oramai di illustrare in modo concreto non solo l’intensità dei rapporti tra il Vicino Oriente e l’Egeo, ma anche la diffusione della scrittura in ambito non palaziale. Lo scavo del compianto Sebastiano Tusa ha riportato alla luce le straordinarie testimonianze della battaglia delle Egadi del 10 marzo 241 a.C. e aperto una nuova pagina nel grande libro della storia”.

Il Relitto Panarea I ripreso dal sommergibile UBoat Worx (foto Salvo Emma)
Fozzati-luigi

L’archeologo subacqueo Luigi Fozzati, coordinatore scientifico della Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo

Luigi Fozzati, coordinatore scientifico della Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo, ha invece posto l’accento sull’importanza di preservare i siti di archeologia subacquea, disciplinando anche il flusso turistico. “I siti sommersi sono meta internazionale di un numero sempre maggiore di turisti subacquei”, ha spiegato Fozzati. “Sono circa 30milioni i subacquei certificati a livello mondiale e circa 6milioni quelli che si sono tuffati almeno una volta senza certificazione. La crescita esponenziale di questa attrazione pone già alcuni problemi o esigenze primarie: tutela, conservazione, manutenzione e ricerca scientifica devono avere la precedenza assoluta. Il turismo archeologico, per svolgere appieno le proprie potenzialità, esige un sistema turistico locale integrato ed efficiente, nel quale attori diversi accettino e sappiano interagire nell’ambito di un’équipe interdisciplinare che comunque preveda sempre la presenza di restauratori e manutentori professionali”. Fozzati ha, poi, precisato che “non va trascurato l’elemento tecnologia: il turismo archeologico subacqueo è da subito anche una pratica tecnologica, in quanto necessita di una serie di apparecchiature”.

Strutture sommerse nel sito preistorico di Pavlopetri, al largo della costa della Laconia meridionale (Grecia) (foto bmta)
lina-mendoni_ministro-Grecia

L’archeologa Lina G. Mendoni, ministro della Cultura e dello Sport della Grecia

Sulla valorizzazione dei siti di archeologia sommersa punta anche l’archeologa Lina G. Mendoni, ministro della Cultura e dello Sport della Grecia, che alla prima Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo riceverà il premio “Paestum Mario Napoli”. In particolare il ministro greco focalizza l’attenzione su Pavlopetri, al largo della costa della Laconia meridionale, e Peristera, nelle Sporadi, che vanta il primo museo sottomarino della Grecia, inaugurato nell’agosto 2020. “Il patrimonio archeologico subacqueo in Grecia è enorme e valorizzarlo è uno degli obiettivi principali del Ministero della Cultura e dello Sport greco che negli ultimi anni, in collaborazione con gli enti locali, ha avviato una campagna di valorizzazione e riqualificazione dei siti archeologici subacquei in varie zone del Paese, nel pieno rispetto della normativa nazionale ed internazionale. Lo scopo principale di questa campagna è quello di rendere i siti sottomarini, sia vicino alla costa che in mare aperto, accessibili e attraenti non solo per la comunità subacquea ma anche per il grande pubblico. Pavlopetri e Peristera sono due siti in cui sono già state realizzate le necessarie opere infrastrutturali, nell’ambito di progetti pilota volti a rendere accessibile a tutti i due siti, anche attraverso sistemi di imaging digitale”. Il ministro ellenico ha, poi, sottolineato: “Sostenibilità, sviluppo controllato e distribuzione uniforme dei flussi turistici durante tutto l’anno, e non su base stagionale, sono i principi chiave delle politiche attuate dal ministero della Cultura e dello Sport ellenico. Questo è particolarmente vero per i siti costieri e sottomarini che sono per natura più vulnerabili e sono sempre più minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici”.

Capo Rizzuto (Kr): ritrovato il “Relitto della campana” naufragato tra il XVII e il XIX secolo frutto delle ricerche congiunte di soprintendenze, carabinieri, area marina protetta, centro strategia marina. Recuperati 9 cannoni, un’ancora e una campana di bronzo: “Per ora ha dato il nome al relitto, ma si spera rivelerà l’identità della nave naufragata”

Un archeologo subacqueo impegnato in un rilievo manuale dei cannoni del Relitto della Campana a Capo Rizzuto (foto salvatore medaglia / SNSUB)

Dai fondali di Capo Rizzuto (Kr) sono stati rinvenuti 9 cannoni e un’ancora testimoni di un relitto naufragato in questo specchio di mare approssimativamente tra il XVII-XIX secolo. Il reperto più notevole è costituito da una campana in bronzo, prontamente recuperato dai ricercatori e trasportato al laboratorio di restauro afferente la Sabap per la provincia di Cosenza. Così è stato soprannominato il “Relitto della campana” quello che la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo guidata da Barbara Davidde e la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone diretta da Fabrizio Sudano stanno indagando nelle acque di Capo Rizzuto in provincia di Crotone. Con una illuminata sinergia che vede coinvolti anche l’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, il Centro Regionale Strategia Marina dell’Arpa Calabria con sede a Crotone e il Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina, i ricercatori sono alle prese con una complessa indagine. “Nel maggio del 2019 alcuni subacquei locali, Francesco Megna, Simone Megna, Luca De Rosa e Franco Megna”, racconta Fabrizio Sudano, “rinvennero alcuni cannoni nei pressi di Capo Rizzuto e ne denunciarono la scoperta alle autorità. Dopo un primo sopralluogo, le due Soprintendenze hanno deciso di avviare, nell’ottica della tutela, alcune indagini subacquee le cui attività scientifiche sono state dirette dagli archeologi subacquei Salvatore Medaglia e Paola Caruso appartenenti ai due istituti del ministero della Cultura”. Così “nelle acque dell’Area Marina di Capo Rizzuto – un Parco marino istituito nel 1991 con una estensione di ben 14721 ettari”, spiega Barbara Davidde, “sono stati censiti 9 cannoni sparsi caoticamente in un’area di bassifondi rocciosi. Si tratta di pezzi d’artiglieria in ghisa di dimensioni e calibri differenti adagiati su un fondale compreso tra 6 e 10 metri di profondità. Intorno alle bocche da fuoco ad avancarica sono state scoperte anche due enormi ancore in ferro, la più grande della quale è lunga circa due metri”. Gli archeologi sono al lavoro sui cannoni in ghisa; si tratta di un tipo di artiglierie che andarono progressivamente ad affiancare e poi lentamente a sostituire l’armamento navale in bronzo nel corso del XVI secolo. Sin dalla metà del XVII secolo le bocche da fuoco in ghisa divennero l’armamento principale delle navi in quanto avevano un costo di produzione molto inferiore. Dopo un minuzioso lavoro di pulitura effettuato per definire meglio lo stato di conservazione dei pezzi d’artiglieria, anche in vista di futuri interventi conservativi, gli archeologi hanno realizzato una documentazione di dettaglio dei singoli manufatti e a una accurata perlustrazione dei fondali con il prezioso supporto dei sommozzatori dei carabinieri guidati dal comandante Domenico De Giorgio.

Gli archeologi subacquei scoprono la campana di bronzo che ha dato il nome al relitto sui fondali di Capo Rizzuto (foto salvatore medaglia / SNSUB)

Proprio nel corso delle perlustrazioni del giacimento è stato effettuato un inaspettato quanto importante ritrovamento: si tratta di una campana di bronzo riferibile alla nave naufragata. In uno stato di conservazione giudicato, tutto sommato, buono, il manufatto presenta varie incrostazioni marine ed è caratterizzato, da quel poco che è stato possibile osservare, da alcune decorazioni in rilievo. Si tratta di un ritrovamento degno di nota che ha entusiasmato gli archeologi i quali sperano di poter ricavare dettagli importanti ai fini dell’inquadramento cronologico del relitto che per il momento rimane imprecisato. L’archeologo subacqueo Salvatore Medaglia, della soprintendenza per il Patrimonio subacqueo con sede a Taranto, chiarisce la funzione del reperto: “Tra le attrezzature di bordo la campana aveva certamente un ruolo importante, dal valore, se vogliamo, simbolico. Appesa sul castello al tempo della marineria a vela, scandiva lo scorrere del tempo e avvertiva l’equipaggio dell’avvicendarsi delle varie attività giornaliere. Essa fungeva anche come segnalatore acustico, ad esempio in caso di nebbia o per un pericolo immediato. Non di rado la campana recava l’anno di fusione e talvolta il marchio dell’artigiano che l’aveva realizzata. A tali elementi potevano ulteriormente aggiungersi il nome della nave e l’emblema della marina o lo stemma dello Stato sotto la cui bandiera navigava. Ecco perché è così importante per noi ricercatori nell’ottica di voler dare un’identità al relitto”. La campana, che per il momento ha dato il nome all’anonimo relitto, è stata trasportata dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale a Cosenza per essere affidata alle sapienti mani di un restauratore, esperto nel trattamento dei metalli, che opera all’interno del laboratorio della SABAP di Cosenza. Dunque si resta in attesa delle risposte che l’esame di dettaglio e il restauro del reperto potranno fornire.

La campana di bronzo del Relitto della Campana in navigazione verso i laboratori di restauro (foto salvatore medaglia / SNSUB)

“Queste attività di ricerca”, sottolinea l’archeologa Paola Caruso, in servizio alle Soprintendenze ABAP per la provincia di Cosenza e per le province di Catanzaro e Crotone, “sono basilari per la conoscenza storica dell’intera area. Le ricorrenti segnalazioni dimostrano, inoltre, la sensibilità degli abitanti del luogo per l’archeologia e la consapevolezza relativamente all’importanza della salvaguardia del patrimonio sommerso”. L’area marina di Capo Rizzuto nella quale si trovano i resti del naufragio è, in effetti, già nota agli archeologi. Proprio in queste acque sono presenti altre tracce di naufragi: il più famoso di questi è il piroscafo Bengala della flotta della Navigazione Generale Italiana che, varato a Sunderland nel 1872, colò a picco nel 1889 causando la morte di due membri dell’equipaggio. Ci sono poi altri due giacimenti archeologici legati a naufragi, inquadrabili tra XVII e XVIII secolo, che sono posizionati a non molta distanza dal relitto della campana. Il primo di essi è un bastimento che forse iniziò il suo viaggio a Narbonne e che trasportava un variegato carico litico composto da marmi provenienti dalle cave di Caunes Minervois in Francia (altrimenti conosciuto come rosso mischio di Francia), da Portovenere (marmo nero) e da Carrara; l’altro, adagiato su un fondale di circa 8 metri, ha restituito altri cannoni, anche questi in ghisa. Il motivo per cui tali relitti giacciono concentrati in queste acque – e ad essi sono da aggiungersi altre testimonianze sporadiche di età romana e altomedioevale – è presumibilmente dovuta alla presenza di alcune secche che, almeno sino alla fine del Settecento, erano semi-affioranti. Esse costituivano una vera e propria trappola per le sventurate imbarcazioni che avevano la ventura di finirci contro. Molti portolani dell’età moderna, nella fattispecie datati tra il XV e il XVIII secolo, ricordano la pericolosità di queste secche e numerosi documenti d’archivio conservano memoria dei naufragi avvenuti tra XVI e XIX secolo in questo tratto di mare. Alle insidie dei banchi rocciosi, si aggiungeva pure la piaga della pirateria, prevalentemente barbaresca, che fu molto virulenta lungo lo Jonio calabrese e di cui vi è ampia traccia nella documentazione storica. Non è un caso che il più famoso pirata ottomano, ‛Ulūǵ ‛Alī “il rinnegato”, convenzionalmente chiamato Uccialì e al secolo Giovan Dionigi Galeni, era nativo proprio di queste contrade e che, rapito dai pirati di Barbarossa, si convertì e fece una straordinaria carriera nell’amministrazione ottomana. Le ricerche non si concluderanno con questa sessione di indagini ma proseguiranno nei prossimi mesi con l’intento di rinvenire parti dello scafo che potrebbero essersi conservate in alcune ampie sacche sabbiose di cui è costellato il fondale. Non sono pochi gli indizi in tal senso come sembrano confermare diversi elementi in ferro, tutti molto concrezionati, relativi alle parti metalliche dell’assemblaggio dello scafo. Intanto, l’area delle indagini, interdetta alle immersioni, è opportunamente monitorata dalle Forze dell’Ordine attraverso dispositivi di sorveglianza anche da remoto.

barbara_davidde1

L’archeologa subacquea Barbara Davidde, soprintendente nazionale del patrimonio subacqueo

Si tratta di una bella prova tecnico-logistica per la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo che va nella giusta direzione e cioè quella di garantire, con maggiore efficacia, la tutela e la conoscenza del patrimonio archeologico subacqueo allineandosi con quanto avviene in altri Paesi. “È infatti auspicabile”, conclude Davidde, “che alle attività di tutela della Soprintendenza Nazionale, la quale lavora raccordandosi con le soprintendenze ABAP del ministero della Cultura, si affianchi una capillare attività di divulgazione e promozione del patrimonio archeologico subacqueo. Una missione, questa, che passa anche attraverso nuove forme di musealizzazione dei giacimenti subacquei la cui fruizione, anche con l’ausilio dei nuovi ritrovati tecnologici, può divenire un elemento di crescita in un Paese come il nostro che si trova ad avere oltre 8mila chilometri di coste e un patrimonio culturale sommerso ingente”.

Maggiore attenzione al patrimonio archeologico subacqueo, nuovo spazio espositivo al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna, visione dei relitti sui fondali in realtà virtuale: accordo a Cosenza nell’ambito del Progetto Bluemed

Il museo Archeologico nazionale di Capo Colonna

Palazzo Amone a Cosenza

L’obiettivo è supportare lo sviluppo di un turismo sostenibile e responsabile nelle aree costiere ed insulari del Mediterraneo, puntando alla valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo. Di questo si parlerà venerdì 21 settembre 2018, alle 11.30, a Cosenza, Palazzo Arnone, salone “Giorgio Leone”, alla presentazione dell’accordo di collaborazione fra il Polo Museale della Calabria, guidato da Angela Acordon, e l’Università della Calabria, retta da Gino Mirocle Crisci. L’accordo prevede la realizzazione di uno spazio espositivo innovativo nel museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone) e si inserisce nel quadro del Progetto BLUEMED finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma di cooperazione transnazionale INTERREG MED Programme 2014-2020, il cui titolo esteso è “Plan/test/coordinate UnderwaterMuseums, Diving Parks and Knowledge Awareness Centres in order to supportsustainable and responsibletourismdevelopment and promote Blue growth in coastalareas and islands of the Mediterranean”. Il Progetto BLUEMED, realizzato dall’università della Calabria, ha fra i siti pilota anche l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” per la quale si punta alla valorizzazione dei suoi numerosi relitti. A tal fine, tra gli obiettivi del progetto, è prevista la realizzazione di un “Knowledge Awareness Center” (KAC) che si configura come uno spazio nel quale, attraverso l’utilizzo di tecnologie multimediali, si offrono ai visitatori informazioni e contenuti relativi ai beni culturali e naturalistici presenti sui fondali del mar Mediterraneo. L’incontro offrirà un interessante momento di confronto e interlocuzione tra le parti interessate che avranno l’opportunità di presentare l’idea di progetto per la realizzazione del KAC al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone) discutendo sulle ricadute culturali ed economiche che esso potrà offrire sul territorio calabrese. Al termine dell’iniziativa sarà possibile verificare in anteprima un sistema di realtà virtuale, che verrà installato al museo di Capo Colonna e che consente di effettuare un’immersione virtuale su due relitti di epoca romana presenti nei fondali.