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Dopo Berlino (96mila visitatori) la mostra “Sardegna Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo“ è approdata al museo statale Ermitage di San Pietroburgo: quasi 200 reperti provenienti dai musei archeologici sardi, compreso uno dei grandi guerrieri di Mont’e Prama, a raccontare la storie e il fascino dell’Isola. Gli interventi all’inaugurazione e il percorso espositivo

L’inaugurazione della mostra “Sardegna Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo“ al museo statale Ermitage di San Pietroburgo (foto Aleksey Bronnikov)

Dopo Berlino, dove, nonostante le restrizioni legate alla pandemia, la mostra, ospitata al museo nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino ha registrato un successo straordinario, con oltre 96mila visitatori, la mostra “Sardegna Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo“ è approdata in Russia, al museo statale Ermitage, seconda tappa del tour internazionale dell’esposizione (dal 26 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022), con i quasi 200 reperti provenienti dai musei archeologici di Cagliari, Nuoro e Sassari, compreso uno dei grandi guerrieri di Mont’e Prama – prestito eccezionale – a raccontare la storie e il fascino dell’Isola e le tracce impressionanti di un passato lontano che essa ancora conserva. Le prossime tappe saranno al museo Archeologico nazionale di Salonicco (dall’11 febbraio al 15 maggio 2022) e al museo Archeologico nazionale di Napoli (dal 10 giugno all’11 settembre 2022).

Una galleria dell’Ermitage dove è allestita la mostra “Sardegna Isola Megalitica” (foto Aleksey Bronnikov)

“Sardegna Isola Megalitica” è la mostra-evento promossa dalla Regione Sardegna-Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio  (parte di un articolato progetto di Heritage Tourism finanziato dall’Unione Europea) insieme al museo Archeologico nazionale di Cagliari, alla Direzione regionale Musei della Sardegna e ai Musei sede della mostra – museo nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino, il museo statale Ermitage di San Pietroburgo, il museo Archeologico nazionale di Salonicco e il museo Archeologico nazionale di Napoli.  L’esposizione ha il patrocinio del MAECI e del MIC, la collaborazione della Fondazione di Sardegna e il coordinamento generale di Villaggio Globale International. La mostra – che nella tappa russa è sostenuta anche dall’Ambasciata Italiana in Russia e dall’Istituto Italiano di Cultura – ha inoltre ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Il taglio del nastro della mostra “Sardegna Isola Megalitica” al museo Ermitage di San Pietroburgo: da sinistra, Michail Piotrovsky, Giorgio Starace e Quirico Sanna (foto Aleksey Bronnikov)

Alla cerimonia inaugurale, trasmessa in diretta sul canale YouTube del Museo, insieme al direttore generale del museo statale Ermitage Michail Piotrovsky erano presenti anche il neonominato ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace, alla sua prima partecipazione ufficiale a un evento a San Pietroburgo, il console generale d’Italia Alessandro Monti e la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura Paola Cioni; per la Regione Sardegna, insieme alla delegazione è volato a San Pietroburgo l’assessore degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica Quirico Sanna, per i Musei sardi Francesco Muscolino, direttore regionale dei musei della Sardegna e direttore del museo Archeologico nazionale di Cagliari. Presenti anche Maurizio Cecconi e Irina Artemieva rispettivamente segretario generale e direttore scientifico di Ermitage Italia e una delegazione anche da Cabras, con il sindaco della città e il presidente della Fondazione Mont’e Prama.

La statua del pugilatore (IX-VIII sec. a.C.) dalla necropoli di Mont’e Prama (Cabras) e conservata al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto luigi corda / drm sardegna)

Riflettori sulle sepolture delle “domus de janas” di epoca neolitica ed eneolitica e sulle iconiche riproduzioni statuarie di “dee madri”, talvolta veri e propri capolavori artistici; sulle incredibili architetture dei nuraghi che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’Isola e sulle cosiddette “tombe di giganti”; sui contatti tra civiltà lontane e sugli eccezionali bronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri e animali; su spade votive, modellini di edifici e di navi e sugli incredibili, monumentali Guerrieri di Mont’e Prama: autorappresentazione di un passato mitico riferito all’apogeo dell’Età nuragica, ma in piena Età del Ferro.

Il dolmen di Ladas (foto Teravista di Giovanni Alvito)

Il percorso. Si parte dunque dal periodo recente e finale del Neolitico, quando si diffondono le ”domus de janas” scavate nella roccia, ovvero in lingua sarda le “case delle fate o delle streghe” – in diversi casi successivamente monumentalizzate in facciata – o quando si diffondono i dolmen e poi, in Età del Rame, quando si costruisce un altare monumentale unico nel panorama del Mediterraneo – ma con parallelismi nelle ziqqurath del Vicino Oriente – come il santuario di Monte d’Accoddi e si realizza la muraglia monumentale di Monte Baranta.

Il nuraghe Su Nuraxi a Barumini (foto mae-mic)

Quindi la mostra conduce nel cuore della civiltà nuragica, vero simbolo dell’unicità della Sardegna. Gli impressionanti nuraghi, costruiti in numero elevatissimo a partire dal 1600/1800 a.C. circa con blocchi di basalto, trachite e granito, di grande varietà tipologica e funzionale ma tutti accomunati dalle torri a tholos (sistema di copertura), sono stati al centro di importanti dibattiti e interpretazioni che hanno messo a fuoco le loro molteplici funzioni, rievocate in mostra dai manufatti esposti: l’alimentazione, l’agricoltura e allevamento, il controllo del territorio, le produzioni artigianali. Attorno ad essi, in molti siti, si sono sviluppati villaggi più o meno estesi, talvolta racchiusi da antemurali altrettanto imponenti, anche questi intervallati da torri.

Tombe di giganti a Li Lolghi di Arzachena (Ss) (foto Teravista di Giovanni Alvito)

Nello stesso contesto, ispirati al megalitismo, sono anche gli edifici legati al campo funerario e i luoghi di culto, pur con tutti i mutamenti della religiosità che si possono supporre nell’ampia fase nuragica. Le “tombe di giganti”, così chiamate a livello popolare a causa delle imponenti dimensioni, che nell’immaginario venivano collegate al gigantismo dei defunti, erano in realtà sepolture comunitarie ospitanti anche centinaia di individui e connesse forse al culto degli antenati, davanti alle quali venivano praticati rituali e offerte, spesso al cospetto della rappresentazione di divinità (betili). Allo stesso modo anche i luoghi di culto e i santuari si articolano in numerose tipologie edilizie tutte improntate al megalitismo: tempi a pozzo, fonti sacre e templi a megaron sono diffusi in tutta la Sardegna a partire dal Bronzo Recente e spesso le differenti tipologie coesistono all’interno dello stesso complesso.

Soldato con stocco e scudo, bronzetto dell’Età del Ferro da Padria (Ss) conservato al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto luigi corda – drm sardegna)

La religiosità delle genti nuragiche è qui rappresentata al suo massimo grado dall’enorme numero di ex voto figurati in bronzo – i cosiddetti “bronzetti” di cui la mostra darà conto con alcuni reperti di grandissimo interesse – che riproducono figure umane, maschili e femminili nei diversi ruoli della società, ma anche animali, oggetti e persino edifici. Proprio la produzione della bronzistica figurata offre uno spaccato vivace della società nuragica, del vestiario, della gestualità, delle armi, dei sistemi alimentari; mentre la presenza di collane e vaghi in ambra, rinvenuti negli scavi degli ultimi trent’anni in tanti santuari della Sardegna, testimonia stretti collegamenti dell’Isola non solo con il mondo mediterraneo, ma anche con le reti commerciali e culturali della Penisola e dell’Europa centrale.

Modello di nuraghe in calcare da Mont’e Prama, conservato al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto graziano tavan)

Anche nell’Età del Ferro (I millennio a.C.), in una società in cui si sono profondamente modificate le dinamiche sociali, economiche e costruttive, i nuraghi, pur non edificati da vari secoli, continuano a essere centrali nell’immaginario collettivo quale simbolo di un passato mitico in cui tutta la popolazione dell’Isola si riconosce. Finito il tempo degli ingegnosi e arditi costruttori di torri nuragiche, si diffondono dunque le miniature di tali edifici, in pietra, ceramica, bronzo e anche in materiali deperibili, utilizzate probabilmente come altari in rituali collettivi e rinvenuti infatti al centro di edifici megalitici intesi come “capanne delle riunioni”.

La statua del pugilatore da Mont’e Prama nelle sale monumentali del museo statale dell’Ermitage a San Pietroburgo (foto Aleksey Bronnikov)

È questo il momento in cui alcuni gruppi emergono sugli altri e si formano le prime aristocrazie. A Mont’e Prama una di queste si autorappresenta e si autocelebra con un complesso scultoreo unico nel suo genere, composto da quasi 40 imponenti statue in pietra di Guerrieri, Arcieri e Pugilatori, oltre a modelli di nuraghe e betili. Per la nuova società, il tempo lontano degli eroi era oggetto di venerazione e di richiamo identitario. Evento irripetibile è il prestito di una delle celebri sculture di Mont’e Prama da parte del museo Archeologico nazionale di Cagliari per questa storica esposizione internazionale: un “Pugilatore” alto con piedestallo 190 cm e pesante circa 300 kg. Rinvenute in frammenti a partire dagli scavi del 1975-1979 e ricomposte grazie a interventi di restauro di eccezionale delicatezza e dai risultati sorprendenti (i primi nel 2007-2011), queste imponenti statue, nelle loro raffigurazioni schematiche realizzate secondo uno stile convenzionale d’impronta geometrica, non trovano paragoni nel variegato patrimonio artistico e monumentale della Sardegna e ancora sono aperte a diverse interpretazioni.

Coppetta in ceramica di età romana da Orulu – Orgosolo, conservata al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto luigi corda – drm sardegna)

Un dato tuttavia è certo: la civiltà nuragica era ormai al tramonto. Nonostante questo, il suo retaggio continuerà ad essere leggibile attraverso i secoli, malgrado il mutare dell’orizzonte semantico: dapprima con l’arrivo dei Fenici attestati lungo le coste sarde a partire dal IX secolo a.C., quindi con la presa dell’Isola da parte di Cartagine, alla fine del VI secolo, e poi con l’arrivo dei Romani. Anche dopo la conquista romana (238 a.C.) l’eredità nuragica appare leggibile, come testimoniano i resti della cultura materiale in mostra e in alcuni casi le fonti epigrafiche che ci restituiscono una onomastica prelatina. Persino in età medievale i nuraghi e addirittura le “domus de janas” sono ancora oggetto di riutilizzo e molti villaggi medievali si addensano intorno alle torri nuragiche. Un mondo in evoluzione che non dimentica le sue origini.

L’ambasciatore italiano Giorgio Starace con il direttore dell’Ermitage Michail Piotrovky visita la mostra “Sardegna Isola Megalitica” all’Ermitage (foto Aleksey Bronnikov)

Michail Piotrovky – che ha ringraziato sentitamente l’Italia e la Sardegna per aver voluto essere comunque presenti e vicini all’Ermitage nonostante la difficile situazione pandemica che sta vivendo in questi giorni la Russia, ha evidenziato la fascinazione della cultura megalitica e nuragica sarda e della mostra allestita all’Ermitage: “Nei materiali che raccontano di questa mostra sono scritte parole magiche come Nuraghi, betili, Tombe di Giganti: tutte parole che sembrano prese da una favola. Se noi parliamo di Stonehenge che è famoso in tutto il mondo è un neonato rispetto alle cose che riusciamo a vedere oggi, che rappresentano un paradigma dell’antica civiltà, qui rappresentato dal dialogo tra la pietra e il bronzo, tra la scultura litica gigantesca e le raffinata piccole figure di bronzetti, un dialogo che sarà ripreso dalla civiltà successive, compresa quella greca e greco-romana. Con il suo viaggio internazionale – ha aggiunto Piotrosvky – la mostra si inserisce di fatto in un complesso vastissimo progetto che viene chiamato “l’Europa senza confini” che racconta delle antiche civiltà e che raccorda la storia della prima Europa antica all’Europa come la conosciamo adesso. Anche in Russia, nel Caucaso e nel Mar Nero, ci sono vestigia di civiltà analoghe – resti di torri, betili, fortezze – che raccontano della stessa cultura che ci accomuna alla tradizione europea”.

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L’ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace alla mostra all’Ermitage (foto Aleksey Bronnikov)

“Questa iniziativa, a un mese dall’assunzione del mandato a Mosca”, ha sottolineato l’ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace, “mi ha dato il privilegio di rinnovare i legami di amicizia e di collaborazione con San Pietroburgo e con questo prestigiosissimo museo che rappresenta il punto di riferimento in tutto il mondo per la promozione dell’arte e che da anni dà vita a progetti di altissimo livello con la collaborazione della nostra Ambasciata, del Consolato Generale e dell’Istituto Italiano di Cultura, che invitano a scoprire il ricco patrimonio artistico, storico e archeologico della nostra bellissima Italia e mostrano anche l’inesauribile attrazione che lega la cultura italiana e la cultura russa. La mostra dedicata alle antiche civiltà e culture della Sardegna – ha poi continuato – raccontando magnificamente storia di pietra nel cuore del Mediterraneo permette anche di veicolare in Europa un concetto legato all’Italia ovvero il costante connubio che esprimono tutte le nostre regioni tra bellezza paesaggistica e ricchezza storico-artistica, tra esperienza culturale ed esperienza di tradizioni e gastronomia”.

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L’assessore regionale Quirico Sanna e il direttore dei musei della Sardegna Francesco Muscolino alla mostra all’Ermitage (foto Aleksey Bronnikov)

Dalle magnifiche sale del Palazzo d’Inverno dell’Ermitage grande soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore regionale Quirico Sanna: “Con grande orgoglio e piacere presentiamo il patrimonio archeologico delle terra di Sardegna al mondo. Speriamo che questa collaborazione tra la Sardegna e il Museo Ermitage, uno dei più prestigiosi e importanti a livello internazionale, possa portare ad una sempre maggiore conoscenza della storia e della cultura di questa nostra meravigliosa terra”. E Francesco Muscolino, direttore regionale dei Musei della Sardegna e direttore del museo Archeologico nazionale di Cagliari: “La seconda tappa della mostra, ospitata nella prestigiosissima sede dell’Ermitage, si conferma come un ottimo esempio di proficua collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Regione Sardegna e i grandi musei internazionali. Ai funzionari tecnico-scientifici del Ministero va, in particolare, il merito di aver redatto, in collaborazione con i colleghi degli altri musei ospitanti e con altri studiosi, il complesso progetto scientifico della mostra, accompagnata anche da un ponderoso catalogo”.

“Le civiltà e il Mediterraneo”: in un eccezionale convegno internazionale i grandi musei si confrontano a Cagliari sul Mediterraneo, per secoli crocevia di culture culla delle più significative civiltà antiche. Così la Sardegna riafferma il suo ruolo centrale nella storia del Mediterraneo e la ricchezza della civiltà nuragica

La reggia nuragica di Barumini, il più famoso complesso della Sardegna

Il tema è di quelli che meritano approfondimenti ai massimi livelli: “Le civiltà e il Mediterraneo”. I protagonisti rappresentano vere eccellenze. Sono il Polo museale della Sardegna, il Provincial Archeology Museum of Alicante, il Museum for Pre and Early History-National Museums di Berlino, l’università di Cagliari, il museo Archeologico nazionale di Napoli, l’Archeological Museum of Thassaloniki di Salonicco, The State Hermitage Museum di San Pietroburgo, il segretariato regionale per la Lombardia, il Museum of Croatian Archeological Monuments di Spalato, il Georgian National Museum of Tbilisi, il Bardo National Museum and National Heritage Institute di Tunisi. E il luogo scelto per mettere i grandi musei a confronto, Cagliari, non è casuale. Venerdì 1° dicembre 2017 la Regione Sardegna chiama a raccolta nel capoluogo sardo i grandi musei in un eccezionale convegno internazionale, per confrontarsi sul Mediterraneo, per secoli crocevia di culture ove sono fiorite le più significative civiltà antiche. Parte di una strategia che mira alla creazione di relazioni e  collaborazioni internazionali,  il convegno – momento di confronto tra esperti e studiosi – riafferma il ruolo centrale della Sardegna nella storia del Mediterraneo e la pregnanza della Civiltà nuragica. E non è tutto. L’appuntamento di venerdì 1° dicembre è il punto di partenza per iniziative a lungo termine che coinvolgeranno Cagliari e più in generale tutta la Regione e che permetterà anche di promuovere di fronte a un parterre internazionale alcune meraviglie della Sardegna. Il relatori infatti il giorno dopo, sabato 2 dicembre, saranno accompagnati dall’assessore regionale al Turismo Barbara Argiolas in visita ad una delle aree archeologiche più interessanti e significative di tutta l’isola: il sito riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità di Su Nuraxi a Barumini, che ospita il più rappresentativo tra i nuraghi complessi e che presenta una stratificazione cultuale di oltre 2000 anni, per un periodo che va dal 1500 a.C. al VII sec. d.C.

La locandina del convegno internazionale “Le civiltà e il Mediterraneo” a Cagliari il 1° dicembre 2017

Appuntamento negli spazi della Manifattura Tabacchi di Cagliari per il convegno internazionale “Le Civiltà e il Mediterraneo” promosso dalla Regione Sardegna – Assessorato Regionale al Turismo, nell’ambito degli interventi legati al turismo sostenibile e allo sviluppo dell’heritage tourism, in collaborazione con il museo statale Ermitage, il Mibact-Polo Museale della Sardegna, la Fondazione Sardegna, il Comune, con il supporto di Ermitage Italia e l’organizzazione di Villaggio Globale International. Chiamati a raccolta nel capoluogo sardo, i direttori o i conservatori del museo statale Ermitage, museo di Preistoria e Storia antica di Berlino, museo del Bardo di Tunisi, museo nazionale Georgiano di Tbilisi, Marq di Alicante, museo dei Monumenti archeologici croati di Spalato, museo Archeologico di Salonicco, Mann di Napoli, museo Archeologico nazionale di Cagliari e l’università di Cagliari, insieme per la prima volta, si misureranno su inedite e suggestive letture dei rapporti che si sono sviluppati nel Mediterraneo in senso centripeto e centrifugo verso il Nord dell’Africa, la penisola iberica e l’Italia, verso l’Illiria e la Grecia, nel Medio Oriente fino al Caucaso e oltre. Momento di approfondimento scientifico e di dialogo multiculturale, il convegno intende essere una piattaforma di discussione capace di generare nuove visioni storiche del e nel Mediterraneo, restituendo alla Sardegna un ruolo di primo piano nel sistema di relazioni e rapporti che hanno disegnato le geografie di ieri e che oggi possono fare dell’Isola un punto di riferimento per la ricerca scientifica e la produzione culturale.

Il museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo

Il convegno nasce dalla collaborazione con il museo statale Ermitage di San Pietroburgo avviata in occasione della candidatura di Cagliari al programma Capitale Europea della Cultura. Una proficua collaborazione che oggi allarga la riflessione sui temi delle civiltà del Mediterraneo attraverso la creazione di una rete di rapporti tra prestigiose istituzioni museali, nell’ambito di un percorso di cui il convegno rappresenta solamente il primo step.  Col coordinamento scientifico di Yury Piotrovsky vice direttore del dipartimento di Archeologia dell’Europa Orientale e della Siberia del museo statale Ermitage, l’obiettivo è di dare pieno risalto alla cultura nuragica, indagando relazioni e rapporti nel periodo 1800-800 a.C. e contribuendo ad affermare una nuova immagine della Sardegna quale destinazione ideale per il turismo culturale e per la ricerca scientifica. Intenso e impegnativo il programma del convegno. Si inizia alle 9.30 con i saluti dei rappresentanti della Regione Sardegna, che ha promosso l’evento – rispettivamente gli assessori al Turismo e alla Cultura Barbara Argiolas e Giuseppe Dessena – e delle istituzioni che hanno dato la loro adesione nel collaborare al progetto: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il direttore del Polo museale regionale della Sardegna Giovanna Damiani e il Presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras. I lavori si articolano in due sessioni (dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.30), moderati da Maurizio Cecconi amministratore delegato di Villaggio Globale International e segretario generale di Ermitage Italia, con gli interventi degli studiosi: Yuri Piotrovsky del museo Ermitage, Marco Minoja segretario regionale MIBACT per la Lombardia, Manfred Nawroth del Museum for Pre and Early History-National Museums di Berlino, Paolo Giulierini del Mann di Napoli, Domna Terzopoulou dell’Archaeological Museum of Thessaloniki, Deni Tojčić del Museum of Croatian Archeological Monuments, Roberto  Concas  del  museo Archeologico nazionale di Cagliari, Zurab Makharadze del Georgian National Museum, Josep Albert Cortes i Garrido Fondation del Marq di Alicante, Carlo Luglié dell’università di Cagliari e Fatma Nait-Yghil dell’istituto nazionale del Patrimonio e Musée Bardo di Tunisi.  Le conclusioni, al termine delle sessioni, saranno affidate a Barbara Argiolas e Yuri Piotrovsky.