Aidone (En). Al museo Archeologico regionale con l’evento “GLI DEI DI MORGANTINA Ritorno alle origini”, in presenza e on line, si inaugura il nuovo allestimento della sala degli Acroliti e di Ade
Ad Aidone (En) inaugurazione del nuovo allestimento della sala degli Acroliti e di Ade al museo Archeologico regionale di Aidone. Appuntamento venerdì 28 marzo 2025, alle 10.30, al museo di Aidone con l’evento “GLI DEI DI MORGANTINA Ritorno alle origini”, evento che può essere seguito in diretta on line al link https://fb.me/e/6eMhEtI9A. Dopo i saluti istituzionali di Carmelo Nicotra, direttore del parco archeologico di Morgantina e Villa romana del Casale di Piazza Armerina; Angelo Di Franco, soprintendente BBCCAA di Enna; Annamaria Raccuglia, sindaco di Aidone; Luisa Lantieri, vicepresidente Assemblea regionale Siciliana; ten.col. Gianluigi Marmora, comandante nucleo Carabinieri TPC di Palermo; introduce Carmelo Nicotra. Relazioni: Lucia Ferruzza, archeologa, “Musei, ricerca e professionalità al servizio della tutela e della legalità”; Serena Raffiotta, archeologa, “Oltre il crimine: il museo come laboratorio di legalità”. Interventi programmati: Lella Pavone Pavarino, governatrice distretto 211 Inner Wheel Italia; Marella Ferrera, stilista e concept creator allestimento degli Acroliti; Ettore Messina, presidente distretto turistico Dea di Morgantina. Conclusioni: Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana. Alle 12.30, inaugurazione sala “Acroliti e Ade”. Ingresso libero.

Il nuovo allestimento degli acroliti di Demetra e Kore, nel museo Archeologico regionale di Aidone (En) con la consulenza della stilista siciliana Marella Ferrera (foto regione siciliana)

La testa di Ade nel nuovo allestimento al museo Archeologico regionale di Aidone (En) (foto regione siciliana)
“Si è voluto restituire alle statue degli Dei, Kore, Demetra e Ade, e soprattutto ai visitatori”, spiegano gli organizzatori, “un contesto di spiritualità che si avvicini il più possibile alla sacralità del santuario in cui erano collocate già in epoca greca arcaica (VI secolo a.C.) e quella ellenistica (III secolo a.C.). L’allestimento delle due Dee (Kore e Demetra) è stato effettuato sotto la consulenza diretta della stilista siciliana Marella Ferrera. È stata realizzata, per l’occasione, grazie alla sponsorizzazione del INTERNATIONAL INNER WHEEL ITALIA DISTRETTO 211, una nuova teca, che ha permesso di ricongiungere la testa di Ade con i suoi riccioli, il tutto al fine di raccontare ai visitatori la vicenda legata al trafugamento del reperto (la testa di Ade) che, grazie ad una serie di circostanze scaturenti dal legame presunto e (poi verificato) della testa di Ade (esposto al John Paul Getty Museum) con una serie di riccioli (custoditi presso i depositi del museo di Aidone), ha finalmente potuto far rientro in Sicilia dopo varie complesse attività investigative e diplomatiche (vedi “Barbablu” torna a casa: la Testa di Ade dal 21 dicembre sarà esposta definitivamente al museo Archeologico di Aidone (Enna) | archeologiavocidalpassato)”. Le due archeologhe, Serena Raffiotta e Maria Lucia Ferruzza, protagoniste nella vicenda, racconteranno la complicata storia che ha consentito la restituzione da parte del John Paul Getty Museum della Testa di Ade alle autorità italiane e la sua successiva collocazione presso il museo regionale di Aidone.

Veduta d’insieme dell’area archeologica di Morgantina, oggi parte del parco archeologico di Morgantina e villa romana del casale di Piazza Armerina (foto regione siciliana)
L’area archeologica di Morgantina in passato è stata oggetto di scavi abusivi, in particolare l’area di contrada San Francesco Bisconti fu presa di mira con il trafugamento e la vendita oltreoceano di straordinari capolavori dell’arte greca quali le due dee acroliti, la testa di Ade e la Dea di Morgantina. Per fortuna dopo tanti anni di lunghe battaglie diplomatiche e giudiziarie le statue di Kore e Demetra, Ade, la Dea di Morgantina e i famosi argenti sono tornati nel luogo di origine, oggi ospitati nel museo regionale di Aidone.
Enna. L’archeologo canadese Roger Wilson, il massimo esperto della Sicilia romana, ospite della soprintendenza per la conferenza “La tenuta tardoromana di Philippianus e i suoi eredi. Scavi archeologici a Gerace (2013-2019)”


L’archeologo Roger J.A. Wilson della University of British Columbia di Vancouver
I risultati dello scavo sulla villa romana di Gerace (Enna), una delle più importanti scoperte dell’archeologia in Sicilia, Roger J.A. Wilson li ha pubblicati dal 2013 in una serie di rapporti annuali sulla rivista “Mouseion” e in parallelo, in italiano, in “Sicilia Antiqua” e ora su “Cronache di Archeologia”. L’ultimo lavoro dell’archeologo canadese della University of British Columbia di Vancouver, Scavi UBC della villa romana di Gerace (EN), Sicilia: risultati della stagione 2019, su “Mouseion” è del 2022. Proprio Roger Wilson, il massimo esperto della Sicilia romana, sarà ospite della soprintendenza per i BBCCAA di Enna martedì 4 ottobre 2022, alle 16, nella sede di via Orfanotrofio, per la conferenza “La tenuta tardoromana di Philippianus e i suoi eredi. Scavi archeologici a Gerace (2013-2019)” in cui saranno illustrati i ritrovamenti di grande interesse effettuati nel sito in anni recenti da un’equipe multidisciplinare: denti di puledro e zoccoli di cavallo, semi di cereali combusti dentro un magazzino, bolli su tegole con il nome PHILIPPIANUS e l’immagine di un cavallo e, soprattutto, meravigliosi mosaici policromi tra cui uno, eccezionale, con un’ iscrizione beneaugurante delineano il profilo di un ricco latifondista e allevatore della Sicilia tardo romana. Dopo i saluti di Calogero Franco Fazio, dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana; e di Angelo Di Franco, soprintendente BBCCAA di Enna; l’incontro con Roger Wilson sarà introdotto da Carla Mancuso, dirigente soprintendenza BBCCAA di Enna.
Il progetto Gerace, provincia di Enna, Sicilia, sta indagando il sito di una villa romana nel cuore della Sicilia, situata in un fertile terreno agricolo con un ampio panorama. È stato scoperto per caso 20 anni fa quando un torrente ha rotto gli argini e tagliato un angolo di un’antica struttura, esponendo un mosaico. Successivi scavi limitati hanno scoperto la pianta del terreno sulla superficie di una piccola struttura con cinque stanze e un corridoio irregolare a forma di L. Le trincee di prova che scendevano al livello del pavimento suggerivano che c’erano pavimenti geometrici a mosaico in un corridoio e in una stanza absidata. Questo edificio è stato ulteriormente parzialmente studiato nel 2007, ma non è stato completamente scavato. Nel maggio 2012 UBC ha condotto le proprie prime indagini a Gerace, coinvolgendo un team della British School di Roma, che ha condotto un’indagine geofisica su una vasta area del sito di 3 ettari. Questo ha identificato un edificio lungo 50 m a est della struttura con mosaici, oltre a diversi annessi e la posizione di cinque forni. Gli obiettivi del progetto Gerace, per il quale sono stati ottenuti finanziamenti per cinque anni da SSHRC nell’aprile 2013 e altri tre anni in una sovvenzione rinnovata nel 2018, sono quindi: a) scavare più ampiamente le aree campione delle strutture romane; b) stabilire la cronologia e le fasi di costruzione del sito, determinare la data sia della costruzione originale della villa che della sua distruzione, e valutare la natura di qualsiasi occupazione post-romana; c) valutare la funzione dei vari edifici del sito (residenziale o agricolo?) e monitorare eventuali cambiamenti nel tempo; d) recuperare resti ceramici (ceramiche, lampade, anfore, piastrelle) al fine di comprendere sia la circolazione ceramica locale in epoca romana, sia valutare l’entità delle ceramiche importate, in modo da comprendere meglio i legami commerciali di Gerace con altre parti della Sicilia e del Mediterraneo; e) recuperare i resti di sementi faunistiche e carbonizzate al fine di stabilire la gamma di piante coltivate e animali allevati (o comunque consumati) dagli abitanti di Gerace.

I ricchi mosaici della villa romana di Gerace (Enna) (foto regione siciliana)
Da metà maggio a metà giugno 2013 la prima stagione di scavi è stata condotta a Gerace con l’aiuto di 13 studenti dell’UBC. Due stanze nell’edificio simile a una villa sono state scavate e si sono rivelate stanze di servizio, una con una panca e una “postazione di lavoro” in pietra (all’altezza della vita) e un pavimento in terra (forse una cucina), e l’altra con intonaco bianco sulle pareti e un pavimento di malta bianca. L’edificio, per il quale una data della fine del II secolo era stata proposta da un precedente escavatore e una data dell’inizio del IV secolo da un altro, è stato datato a non prima del 360 d.C. sulla base di ceramiche rosse africane che facevano parte del pavimento di malta bianca in quest’ultimo. È stata anche studiata parte del corridoio pavimentato a mosaico all’esterno di queste stanze, ed è stato anche scoperto il bordo di quella che era chiaramente la piscina calda di un piccolo bagno, con pavimento di malta bianca ancora in situ e il suo ipocausto conservato. L’edificio fu distrutto da un incendio: ceramiche e due lampade a slittamento rosso africano intatte della seconda metà del V secolo mostrano che ciò avvenne non prima del c. 450 d.C.

Le terme all’interno della villa romana di Gerace (Enna) (foto regione siciliana)
Adiacente a questa struttura, l’edificio di 50 metri identificato per la prima volta dalla geofisica ha dimostrato di avere un pavimento lastricato in pietra intatto ma pochissimi reperti; ci sono prove per pensare che potrebbe non essere stato del tutto completato quando è improvvisamente crollato, probabilmente in un terremoto. La funzione dell’edificio è enigmatica; anche se potrebbe essere stato usato come stalla, è più probabile che sia stato un grande granaio.

Un bollo laterizio della villa romana di Filippiano a Gerace (Enna) (foto regione siciliana)
I reperti includevano 99 bolli laterizi che utilizzavano 10 stampi diversi. Tutti sembrano aver fatto parte di un’unica produzione, da parte di un proprietario terriero di nome Filippiano il cui nome ricorre su molti di essi, e sono stati realizzati per il tetto della villa costruita dopo il 370 d.C. Che possa aver allevato cavalli da corsa a Gerace è suggerito da alcuni dei francobolli che raffigurano cavalli con pennacchi di testa, associati anche a corone di vittoria e rami di palma. Vegezio e altri riferiscono che i pony da circo siciliani erano molto apprezzati nel mondo romano, e Filippiano potrebbe averli allevati in questa zona centrale ben irrigata della Sicilia in epoca tardo romana. Infatti i cavalli sono ancora allevati nella tenuta di Gerace fino ad oggi. C’è una presenza insolitamente marcata di ossa di cavallo, compresi puledri e persino un dente da latte equino, suggerendo che ci fosse uno stallone nella tenuta. Un bagno, scavato tra il 2016 e il 2019, ha prodotto un mosaico intatto nel suo frigidarium che ha un’iscrizione su tutti e quattro i lati (un unicum in tutto l’Impero Romano). Da ciò apprendiamo il nome della tenuta (praedia Philippianorum) e che c’era stata “gioia per” i Capitolini (Capitolinis gaudium). Questo è un riferimento a una nuova famiglia (in matrimonio con i Filippiani?) oppure un riferimento ai concorsi capitolini a Roma (la certamina Capitolina), istituiti da Domiziano nell’86 d.C. e ancora forti alla fine del IV secolo. Se quest’ultima è l’interpretazione corretta, implica che Filippiano addestrò cavalli a Gerace e li iscrisse alle corse dei carri in questi giochi in stile greco, nella seconda metà del IV secolo d.C., e li vinse.
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