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Roma. Aperta la mostra “Magna Mater tra Roma e Zama”, un progetto espositivo internazionale che intreccia archeologia, mito e cooperazione culturale tra Italia e Tunisia, articolata tra Foro romano e Palatino, in sei sedi, per un viaggio immersivo nella storia e nella diffusione del culto della Magna Mater

La figura della Magna Mater – la Grande Madre è al centro della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” articolata tra Foro romano e Palatino (foto PArCo)

I ministri della Cultura Amina Srarfi e Alessandro Giuli all’inaugurazione della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” al Foro romano e Palatino (foto emanuele antonio minerva / mic)

Dal 6 giugno al 5 novembre 2025, il parco archeologico del Colosseo ospita la mostra “Magna Mater tra Roma e Zama”, un progetto espositivo internazionale che intreccia archeologia, mito e cooperazione culturale tra Italia e Tunisia. Promossa dal parco archeologico del Colosseo in collaborazione con l’Institut National du Patrimoine Tunisien, la mostra, inaugurata alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli e di M.me Amina Srarfi, titolare del Ministère des affaires culturelles -Tunisie وزارة الشؤون الثقافية – تونسè curata da Alfonsina Russo, Tarek Baccouche, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro e Sondès Douggui-Roux con Patrizio Pensabene, Aura Picchione e Angelica Pujia. Al centro dell’esposizione è la figura della Magna Mater – la Grande Madre – antica divinità dalle molteplici identità (Kubaba, Cibele, Kybele, Meter Theon), venerata per oltre un millennio in Anatolia, Grecia e Roma. La mostra ne ripercorre origini e trasformazioni, dal culto frigio all’adozione ufficiale a Roma nel 204 a.C., quando – secondo il responso dei Libri Sibillini – la sua immagine aniconica fu trasferita da Pessinunte al Palatino, divenendo simbolo di salvezza e rigenerazione per l’Urbe. La mostra riannoda, attraverso il filo rosso della memoria, le strette relazioni culturali esistenti nel mondo antico tra le due sponde del Mediterraneo. Zama, celebre per la battaglia decisiva della Seconda guerra punica (202 a.C.) fu anche un importante centro numidico e successivamente romano. E, al centro di questa esposizione, è il legame simbolico e religioso tra il santuario africano e quello romano del Palatino, cuore del culto della Magna Mater nell’Impero.

La Magna Mater del Palatino (foto PArCo)

L’allestimento nel Tempio di Romolo della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” (foto PArCo)

Il percorso espositivo si snoda attraverso sei sedi all’interno del Parco, offrendo un viaggio immersivo nella storia e nella diffusione del culto della Magna Mater. Particolarmente significativa è la sezione allestita nel Tempio di Romolo, che presenta per la prima volta al pubblico le opere provenienti dagli scavi di Zama Regia: straordinarie evidenze archeologiche della presenza del culto della Magna Mater nel Nord Africa romano. La Curia Iulia amplia la prospettiva alle province dell’Impero – dall’Egitto alle Gallie, dalla Tracia alla Britannia – con una riflessione sulla diffusione e trasformazione del culto in epoca tardoantica. Sul Palatino, alle Uccelliere Farnesiane, i visitatori possono esplorare le radici orientali della dea e la loro trasmissione nel mondo greco ed ellenistico, con un focus particolare sul carattere misterico del culto. Il Tempio della Magna Mater ospita una sezione dedicata all’introduzione del culto a Roma durante la Seconda guerra punica, che mette in evidenza i significati politici e storici dell’evento. Il Ninfeo della Pioggia propone un’installazione emozionale che restituisce suoni, gesti e simboli della ritualità romana legata al culto. Infine, al Museo del Foro Romano, la mostra si chiude con una selezione di opere d’arte che illustrano la fortuna iconografica, letteraria e filosofica della dea tra Rinascimento e Seicento.

I ministri Amina Srarfi e Alessandro Giuli alla mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” (foto emanuele antonio minerva / mic)

L’allestimento nelle Uccelliere farnesiane della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” (foto PArCo)

“La mostra Magna Mater tra Roma e Zama”, dichiara Alessandro Giuli, ministro della Cultura, “è un esempio concreto di diplomazia culturale tra Italia e Tunisia, realizzato nell’ambito del Piano Mattei. Frutto della cooperazione tra studiosi, istituzioni e restauratori dei due Paesi, dimostra come la valorizzazione del patrimonio condiviso possa diventare un efficace strumento di dialogo, ricerca e sviluppo sostenibile. Valorizzare la figura della Magna Mater grazie ai rinvenimenti tunisini e a questa mostra consente al nostro Ministero di dare vita a una manifestazione culturale la cui importanza travalica la sola archeologia, promuovendo lo studio storico di un’esperienza religiosa i cui valori e significati conservano una forte attualità, per tutte le culture che vivono affacciate sul grande Mare nostrum”. E Amina Srarfi, Ministre des affaires culturelles: “La mostra Magna Mater da Zama a Roma ricorda a tutti noi i valori cari alla Tunisia, dove la storia non riguarda solo Cartagine, ma anche tutte le altre regioni del Paese. Come capitale del mondo numidico, Zama era molto aperta alla storia del Mediterraneo e molto influenzata dalla romanizzazione. Come Cartagine, Hadrumète e Utique, era un luogo di fermento politico, economico e sociale. Questa mostra, i cui pezzi provengono da Zama Regia, riflette lo scambio culturale e religioso tra il mondo numidico e Roma al tempo dell’Africa romana”.

L’allestimento al ninfeo della Pioggia della mostra “Magna Mater tra Roma e Zama” (foto PArCo)

“La concezione di questa esposizione”, dichiara Tarek Baccouche, direttore dell’Istituto nazionale del Patrimonio di Tunisi, “è il frutto di un lavoro collettivo di ricercatori, conservatori e restauratori delle due Istituzioni, italiana e tunisina. Essa offre ai lettori un mosaico di dati scientifici, tecnici, geografici, economici e patrimoniali sul sito di Zama e, attraverso di esso, sull’intera regione. Questa mostra e gli accordi istituzionali stipulati creano, da un lato, un legame tra i nostri Paesi, dall’altro un ponte che farà viaggiare ogni lettore nel tempo attraverso una visita virtuale a Zama”. E Alfonsina Russo, capo dipartimento per la valorizzazione del Patrimonio culturale e direttore del parco archeologico del Colosseo, commenta: “Questa esposizione rappresenta un ponte prezioso tra culture e memorie antiche. Attraverso un percorso che si articola in più sedi del Parco, la mostra racconta le origini del culto, la sua diffusione nel mondo greco e romano e in tutto il Mediterraneo antico. Questo legame ha costituito la base per sviluppare un progetto di valorizzazione e di rilettura complessiva della storia e dell’archeologia attraverso la figura della Magna Mater”.

Roma. All’INASA per la rassegna “THE CLASH 2025. Libri e discussioni sul Patrimonio Culturale” presentazione del libro di Gianluca De Sanctis “FRONTIERA. Inschibboleth”, in presenza e on line

Per la rassegna “THE CLASH 2025. Libri e discussioni sul Patrimonio Culturale” dell’istituto italiano di Archeologia e Storia dell’Arte (Inasa), appuntamento martedì 15 aprile 2025, alle 16.30, in sala conferenze, II piano, in piazza San Marco 49 a Roma, per la presentazione del libro di Gianluca De Sanctis “FRONTIERA. Inschibboleth”. Dialogano con l’autore Francesca Nocchi, Giorgio Ferri, Alessio De Cristofaro. Link zoom: https://lnkd.in/dn3V-kqi.

Copertina del libro “Frontiera” di Gianluca De Sanctis

Frontiera. Separare, distinguere, misurare, sono attività tipicamente umane. Qualunque tentativo di antropizzare uno spazio presuppone una marchiatura, l’impressione di un segno che significa possesso, ma che al contempo delimita anche la nostra identità, serve a separarci dagli altri. Tuttavia, a differenza dei moderni, gli antichi non hanno mai pensato di chiudere le frontiere. Neppure l’impero di Roma, al culmine della sua potenza, ha mai avvertito la necessità di sigillare i propri confini per impedire a chi stava fuori l’ingresso nel grande recinto della civiltà greco-romana. Molte delle parole con cui le lingue contengono in sé l’idea della comunicazione, la possibilità dello scambio, l’ipotesi del passaggio, rammentandoci che l’esclusione è solo una delle due facce, quella meno nobile, della frontiera.

Roma. Al Palazzo della Cancelleria convegno promosso dalla Pontificia Accademia Romana di Archeologia sulle recenti scoperte in piazza Pia della soprintendenza speciale di Roma

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Veduta dello scavo archeologico nel cantiere della nuova piazza Pia a Roma (foto anas)

Le recenti scoperte avvenute in piazza Pia a Roma grazie all’intervento di archeologia coordinato dalla soprintendenza speciale di Roma (vedi Roma. Scoperte nel cantiere per il sottopasso della nuova piazza Pia, a un passo da San Pietro, una grande fullonica e una residenza di età imperiale: saranno smontate, e ricollocate entro due anni nei Giardini di Castel Sant’Angelo per essere musealizzate e valorizzate: così si rispetta anche il cronoprogramma del sottopasso per il Giubileo. Gli interventi di ministro, sindaco, soprintendente, curia e Anas | archeologiavocidalpassato) sono al centro del convegno promosso dalla Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Giovedì 19 dicembre 2024, alle 16.30, nella sala dei Cento giorni al Palazzo della Cancelleria a Roma, interverranno il soprintendente speciale di Roma Daniela Porro; l’archeologo Alessio De Cristofaro, responsabile del progetto, insieme all’archeologa Dora Cirone e l’archeologa Giovanna Di Giacomo. Tra i relatori Giuseppina Ghini che presenta un intervento sull’imperatore Caligola e il lacus Nemorensis. L’incontro sarà inaugurato dal ricordo di monsignor Michel Berger a cura di Valentino Pace e Roberta Durante. Ingresso libero fino a esaurimento posti-

Programma. Valentino Pace, Roberta Durante: “Commemorazione del Rev. Mons. Michel Berger”; Daniela Porro: “Gli scavi di Piazza Pia, tra archeologia e rigenerazione urbana”; Dora Cirone, Alessio De Cristofaro: “Horti Agrippinae, portico di Caligola, horti Domitiae. Nuovi dati dagli scavi di Piazza Pia”; Giovanna Di Giacomo: “Nuove fistulae acquarie per gli horti Agrippinae”; Giuseppina Ghini: “Caligola, l’imperatore che amava il lusso: il palazzo e il santuario galleggiante del Lacus Nemorensis”.

Roma. In Curia Iulia il convegno internazionale tematico “Horrea. Luoghi economia e società nel mondo romano” in occasione del restauro e del progetto di valorizzazione degli Horrea Piperataria lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

roma_curia-iulia_convegno-Horrea-Luoghi-economia-e-società-nel-mondo-romano_presentazione-e-prenotazione_locandinaIn occasione del restauro e del progetto di valorizzazione degli Horrea Piperataria situati lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano, il parco archeologico del Colosseo organizza il convegno internazionale tematico “Horrea. Luoghi, economia e società nel mondo romano”, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro, Domenico Palombi. Comitato scientifico: Evelyne Bukowiecki, Maria Letizia Caldelli, Elio Lo Cascio, Filippo Coarelli, Cyrill Courier, Federico De Romanis, Julien Dubouloz, Andrea Giardina, Gian Luca Gregori, Nicolas Laubry, Emanuele Papi, Françoise Van Haeperen, Catherine Virlouvet, Fausto Zevi. Appuntamento in Curia Iulia nei giorni 10-11-12 dicembre 2024. Ingresso gratuito con prenotazione: martedì 10 dicembre, prima giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_10dic.eventbrite.it; mercoledì 11 dicembre, seconda giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_11dic.eventbrite.it; giovedì 12 dicembre, terza giornata, PRENOTA QUI: https://convegnohorrea_12dic.eventbrite.it.

Nella letteratura archeologica sono abitualmente definiti come horrea tutti quegli spazi architettonici, pubblici o privati, funzionali allo stoccaggio, alla conservazione e alla gestione di merci e beni mobili. Il termine, di incerta etimologia, è talvolta impiegato anche per identificare edifici che con gli horrea propriamente detti condividono, solo o in parte, il generale assetto plano-volumetrico, pur essendo destinati ad altre funzioni (produttive, burocratiche). Gli horrea, come modernamente intesi, rappresentano una categoria di testimonianze monumentali di rilevante importanza per la storia politica, economica e sociale del mondo romano, e un osservatorio privilegiato per analisi architettoniche, storico-topografiche e di cultura materiale di singoli contesti o aree di Roma e delle Province dell’Impero.

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Horrea piperataria situati lungo il vicus ad Carinas al Foro Romano: disegno (foto PArCo)

Il Convegno si pone l’obiettivo di affrontare il tema degli horrea in contesti urbani e in modo comparativo, secondo punti di osservazione e prospettive metodologiche diverse, al fine di coordinare e correlare le più recenti e innovative ricerche sull’argomento in un quadro organico che possa costituire un proficuo spazio di condivisione e discussione di dati e opinioni. Lo scopo è quello di fare il punto su uno dei temi della cultura romana di età repubblicana e imperiale meno considerati dalla letteratura scientifica più recente, in un’ottica di archeologia globale. Particolare attenzione sarà riservata alle analisi archeologiche, architettoniche e topografiche finalizzate alla nuova e migliore conoscenza di contesti noti o inediti; alle ricerche filologiche o storico-antiquarie volte all’indagine etimologica del termine horreum, alla sua applicazione da parte dei Moderni e alla semiotica di questi spazi.

Le giornate del Convegno si concentreranno inoltre sul funzionamento, l’organizzazione e la gestione dei magazzini con particolare riguardo al funzionamento tecnico, alle capacità di stoccaggio e all’organizzazione a volte molto sofisticata, dallo scarico delle merci nelle aree di arrivo (a volte remote) all’organizzazione dello stoccaggio stesso, compresa la movimentazione all’interno dell’edificio. Tenendo conto della tipologia di merci e delle derrate immagazzinate, l’attenzione sarà rivolta al peso degli horrea nell’economia romana e al loro inserimento nelle reti commerciali. Allo stesso modo, particolare attenzione sarà dedicata ai mestieri dei magazzini, la “società degli horrea”, generalmente evidenziate nelle iscrizioni, con l’obiettivo di determinare il ruolo di queste figure professionali, di ricostruire le catene operative e commerciali, di evidenziare le gerarchie sociali e gli elementi di identità e coesione, anche religiosa.

Un’ultima serie di interventi potrebbe considerare gli horrea dal punto di vista giuridico: carattere privato o pubblico sia degli edifici che del loro sfruttamento; regolamentazione pubblica in materia di costruzione e uso delle strutture (risoluzione dei conflitti inerenti all’immagazzinamento e allo sfruttamento; stoccaggio e distribuzioni pubbliche). Non da ultimo l’attenzione del Convegno sarà rivolta alle ricerche sulla percezione emica di questi spazi nel mondo antico e sulla loro ricezione e reinterpretazione nella cultura europea di età moderna; ad analisi di casi studio inerenti interventi di restauro, conservazione e valorizzazione.

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Le indagini archeologiche agli Horrea Agrippiana nell’angolo nord-occidentale del Palatino (foto PArCo)

PROGRAMMA 10 DICEMBRE 2024. Alle 9.30, saluti istituzionali; introduzione generale del Convegno: Alfonsina Russo (capo dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale, direttore parco archeologico del Colosseo). TEMI GENERALI presidente Andrea Carandini (professore emerito Sapienza Università di Roma): 9:50, Catherine Virlouvet (Aix-Marseille Université/Centre Camille Jullian) “Da Geoffrey Rickman agli horrea piperataria: mezzo secolo di ricerca sullo stoccaggio”; 10.10, Federico De Romanis (università di Roma Tor Vergata) “Horrea granari in modalità dinamica”; 10.30, Françoise van Haeperen (Université catholique de Louvain) “Dèi, culti e horrea”; 10.50, Giovanna Di Giacomo (università di Roma Tor Vergata) “Epigrafia degli horrea in Roma. Proprietari, operatori, negozianti, merci”; 11.10, Mattia Pietro Balbo (università di Torino) “Assistenzialismo o incentivo economico? I prezzi del grano e la politica frumentaria nella repubblica romana secondo Dureau de la Malle”; 11.30, coffee break. ROMA presidente: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia): 12, Urbano Cristini (ricercatore indipendente) “Horrea a Roma e Costantinopoli in età tardo antica”; 12.20, Fabiana Battistin (università della Tuscia) “Tornando a cercare “horrea” sui frammenti della Forma Urbis marmorea”; 12.40, Gian Luca Gregori (Sapienza Università di Roma), Francesco Di Bartolomeo (Sapienza Università di Roma) “La dedica al Genius degli horrea Agrippiana e il paesaggio del sacro negli horrea urbani”; discussione; 13, pausa pranzo. ROMA presidente: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia): 14.30, Alessia Palladino (ricercatore indipendente) “I sacra degli Horrea Seiana. Alcune osservazioni sul rapporto tra magazzini e religione romana”; 14.50, Roberta Alteri (parco archeologico del Colosseo) “Il paesaggio orreario tra Velia, Foro Romano e Palatino”; 15.10, Dora Cirone (Paideia), Alessio De Cristofaro (soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “Gli Horrea Agrippiana rivisitati. I nuovi dati dalle indagini del Signum Vortumni Project”; 15.30, Mattia Ippoliti (Sapienza Università di Roma) “Horrea Vespasiani. La pendice settentrionale del Palatino tra l’incendio del 64 d.C. e l’Alto Medioevo”; 15.50, Domenico Palombi (Sapienza Università di Roma) “Horrea Piperataria”; 16.10, Rita Volpe (già Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) “Lungo il Tevere: questioni di approdi, commerci e magazzini”; 16.30, coffee break; 16.50, Fulvio Coletti (parco archeologico del Colosseo), Alessia Contino (Segretariato regionale per il Lazio), Renato Sebastiani (già soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma), Lucilla D’Alessandro (Istituto Villa Adriana e Villa d’Este), Barbara Rossi (soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “La piana sub aventina a Roma: il quartiere commerciale e logistico dell’Urbs, le attività manifatturiere e lo stoccaggio delle merci. Il caso emblematico degli Horrea del Nuovo Mercato Testaccio”; 17.10, Linda Stoeßel (Johannes Gutenberg-Universität Mainz) “A unique type of horrea for the urbs. Architecture, Decor and Topography of the horrea for the retail trade in Rome in the early Imperial Period”; 17.30, Daniel P. Diffendale (Scuola Superiore Meridionale di Napoli), Pauline Ducret (École française de Rome) “Et iacentia permaneant in locis patentibus: lo stoccaggio dei materiali di costruzione nella Roma repubblicana e augustea”; discussione.

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Disegno ricostruttivo degli Horrea di Ostia antica visti da nord (I. Gismondi) (foto parco archeologico ostia antica)

PROGRAMMA 11 DICEMBRE 2024. I PORTI DI ROMA: OSTIA, PORTUS, PUTEOLI presidente: Nicolas Laubry (Université Paris-Est Créteil/CRHEC): 9.30, Alessandro D’Alessio (parco archeologico di Ostia antica), Claudia Tempesta (parco archeologico di Ostia antica) “Per una topografia del grano ad Ostia: i luoghi di stoccaggio, misurazione e distribuzione”; 9.50, Evelyne Bukowiecki (École française de Rome) “La pianificazione tecnica e logistica degli horrea del sistema portuario Ostia-Portus”; 10.10, Maria Letizia Caldelli (Sapienza Università di Roma) “Organizzazione degli horrea a Portus in età tardo antica: status quaestionis”; 10.30, Giuseppe Camodeca (università di Napoli Orientale) “Gli horrea di Puteoli nei documenti dell’archivio dei Sulpicii”; 10.50, Enrico Gallocchio (parco archeologico dei Campi Flegrei) “Il Portus Julius di Puteoli: dai lussi agli horrea e ritorno”; 11.10, Michele Stefanile (Scuola Superiore Meridionale), Michele Silani (università della Campania Luigi Vanvitelli), Maria Luisa Tardugno (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli) “Horrea e granai nel porto di Puteoli”; 11.30, coffee break. ITALIA presidente: Antonio Pizzo (Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma – EEHAR-CSIC): 11.50, Marina Pizzi (università di Regensburg) “Immagazzinamento e rifornimenti nella Tarda Antichità: le strutture di stoccaggio dell’Italia suburbicaria”; 12.10, Davide Gorla (università Cattolica di Milano), Luca Polidoro (direzione regionale Musei nazionali Lombardia) “Dalla campagna alla città: Horrea rurali tardo antichi dell’Italia nord-occidentale”; 12.30, Bruno Brunella (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza), Giuliana Cavalieri Manasse (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza) “Gli horrea di Verona”; discussione; 13, pausa pranzo. ITALIA presidente: Antonio Pizzo (Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma – EEHAR-CSIC): 14.30, Daniela Cottica (università Ca’ Foscari Venezia), Cristiano Tiussi (direttore Fondazione Aquileia), Andrea Cipolato (università Ca’ Foscari Venezia) “Gli spazi di stoccaggio ad Aquileia: nuovi dati e riflessioni”; 14.50, Francesco Sirano (parco archeologico di Ercolano) “Immagazzinamento e distribuzione del cibo ad Ercolano, piccola città dell’Impero”; 15.10, Ivo van der Graaff (University of New Hampshire), John R. Clarke (University of Texas at Austin), Michael Thomas (Edith O’Donnell Institute of Art History, University of Texas at Dallas), Jennifer Muslin (Loyola University Chicago), Zoe Schofield (Touchstone Archaeology, Essex, UK), Nayla Muntasser (University of Texas at Austin) “Daily Operations and Development of a Commercial Warehouse at Oplontis Villa B”; 15.30, Gabriel Zuchtriegel (parco archeologico di Pompei), Serena Guidone (parco archeologico di Pompei), Alessandro Russo (parco archeologico di Pompei), Giuseppe Scarpati (parco archeologico di Pompei) “L’economia di Pompei attraverso i suoi spazi: gli horrea dell’Insula Meridionalis”; 15.50, coffee break; 16.10, Maximilian F. Rönnberg (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg) “New Research in the Horreum of Cosa”; 16.30, Giovanni Di Stefano (università della Calabria) “Camarina. Granai e misure di aridi”; discussione.

Roman Horreum, Narbonne

Gli horrea romani di Narbonne in Francia (foto wp)

PROGRAMMA 12 DICEMBRE 2024. IMPERO presidente: Maria Letizia Caldelli (Sapienza Università di Roma): 9.30, Javier Salido Domínguez (Universidad Autónoma de Madrid) “Sulla capacità degli horrea nell’Occidente romano: una prospettiva archeologica del rapporto città-campagna”; 9.50, Olivier Ginouvez (Inrap, UMR5140 ASM), Julien Ollivier (DRAC Occitanie, UMR5608 Traces), Corinne Sanchez (CNRS, UMR5140 ASM), Grégory Vacassy (Inrap, UMR5140 ASM), Maria Luisa Bonsangue (Université de Picardie Jules Verne, UR4284 TrAme) “Les horrea de Narbonne”; 10.10, Marine Lépée (École française de Rome) “Édifices de stockage et construction du tissu urbain : regards croisés sur les entrepôts de la vallée du Rhône et de la vallée du Pô (Ier-IVe s. apr. J.-C.)”; 10.30, Emanuele Papi (Scuola Archeologica Italiana di Atene, Università di Siena) “Magazzini per il grano degli Ateniesi”; 10.50, Marcello Spanu (università Roma Tre) “Aspetti topografici e sociali dei depositi ellenistici e romani in Asia Minore”; 11.10, Fatma Keshk (The American University in Cairo) “Houses’ open spaces as functional activity areas in ancient and modern Egypt”; 11.30, coffee break; 11.50, Mohamed-Riadh Hamrouni (Université de Kairouan, Université de Sousse, Tunisie) “Les horrea de l’Afrique romaine : état et bilan de la recherche sur la documentation épigraphique et archéologique découverte en Tunisie”; 12.10, Francesco Martorella (università della Basilicata) “Magazzini dell’Africa romana in contesti mauretani e numidici”; discussione; 13, pausa pranzo. SEZIONE POSTER presidente Sessione Poster: Filippo Coarelli (professore emerito): 14.30, ROMA: Casi studio. Discute: Paolo Liverani (Università degli Studi di Firenze); Luca Masciale (Sapienza Università di Roma) “Merci e funzionamento degli horrea di Roma: una ricognizione delle fonti scritte”; Federica Michela Rossi (Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali), Carla Termini (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), Rita Volpe (già Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) “Una struttura al servizio delle Terme di Traiano: l’horreum delle Sette Sale”; Fulvio Coletti (parco archeologico del Colosseo), Alessia Contino (Segretariato regionale per il Lazio) “Un horreum per lo stoccaggio, la trasformazione e la vendita delle anfore da destinare al mercato edilizio nella valle Sub-aventina, a sud del monte Testaccio”; Marzia Di Mento (ricercatore indipendente), Filippo Salamone (ricercatore indipendente) “L’horreum dall’hotel Ambasciatori Palace di Via Vittorio Veneto (Roma). Nuove prospettive di ricerca per il settore di servizio degli Horti Sallustiani”; Franco Tella (ricercatore indipendente) “Edifici a cellae nel sottosuolo di via Giovanni Branca a Testaccio: nuove considerazioni”. OSTIA E PORTUS: Casi studio. Discute Fausto Zevi (Accademia dei Lincei); Dario Daffara (parco archeologico di Ostia antica), Davide I. Pellandra (ricercatore indipendente) “Il “grande e robusto edificio” presso Tor Boacciana a Ostia: un probabile horreum e la sua trasformazione in età tardo-antica”; Cristian D’Ammassa (università di Huelva), Renato Sebastiani (già soprintendenza speciale Archeologia Belle arti e Paesaggio di Roma) “Portus. Strutture utilitarie e di magazzino tardo-antiche e alto-medievali presso la Fossa Traiana”; Mariangela Maura (ricercatore indipendente) “Gli horrea sotto il cd. “Casalone”: riesame del contesto archeologico per una definizione del paesaggio suburbano di Ostia”. L’ITALIA E L’IMPERO: Casi studio. Discute: Carlo Pavolini (socio corrispondente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia), Anna Maria Fedeli (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano), Furio Sacchi (università Cattolica del Sacro Cuore Milano), Leonardo Santarelli (università Cattolica del Sacro Cuore Milano) “L’horreum tardoantico di via dei Bossi a Milano: riesame di una scoperta della seconda metà del Novecento”; Gloria Bolzoni (museo Archeologico Val Tidone), Antonino Crisà (Prince Mohammad Bin Fahd University, Saudi Arabia), Enrico Croce (università di Milano), Federica Grossi (università di Milano), Stefano Nava (università di Milano), Lorenzo Zamboni (università di Milano) “A subterranean warehouse in Bedriacum (CR). Storage and resilience in a rural small town in Cisalpine Gaul”; Jacopo Bonetto (università di Padova), Giovanna Falezza (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza), Simonetta Bonomi (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza), Wieke de Neef (Universität Bamberg), Caterina Previato (università di Padova) “L’horreum della Mansio Hadriani: indagini multidisciplinari su un grande edificio per il commercio antico nel Delta del Po”; Simonetta Menchelli (università di Pisa), Paolo Sangriso (università di Pisa) “Gli horrea dei Vada Volaterrana in loc. San Gaetano: gestione e funzionamento”; Francesca Letizia Rizzo (CNR-ISPC) “Magazzini, infrastrutture e retroterra produttivo nella media valle del Tevere: la villa romana di Campo La Noce (Graffignano – Vt)”; Maria Diletta Colombo (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Molise), Chiara Casale (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Molise) “Horrea, celle doliarie e produzioni artigianali nel territorio di Pozzilli (IS): dati di scavo e proposte per la valorizzazione”; Marc Bouzas Sabater (Universitat de Girona), Josep Burch i Rius (Universitat de Girona), Elisabet Moner Coll (Universitat de Girona), Javier Salido Domínguez (Universidad Autónoma de Madrid), David Vivó Codina (Universitat de Girona) “Forms of grain storage in the Republican rural settlement of Collet”; Carmelo Malacrino (università Mediterranea di Reggio Calabria) “Gli horrea in Asia Minore. I complessi di Andriake e Patara tra conservazione e musealizzazione”; Cyrille Ducourthial (Service archéologique de la Ville de Lyon) “Le réseau de galeries en « arêtes de poisson » : des horrea subterranea liés au sanctuaire des Trois Gaules?”.

Roma. Per il ciclo di conferenze “The Clash. Libri e discussioni sul Patrimonio Culturale” dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte (INASA) presentazione del libro “Archeologia e potere. L’altra faccia della propaganda. Dialoghi intorno alla catastrofe pompeiana (2014-2020 d.C.)” a cura di Helga Di Giuseppe

roma_inasa_the-clash_libro-archeologia-e-potere_presentazione_locandinaAll’Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’arte (INASA) di Roma nuovo incontro del ciclo “The Clash 2024”, discussioni sul Patrimonio culturale. Appuntamento martedì 21 maggio 2024, alle 16.30, nella sede dell’INASA, in piazza San Marco 49 a Roma, per la presentazione del libro “Archeologia e potere. L’altra faccia della propaganda. Dialoghi intorno alla catastrofe pompeiana (2014-2020 d.C.)” a cura di Helga Di Giuseppe. Gino Famiglietti e Maria Luisa Nava dialogano con gli autori Margherita Corrado, Manlio Lilli, Carlo Pavolini, Luigi Malnati, Rita Paris, Carmelina Ariosto, Alessio De Cristofaro, Mariella Vitale, Gemma Guerrini, Marco Di Branco, Filippo Coarelli, Marina De Franceschini, Helga Di Giuseppe. Modera Massimo Pomponi. L’incontro può essere seguito in streaming sulla piattaforma Zoom al link https://us02web.zoom.us/j/82005228436… ID riunione: 820 0522 8436 Codice d’accesso: 729513.

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Copertina del libro “Archeologia e potere” a cura di Helga Di Giuseppe

Archeologia e potere. “Un’immersione perigliosa nella Grande Bellezza tra commedia dell’arte, cavalieri sanza armatura, sanza paura, sanza calzari, sanza denari, resistenze, sconfitte, messe al bando, codici bavaglio, estorsioni, cacciate dal paradiso, pizze e altre prossimità, propaganda mediatica e politica, albizucche e zucocche, sonni che generano mostre. Vi condurremo in un vero e proprio girone dantesco dei beni culturali, ricco di sorprese e colpi di scena. Il pianto e il riso sono assicurati … ancora una volta!”.

 

Roma. Nelle Uccelliere degli Orti Farnesiani sul colle Palatino ultimi giorni per la mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato”, che evoca la Wunderkammer immaginaria dei Farnese

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Mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” arricchita con installazioni multimediali (foto PArCo)

Con il termine tedesco “Wunderkammer” si indica l’ambiente di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari o bizzarri, di storia naturale o artefatti, apparentemente ammassati senza alcun criterio, ma in realtà accostati per analogie e metafore: una “Camera delle Meraviglie”. Ambite da tutte le grandi casate d’Europa, queste collezioni, considerate le antenate dei musei, si diffondono nei primi anni del Cinquecento e sono particolarmente apprezzate fino al Settecento in quanto utili strumenti per mostrare la cultura e il potere del proprietario. Lo spirito della Wunderkammer ideale dei Farnese è ora evocato in una delle Uccelliere degli Orti Farnesiani sul colle Palatino: con l’ausilio della tecnologia è stato ricreato quello che non può essere esposto in originale, esattamente come agli artisti del Seicento era chiesto di sostituire le opere mancanti nelle Camere delle Meraviglie realizzando delle copie fedeli. Fino al 7 aprile 2024 è aperta la mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato”, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri e Alessio De Cristofaro, ideata per offrire ai visitatori una ricostruzione di quelli che furono i valori, i significati e gli usi del Ninfeo e di tutti gli Orti Farnesiani nel momento di loro massimo splendore, tra la seconda metà del XVI e il XVII secolo. Un viaggio ideale nell’effimero e nella cultura immateriale barocca che caratterizzarono i celebri giardini farnesiani, teatro di delizie, ricerca, cerimonie e di autorappresentazione politica di una delle più importanti famiglie italiane dell’epoca. Attraverso quadri, disegni dall’antico, stampe, sculture in bronzo, oggetti d’arte e innovativi apparati digitali, la mostra permette ai visitatori di immergersi nella vita e nelle atmosfere del tempo, accostandosi non solo alla storia degli Orti e dei Farnese, ma alla stessa mentalità e visione del mondo che caratterizzava l’aristocrazia romana e italiana tra il tardo rinascimento e il Seicento.

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Allestimento della mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” (foto PArCo)

Con l’ausilio di installazioni multimediali, la Wunderkammer immaginaria dei Farnese si trasforma sotto gli occhi del visitatore, dando vita a tre mondi che tra meraviglia, stupore, emozioni e turbamento, fondono insieme reale e virtuale: il mondo dell’Orto Botanico, rappresentato delle pagine animate dell’Aldini, autore della prima e unica edizione dell’opera dedicata ai giardini, che è anche la prima descrizione di un orto botanico italiano; quello delle Uccelliere, sulle cui pareti si alternano volatili esotici come pappagalli, galline d’India e pavoni; in ultimo, il mondo del Serraglio Farnese con la riproduzione del celebre dipinto di Agostino Carracci “Triplo ritratto di Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amon Nano” realizzato sul finire del Cinquecento a Roma e conservato nel museo e real bosco di Capodimonte a Napoli, che sintetizza la predilezione del tempo per tutto ciò che deviava dalla norma, il diverso o “monstrum”, inteso anche come prodigio.

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Allestimento mostra “Splendori Farnesiani. Il Ninfeo della Pioggia ritrovato” (foto PArCo)

“Ricostruire in modo filologico e raccontare l’effimero e il patrimonio immateriale di un’epoca conclusa non è mai semplice. È sempre necessario un attento lavoro di ricerca che metta insieme i documenti, i testi, i monumenti e gli oggetti che di una data epoca costituiscono testimonianza storica”, commenta Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. “Poi bisogna affrontare la sfida del racconto, in forme che devono essere accessibili e comprensibili a tutti, senza però semplificare o banalizzare. In questo, il PArCo investe molto in innovazione, grazie alla sperimentazione e all’uso del multimediale e delle tecniche dello storytelling”.

Roma. Per il ciclo di conferenze “The Clash. Libri e discussioni sul Patrimonio Culturale” dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte (INASA) presentazione del libro “Quale valorizzazione” di Carlo Pavolini (Robin)

roma_inasa_libro-quale-valorizzazione_di-pavolini_locandinaAll’Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’arte (INASA) di Roma nuovo incontro del ciclo “The Clash 2024”, discussioni sul Patrimonio culturale. Appuntamento martedì 19 marzo 2024, alle 16.30, nella sede dell’INASA, in piazza San Marco 49 a Roma, per la presentazione del libro “Quale valorizzazione” di Carlo Pavolini. Intervengono Alessio De Cristofaro, Luigi Malnati, Daniele Manacorda, Rita Paris. L’incontro può essere seguito in streaming sulla piattaforma Zoom al link https://us02web.zoom.us/j/87402006597….

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Copertina del libro “Quale valorizzazione” di Carlo Pavolini (Robin)

Quale valorizzazione. Durante il decennio passato, il patrimonio archeologico, artistico e monumentale italiano è stato investito da radicali trasformazioni sia dal punto di vista dell’assetto amministrativo-organizzativo, sia per quanto riguarda l’approccio culturale con cui la politica affronta i temi legati alla nostra eredità storica. Questo libro, analizzando situazioni ed episodi attuali, mira a comprendere se l’Italia odierna sia davvero interessata a valorizzare il nostro patrimonio con l’obiettivo di accrescere lo spirito critico e le conoscenze di italiani e non; oppure se la promozione della cultura nazionale abbia come unico scopo quello di monetizzare il bene.

Roma. Aperto al Tempio di Romolo al Foro Romano “Lo sguardo del tempo. Il Foro Romano in età moderna”, il nuovo allestimento temporaneo vera e propria introduzione alla visita del Foro Romano

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Locandina della mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro romano dal 21 novembre 2023 al 28 aprile 2024

Una inedita introduzione alla visita del Foro Romano è quanto si propone “Lo sguardo del tempo. Il Foro Romano in età moderna”, il nuovo allestimento temporaneo al Tempio di Romolo, al Foro Romano, a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro, inaugurato il 21 novembre 2023 e aperto al pubblico da mercoledì 22 novembre 2023 fino al 28 aprile 2024, tutti i giorni, dalle 9 alle 15.30, con qualsiasi tipo di biglietto in corso di validità.

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Panorama del Foro Romano e, in fondo, c’è il Colosseo (foto PArCo)

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Veduta del Foro Romano in un’acquaforte di Giambattista Piranesi (foto PArCo)

Il Foro Romano oggi si presenta ai visitatori e ai turisti nell’aspetto assunto a partire dagli anni dell’Unità d’Italia, dopo una lunga serie di scavi, ma pochi conoscono quale sia stato l’aspetto di questi luoghi prima della stagione di scavi e allestimenti più recenti, quando l’area del Foro Romano era uno straordinario paesaggio semi-rurale ai margini della città abitata, che tuttavia rappresentava per viaggiatori ed eruditi di tutta Europa il cuore antico dell’Urbe e uno dei luoghi più amati e celebrati della cultura internazionale. Il nuovo allestimento temporaneo “Lo Sguardo del Tempo. Il Foro Romano in età moderna” è stato ideato per colmare questa lacuna.

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La mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro Romano (foto simona murrone)

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Pianta topografica di Roma Antica: tra i documenti esposti nella mostra “Lo sguardo del tempo” al Tempio di Romolo al Foro Romano (foto simona murrone)

Attraverso una ricca serie di testimonianze iconografiche riproposte in copia o in digitale (disegni, stampe, quadri, fotografie, filmati) e l’esposizione di una piccola raccolta di oggetti-memoria legati alla cultura materiale del Grand Tour e alla vita quotidiana e professionale di chi visse e lavorò nel Foro Romano (stampe, quadri, modelli, libri, micro-mosaici, ventagli, strumenti scientifici, etc.), l’allestimento racconta la storia del Foro Romano come paesaggio tra il Cinquecento e il Novecento, concentrando la sua attenzione su alcuni temi nodali: la riscoperta dell’Antico nel Rinascimento, ma anche l’uso del Foro Romano come cava di materiali per la Roma moderna, come paesaggio classico ideale e come spazio rurale (Campo Vaccino); il Grand Tour e l’interesse degli eruditi; i primi studi scientifici e progetti di sistemazione dell’area; l’uso civico e politico dello spazio durante l’età dei nazionalismi e nella contemporanea civiltà di massa.

Roma. Sotto Palazzo della Rovere o dei Penitenzieri, a un passo da San Pietro, scoperto il Teatro di Nerone, noto dalle fonti antiche ma mai ritrovato, dove l’imperatore provava le sue esibizioni artistiche. Dopo gli studi sarà reinterrato

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I resti del Teatro di Nerone scoperti sotto Palazzo della Rovere a Roma (foto fabio caricchia)

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I resti del Teatro di Nerone scoperti sotto Palazzo della Rovere a Roma (foto fabio caricchia)

A Roma, nel cortile di Palazzo della Rovere o dei Penitenzieri, in via della Conciliazione, a un passo dalla basilica di San Pietro, qui dove duemila anni fa c’erano gli Horti di Agrippina, sono venute alla luce le strutture identificabili con il Teatro di Nerone: la ricerca sul campo condotta dalla soprintendenza speciale di Roma, dopo oltre due anni di indagini archeologiche, ha restituito una articolata stratigrafia, che dalla tarda età repubblicana arriva fino al XV secolo. Lo scavo si è svolto inizialmente sotto la direzione scientifica prima dell’archeologo Renato Sebastiani e poi dell’archeologo Alessio De Cristofaro, ed è stato condotto sul campo dall’archeologa Marzia Di Mento. Il Palazzo dei Penitenzieri, di proprietà dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in parte è stato ceduto alla società Four Season di Bill Gates per la realizzazione di una struttura ricettiva di lusso. Per la loto posizione, i resti archeologici, dopo gli studi necessari, saranno reinterrati per garantire la loro conservazione. I reperti mobili, statue, colonne, elementi architettonici saranno valorizzati all’interno di Palazzo della Rovere.

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I resti del Teatro di Nerone scoperti sotto Palazzo della Rovere a Roma (foto fabio caricchia)

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I resti del Teatro di Nerone scoperti sotto Palazzo della Rovere a Roma (foto fabio caricchia)

“Si tratta di una scoperta di eccezionale importanza”, spiega Daniela Porro soprintendente speciale di Roma, “che testimonierebbe uno straordinario edificio di età giulio claudia, il teatro dove Nerone provava le sue esibizioni poetiche e canore, noto dalle fonti antiche ma mai ritrovato. Di grande interesse anche i rinvenimenti medioevali e moderni, che arricchiscono le conoscenze storiche e topografiche sulla evoluzione di una importante area della città. Ottimi risultati scientifici conseguiti grazie alla proficua collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”.

Roma. Al Drugstore Museum presentazione del libro “Comunque nude. La rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani” (Mimesis) curato da Ester Lunardon e Ludovica Piazzi

roma_drugstore-museum_libro-comunque-nude_presentazione_locandinaChe immagine emerge della donna attraverso la nostra statuaria pubblica femminile? Perché quelle statue si trovano lì? E cosa ci dicono della nostra società? Sono alcuni degli interrogativi a cui prova a rispondere “Comunque nude. La rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani”, edito da Mimesis e curato da Ester Lunardon e Ludovica Piazzi. Il libro, nato dall’indagine svolta da Mi Riconosci tra 2021 e 2022, che ha censito le statue pubbliche italiane dedicate a donne realmente esistite, a figure anonime collettive o a personaggi letterari, viene presentato mercoledì 14 giugno 2023, alle 18, al Drugstore Museum, in via Portuense 317 a Roma. Introduce e modera Alessio de Cristofaro (Drugstore Museum). Presentano il libro Ludovica Piazzi e Rosanna Carrieri (co-autrici del volume).

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Copertina del libro “Comunque nude. La rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani”

Comunque nude. I risultati della ricerca hanno confermato una presenza di donne nella statuaria molto bassa, che perpetua spesso stereotipi sessisti e con un rilievo al corpo femminile spesso ipersessualizzato tale da far pensare che una donna, per ottenere attenzione, debba essere nuda. Il libro raccoglie i contributi di diverse ricercatrici, lavoratrici, studentesse, professioniste dei beni culturali con diversi ambiti di formazione. Tutte le autrici sono attiviste dell’associazione Mi Riconosci che si adopera sui temi inerenti alla gestione del patrimonio culturale e le condizioni di lavoro nel settore.