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Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Prima di Roma. Storia dell’Italia da Enea ad Annibale” di Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati

Venerdì 13 giugno 2025, alle 17, in sala Fortuna del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, presentazione del libro “Prima di Roma. Storia dell’Italia da Enea ad Annibale” di Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati. Introduce la direttrice del Museo, Luana Toniolo. Intervengono Luigi Malnati, già direttore generale Mibac, e Alessandro Naso, università di Napoli Federico II. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Prenotazione all’indirizzo mail mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it.

Copertina del libro “Prima di Roma. Storia dell’Italia da Enea ad Annibale” di Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati

“Prima di Roma”. Scrivere una storia d’Italia prima che Cesare passasse il Rubicone e Augusto realizzasse la pax romana può sembrare un’impresa azzardata. Fino alla battaglia di Sentino e alla vittoria su Pirro, infatti, Roma non aveva ancora un ruolo predominante nel Mediterraneo e la ricostruzione di una storia della nostra penisola è stata tentata solo raramente. In realtà, molto ci sarebbe da dire su questi secoli poco esplorati, ricchi di testimonianze che riecheggiano ancora oggi. Dalle leggende su Enea e Diomede, che riportano ai secoli attorno al Mille a.C., alle imprese dell’etrusco Tarconte o a Servio Tullio, il sesto re di Roma, alle gesta di personaggi storici come Furio Camillo, Dionigi il Grande di Siracusa o Annibale, protagonista dell’ultimo disperato tentativo di fermare l’avanzata romana. È in questa cornice che prendono vita le vicende dei popoli italici e delle loro imprese mediterranee, che suggeriscono come la storia del nostro paese sia tanto complessa quanto interconnessa. Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati tornano a raccontare insieme la Storia in una nuova veste, con un approccio sia da storici dell’antichità che da scrupolosi archeologi. Un viaggio alla scoperta della nostra penisola prima del dominio romano, un racconto che fa luce su un’epoca ancora poco indagata, che rivela come l’idea di unitarietà geografica sia in realtà molto più antica di quanto pensassimo.

Firenze. Etruschi protagonisti agli Uffizi con la rassegna “Gli Etruschi: nuove ricerche nuove scoperte nuove storie”, 15 incontri di approfondimento il mercoledì da giugno a ottobre. Apre Sassatelli con “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche”. Ecco tutto il programma

Mercoledì 11 giugno 2025, alle 17, all’auditorium Paolucci delle Gallerie degli Uffizi a Firenze con la conferenza “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche”, Giuseppe Sassatelli, presidente Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, apre la rassegna “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”. A 40 anni dall’“Anno degli Etruschi”, il 1985, iniziativa della Regione Toscana alla quale hanno partecipato Università, Soprintendenze, Musei e, con un ruolo di coordinamento culturale, anche l’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, con importanti mostre a Firenze, Arezzo, Siena, Volterra, Orbetello Cortona e Perugia nelle quali furono presentati e illustrati al pubblico monumenti e materiali degli Etruschi e della loro civiltà, sono moltissime le novità dovute a scavi e ricerche. Ecco dunque “Gli Etruschi: nuove ricerche, nuove scoperte, nuove storie”, rassegna di 15 incontri di approfondimento, con al centro gli Etruschi, i loro misteri, le loro origini e la loro storia, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e dall’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici con sede a Firenze in collaborazione con la Regione Toscana. Le conferenze, ospitate nell’auditorium Paolucci delle Gallerie degli Uffizi, si svolgeranno di mercoledì dall’11 giugno all’8 ottobre 2025 (con inizio alle 17). A parlare saranno docenti universitari, specialisti ed esperti della misteriosa civiltà mediterranea. La partecipazione sarà a ingresso libero.

L’obiettivo del ciclo di incontri agli Uffizi è affrontare in modo organico e coerente tutte le principali novità sui più rilevanti aspetti della storia e dell’archeologia degli Etruschi, per offrire al pubblico interessato un quadro completo e aggiornato su questa civiltà, affrontandone e illustrandone i temi di maggiore importanza. Dal dibattutissimo problema delle origini, si passerà a quello altrettanto caldo della lingua, a quello delle città e della loro organizzazione interna, ai luoghi di sepoltura (le grandi necropoli d’Etruria), ai culti e alla religione, alle manifestazioni artistiche (scultura, pittura, bronzistica), alla struttura politica e alle cariche magistratuali, alla loro presenza territoriale nell’Italia antica, dal Po al Sele, con una ampiezza maggiore rispetto a quanto solitamente si credeva, al loro ruolo di navigatori e commercianti nel Mediterraneo, ai rapporti e alle relazioni culturali con i Greci e con gli altri popoli dell’Italia Antica, e alla loro fine nell’impatto con Roma.

CALENDARIO CONFERENZE, il mercoledì alle 17, all’auditorium Paolucci, piazzale degli Uffizi 6, a Firenze: 11 giugno, “Gli Etruschi tra luoghi comuni e realtà storiche” (Giuseppe Sassatelli, presidente Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici); 18 giugno, “La lingua: dal “mistero” alla conoscenza: nuovi testi, nuove letture” (Enrico Benelli, università di Roma Tre); 25 giugno, “L’architettura: Case e palazzi” (Simonetta Stopponi, università di Perugia); 2 luglio, “L’architettura: Le tombe” (Alessandro Naso, università di Napoli Federico II); 9 luglio, “Politica e istituzioni: i magistrati e le città” (Daniele Federico Maras, direttore museo Archeologico nazionale di Firenze); 16 luglio, “La pittura: nuovi documenti e nuove interpretazioni” (Daniele Federico Maras, direttore museo Archeologico nazionale di Firenze); 23 luglio, “La religione: santuari, divinità e culti” (Laura Michetti, università di Roma La Sapienza); 30 luglio, “Le arti: botteghe “locali” e artigiani “venuti da fuori” (Stefano Bruni, università di Ferrara); 6 agosto, “…Ancora sull’origine degli Etruschi” (Vincenzo Bellelli, direttore parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia); 3 settembre, “Gli Etruschi e il Mediterraneo orientale” (Maurizio Sannibale, Musei Vaticani); 10 settembre, “Etruschi e Greci” (Maurizio Harari, università di Pavia); 17 settembre, “Gli Etruschi a Pompei e in Campania” (Luca Cerchiai, università di Salerno); 24 settembre, “Etruschi e Italici” (Gianluca Tagliamonte, università di Lecce); 1° ottobre, “Gli Etruschi nella valle del Po” (Elisabetta Govi, università di Bologna); 8 ottobre, “La fine degli Etruschi” (Jacopo Tabolli, università per Stranieri di Siena).

Firenze. All’ex-Chiesa di S. Jacopo conferenza di Alessandro Naso (Unina e Camnes) e Martina Zinni (Unina) “Tre anni di ricerche nella necropoli di Saso Pinzuto a Tuscania” nel progetto TAP (Tuscania Archaeological Project)

Appuntamento giovedì 10 aprile 2025, alle 17, all’ex-Chiesa di S. Jacopo in via Faenza 43 a Firenze, per parlare del progetto TAP e degli scavi nella necropoli etrusca di Sasso Pinzuto a Tuscania (Vt). Il TAP (Tuscania Archaeological Project) è un progetto in collaborazione con l’università di Napoli Federico II, dipartimento Studi umanistici. Nella conferenza proposta dal prof. Alessandro Naso (UNINA, CAMNES) e la dott.ssa Martina Zinni (UNINA) saranno presentati i risultati delle prime tre campagne di scavo CAMNES effettuate nella necropoli etrusca di Sasso Pinzuto a Tuscania (Vt).

Civitavecchia. Per “I Giovedì dell’Archeologia” del museo Archeologico nazionale conferenza di Alessandro Naso (università di Napoli “Federico II”) su “Scavi sui Monti della Tolfa nel secolo XIX: protagonisti, vicende e reperti”

civitavecchia_archeologico_i-giovedì-dell-archeologia_scavi-sui-monti-della-tolfa-nel-XIX-secolo_naso_locandina“Scavi sui Monti della Tolfa nel secolo XIX: protagonisti vicende e reperti” è il titolo del nuovo incontro del ciclo “I giovedì dell’Archeologia”, giunto alla III edizione, promosso dal museo Archeologico nazionale di Civitavecchia. Appuntamento giovedì 1° febbraio 2024, alle 17, nella sala convegni “Giusi Corrado” della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia con Alessandro Naso (università di Napoli “Federico II”) che parlerà degli scavi e delle ricerche archeologiche nell’area dei Monti della Tolfa nel XIX secolo: una proficua stagione di ricerche che ha portato alla dispersione di un enorme patrimonio, confluito nelle principali collezioni museali europee. Per informazioni e prenotazioni: museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, tel. +39 076623604, e-mail: drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it.

Roma. Al complesso di San Michele per i “Percorsi di lettura dell’ICA” presentazione, anche on line, del libro a cura di Barbara Davidde Petriaggi “Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto”, catalogo della mostra sull’importante scoperta di archeologia subacquea

roma_complesso-san-michele_libro-recuperati-dagli-abissi_presentazione_locandinaNuovo appuntamento con i “Percorsi di lettura dell’Istituto centrale per l’archeologia”. Martedì 5 dicembre 2023, alle 16, a Roma, nella sala conferenze della Biblioteca delle Arti del Complesso monumentale del San Michele, presentazione del libro a cura di Barbara Davidde Petriaggi “Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto”. Si ripercorrerà un’importante scoperta di archeologia subacquea che ha consentito di gettare nuova luce sulla storia della Magna Grecia. Si tratta del rinvenimento di un relitto, riferibile ai primi decenni del VII secolo a.C., il cui carico è costituito da ceramiche di manifattura corinzia, in particolare contenitori per il trasporto di derrate alimentari e ceramica fine da mensa. Il ritrovamento è avvenuto a circa 780 metri di profondità, nell’ambito delle attività di archeologia preventiva finalizzate all’installazione del gasdotto TAP, Trans Adriatic Pipeline, tra le coste albanesi e quelle italiane. Il ritrovamento ha restituito il carico di un relitto riferibile ai primi decenni del VII secolo a.C., il cui carico è costituito da ceramiche di manifattura corinzia, in particolare contenitori per il trasporto di derrate alimentari e ceramica fine da mensa (vedi Relitto del Canale di Otranto a 780 metri di profondità: i primi reperti studiati confermano che è un ritrovamento unico, che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Franceschini: più fondi all’archeologia subacquea e si recuperi tutto il carico naufragato | archeologiavocidalpassato). Il programma prevede il saluto di Luigi La Rocca, a capo della direzione generale Archeologia Belle arti e paesaggio, e di Luca Schieppati, Managing Director di TAP. A seguire la presentazione, a cura di Elena Calandra, direttore dell’Istituto Centrale per l’Archeologia (ICA), e di Alessandro Naso, professore ordinario di Etruscologia e Antichità italiche all’università di Napoli “Federico II”. In chiusura la soprintendente Barbara Davidde Petriaggi illustrerà il ritrovamento commentandone le tappe significative attraverso le suggestive immagini scattate durante i lavori. La presentazione del volume “Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” sarà fruibile anche online al seguente link: stream.lifesizecloud.com/extension/3227537/1d50744f-8696-492c-929e-41da98f56a55 e, in differita, sui canali social dell’ICA.

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Una fase della pulizia di un vaso recuperato dal Relitto alto-arcaico del Canale di Otranto (foto patrimonio subacqueo)

La proficua collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto e TAP, che ha fornito il necessario supporto tecnico, logistico e operativo, ha permesso il recupero dei reperti tra il 2018 e il 2019. Nel 2021 la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo con il sostegno di TAP ha avviato lo studio del sito archeologico sommerso e dei manufatti e ha progettato e realizzato il restauro e la valorizzazione del carico, con una mostra e con la pubblicazione del catalogo. 

La mostra in corso a Taranto nell’ex Convento Sant’Antonio fino al 31 dicembre 2023, grazie a un allestimento immersivo ed emozionale porta il visitatore negli abissi del Mar Mediterraneo e si avvale di moderne tecnologie digitali di stampa 3D, installazioni tattili e di realtà virtuale, ma anche di narrazioni che completano la suggestiva esposizione dei reperti ceramici. Tra questi figura, oltre a quelli di produzione corinzia recuperati dall’abisso, anche una selezione di reperti, anch’essi corinzi, provenienti da siti archeologici di Taranto e del Salento.

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Copertina del libro “Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto”

“Recuperati dagli Abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto”. Il volume, pubblicato in occasione della mostra “Recuperati dagli abissi. Il relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto” aperta al pubblico il 20 giugno 2023 a Taranto, nella sede della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, ex Convento di Sant’Antonio, inaugura l’edizione scientifica degli studi relativi a questo importante ritrovamento. Il sito archeologico subacqueo consiste nei resti del naufragio di un’antica imbarcazione datata ai primi decenni del VII sec. a.C., naufragata con il suo carico nel Canale d’Otranto a 22 miglia dalla costa, a 780 metri di profondità. Esso è stato individuato nel corso delle attività di archeologia preventiva messe in campo negli anni 2018-2019 dall’allora Soprintendenza ABAP per le province di Brindisi Lecce e Taranto, preliminari alla posa in opera della condotta sottomarina del gasdotto TAP e ha visto l’utilizzo di tecnologie innovative utilizzate in ambito industriale. Il volume, curato dalla soprintendente Barbara Davidde Petriaggi, accoglie saggi dedicati alla storia e all’archeologia della Magna Grecia, con particolare riferimento alle rotte e ai commerci transmarini in età alto-arcaica. Vi sono ospitati, inoltre, i risultati delle analisi scientifiche condotte sul vasellame di manifattura corinzia e sul loro contenuto (vino e olive, attestate dai noccioli rinvenuti all’interno delle anfore) e i dati relativi al restauro e allo studio dei reperti archeologici recuperati, costituiti da contenitori da trasporto, quali pithoi, anfore, brocche e ceramica fine da mensa (skyphoi). Una parte del volume è dedicata all’analisi dei metodi e degli strumenti utilizzati per l’esplorazione dei siti archeologici sommersi, al recupero dei manufatti archeologici in alto fondale e all’uso delle nuove tecnologie per lo studio e la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo. Questo ritrovamento colma un vuoto nella documentazione dei relitti greci di età altoarcaica attestati fino ad oggi nel Mediterraneo e getta nuova luce sui contatti che si irradiavano dalla Grecia, Corinto in particolare, verso le coste della Puglia.

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L’archeologa subacquea Barbara Davidde, soprintendente nazionale del patrimonio subacqueo

Barbara Davidde Petriaggi dirige dal 2020 la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, e nel 2021 ha diretto anche, ad interim, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce. È progettista, coordinatore scientifico e responsabile unico del procedimento di progetti nazionali finanziati dal ministero della Cultura e internazionali finanziati dalla Comunità Europea (PON CULTURA E SVILUPPO-FESR 2014-2020; Interreg MED 2014-2023; CREA-CULTURE _2021-COOP; HORIZON) per lo sviluppo di tecnologie per la ricerca archeologica subacquea e per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo e per il patrimonio culturale della città di Taranto e della sua provincia. Dal 2018 a oggi è responsabile scientifico della missione archeologica subacquea di scavo e restauro della villa sommersa dell’antica Epidauro e del progetto “Ricerche di archeologia subacquea nell’Isola di Lemnos”, entrambi in collaborazione tra la Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA), l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), le Autorità elleniche e (dal 2021) la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo. Per l’ICR ha diretto dal 2010 al 2020 il Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea e a oggi è responsabile unico del procedimento, progettista e direttore dei lavori di restauro delle navi romane di Napoli e del progetto MUSAS-Musei di archeologia Subacquea. Dal 2010 è professore a contratto di Archeologia subacquea all’università Roma Tre. È membro dello Scientific and technical Advisory Body (STAB) della Convenzione Unesco 2001 per la protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, eletta in rappresentanza dell’Italia per un secondo mandato.

Napoli. Al Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo il convegno internazionale “Magna Grecia nel secondo dopoguerra tra scoperte e tutela: politiche culturali e protagonisti. Omaggio a Juliette de La Genière”, in presenza e on line: due giorni di confronto sulle politiche culturali riguardanti il patrimonio archeologico della Magna Grecia nel corso della seconda metà del Novecento

napoli_complesso-san-marcellino_convegno-internazionale-magna-grecia-nel-secondo-dopoguerra_locandina“Magna Grecia nel secondo dopoguerra tra scoperte e tutela: politiche culturali e protagonisti. Omaggio a Juliette de La Genière” è il titolo del convegno internazionale, organizzato dal Dipartimento federiciano di Studi umanistici (con la responsabilità scientifica di Bianca Ferrara) e in collaborazione con il Centre Jean Bèrard di Napoli, in programma il 27 e 28 novembre 2023 nel Complesso di San Marcellino di Napoli, a partire dalle 9.30. Teams diretta streaming ID riunione: 311 312 168 060 Passcode: ruWHxv. L’evento richiama l’attenzione sulle politiche culturali riguardanti il patrimonio archeologico della Magna Grecia nel corso della seconda metà del Novecento. Si tratta di anni che hanno visto profonde trasformazioni sia nel campo della ricerca sia nel campo delle idee e delle pratiche relative alla gestione e alla valorizzazione dei beni culturali dell’Italia meridionale e della Sicilia.

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L’archeologa Juliette de La Genière (1927-2022) (foto Centre Jean Bérard)

L’incontro è dedicato alla memoria di Juliette de La Genière, che è stata una protagonista della ricerca archeologica in Magna Grecia durante questi stessi anni. Ricordarla diventa occasione per riflettere sulla storia degli studi nella prospettiva di un confronto con le più recenti tendenze di analisi e tutela di un patrimonio di interesse mondiale. Il convegno riunisce sia storici e archeologi, specialisti della Magna Grecia, di ambito nazionale e internazionale, sia rappresentanti istituzionali dei beni culturali dell’Italia meridionale e della Sicilia, proprio per discutere insieme sullo stato degli studi nello scenario culturale e politico della vita contemporanea, dove si tratta di distinguere ma non separare ricerca, tutela e promozione del territorio.

PROGRAMMA LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2023 Chiesa del Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo, largo San Marcellino 10, Napoli. Alle 9.30, saluti di apertura: Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Matteo Lorito, magnifico rettore dell’università di Napoli “Federico II”; Arturo De Vivo, professore emerito dell’università di Napoli “Federico II”; Andrea Mazzucchi, direttore del dipartimento di Studi umanistici dell’università di Napoli “Federico II”; Massimo Osanna, direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”; Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del Mic; Teresa Elena Cinquantaquattro, segretario regionale del MiC per la Campania; Alessandro Naso, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università di Napoli “Federico II”; Giampaolo D’Andrea, presidente dell’associazione nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI). Alle 11, Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”), Introduzione. Presidente: Giovanna Greco (università di Napoli “Federico II”); 11.15, Gianfranco Maddoli (ANIMI) “Memoria del mio primo incontro con le problematiche della Magna Grecia”; 11.45, Mario Lombardo (università del Salento) “I convegni di Taranto e il loro contributo alla ricerca sulla storia dell’archeologia della Magna Grecia: qualche osservazione”; 12.15, Massimo Osanna (direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”) “Gli organi di tutela nella seconda metà del Novecento”; 12.45, discussione. Dopo la pausa pranzo, presidente: Carmela Capaldi (università di Napoli “Federico II”). Alle 14.30, Rosalba Panvini (università di Catania) “L’attività di tutela in Sicilia tra storia e nuova organizzazione dell’amministrazione”; 15, Alfonsina Russo (parco archeologico del Colosseo) “I Parchi archeologici e le prospettive future: il caso del Parco archeologico del Colosseo”; 15.30, Fabio Pagano (parco archeologico dei Campi Flegrei) “La modernità ripensata. Presupposti e determinazioni nella nascita di un Parco archeologico”; 16, Francesco Sirano (parco archeologico di Ercolano) “Ercolano. I molti futuri di una città. Scoperte, tutela, valorizzazione e interazione con il territorio”; Dopo la pausa caffè, alle 17, Tiziana D’Angelo (parco archeologico di Paestum e Velia) “Nuove antichità pestane: storie e progetti di un Parco archeologico in trasformazione”; 17.30, Filippo Demma (parco archeologico di Sibari) “Proporre, progettare, realizzare. Sperimentazione e nuovi modelli di gestione dai Parchi archeologici della Calabria”; 18, Francesca Spatafora (archeologa, dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana) “I parchi archeologici siciliani: variazioni sul tema”; 18.30, discussione.

PROGRAMMA MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2023 Chiesa del Complesso Monumentale dei SS. Marcellino e Festo, largo San Marcellino 10, Napoli. Presidente: Luigi Cicala (università di Napoli “Federico II”). Alle 9.30, Maria Concetta Parello (parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi) “Dalla frana di Agrigento al Parco della Valle dei Templi: tutela, ricerca e valorizzazione di Akragas/Agrigentum”; 10, Luigi Maria Gattuso (parco archeologico di Gela) “Parco archeologico di Gela: tutela e valorizzazione”; 10.30, Brigitte Marin (École française de Rome), Valérie Huet (Centre Jean Bérard), Claude Pouzadoux (Université Paris Nanterre), Priscilla Munzi (Centre Jean Bérard) “Dal secondo dopoguerra agli anni ‘80, 40 anni di collaborazione italo-francese per la conoscenza della Magna Grecia e della Sicilia: attori, spazi e strategie della ricerca archeologica”; dopo la pausa caffè, presidente: Priscilla Munzi (Centre Jean Bérard): alle 11.30, Tiziana D’Angelo (parco archeologico di Paestum e Velia), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Heraion alla foce del Sele: questi ultimi trent’anni di ricerca”; 12, Raffaella Bonaudo (soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Roscigno – Monte Pruno tra valorizzazione e tutela. I progetti della Soprintendenza Archeologica e dell’Università degli Studi di Napoli”; 12.30, Rosalba Panvini (università di Catania), Marina Congiu (archeologa, soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Caltanissetta), Bianca Ferrara (università di Napoli “Federico II”) “Gela: una lunga collaborazione tra Università e Soprintendenza”; 13, discussione. Dopo la pausa pranzo, tavola rotonda “Omaggio a Juliette de La Genière: tra didattica, scavi e ricerche”, 15.30, introduce: Giovanna Greco “Didattica e ricerca tra Lille e Parigi”: Nathalie De Chaisemertin, Françoise Gaultier, Michel Gras, Stéphane Verger. Scavi E Ricerche A Paestum: Giuliana Tocco, Marina Cipriani, Bianca Ferrara, Antonella Tomeo; a Sala Consilina: Luigi Cicala, Maria Luisa Tardugno; in Basilicata: Annamaria Mauro, Carmelo Colelli; in Calabria: Elena Lattanzi, Raffaella Pierobon Benoit, Claudio Sabbione, Roberto Spadea; in Sicilia: Rosalba Panvini. Alle 18.30, Massimo Osanna (direttore generale Musei del MiC, università di Napoli “Federico II”) conclusioni.

Tuscania. Nell’ambito del TAP – Tuscania Archaeological Project “Nuove scoperte dalla necropoli di Sasso Pinzuto”: presentazione dei risultati della campagna di scavo 2023

tuscania_necropoli-sasso-pinzuto_risultati-scavi_locandinaSabato 22 luglio 2023, alle 16, all’Istituto Lorenzo de’ Medici (largo della Rocca 7) di Tuscania, “Nuove scoperte dalla necropoli di Sasso Pinzuto, Tuscania”: durante l’incontro si parlerà dei traguardi raggiunti in questa stagione di scavi del TAP – Tuscania Archaeological Project e si presenteranno i risultati della campagna di scavo dell’università di Napoli Federico II nella necropoli di Sasso Pinzuto. Si tratta di una campagna di scavo condotta da CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) e università di Napoli Federico II, su concessione ministeriale in accordo con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria, scrivendo a info@camnes.org o compilando il seguente form: http://bitly.ws/LAoy. A introdurre sarà la funzionaria della Soprintendenza, archeologa competente per zona, Simona Carosi. Saranno il prof. Alessandro Naso e la dott. ssa Martina Zinni (università Federico II) a illustrare la rilevanza della tomba indagata e del contesto di scavo.

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Ingresso tomba a tumulo nella necropoli di Sasso Pinzuto a Tuscania (foto sabap-vt-em)

In questo 2023 è stata esplorata, nella necropoli di Sasso Pinzuto, una tomba a tumulo. Quest’ultima, con atrio trasversale e due camere, è compresa in un tumulo soprastante un tratto di via tagliata nel tufo, inglobato in epoca romana nel percorso della via Clodia. La particolarità del tumulo risiede nella crepidine rafforzata da filari di blocchi tufacei in opera quadrata, che completavano il monumento e il corridoio di accesso al sepolcro: una tecnica dettata dalle condizioni dello strato tufaceo naturale e impiegata a Tuscania anche nelle necropoli di Ara del Tufo e Guadocinto; e nella facciata della tomba a dado dei Maiali Neri, nella stessa necropoli di Sasso Pinzuto. L’esplorazione della tomba ha consentito di rinvenire resti dei corredi funerari che fanno risalire la sua datazione d’uso almeno all’inizio del VI sec. a.C.

Da settembre il Cnr scava nelle antiche miniere di piombo e argento di Aouam in Marocco per capire produzioni e rapporti commerciali nel Mediterraneo prima di Roma

Archeologi durante le prospezioni nelle cave preromane di Aouam in Marocco

Archeologi durante le prospezioni nelle cave preromane di Aouam in Marocco

Prende il via a settembre la prima missione di scavi archeologici finalizzati alla valorizzazione dell’antico sito minerario di Aouam, nel Marocco settentrionale, sfruttato nell’antichità per l’estrazione di piombo e argento. È quanto prevede la convenzione siglata con l’obiettivo di eseguire il restauro e la valorizzazione degli antichi siti di estrazione, con la possibilità di realizzare un parco minerario in una regione ricca di testimonianze sulla storia del paese. La convenzione di collaborazione scientifica per lo scavo e la valorizzazione del sito minerario di Aouam (Ighram Aoussar) e la creazione di un parco minerario è stata siglata lo scorso 7 giugno a Tigza (M’rirt, Meknès, Marocco) tra l’ISMA-CNR, rappresentato dal direttore Alessandro Naso, la Commune Rurale Elhammam (presidente M. Mohamed OUQOUR) ; la Compagnie Miniere De Touissit Tighza (direttore generale aggiunto M. Lahcen Ouchtouban); l’association Abghour pour le Developpement (presidente M. Abdellah EL Ghazal). La convenzione si è sviluppata nell’ambito della missione archeologica dell’ISMA-CNR diretta da Lorenza-Ilia Manfredi, cofinanziata dal ministero degli Affari Esteri “Prospezioni archeologiche a Meknès per la ricostruzione di contesti archeometallurgici punici del Maghreb”, e fa seguito all’accordo di collaborazione scientifica siglato per i prossimi cinque anni tra l’Institut National des Sciences de l’Archeologie et du Patrimoine de Rabat (INSAP), l’ISMA e l’Università di Meknès Moulay Ismail.

La firma della convenzione siglata a Tigza (M'rirt, Meknès, Marocco)

La firma della convenzione siglata a Tigza (Marocco)

La cerimonia a Tigza nel teatro della città è stata accompagnata dal seminario scientifico “Les monuments historiques et archeologiques:Un levier de developpement territorial local” durante il quale si sono succeduti gli interventi di Lorenza-Ilia Manfredi direttore da parte italiana della missione archeologica su “Valorisation des monuments historiques a partir de l’experience italienne”, M. Lahcen Ouchatouban, direttore della Miniera su “Mine de Tighza: une civilisation; une richesse”, M. Mohamed Elazzaoui della direzione dello sviluppo turistico su “Role des monuments historiques dans le developpement local”, prof. Youssef Bokbot, dell’INSAP e direttore da parte marocchina della missione archeologica su “Recriture de l’histoire du Maroc sur la base des recherches”. Al colloquio è seguita una visita sul sito di Ingram Aousser e dei filoni minerari di estrazione sfruttati in antico.

La missione vuole ricostruire il ciclo produttivo della miniera di piombo e argento di Aouam

La missione vuole ricostruire il ciclo produttivo della miniera di piombo e argento di Aouam

La prima missione di scavo del sito è prevista dunque per il mese di settembre con la direzione congiunta ISMA- INSAP e la collaborazione di specialisti degli Istituti del CNR, IIA e ISMN; dell’Università di Meknès Moulay Ismail, dell’ Université de Neuchâtel (Svizzera), dell’Università Suor Orsola Benincasa (Napoli), del Deutsches Bergbau-Museum of Bochum (Germania), del Deutsches Archaeologisches Institut, Madrid. La missione archeologica nasce da una ricerca sviluppata nell’ambito dell’accordo bilaterale CNR-CNRST Marocco tra l’ISMA e l’Equipe Geoxploration & Géotechniques, Faculté des Sciences. Univ. Moulay Ismail di Meknès “Le miniere antiche del Marocco. Studio archeometrico e archeologico dal minerale al manufatto” negli anni 2012-2013. “L’obiettivo principale – spiega il direttore Naso – consiste nella ricostruzione del quadro storico e tecnologico del ciclo produttivo legato allo sfruttamento delle miniere nell’antichità: le tecniche estrattive, pirometallurgiche e di lavorazione dei metalli, la gestione delle risorse e la loro commercializzazione, l’individuazione dello specifico ruolo dell’area marocchina nell’economia preromana. Elementi fondamentali per comprendere lo stile di vita dei popoli passati e il livello di tecnologia a cui erano giunti».

 

Gli archeologi hanno già trovato ad Aouam molte scorie di minerali

Gli archeologi hanno già trovato ad Aouam molte scorie di minerali

Nell’ambito dell’aree minerarie individuate, la miniera di Tighza nel Jebel Aouam si è rivelata come una delle più interessanti sia per l’imponenza della struttura della cinta muraria della città islamica Ighram Aousser che si sviluppa per km 2,5, sia per le numerose tracce di estrazione a cielo aperto di epoca antica. “Sono stati individuati numerosi frammenti ceramici e scorie di lavorazione del metallo, sulle quali sono state compiute una prima serie di analisi di tipo archeometrico: affianchiamo cioè al lavoro di catalogazione archeologica tecniche chimico-fisiche non invasive (microscopia Sem-Eds) e studi statistici per una collocazione georeferenziata accurata di reperti provenienti da una civiltà ritenuta ‘di cerniera’ tra le tradizioni metallurgiche tardo-preistoriche e quelle dei romani”, conclude Naso.