Roma. Con gli esperti del parco archeologico del Colosseo alla scoperta dei mosaici presenti tra Foro Romano e Palatino: quarta e ultima tappa nella Casa delle Vestali con i mosaici a tessere disposte a stuoia

Foro Romano, Casa delle Vestali, rampa metallica lungo il lato ovest dell’abitazione: mosaico a tessere bianche disposte a stuoia intervallate da inserti marmorei policromi (foto archivio PArCo)
Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. In questo quarto appuntamento, l’itinerario digitale chiude il percorso all’interno della Casa delle Vestali alla scoperta dei suoi pavimenti. Dopo aver passeggiato attorno al cortile della Casa delle Vestali, aver visitato la nuova esposizione permanente ospitata presso gli ambienti che si aprono lungo il versante meridionale dell’abitazione, aver proseguito in direzione del braccio occidentale, si giunge all’uscita del percorso interno alla Casa delle Vestali. Proseguendo lungo la rampa metallica che supera il dislivello con il tempio rotondo nel lato ovest, guardando proprio sotto la rampa è possibile notare un piccolo ma prezioso frammento di mosaico che risale ad una delle prime sistemazioni della Casa, databile ad epoca tardo-repubblicana.

Foro Romano, Casa delle Vestali, rampa metallica lungo il lato ovest dell’abitazione: mosaico bianco con tessere disposte a stuoia e inserti marmorei policromi, particolare (foto archivio PArCo)
“Il mosaico – spiegano gli archeologi del PArCo – è completamente diverso da quelli che abbiamo visto all’interno della Casa e che abbiamo datato alla piena età imperiale: è un tessellato bianco, realizzato con tessere di forma quadrangolare e rettangolare, queste ultime disposte a creare il motivo di una stuoia o di una intelaiatura a canestro. La superficie è impreziosita da inserti di marmi policromi tra i quali si riconoscono l’africano, il cipollino, il porfido verde, il greco scritto. Rinvenuto nel corso degli scavi realizzati da Giacomo Boni agli inizi del Novecento, venne delimitato da mattoni disposti a coltello e le parti mancanti sono state integrate con una malta cementizia rossa”.

Palatino, Casa dei Grifi, piano superiore: mosaico bianco con tessere disposte a stuoia e inserti policromi, particolare (foto archivio PArCo)
“Il motivo delle tessere rettangolari disposte a formare una stuoia impreziosita da frammenti di marmi colorati – continuano gli archeologi del PArCo – è tipico dell’età tardo-repubblicana e dal II-I secolo a.C. si ritrova sul Palatino all’interno della Casa dei Grifi e nella cosiddetta Casa repubblicana accanto alla Scalae Caci, di cui vi mostriamo in foto alcuni interessantissimi particolari”.

Palatino, Casa repubblicana accanto alle Scalae Caci: mosaico bianco con tessere disposte a stuoia e inserti policromi, particolare (foto archivio PArCo)
“A testimonianza di come anche nell’antichità il gusto fosse assai mutevole, questo tipo di mosaico sparisce completamente già a partire dal I secolo d.C.: la moda cambia, e il mosaico verrà soppiantato da pavimentazioni marmoree, spesso disposte a formare combinazioni geometriche, come quella che abbiamo visto nella sala di rappresentanza della Casa delle Vestali (i cosiddetti sectilia pavimenta). Questo dato – concludono – è molto importante perché consente agli specialisti di datare in maniera abbastanza puntuale i mosaici con tessere cosiddette a stuoia“.
Roma. Con gli esperti del parco archeologico del Colosseo alla scoperta dei mosaici presenti tra Foro Romano e Palatino: terza tappa, verso l’uscita della Casa delle Vestali

Casa delle Vestali al Foro Romano: corte centrale, braccio occidentale. Pavimento tessellato nero bordato da una fascia di tessere bianche, a filari paralleli, in fase con il muro in laterizio, originariamente rivestito da lastre marmoree, di cui si intravedono alcune porzioni della parte inferiore (foto Archivi PArCo)
Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. In questo terzo appuntamento, l’itinerario digitale prosegue all’interno della Casa delle Vestali alla scoperta dei suoi pavimenti e, Dopo aver passeggiato attorno al cortile della Casa delle Vestali ed aver visitato la nuova esposizione permanente ospitata presso gli ambienti che si aprono lungo il versante meridionale dell’abitazione, la passeggiata prosegue verso l’uscita in direzione del braccio occidentale. Prima di uscire utilizzando la rampa che supera il dislivello tra la Casa e l’area del tempio rotondo di Vesta, non si può non notare, in fase con un muro in opera laterizia, una porzione di pavimento a mosaico a tessere nere decorato da un’ampia fascia a tessere bianche.

Casa delle Vestali al Foro Romano: corte centrale, braccio occidentale. Pulitura del pavimento tessellato bianco-nero propedeutica alle operazioni di restauro (foto Archivi PArCo)
“La fattura irregolare delle tessere, molto simili a quelle nere di basalto della corte”, raccontano gli archeologi del PArCo, “assegna il pavimento all’avanzata età imperiale. Anche questo mosaico rientra tra le scoperte effettuate da Giacomo Boni agli inizi del XX secolo, e anche in questo caso, come abbiamo imparato a vedere, il perimetro del pavimento e della sua preparazione, ancora visibile, è stato cordolato da mattoni disposti a coltello. Più recenti e datati al 2018 sono gli interventi di manutenzione condotti dal PArCo nell’ambito della Carta del Rischio dei mosaici e pavimenti marmorei interventi che hanno ripristinato il livello conservativo del pavimento garantendone l’integrità”.
Roma. Con gli esperti del parco archeologico del Colosseo alla scoperta dei mosaici presenti tra Foro Romano e Palatino: seconda tappa, il vano quadrangolare della Casa delle Vestali

Casa delle Vestali, nel Foro romano: ambulacro, pavimento a lastre marmoree con disposizione irregolare (foto Archivi PArCo)
Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. In questo secondo appuntamento, l’itinerario digitale prosegue all’interno della Casa delle Vestali alla scoperta dei suoi pavimenti e, dopo aver visto i mosaici nella corte o giardino della casa, stavolta arriviamo fino di fronte al grande vano quadrangolare che si trova sul lato breve orientale del cortile, rialzato rispetto all’area circostante.

Casa delle Vestali nel Foro Romano: il cosiddetto tablino. Veduta d’insieme dell’opus sectile in marmi policromi decorato da uno schema geometrico con quadrati entro quadrati sulla diagonale e piccole “punte di lancia” sulla diagonale (foto Archivi PArCo)
“L’ingresso dell’ambiente”, spiegano gli archeologi del PArCo, “è rivestito da un pavimento a lastre marmoree policrome con disposizione irregolare, di età tardo-imperiale. Scoperto da Giacomo Boni agli inizi del XX secolo, il lastricato è stato inglobato in un massetto in cementizio in epoca moderna, oggetto di continue manutenzioni. Saliamo ora i pochi gradini che separano il lastricato dal grande ambiente di rappresentanza, che era sontuosamente rivestito da marmi policromi, sia a parete che a terra. Di essi purtroppo oggi non rimangono che esigui frammenti, che rappresentano tuttavia una testimonianza importante dell’originaria decorazione dell’ambiente”.

Casa delle Vestali nel Foro Romano: il cosiddetto tablino con opus sectile marmoreo. Particolare della decorazione geometrica difficilmente leggibile a causa della fratturazione delle lastre, avvenuta già a seguito del rinvenimento nel 1884 (foto Archivi PArCo)
“Il pavimento – continuano – è costituito da un opus sectile realizzato con l’uso di marmo portasanta, pavonazzetto, cipollino, breccia corallina e giallo antico, combinati assieme per formare un disegno geometrico con quadrati entro quadrati sulla diagonale e piccole “punte di lancia” sulla diagonale. Il tipo di disegno e la qualità dei marmi datano il pavimento tra il I ed il II secolo d.C. Il pavimento è stato manomesso già in antico, probabilmente a partire dall’età severiana o comunque dopo il grande incendio del 192 d.C.: i vari tratti conservati infatti non rispettano lo schema decorativo originario, e presentano grandi rappezzi realizzati con lastrame marmoreo”.

Casa delle Vestali al Foro Romano: il cosiddetto tablino. Veduta dei frammenti in opus sectile marmoreo allettati nel moderno massetto in cocciopesto (foto Archivi PArCo)
“Diversamente dagli altri ambienti della casa, questo pavimento non venne mai indagato da Giacomo Boni, ma fu scoperto dal Lanciani, che lo riportò in luce nel 1884. Oggi le porzioni di pavimentazione superstite – concludono – sono state inglobate in un moderno pavimento in cocciopesto e vengono protette dai nostri restauratori quando le temperature, sia in estate che in inverno, raggiungono un livello di allerta”.
Roma. Il parco archeologico del Colosseo propone un percorso on line tra Foro Romano e Palatino alla scoperta dei mosaici presenti nei templi, nelle basiliche civili, nelle domus e nei palazzi: si inizia con la Casa delle Vestali

Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. Appuntamento ogni lunedì sera sui canali social del PArCo. “Spazieremo dal II-I sec. a.C. fino al VI-VII secolo d.C. per imparare a riconoscere le tecniche di decorazione pavimentale presenti nei templi, nelle basiliche civili, nelle domus e nei palazzi”, spiegano gli archeologi del PArCo. “Al termine del percorso pubblicheremo una mappa interattiva agganciata al nostro sistema webGIS per la manutenzione dei mosaici e sulla quale sono disegnati i “poligoni” dei mosaici e dei pavimenti visibili dal nostro pubblico: cliccando su ogni poligono in prossimità di uno di questi, apparirà una scheda che vi aiuterà a individuare il pavimento e a leggerne un po’ di storia”.

La prima puntata del nuovo itinerario online ci porta nella Casa delle Vestali, situata nel cuore del Foro Romano, che fu la dimora delle vergini Vestali, sacerdotesse dedite al culto della dea Vesta. “I rivestimenti pavimentali all’interno della Casa”, spiegano gli archeologi del PArCo, “sono collocati sia in ambienti all’aperto, come la corte, sia in spazi chiusi, come la sala di rappresentanza ad est, e abbracciano un lungo periodo cronologico dal I al IV secolo d.C. almeno, testimoniando i numerosi restauri che l’edificio ha conosciuto nel corso del tempo. Nel quartiere in cui insiste la dimora si conserva inoltre anche un importante lacerto di pavimento, tra i più antichi perché ancora di età Repubblicana”.

“Seguendo il percorso di visita – continuano -, appena entrati nella corte o giardino della casa, dove sono state recentemente riattivate le vasche, si riconoscono porzioni di un mosaico a tessere nere di basalto, piuttosto grandi e di taglio irregolare, disposte su file parallele. La fattura grossolana, unita alla conoscenza delle grandi ristrutturazioni documentate nel cortile della casa, consentono di datare il tessellato al III-IV secolo d.C., in epoca costantiniana, insieme al rivestimento in tessellato bicromo dell’ambulacro che scopriremo lungo il percorso. Il tessellato nero si conserva in 5 porzioni, ma originariamente doveva rivestire l’intero cortile. A seguito del ritrovamento, effettuato da Giacomo Boni nel 1902, i lacerti pavimentali sono stati delimitati da mattoni disposti a coltello e le parti mancanti integrate con malta cementizia. Questi tratti di mosaico sono stati restaurati tra il 2018 e il 2019 e attorno ai loro bordi è stata distribuita della breccia grigio-nera per impedire la ricrescita della vegetazione infestante”.


Il museo Archeologico nazionale di Taranto è presente all’edizione speciale del Salone Internazionale del Restauro di Ferrara quest’anno in versione “in Tour”. Il MArTA di Taranto giunge all’appuntamento barese con un lavoro intenso dedicato al restauro e importanti riconoscimenti ottenuti quest’anno nella ricerca e innovazione digitale (Premio Gianluca Spina 2021) e nella fruizione (Travellers’ Choice Best of the Best TripAdvisor). Il museo di Taranto sarà protagonista della prima giornata di lavori del Salone con il convegno “Heritage and sustainability – Il Restauro del Patrimonio edilizio storico culturale italiano, un’ispirazione per il mondo” nella Sala 2 del Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari, con una relazione dal titolo: “Le mille vite dei reperti di un contesto archeologico tarantino. Dall’oblio alla pubblica fruizione”. “Si tratta di un’anteprima a tutti gli effetti”, spiega la direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti, “perché per la prima volta in maniera compiuta e più dettagliata presenteremo un grande lavoro di recupero e restauro di un contesto archeologico che farà parte del nuovo allestimento del museo Archeologico nazionale di Taranto. Si tratta dei materiali di scavo che dal 1968 sono conservati all’interno dei depositi del MArTA e riguardano l’ipogeo “Genoviva”, una delle più importanti tombe a camera tarantine del periodo tardo-classico/alto-ellenistico, che proprio sul finire degli anni ‘60, in via Polibio a Taranto, portò alla luce una delle scoperte più interessanti compiute in area cittadina. I reperti dell’ipogeo Genoviva presto, dunque, torneranno ad essere esposti al pubblico e per il conseguimento di tale importante obiettivo di studio, ricerca, educazione e valorizzazione il MArTA ha attivato un rapporto di collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, affiancando al valore culturale e di tutela dell’intervento una altrettanto significativa funzione formativa nei confronti di giovani studenti che hanno potuto completare il loro percorso di formazione nell’ambito del restauro archeologico confrontandosi con un contesto di grande interesse scientifico e storico-culturale”. Il convegno al Salone Internazionale del Restauro “in tour” alla Fiera del Levante di Bari si svolge il 1° settembre 2021, dalle 16.35 alle 17.30 nella Sala 2 del Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari. Relatori la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, i funzionari archeologi del MArTA, Sara Airò e Lorenzo Mancini, e la dottoressa in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Alessandra De Matteis. Programma convegni: 















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