Ostia antica. Al via il ciclo di incontri “A proposito di Ostia…”: sei appuntamenti per presentare le principali novità editoriali su Ostia e il suo territorio. Apre il libro di Daniele Bigi “Il Caseggiato del Serapide” (L’Erma di Bretschneider)
Per presentare al pubblico le principali novità editoriali su Ostia e il suo territorio, il direttore del parco Alessandro D’Alessio e l’Ufficio studi e ricerche propongono ai visitatori al primo ciclo di incontri “A proposito di Ostia…”. Nei sei appuntamenti di questo primo ciclo, introdotti da archeologi e architetti di chiara fama, gli autori esporranno le loro ultime ricerche e sveleranno curiosità e segreti del loro lavoro. Maggiori informazioni verranno fornite a ridosso di ciascun appuntamento. Ingresso libero, senza prenotazione e fino a esaurimento dei posti, con possibilità di acquisto dei volumi di volta in volta presentati.

Copertina del del libro di Daniele Bigi “Il Caseggiato del Serapide” (L’Erma di Bretschneider)
Si inizia domenica 7 aprile 2024, alle 17, con la presentazione del libro di Daniele Bigi “Il Caseggiato del Serapide” (L’Erma di Bretschneider) con gli interventi di Alessandro D’Alessio e Giorgio Ortolani. Il libro offre uno studio dettagliato dell’architettura del Caseggiato del Serapide di Ostia antica e dell’insula III, X, 1-2-3, partendo dall’analisi dell’assetto urbano della colonia ostiense dalla prima metà del II secolo d.C. all’età severiana, quando la città era formata perlopiù da caseggiati in laterizio e presentava un’immagine molto simile a quella di Roma. La descrizione del Caseggiato del Serapide, realizzato durante il regno di Adriano, mette in luce le varie fasi costruttive e delinea il lato compositivo di un intervento che andò progressivamente a riempire l’isolato, partendo da una preesistenza d’età traianea posta al centro del lotto. Sono state esaminate dal punto di vista tecnico varie porzioni dell’edificio, solai e murature, al fine di elaborare ipotesi sulla consistenza dei piani superiori in base alle sollecitazioni cui erano soggetti gli elementi strutturali. Insieme al Caseggiato del Serapide, edificio alquanto singolare per la forma dei pilastri che ne caratterizzano la corte, viene inoltre descritta l’insolita facciata curvilinea che nella fase adrianea avrebbe caratterizzato il prospetto laterale del Caseggiato, di certo l’elemento più interessante del complesso edilizio nel momento iniziale della sua storia.
Il programma. Domenica 5 maggio 2024, alle 17: Alessandro Melega, “I mitrei di Ostia antica”, presenta Massimiliano David; venerdì 24 maggio 2024, alle 17: Paolo Baronio, “Lo spazio monumentale nella città tardoantica”, presenta Monica Livadiotti; venerdì 14 giugno 2024, alle 17: Stefano De Togni, “Archeologia di un suburbio ostiense, il quartiere fuori Porta Marina”, presenta Angelo Pellegrino; venerdì 20 settembre 2024, alle 17: Riccardo Frontoni, “Portus, studio sul cosiddetto Portico di Claudio”, presentano Stefano Borghini e Patrizia Verduchi. Chiude domenica 6 ottobre 2024, alle 16: Marcello Turci, “Lo sviluppo termale del settore costiero della città di Ostia”, presentano Alessandro D’Alessio e Alessandra Ten.
Roma. “Χάσμα Il trattamento della lacuna: principi, metodologie del restauro e attualità della teoria di Cesare Brandi” a cura di Alessandro D’Alessio, Maria Carolina Gaetani, Alessandro Lugari e Tiziana Sòrgoni: tre giorni di convegno, in presenza e on line, promossi dalle università Roma Tre e Sapienza. Ecco il ricco programma
A vent’anni dal convegno “La teoria del restauro da Riegel a Brandi”, promosso nel 2003 dall’università della Tuscia, a sessant’anni dalla pubblicazione della Teoria del restauro di Cesare Brandi, con l’obiettivo di riportare l’attenzione sulla portata di tale teoria, dal 24 al 26 gennaio 2024 a Roma il convegno “Χάσμα Il trattamento della lacuna: principi, metodologie del restauro e attualità della teoria di Cesare Brandi” a cura di Alessandro D’Alessio, Maria Carolina Gaetani, Alessandro Lugari e Tiziana Sòrgoni in collaborazione con il dipartimento di Architettura di Roma Tre, il dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura e la Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio, Sapienza Università di Roma, intende fare un punto sull’attuale situazione nel campo del restauro relativamente alla pratica dell’integrazione della lacuna del nostro patrimonio culturale. Appuntamento il 24 gennaio 2024 nell’aula magna del dipartimento di Architettura dell’università RomaTre e il 25 e 26 gennaio 2024 nell’aula magna della facoltà di Architettura di Sapienza università di Roma. Il convegno sarà trasmesso in streaming sul Canale Youtube del Parco archeologico di Ostia antica. L’approccio critico del modello brandiano e la metodologia operativa ad esso collegata sono oggi perseguiti dalle numerose Scuole di Formazione Professionale. Questa molteplicità di indirizzi arricchisce la proposta formativa e consente di differenziare le tematiche di applicazione, pur conservando un linguaggio univoco e condiviso che possiede alla base le stesse linee guida.
IL PROGRAMMA: 24 GENNAIO. Aula magna Adalberto Libera, dipartimento di Architettura di Roma Tre, largo Giovanni Battista Marzi, 10 (Ex Mattatoio). Alle 9, saluti istituzionali: Massimo Osanna, direttore generale Musei; Alessandro D’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica; Giovanni Longobardi, direttore del dipartimento di Architettura di Roma Tre. Introduzione al convegno: 10, Tiziana Sòrgoni “Attualità della Teoria di Cesare Brandi”; 10.20, Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio “Il coleottero di Popper, la lacuna e l’ipotesi: una questione di metodo e di filosofia della scienza”; 10.40, coffee break. SESSIONE 1 – Apparati decorativi pittorici, affreschi, stucchi e graffiti. Alle 11.10, introduce Pietro Petraroia; 11-30. Moderano Pietro Petraroia e Maria Carolina Gaetani. Eliana Billi “Problemi di “fissazioni”: la lacuna tra neuroscienza e arte”; Michela Cardinali “Il trattamento della lacuna: il contributo del restauro allo sviluppo sostenibile”; Maria Fernanda Falcón Martinez, Tancredi Farina, Saverio Ricci e Antonio David Fiore “In cerca di equilibrio: frammenti, lacune e apparati decorativi nella ricostruzione post sisma”;

Il ritratto di Nefertari prima e dopo i restauri curati da un’equipe di esperti italiani diretta da Laura e Paolo Mora nel 1987 (foto museo egizio)
Cristina Vazio “Il restauro dei dipinti della tomba di Nefertari come punto di partenza e riferimento metodologico per il trattamento della lacuna nei dipinti egiziani del Nuovo Regno: il caso della tomba di Seti I e del tempio di Khonsu”; 12.45, discussione; 13, pausa pranzo. Alle 14.30, moderano Elena Calandra e Carla Bertorello. Laura Baldelli, Angela Cerreta e Francesca Persegati “Tracce di bellezza: la ricerca dell’equilibrio. Il cantiere pilota delle Logge di Raffaello”; Fabiola Jatta e Nanni Molè “Restauro degli affreschi della Piramide Cestia: aspetti conservativi ed estetici per il trattamento delle lacune e la reintegrazione pittorica nel rispetto del bene archeologico”; Adele Cecchini, Mariangela Santella e Chiara Scioscia Santoro “Il caso della Tomba dei Vasi Dipinti a Tarquinia, una reintegrazione ideata per restituire la dignità negata”; Eleonora Cigognetti, Alberto Felici e Giovanni Nicoli “Integrare le lacune del modellato o non integrarle? Il caso delle decorazioni in stucco dell’Oratorio Imbonati a Cavallasca (Como)”; 15.45m discussione; 16, coffee break. Alle 16.30, moderano Emanuela Daffra e Maria Carolina Gaetani. Chiara Arrighi “Magnifica assenza. Le lacune dei dipinti murali nella chiesa di San Nicola a San Vittore nel Lazio”; Eleonora Leprini “Il restauro degli affreschi della Cappella Ponziani in Santa Cecilia in Trastevere”; Silvia Massari e Luca Rinaldi “La giusta distanza: la presentazione estetica di superfici pittoriche interessate da ampie aree di abrasione ed estese lacune, l’esempio del ciclo pittorico francescano del chiostro mediano dell’ex convento di S. Giuseppe a Brescia”; Emiliano Ricchi “Con Luigi de Cesaris (1961-2011) e Adriano Luzzi (1957-2003) su cicli di dipinti murali a Roma e in Egitto: la “presentazione estetica” contestualizzata in diversi ambiti monumentali”; 17.45, discussione.
IL PROGRAMMA: 25 GENNAIO. Aula magna Bruno Zevi, facoltà di Architettura della Sapienza università di Roma, via Gramsci 53. Alle 9, saluti istituzionali: Orazio Carpenzano, preside della facoltà di Architettura, Sapienza università di Roma. SESSIONE 2 – Apparati decorativi musivi, manufatti lapidei, metallici, ceramici e organici. Alle 9.20, introduce Paolo Liverani; 9.40, “Manufatti ceramici”. Moderano Paolo Liverani e Carla Bertorello. Giovanna Bandini “Ancora sulla questione delle lacune nelle ceramiche. Un dibattito perennemente aperto”; Ana Cecilia Hillar, Simona Lombardi e Valentina Mazzotti “L’importanza della lacuna come valenza storica”; Shirin Afra, Chiara Fornari e Laura Speranza “Il trattamento della lacuna nei manufatti vitrei all’Opificio delle Pietre Dure: appunti di laboratorio”; Stefania Franceschi, Leonardo Germani e Cinzia Giorgi “Le maioliche arcaiche della Chiesa di S. Martino in Kinzica a Pisa: il restauro della memoria”; Anna Borzomati, Emanuela Ozino Caligaris e Paolo Pastorello “Il trattamento delle lacune nella Cappella XIII del Sacro Monte di Orta”; 11.10, coffee break; 11.40, “Manufatti metallici”. Moderano Paolo Liverani e Shirin Afra. Elisa Pucci “Il trattamento della lacuna nei restauri storici dei bronzi figurati antichi fino ai contemporanei orientamenti di metodo”; Marco Demmelbauer e Valeria Gugliermina “Problemi di integrazione delle lacune nei manufatti archeologici di bronzo: le soluzioni adottate nel restauro di un bacile proveniente dalla Casa del Bracciale d’oro a Pompei”; Isabel Bonora Andujar, Sara Busschaert e Manuel Leroux “Il cratere BR2634 del Museo del Louvre: la praxis del restauro dell’oggetto-frammento, dal XIX secolo ai giorni nostri”; 12.30, discussione; 13, pausa pranzo; 14.15, “Manufatti in materiale organico”. Moderano Pietro Petraroia e Maria Carolina Gaetani.

La tragedia di Pompei si “vive” nei calchi dei suoi abitanti sepolti dall’eruzione del Vesuvio (foto parco archeologico pompei)
Valeria Amoretti, Raffaella Guarino e Arianna Spinosa “I calchi di Pompei: il valore del vuoto”; Monica Sabatini “Un raro esempio di Cristo in pelle da Fara in Sabina. Scelte critiche e operative sulla reintegrazione delle lacune strutturali e superficiali, in vista della sua “trasmissione al futuro”; Stefano Casciu, Axel Hemery e Muriel Vervat “Il restauro della croce dipinta di Ambrogio Lorenzetti nella Pinacoteca Nazionale di Siena: riconsiderare il trattamento delle grandi lacune settanta anni dopo l’intervento dell’ICR”; 15, discussione; 15.20, introduce Alessandro Lugari; 15.40, “Manufatti lapidei”. Moderano Emanuela Daffra e Alessandro Lugari. Antonella Docci, Luigi Loi, Sergio Salvati e Kristian Schneider “Le mancanze nelle opere scultoree e il rapporto con gli interventi pregressi: criticità e soluzioni operative per il nuovo Museo Ostiense”; Maria Giovanna Putzu “Anastilosi, lacuna e reintegrazione dell’immagine dei manufatti lapidei con l’impiego delle malte cementizie con particolare attenzione ai Fori in Roma”; 16.10, coffee break; 16.30, “Mosaici”. Roberto Cassio “Le integrazioni dei mosaici nei Musei Vaticani: storia e sviluppo”; Thomas Hufschmid, Chiara Marcon, Noè Terrapon e Francesco Valenti “Il ritocco delle lacune del mosaico dei gladiatori di Augusta Raurica (Augst, Svizzera)”; Maria Krini “The treatment of lacunae in mosaics: history and current practice in Greece”; Carla Arcolao, Federica Cappelli, Angelita Mairani, Arianne Palla, Paola Parodi, Francesca Passano, Anna Patera e Francesca Toso “Il restauro dei mosaici polimaterici: l’esempio di Grotta Pavese a Genova”; Adriano Casagrande, Cecilia Guizzardi, Eva Laglia e Serena Sechi “Reintegrazione delle lacune musive in malta polimaterica organica: il caso del mosaico con decorazione a pelte nel Parco sommerso di Baia”; 17.45, discussione.
IL PROGRAMMA: 26 GENNAIO. Aula magna Bruno Zevi, facoltà di Architettura della Sapienza università di Roma, via Gramsci 53. SESSIONE 3 – Strutture murarie. Alle 9, introduce Daniela Esposito; 9.20, moderano Alessandro D’Alessio e Tiziana Sòrgoni;

L’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (foto mic
Renata Picone “Lezioni dagli antichi palinsesti. La lacuna nel restauro delle strutture murarie antiche. Il caso dell’anfiteatro campano”; Enrico Rinaldi “Le integrazioni murarie ostiensi: tecniche esecutive, esiti storici, estetici e conservativi”; Sonia Gallico e Maria Grazia Turco “Dal trattamento delle lacune alla protezione delle creste murarie: storia e attualità”; 10.20, coffee break; 10.50, Elisabetta Pallottino “Eredità di Cesare Brandi e di Giovanni Urbani. Il trattamento della lacuna nell’ambito del restauro architettonico”; Maria Grazia Filetici “Lacuna, integrazione, mancanza = equilibri di materia e scelte progettuali”; 11.30, discussione; 11.50, moderano Elisabetta Pallottino e Shirin Afra; Valeria Montanari “Cesare Brandi: attualità del dialogo tra estetica e restauro nel trattamento delle lacune. Il “rigatino in architettura”; Maria Antonietta Catella “Dalla “cultura del frammento” all’estrema visualizzazione. L’evoluzione dello sguardo dell’epoca e del trattamento della lacuna tra XX e XXI secolo”; Enrica Petrucci “Il trattamento delle lacune murarie nei siti archeologici delle Marche: alcuni esempi degli approcci teorici e metodologici seguiti negli interventi di restauro”; Marisa Dalai, Sveva Di Martino e Rebecca Picca Orlandi “Il trattamento della lacuna nel contemporaneo: il restauro di “Preambolo” di Maria Lai”; 13, pausa pranzo; 14, moderano Daniela Esposito e Stefano Borghini; Paolo Vitti “Trattamento strutturale e trattamento estetico della lacuna nei ruderi archeologici”; Luciana Festa e Claudio Prosperi Porta “La reintegrazione delle lacune architettoniche in aree svantaggiate: la colonna del Tempio di Mut a Gebel Barkal, Sudan”; 14.30, discussione. SESSIONE 4 – Restauro virtuale. Alle 14.45, moderano Alessandro D’Alessio e Maria Grazia Filetici. Stefano Borghini “ELICONA V – Cocalo, o della tecnologia. Una riflessione, quasi in forma dialogica e ispirata a Cesare Brandi, sulle tecnologie applicate ai beni culturali”; Luciana Festa, Antonio Iaccarino e Maria Concetta Laurenti “I busti di Palmira: una reintegrazione con tecnologia 3D”; Luciana Festa, Eleonora Giuoventù, Natalie Iacopino e Sofia Schiattone “Il trattamento della lacuna su superfici lapidee modellate: la presentazione estetica del portale lapideo della Chiesa di S. Giovanni Battista a Matera”; 15.40, discussione.
IL PROGRAMMA: 26 GENNAIO. SESSIONE poster e tavola rotonda conclusiva. Alle 16, coffee break e Sessione Poster. Presenta Antonella Docci “Dipinti murali e stucchi”; Angela Amendola, Caterina Barnaba e Irene Zuliani “L’intervento di presentazione estetica della decorazione in stucco del Mausoleo del Quadraro staccata e ricomposta in un ambiente costruito presso le Terme di Diocleziano a Roma”; Carlotta Banchelli “Il restauro post sismico dell’abside della Chiesa di San Silvestro a L’Aquila: il rispetto di un restauro illustre tra i segni dei terremoti e le origini della Teoria del Restauro nel trattamento delle lacune”; Katarina Bartolj, Suzana Damiani, Alberto Felici e Elisabeth Manship “Embracing the different “languages” of retouching: case study of a cross-cultural approach”; Gonzalo Castillo Alcántara, Alicia Fernández Díaz, Izaskun Martínez Peris e Elena Ruiz Valderas “Dal restauro virtuale al restauro museografico. La decorazione pittorica della porticus post scaenam del teatro romano di Cartagena (Spagna)”; Stefania Di Marcello, Stefania Montorsi e Carolina Tommarelli “I frammenti di affresco dalla chiesa di Santa Maria in Pantano, Montegallo (AP). Riflessione sul rapporto tra reintegrazione e spazialità architettonica nella ricostruzione”; Davide Rigaglia, Valentina Romè e Francesca Gaia Romagnoli “Le decorazioni a sgraffito del castello Torlonia a Civitella Cesi”; Serena Sechi “La reintegrazione pittorica dalla teoria al metodo. Stato di fatto nel trattamento estetico della lacuna Mosaici”; Martina Ambrogi e Marianna Cortesi “Lacuna, oltre la sensibile apparenza. Il giardino all’italiana del Castello Bufalini di San Giustino (PG) Manufatti lapidei”; Anna Borzomati, Emanuele Marconi e Antonio Mignemi “Sant’Agostino in Campo Marzio. La reintegrazione dei marmi antichi con materiali alternativi”; Laura Pasqualini “La teoria del Brandi applicata alle tre dimensioni Manufatti in materiale organico”; Francesca Tonini “With a little help of my friends. Per una metodologia didattica sul ritocco dedicata agli studenti di restauro della scultura lignea”; Giovanna Jacotti “Vergine orante” – scultura lignea policroma Strutture murarie”; Carlotta Banchelli, Vincenzo Calvanese, Fabiano Ferrucci, Raffaella Guarino, Paolo Mighetto, Antonino Russo e Manuela Valentini

Il cantiere di restauro della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)
“Restituire l’antico carattere”. Il restauro dell’oecus tetrastilo della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei”; Luciana Festa e Ylenia Rubino “Integrazioni dell’intarsio pavimentale soggetto a calpestio: la lastra Boncompagni a S. Maria in Vallicella”; Virginia Stampete “Proposta progettuale di allestimento e conservazione del blocco centrale sud delle Case Giardino presso il Parco Archeologico di Ostia Antica in Roma”; Maria Luisa Mutschlechner e Chiara Scioscia Santoro “La facciata di San Tommaso in Formis e il trattamento della lacuna come segno di antico, interpretazione del moderno, testimonianza dell’errore”; 17.30, Tavola rotonda conclusiva. Animano: Shirin Afra, Sara Abram, Emanuela Daffra, Daniela Esposito, Barbara Jatta, Maria Grazia Filetici, Paolo Liverani, Pietro Petraroia, Elisabetta Pallottino, Renata Picone.
Roma. All’Academia Belgica la giornata di studi “Ostia in guerra. Tracce del secondo conflitto mondiale alla foce del Tevere”: le vicende della guerra, a lungo dimenticate, verranno evocate grazie ai documenti d’archivio e alle tracce fisiche ancora visibili sul territorio
Al debutto degli anni ’40 del Novecento gli Scavi di Ostia stavano vivendo un’intensa stagione di scavi finanziati in vista dell’Esposizione Universale di Roma del 1942. Lavori febbrili, che stavano portando in luce un’ampia fetta della città antica, sotto la direzione di Guido Calza. Ma nel 1940 l’Italia entra in guerra: da quel momento niente fu più lo stesso e gli Scavi di Ostia furono coinvolti nel conflitto militare. Gli scavi vennero evacuati di tutto il personale, occupati da contingenti militari e parzialmente devastati da furti e atti di vandalismo, mentre il direttore e gli ispettori si adoperavano per la salvezza dei reperti archeologici e della documentazione d’archivio. Tracce materiali della Guerra sono rimaste a Ostia nelle carte d’archivio, nelle fotografie, nei reperti bellici rinvenuti in corso di scavo. Materiale eterogeneo che messo insieme consente di ricostruire la storia di Ostia antica durante il conflitto. Le vicende della guerra, a lungo dimenticate, verranno evocate grazie ai documenti d’archivio e alle tracce fisiche ancora visibili sul territorio nel corso della Giornata di studi “Ostia in guerra. Tracce del secondo conflitto mondiale alla foce del Tevere”, che si terrà a Roma, all’Academia Belgica, in via Omero 8 a Roma, il 19 settembre 2023, a cura di Dario Daffara, Marina Lo Blundo, Martina Marano. Il convegno “Ostia in Guerra” vuole pertanto mettere in fila le informazioni e i dati eterogenei che possediamo per il periodo della II Guerra Mondiale: un periodo molto vicino cronologicamente a noi, ma poco affrontato negli studi dal punto di vista della gestione di un sito archeologico.
IL PROGRAMMA. Si inizia alle 9.15 con i saluti istituzionali di Sabine van Sprang (direttrice dell’Academia Belgica), cui seguono gli interventi. Alle 9.30, Alessandro D’Alessio (direttore del parco archeologico di Ostia antica) e Giulio Sinan (università Roma Tre) su “La guerra a Ostia: documenti e testimonianze del secondo conflitto mondiale”; 10, Dario Daffara (parco archeologico di Ostia antica) su “Prima della catastrofe: la difesa e l’evacuazione degli scavi”; 10.30, Grégory Mainet (université de Liège) su “I danni di guerra a Ostia antica”; 11, pausa caffè. Alle 11.30, Lorenzo Grassi (giornalista) e Andrea Grazzini (geologo) su “Vestigia belliche nel territorio e negli scavi”; 12, Marina Lo Blundo (parco archeologico di Ostia antica) su “La difesa delle opere d’arte nelle fotografie dell’archivio fotografico”; 12.30, Francesca Galanti (Sapienza università di Roma), Martina Marano (université catholique de Louvain) e Paolo Tomassini (université de Namur) su “Bello ardet… Ostia. Materiale bellico dalla parcella IV, VI, 1”; 13, pausa pranzo. Alle 14, Elizabeth Jane Shepherd (già direttore dell’Aerofototeca nazionale) su “Il territorio ostiense visto dai ricognitori Alleati”; 14.30, Simone Bucri (Ecomuseo del Territorio) su “La guerra nei ricordi degli ostiensi”. Alle 15, discussione finale e chiusura dei lavori: modera Alessandro D’Alessio.
Roma. A Villa Lante sul Gianicolo giornata di studi “La natura e il verde in Ostia antica” promossa dall’Institutum Romanum Finlandiae e dal parco archeologico di Ostia antica

La cavea del teatro romano di Ostia Antica oggi (foto parco archeologico ostia antica)
L’Institutum Romanum Finlandiae e il parco archeologico di Ostia antica organizzano il 21 giugno 2023 una giornata di studi dedicata a “La natura e il verde in Ostia antica”: appuntamento a Villa Lante al Gianicolo. Per partecipare alla conferenza bisogna prenotare il posto compilando il modulo di registrazione. Programma: 9.30, saluti di Alessandro d’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica; 9.40, saluti e introduzione di Ria Berg, direttrice dell’Institutum Romanum Finlandiae; 10, Janet De Laine: “Il giardino dell’Insula dei Dipinti: uno spazio verde nel cuore della città”; 10.30, Paola Olivanti: “Ostia e i giardini: una convivenza difficile?”; 11, caffè; 11.30, Maria Chiara Alati, Roberto Crivellaro, Claudia Irene Mornati: “Memoria ed evoluzione. Il patrimonio paesaggistico ed ambientale del Parco archeologico di Ostia antica fra tradizione e nuove prospettive”; 12, Massimiliano David, Stefano De Togni, Elisa Frigato: “Per una corretta interpretazione dei movimenti della linea di costa e della spiaggia di Ostia antica”; 12.30, Arja Karivieri: “Natura e resilienza ad Ostia antica”.
Ostia antica. Presentazione del libro “Scavi di Ostia I-Topografia generale”, ristampa, a 70 anni dalla prima uscita, a cura di D’Alessio e Daffara. Al termine verrà svelata una targa in onore di Giovanni Becatti, a 50 anni dalla scomparsa dell’archeologo Giovanni Becatti, che scavò e sistemò l’area archeologica di Ostia antica


L’archeologo Giovanni Becatti (foto parco ostia antica)
In occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa dell’archeologo Giovanni Becatti (1912-1973), il parco archeologico di Ostia antica dedicherà una targa all’illustre studioso, ancora oggi fonte di ispirazione per le ricerche storico-archeologiche a Ostia antica. Giovanni Becatti ha partecipato alla grande stagione degli scavi per l’Esposizione Universale di Roma del 1942 e alla sistemazione dell’area archeologica nel dopoguerra. In seguito si è dedicato all’insegnamento universitario, continuando a mantenere un forte rapporto con Ostia e il suo territorio per tutta la vita. La targa in suo onore verrà svelata al pubblico nel bookshop dell’area archeologica al termine della presentazione del libro “Scavi di Ostia I-Topografia generale”, che è in gran parte frutto della sua collaborazione con Guido Calza e Italo Gismondi. Questa nuova edizione è a cura di Alessandro D’Alessio e Dario Daffara, ed è edita da L’Erma di Bretschneider. Appuntamento venerdì 16 giugno 2023, alle 17, al bookshop dell’Area archeologica di Ostia antica. Ingresso libero per i partecipanti a partire dalle 16.30. Presentazione a cura di Fausto Zevi, professore emerito di Archeologia e Storia dell’arte greco-romana, e di Andrea Paribeni, professore di Storia dell’Arte medievale all’università di Urbino. Interverranno i curatori del volume, Alessandro D’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica, e Dario Daffara, archeologo, responsabile dell’Ufficio Studi e Ricerche del Parco.

Copertina del libro “Scavi di Ostia I-Topografia generale” a cura di D’Alessio e Daffara (L’Erma di Bretschneider)
Scavi di Ostia I – Topografia generale. Settant’anni fa il volume della Topografia Generale inaugurava la longeva collana degli Scavi di Ostia, giunta oggi al XVII titolo. L’opera fu ideata da Guido Calza, direttore degli scavi di Ostia per più di vent’anni, allo scopo di illustrare la storia, l’urbanistica e le scoperte archeologiche legate alla prima colonia di Roma, un quadro che in quegli anni si andava precisando grazie ai grandi scavi per la mai tenutasi Esposizione Universale del 1942 nella zona occidentale della città antica. Calza non poté completare il testo a causa della prematura scomparsa nel 1946; la redazione del volume fu portata a termine dai suoi più stretti collaboratori, l’architetto Italo Gismondi e l’archeologo Giovanni Becatti, che arricchirono il tomo con una descrizione topografica corredata da piante di fase e da una planimetria generale tuttora utilizzata come base topografica di riferimento. Il volume uscì nel 1953 e divenne il modello per le successive pubblicazioni ostiensi: esaurito ormai da anni nei cataloghi delle librerie, il parco archeologico di Ostia antica ha promosso la realizzazione di questa ristampa con l’acquisizione digitale del testo e delle immagini originali, pubblicate in formato leggermente ridotto per rendere il tomo più maneggevole. Completano il testo una presentazione di Alessandro D’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica, una breve introduzione di Dario Daffara e una sintetica nota di aggiornamento bibliografico.
Ostia antica. Ultimi giorni al parco archeologico per la mostra “Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922 – 2022)” a un secolo dalle prima rappresentazioni moderne nel teatro di Ostia antica, il cui restauro parte entro l’anno

Uno spettacolo in scena al teatro di Ostia antica (foto da http://www.romatoday.it)

Locandina della mostra “Chi è di scena!” al parco archeologico di Ostia Antica fino al 23 ottobre 2022
A cento anni dalle prime rappresentazioni moderne andate in scena nel Teatro di Ostia antica, una mostra e il volume che l’accompagna (Electa) celebrano un secolo di arte dello spettacolo in uno dei più importanti teatri romani dell’antichità. Il Teatro di Ostia antica è stato infatti protagonista per tutto il Novecento di una lunga stagione di eventi, un’intensa attività che ha visto l’alternarsi di commedie e drammi, che fino alla fine degli anni Sessanta si sono svolti in gran parte sotto l’egida dell’Istituto nazionale del Dramma Antico con la partecipazione di personalità di spicco, quali per esempio Duilio Cambellotti e Mario Sironi per le scene e i costumi, a cui si sono affiancati anche numerosi spettacoli di danza e in anni più recenti concerti di musica pop, rock ed elettronica.

Rappresentazione dell’Aulularia di Plauto, 9 maggio 1922, al teatro di Ostia antica (foto parco archeologico di Ostia antica)

Rappresentazione dell’Aulularia di Plauto, 9 maggio 1922, al teatro di Ostia antica (foto parco archeologico di Ostia antica)
Ma non c’è ancora molto tempo per vedere la mostra “Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922 – 2022)” promossa dal Parco archeologico di Ostia antica che ripercorre la storia delle manifestazioni che si sono tenute, e che ancora si svolgono, nel teatro romano dell’area archeologica. Chiuderà infatti, salvo proroghe, il 23 ottobre 2022. Divisa in cinque sezioni, l’esposizione è curata da Alessandro D’Alessio, Nunzio Giustozzi e Alberto Tulli, con l’organizzazione di Electa. L’idea della mostra nasce dalla ricorrenza dei cento anni dalle prime rappresentazioni teatrali. Nella primavera del 1922 veniva infatti messa in scena dai ragazzi delle scuole elementari di Ostia, nel teatro romano non ancora ricostruito, l’Aulularia di Plauto. Quella rappresentazione fu il banco di prova per l’introduzione di una forma teatrale più impegnativa e organizzata, per la quale si rese necessario operare una profonda trasformazione dell’edificio.

Teatro nel 1927: sono quasi ultimati i lavori curati da Guido Calza per la ricostruzione della cavea (foto archivio parco archeologico ostia antica)
La mostra – attraverso materiali d’archivio, molti dei quali inediti, e un suggestivo montaggio video di fotografie e filmati d’epoca – traccia per la prima volta filologicamente la lunga storia di arti dello spettacolo che hanno dato lustro all’antico spazio scenico. Storia approfondita dal volume riccamente illustrato edito da Electa, con contributi che ricostruiscono anche le vicende legate agli scavi e ai restauri promossi in particolare da Guido Calza, permettendo al monumento di recuperare la sua antica funzione teatrale. Monumento che, entro fine anno, sarà oggetto di un intervento di restauro e rifunzionalizzazione sull’intera struttura. “Di tutto ciò, o di una sua discreta parte, abbiamo voluto render conto, per la prima volta in assoluto, nei fornici orientali del monumento, dove il visitatore può ammirare immagini, filmati, manifesti, maquettes e bozzetti di scenografie o costumi, abiti di scena e diversi altri documenti che raccontano, forse più e meglio di tante parole, la fortunata vicenda del teatro di Ostia in età contemporanea”, dice Alessandro D’Alessio, direttore del Parco archeologico di Ostia antica. “Non una mostra archeologica dunque, eppur in certo qual modo una mostra di storia dell’archeologia, se e vero che l’utilizzo che ancora oggi noi facciamo dell’edificio, oltre a quello puramente scientifico, conservativo e didattico-esplicativo, scaturì dalla lungimirante visione di un archeologo”.

Il manifesto di Mario Sironi del 1949 per “Medea – Il Ciclope” di Euripide al teatro di Ostia (foto AFI – Archivio fondazione INDA)
I numerosi materiali provengono dagli archivi non solo del parco archeologico di Ostia antica, ma anche della Biblioteca Museo Teatrale SIAE, dell’INDA, dell’Archivio Luce Cinecittà e degli artisti, tra cui l’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti – il quale firmò parecchi lavori come costumista e scenografo contribuendo non poco alla fortuna della programmazione – e da numerose collezioni private come la Collezione Andrea Sironi-Strauβwald. E proprio da un manifesto del 1949 di Mario Sironi e tratta l’immagine coordinata della mostra, realizzata dallo studio Leonardo Sonnoli (Leonardo Sonnoli, Irene Bacchi). Il tutto e esposto all’interno dei fornici del teatro stesso, in quattro moduli disegnati site-specific dallo studio Stefano Boeri Architetti. Allo spettacolo di Ostia mi ero avviato a denti stretti. Teatro antico, tragedia greca: due pericoli di barba. […] E trovai invece uno degli spettacoli più belli che abbia mai veduto. Alberto Savinio (1949)

Manifesto di Duilio Cambellotti per “Sette a Tebe” di Eschilo, “Antigone” di Sofocle e “Le nuvole” di Aristofane, 1927 (foto di Marco Maria Pasqualini, courtesy galleria L’Image, Alassio (Sv)
PERCORSO MOSTRA. SEZIONE I. 1927 Sette a Tebe / Antigone / Le nuvole; 1928 Giulio Cesare. Alla lungimiranza dell’archeologo Guido Calza si deve la coraggiosa restituzione dell’edificio teatrale alla sua vocazione originaria in sintonia con l’attività dell’Istituto nazionale del Dramma Antico che stava riportando in auge in quegli anni le rappresentazioni classiche. Da Siracusa provenivano gli spettacoli inaugurali del 24 giugno 1927: I sette a Tebe di Eschilo, alternato ad Antigone di Sofocle e a Le nuvole di Aristofane. Fu Duilio Cambellotti a disegnare il manifesto e le scenografie. Foto storiche, bozzetti e maquettes ne evocano l’atmosfera sospesa: prismi come gole spalancate di draghi; su dall’alto sogguardavano le deità protettrici, impassibili, ricche di colori e d’oro mentre tutto il resto era addensato d’oscurità. Per una tragedia moderna di stampo ideologico, il Giulio Cesare di Enrico Corradini andato in scena la prima volta al Teatro Antico di Taormina e poi a Ostia nel giugno 1928, Cambellotti avrebbe concepito una potente identità visiva con l’irrevocabile passo del dittatore, i raffinati costumi all’antica dei protagonisti e i “raggruppamenti”: tavole pittoriche ricche di lumeggiature ed effetti chiaroscurali che scandivano i vari piani dell’azione e i momenti del dialogo anche attraverso una decisa connotazione di volti e gesti, da cinema.

I Menecmi di Plauto al Teatro Romano di Ostia antica nel 1938 (foto Archivio Luce Cinecittà)

Il manifesto di Duilio Cambellotti, manifesto per “Gli uccelli” di Aristofane, al teatro di Ostia antica, 1947 (foto Aleandri Arte Moderna, Roma)
SEZIONE II. 1938 Aulularia / I Menecmi; 1947 Gli uccelli. Un amletico attore intento a indossare maschere comiche e tragiche campeggia al centro della locandina creata da Duilio Cambellotti per le commedie plautine del 1938, Aulularia e I Menecmi, ambientate tra case, tetti e giardini in miniatura desunti dagli affreschi pompeiani, vivacemente colorati e resi plastici con materiali poveri come in un presepio napoletano. In più punti le scenografie erano sopravanzate dalle figure di mattatori del calibro di Luigi Almirante che col suo bizzarro falsetto e nella mimica eguagliava gli espressivi studi di fisionomie dello stesso Cambellotti. Spettacoli accattivanti da meritare persino insolite riprese aeree che trovarono larga eco sulle riviste nazionali ed estere contribuendo al lancio dell’immagine di Ostia antica nel mondo. Si imponevano all’attenzione anche per la presenza di “danze classiche” quale indispensabile accompagnamento dell’azione scenica con gruppi coreutici all’avanguardia nel panorama europeo dell’epoca: come quello di Tusnelda Risso Strub nei Menecmi, di Ada Franellich negli Uccelli del 1947. Per la commedia di Aristofane Cambellotti ideo un’architettura arborea fittizia che appare oggi, nel suo minimalismo, di una modernità sconvolgente. Era fatta solo di elementi naturali, aerei, fortemente evocatori di pace, come gli sgargianti costumi di fustagno del coro nella foggia di volatili.

Bozzetto di Mario Sironi per un costume della Medea, 1949 (foto collezione privata)
SEZIONE III. 1949 Medea / Il ciclope. Nel comporre il manifesto delle rappresentazioni euripidee del 1949 Mario Sironi evoca archeologicamente l’ancestrale dramma di Medea, mutuando dalla paratassi della ceramica del Geometrico figure, vernici e segni stilizzati nei moduli di una pittura che già guarda alla svolta materica dei primi anni Cinquanta. Su una scenografia essenziale, in dialogo straniante con i ruderi e l’ambiente naturale – lo rivela una serie di fotografie con i protagonisti in pose recitanti – l’artista si dimostra consapevole dell’importanza dei costumi nella caratterizzazione degli interpreti. Clou dell’esposizione e una nutrita congerie di rigorosi figurini, pressoché inediti, in cui Sironi rivisita corpetti, chitoni e pepli attenendosi alle parti strutturali, in un repertorio di linee semplici, spesse e marcate, di bande a colori “neoplastiche” sdipanato sui corpi in sintonia con le ricerche non più figurative dell’epoca. Una sola, iconica caverna domina la scena del Ciclope, maestosa montagna di rude cartone segnato da graffiti, oscuro fondale per i movimenti dei personaggi: Ulisse ha dipinte solo le ossa del costato; Sileno barba e peli ovunque, grottesco con quell’enorme pancia; caliginose calzamaglie indossa il gruppo animalesco coreografato dalla Chladek; Polifemo in pelliccia, clava e maschera tribale come uno scafandro, cosi simile ai Mamuthones del carnevale sardo.

Le allieve della la Scuola di Danze Classiche del Governatorato di Roma nel piazzale delle Corporazioni di Ostia antica, 1927 (foto di A. Porry-Pastorel – parco archeologico di Ostia antica)
SEZIONE IV. 1922… “L’evocazione rapida di un sogno”; Primavera 1922. I bambini delle elementari di Ostia recitano l’Aulularia di Plauto. Una serie di fotografie ritrovate tra le carte di Guido Calza, il copione “adattato”, un tema e tante testimonianze documentano questo primo, sperimentale tentativo di moderno “teatro all’aperto”: un semplice fondale dipinto come scenografia, autorità e invitati con il parasole plaudenti su una cavea che era ancora un pendio erboso. Mentre gli scavi di Ostia antica stavano diventando set fotografico per leggiadre danzatrici in abiti grecizzanti, era stato gettato il seme della lunga e feconda storia di rappresentazioni classiche, dal 1927 al 1969 organizzate con qualche soluzione di continuità dall’Istituto nazionale del Dramma Antico, e non solo, come rivela la cronologia visiva di 100 stagioni. Una ricca rassegna stampa, fotografie di scena, brevi filmati d’epoca fanno rivivere gli spettacoli di sempre più vario genere, svelando anche il dietro le quinte e gettando una luce vera sull’eterogeneo pubblico fatto di celebrità e di gente comune giunta in trenino ad affollare le serate estive. Una ribalta che ha visto negli anni avvicendarsi registi e attori, coreografi e ballerini, scenografi e costumisti tra i migliori nomi del panorama italiano e internazionale. Senza dimenticare la musica pop, rock ed elettronica cui il Teatro Romano di Ostia antica, sotto le stelle, ha regalato un’insolita, magica atmosfera per emozioni indimenticabili, tra cui, a titolo d’esempio, Jethro Tull, Patty Smith, Vinicio Capossela. Tra le foto di scena in mostra quella di Nuvole del 1955 con Arnoldo Foa e Olga Villi nell’Alcesti del 1956. Ancora Arnoldo Foa, con Valeria Moriconi, in una scena della commedia Pene d’amor perdute di William Shakespeare nel 1961, e nell’Anfitrione del 1962.

Teatro di Ostia antica: la ricostruzione della facciata esterna,1939 (foto archivio parco archeologico di ostia antica)
SEZIONE V. Gli interventi di restauro e rifunzionalizzazione del Teatro Romano di Ostia (1913, 1926-’28, 1938-’39). “Ma la rappresentazione fatta ieri a Ostia ha dimostrato anche un’altra cosa. Ha dimostrato che bisogna in ogni modo incoraggiare – dal Governo, dal pubblico, dai giornali – l’opera di coloro che con assidua intelligente fatica, si studiano di rimettere in valore le nostre glorie passate, perché siano di ammaestramento e di stimolo alla infiacchita generazione presente” (Plauto sulle scene del Teatro di Ostia dopo diciotto secoli, “Il Giornale d’Italia”, 11 maggio 1922). Ben rende, questa citazione da un articolo non firmato (perché probabilmente scritto da Arturo Calza, padre dell’ispettore archeologo degli Scavi di Ostia), l’intenzione di Guido Calza di riadattare il teatro ad accogliere il pubblico delle rappresentazioni che vi si dovevano di lì in avanti svolgere. Cosi come appare illuminante, nella sua attualità, il riferimento alla “rimessa in valore” del patrimonio antico per finalità educative e di pungolo ai giovani. Già Vaglieri nel 1913, pur senza intraprendere un’anastilosi vera e propria, aveva fatto reintegrare la sommità delle coperture delle tabernae dell’edificio, a scongiurare il crollo delle murature liberate dalla terra che per secoli le aveva sepolte. Nel 1922, dunque, la cavea si presentava ancora come un catino sistemato a prato, scomodo e pericoloso, tanto che le recite di quell’anno fornirono a Calza l’ulteriore giustificazione per procedere alla sua ricostruzione. Terminata nel 1928, la nuova gradinata offriva ora un perfetto parterre, per così dire, agli spettatori che sempre più numerosi avevano preso ad assistere agli spettacoli qui organizzati dall’INDA. E comunque solo nel 1938-39, in occasione dei preparativi per la mai tenutasi Esposizione Universale di Roma del 1942 e in linea con le bombastiche modalità ideologiche del tempo, che il teatro di Ostia assume l’aspetto che tuttora lo contraddistingue, tramite la ricostruzione di alcune arcate del prospetto esterno, dell’ingresso centrale e delle tabernae poste ai lati di questo. In mostra alcune foto storiche dall’Archivio fotografico del parco archeologico di Ostia antica ripercorrono le trasformazioni e gli interventi di quegli anni: il teatro al termine degli scavi di Dante Vaglieri (1913); la ricostruzione della cavea (1926-28) quasi ultimata con il primo meniano pressoché completo e le volte di sostegno del secondo meniano gettate, mentre di lì a poco verranno posizionati i gradini del secondo ordine; la ricostruzione dell’ingresso principale (13 aprile 1939). In questa sezione sono visibili decorazioni marmoree a muro già cosi allestite sulle pareti del fornice.

La cavea del teatro romano di Ostia Antica oggi (foto parco archeologico ostia antica)
IL TEATRO. Il teatro di Ostia antica è uno dei più antichi in muratura; fu costruito negli ultimi anni del I secolo a.C., come attestato dall’iscrizione che menziona Agrippa, genero di Augusto. Inizialmente concepito per ospitare circa 3000 spettatori, fu poi ampliato durante il regno dell’imperatore Commodo, alla fine del II secolo d.C.: il suo intervento porto la capienza della cavea, ovvero degli spalti per il pubblico, al ragguardevole numero di 4000 spettatori. Un portico con botteghe si apriva verso il Decumano Massimo, a cavallo del quale nel 216 d.C. fu realizzato un arco in onore dell’imperatore Caracalla in corrispondenza dell’ingresso del teatro. Lo stesso ingresso, la cui volta era decorata con stucchi, conduceva all’orchestra pavimentata in marmo, raggiungibile anche da due corridoi laterali, le parodoi. Nella tarda età imperiale il teatro inizio a ospitare anche spettacoli acquatici: il settore centrale dell’orchestra veniva allora allagato e vi si esibivano nuotatori e acrobati: fu così costruito un parapetto marmoreo che serviva a isolare la cavea, ovvero la gradinata, dall’orchestra. La scena era movimentata da nicchie; restano alcuni elementi marmorei, tra cui i mascheroni, in origine appartenuti al fronte scena. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e il progressivo abbandono di Ostia a partire dalla fine del V secolo d.C. anche il teatro fu abbandonato e andò in rovina. Durante il medioevo fu utilizzato come piccola fortezza e come deposito temporaneo per i marmi (statue, blocchi e lastre) da trasformare in calce. Poi anche questa piccola fortezza fu abbandonata e del teatro si perse traccia fino agli scavi archeologici della fine dell’Ottocento. Del teatro sopravvivevano pochissimi resti all’epoca, ma il monumento era troppo importante per non portarlo in luce e restaurarlo. Cosi, dal 1910 in avanti si susseguirono diverse campagne di scavo e di contestuale restauro. La prima, tra il 1910 e il 1913 porto in luce il perimetro esterno del teatro mentre la gradinata della Cavea, davvero fragile, fu ricoperta da terra in modo da formare un pendio erboso che consentisse di sfruttare quello spazio a fini teatrali. Gli scavi e i contestuali restauri, davvero ingenti, proseguirono negli anni seguenti. I lavori si conclusero nel 1927: fu ricostruita la cavea del teatro, in modo da poter ospitare spettatori cosi come avveniva in passato: il teatro poté così ospitare fino a 2700 spettatori, meno dei 3000 del teatro costruito 2000 anni prima, ma comunque un numero ragguardevole di persone.
IL PROGETTO DI RESTAURO ARCHITETTONICO DEL TEATRO > 2022. Dopo anni di lavori manutenzione ordinaria e riparazioni puntuali, grazie ai finanziamenti dei fondi CIPE è stato finalmente possibile progettare un intervento organico sull’intera struttura del teatro. I fondi stanziati comprendono i costi di realizzazione del cantiere, che avrà inizio entro il 2022. L’obiettivo fondamentale del progetto è quello del restauro del bene monumentale per mantenere viva la funzione del teatro come importante luogo di manifestazioni culturali, garantendo ai visitatori la fruizione degli spazi in totale sicurezza. Il progetto di consolidamento strutturale per il miglioramento sismico e stato realizzato dallo studio Iges World S.r.l., che ha gestito anche l’iter per l’ottenimento dell’autorizzazione sismica. Il progetto architettonico, a cura dello Studio Balletti e Sabbatini architetti, riguarda il restauro delle superfici, la rifunzionalizzazione di alcuni ambienti per la realizzazione di un polo multimediale consono all’implementazione dell’offerta informativa e divulgativa e la progettazione degli interventi sugli apparati decorativi, al fine di garantirne la tutela e la salvaguardia.
All’antiquarium del parco archeologico di Ostia antica terzo appuntamento col ciclo di incontri “A proposito di Ostia…” dedicato alla presentazione di libri su tematiche ostiensi (e non solo). Venerdì 24 maggio 2024, alle 17, in sala Mireille Cébeillac, presentazione del libro “Lo spazio monumentale nella città tardoantica” (edizioni Quasar) di Paolo Baronio. L’ingresso è libero, per assistere alla conferenza è necessario recarsi in biglietteria e ritirare il titolo di accesso gratuito, a partire dalle 16.45 e fino alle 18. Introduce Alessandro D’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica. Presenta Monica Livadiotti, docente di Storia dell’architettura antica al Politecnico di Bari. Interviene l’autore.
Il 7 marzo 2024 nella sala conferenze dei Musei Vaticani, alle 15, si terrà la tavola rotonda con discussione conclusiva del convegno “Χάσμα. Il trattamento della lacuna: principi, metodologie del restauro e attualità della teoria di Cesare Brandi”. Il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, insieme ai componenti del Comitato organizzativo Alessandro D’Alessio, Carolina Gaetani, Alessandro Lugari e Tiziana Sòrgoni, introdurranno e animeranno l’incontro. La discussione sarà trasmessa in diretta streaming sul 












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