Firenze. Al museo Archeologico nazionale “Riscopriamo la Chimera”: due visite guidate alla nuova sala con la curatrice Barbara Arbeid in occasione dell’apertura serale straordinaria

Mercoledì 26 novembre 2025, la nuova apertura serale straordinaria del museo Archeologico nazionale di Firenze sarà dedicata alla nuova Sala della Chimera. Il museo sarà straordinariamente aperto dalle 18 alle 22, con ultimo ingresso alle 21-15. Per l’occasione la curatrice Barbara Arbeid, funzionario archeologo del MAF, sarà protagonista di due visite guidate alla nuova sala “Riscopriamo la Chimera”. alle 18.30 e alle 19.30, comprese nel costo del biglietto di ingresso al museo. Prenotazione consigliata scrivendo all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it. Proprio Barbara Arbeid, in occasione della presentazione del nuovo allestimento della Sala della Chimera il 19 novembre 2025 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2025/11/20/firenze-al-museo-archeologico-nazionale-aperta-la-nuova-sala-della-chimera-di-arezzo-il-capolavoro-in-bronzo-dellarte-etrusca-icona-e-simbolo-fin-dal-suo-ritrovamento-nel-1553-la-presenta/) ha illustrato il nuovo allestimento con al centro della sala la Chimera senza nessun altro elemento, salvo la presenza di tre bronzetti. E ne spiega il motivo: sono stati scoperti insieme alla Chimera nel 1553 e hanno sempre fatto parte delle collezioni granducali fin dal loro inizio. Ecco il suo intervento.

“Il nuovo allestimento – spiega Arbeid – mette al centro la Chimera come capolavoro della produzione etrusca, ma allo stesso tempo abbiamo voluto alludere al contesto in cui fu ritrovata nel novembre 1553. Sappiamo infatti dalle cronache dell’epoca che la Chimera non era sola ma era accompagnata da moltissimi altri bronzetti a cui si fa riferimento purtroppo solo in un modo generico. Vengono ricordati gli animali, in particolare un cavallo, insieme a figure di uomini barbati e a un giovane. Sappiamo anche che questi bronzi hanno seguito la Chimera a Firenze subito dopo la scoperta. Lo sappiamo perché ce ne parla sia il Cellini nella Vita sia il Vasari, e queste fonti ci dicono che Cosimo I stesso si era dilettato a rimestare questi bronzetti, a pulirli dalla terra e dalle incrostazioni, dalla ruggine che ancora avevano causata dall’acidità del terreno, per poi esporli nello Scrittoio di Calliope, uno dei luoghi aulici di Palazzo Vecchio, dove si è creata la prima formulazione della collezione granducale.

Sala della Chimera al museo Archeologico nazionale di Firenze: bronzetti, Tinia. grifo. giovane offerente (foto mario ciampi / maf)

“Purtroppo seguire poi il cammino di questi bronzetti nelle collezioni – continua Arbeid – non è semplice perché gli inventari più antichi sono molto parchi di informazioni, ma una guida importante è costituita proprio dalle dimensioni di cui parlano le fonti. I trenta centimetri – piede – di cui parlano è una mensura onorata, una misura che all’epoca degli Etruschi veniva dedicata, riservata ai doni di un certo valore, di una certa rilevanza che i devoti volevano offrire alle divinità, e non ce n’erano molti di doni di queste dimensioni. Noi nella presentazione di questo allestimento abbiamo seguito le ipotesi di studio di Adriano Maggiani, illustre etruscologo da poco scomparso, che ha riconosciuto nelle collezioni del nostro museo tre bronzetti, un Tinia barbato, il corrispettivo dello Zeus greco; un giovane imberbe che fa il gesto di offrire un’offerta con la phiale; e un grifo, che si trovano negli Inventari fin dal 1589 e si possono seguire nelle collezioni delle Gallerie fino all’arrivo del museo Archeologico.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

“Quindi – conclude Arbeid – è un modo per alludere al fatto che la Chimera ha avuto le sue vite successive che abbiamo già raccontato dalla sua scoperta, ha avuto una vita precedente in cui è stata offerta a un santuario etrusco insieme a moltissimi altri doni che i devoti hanno riservato alle divinità. E a un certo punto, come era comune quando gli spazi del santuario erano troppo affollati di offerte, probabilmente è stata riposta in un deposito votivo, in un luogo chiuso in cui venivano riposti gli oggetti non più funzionali che dovevano essere conservati in un luogo autorizzato perché appunto doni, offerte spettanti alle divinità”.

 

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