Archeologia in lutto. È morto a 95 anni l’archeologo Giuseppe Maggi, direttore per anni del museo Archeologico nazionale di Napoli, a lungo responsabile degli scavi di Ercolano, e protagonista di alcune delle più straordinarie scoperte della archeologia vesuviana. Il cordoglio di colleghi e allievi

L’archeologo Giuseppe Maggi, morto a 95 anni, già direttore del Mann e degli scavi di Ercolano (foto paerco-mann)
“Sono un archeologo che ha fatto importanti scoperte soprattutto a Ercolano. Ho guidato mostre di Pompei in molti paesi, compresi gli Stati Uniti”: così si definiva sul suo profilo di X il grande archeologo Giuseppe Maggi, direttore per anni del museo Archeologico nazionale di Napoli, a lungo responsabile degli scavi di Ercolano, e protagonista di alcune delle più straordinarie scoperte della archeologia vesuviana. Giuseppe Maggi il 23 agosto 2025 si è spento nella sua casa di Rione Alto, a Napoli, all’età di 95. Collaboratore di Amedeo Maiuri, si definiva “abusivo dell’Archeologia” perché glottologo di formazione. Di qui anche la definizione di gentiluomo (irriverente) dell’archeologia che ora la sua Napoli, e non solo, piange. Il cordoglio e i ricordi sono rimbalzati sul web gonfiandosi di ora in ora come un fiume in piena, commuovendo la moglie Clelia e le figlie Claudia, Roberta e Barbara: “Ringraziamo tutti quelli che hanno avuto un affettuoso pensiero per il nostro amato Peppino”.
Tra i primi a unirsi al cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Maggi, il parco archeologico di Ercolano e il museo Archeologico nazionale di Napoli, figura di rilievo nel panorama archeologico e istituzionale: “Maggi ha dedicato con passione e competenza la sua carriera alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio. Resta indelebile il lavoro svolto presso l’Antica spiaggia di Ercolano, luogo simbolico che oggi porta anche il segno del suo impegno e della sua visione scientifica”. In un pensiero condiviso, Francesco Sirano, funzionario delegato alla direzione del parco archeologico di Ercolano e Massimo Osanna, direttore generale Musei, ricordano la sua figura come quella di un professionista appassionato: “La memoria di Giuseppe Maggi rimarrà parte integrante della storia dei luoghi dove ha prestato servizio, così come del più ampio mondo dell’archeologia italiana, e a lui va la riconoscenza di quanti hanno avuto la fortuna di collaborare con lui”.
“Oggi per me è stato davvero difficile lavorare…”, scrive col cuore Susy Martire, presidente delle Guide turistiche della Campania. “Appena letta la notizia le lacrime scorrevano da sole e ho dovuto con grande fatica mandarle giù… Giuseppe Maggi era una di quelle persone che entrano nella tua vita troppo tardi… Prima era un nome sui libri che studiavo ma poi è diventata una persona che mi voleva bene e che era sempre felice di vedermi. Nel 2014 ha accolto l’appello mio e di Laura Noviello per la catena umana intorno Pompei. Un momento in cui c’erano i crolli e il Grande Progetto Pompei non era ancora partito. Poi nel 2017 lui e l’indimenticabile Luigi Necco avevano raccolto il mio appello per sostenere Paolo Giulierini in un altro momento storico cruciale. Lui che aveva cambiato la storia di Ercolano scoprendo l’antica spiaggia sembrava sapesse sempre quando il vento stava cambiando. Per il suo carattere fin troppo sincero spesso ha subìto il torto di essere volutamente “dimenticato”… Ma era una di quelle persone toste che la vita non piega mai, neanche quando ci si mette di impegno. Mi dispiace che negli ultimi anni non abbia potuto realizzare il progetto della mostra al Mann che stava preparando a causa di sopravvenuti problemi di salute che lo avevano allontanato da tutti noi… Sono convinta che ora stia già discutendo con Don Amedeo e con Luigi che gli avrà fatto gli onori di casa, in una casa che non è più su questa Terra ma in un altrove in cui entrambi vivranno per sempre… soprattutto nel mio cuore. Ciao Peppino, Tvb”.
“Giornate come questa sono davvero difficili da digerire”, ammette Laura Noviello, “figlia del Vesuvio”, archeologa musicale dell’università di Padova. “Si vorrebbero le parole migliori e ci si ritrova senza neanche un verso, con tutto il dolore e la vergogna del mondo. Conobbi Peppe, l’archeologo padre di Ercolano, che avevo forse 15 anni e una vita che confondeva ancora terra vesuviana, archeologia e sogno. Lo cercai come si fa con i miti e lui, senza pensarci due volte, divenne una delle guide migliori che potessi desiderare. Facile si può dire, vero, ma non è solo questione di ruolo. Lui scelse di esserci e di credere in un futuro consegnando nelle mani dei più giovani conoscenze, amore e presenza. Scelse di consegnare anche nelle mani di un’anonima sedicenne cresciuta tra Ercolano e Pompei una vita vissuta a contatto con gli intellettuali e le persone più influenti e famose del pianeta, nell’ultima stagione “epica” di un’Archeologia ormai profondamente diversa. La sua traduzione dell’Odissea arrivata per posta in un giorno di marzo mentre ero in clinica e i suoi libri su Don Amedeo, Ercolano. Tassello dopo tassello costruiva un percorso di studi in cui lui forse credeva molto più di me. E decise di esserci, unico archeologo che ricopriva e aveva ricoperto i più importanti ruoli istituzionali – anche quando decidemmo di organizzare la più grande e simbolica manifestazione popolare che Pompei abbia visto nell’ultimo decennio (ahimè). Portammo 1000 persone da tutta Italia ad abbracciare il sito archeologico che cadeva a pezzi assieme a qualsiasi possibilità di futuro e lui era con noi, a tenermi la mano, davanti a chiunque, pure la BBC che conosceva bene. C’era nei dibattiti pubblici che organizzammo poi sull’immonda gestione dei “beni culturali” e in ogni iniziativa possibile organizzata per riunire le due Ercolano, quella che aveva portato alla luce lui e quella nostra, che gli scavi non li ricordava nemmeno più. Unico tra i “maestri” ad essersi fatto “tramite” per promuovere e preservare una continuità, anche nell’Archeologia vesuviana, così orfana, frammentata e sminuzzata fino al midollo, che non conosce scuole. I ricordi di quasi quindici anni di amicizia sono difficili da sviscerare e forse neanche ha troppo senso farlo qui ed ora, resta un senso profondo di gratitudine per ciò che è stato e un senso di timore per ciò che sarà. Aver avuto una guida come lui è un privilegio che porterò dentro per tutta la vita. La vita, spesso, ci porta lontano da ciò che coltiviamo come unica possibile realtà ideale e onirica, e così è stato anche per me. Mi commuove ricordare i nostri ultimi scambi sull’esperienza di tirocinio nei depositi del “suo” museo e sulla laurea che sarebbe arrivata. Difficile recuperare altre parole. Che la terra ti sia lieve, Peppe. Grazie per tutto ciò che sei stato per me e la terra che così profondamente abbiamo amato. Ti voglio bene”.
Maddalena Venuso, professoressa con esperienza da archeologa a Napoli e Pompei: “Fu il primo a credere in me, a presentarmi Valeria Sampaolo e a introdurmi nel mondo del lavoro che amavo. Ci siamo rivisti alcuni anni fa alla presentazione di un romanzo scritto da mio figlio. Ci scrivevamo spesso da allora… Tre giorni fa pensai di chiamarlo, ho rimandato a causa dell’isolamento telefonico temporaneo. A Dio, professore carissimo! Al mio rientro rileggerò i due libri che mi donasti e che conservo come un tesoro. Grazie per avermi permesso di sfiorare la tua vita e condiviso il tuo immenso sapere”.
“Quando stamani ho appreso la notizia della morte di Giuseppe Maggi è stato un colpo al cuore”, scrive Cristiana Barandoni, archeologa Cnr con specializzazione in diagnostica non invasiva e policromia antica. “Ci ho messo tutto il giorno prima di riuscire a scrivere questo post. Ci siamo conosciuti nel 2010 quando iniziai ad interessarmi a Ercolano. All’inizio il nostro rapporto fu molto formale, io una studentessa e lui un archeologo che aveva fatto la storia. Col tempo è nata una amicizia profonda e salda. Non muovevo un passo senza chiedere a lui e ricordo la sua gioia quando gli dissi che il tema della mia specializzazione sarebbe stato proprio Ercolano. Non ha mai smesso di credere in me, mi ha sempre spronata ad andare avanti, anche quando avevo perso la speranza e la voglia ma lui, con quello sguardo un po’ canzonatorio e malizioso ma pieno di affetto, era lì. Mi è sempre stato vicino anche quando lavoravo al Mann di cui ricordava con piacere i vecchi tempi e mi parlava come se anch’io avessi vissuto una stagione così bella dell’archeologia. Un uomo d’altri tempi, un signore che ha sempre aiutato e fatto crescere i suoi “ragazzi”. Gli devo molto, senza i suoi consigli ma soprattutto il suo incoraggiamento non avrei saputo affrontare momenti difficili del mio percorso professionale e di studi. Grazie a lui mi sono innamorata di Ercolano così tanto. Ogni volta che tornerò nel nostro luogo del cuore non mancherò di ringraziarti. Un giorno ci rivedremo e io ti racconterò quello che non ho fatto in tempo adesso. Ciao Beppe”.
Alfredo Scardone, presidente del Gruppo storico Oplontino: “Purtroppo il professore Giuseppe Maggi non è più tra noi. Esprimo il mio personale dispiacere e quello di tutto il Gruppo Storino Oplontino per la perdita di questo grande uomo di cultura che tanto ha dato anche alla scoperta e al recupero della storia dell’antica Oplontis. Grazie professore, che la terra ti sia lieve”.
Infine il ricordo di Diego Nuzzo, nipote di Giuseppe Maggi: “Il grande archeologo, lo scopritore di mondi sconosciuti, il comunicatore instancabile, il polemista mai pago, l’uomo dalla cultura enciclopedica, magnetico e magmatico come la lava con cui aveva tanta confidenza, il conferenziere che stupiva dagli Stati Uniti alla Svezia quando parlava davanti a uditori rapiti in un inglese impeccabile e raffinatissimo della sua Ercolano. Che fatica averlo avuto come zio, il fratello maggiore di mia madre, il patriarca della famiglia, ma che bello aver scambiato con lui lunghissime chiacchierate, a volte anche discussioni che avrebbero potuto sfociare in litigate furibonde visto il suo piglio da censore inflessibile; ma poi mostrava il suo lato di uomo dalla simpatia travolgente, dall’eloquio forbito, più sarcastico che ironico, inventore di calembour irresistibili e raccontatore di storielle che più che piccanti erano decisamente oscene. Lui si divertiva. Si divertiva con le parole e a volte, raramente, anche con le persone, a patto che fossero da lui ritenute degne di stare al suo livello. Che era un livello alto, di studioso di statura internazionale, laureato a vent’anni e subito gettato nell’agone dell’archeologia, quella vera, di editor acribiosissimo per più case editrici, in grado di fare le pulci a scrittori titolati. Non si trattava di ceto o di censo, di titoli nobiliari o accademici ma di un quid di imponderabile che era spesso legato alla simpatia. Poteva stimare un custode più di un rettore. E questo me lo ha sempre fatto risultare amabile…”.
Correlati
Tag:Alfredo Scardone, Amedeo Maiuri, Cristiana Barandoni, Diego Nuzzo, Francesco Sirano, Giuseppe Maggi, Laura Noviello, Maddalena Venuso, Massimo Osanna, museo archeologico nazionale di Napoli, parco archeologico di Ercolano, Susy Martire
Se volete contattarmi o inviare news:
Categorie
Archivi
Articoli recenti
- Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale mostra “Gianni Versace. Terra Mater. Magna Graecia Roots Tribute”, omaggio allo stilista calabrese ad ottant’anni dalla sua nascita: oltre 400 pezzi, fra abiti, accessori, complementi di arredo in dialogo con i reperti della Magna Grecia e della Calabria dalla preistoria ai bizantini dicembre 19, 2025
- Un libro al giorno. “Studi di topografia sulla bassa valle del Mesima. Saggi tra protostoria e tardoantico con uno sguardo sulle trasformazioni del paesaggio in età moderna” di Gianluca Sapio con ampio corredo di immagini, panoramiche e planimetrie dicembre 19, 2025
- Pompei. All’auditorium la conferenza “La casa del Tiaso e il suo mondo” di Gabriel Zuchtriegel, ultimo incontro dell’anno dell’associazione internazionale Amici di Pompei dicembre 19, 2025
- Grande Pompei. Dal Coro Pop – up al Teatro Grande fino agli itinerari tematici sulla musica: ecco il ricco calendario di appuntamenti per le festività natalizie del parco archeologico di Pompei per famiglie, bambini, e adulti tra Pompei, Stabia, Oplontis, Boscoreale dicembre 18, 2025
- Padova. A Palazzo Maldura il seminario “Una missione archeologica in Afghanistan: racconto di un’esperienza e prospettive di ricerca” con Massimo Vidale e Guido Furlan, dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, e Italo Bettinardi, libero professionista dicembre 18, 2025
CHI SIAMO
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)







Commenti recenti